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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2200)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, indubbiamente siamo in una situazione difficile, di imbarazzo e difficoltà. Il Governo oggi non è più nella condizione di governare il Paese, mentre la sua maggioranza rischia di non trovare un denominatore comune.
In questi pochi mesi il Governo ha dimostrato innanzitutto di non essere serio, come invece il Presidente (o meglio l'ex Presidente) del Consiglio, Romano Prodi, si affannava a spiegare a tutti i cittadini italiani, dando garanzie sulla sua tenuta e spiegando come con il suo Governo si sarebbe creato benessere per gli italiani, felicità per i giovani, più sicurezze sociali per le categorie deboli. Addirittura, era arrivato a garantire una discontinuità sulla politica estera rispetto al precedente Governo Berlusconi, mettendo in discussione le scelte significative che rispondevano ad una logica precisa, ad un determinato quadro, a ciò che il presidente Berlusconi, più volte, aveva sottolineato, ossia il sogno di cambiare l'Italia.
Ebbene, noi, quel sogno, l'avevamo avviato. Avevamo introdotto una serie di cambiamenti che rispondevano a quegli obiettivi. Ma l'unica cosa che questo Governo ha saputo fare è stato quella di mettere in discussione tutti i tentativi realizzati, le 37 riforme (non 36; siamo modesti e, a volte, ci dimentichiamo delle riforme che abbiamo realizzato); la riforma della normativa sul trasporto delle persone, in vigore dal 1929, quindi da quasi 100 anni, e la riforma della normativa sul trasporto merci, che risaliva al 1974. Ebbene, tali normative sono state riformate dal Governo Berlusconi, introducendo principi di liberalizzazione regolata, dimostrando, concretamente, come si possa intervenire in accordo con le categorie al fine di cambiare le leggi e le condizioni in vigore da anni.
Questo Governo, in questi mesi, ha cercato solo di distruggere tutto quello che è stato realizzato, senza porsi un obiettivo positivo, senza cercare di realizzare qualcosa di utile per il paese. E - ahimè - quando è intervenuto, è stato supportato, ovviamente, dagli amici, dagli aedi di regime; durante tutta la sessione di bilancio, in cui la legge finanziaria è stata protagonista delle aule parlamentari, è stato magnificato il grande lavoro che il Governo si apprestava fare, i grandi contenuti della legge finanziaria: un Governo che «farà piangere i ricchi»! Invece, via via che si procede, ci si rende conto che ciò che Forza Italia ed i partiti dalla Casa delle libertà sostenevano era la realtà! Si Pag. 23tratta di un Governo che sta facendo pagare alle classi meno abbienti, una politica sbagliata, una politica antisociale, una politica che non tiene conto delle nuove povertà che, invece, continua a creare!
In questo modo, i diversamente abili si sono trovati con assegni familiari di 17 euro, mentre coloro che non hanno figli diversamente abili si trovano assegni familiari con 42 euro. Così si va incontro alle categorie disagiate?
Secondo questo spirito, questo modo confuso di gestire la cosa pubblica, avete tentato quell'operazione (mi si passi il termine) truffaldina: mi riferisco all'emendamento non presentato da un senatore, ma visto e rivisto a tavolino, un emendamento che aveva uno scopo preciso, ossia quello di identificare un momento diverso, che consentiva, rispetto ai tempi di prescrizione, di non far pagare coloro che avevano agito e creato danni all'amministrazione pubblica, quindi, una impunità ai soggetti che hanno danneggiato lo Stato!
Tutto questo, riassume la vostra politica di questi mesi! Noi ve l'avevamo detto! Oggi, anche i vostri amici, i sindacati dei lavoratori, stanno denunciando che le misure contenute nella legge finanziaria non vanno bene, che quanto loro stessi avevano concordato e convenuto in incontri durante questa bellissima fase di concertazione, quanto prodotto da questo Governo sta penalizzando la gente.
Ebbene, per tutta questa serie di considerazioni, spero che il Governo che verrà (che mi auguro non vedrà più alla sua guida il Presidente uscente Romano Prodi; che sia definitivamente uscente) ci porterà alle elezioni e affronterà la cosa pubblica e le leggi in un modo diverso, in un modo funzionale agli interessi del paese, e non di pochi gruppi amici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, si discute di prassi o non prassi costituzionali a proposito degli eventi avvenuti ieri sera. Da parte mia, non discuto, ma sono ben contento di vedere l'attuale maggioranza, con gli occhi tristi, la testa china, «leccarsi le ferite» per gli eventi successi stanotte. Sicuramente, avranno avuto la compiacenza di autoflagellarsi per quanto avvenuto ieri sera. Del resto, era prevedibile che ciò avvenisse: era già avvenuto al Senato in altri momenti di questa stessa legislatura.
Fortunatamente, hanno preso coscienza e, sempre fortunatamente, il Governo si è dimesso!
Venendo al complesso degli ordini del giorno, approvo senza riserve e dichiaro di sottoscrivere tutti gli ordini del giorno presentati dai parlamentari del gruppo Forza Italia.
Troviamo illogico che una norma del genere di quella recata dal provvedimento in esame si imponga all'attenzione di Camera e Senato quale atto d'urgenza, un decreto come il cosiddetto mille proroghe - che discuteremo tra breve - e come quello sulle liberalizzazioni che si sta discutendo in X Commissione. Come Lega Nord, infatti, non troviamo logico che qualsiasi proposta della maggioranza venga approvata attraverso il ricorso alla decretazione d'urgenza.
Il decreto-legge in esame interviene abrogando la norma della legge finanziaria per il 2007 in materia di decorrenza del termine di prescrizione del diritto, per la pubblica amministrazione, al risarcimento del danno derivante da responsabilità amministrativa.
È necessario ricordare in proposito che la norma fu oggetto di critiche non solo da parte del Presidente della Repubblica ma anche di esponenti del Governo e della maggioranza, ma che non emerse con chiarezza a vantaggio di chi fosse stata approvata la disposizione. È evidente che tale atteggiamento contrasta con il programma di Governo dell'Unione che, quindi, solo a parole ha il culto della legalità.
È altresì necessario ricordare che la statuizione è stata criticata fortemente per il suo contenuto di disposizione ad personam,Pag. 24contravvenendo ai caratteri di generalità ed astrattezza della norma. Inoltre, la previsione recata, per il principio dell'applicazione della legge più favorevole, avrebbe potuto essere applicata anche retroattivamente; l'introduzione della norma, quindi, avrebbe inciso negativamente sull'ordinamento, favorendo la posizione di molti amministratori o dipendenti pubblici coinvolti in giudizi di responsabilità.
La statuizione è stata introdotta nel corso dell'esame al Senato senza un dibattito serio e quindi senza capire le ragioni di tale intervento, che ha destato le critiche dei più alti livelli istituzionali. Lo stesso relatore, che ha introdotto la norma, non ha specificato le ragioni che erano alla base dell'intervento normativo.
Si deve auspicare per il futuro un metodo di legislazione più consono alle esigenze di certezza del diritto e meno confuso, in modo da salvaguardare i principi che sono alla base di una legislazione corretta. Vorrei ricordare un vecchio detto italiota secondo il quale con la fretta si rischia di fare le pentole, ma non i coperchi. È la stessa fretta che state portando avanti con l'azione di questo Governo, attraverso tutti questi decreti, ma anche con la legge finanziaria approvata.
Con questo provvedimento, si correggerà ulteriormente la finanziaria per il 2007. Sicuramente, però, seguiranno altri decreti. Avevamo già precisato la nostra posizione al riguardo in fase di discussione sulle linee generali della finanziaria; ribadiamo perciò il nostro voto contrario sulla conversione di questo decreto e degli altri che verranno all'esame in futuro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romagnoli, giunto ora in aula. Ne ha facoltà.
MASSIMO ROMAGNOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, vi rendo noto, ancora una volta, che rischiamo di mettere in dubbio la cosiddetta serietà di questo Governo e la serietà di questa Assemblea se il Governo, o chi per lui, non si attiva con serietà per trovare i veri responsabili. Il decreto-legge in esame abroga una norma della legge finanziaria che introduceva una disposizione più favorevole per coloro che fossero sottoposti ad un giudizio di responsabilità. Signor presidente, le disposizioni introdotte rappresentano un vero colpo di spugna nei confronti di molti amministratori sottoposti a giudizio di responsabilità. Signor Presidente, non si possono più coprire illeciti, è ora di finirla! Onorevoli colleghi e colleghe, a questo punto è necessario che il Governo o, ripeto ancora volta, chi per lui, chiarisca in sede parlamentare i motivi che hanno determinato un comportamento di portata tale da indurlo a presentare un decreto-legge, sui cui presupposti di necessità ed urgenza nutro forti dubbi, per riparare all'errore commesso.
