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Svolgimento di interpellanze e di una interrogazione (ore 10,10).
(Iniziative per lo scioglimento del consiglio regionale della Calabria - n. 2-00125)
PRESIDENTE. L'onorevole Angela Napoli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00125 (vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazione sezione 1).
ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, innanzitutto mi sia consentito di stigmatizzare il fatto che la risposta a questa interpellanza mi verrà fornita dal sottosegretario alla giustizia, avvocato Li Gotti, che vedo qui in aula. Dico questo non certo per dequalificare la sua professionalità, ma perché la risposta alla domanda posta nell'interpellanza, anche se quest'ultima Pag. 2in premessa contiene un riferimento a contenuti specifici riguardanti il dicastero della giustizia, a mio avviso sarebbe di competenza del Ministero dell'interno.
Ciò premesso, ho il dovere di aggiungere che a questa mia interpellanza, presentata il 19 settembre del 2006, ben cinque mesi fa, ha fatto seguito, sullo stesso argomento, una successiva interpellanza, presentata il 30 novembre del 2006, che, pur avendo lo stesso contenuto nella premessa, è supportata nel testo da aggiornamenti che, dal punto di vista giudiziario, purtroppo hanno coinvolto fino a quella data il consiglio regionale della Calabria. Ancora, rispetto alla successiva interpellanza del 30 novembre del 2006, potrei aggiungere un ulteriore aggiornamento, sempre in termini giudiziari, che ha ancora di più aggravato la situazione di quel consiglio regionale.
Nella premessa dell'interpellanza del 19 settembre 2006, faccio innanzi tutto un richiamo alla conoscenza da parte di tutti noi per quanto concerne il controllo operato dalla 'ndrangheta sul territorio calabrese attraverso l'accaparramento degli appalti pubblici nonché la capacità di sostituirsi all'economia locale e di inserirsi nelle istituzioni e nella pubblica amministrazione.
La 'ndrangheta riesce persino ad avere un illecito e cospicuo reddito dal settore della sanità. Esiste, in Calabria, un forte sodalizio tra politica, 'ndrangheta, imprenditoria e massoneria deviata e, seppure intaccato, in parte, dalle forze dell'ordine e dalla magistratura per i colpi assestati alla parte militare della 'ndrangheta stessa, questo sodalizio che vede il triumvirato che ho appena enunciato non è stato ancora disarticolato nella sua fortezza.
In questo contesto, si inserisce la situazione del consiglio regionale calabrese. Un consiglio regionale a maggioranza di centrosinistra eletto nell'aprile del 2005, supportato da un numero di suffragi tale da consentire una vittoria con ben venti punti di distacco dalla coalizione di centrodestra uscente. Diversi consiglieri regionali calabresi eletti avevano già avuto problemi con la giustizia, tanto che era stata avviata a suo tempo un'indagine su un eventuale voto di scambio.
A pochi mesi dall'insediamento del nuovo consiglio regionale, il 16 ottobre 2005, è stato ucciso il vicepresidente del consiglio, dottor Francesco Fortugno. Ritengo importante evidenziare la minima distanza temporale tra l'insediamento del nuovo consiglio e questo tragico evento per stigmatizzare un fatto, cioè che all'interrogante appare assolutamente inaccostabile l'omicidio del dottor Francesco Fortugno all'attività espletata in pochissimi mesi. Se infatti consideriamo che dall'aprile all'ottobre del 2005 si è avuto il necessario periodo di insediamento e di costituzione della prima giunta regionale, cui ha fatto seguito peraltro anche la pausa del periodo estivo, mi sembra impossibile addebitare questo omicidio alla nuova attività della giunta regionale.
In questo contesto, dopo alcuni mesi, sono stati individuati i presunti killer e il presunto mandante. A mio parere, ci sono altre interrogazioni dirette sul problema al ministro della giustizia. Ha destato infatti molta perplessità il fatto che, appena individuati i presunti killer - meglio ancora, il presunto mandante -, il dottor Giuseppe Creazzo, sostituto procuratore della DDA di Reggio Calabria, che era titolare delle indagini sull'omicidio, sia stato chiamato a ricoprire un incarico presso il Ministero della giustizia.
