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Svolgimento di interpellanze e di una interrogazione (ore 10,10).
(Iniziative per un'ispezione presso la facoltà di medicina e chirurgia di Bologna - n. 2-00076)
PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00076 (vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazione sezione 4).
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, questa interpellanza, presentata alla fine di luglio, e oggi resa attuale da alcuni fatti gravissimi accaduti alla facoltà di medicina e chirurgia di Bologna, fa riferimento ad un'inchiesta aperta dalla procura della Repubblica che vede coinvolti, tra gli altri, il capo del dipartimento di medicina interna e gastroenterologia del policlinico Sant'Orsola di Bologna per fatti particolarmente gravi, concernenti la sperimentazione di farmaci, i rapporti tra medici e industrie farmaceutiche, le donazioni effettuate Pag. 15da queste ultime ad associazioni di ricerca, la distrazione di danaro pubblico da parte dei medici per esigenze personali, nonché concorsi truccati.
Soltanto il primo aspetto, già di per sé, è eclatante. In merito al secondo aspetto, relativo ai concorsi truccati, credo sia opportuno riflettere sul fatto - e la stampa ne ha dato ampiamente notizia - che tali concorsi fossero anche condizionati dall'esterno. Stiamo parlando non soltanto dei concorsi relativi alla facoltà di medicina di Bologna, ma anche di altri concorsi che si sono svolti in altre città italiane. Sembra che vi fosse una sorta di «cupola», che predeterminava la vittoria di concorsi relativi a determinate discipline delle facoltà di medicina e di chirurgia.
Su tutta questa vicenda la procura della Repubblica ha aperto un voluminoso dossier e si sta ancora indagando. Alla luce di ciò - mi riserverò poi di definire alcuni dettagli precisi - risulta incomprensibile al sottoscritto l'atteggiamento dell'università, la quale non ha voluto attivare una seria indagine interna ed una sospensione cautelare delle rispettive responsabilità dirigenziali di determinati dirigenti coinvolti.
Risulta incomprensibile al sottoscritto, per esempio, l'atteggiamento adottato a suo tempo dal rettore dell'università di Bologna, il quale ha preferito criticare il ministro invece di attivare una seria indagini interna ed una sospensione cautelare. A tutto ciò, si deve aggiungere il fatto che, nonostante indagini gravissime, indirizzate verso alcuni dirigenti della facoltà di medicina e chirurgia e responsabili di settore, ora la direzione del dipartimento malattie, apparato digerente-medicina interna è stata affidata ad un professore - evito di fare nomi in aula ma è stato citato abbondantemente - che è responsabile di questo settore nonostante il suddetto sia attualmente inquisito per lo scandalo delle cattedre di medicina interna (scandalo che è stato evidenziato in tutta Italia relativo ai concorsi truccati nei quali, previamente, erano già conosciuti i vincitori).
A parte ovvie considerazioni, sul silenzio della preside di facoltà, che dice non sapere nulla, e dell'assessore regionale alla sanità, al quale pure compete un compito di controllo, e senza entrare nel merito della responsabilità del professore suddetto - sulla quale la magistratura sta indagando -, rimane il fatto che la correttezza istituzionale, il rispetto dell'opinione pubblica e, soprattutto, della legge violata (si tratta di una vera e propria truffa che dovrà essere provata anche se, indubbiamente, esistono parecchi elementi che rendono problematico l'affidamento dell'incarico a quel docente, come, fra l'altro, è stato ammesso dal diretto interessato) avrebbero imposto di soprassedere a tale nomina che ha creato sconcerto nell'opinione pubblica e nell'ambiente universitario.
Io chiedo al Governo (e per sua vece al ministro, posto che già citai questi fatti all'attuale ministro dell'università e della ricerca) che, di fronte a questa situazione di caos, di concorsi truccati, di consulenze non chiare, soprattutto di regali erogati da aziende farmaceutiche, e di distrazione di denaro pubblico, non solo sia attivata un'ispezione da parte del Ministero dell'università e della ricerca ma anche di costituirsi - atto analogo già compiuto nei confronti dell'università di Bari - parte civile per la tutela dell'ateneo di Bologna (ricordo che in occasione di un'audizione in Commissione, il ministro Mussi dichiarò che in presenza di fatti gravi non avrebbe esitato a costituirsi parte civile).