Pertanto, oltre ad invitare il Governo a riferire alle Camere le ragioni e le responsabilità dell'errore, dichiaro il mio voto favorevole sull'ordine del giorno Romele n. 9/2200/27, di cui sono cofirmatario, e su quelli presentati dai deputati del gruppo di Forza Italia, che in questo momento rappresentano la prima forza del paese, in Italia e all'estero.
Concludo, signor Presidente, affermando che è ora di smetterla con la politica distruttiva! Basta con la politica volta a coprire, basta con il taglio dei fondi per gli italiani all'estero e per le ambasciate, basta con il taglio dei fondi per i connazionali all'estero, per i consolati e per il Ministero degli affari esteri, che sono la nostra faccia all'estero! Trovate i responsabili e venite a riferire in Parlamento!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, approfitto dei pochi minuti di tempo a disposizione per la dichiarazione di voto sugli ordini del giorno presentati per svolgere una breve riflessione sull'atteggiamento del Governo in ordine ad essi. Infatti, nella maggior parte dei casi, l'Esecutivo ha richiesto ai colleghi presentatori Pag. 25di accettare una riformulazione che prevede la cancellazione della premessa e, generalmente, il mantenimento del dispositivo, quasi invariato. Ho letto tali premesse, considerando l'atteggiamento del Governo di sostanziale chiusura rispetto ad esse e, contemporaneamente, di disponibilità rispetto ai dispositivi. Mi sembra che, nella maggior parte dei casi nei quali sono state proposte le riformulazioni, si trattasse di premesse ispirate al buonsenso.
Ricordo che stiamo convertendo in legge un decreto-legge che abroga un comma inserito nella legge finanziaria, approvato all'interno di un maxiemendamento di oltre 1.400 commi, sul quale è stata posta la questione di fiducia e che è stato redatto con una certa fretta e una certa approssimazione. Si sa, del resto, che la fretta spesso è cattiva consigliera. Su questa vicenda specifica, quella del cosiddetto comma Fuda, tutti ricordano che è emerso un caso politico poiché si trattava di una sanatoria per gli illeciti amministrativi con precisi mandanti e diversi eventuali esecutori. Il caso è stato oggetto di trattativa tra esponenti della maggioranza e del Governo e sostanzialmente è stata una iniziativa fortemente politica e fortemente voluta dalla maggioranza, o ex maggioranza, parlamentare di centrosinistra, al Senato. Non ci si è trovati, quindi, di fronte ad una disattenzione, ma di fronte ad un caso politico.
Le premesse degli ordini del giorno non sono volte, chiaramente, né a una caccia alle streghe né ad una speculazione politica su questa vicenda. Credo non sia giusto farla e, siccome c'è stato un ravvedimento da parte dell'Esecutivo, attraverso l'emanazione di questo decreto-legge che ha posto rimedio al problema, anche in seguito ad una questione sollevata dalle opposizioni, credo si debba affrontarlo nel merito la questione e che si debba farla con la maggiore serenità possibile. È evidente, però, signor Presidente, che le premesse, molto serene e molto sobrie, di questi ordini del giorno, avrebbero potuto essere mantenute.
Quando si dice che bisogna fare maggiore attenzione alla trasparenza, quando si dice che spesso nelle amministrazioni un uso non accorto delle risorse pubbliche comporta maggiori spese a danno delle casse dello Stato che vengono pagate con la fiscalità generale, quando si dice che nella legge finanziaria c'è stata una maggiore attenzione all'innalzamento della pressione fiscale, piuttosto che al contenimento della spesa, credo che ci si trovi di fronte ad affermazioni che hanno molto poco di politico, ma che sono oggettive, sobrie e serene, e, quindi, potevano essere raccolte dal Governo.
Però, prendo atto che, da parte dei membri del Governo presenti in aula, non c'è attenzione. Credo che vi sia una situazione di grave disagio a rappresentare un Governo che, in questo momento, è dimissionario, in quanto la maggioranza ha dimostrato di non esistere in uno dei due rami del Parlamento. Mi rendo conto che ciò comporta un grande imbarazzo, specie perché, in questo momento, abbiamo dato la nostra disponibilità a discutere del provvedimento in esame, facendone proseguire l'iter. Infatti, è chiaro che, anche in sede di ordinaria amministrazione e di disbrigo degli affari correnti, i decreti-legge possono essere affrontati dal Parlamento. Però, ci rendiamo conto che, dal punto di vista politico, la situazione è molto grave.
Addirittura apprendiamo dalle agenzie di stampa che potrebbe essere adottata una strategia per cercare il consenso del singolo parlamentare che possa condividere chissà quale programma dell'Unione che dovesse essere scritto nei prossimi giorni o nelle prossime ore. Ci rendiamo conto che, in questa fase, non potremmo pretendere dal Governo una maggiore presenza ed una maggiore attenzione. Tutto ciò, però, ci dispiace, perché mortifica i lavori di quest'aula e rende questa discussione meno importante di quello che dovrebbe essere.
Prendiamo atto del «ravvedimento» di questo Governo su questo comma della finanziaria e annunciamo, per quel che ci Pag. 26riguarda, il voto favorevole sugli ordini del giorno presentati dai colleghi di Forza Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi permetto di portare rapidamente a sintesi le incisive ragioni che sono state illustrate dai deputati di Alleanza nazionale a sostegno degli ordini del giorno. Gli ordini del giorno, come lei mi insegna, finiscono per avere un valore politico relativo rispetto agli atti deliberativi e legislativi veri e propri. Invece, in questo caso, essi assumono un'importanza non trascurabile.
Ammesso e non concesso che in questo momento si debba esprimere un voto favorevole rispetto al provvedimento in esame, ossia la cancellazione della famigerata disposizione della finanziaria, è pur vero che tutto ciò resterebbe indifferenziato nella paternità dell'atto stesso e, forse, anche nelle motivazioni che ciascun gruppo addurrebbe a sostegno, se non ci fossero a «colorarlo» delle volontà politiche e, quindi, gli ordini del giorno stessi.
Il mio gruppo, naturalmente, voterà a favore di questi ordini del giorno e di quelli di cui il Governo, in modo incoerente (in quanto i relativi dispositivi, non sorretti dalla motivazione, non hanno alcun senso), non ha accolto la parte motiva.
Perché, infatti, si sente il bisogno di stabilire questi impegni del Governo, qualunque esso sia ed in qualunque momento esso sia in carica? Perché vi è stata una premessa, ossia un caso emblematico: il tentativo di coprire le responsabilità amministrative degli amministratori scorretti, che ha dato l'occasione e la motivazione politica degli ordini del giorno.
Nel rimandare alla dichiarazione di voto finale per quanto attiene al merito del provvedimento, sul quale ci soffermeremo, vorrei aggiungere un'ultima considerazione di pretto rilievo politico. Il nostro «incrociare di ferri» a livello di schieramenti parlamentari può essere suggestivo ed è sicuramente di grande rilievo politico, ma alla stragrande maggioranza dei cittadini che, forse, ci stanno ascoltando non è detto che ciò debba particolarmente stare a cuore.
Penso che, invece, i cittadini si chiedano se abbia un senso dover leggere, in questi giorni, che l'inflazione ha maggiormente inciso proprio sui redditi dei più poveri e dei pensionati.
Mi chiedo se si possa ignorare che i cittadini, proprio in questi giorni, si stanno rendendo conto che le loro buste paga hanno subito una pesante perdita in termini di potere d'acquisto, quando il Governo aveva invece promesso che, a gennaio e a febbraio, si sarebbero visti gli effetti benefici delle sue presunte politiche sociali.
Mi domando se i cittadini possano leggere gli annunci degli aggravi sulle tariffe ferroviarie che incideranno sull'utenza di un servizio fondamentale (potrei andare avanti enumerando le conseguenze antisociali della situazione di bilancio) e, intanto, accettare che ci possano essere colpi di spugna di qualunque genere o minacce di colpi di spugna in merito a responsabilità amministrative che comporterebbero una perdita formidabile per le casse pubbliche.