Tutto ciò premesso, è opportuno che si richiami il contenuto di alcune dichiarazioni ed articoli che sono apparsi successivamente a questo omicidio.
Il professor Tonino Perna, economista e sociologo, ex presidente del parco nazionale dell'Aspromonte, certamente non uomo di centrodestra, ma di area politica di centrosinistra, ha testualmente dichiarato: «L'omicidio Fortugno è il frutto dell'ostinazione del centrosinistra nel voler vincere le elezioni a tutti costi (...) e il centrosinistra nella Locride è passato dal 35 al 70 per cento. In una zona a forte controllo mafioso uno spostamento di voti così massiccio significa che è stato stipulato Pag. 3un patto con la 'ndrangheta e Loiero» - il governatore della Calabria - «lo sa bene».
Detto questo, potrò elencare, benché stia tutto nell'interpellanza e abbia solo la necessità di aggiungere qualcosa, anche se il tempo non consente di leggere tutto, gli articoli apparsi sull'Espresso del 3 novembre 2005 ovvero quello apparso sul Sole 24 ore, il 6 dicembre 2005. Quest'ultimo cominciava a dare indicazione del numero dei consiglieri regionali implicati in provvedimenti giudiziari o sotto processo.
Nel mese di giugno 2006, il giornale inglese The Guardian, riferendosi all'omicidio Fortugno, addirittura avanzava l'ipotesi che questo omicidio potesse essere legato agli sforzi della 'ndrangheta di entrare nella sanità locale. Tuttavia, nello stesso articolo, un magistrato calabrese che ha voluto mantenere l'anonimato ha detto che l'omicidio Fortugno non è altro che un messaggio diretto delle cosche al centrosinistra. Testualmente: «Vi abbiamo dato i nostri voti, ora ci aspettiamo una risposta».
Ancora, il 16 agosto 2006, è stato tratto in arresto con l'accusa di truffa per i fondi dell'Unione europea e concussione il capo del gruppo dei DS in consiglio regionale, Francesco Pacienza. In data 29 agosto 2006, il tribunale della libertà ha annullato la misura della custodia cautelare in carcere, ma naturalmente non ha annullato il presunto reato, non essendo ancora iniziato l'iter processuale che dovrà verificare per l'appunto l'ipotesi accusatoria.
Successivamente a questo arresto, in data 5 settembre 2006, è stato emesso un avviso di garanzia nei confronti del vicepresidente della giunta regionale calabrese, Nicola Adamo, riconfermato vicepresidente della terza giunta regionale voluta dal governatore...
FRANCESCO AMENDOLA. C'è anche Alleanza Nazionale!
ANGELA NAPOLI. Dirò, dirò, dirò... Non vi preoccupate! Chi mi conosce sa che non ho problemi di questa sorta, ma prima devo iniziare da chi in questo momento governa e ha la gestione della cosa pubblica. Poi, andiamo a vedere anche l'arresto, non c'è problema. Sapete tutti come sono fatta e qual è la correttezza che credo abbia contraddistinto il mio operato nella lotta alla 'ndrangheta, anche in Calabria. Infatti, ho accusato, quando è stato necessario, anche amministrazioni guidate dalla Casa delle libertà. Quindi, non mi sono mai sottratta a questi problemi, ma questi sono i fatti che espongo (Applausi del deputato Tremaglia)!
Il vicepresidente della Giunta regionale calabrese, Nicola Adamo, tuttora in carica, ha ricevuto una informazione di garanzia con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e all'abuso d'ufficio, nell'ambito di un'inchiesta che riguarda presunti illeciti nell'erogazione di finanziamenti a società operanti in vari settori, tra cui quello dell'informatica, nel quale avrebbe svolto un ruolo, in diversi periodi, la moglie.
Tutto ciò è continuato e potrei citare il quotidiano Calabria Ora del 6 settembre 2006, che indicava, senza precisarne i nomi, ben 22 consiglieri regionali calabresi che presentano conti in sospeso con la giustizia per diversi reati, quali associazione a delinquere di stampo mafioso, truffa e abuso d'ufficio.
