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Si riprende la discussione.
(Dichiarazioni di voto - Doc. IV-ter, n. 4-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Onorevole Presidente, non c'è dubbio che la questione degli orari delle discoteche sia stata oggetto di dibattito parlamentare, anche in più occasioni, ma in questo caso non si contesta all'onorevole Giovanardi la legittimità e la libertà di avere opinioni circa gli orari di apertura, di chiusura o di nuovo regolamento per quanto attiene alle discoteche e ai locali di divertimento. In questo caso, all'onorevole Giovanardi si contesta un'altra cosa, ossia l'avere affermato, ad un certo punto, riferendosi ad Pag. 8una parte degli esponenti di questo sindacato: «difendono un giro di spaccio di droga e vogliono continuare a smerciare pasticche, sennò non si spiega». Allora, non è in discussione la libertà dell'onorevole Giovanardi di non essere d'accordo e di sostenere, come lui ha fatto, alcune tesi diverse da quelle di questo sindacato, ma questo senso di intolleranza che non può essere consentito nell'attività parlamentare; né tanto meno si può fare rientrare nelle prerogative dell'articolo 68 della Costituzione la possibilità di rivolgere un'accusa non dimostrata contro persone che, comunque, se corrispondessero all'identikit dato dall'onorevole Giovanardi, non dovrebbero più avere la licenza per tenere le discoteche aperte.
Quindi, non si può dire che i gestori delle discoteche spacciano droga e, poi, consentire loro di avere la licenza. Una cosa è la valutazione di carattere politico, regolamentare e di costume, ma se impunemente potessimo dire a chicchessia che ha un'altra posizione perché è interessato a spacciare droga o a difendere i rapinatori, questo diventerebbe sì, cari colleghi, un'incredibile privilegio.
Allora, proprio perché l'onorevole Giovanardi è persona che va in fondo alle questioni, credo che con questo voto si debba affermare la sindacabilità perché egli, davanti ad un tribunale, possa fare nomi e cognomi di coloro che spacciano la droga e che sono gestori di locali. Quindi, proprio a tutela dell'onorevole Giovanardi, non dobbiamo concedere l'insindacabilità, per cui può dichiarare che alcuni spacciano droga e, poi, si ferma un processo. Proprio per aiutare l'onorevole Giovanardi ad esercitare la sua funzione di deputato, dobbiamo deliberare la sindacabilità perché egli, determinato e con il suo carattere, davanti ai magistrati faccia nome, cognome ed indichi i locali dove si spaccia la droga.
Voto convintamente per la sindacabilità e, quindi, di fronte alla proposta della Giunta per le autorizzazioni, credo, signor Presidente, sia meglio dire, per chi sostiene la mia posizione, che in tal caso si esprime un voto contrario; altrimenti, cari colleghi, non si può fare di volta in volta una scelta. Se si trattasse di un'attività parlamentare, andrebbe tutelata e protetta, ma in questo caso ci troviamo di fronte a gratuite e, se vogliamo, interessate accuse dovute al fatto che in quel momento l'onorevole Giovanardi sosteneva tesi non condivise, per esempio, anche dal sottoscritto. Quindi, non è giusto che impunemente si possano accusare persone di gravi reati, consentire alle stesse di avere regolare licenza e, se fosse come dice l'onorevole Giovanardi, di continuare a smerciare droga e quant'altro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, devo premettere a questo intervento - non lo avrei fatto se non avessi udito quello precedente - che, da quando ho iniziato la mia attività nella Giunta per le autorizzazioni - il presidente Giovanardi, che è interessato al procedimento, ne può essere buon testimone -, se c'è una persona in quest'aula che ha programmi e valori diversi da quelli che io propugno, probabilmente è proprio il presidente Giovanardi.
Onorevoli colleghi, non sono stato d'accordo quando l'attenzione del legislatore si è incentrata sull'orario di apertura e di chiusura dei locali da ballo, perché non ritengo che questo possa rappresentare il modo corretto di affrontare l'emergenza delle morti del sabato sera, né ho ritenuto di condividere, in generale, l'attività politica del collega Giovanardi che, scherzosamente, in qualche modo, ho definito una vera e propria «crociata» sulla moralizzazione della gioventù di questo paese.
