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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 16,05).
(Iniziative per la messa in sicurezza della viabilità nel distretto apuano - n. 2-00406)
PRESIDENTE. Il deputato Evangelisti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00406 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, la ringrazio, così come ringrazio il sottosegretario ed i rappresentanti del Governo. Voglio brevemente ricordare il senso dell'interpellanza urgente. Nella notte fra il 27 ed il 28 febbraio, quasi un mese fa, una frana ha isolato cinque paesi montani del massese, quali Casania, Gronda, Guadine, Rediceti e Resceto. Si tratta di piccole realtà; stiamo parlando soltanto di 500 persone, ma che, a tutt'oggi, rimangono isolate. Esse debbono attraversare il fronte della frana a piedi, perché con i mezzi non è ancora possibile. La strada interrotta è l'unica via di collegamento tra questi paesi ed il capoluogo apuano. Come dicevo, gli abitanti isolati sono 500. Immediatamente sono partite le operazioni di soccorso, portate avanti dalla Protezione civile, dai Vigili del fuoco, dai volontari della Misericordia, della Croce Bianca, della Croce Rossa; circa 30 persone ancora oggi sono sotto la frana per assicurare un monitoraggio continuo.
Il movimento franoso di cui stiamo parlando, in verità, non è di grandi dimensioni. Eppure, è stato particolarmente pericoloso perché la frana si è fermata a soltanto 50 metri dalle case. Che la situazione fosse di pericolo lo stanno a dimostrare le reti metalliche di protezione apposte soltanto l'estate scorsa proprio a monte di questo paese. Tuttavia, soltanto 50 metri hanno impedito che ci potesse essere una tragedia.
Il versante interessato è quello dei Cesoni, all'appendice meridionale del monte Cipolla, vicino al torrente Renara. La frana ha interessato un tratto della via Alta Tambura, per una lunghezza di circa 80 metri lineari. La porzione del piede, dicono i tecnici, insiste a 60 metri dal paese di Guadine. Quest'ultimo è quello che ha rischiato di più; gli altri, in verità, non hanno corso alcun rischio, ma subiscono le stesse conseguenze del disagio, a causa dell'isolamento in cui sono costrette. Io ho portato e consegnerò poi a mano al sottosegretario le foto e anche i rilievi dell'incidente che si è determinato.
Con questa interpellanza intendo in primo luogo chiedere al Governo se sia a conoscenza di ciò che è successo quella notte e della situazione di disagio in cui versano i cittadini dell'intera area. Costoro, infatti, in questo momento sono privi dell'unica via di comunicazione che dava loro la possibilità di raggiungere i luoghi di lavoro e il centro. Soprattutto, c'è un problema di tranquillità psicologica perché la frana continua ad incombere e pertanto tutto il versante è in pericolo.
Intendo chiedere inoltre se il Governo non reputi opportuno adoperarsi per favorire un rapido ritorno alla condizione di Pag. 7normalità. Io, ancora sabato mattina, mi sono interessato presso gli uffici locali sia della Protezione civile, sia dell'amministrazione comunale di Massa, i quali mi hanno detto che forse tra una settimana - ma c'è ancora il punto interrogativo - si potrà porre termine a questo stato di disagio, almeno per quanto riguarda gli spostamenti.
Come ultima questione chiedo, infine, se si intenda riconoscere lo stato di calamità naturale e quali possano essere gli stanziamenti disponibili per il ripristino non solo della viabilità della strada, ma anche della messa in sicurezza del versante interessato dal movimento franoso.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Paolo Naccarato, ha facoltà di rispondere.
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Grazie, Presidente. In effetti, come ha già ricordato l'onorevole Evangelisti in questa interpellanza urgente, un movimento franoso si è verificato alle ore 0,15 del 28 febbraio 2007, in località Guadine, nel comune di Massa.
Tale dissesto, che è stato costantemente seguito dal centro funzionale del Dipartimento della protezione civile, è stato caratterizzato da una estensione di circa 20 metri, ed ha interessato la strada comunale di accesso alle frazioni montane di Guadine, Gronda e Redicesi, Casania e Resceto, isolando circa mille residenti.
In relazione alla dichiarazione dello stato di emergenza, ai sensi della legge n. 225 del 1992, si fa presente che non risulta pervenuta al Dipartimento della protezione civile alcuna istanza in merito da parte della regione Toscana che, invece, ha dichiarato lo stato di emergenza regionale (ai sensi dell'articolo 11, comma 2, lettera a), della legge regionale n. 67 del 2003), con decreto del Presidente della giunta regionale n. 38 del 5 marzo 2007.