PRESIDENTE. Onorevole...
ANGELA NAPOLI. Solo un momento, signor Presidente.
Tra questi 22 consiglieri regionali si svolge un'attività trasversale che fa veramente spavento.
Successivamente, nell'anno 2007, è stato inviato un avviso di garanzia al governatore della Calabria. Basta leggere le pagine dell'Espresso del 7 dicembre 2006 per conoscere il contenuto di determinate telefonate che danno la dimostrazione della gravità del presunto coinvolgimento in alcuni reati. Inoltre, il consigliere regionale Franco La Rupa è stato condannato il 17 gennaio 2007 per abuso d'ufficio e vi sono stati anche l'arresto del consigliere regionale Gallo Dionisio, con le accuse di corruzione e voto di scambio, e Pag. 4una richiesta di rinvio a giudizio per il consigliere regionale Giovanni Dima. Nell'aprile 2002, c'era stato l'arresto di un altro consigliere regionale, Enzo Sculco, rinviato a giudizio nell'ambito di un altro procedimento e oggi condannato a sette anni di reclusione con interdizione dai pubblici uffici.
PRESIDENTE. Onorevole Angela Napoli...
ANGELA NAPOLI. Questo signore, oggi, si limita semplicemente a dare le dimissioni da presidente del gruppo della Margherita nel consiglio regionale. In sede di Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare, il procuratore nazionale antimafia, dottor Piero Grasso, ha confermato i dati relativi al numero di persone che hanno ricevuto avviso di garanzia o sono stati sottoposti a procedimenti giudiziari.
Chiedo come la Presidenza del Consiglio dei ministri e, in particolare, il Ministero dell'interno possano tacere di fronte ad una situazione di questo genere che colpisce gravemente la nostra Calabria (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Li Gotti, ha facoltà di rispondere.
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, premetto che l'interpellanza alla quale mi accingo a rispondere era rivolta anche al ministro della giustizia e questa è la ragione per la quale un sottosegretario di Stato per la giustizia si trova in questa sede per rispondervi.
Le organizzazioni criminali calabresi si sono storicamente sviluppate intorno ai singoli nuclei familiari rigidamente autoreferenziati e diffidenti verso le intromissioni esterne. Siffatta storica caratteristica ha reso i sodalizi criminali calabresi più coesi ed impermeabili anche al fenomeno dei collaboratori di giustizia. La complessità del modello organizzativo mafioso ha risentito di alcune criticità conseguenti all'arresto di vertici nonché alla contrazione di alcuni flussi illeciti nel settore del traffico internazionale di stupefacenti. Tali criticità hanno determinato la crescita di aggressive rivendicazioni dei gregari, il confronto cruento fra antagonisti e l'accentuazione del contrasto alle istituzioni.
L'omicidio di Francesco Fortugno ha segnato un momento di forte aggressività ma, nel contempo, ha mostrato segnali di vulnerabilità dell'organizzazione.
Nell'ottobre del 2005 il Governo ha predisposto un programma straordinario di intervento, con l'intensificazione della sorveglianza e del controllo del territorio nonché con il rafforzamento delle attività informative ed investigative, con specifica attenzione alle misure di prevenzione personali e patrimoniali, il coordinamento di tutte le operazioni antidroga e la tutela degli amministratori locali. L'impegno della magistratura e delle forze di polizia ha consentito l'arresto di sei affiliati alla cosca Cordì, coinvolti - o presunti tali - nell'omicidio di Francesco Fortugno.
La strategia mafiosa, finalizzata a rinnovare le matrici di interessi illeciti e a contrastare l'azione dello Stato si è nel tempo indirizzata al consolidamento della propria proiezione criminale in ambito internazionale, con l'instaurazione di relazioni con altre organizzazioni mafiose nazionali e transnazionali.