Fatte queste premesse e, quindi, detto che non condivido assolutamente il merito del provvedimento, né di ciò che ne consegue, sento anche il dovere di dire che, se vi è un caso emblematico di riflesso esterno di una attività dispiegata all'interno dell'istituzione parlamentare, mi sembra quello del collega Giovanardi, di cui stiamo ora discutendo.Pag. 9
Tutto avrei pensato, signor Presidente, onorevoli colleghi, tranne che di dover prendere la parola in quest'aula per fare il difensore d'ufficio di opinioni che non condivido e che provengono da una parte politica che non condivido, ma il fatto è che quando il collega deputato Giovanardi dichiara che soltanto l'associazione nazionale dei gestori di sale da ballo si oppone ferocemente all'emissione di un provvedimento, egli fa un'affermazione - ne tengano conto i colleghi - che purtroppo è dolorosamente vera nel nostro paese: si tratta di ciò che, con linguaggio ormai consolidato, si chiama sindrome di Nimby: le cose vanno bene a tutti, tranne quelle che accadono nel nostro cortile! Sto assistendo alla reiterazione di questa attività di lobby - non voglio soffermarmi sui provvedimenti che riguardano il mondo del calcio -, per cui si piange sulle morti del sabato sera, si piange sui morti ammazzati negli stadi, ma quando si emanano norme che colpiscono oggettivamente interessi economici, i colpiti si lamentano. Mi sembra che sia questo il caso di cui si è occupato il collega.
Tra gli altri aspetti, vorrei anche rilevare, riguardo al contenuto letterale dell'espressione adoperata dal collega Giovanardi, che tale espressione, per un verso, va intesa come un'iperbole e, per altro verso, fa riferimento ad un fatto che non coinvolge l'associazione in quanto tale, ma la capacità delle persone che coltivano interessi illeciti di condizionare, in qualche maniera, l'attività di un'associazione che non solo non è illecita, ma è anche riconosciuta e meritoria.
Dunque, se a qualcosa può servire - lo dico assumendo la responsabilità di ciò che affermo - non ero d'accordo sul provvedimento che limitava l'orario di apertura dei locali di cui si discute, non ero d'accordo sulla «crociata» del collega Giovanardi sulla moralizzazione della gioventù di questo paese, ma - lo ripeto, per quanto può servire - ciò che disse il collega Giovanardi nella specifica occasione lo condivido anch'io. Ritengo infatti che, purtroppo, un'associazione seria quale quella dei gestori dei locali da ballo, venga, in qualche maniera, condizionata probabilmente dall'attività di qualcuno che coltiva fini non propriamente seri. Se la vogliamo dire tutta, sono certo che non si tratta della generalità dei gestori dei locali da ballo, ma credo che vi siano, all'interno di quel mondo, anche le «mele marce», gestori, «buttafuori», lavoratori delle sale da ballo che coprono sistematicamente il traffico di stupefacenti.
Quindi, non solo sostengo, a questo punto, la libertà del collega Giovanardi di asserire il suo convincimento, ma una volta tanto - ed è l'unica volta che capita -, almeno parzialmente, sono d'accordo con lui (Applausi).
ANTONIO LEONE. Bravo, Vacca!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, voglio solo precisare all'Assemblea che l'intervento dell'onorevole Buontempo è da intendersi, evidentemente, a titolo personale, perché il gruppo di Alleanza Nazionale voterà per l'insindacabilità delle espressioni dall'onorevole Giovanardi, in coerenza con la posizione assunta nell'ambito della Giunta per le autorizzazioni.
TEODORO BUONTEMPO. Lo sappiamo che siete in ginocchio davanti a tutti! Ma non vi vergognate?
ANTONIO PEPE. Ricordo che quella sulle discoteche è stata una battaglia politica alla quale l'onorevole Giovanardi si è dedicato in modo particolare. L'intervista in oggetto non fa altro che divulgare un pensiero politico manifestato in Parlamento e, quindi, vi è anche un nesso funzionale tra quanto si evince dall'articolo pubblicato sul giornale e quanto espresso in quest'aula dall'onorevole Giovanardi.
Siamo pertanto a favore dell'insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Pag. 10Giovanardi, così come proposto, all'unanimità, dalla Giunta per le autorizzazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.
MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, la tesi espressa dall'onorevole Buontempo è veramente singolare. Il compito della Giunta per le autorizzazioni, prima, e di questa Assemblea, poi, è solo quello di valutare se le frasi pronunciate da uno dei membri del Parlamento costituiscano o no attività parlamentare tipica.