Onorevoli colleghi, vorrei concludere il mio intervento chiarendo, a quanti di voi non avessero avuto il tempo e il modo di soffermarsi sulle cifre, di che cosa stiamo parlando e quanto tale questione incida sui denari dei nostri concittadini. Richiamo l'attenzione dei più distratti ricordando che un rappresentante di questo Governo, il sottosegretario Lettieri, intervenendo al Senato, ha affermato che, sulla base dei dati relativi al periodo 2001-2006, il numero dei giudizi destinati all'estinzione sarebbe di 3.475, con un ammontare complessivo delle condanne (cercate di capirmi: soldi da recuperare!) pari a più di 814 milioni di euro, a cui devono aggiungersi la rivalutazione monetaria, gli interessi legali e le spese di giustizia, per una incidenza di circa il 20 per cento. Si dovrebbero, poi, considerare gli effetti a regime, cioè i giudizi non ancora definiti Pag. 27in primo grado, per circa 90 mila casi. Si tratta di miliardi e miliardi di vecchie lire, di milioni di euro nella moneta attuale, che verrebbero perduti dall'erario e, dunque, depredati dai soldi dei contribuenti.
Non stiamo, dunque, facendo un ostruzionismo fine a se stesso o una polemica di mero sapore politico nei confronti di un Governo che interessa ormai la necrofilia e non la politica; stiamo rivendicando i diritti della corretta amministrazione, perché siano salvaguardati i sacrosanti denari dei nostri concittadini.
Questo è il motivo per cui noi di Alleanza Nazionale, sempre attentissimi alle ragioni della correttezza amministrativa e intransigenti sul punto, esprimeremo un voto favorevole sugli ordini del giorno presentati, sia con riferimento alle parti motive sia ai dispositivi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, nella giornata di ieri avevo chiesto di sottoscrivere tutti i ventotto ordini del giorno presentati dai colleghi di Forza Italia. Pur comprendendo che magari possono contenere affermazioni polemiche nei confronti dell'azione del Governo, tali ordini del giorno vanno comunque in una direzione condivisibile.
Si chiede una gestione oculata ed intelligente delle risorse pubbliche, si chiede di limitare e di ridurre i tempi dei giudizi della magistratura contabile, si chiede al Governo di assumere un impegno affinché questi comportamenti possano verificarsi ed appartenere alla quotidianità dell'azione delle nostre amministrazioni pubbliche: crediamo che non siano richieste così sconvolgenti! Si sta solamente chiedendo un comportamento normale, quella normalità già presente in tanti altri paesi, ma non nel nostro.
Tali ordini del giorno sono espressi anche con toni forti, ma presentano una sostanza ed un'attualità di enorme rilevanza. Da questo punto di vista, vorrei esprimere la mia condivisione sugli ordini del giorno e la speranza che il Governo faccia tesoro di questi consigli, compiendo anche un po' di autocritica.
Non so quale tipo di impegni possa assumere un Governo dimissionario o che tipo di seguito potrà dare all'eventuale accoglimento di questi ordini del giorno. Sarà, infatti, un nuovo Governo a dover eventualmente dar loro attuazione. Tuttavia, non vorrei che il nuovo Governo, quando si tratterà di fornire le risposte rispetto agli impegni contenuti in questi ordini del giorno, ci dirà che tali impegni sono stati assunti dal precedente Governo e non da quello in carica.
Se le cose dovessero cambiare in modo radicale e se vi fosse nel prossimo futuro un Governo completamente diverso, anche per quanto riguarda la colorazione politica, noi saremo certi che non sottoporremo alla vostra attenzione nemmeno questo tipo di ordini del giorno. Tuttavia, poiché non è ancora definito lo scenario futuro dei prossimi giorni, delle prossime settimane e dei prossimi mesi, vorrei che si procedesse alla votazione degli ordine del giorno e vorrei capire l'orientamento di questo Governo dimissionario in merito. Poi, probabilmente, torneremo alla carica su altre questioni, senza prescindere però da questi fatti e da queste richieste. Si tratta di richieste logiche e legittime che gli amministratori dei comuni, magari quelli più piccoli, sempre attenti alle esigenze di bilancio, conoscono benissimo, ma che, spesso, la grande macchina della burocrazia pubblica tende ad ignorare. Ciò porta sprechi, sperperi di risorse e molte tasse; e quando vengono utilizzati i soldi raccolti con le imposte non si danno quelle risposte che, invece, i cittadini si attendono. Per questo preannunzio l'espressione del voto favorevole su tutti gli ordini del giorno presentati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signora Presidente, se ci trovassimo, piuttosto che alla Pag. 28Camera dei deputati, al Congresso americano ed al suo posto, mutata mutandis, vi fosse Nancy Pelosi, dovrei iniziare il mio intervento relativo alla conversione in legge del noto emendamento Fuda, dicendo: «The plot thickens», cioè: «Il complotto prende forma!». Questa ostilità del Governo - non so se vi sia ancora un Governo: forse c'è ancora per quanto riguarda le attività di ordinaria amministrazione! - nell'esprimere parere favorevole sugli ordini del giorni presentati è assai significativa.
Questo è il motivo per cui il complotto prende forma. Infatti, non solo non è stata fatta chiarezza sul perché l'emendamento Fuda sia stato fatto passare come un errore, ma anche, dopo aver «sbagliato» una volta, si continua nell'errore e non si esplicita il vero motivo per cui quell'emendamento sia stato predisposto.
Chiedo a quello che rimane del Governo il motivo dell'ostinazione a non voler esprimere parere favorevole sulle premesse, che riguardano una maggiore celerità dei lavori della Corte dei conti per accertare i gravi danni compiuti. Come ricordava il collega Benedetti Valentini, richiamando i dati del sottosegretario Lettieri, 3.475 giudizi sarebbero stati vanificati con una perdita per l'erario di 814 milioni di euro. Non stiamo parlando di «bazzecole»!
A tutto ciò è stato in parte posto rimedio sotto la pressione dell'opinione pubblica sdegnata, ma chiedetevi le ragioni per le quali prendete meno voti di quella che ancora formalmente è opposizione al Senato! L'opinione pubblica non ne può più di questi trucchi e trucchetti, veramente disdicevoli per una maggioranza degna di questo nome! Allora, voi volete continuare e non volete nemmeno, per quel poco che vi rimane da gestire, impegnarvi affinché casi come quello riguardante l'emendamento Fuda non si ripetano per il futuro!
Questo è il motivo per cui, signora Presidente, tornando a ciò che attiene i lavori della Camera alla quale ho l'onore di appartenere, voteremo con assoluta convinzione gli ordini del giorno presentati che, anche se aveste espresso un parere favorevole, vi avrebbero impegnato molto poco, perché sappiamo tutti quale sia il valore degli ordini del giorno. Tuttavia, per quel minimo di valenza politica che possono avere, voi non vi siete nemmeno voluti impegnare!
Il complotto ha preso forma. Avete sbagliato, volete continuare a sbagliare. Gli italiani comunque vi manderanno a casa! È il caso di dire che assistiamo ad un vero Governo in «fuda» (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Prima di passare ai voti, ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Presidente, ribadendo con forza che Alleanza Nazionale vuole che si approvi questo disegno di legge di conversione per risanare lo scandalo nel combinato disposto Zanda-Fuda in un campo di «margheritine», vorrei intervenire per un richiamo al regolamento, perché noi abbiamo l'ordine del giorno della seduta di ieri, in cui è riportato il seguito della discussione dei disegni di legge 2200 e 2114-B.
Ieri abbiamo appreso delle dimissioni del Governo, quando...
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, mi perdoni, ma mi risulta che lei abbia già posto il problema al Presidente Castagnetti questa mattina e che le sia già stata data una risposta.
TEODORO BUONTEMPO. Presidente, intervengo per un richiamo al regolamento e più precisamente in base agli articoli 41, 13, 26 e 24. Si tratta di un intervento diverso rispetto a quello di prima (Commenti di deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Facciamo terminare l'onorevole Buontempo!
Pag. 29TEODORO BUONTEMPO. So che a voi non piace e vi disturba, perché non avete il senso dell'Assemblea!
EMANUELE FIANO. Basta!
TEODORO BUONTEMPO. Nel momento in cui cade il Governo, si sospendono i lavori dell'Assemblea insieme a quelli delle Commissioni. L'Assemblea non c'è più! Per Costituzione, in qualunque momento...