Tale processo evolutivo ha portato l'organizzazione mafiosa calabrese ad essere oggi una delle più pericolose a livello mondiale e ad esprimere grande capacità invasiva e imprenditoriale anche nel settore economico-finanziario, grazie a capitali di provenienza illecita.
Può dirsi che non esiste alcuna parte del territorio calabrese che sia immune dalla presenza delle organizzazioni criminali, attraverso formule di crimine parassitario (tipico il sistema delle estorsioni, la pratica dell'usura, l'imposizione di manodopera), di crimine di impresa (condizionamento degli appalti, interessi nel settore del turismo internazionale, recupero di risorse destinate ai progetti di riqualificazione Pag. 5delle aree) e di crimine tradizionale altamente remunerativo, come il narcotraffico.
Particolare espansione ha avuto la pratica dell'intimidazione nei confronti di amministratori pubblici, chiaramente finalizzata a condizionare la vita pubblica istituzionale ed imprenditoriale. Ne è un significativo indicatore l'elevato numero di consigli comunali commissariati o sciolti per infiltrazione mafiosa.
Sul punto delle frodi comunitarie, denunziato ed evidenziato dall'interpellante, si comunica che molto diffuso è il crimine finalizzato a prosciugare le risorse destinate al territorio. Peraltro, non sempre l'attività illecita vede il coinvolgimento delle organizzazioni mafiose.
Inoltre, è opportuno si sappia che non è infrequente la partecipazione a tale attività illecita di imprenditori o imprese di altre regioni d'Italia, che vengono attratti dalla possibilità di lucrare sugli investimenti destinati al territorio calabrese, con pesanti conseguenze sull'economia della regione, con cospicue risorse che prendono altre e più lontane direzioni.
Presso la procura di Reggio Calabria risultano iscritti 5 procedimenti per violazione della legge n. 488 del 1992; presso la procura di Locri sono iscritti 5 procedimenti; presso la procura di Palmi i procedimenti per violazione della legge n. 488 sono diversi; presso la procura di Cosenza i procedimenti sono diversi; presso la procura di Lamezia Terme risultano iscritti 3 procedimenti; presso la procura di Rossano vi sono diversi procedimenti iscritti; presso la procura di Paola sono iscritti 10 procedimenti; presso la procura di Vibo Valentia risultano iscritti 2 procedimenti; presso la procura di Castrovillari vi sono 4 procedimenti iscritti; presso la procura di Crotone risultano iscritti 8 procedimenti. In totale sono almeno 50 i procedimenti per violazione della legge n. 488 del 1992.
In relazione all'ipotesi della truffa per violazione della legge n. 488 non risultano iscritti consiglieri regionali presso le procure di Locri, di Palmi, di Cosenza, di Lamezia Terme, di Rossano, di Paola, di Vibo Valentia, di Crotone e di Castrovillari.
Risultano iscritti consiglieri regionali presso la procura di Reggio Calabria. La procura di Catanzaro ha comunicato di non poter fornire informazioni, atteso il segreto d'indagine.
Con particolare riferimento all'omicidio dell'onorevole Francesco Fortugno la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha comunicato che, nell'ambito del procedimento, si è giunti all'individuazione dei presunti autori materiali e dei presunti mandanti.
Quanto al trasferimento di uno dei sostituti titolari dell'indagine, il dottor Giuseppe Creazzo, mi riporto alla risposta fornita all'interpellanza urgente n. 2-00259. Il dottor Giuseppe Creazzo ha assunto l'incarico di vicecapo dell'ufficio legislativo del Ministero della giustizia su parere conforme degli uffici giudiziari e del Consiglio superiore della magistratura. Faremmo torto alla procura della Repubblica ed alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria se ritenessimo che il dottor Creazzo fosse l'unico sostituto in grado di svolgere indagini complete ed efficaci. Peraltro, proprio l'interpellante, lo scorso 31 ottobre, dopo essere stata esaminata dai tre magistrati, dottor Francesco Scuderi, dottor Mario Andrigo, dottor Marco Colamonici, titolari del procedimento per l'omicidio dell'onorevole Fortugno, ha diffuso un comunicato del seguente tenore: «Era un appuntamento che aspettavo, anche perché mi premeva spiegare il senso di certe mie affermazioni finalizzate solo ed esclusivamente alla ricerca della verità su un episodio dagli effetti devastanti. Quello che ho potuto constatare è il senso di responsabilità che caratterizza l'azione dei giudici che sono impegnati in queste delicate indagini. Da parte loro di non vi è nessuna volontà di mollare. C'è l'intenzione di andare fino in fondo e fare completa chiarezza».
