Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 12,05).
(Conseguenze derivanti dal pronunciamento della Corte di giustizia europea in ordine alla tassa forfettaria retroattiva sull'iscrizione degli atti societari istituita dall'articolo 11 della legge n. 448 del 1998 - n. 2-00009)
PRESIDENTE. L'onorevole Gianfranco Conte ha facoltà di illustrare l'interpellanza Leone n. 2-00009 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1), di cui è cofirmatario.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, prima di illustrare brevemente l'interpellanza urgente di cui sono cofirmatario, approfitto dell'«assist» fornitomi dall'onorevole Gerardo Bianco per dire che signori si nasce, non si diventa. Ed è proprio una questione di signorilità quella che noi oggi ci accingiamo ad affrontare.
Signor Presidente, tornano alla ribalta questioni che, apertesi durante il precedente Governo Prodi, sono ora poste in evidenza dalla Commissione europea, che chiede di trovare per esse delle soluzioni. In realtà, le questioni da affrontare sono due. Il sottosegretario Grandi le conosce bene anche perché una di esse è stata appena discussa in Commissione finanze. Si tratta della questione relativa all'IRAP, di cui si farà un gran discutere e che rappresenterà, considerando soprattutto il costo che l'operazione di revisione di tale imposta comporta, uno dei temi più scottanti del comparto finanze in questa legislatura.
La seconda questione è stata sollevata da un recente - 11 maggio 2006 - pronunciamento della Corte di giustizia europea, Pag. 3che aveva già presentato ricorso nei confronti del Governo italiano nel 2003, con il quale è stata dichiarata illegittima la norma, introdotta dal Governo Prodi nel 1998, concernente la tassa sull'iscrizione degli atti societari diversi dall'atto costitutivo.
Immagino già ora cosa risponderà il sottosegretario Grandi; tuttavia, faccio osservare che noi tale questione l'avevamo affrontata nel periodo 1999-2001. Che cosa ha fatto, al riguardo, il precedente Governo? Si è limitato a prendere atto che esisteva un'altra procedura di infrazione. Occorreva, quindi, vedere quanto era stato fatto dal primo Governo Prodi in risposta ad una prima condanna con la quale si obbligava il Governo italiano a restituire tutte le tasse indebitamente incamerate per il periodo 1985-1992. Bisognava, inoltre, affrontare anche la questione relativa al meccanismo di decadenza triennale, che aveva finito per impedire a molte società di chiedere il rimborso della tassa indebitamente pagata.
Il pronunciamento della Corte di giustizia europea ha dichiarato illegittima sia la norma che prevedeva l'istituzione della tassa forfettaria per i servizi erogati, sia il meccanismo di decadenza triennale, sia quella parte della norma che prevedeva la corresponsione di interessi risibili a coloro che avevano pagato la tassa di concessione e che ne chiedevano il rimborso.
Il problema in oggetto ha una dimensione economica molto forte. Ricordo che all'epoca, nel periodo 1999-2001, furono stanziati circa 5 mila miliardi di lire; di questi, 520 milioni di euro sono andati in perenzione e 453 milioni di euro non sono stati mai erogati. A me risulta che gli uffici competenti hanno ancora in giacenza tutte le domande presentate per ottenere il rimborso. L'ammontare complessivo di questa operazione si aggirerà intorno ai tre miliardi euro.
Desidero, pertanto, avere dal Governo notizie in merito alla possibilità di mettere in moto un meccanismo di rimborso di queste somme, tenuto conto che ultime notizie apparse sugli organi di stampa fanno riferimento addirittura ad una riduzione dei rimborsi automatici dell'IVA.
A me pare che l'attuale Governo non stia andando incontro agli interessi dei contribuenti. Contribuenti che invece hanno fatto la loro parte, tant'è che nel corso di questi quattro mesi si è registrato un incremento sostanziale del gettito tributario, il che sta a significare che la nostra politica economica ha avuto degli effetti. Quello che invece osserviamo, e lo dimostrano i primi passi compiuti da questo Governo, è la mancanza di interventi sul fronte delle spese; anzi, mentre i contribuenti, come detto, fanno la loro parte, l'esecutivo pensa di evitare i rimborsi. Arrivati a questo punto, il Governo ci deve dire che cosa intende fare, anche perché la condanna conseguente al pronunciamento della Corte di giustizia europea deve avere una risposta e i contribuenti, attendendosi un atto di serietà da parte di questo Governo, se l'aspettano (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Alfiero Grandi, ha facoltà di rispondere.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'onorevole Conte ha diviso la sua illustrazione in due parti, una delle quali basata su appunti da lui già scritti che dovrebbe, però, leggere tra qualche mese, perché riguardano provvedimenti che il Governo non ha ancora adottato, e a cui non poteva nemmeno arrivare.