MARCO BOATO. L'Assemblea c'è! Tanto è vero che stai parlando!
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Castagnetti ti ha già risposto!
TEODORO BUONTEMPO. Se ai colleghi dà fastidio che abbiamo denunciato che l'emendamento Fuda è nato da un campo di «margherite», non ci posso fare nulla!
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, per favore, torniamo al motivo del suo intervento.
TEODORO BUONTEMPO. Le chiedo scusa, ma se mi fa continuare, lo faccio. Oggi abbiamo lo stesso ordine del giorno di ieri, con una continuità indifferente, come se il Governo non fosse caduto. Sostengo, perché può costituire precedente, che le maggioranze possano cambiare, onorevoli colleghi, ma che i regolamenti debbano essere puntuali...
MARCO BOATO. Lo hai già detto questa mattina!
TEODORO BUONTEMPO. L'onorevole Boato comincia ad abbaiare alla luna...
PRESIDENTE. La invito a porre una questione che non sia già stata posta.
TEODORO BUONTEMPO. Non è così! Leggetevi i verbali prima di sostenere qualcosa! Quando cade un Governo, l'Assemblea cessa i suoi lavori e può essere convocata in qualunque momento per convertire i decreti-legge in scadenza. Quindi, affinché non costituisca precedente, invito la Presidenza della Camera ad inviare alla Giunta per il regolamento il quesito da me posto. Inoltre vorrei conoscere, entro la giornata di oggi, i precedenti nei quali, a fronte delle dimissioni di un Governo, l'Assemblea abbia continuato i propri lavori come se non fosse accaduto nulla.
Noi vogliamo che questo decreto-legge venga convertito, ma sosteniamo che fosse necessaria una convocazione a parte. La Camera avrebbe dovuto essere convocata secondo quanto previsto dalla Costituzione per la conversione dei decreti-legge e questo può avvenire anche in presenza di uno scioglimento delle Camere. Invito il Presidente, che tra Vicenza e altri viaggi è sempre assente dalla Camera, come se noi dovessimo pagare i suoi spostamenti di propaganda politica, ad essere più presente in Aula. In sedute come queste avrebbe dovuto essere presente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale - Commenti di deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, la invito ad osservare un maggiore rispetto per le istituzioni della Repubblica.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, le chiedo perdono. Il rispetto delle istituzioni è quello di invitare chi...
PRESIDENTE. Lei ha terminato il tempo a sua disposizione, onorevole Buontempo.
MAURO FABRIS. Tempo!
GINO CAPOTOSTI. Tempo!
TEODORO BUONTEMPO. Ho concluso, signor Presidente. Mi faccia finire il concetto. Il rispetto delle istituzioni è quello di invitare - come dicevo - chi riveste cariche istituzionali a fare il proprio dovere.
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PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, lei è già stato richiamato ad un rispetto delle cariche della Repubblica e, in particolare, del Presidente della Camera. Lei solleva nuovamente un'obiezione che ha già manifestato: non stiamo proseguendo nei lavori dell'Assemblea come se nulla fosse. Vi sono state due Conferenze dei presidenti di gruppo e quanto stiamo oggi esaminando è il risultato delle decisioni assunte in quella sede. L'ordine del giorno contempla esclusivamente l'esame di atti dovuti, quali i disegni di legge di conversione di decreti-legge.
Come è noto, e com'è stato ricordato anche dal Presidente della Camera nella riunione dei presidenti di gruppo, a seguito delle dimissioni del Governo si interrompe l'ordinaria attività legislativa, nonché quella di indirizzo e di controllo, salvo eccezioni connesse alla particolare natura e urgenza di taluni adempimenti, come accade nello specifico dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge. La seduta odierna, quindi, deve ritenersi pienamente legittima nella sua convocazione sia sotto il profilo formale sia sotto il profilo sostanziale.
Riferirò comunque la questione da lei sollevata al Presidente della Camera.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno non accettati dal Governo insistono per la votazione.
Ricordo che il Governo non accetta l'ordine del giorno Bertolini n. 9/2200/1.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bertolini ed altri n. 9/2200/1, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 475
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 271).
Prendo atto che i deputati Balducci e Volontè non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Leone n. 9/2200/2, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 478
Maggioranza 240
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 271).
Prendo atto che i deputati Balducci e Volontè non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Armosino ed altri n. 9/2200/3, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 484
Maggioranza 243
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 273).
Prendo atto che il deputato Volontè non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Luciano Rossi ed altri n. 9/2200/4, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 484
Maggioranza 243
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 272).Pag. 31
Ricordo che l'ordine del giorno Galli ed altri n. 9/2200/5 è stato accolto dal Governo nel testo riformulato. Secondo la prassi, gli ordini del giorno accettati dal Governo non sono posti in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mistrello Destro ed altri n. 9/2200/6, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 481
Maggioranza 241
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 273).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Franzoso ed altri n. 9/2200/7, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 487
Maggioranza 244
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 276).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ravetto ed altri n. 9/2200/8, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 485
Votanti 484
Astenuti 1
Maggioranza 243
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 274).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giudice ed altri n. 9/2200/9, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 485
Maggioranza 243
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 274).
Prendo atto che il deputato Belisario non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baldelli ed altri n. 9/2200/10, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 487
Votanti 486
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 278).
Prendo atto che il deputato Belisario non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carfagna ed altri n. 9/2200/11, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 485
Votanti 483
Astenuti 2
Maggioranza 242
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 274).Pag. 32
Ricordo che gli ordini del giorno Santelli ed altri n. 9/2200/12 e Boscetto ed altri n. 9/2200/13 sono stati accolti dal Governo nella nuova formulazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nan ed altri n. 9/2200/14, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 485
Maggioranza 243
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 278).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lenna ed altri n. 9/2200/15, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 277).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Floresta ed altri n. 9/2200/16, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 488
Maggioranza 245
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 278).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palmieri ed altri n. 9/2200/17, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 278).
Prendo atto che il deputato Pedica non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Germanà ed altri n. 9/2200/18, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 485
Votanti 481
Astenuti 4
Maggioranza 241
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 274).
Prendo atto che il deputato Pedica non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedele ed altri n. 9/2200/19, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 489
Maggioranza 245Pag. 33
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 275).
Prendo atto che il deputato Pedica non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno La Loggia ed altri n. 9/2200/20, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 489
Votanti 487
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 275).
Prendo atto che il deputato Simeoni non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zorzato ed altri n. 9/2200/21, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 490
Votanti 487
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 280).
Prendo atto che il deputato Simeoni non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Campa ed altri n. 9/2200/22, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 487
Votanti 484
Astenuti 3
Maggioranza 243
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 270).
Prendo atto che il deputato Simeoni non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marinello n. 9/2200/23, nella nuova formulazione, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 490
Votanti 487
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 284).
Prendo atto che il deputato Simeoni non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Costa ed altri n. 9/2200/24, nella nuova formulazione, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 492
Votanti 490
Astenuti 2
Maggioranza 246
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 277).
Prendo atto che il deputato Simeoni non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/2200/25, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 284).
Prendo atto che il deputato Simeoni non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fabbri ed altri n. 9/2200/26, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 491
Votanti 484
Astenuti 7
Maggioranza 243
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 281).
Prendo atto che i deputati Simeoni e Belisario non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Romele ed altri 9/2200/27, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 493
Votanti 486
Astenuti 7
Maggioranza 244
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 280).
Prendo atto che il deputato Simeoni non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimaldi ed altri n. 9/2200/28, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 490
Votanti 488
Astenuti 2
Maggioranza 245
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 277).
Prendo atto che il deputato Simeoni non è riuscito a votare.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2200)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, noi voteremo a favore di questo provvedimento perché ne condividiamo il merito, anche se dobbiamo sinceramente manifestare forti perplessità sul metodo con cui si è arrivati a correggere non un errore, ma una scelta politica che la maggioranza di centrosinistra ha fatto al Senato, vale a dire quella di rendere inutile il giudizio contabile. Perché? Perché è evidente che non si tratta soltanto di una riduzione dei termini di prescrizione dell'azione di responsabilità amministrativa.