Quanto al capitolo relativo al coinvolgimento di consiglieri regionali in procedimenti giudiziari, comunichiamo quanto segue. È opportuno, preliminarmente, distinguere Pag. 6le posizioni ad oggetto di indagine, le posizioni con richiesta di rinvio a giudizio e le posizioni giudicate, sia pure non definitivamente. Peraltro, il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, ex articolo 112 della Carta costituzionale, impone l'iscrizione della notitia criminis proprio al fine di verificarne la fondatezza e l'attribuibilità.
Nella procura di Reggio Calabria sono oggetto d'indagine cinque consiglieri regionali per reati comuni. Sono oggetto d'indagine alcuni consiglieri in alcuni dei cinque procedimenti per violazione della legge n. 488. Non risultano emessi provvedimenti giudiziari nei confronti di consiglieri regionali. Non risultano indagini a carico di consiglieri regionali per voto di scambio. Non sono stati emessi provvedimenti di divieto di espatrio. Cito il dato, perché nell'interpellanza vi si faceva riferimento.
Nella procura di Locri è stata richiesta l'emissione di decreto penale di condanna per una contravvenzione in materia urbanistica nei confronti di un consigliere regionale.
Alla procura di Palmi non risultano indagini nei confronti di consiglieri regionali.
Alla procura di Lamezia Terme non risultano indagini nei confronti di consiglieri regionali.
Nella procura di Rossano è oggetto d'indagine un consigliere regionale per l'ipotesi di concussione. Il procedimento è stato trasmesso dalla procura di Cosenza per competenza alla procura di Rossano lo scorso 12 dicembre.
Nella procura di Paola è stato richiesto il rinvio a giudizio ove emesso il decreto di citazione a giudizio per due consiglieri regionali per vari reati: corruzione, falsità ideologica, danneggiamento, violazione ambientale. È stato richiesto il decreto penale di condanna per un consigliere regionale per il reato di diffamazione.
Alla procura di Vibo Valenza non risultano indagini nei confronti di consiglieri regionali.
Nella procura di Cosenza è oggetto d'indagine un consigliere regionale per il reato di concussione. Non sussistono indagini per il voto di scambio. Non sono stati emessi provvedimenti di divieto di espatrio. È stata adottata la misura cautelare per un consigliere regionale per il reato di concussione; la misura è stata poi revocata ed il procedimento è stato trasmesso per competenza, il 12 dicembre 2006, alla procura di Rossano.
Con riferimento alla procura di Crotone, è oggetto di indagine un consigliere regionale per reati contro la pubblica amministrazione. È stato recentemente condannato in primo grado un consigliere regionale per reati contro la pubblica amministrazione. Non esistono indagini per voto di scambio, né sono stati emessi provvedimenti di divieto di espatrio.
Con riferimento alla procura di Castrovillari, non risultano indagini a carico di consiglieri regionali. Per quanto riguarda la procura di Catanzaro, questa non ha fornito il numero dei consiglieri regionali soggetti di indagine, limitandosi a comunicare l'esistenza di procedimenti con segreto investigativo. È possibile però affermare che è stato richiesto il rinvio a giudizio di un consigliere regionale per voto di scambio e che è stato attinto da misura cautelare, poi revocata, un consigliere regionale per voto di scambio.
Occorre altresì precisare che l'interpellante ha posto a fondamento delle domande quanto riportato da alcuni organi di stampa. Segnatamente, si è fatto riferimento a quanto sarebbe stato scritto sul settimanale L'espresso del 3 novembre 2005, ossia un elenco di nominativi, tra cui quello del Presidente della Giunta regionale, onorevole Agazio Loiero, che «avrebbero frequentato uomini delle cosche, dalle quali avrebbero ricevuto favori elettorali in cambio di "crediti" dei quali non si conosce la natura».