I paletti per decidere in merito sono quelli posti dalla Corte costituzionale, la quale ha fatto riferimento all'aggancio con provvedimenti trattati in Assemblea e con atti tipici dell'attività di sindacato propria del parlamentare. Nell'ambito di questi paletti l'attività dell'onorevole Giovanardi rientra perfettamente. Non è corretto che questa Assemblea valuti - come proporrebbe l'onorevole Buontempo - il merito della vicenda perché ciò esula dai compiti tipici della Giunta per le autorizzazioni e dai compiti tipici di questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per denunciare un disagio personale. Sono un deputato alla prima legislatura, sono in carica da pochi mesi e per la prima volta mi trovo a votare questa raffica di documenti importanti e delicati che rientrano nell'attività tipica del Parlamento e sono giustamente all'attenzione dell'opinione pubblica e dei giornalisti, configurandosi come una difesa propria del Parlamento che è vista dall'esterno come un privilegio. Intervengo, quindi, per denunciare il mio disagio personale, il disagio di un deputato che si trova, in Assemblea, a votare su documenti il cui iter non ha potuto evidentemente seguire, non facendo parte della Giunta che se ne è occupata, e che non può non riscontrare, però, una discrasia fra l'atteggiamento precedentemente assunto rispetto al caso di Vittorio Sgarbi e quello che attualmente riguarda un'altra situazione personale.
In generale, esprimerò un voto attenendomi al metodo, cercando di capire, cioè, se si sia trattato di un atto proprio del parlamentare, rientrante in una competenza tipica del parlamentare e nell'attività che egli svolge. Non intendo entrare nella discussione del merito, come a mio avviso è accaduto in precedenza e anche ora. Questo è veramente incredibile: non possiamo discutere se Giovanardi avesse torto o ragione e non possiamo stabilire se siano o meno condivisibili le critiche estetiche di Sgarbi o le accuse di un deputato in un singolo caso. Noi dobbiamo riscontrare - la Giunta deve fornire questi elementi al Parlamento - se si sia trattato o meno di atti tipici del parlamentare, dobbiamo sapere se la critica rientri, in quanto propedeutica o consequenziale, in una attività del parlamentare. Soltanto questo è possibile, non possiamo entrare nel merito.
Per tale motivo mi trovo a disagio, perché nei voti precedentemente espressi non abbiamo seguito questo criterio e abbiamo sbagliato, come Parlamento, nel negare l'insindacabilità rispetto ad un atto tipico di un parlamentare come Vittorio Sgarbi, che formulava una critica, anche estetica, anche dura e sguaiata, rispetto all'azione di un architetto o di un ente locale che, in molti casi, si è contraddistinto per un disprezzo del patrimonio paesaggistico italiano. Ma questo è il merito e non è giusto discuterne. Dobbiamo discutere del metodo e, quindi, se la Giunta ci dice che questo atto rientra nell'attività tipica del parlamentare, voterò convintamente nel senso della insindacabilità. In precedenza, invece, mi sono discostato dalla proposta della Giunta che a mio avviso - come giustamente ha ricordato il collega Lello Di Gioia - non corrispondeva a quei criteri tipici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, credo che la discussione che si è svolta su questo documento sia utile, non soltanto perché ci aiuta a recuperare - come affermava il collega Mellano - il metodo che noi dobbiamo utilizzare nella analisi di queste situazioni. Dico subito che voterò a favore della proposta della Giunta per le autorizzazioni ma - lo dico al collega Mellano - non è semplice, nel momento in cui dobbiamo decidere, chiudere gli occhi completamente sul merito. Dobbiamo farlo, certamente, perché è questo il nostro compito. L'idea che vorrei trasmettere a tutti i colleghi è che forse sarebbe utile riflettere, pacatamente e senza alcuna urgenza, sulla natura stessa di questo istituto e anche sul modo in cui è percepito al di fuori di questa Assemblea. Infatti, si ha la sensazione che ciascuno di noi, sotto la coperta dell'esercizio del mandato, possa dire tranquillamente qualunque cosa gli passi per la mente senza mai avere un'occasione nella quale rispondere di quanto afferma.