Aggiungo - è una notizia di questi giorni - che l'università di Bologna - in particolare, la facoltà di medicina e chirurgia - è stata, per l'ennesima volta, coinvolta in fatti che potrebbero essere attribuiti alla malavita o alla criminalità comune, ma non all'università. Un docente della medesima università ha denunciato - mi riferisco al direttore della prima clinica oculistica - di vivere sotto scorta da almeno un paio di settimane avendo ricevuto minacce di morte. L'inchiesta sta indagando su queste minacce e sul possibile legame delle medesime con un concorso per un posto di professore associato. È coinvolto in questa vicenda il direttore del dipartimento discipline chirurgiche, rianimatorie e trapianti, il quale nega, Pag. 16sdegnato - giustamente - le accuse mosse dal professore minacciato, affermando di non essere stato lui il mandante o l'artefice di simili minacce di morte.
Tuttavia, siamo arrivati a questo punto! La facoltà di medicina e chirurgia di Bologna, fiore all'occhiello della medicina italiana nella quale si caratterizzavano negli anni passati diversi medici e diverse specialità come punto d'eccellenza della medicina e della chirurgia, oggi è ridotta ad una situazione estremamente grave, direi al limite della delinquenza comune.
Gli ultimi fatti, accaduti non più tardi di una settimana fa, lo dimostrano e definiscono una turbativa, una vera e propria distorsione della legge nell'attribuzione delle cattedre, nella definizione del potere di ogni clinico universitario e del ruolo degli associati e degli assistenti.
Ora, di fronte a tutto questo, nell'assoluta mancanza di un ruolo dirigenziale del preside della facoltà, faccio presente - questo è per l'appunto l'oggetto dell'interpellanza - che, nell'ottobre del 2005, era emersa l'ipotesi di concorsi a cattedra truccati e di nomine pilotate nell'ambito di gastroenterologia a Bologna. Tutt'ora s'indaga su cinque concorsi in varie città, con trenta indagati nel filone dei concorsi ed altri trenta per presunte distrazioni di fondi per la ricerca e per la sponsorizzazione di farmaci.
Di fronte a questo panorama, che non è degno di un'università e soprattutto della facoltà di cui stiamo parlando, credo s'imponga un intervento drastico del Governo, nell'ambito delle sue competenze, non solo con un'ispezione chiara e precisa. Tenuto conto della sottovalutazione di questo fatto, considerato altresì che il rettore ed il preside della facoltà, nonché l'assessore regionale mancano nel loro ruolo istituzionale, occorre intervenire anche per ripristinare la legalità.
Quando si evince anche dalle interviste dei vari clinici e dei vari docenti che tutto è predeterminato, che diversi responsabili delle varie cattedre, delle varie cliniche, sono già stati decisi a parte; quando esiste di fatto una «cupola» che stabilisce a priori chi si dovrà occupare di quella o quell'altra cattedra per i più svariati motivi, allora si è in presenza di un panorama che non sfugge all'ipotesi, per quanto negativa, di favoreggiamento. Qui siamo in presenza di reati veri e propri, peraltro reiterati e che configurano un quadro malavitoso sul quale occorre prendere posizione.
Io sono stato incerto nel presentare questa interpellanza come bolognese, perché mi rendevo conto che di fronte al marcio che emerge rischiamo di accentuare il malessere diffuso nella mia città e nella mia regione. Tuttavia, proprio di fronte al marcio che emerge dai fatti degli ultimi giorni, cioè che due docenti universitari a Bologna, città faro e lume di determinate discipline, si accusano a vicenda di essere uno mandante di minacce di morte dell'altro per un problema di concorsi a cattedre, ebbene, lascio al Governo la risposta su come agire.
Questa situazione - lo ripeto - non è quella riportata dall'onorevole Garagnani-interpellante, ma si delinea dalle cronache giornalistiche, dagli atti della procura della Repubblica, o dalla la situazione quotidiana di disagio vero e proprio dei docenti e dei clinici che sono professionalmente molto corretti.