Si tratta di aver introdotto un meccanismo con il quale si rende di fatto impossibile il decorso del termine per l'esercizio dell'azione di responsabilità. Infatti, quando il termine di prescrizione si fa decorrere dalla commissione del fatto e non dalla consumazione del danno all'erario, è assolutamente evidente che si vulnera la possibilità di qualsiasi controllo giurisdizionale da parte della Corte dei conti sull'amministrazione pubblica.
Si tratta di una scelta politica che la maggioranza di centrosinistra ha fatto al Senato, perché è evidente che era funzionale a tutelare una serie innumerevole di inefficienze che gli amministratori - soprattutto quelli di centrosinistra, in particolare Pag. 35in Campania ed in Calabria - hanno posto in essere in questi anni, con sprechi interminabili di risorse dei cittadini da loro amministrati. Si è trattato di spreco di risorse in termini di consulenze, di moltiplicazione delle società di gestione di pseudo servizi locali e così via.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 12,50)
GIANPIERO D'ALIA. Non è la prima volta che questo avviene. In realtà, ciò che è avvenuto negli anni passati con la riorganizzazione del sistema delle autonomie locali - e non solo delle autonomie locali - e con la riforma del Titolo V della Costituzione approvata dal centrosinistra nella passata legislatura, dal 1996 al 2001, è stata l'eliminazione di ogni sistema di controllo sugli enti locali. E, con la scusa di introdurre modelli aziendali innovativi con i controlli interni, si è di fatto consegnata soltanto al giudice penale la possibilità di esercitare un controllo sull'attività degli enti locali.
Questo è il dato. Quindi, non si tratta di un errore. Si tratta della logica conclusione di un percorso iniziato tanti anni fa, che è stato quello di smantellare ogni forma di verifica sull'efficienza del sistema delle autonomie locali, in particolare, cercando di sostituire a quello esistente un sistema che non ha funzionato e cercando di invocare, a copertura di questa progressiva delegittimazione del ruolo - ad esempio - della Corte dei conti, il principio dell'autonomia degli enti locali.
Quindi, voteremo a favore del provvedimento perché siamo evidentemente d'accordo che si ripristini il sistema delle prescrizioni e dell'azione di responsabilità contabile come era in precedenza. Tuttavia, non possiamo fare a meno di contestare la circostanza che il Governo abbia pensato di minimizzare questa vicenda, circoscrivendola ad una sorta di errore materiale nella stesura del testo della finanziaria. Non è così. Dovete assumervi la responsabilità politica di quella scelta, come oggi vi dovete assumere la responsabilità politica di aver dovuto correggere quella scelta politica per l'insurrezione non solo dell'opposizione e dell'UDC ma anche del Paese, della Corte dei conti, del commissario anticorruzione e così via, che vi hanno contestato l'assoluta illegittimità a porre questioni morali avendo fatto questo tipo di scelta.
Abbiamo un'altra perplessità (e mi avvio alla conclusione). È evidente che, trattandosi di una norma che incide - ed incide profondamente - sul sistema delle responsabilità soggettive e quindi anche sul giudizio e sul processo contabile, la materia, nonostante l'urgenza di ripristinare la situazione, doveva essere affidata a procedure ordinarie e non allo strumento del decreto-legge. È evidente però che l'esigenza di ripristinare una legalità violata da parte del centrosinistra ci induce a tenere da parte le nostre perplessità sullo strumento utilizzato e a votare a favore di questo disegno di legge di conversione, dicendovi tuttavia: cospargetevi il capo di cenere, perché avete sbagliato anche in questo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, annuncio, a nome del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, il voto favorevole sul provvedimento in esame.
Chiedo peraltro che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Deputato Franco Russo, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, desidero richiamare alcune delle considerazioni già svolte nel corso della discussione sulle linee generali, in particolare la genesi del provvedimento in esame, il motivo del ricorso all'emanazione Pag. 36di un decreto-legge e, infine, la gestione della legge finanziaria per il 2007.
Quest'ultima - la gestione della legge finanziaria - è stata molto confusa. Il Governo ha presentato, in maniera dilettantistica, un maxiemendamento alla finanziaria troppo complesso per potere essere controllato in modo analitico al fine di prevenire errori pacchiani come, ad esempio, quello che si vuole correggere con il provvedimento in esame. Si tratta adesso di capire se si è trattato veramente di un errore o di una scelta deliberata da una precisa volontà, recepita ma magari non condivisa da tutti, con la quale si era cercato di fare quella che si potrebbe definire una «furbata», che però ha avuto vita breve.
Da tale gestione dilettantistica della legge finanziaria per il 2007 è derivata la necessità di emanare un decreto-legge per abrogare immediatamente uno dei commi contenuti in quella legge, il 1343 dell'articolo 1.
Occorre, quindi, riflettere su come gestire la legge finanziaria, capire quali siano le modalità migliori per porre i parlamentari, di Camera e Senato, nelle condizioni di comprendere appieno il testo sottoposto alla loro attenzione. Ciò finora non è avvenuto, ed accade così ormai da tantissimi anni. Non è una questione che riguarda esclusivamente la legge finanziaria per il 2007, ma una questione che riemerge puntualmente durante la sessione di bilancio; se ne discute spesso, ma ogni volta di essa ci si dimentica una volta che la finanziaria viene approvata, per poi riproporsi nove mesi dopo.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 12,55)
GIACOMO STUCCHI. Un modo di lavorare serio richiederebbe che tale questione non venisse ogni volta riproposta e successivamente accantonata, ma venisse sollevata, affrontata e risolta.
Quella di cui si chiede l'abrogazione con il provvedimento in esame - il comma 1343 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007 - è una disposizione che gridava vendetta. Quando, di fronte a precise responsabilità amministrative, si tenta una sanatoria di questo tipo evidentemente si vuole fare un piacere o premiare qualcuno. Il problema, però, è che con tale previsione normativa non si voleva premiare un comportamento corretto dei pubblici amministratori - questo sì, sarebbe condivisibile -, no, con la disposizione contenuta in quel comma si premiavano coloro che avevano violato le norme, coloro cioè che avevano problemi con le magistrature contabili e amministrative. E ciò non può essere accettato.
Quando nel corso della passata legislatura il Governo Berlusconi e la sua maggioranza parlamentare venivano attaccati perché facevano approvare leggi cosiddette ad personam, tutta la stampa dava contro il nostro Governo. Ma questa di cui si discute è una disposizione ad personam, una disposizione cioè che si applica a fattispecie particolari, ben riconducibili e ben individuabili.
Allora, bisognerebbe chiedere alla stampa come mai non c'è stato la stesso eco che si ebbe, invece, quando provvedimenti di portata ben inferiore, da questo punto di vista, venivano approvati dal Governo della Casa della libertà. Evidentemente, ciò serviva a qualcuno, serviva magari a sistemare le ritrosie, le richieste di qualche collega della maggioranza il cui consenso risultava indispensabile al Senato (parlo al passato perché, ormai, si è visto che anche con il consenso di quel singolo la maggioranza parlamentare in quel ramo del Parlamento non c'è più).
Di fronte a questa situazione si era cercato di ricorrere alla suddetta «furbata». Però, non reputo che tutte le colpe siano del senatore Fuda. Evidentemente, quando viene predisposto un maxiemendamento da parte del Governo gli attori protagonisti sono i ministri, i viceministri, i capi di gabinetto, insomma, tutte quelle persone che devono tessere le fila per «trovare la quadra» sul contenuto finale del documento, che poi diventerà il maxi emendamento da presentare all'approvazione Pag. 37con il voto di fiducia, indipendentemente che sia alla Camera o al Senato.
Tuttavia, il dubbio che qualche ministro, viceministro o esponente del Governo fosse connivente, fosse un sostenitore, magari occulto - o forse, neppure troppo occulto - di questo tipo di manovra viene e lo hanno in molti.
Forse, sarebbe opportuno andare a vedere (tuttavia, questo discorso poteva avere un senso tre giorni fa, quando il Governo esisteva ancora) all'interno del Governo Prodi per trovare questo soggetto, individuo, talpa, persona che, secondo la maggioranza, aveva lavorato contro gli interessi della maggioranza stessa.
Ormai, però, questo problema non c'è più perché, non essendovi più il Governo, non c'è più nemmeno la necessità di individuare chi lavorava contro il Governo per questa fattispecie specifica. All'intero della compagine governativa vi sono altri problemi, cioè cercare di capire chi nella maggioranza lavora contro il Governo e lo ha portato alla sua fine prematura nella giornata di ieri.