Non dico ciò solo con riferimento alle dichiarazioni dell'onorevole Giovanardi (le quali rientrano nell'ambito della campagna svolta dall'onorevole Giovanardi nella scorsa legislatura - probabilmente non solo in quella - e che personalmente non condivido). Penso, infatti, alle tante altre occasioni in cui il problema si ripropone. Ritengo che sia nostro compito anche il cercare di riavvicinare la politica alla gente. Forse, sarebbe utile domandarsi quali modalità o forme un po' più restrittive di tutela dell'attività parlamentare, che ovviamente va salvaguardata, potremmo individuare. Altrimenti, continueremo a dare soltanto l'idea, in quanto parlamentari, alla stregua di una casta che decide, di persone che possono dire tranquillamente, in barba a qualunque forma di rispetto, anche della persona umana, tutto quello che passa loro per la testa. Secondo me, il dibattito di oggi dovrebbe aiutarci a fare un'ulteriore riflessione, senza l'urgenza di porci in contrapposizione, bensì nella consapevolezza dell'urgenza che nasce dalla necessità di fare qualcosa per riavvicinare la politica alla gente. Questo processo passa anche attraverso le decisioni derivanti da dibattiti come quello in corso oggi (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, è noto a tutti che sono fra i più critici e fra i più attenti ad evitare che la prerogativa debordi in privilegio e che i singoli parlamentari possano diventare una casta autoreferenziale che si difende anche a costo di mettere a rischio i diritti dei cittadini. Vorrei riaffermare questo punto in premessa così come il fatto che sostengo l'insindacabilità del comportamento del collega Carlo Giovanardi, il quale ha avuto il coraggio di sfidare una lobby fortissima, un potere forte fra i tanti che in Italia fanno ciò che credono, ritenendo di essere sciolti dal dovere di rispettare le regole, comprese quelle morali.
Poiché, però, è stata fatta una distinzione fra questo caso e quello precedente, che ha riguardato l'onorevole Sgarbi con riguardo alla sua diffamazione nei confronti dell'architetto Zagari, vorrei ricordare una differenza profonda, ontologica fra i due episodi. Mentre, infatti, l'onorevole Giovanardi ha fatto uso correttamente dei suoi poteri e delle sue prerogative parlamentari per esprimere un giudizio di carattere generale, cioè per pronunciarsi su un fenomeno molto grave riguardante la nostra gioventù che ogni sabato sera frequenta le discoteche, l'allora sottosegretario Sgarbi se l'è presa inveendo contro un privato cittadino, utilizzando i suoi poteri - anche di sottosegretario - per far valere i suoi canoni estetici e denigrare quelli di un altro. D'altra parte, vorrei ricordare quanto l'onorevole Sgarbi ha detto: «nell'arte non esistono opinioni personali... spero che l'architetto Zagari mi quereli così potrò Pag. 12dire ciò che penso di lui in tribunale». Quindi, l'onorevole Sgarbi è stato accontentato e potrà ora andare in tribunale a difendere le proprie ragioni. Profondamente diversa è la vicenda del collega Giovanardi: nel suo caso si è trattato di un'attività svolta pienamente all'interno delle sue funzioni e delle sue prerogative come parlamentare. Peraltro, sono anche io d'accordo con lui, non tanto sulla crociata, quanto sulla giusta battaglia che egli ha condotto per cercare di evitare molti rischi alla nostra gioventù.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Vorrei fare presente ai colleghi che su sollecitazione della Presidenza della Camera la Giunta per le autorizzazioni è stata investita della necessità di un approfondimento che riguarda proprio i criteri di applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione. È una riflessione in corso e - immagino - di questa riflessione verrà investita l'Assemblea non appena si giungerà a qualche risultato, ammesso che - ne sono convinto - qualche risultato si ottenga.
Infatti, già nella scorsa legislatura si era posto lo stesso problema, affrontato in un certo modo. Tuttavia, i risultati raggiunti allora, evidentemente, non sono stati definitivi così che ora ci ritroviamo con lo stesso problema anche in questa legislatura.
Ritengo tuttavia che l'insieme delle deliberazioni adottate in materia di insindacabilità dall'Assemblea nel corso di questa mattina segnali la sussistenza di taluni criteri; non so se la seduta odierna sia quella adatta per affrontare una tale discussione, ma certo non è vero che il parlamentare ha la possibilità di rilasciare qualsiasi dichiarazione. Esistono infatti dei criteri, ed altri se ne stanno identificando; si è formata una consuetudine e si è osservata una tradizione. A fronte delle nostre deliberazioni, può essere invocato un conflitto di attribuzioni dinanzi alla Corte costituzionale la quale, come spesso è accaduto in passato, può decidere se convalidare o far cadere la decisione di questo Parlamento, a dimostrazione del fatto che l'ordinamento ha una sua struttura.
Nel merito, normalmente non si entra; se dovessimo entrare nel merito della vicenda ora in esame, che vede coinvolto l'onorevole Giovanardi, ebbene, basterebbe ricordare che da parte dei movimenti - quelli antiproibizionisti che si sono strenuamente opposti e che continuano ad opporsi, chiedendone la riforma, alla legge che del collega Giovanardi porta il nome -, l'onorevole e collega Giovanardi viene ironicamente e affettuosamente soprannominato «Jo-Vanardi». Quindi, quanto al punto politico, se dovessimo entrare nel merito delle espressioni, è ovvio che in questa Assemblea vi sarebbe, per così dire, una battaglia di carri, nel senso che avremmo opinioni diametralmente opposte su tutta la materia.