La indubbia gravità dell'elemento fornito dall'interpellante, con richiamo alla fonte giornalistica, ha imposto un più doveroso controllo. Il Presidente della Giunta della Calabria non risulta indagato per voto di scambio. Non risulta neanche esatto che L'espresso del 3 novembre 2005, citato e richiamato nell'interpellanza, abbia Pag. 7scritto qualcosa del genere. Nel servizio pubblicato sul detto settimanale, invero, il nominativo dell'onorevole Agazio Loiero viene citato esclusivamente con riferimento ad un episodio risalente alle elezioni politiche del 1992. Per quell'episodio si era celebrato il processo e, su richiesta dello stesso pubblico ministero, dottor Roberto Pennisi - che aveva condotto le indagini e che era titolare dell'accusa nel pubblico dibattimento -, il tribunale aveva assolto, perché il fatto non sussiste, l'onorevole Agazio Loiero. Proprio il pubblico ministero aveva ipotizzato che la mafia avesse posto in essere un tentativo di delegittimazione per rimuovere l'ostacolo Loiero, come ebbe a riferire per l'appunto L'espresso in un servizio del 4 dicembre 1997.
Quanto allo specifico quesito formulato dall'onorevole Angela Napoli, diretto a conoscere quali iniziative si intendano intraprendere per procedere allo scioglimento del Consiglio regionale della Calabria, in considerazione del dedotto coinvolgimento di numerosi consiglieri in procedimenti penali, mi limito a ricordare che la materia è regolata dall'articolo 126 della Costituzione. Lo scioglimento del Consiglio regionale o la rimozione del Presidente della Giunta, infatti, possono essere disposti con decreto motivato del Presidente della Repubblica, nel caso in cui siano stati compiuti atti contrari alla Costituzione o gravi violazioni di legge. Lo scioglimento o la rimozione possono essere disposti, inoltre, per ragioni di sicurezza nazionale.
Il decreto è adottato sentita una Commissione formata da deputati e senatori, costituita per le questioni regionali. Data la gravità della sanzione prevista dall'articolo 126 della Costituzione, ben si comprende la pluralità dei soggetti che sono chiamati ad intervenire nel procedimento di scioglimento: il Governo, che assume l'iniziativa; il Parlamento, attraverso il parere obbligatorio, ma non vincolante, della Commissione parlamentare per le questioni regionali; il Presidente della Repubblica, che adotta il decreto. I presupposti, quindi, sono quelli indicati dall'articolo 126 della Costituzione e da ciò è possibile ricavare il dato della gravità delle ipotesi di scioglimento e di rimozione, finalizzate alla garanzia e al mantenimento dell'ordine democratico e non come un meccanismo giuridico per porre lo Stato in posizione di sovraordinazione rispetto alle regioni.
Ne consegue l'inesistenza dei presupposti giuridico-costituzionali per poter prendere in considerazione una qualsiasi iniziativa nel senso auspicato dall'interpellante.
PRESIDENTE. L'onorevole Angela Napoli ha facoltà di replicare.
ANGELA NAPOLI. Sottosegretario Li Gotti, lei, con la risposta testé fornita all'interpellante, ha certamente legittimato il consiglio regionale calabrese; ha, quindi, senz'altro soddisfatto il consiglio e la giunta calabresi, ma le garantisco che non ha in alcun modo soddisfatto, invece, né la sottoscritta - impegnata sui temi della giustizia anche a rischio della propria incolumità fisica - né, tanto meno, ed è quanto mi preoccupa maggiormente, la stragrande maggioranza dei cittadini calabresi i quali, in questo momento, si attendono, o si sarebbero attesi, proprio dal Governo nazionale, un atto di verità e di giustizia.