Per non farla troppo lunga, signor Presidente, noi, naturalmente, sulla conversione in legge di questo decreto esprimeremo un voto favorevole: ci mancherebbe altro! Tuttavia, non possiamo dimenticare - né possiamo esimerci dal sottolineare - la gravità politica di quanto accaduto, né possiamo accettare di fare finta di nulla. Non possiamo accettare che nessuno venga individuato (per lo meno il responsabile), che nessuno sia colpevole di ciò che è successo. È una questione anche di etica, di educazione civica, di responsabilità e di rispetto verso gli elettori, un rispetto di quella dignità propria anche delle aule parlamentari, dell'azione parlamentare e governativa che deve essere sempre tutelata.
Voi, così facendo, non avete dato sicuramente un bel esempio a tutti coloro che ci seguono dal di fuori delle aule parlamentari; voi, così facendo, avete contribuito ad incrinare ulteriormente la credibilità di un Governo che allora esisteva ma oggi non esiste più. Probabilmente, avete gettato la maschera. Infatti, di fronte ad operazioni di questo tipo, dicevate che la «capacità» di fare queste cose era solo degli esponenti del centrodestra. In realtà, queste cose le sapete fare benissimo anche voi. Le stesse cose, fatte dai Governi del centrodestra con finalità diverse, erano pubblicizzate sui giornali e «strombazzate»: peccato che, al vostro interno, quando agite in questo modo siete così dilettanti da non riuscire a capire che poi sarete immediatamente scoperti.
Un tentativo maldestro, un Governo maldestro, che, per fortuna, ormai, non c'è più. Quindi, passiamo ad altro senza insistere troppo e senza affondare troppo il coltello nella piaga. Per fortuna, oggi si respira un'aria nuova.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adenti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, con questo mio intervento desidero manifestare la piena condivisione del gruppo Popolari-Udeur su questo provvedimento.
Siamo di fronte ad un intervento governativo assolutamente opportuno, che dispone l'abrogazione di una disposizione certamente sciagurata contenuta nella legge finanziaria.
La modifica introdotta dal comma 1343 dell'articolo 1 stabiliva che il periodo di cinque anni non decorresse più dalla data in cui si è verificato il danno, ma da quella in cui è stata realizzata la condotta. Essendo quest'ultima data nella generalità dei casi antecedente alla prima, ne conseguiva una corrispondente anticipazione del termine finale di prescrizione.
Si tratta di un comma che, secondo la relazione, costituisce un mero errore redazionale, che introdurrebbe un elemento di grave difformità rispetto al modello generale della responsabilità della contabilità amministrativa del pubblico amministratore. Le conseguenze sarebbero di due ordini: la prima e più immediata si verificherebbe sui giudizi in corso, azzerando molte migliaia di giudizi con una Pag. 38conseguente perdita significativa per l'Erario; la seconda invece riguarda la definizione stessa della responsabilità degli amministratori, che diventerebbe una mera eventualità, con un'ampia possibilità di condotte produttive del danno per le quali nessuno nei fatti sarebbe chiamato a risponderne; infatti, il termine di prescrizione sarebbe decorso nel lasso di tempo che passa tra la condotta produttiva del danno e il momento in cui il danno si produce.
Siamo dunque di fronte ad un errore contenuto nella legge finanziaria, ma indubbiamente, in questo impreciso testo, non possiamo non cogliere l'urgenza di intervenire dal punto di vista legislativo, al fine di velocizzare i giudizi davanti alla Corte dei conti. Problema che deve essere affrontato, ma certo non agendo sulla prescrizione.
Infine, non si può omettere come la vicenda di questa disposizione ponga un altro urgente problema alla nostra attenzione, ovvero la necessità di rivedere il prima possibile le regole che disciplinano la sessione di bilancio. Devono essere necessariamente ridefiniti struttura, contenuti e procedure della manovra finanziaria. Occorre operare nella direzione del superamento dei limiti che la legge finanziaria attualmente presenta; una legge che oggi è nei fatti un coacervo di disposizioni ampie ed eterogenee, difficilmente analizzabili nel dettaglio con la necessaria attenzione e precisione, che forse permetterebbero di impedire il sorgere di inconvenienti, quale quello al quale oggi ci accingiamo a porre rimedio.
Ritengo dunque, a nome dei Popolari-Udeur, che sia necessaria ed urgente la conversione di questo decreto-legge e per tale motivo esprimeremo sullo stesso un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signora Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, annuncio, a nome del gruppo dei Verdi, il voto favorevole alla conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 299 che, come tutti sanno, concerne l'abrogazione del comma 1343 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante disposizioni in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa.
I Verdi ritengono che l'inserimento di tale comma nella legge finanziaria per il 2007 non sia stato dovuto né ad un errore tecnico, né ad una svista, né ad un refuso tipografico, ma che si sia trattato di un grave errore politico, commesso con un vero e proprio colpo di mano al Senato della Repubblica nell'ambito del maxiemendamento poi sottoposto al voto di fiducia e quindi non più modificabile in quella sede parlamentare e con quelle procedure.
Giustamente, subito dopo, si è registrata una forte reazione negativa e indignata, sia da parte dell'opinione pubblica sia da parte delle forze politiche, tanto di maggioranza quanto di opposizione e i Verdi hanno pienamente condiviso sia le critiche sia l'indignazione per quanto sconsideratamente avvenuto.
Per questo motivo, è stata giusta e doverosa da parte del Governo Prodi l'emanazione tempestiva di un decreto-legge ad hoc per abrogare il comma «incriminato» prima dell'entrata in vigore della legge finanziaria per il 2007 e cioè prima del 1o gennaio 2007.
Per questo stesso motivo, ribadisco con soddisfazione il voto favorevole del gruppo dei Verdi alla conversione in legge di questo decreto-legge, che anche il mio gruppo aveva auspicato e condiviso per riparare al grave errore - non tanto tecnico, quanto politico - che si era verificato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, se la finalità di questo disegno di legge di conversione Pag. 39è quella di cancellare il famigerato comma 1343 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006, è chiaro che il gruppo di Alleanza Nazionale non può essere contrario. Infatti, si tratta di cancellare una norma disdicevole e gravemente dannosa, che noi stessi abbiamo chiesto fosse immediatamente abrogata. Non è nella nostra disponibilità la scelta dello strumento e della procedura con cui attuare tale finalità. Il Governo ha scelto determinate modalità e determinati tempi e noi dobbiamo naturalmente perseguire l'obiettivo sostanziale, senza dilungarci oltremodo in schermaglie di carattere formale. Quindi, non potremmo certamente essere contrari al merito della questione.
Tuttavia, non sarà superfluo sottolineare che, dal punto di vista amministrativo e costituzionale, vi è materia affinché gli addetti al settore possano esercitarsi. Infatti, è forte il dibattito tra chi sostiene che sia corretto intervenire con una misura di questo genere prima che la norma incriminata entri in vigore e chi con elegante questione di diritto, tuttavia non superflua, sostiene che per abrogare una norma bisogna che essa sia prima vigente o sia entrata in vigore.
Naturalmente non sfugge ai numerosi ed agguerriti giuristi presenti in quest'aula che alto è il rischio di lasciare entrare in vigore una norma, per poi correttamente sopprimerla, poiché una volta entrata in vigore, essa innescherebbe comunque effetti giuridici con quella decorrenza, alimentando un contenzioso ed offrendo addirittura un «bagnasciuga» giuridico sul quale i potenziali responsabili degli illeciti amministrativi (quindi tenuti alle rifusioni, anche in proprio, verso l'erario) potrebbero innescare contenziosi dalla portata assolutamente imprevedibile. A questa sponda guardiamo con una certa preoccupazione, perché non ci nascondiamo che coloro che vorranno difendersi dalle pur giuste contestazioni e pretese da parte della magistratura amministrativa e che potrebbero essere tenuti anche a cospicue rifusioni dei danni provocati, potrebbero trovare pretesti o comunque terreni sui quali poggiare formalisticamente le loro difese.
Quindi, dobbiamo dire a questa maggioranza ed al suo deposto Governo che si sono caricati di una responsabilità grande dal punto di vista giuridico, oltre che morale, amministrativo e politico. Infatti, si stanno tuttora assumendo la responsabilità di lasciare spazio ad un contenzioso di intricato profilo, che potrebbe comportare ulteriori oneri e perversi effetti ai danni della pubblica amministrazione in generale. Quindi, quello che giustamente è stato chiamato un pasticcio, un brutto «giallo», un qualcosa in bilico tra la cronaca «gialla» e quella nera, lo è anche dal punto di vista della strumentazione scelta.