Poiché, però, ciò non è, trattandosi invece di rilevare se quanto ha dichiarato l'onorevole Giovanardi abbia un qualche nesso con la sua funzione di parlamentare - e quindi ricada o meno nella fattispecie di cui all'articolo 68, primo comma, della Costituzione -, pur personalmente dissentendo del tutto sul merito, ritengo tuttavia, analogamente alle considerazioni espresse da quasi tutti gli altri colleghi intervenuti, che le opinioni dell'onorevole Giovanardi debbano essere considerate insindacabili.
È questo, a mio avviso, lo spirito con il quale i padri costituenti inserirono la previsione contenuta nell'articolo 68 nella Costituzione; affronteremo in altra occasione un dibattito generale sulla materia, poiché vi è stato - è la mia opinione - un abuso nell'utilizzo della previsione di cui a tale articolo (al riguardo, si potrebbero lungamente elencare le fattispecie, che riguardano colleghi di questa come della precedente legislatura). Ciò dovrà costituire oggetto di futuro dibattito. Oggi però è corretto applicare i criteri finora individuati dalla Giunta nelle deliberazioni passate; certo, i criteri cambiano, non sono immutabili; l'abbiamo anche dimostrato in passate circostanze quando, esprimendo un voto difforme dalle proposte della Pag. 13Giunta, abbiamo saputo rovesciare alcune delle sue deliberazioni. A fronte di proposte di deliberare a favore dell'insindacabilità, una volta sollevato un conflitto di attribuzione, trattandosi di resistere dinanzi alla Corte costituzionale, l'Assemblea ha infatti saputo rovesciare il giudizio della Giunta e giudicare sindacabile la dichiarazione del deputato, reputando quanto comunque si era invece in prima istanza avallato non degno di indurre la Camera a resistere dinanzi alla Corte.
Ritengo dunque che il dibattito sia in corso e che dovrà affrontarsi in un'altra circostanza. Ritengo, altresì, tuttavia, che anche con riferimento a quest'ultimo documento, l'Assemblea debba pronunciarsi per l'insindacabilità delle opinioni espresse (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, intervengo perché ritengo necessario fissare alcuni punti indefettibili. Anzitutto, trattiamo non di un privilegio del singolo parlamentare, ma di una prerogativa del Parlamento nel suo insieme. Pertanto, non è corretto dichiarare che si tutela Sgarbi perché Sgarbi non ha alcun diritto, come persona fisica, di essere o meno tutelato in tal senso. Nel momento in cui dichiariamo l'insindacabilità, noi facciamo valere una prerogativa a garanzia del Parlamento, non del parlamentare. Quindi, non vi è alcun privilegio.
Con riferimento invece al discorso generale, è chiaro che i criteri di insindacabilità afferiscono all'attività svolta dal parlamentare e sono criteri oggettivi; non si guarda il merito delle singole decisioni. Tali criteri oggettivi concernono le attività svolte in qualità di parlamentare e quelle funzionali volte a diffondere e rendere pubbliche le attività compiute all'interno al Parlamento.
È evidente, signor Presidente, che il fatto stesso che ci siano stati dieci interventi su questo argomento significa che esso non è chiaro e che pertanto va definito con una legge. Questo è il punto. Ci troviamo di fronte ad interventi della Corte costituzionale che ne hanno modificato il suo indirizzo: il pronunciamento della Camera al riguardo una volta era dichiarato esaustivo dalla Corte costituzionale, oggi no. Quindi noi ci troviamo in una situazione di passaggio, in cui tutto quello che noi diciamo viene sistematicamente impugnato davanti la Corte costituzionale, la quale poi decide quale sia l'attività del parlamentare.
Dobbiamo risolvere allora due problemi. Primo: questa Camera ha l'autorità e l'autorevolezza per dire e per determinare quale sia l'attività del parlamentare? Se così è, occorre una legge che lo dica chiaramente. Secondo: essendo ormai trascorso tanto tempo da quando è stata abolita l'immunità parlamentare (nel 1992), vogliamo ridiscuterne? Vogliamo metterci alla pari con il resto dell'Europa? Chiarire quale sia l'attività parlamentare vuol dire salvaguardarla da un'attività indiscriminata dei giudici, come accade oggi.
Infine, con riferimento al caso in esame, è evidente che esso è ascrivibile ad un fatto tipico che rientra nella insindacabilità.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.