Mi dispiace, sottosegretario, perché lei è calabrese, è calabrese quanto me; conosce bene la situazione, ma non ha fatto alcun riferimento, nella sua risposta, al mio intendimento, che rimane tuttora inalterato: è impossibile, infatti, accettare l'attuale situazione della regione Calabria senza intaccare, una volta per tutte, le collusioni che vedono abbracciati i mondi politico, imprenditoriale, della 'ndrangheta e della massoneria deviata. La risposta oggi fornita dal Governo non fa altro che consolidare il mantenimento di tali collusioni.
Lei ha ragione richiamando l'articolo 126 della Costituzione, ma noi lo conosciamo benissimo, e ci è, altresì, ben noto l'articolo 4 della legge costituzionale. Ma, sottosegretario, noi cittadini calabresi conosciamo Pag. 8bene anche l'articolo 54 della nostra Carta, che ha il seguente tenore: «Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore (...)».
Dunque, la giunta regionale calabrese continua ad essere coperta da settori della magistratura come risulta dai seguenti episodi. Caro sottosegretario, lei certamente saprà benissimo che la giunta ha ingaggiato, perché tengano taluni corsi di aggiornamento ai propri dirigenti, cinque magistrati della Corte dei conti e del TAR; è assurdo che un ente territoriale di governo come la regione paghi una prebenda a magistrati che dovrebbero, invece, controllarne la correttezza dell'operato. Si nomina, poi, segretario regionale, capo del gabinetto della giunta regionale ad interim, un magistrato del TAR della Campania, il quale continua peraltro a garantire la propria presenza alle udienze del TAR stesso. Inoltre, tra i componenti dell'Osservatorio sulla riforma amministrativa, si nominano magistrati dello stesso TAR di appartenenza del segretario regionale. Si nomina, infine, un magistrato appena andato in pensione sottosegretario alla sicurezza e alla legalità; un magistrato la cui moglie aveva ricoperto il ruolo di segretaria particolare del precedente presidente della regione. Ancora, mi scusi sottosegretario, si nomina la moglie di un sottosegretario di Stato presso la sede romana della regione Calabria.
Noi sappiamo che vi è volontà di copertura, ma non ne possiamo più! I cittadini calabresi sono stanchi di aprire i giornali quotidianamente e vedere il coinvolgimento di qualche assessore regionale o di qualche consigliere regionale! Non si può continuare a fare appello ad un articolo della Costituzione che fa piacere a chi lo richiama, mentre non si fa appello all'articolo della Costituzione che è basilare per chi occupa determinate funzioni pubbliche! Non lamentiamoci! Non recatevi più in Calabria a dire che è la vostra regione prediletta! Soprattutto, che nessuno del consiglio regionale si avvalga più, come alibi, del richiamo all'omicidio Fortugno!
Caro sottosegretario, lei lo sa, per colpa del mondo politico calabrese, l'omicidio Fortugno è semplicemente un omicidio mafioso, non politico! Non voglio denigrare i giudici che compiono le indagini sull'omicidio Fortugno. Quando ho chiesto di conoscere i motivi per i quali il sostituto procuratore Creazzo è stato richiamato ad altri compiti, non intendevo denigrare la professionalità di coloro che oggi stanno compiendo le indagini! Lei ha fatto bene a richiamare la mia dichiarazione, quando sono stata ascoltata in merito.
Non è mancanza di fiducia in quei giudici, a differenza di qualche altro soggetto che tenta addirittura di depistare in questo momento le indagini, proprio perché ha mancanza di fiducia nei medesimi.
Il mio richiamo era sull'immagine che con quel trasferimento è stata data alla Calabria intera, nel momento in cui erano appena stati trovati i presunti killer ed il presunto mandante! Cosa è accaduto? C'era qualcosa che non andava bene nelle indagini?
Caro sottosegretario, vorrei concludere con una domanda. Vorrei chiedere a lei, al Governo che lei rappresenta se la risposta sarebbe stata analoga, se, a capo della regione Calabria, vi fosse stata in questo momento, anziché una guida di centrosinistra, una guida di centrodestra (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!
FABIO GARAGNANI. Brava!
CESARE CAMPA. Brava!