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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Condizioni in cui prestano servizio gli agenti di polizia presso i valichi di frontiera tra Italia e Svizzera - n. 3-00770)
PRESIDENTE. La deputata Provera ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00770 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, signor ministro, la situazione che ci accingiamo ad illustrare ha dell'incredibile. Non era credibile neppure per noi, fino a quando il sindacato unitario degli agenti di polizia l'ha prospettata al nostro consigliere regionale Juri Bossutto, assieme al quale siamo andati ad effettuare un sopralluogo di verifica.
In tal modo, abbiamo potuto prendere atto delle condizioni in cui i lavoratori di polizia frontaliera operano. Essi, infatti, vanno a lavorare percorrendo un tragitto francamente difficile per ogni cittadino che la attraversa (peraltro, essi sono obbligati a recarsi ai posti di frontiera tutti i giorni), ed essa costituisce un rischio notevole soprattutto in inverno.
Segnalo, altresì, che questi lavoratori di polizia sono tenuti a percorrere una lunga distanza, pur essendo alloggiati a Domodossola...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
MARILDE PROVERA. ... e quindi devono usare per forza tale strada. In più, essi operano in condizioni difficili, vale a dire senza servizi igienici e senza alcun supporto. Questo è il nostro «biglietto da visita», a fronte di una Svizzera...
PRESIDENTE. Deve concludere!
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MARILDE PROVERA. ...organizzatissima!
Ho concluso, Presidente. Chiediamo, quindi, cosa il Governo intenda fare per provvedere a tale situazione.
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, mi sono informato sulla situazione che è stata testè illustrata, che personalmente non conosco, concernente i due valichi di Ponte Ribellasca e Paglino.
Non mi risulta che le condizioni logistiche siano esattamente quelle riferite in questa sede. Ponte Ribellasca dista 32 chilometri da Domodossola; d'altra parte, i poliziotti che lavorano in tale sede preferiscono stare in quel comune, perché sul valico vi è questo piccolo posto ove assolvere la loro attività di controllo, nonché una piccola caserma di fronte.
Pertanto, tali agenti rimangono a Domodossola, che si trova a 32 chilometri dal citato valico di frontiera. Percorrere tutti questi chilometri su strade di montagna, specie d'inverno, effettivamente non è come andare ad Ostia partendo da Roma, e di questo mi rendo conto.
In ogni caso, secondo quanto mi risulta, l'impianto di riscaldamento esiste. Il posto di controllo è assai poco esposto al sole e, soprattutto d'inverno, la temperatura è piuttosto rigida. Tuttavia, mi si dice che l'impianto di riscaldamento esiste.
I turni di questi poliziotti sono, peraltro, di sei ore: non passano dodici ore lì dentro. Sono turni di sei ore. Inoltre, vi è la garitta per il controllo dei documenti, vi sono i servizi igienici, le docce e due vani destinati a piccolo alloggio.
Al valico di Paglino, a circa 20 chilometri da Domodossola (e non 32), c'è la garitta e un ufficio dotato di un impianto di riscaldamento. Non c'è il bagno, ma di fronte vi è una caserma della Guardia di finanza. Effettivamente, esiste un disagio per chi ha bisogno di andare in bagno, che deve recarsi non sotto una quercia, ma nella caserma antistante.
La prefettura, già dal 2004, ha richiesto lavori di adeguamento, e devo dare atto che il provveditorato regionale alle opere pubbliche non vi ha provveduto, pare per mancanza di risorse finanziarie.
Va sottolineato che nel 2008 - esattamente tra un anno - questa problematica verrà meno perché la Svizzera si adeguerà all'Accordo di Schengen con un «para Schengen» per i paesi che non sono membri dell'Unione europea e che, tuttavia, adottano le stesse regole. Quindi, questi due avamposti al freddo non avranno più ragione di esistere.
PRESIDENTE. La deputata Provera ha facoltà di replicare.
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, per altri ovvi motivi spero che la situazione con la frontiera svizzera sia presto risolta, aderendo tale Stato all'Accordo di Schengen. Tuttavia, da qui ad allora, per questi lavoratori qualche soluzione andrà trovata.
Contrariamente a quanto si dice, loro non hanno scelto di alloggiare a Domodossola; tuttavia, non possono stare dove operano. E per fortuna fanno turni di sei ore, così come in tutte le diverse situazioni in cui opera la polizia! Salvo poi fare gli straordinari che di norma vengono richiesti con i necessari prolungamenti di orario: teoricamente essi non sono previsti, ma praticamente si verificano sempre.
I servizi igienici sono di difficile raggiungimento. Inoltre, se per riscaldamento si intende una stufa da autoalimentare, quest'ultima nel 2007 mi sembra ben povera cosa!
Penso che qualche risorsa in più si possa investire.
Va tenuto presente che i nostri militari, oltre a godere di grande solidarietà da defunti, preferirebbero ottenere solidarietà e qualche aiuto nello svolgimento della propria attività da vivi, così da compiere bene il loro mestiere.
La solidarietà che si dimostra a queste persone è tardiva. Per fortuna, possono contare sulla solidarietà fattiva dei colleghi svizzeri che a volte li accolgono, offrono Pag. 68loro una tazza di caffè, li ospitano nei loro spazi: lì almeno possono giocare a carte e scambiare quattro chiacchiere in una specie di spaccio. Dove si trovano adesso, non hanno più nemmeno quello. Infatti, è stato chiuso anche lo spazio per uno spaccio interno per altre e diverse vicende.
Francamente, è una situazione invivibile per qualsiasi essere umano. Chiederei al ministro di provvedere, sperando che fra un anno tutto si risolva automaticamente. Da qui ad allora, chiederei di avere almeno un po' di pietà, se non comprensione.