Per ciò che concerne invece l'argomento da lui posto, sicuramente di grande rilievo, segnalo che la sentenza dell'11 maggio 2006 perviene alle stesse conclusioni formulate dalla Corte di giustizia con una sentenza del settembre 2002.
Dopo tale decisione, l'Agenzia delle entrate - stiamo parlando della scorsa legislatura evidentemente -, con circolare del 1o giugno 2004, ha impartito istruzioni agli uffici, affinché fosse data attuazione alla determinazione assunta dal giudice europeo. Con tale circolare, gli uffici sono stati Pag. 4invitati ad effettuare i rimborsi delle somme in questione senza procedere ulteriormente nelle controversie in cui fosse in discussione il diritto delle società al rimborso della tassa di concessione governativa o la misura degli interessi. In particolare, si è stabilito, in relazione ai rapporti tributari pendenti, in presenza di un'istanza di rimborso - questo è molto importante - presentata nei termini utili, di procedere al rimborso delle somme; e ciò nei casi in cui o fosse pendente un contenzioso in sede giurisdizionale, oppure non fosse instaurato un contenzioso giurisdizionale, a condizione che non fossero intervenute cause di decadenza e di prescrizione, ovvero fosse stato proposto ricorso solo in sede amministrativa anche in presenza di decisione favorevole o sfavorevole al contribuente, sempre che non vi fossero cause di decadenza o di prescrizione.
Sui rimborsi da liquidare, l'Agenzia delle entrate ha riferito che i rimborsi, per i quali si è concluso il procedimento amministrativo relativo alla spettanza del diritto e per i quali sono in corso le procedure finalizzate all'erogazione, sono 3.560, per un ammontare di 5.410.466 euro; i rimborsi per i quali gli uffici dell'Agenzia non hanno concluso la fase istruttoria, relativamente alla loro spettanza, sono invece 7.851, per un importo pari a 10.372.897 euro (ma, forse, l'onorevole Conte parte di questi dati li aveva già).
Circa i tempi entro i quali si potrà completare la procedura di ricalcolo degli interessi, e conseguentemente provvedere alla restituzione di quanto dovuto in applicazione della pronuncia della Corte di giustizia dell'11 maggio 2006, va segnalato che detta sentenza ribadisce l'ammissibilità della decadenza triennale, prevista dall'articolo 13 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 641, richiamato dalla legge n. 448 del 1998. Pertanto, il ricalcolo degli interessi e la restituzione di quanto indebitamente percepito sono subordinati in ogni caso alla presentazione da parte dei contribuenti di un'apposita istanza, da sottoporre alla Agenzia delle entrate nel rispetto della decadenza triennale per la presentazione della richiesta. Una volta verificata la spettanza, il ricalcolo degli interessi avverrà immediatamente sui dati già disponibili in anagrafe tributaria e tramite l'utilizzo di procedure automatizzate.
PRESIDENTE. L'onorevole Gianfranco Conte ha facoltà di replicare.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, farò una verifica, ma mi risulta che il meccanismo della decadenza triennale sia stato dichiarato illegittimo. Quindi, se vi fosse una dichiarazione di illegittimità di quel meccanismo, si sarebbero evidentemente lesi i diritti di tutti coloro che avevano la possibilità di chiedere il rimborso e che non lo hanno fatto in relazione proprio alla norma adottata dal Governo Prodi, che istituiva il meccanismo della decadenza triennale.
Francamente, non credo che i numeri siano quegli esposti dal sottosegretario Grandi: la dimensione dei richiedenti i rimborsi è sicuramente di gran lunga superiore. Mi risulta che vi siano ancora uffici dell'Agenzia delle entrate che hanno chiuse negli armadi le domande a suo tempo presentate e mai istruite. Comprendo la logica seguita dagli uffici: è meglio non sollevare le questioni, tentiamo di portarle avanti nel tempo, qualcuno se ne dimenticherà.
Però, la giustizia va avanti, come ci ricorda la recente pronunzia della Corte di giustizia sulla questione risalente al periodo compreso tra il 1985 ed il 1992. Sono trascorsi, ormai, venti anni; ritengo che i contribuenti che allora versarono indebitamente questa tassa di concessione abbiano tutto il diritto di vedersi restituire i soldi indebitamente pagati.
Perciò, siccome la giustizia, pur essendo lenta, come immagino il presidente Scotti potrà confermare, alla fine, però, arriva, noi chiediamo che le aspettative dei contribuenti siano soddisfatte perché così è scritto nelle norme costituzionali della nostra Repubblica.