Detto questo, vorrei ricordare che la materia era molto chiara, perché bisognava comprendere se si trattava di instaurare un principio abbastanza devastante, stabilendo la decorrenza della prescrizione dal momento della commissione del fatto, anziché dal verificarsi del danno a seguito della azione o della omissione colpevole da parte dell'amministratore (vale a dire, colui che commetteva la condotta censurabile o ometteva comportamenti doverosi). Vorrei rilevare che tutto ciò interveniva soprattutto in un contesto in cui, spesso, coloro che commettono gli illeciti si trovano nella condizione di nascondere, di coprire, di non far esplodere e di non fare emergere la fattispecie illecita nella quale essi stessi sono incorsi.
Quindi, avendo presente la delicatezza di questo stravolgente principio che, con un colpo di mano, si voleva introdurre, debbo semplicemente riferirmi (pur citando qualche dato in più) a quanto detto prima, intervenendo sugli ordini del giorno presentati. Mi preme, in altri termini, sottolineare l'aspetto che interessa, al di là di noi rappresentanti politici, quei cittadini che ci conferiscono il mandato per stare in questa sede, discutere, votare ed assumerci delle responsabilità.
Infatti, i nostri comuni concittadini prima ascoltano il ceto di Governo (sia pur deposto, adesso) affermare che, grazie al Pag. 40favorevole andamento del gettito tributario - e, quindi, della torchiatura efficace nei confronti del contribuente! - si può rasserenare l'orizzonte, tuttavia la riduzione delle imposte potrebbe verificarsi - sottolineo «potrebbe» - nel 2008. Successivamente, essi ascoltano il deposto ministro dell'economia e delle finanze, Padoa Schioppa, dire: contrordine, compagni - o concittadini: fate voi! -, lo sgravio fiscale (ammesso che ci possa essere) potrà aver luogo non prima del 2009. E poi ancora contrordine, compagni e concittadini: la riduzione delle imposte potrà avvenire non prima del 2010.
Ebbene, mentre il cittadino, il lavoratore, il pensionato ed il risparmiatore ascoltano queste affermazioni, essi si sentono minacciati, come ho precedentemente ricordato (ma si tratta soltanto degli esempi più gravi), da una gragnuola di prelievi fiscali, come quelli che, aggravando l'imposizione centrale, verrebbero disposti anche dalle regioni e dagli enti locali. Gli stessi (pendolari o meno che siano), inoltre, si sentono annunciare che rincareranno di almeno il 20 per cento le tariffe ferroviarie.
I cittadini, inoltre, apprendono dalle cronache che l'inflazione sta penalizzando soprattutto i redditi dei più poveri e dei pensionati - in barba alla tanto decantata «vocazione sociale» di questo deposto Governo di sinistra-centro! - e scoprono, cosa ancor più grave, che le loro buste paga di gennaio e di febbraio hanno clamorosamente smentito «Prodi e soci», i quali avevano promesso che quello sarebbe stato il momento della verità! Infatti, si è visto che, al contrario, nei due mesi di gennaio e febbraio le retribuzioni di lavoratori dipendenti e pensionati si sono impoverite!
Orbene, mentre succede tutto questo, i nostri concittadini debbono assistere ad una manovra con la quale, da parte della maggioranza, si compie un colpo di mano in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria, nella quale, clandestinamente, si realizza un attentato alle casse sacrosante del pubblico denaro. Tale manovra avrebbe comportato - mi riporto, per brevità, ai dati che, in sede di esame degli ordini del giorno, ho precedentemente illustrato - un costo di oltre 1.000 milioni di euro: 814 milioni di euro come «danno emergente», più gli interessi, le spese di recupero, le spese legali e la vanificazione di 3.475 giudizi di responsabilità!
Ecco: questo è lo scenario! Si tratta di uno scenario, signor Presidente e onorevoli colleghi, «apocalittico», e ciò non solo per la violazione formale delle procedure e della legalità, ma anche per le devastanti conseguenze economiche sul contribuente. Infatti, è stato commesso, dalla maggioranza di sinistra-centro e dal suo Governo, un attentato alle casse ed alle tasche dei cittadini!
Vorrei che notaste bene che mi sono riferito a dati non arbitrari, o millantati dall'opposizione, ma che, come già ricordato, sono stati citati da un rappresentante del Governo, il sottosegretario Lettieri, in una sede ufficiale, quale il Senato della Repubblica!
Aggiungo che, stretto alle corde delle responsabilità morali e politiche della vicenda, il medesimo sottosegretario così si esprimeva, rispondendo ai senatori che lo incalzavano: il tentativo di ricerca in base al nome del primo presentatore dell'emendamento originario si era rivelato infruttuoso.
Il sottosegretario rappresentante del Governo si è espresso con le stesse parole con cui i nostri valorosi sottufficiali ed ufficiali dell'Arma dei carabinieri e della Polizia di Stato stendono un rapporto sulla ricerca dei responsabili di un reato che per il momento è privo di paternità; rapportano alla magistratura dicendo: i tentativi di individuare il responsabile sono risultati infruttuosi. Lo stesso linguaggio. E mai questo linguaggio fu più appropriato come in questa circostanza.
Quindi, la sintesi di questa disgraziata vicenda...
PRESIDENTE. Onorevole Benedetti Valentini, deve concludere. Il tempo a sua disposizione è scaduto abbondantemente.
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DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Lo sto facendo, la ringrazio.
Quindi, la sintesi di questa vicenda è un macigno di carattere morale e politico in capo al deposto Governo e alla sua maggioranza.
Dunque, il nostro voto, che è favorevole alla sostanza, all'effetto del provvedimento stesso, che è quello della cancellazione del famigerato comma, si carica di questo contenuto di denunzia rispetto al quale dobbiamo trarre elementi di grande ammonizione per ciò che sarà, qualunque esso sia, nell'azione del futuro Governo da insediare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, le ragioni del voto favorevole del gruppo di Forza Italia sono già state esposte. In ogni caso, non deve essere omesso che siamo in presenza di una bruttissima vicenda; si è tentato di mascherare, di minimizzare e di mettere a tacere la vera volontà che è dietro questo provvedimento e che, in realtà, era dietro il provvedimento che noi, oggi, stiamo cassando con questo disegno di legge di conversione.
Infatti, la ricostruzione fatta da qualche esponente della maggioranza non risponde al vero; dunque, vale la pena di ricordare alcuni passi di questa vicenda che fanno intendere come vi sia stata la volontà di inserire questa norma nefanda nella legge finanziaria (tale norma, poi, è stata messa al pubblico ludibrio da parte di tutti gli esponenti della maggioranza, anche di coloro i quali l'hanno inserita nella legge finanziaria).
Nasce con il nome di Fuda, un senatore di maggioranza. Nessuno obietta, nessuno si scandalizza; va avanti questo discorso, fino a quando non suona un piccolo allarme rispetto alla sparizione del cosiddetto comma Fuda.
Tutti ricorderanno che per la legge finanziaria vi è stata la necessità da parte della maggioranza di porre la questione di fiducia. La vecchia norma Fuda ricompare con il comma 1343, ma cambiata, riformulata. Non si tratta della stessa norma, dunque. Ci si scandalizza. Alcuni esponenti della maggioranza (mi riferisco, ad esempio, al ministro Di Pietro) sparano addosso alla maggioranza stessa, sostenendo che non si possono varare simili norme. Il ministro Di Pietro dichiara che avvierà un'indagine - indossando di nuovo la toga - per scoprire chi ha inserito in maniera surrettizia questa norma. Si dice che, sicuramente, sarà stato qualche funzionario. Incominciano ad attribuirsi colpe non politiche, ma tecniche.
Stiamo ancora aspettando quell'indagine. Non sappiamo ancora chi è stato ad inserire quella norma nella legge finanziaria. Sta di fatto che viene approvata e adesso sorge la necessità di cancellarla.