Tutto ciò premesso, sulla base della documentazione agli atti e dalle informazioni ricevute dal Ufficio territoriale del Governo-Prefettura di Massa, è emerso che sono attualmente in corso i lavori di rimozione dei massi instabili e la messa in sicurezza del versante lungo il quale si è verificata la frana.
I lavori si protrarranno per circa 25 giorni, al termine del quale si valuterà la possibilità di rendere nuovamente percorribile la strada.
Attualmente il transito pedonale è reso possibile con l'accompagnamento, mentre il passaggio dei mezzi di soccorso si effettua attraverso un varco della larghezza di circa due metri, ricavato nei materiali franati che invadono la strada. Inoltre, sul posto è garantita 24 ore su 24 l'assistenza tecnica e sanitaria da parte del comune, dell'azienda sanitaria locale e da parte dei volontari.
Nel complesso quindi, pur permanendo una situazione di disagio per la popolazione, la fase critica dell'emergenza può considerarsi superata, anche se la riapertura della strada richiede dei tempi non quantificabili con esattezza.
In relazione all'aspetto idrogeologico, il territorio comunale di Massa ricade nell'ambito della Autorità di bacino regionale Toscana nord, che ha approvato il piano stralcio per l'assetto idrogeologico (PAI) con decreto del Consiglio della regione Toscana n. 11 del 25 gennaio 2005.
Il piano ha individuato l'area in cui si è verificata la frana come «area di pericolosità geomorfologica molto elevata» (PFME), e l'ha sottoposta a vincoli e prescrizioni relative alla edificabilità.
Inoltre, il PAI, in considerazione degli scenari di pericolosità individuati, ha fornito elementi per la predisposizione dei piani di protezione civile, al fine di ridurre le condizioni di rischio cui è esposta la popolazione.
Pertanto, all'interno delle aree perimetrate con la sigla PFME, gli insediamenti, le infrastrutture, le opere pubbliche e private, nonché gli edifici sparsi, sono da considerarsi a rischio geomorfologico molto elevato e quindi gli enti competenti, ai sensi della legge 24 febbraio 1992, n. 225, provvedono a predisporre piani di emergenza contenenti le misure per la Pag. 8salvaguardia della incolumità delle popolazioni interessate (articolo 15 delle norme tecniche di attuazione).
A seguito dell'evento franoso verificatosi, l'Autorità di bacino regionale ha effettuato dei sopralluoghi e ha disposto uno studio integrativo a cura dell'università di Siena, per definire nel dettaglio il fenomeno ed individuare le linee di intervento per la messa in sicurezza dell'intero versante. In proposito, il Ministero dell'ambiente e tutela del territorio e del mare, ha finanziato, dal 2002, quattro interventi nel comune di Massa, in diverse località, per complessivi 3.602.000 euro.
Per quanto riguarda il soccorso alle imprese agricole colpite dal movimento franoso, potranno essere attivati gli interventi del Fondo di solidarietà nazionale a conclusione dei rilevamenti da parte degli organi tecnici della regione Toscana, territorialmente competente.
Attualmente, ancora nessuna richiesta formale di intervento è pervenuta al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Qualora pervenga la proposta regionale, si assicura che il predetto Ministero provvederà all'istruttoria di competenza per l'emissione del decreto di declaratoria, ai sensi del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102.
Infatti, il predetto decreto legislativo n. 102 prevede a favore delle aziende agricole danneggiate nella misura non inferiore al 30 per cento - 20 per cento se trattasi di zone svantaggiate - la concessione di contributi in conto capitale fino all'80 per cento del danno sulla produzione lorda vendibile ordinaria, prestiti ad ammortamenti quinquennali per le maggiori esigenze di conduzione aziendale nell'anno in cui si è verificato l'evento e in quello successivo, la proroga delle rate delle operazioni di credito in scadenza nell'anno in cui si è verificato l'evento calamitoso, contributi in conto capitale per il ripristino delle strutture aziendali e la ricostruzione delle scorte eventualmente compromesse o distrutte. Inoltre, compatibilmente con le esigenze primarie delle imprese agricole, possono essere adottate anche misure volte al ripristino delle infrastrutture connesse all'attività agricola, tra cui quelle irrigue e di bonifica, con onere della spesa a carico del fondo di solidarietà nazionale.