Di fronte a tale quadro, per riportare la legalità e dare adeguato riconoscimento a chi giornalmente lavora all'interno della facoltà di medicina e chirurgia di Bologna con competenza e professionalità, occorre un intervento risolutivo del Governo che si faccia carico della situazione. Dunque, oltre l'ispezione, ritengo che sia più che mai indispensabile da parte del ministro Mussi costituirsi parte civile. Infatti, siamo in presenza di tutti i presupposti per compiere tale atto, sicuramente grave, ma necessario.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Li Gotti, ha facoltà di rispondere.
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il ministero ha immediatamente chiesto notizie circostanziate al rettore dell'ateneo di Pag. 17Bologna. Quest'ultimo ha riferito di aver appreso delle indagini riguardanti la facoltà di medicina e chirurgia da notizie di stampa, in maniera informale. Per tale motivo non è stato informato il rettore, a sensi dell'articolo 129 delle disposizioni d'attuazione del codice di procedura penale, sull'esercizio dell'azione penale nei confronti di dipendenti e dunque non esistevano - ad avviso del rettore - motivi di opportunità o di legittimità per avviare indagini interne.
Di conseguenza, il ministro, sulla base di quanto riportato dal rettore, ritiene di non avere elementi per disporre una ispezione presso l'Università di Bologna, non avendo avuto comunicazione per le vie istituzionali in merito al coinvolgimento in indagini giudiziarie di strutture e dipendenti dell'ateneo. Quando saranno note le imputazioni e sarà possibile individuare i soggetti ai quali sono riferibili, il ministro potrà adottare gli opportuni provvedimenti di competenza.
Quanto, infine, alla sollecitazione alla costituzione di parte civile, si rammenta che tale possibilità non sussiste nella fase delle indagini ma soltanto dopo che sia stata esercitata l'azione penale e l'azione penale è esercitata con la richiesta di rinvio a giudizio; sicché, non ricorrono i presupposti giuridici per effettuarla.
PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di replicare.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, sono totalmente insoddisfatto della risposta. Non soltanto è intervenuta la magistratura ma anche alcuni quotidiani vi hanno dedicato numerosi titoli. Ne cito alcuni: «Corruzione: inchiesta al Sant'Orsola, indagati il professor Corrinaldesi e dieci gastroenterologi. Utilizzavano fondi a fini personali»; «Sant'Orsola: indagati quaranta medici. L'inchiesta ora punta sui concorsi truccati a gastroenterologia. Nel registro sono iscritti anche i titolari delle agenzie di viaggi. I nuovi sviluppi in seguito ad alcune intercettazioni»; «Il direttore sanitario: più trasparenza con le aziende»; «Sant'Orsola: tutte le accuse del pubblico ministero. Coinvolte cinque case farmaceutiche. Nel mirino donazioni e congressi»; «Forse l'Università sta pagando certe posizioni anti-ministero. Il preside: rifarei tutto ciò che ho fatto ma dei concorsi non so nulla»; «È normale che il team sostenga e appoggi un collega capace»; «Io, il grande burattinaio? Non so nemmeno perché è saltato fuori il mio nome»; «Il preside: non ho mai esaminato i candidati»; «Un professore che chiama e coinvolge un sottosegretario di Stato»; «Il preside di facoltà: cari colleghi, ho pensato alle dimissioni»; «Concorsi in sanità: due big dal pubblico ministero. Le anomalie derivano però dalla legge».
A tutto ciò si aggiunga l'ultima vicenda, quella dei bossoli recapitati e delle minacce di morte indirizzate ad un cattedratico, il direttore della I clinica oculistica, proprio per un problema riguardante un concorso per posti di professore associato.
Di fronte a questi fatti, signor sottosegretario, credo ci siano molti elementi per avviare un'indagine da parte del Ministero, che deve farsi carico di un problema di una gravità estrema. La sua risposta mi lascia totalmente insoddisfatto e credo che, più del sottoscritto, l'opinione pubblica possa giudicare l'operato del Governo. Se sceglie la politica del silenzio di fronte a questi fatti, questo Governo merita di andarsene a casa!