Qualche dubbio si pone in ordine non alla necessità di abrogarla, ma alla conseguenza non del tutto legittima cui potrebbe forse condurre lo strumento usato, nel senso che potrebbe non raggiungersi l'effetto voluto di cassare la norma. Peraltro, permettetemi di osservare che un piccolo sospetto sull'effettiva volontà di cancellare questa norma esiste; non dimentichiamo che proprio in questa Assemblea vi è stato un tentativo di anteporre l'esame del decreto «mille proroghe» a quello del decreto oggi in esame, tant'è che la maggioranza ha votato a favore dell'inversione dell'ordine del giorno. Vi è stata, inoltre, questa mattina, una sorta di minaccia nei confronti dell'opposizione: se avessimo continuato a perdere tempo su questo provvedimento, si sarebbe chiesta nuovamente, oggi, l'inversione dell'ordine del giorno, anteponendo nuovamente l'esame del decreto «mille proroghe» e mettendo il «Fuda» in coda.
Ciò deve forse farci supporre che non vi sia propriamente la volontà di sopprimere la norma; del resto, si è frattanto saputo che esisteva, a proposito di norme ad personam, qualche beneficiario di lusso, illustre, di questo provvedimento. Ne ricordo uno a caso, che risulta addirittura dalla relazione del procuratore generale della Corte dei conti quando, stimate le perdite dello Stato in ragione di 2 miliardi Pag. 42700 milioni di euro, cita tra le voci di tale ammontare il comune di Roma. Comune che, nonostante la condanna inflittagli dalla Corte dei conti, avrebbe potuto tranquillamente, con tale norma, non pagare più la sanzione relativa di 32 milioni di euro. Si tratta di uno dei tanti casi, ma vi è un elenco di possibili beneficiari, beneficiari cui si è data la caccia. Dunque, tutto un insieme di elementi fanno intendere come questa norma sia stata voluta e non si sia trattato di un errore tecnico!
Analogamente, è stata voluta quella disposizione che abroga la norma di legge che prevede la possibilità per lo Stato di confiscare i beni derivanti dal reato di abuso d'ufficio (reato compiuto, quindi, da pubblici amministratori); al riguardo ricordo infatti che la nostra proposta emendativa contraria fu dichiarata inammissibile. Per un insieme di reati è possibile, dopo il sequestro, giungere alla confisca ma, guarda caso, questa maggioranza ha voluto inserire nella finanziaria, al comma 220, una norma che ha estrapolato dall'elenco di tali fattispecie il caso in esame ovvero la possibilità di confisca per il reato di abuso d'ufficio. Chissà quale altro amico degli amici si voleva tutelare: anzi, si vuole tutelare, perché si tratta di una norma in vigore! Noi avevamo proposto di sopprimerla, ma, appunto, la nostra proposta emendativa è stata dichiarata inammissibile. Dunque, se vogliamo...
UGO SPOSETTI. Basta!
ANTONIO LEONE. Non devo infierire più? Va bene. Sarò buono, anche perché in effetti siete in agonia. Quindi, è meglio evitare di infierire; però, per correttezza, va precisato che non si può solo parlare di trasparenza, di recupero di fondi, di legalità. Non si possono condurre certe battaglie politiche e poi, nei fatti - attraverso la norma che oggi stiamo sopprimendo, e attraverso il mantenimento di quella norma che noi vogliamo sopprimere ma che voi non volete abrogare -, cantare, per così dire, la messa solo e soltanto per l'arciprete. Evidentemente, bisogna assumersi la responsabilità di tutto, anche andando contro il sindaco di Roma, contro il presidente di una regione ovvero contro chi illegalmente ha usato il suo potere. Ciò, anche a costo di perdere i beni che nel frattempo si sono accumulati attraverso quei reati commessi.
È questo che noi vogliamo dalla maggioranza ed è per questo che Forza Italia voterà favorevolmente su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, solo poche parole perché, data la complessità delle dichiarazioni fatte nei giorni scorsi e oggi, si rischia veramente di perdere il senso delle proporzioni.
PIETRO ARMANI. Ma è la realtà!
ROBERTO ZACCARIA. Voglio solo fare poche considerazioni nell'esprimere, a nome dell'Ulivo, il voto favorevole sul provvedimento. Si è trattato di un errore che si poteva correggere già al Senato se al Senato si fosse realizzata un'intesa ampia ed unanime, operazione che l'opposizione, seguendo le sue strategie, ha preferito non consentire. Quindi, con tempestività si sarebbe potuto già rimediare allora, ma ciò non è stato fatto.
Oggi, stiamo valutando ed approvando la conversione in legge di un decreto-legge. È abbastanza singolare, tra l'altro, che su un disegno di legge di conversione sul quale c'è un accordo di carattere generale sia stato praticato, sostanzialmente, un forte ostruzionismo. Questo dovrebbe portarci a svolgere alcune considerazioni sulle tecniche ostruzionistiche, anche con riferimento alla particolare giornata di oggi.
Per dare una motivazione a questo voto, mi collego alla relazione dell'onorevole Dato, nella quale sono menzionati alcuni casi e precedenti di questa natura. Un precedente è relativo proprio alla legge finanziaria 2006 del precedente Governo, il quale ha fatto esattamente la stessa Pag. 43cosa. Però, da parte dell'opposizione di allora c'è stato un atteggiamento molto più sobrio di quello cui abbiamo assistito in questa circostanza.
Mi collego anche alle valutazioni, molto pertinenti, del Governo e del sottosegretario Scotti che, tra l'altro, è un addetto ai lavori, essendo stato un giudice molto autorevole. Egli ha fornito una spiegazione tecnica del tutto convincente (che naturalmente durante il dibattito di questi giorni nessuno si è preso la briga di leggere) ed ha richiamato la distinzione, molto significativa, fra approvazione, promulgazione ed efficacia dell'atto. Soprattutto, a meno che sia stato disattento, mi pare che nessuno abbia citato il comunicato della Presidenza della Repubblica (lo dico con riferimento alle argomentazioni tecniche che ho ascoltato da alcuni che, almeno, vogliono misurarsi su questo terreno). Sarebbe stato sufficiente leggerlo, anche perché non è frequente che il Presidente della Repubblica accompagni la promulgazione di una legge con un comunicato. Ebbene, in quel comunicato, del 27 dicembre 2006, in poche righe si dice quello che in questa sede non è stato messo fuoco: «È stato sottoposto questo pomeriggio al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il decreto-legge che abroga il comma 1343 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007, recante disposizioni in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa. Il Capo dello Stato ha quindi promulgato la legge finanziaria e il bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2007 e per il triennio 2007-2009 ed ha successivamente emanato il decreto-legge.» Il commento finale, icastico, è in questi termini: «La norma abrogata, pertanto, non entrerà in vigore con la legge finanziaria, evitandosi in tal modo qualsiasi ipotesi di danno per l'erario». Lo ripeto: sarebbe stato sufficiente leggere queste poche righe per capire il senso e la valenza tecnica di questo intervento. Si è trattato di un errore al quale si sarebbe potuto riparare fin dall'inizio. L'opposizione non lo ha fatto e ha tirato per le lunghe anche il dibattito di quest'oggi.
Questo è il motivo per il quale il gruppo dell'Ulivo esprimerà un voto favorevole sulla conversione in legge di questo decreto-legge, senza alcun sotterfugio o tecnica dilatoria ma con una posizione molto chiara.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che vada respinto con vigore e rigore ciò che le destre cercano di insinuare, ossia che noi saremmo stati costretti a rimediare ad un errore voluto sulla finanziaria. Secondo loro, sarebbe stato un errore meditato e, quindi, la Corte dei conti e i poteri costituiti dello Stato avrebbero costretto il Governo e questa maggioranza, che, nonostante tutto, c'è e si farà sentire, a provvedere con un decreto-legge, insinuando, quindi, l'esistenza di una diversa volontà del centrosinistra e accusando, come affermava il collega Leone, di inadempienza il nostro ministro Di Pietro.
Noi rinviamo al mittente questo tipo di impostazione culturale e politica. Abbiamo rimediato ad un errore, che avevamo fatto - e lo abbiamo riconosciuto -, che non dipendeva, però, da una volontà politica, ma da una volontà tecnica.
Quindi, l'Italia dei Valori voterà a favore della conversione di questo decreto-legge, perché ritiene che coloro che i quali si siano macchiati di reati amministrativi nei confronti dello Stato vadano perseguiti. In questo senso, la linea dell'Italia dei Valori è rigorosa e l'azione del ministro Di Pietro è coerente con essa.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, il voto finale avrà luogo alle 15.
Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle 15.
La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 15.
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