PRESIDENTE. Il deputato Evangelisti ha facoltà di replicare.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Naccarato, che è stato molto preciso in alcune risposte; però, forse, è necessario chiarire almeno due punti. I tre milioni di euro a cui faceva riferimento lei, signor sottosegretario, non sono stati utilizzati per la messa in sicurezza del versante, ma per interventi nell'area del comune di Massa, a proposito della quale mi permetto di fare una piccola precisazione. L'area è composta da due parti, la parte pianeggiante, che si affaccia sul mare, e la parte retrostante, che è il versante montano. Insisto proprio sulla messa in sicurezza del versante montano, che sovrasta il paese di Guadine, perché qui vi è una situazione di costante pericolo, denunciata addirittura a partire dagli anni Cinquanta, sia per quelli che vi abitano che per i residenti nei paesi attigui.
Immagino che lei non conosca la zona, ma spero possa un giorno venire a farci visita per verificare come la valle sia caratterizzata da una sorta di biforcazione, proprio lì dove c'è il paese di Guadine; nell'altra valle, che confluisce nel punto in cui c'è stata la frana di cui parliamo, nel 1983 si è verificato un tragico evento, con le stesse caratteristiche: una piccola frana - stiamo parlando della stessa consistenza morfologica - ha distrutto un'intera famiglia (cinque persone). In quell'occasione, la frana rovinò direttamente nel centro del paese di Forno.
A partire da allora, sembrò che un percorso per la messa in sicurezza del versante potesse essere iniziato, con l'adozione di provvedimenti responsabili, mirati a debellare ulteriori episodi disastrosi. In verità, qualcosa è stato fatto, a seguito anche di precise segnalazioni giunte alle amministrazioni comunali da parte degli esperti, dei geologi e degli stessi abitanti Pag. 9del posto. Sono state stese delle reti metalliche proprio questa estate - fortunatamente - sopra il paese di Guadine. Ma le posso assicurare che anche queste reti di protezione, a fronte di un masso di 17 tonnellate, davvero poco avrebbero potuto fare. Anche questo oggi non sembra più sufficiente, considerata l'enorme consistenza di questi massi che sono rimasti in bilico nella parte alta del monte. Si tratta di una frana particolare perché, almeno dai primi rilievi, pare che ci sia stato non un vero e proprio cedimento franoso del terreno, ma un rotolare dei massi (si definiscono «massi erranti»). Infatti, a detta dei tecnici che operano sul luogo, non si è presentata la solita grande massa di terra e fango scivolata a valle, ma si è verificato il distacco di una parte di crosta terriera e di arbusti causato dalla caduta di un enorme masso.
Ciò che, comunque, desta molta preoccupazione è il fatto che sono rimasti in bilico tanti altri massi che potrebbero cadere da un momento all'altro, anche a seguito della più piccola scossa tellurica. Poiché la situazione è grave - e, soprattutto, gravi sono i disagi - sarebbe necessario evitare ulteriori perdite di tempo, nonché sprechi di risorse umane ed economiche.
Nel prendere atto che lo stato di emergenza è stato dichiarato a livello regionale, faccio presente che con l'interpellanza in trattazione ho cercato di porre non soltanto il tema dell'intervento immediato, ma anche quello dei lavori da realizzare a seguito delle indicazioni che verranno dai tecnici dell'università di Siena. Se ora, nella prima fase, si è provveduto allo sfalcio della vegetazione, alla messa in opera delle reti paramassi, alla formazione dei cordoli, alla realizzazione di un fosso nella zona a guardia della nicchia di distacco, e ad altro ancora, occorre considerare che i veri problemi - per affrontare i quali vi sarà bisogno di un concorso di forze da parte del Governo nazionale, della regione e degli enti locali - sono costituiti dallo studio delle fratture, dalla mappatura degli interventi di chiodatura e consolidamento delle reti paramassi, dallo studio per l'installazione delle barriere e delle opere di regimazione idraulica provvisorie e definitive, che sono le uniche in grado di mettere in sicurezza il versante di cui trattasi.
Comunque, la ringrazio signor sottosegretario. Non so se debba usare la canonica formulazione secondo la quale ci si dichiara o meno soddisfatti; ad ogni modo, nel dichiararmi largamente soddisfatto, la ringrazio di nuovo, signor sottosegretario.