Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zipponi, che per la verità aveva già chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori al termine della seduta antimeridiana. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ZIPPONI. Ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori in quanto in questi giorni la stampa riferisce del pericolo che un'azienda strategica per l'Italia passi in mano straniera. Mi riferisco alla Telecom. La questione riguarda la proprietà della Telecom e della rete, cioè di quell'autostrada da cui passano, o passeranno, contemporaneamente Internet, telefono, TV e tanti altri servizi pubblici per i cittadini e per le imprese.
Gli investimenti sulla banda larga per raggiungere tutto il territorio italiano, in particolare il Mezzogiorno, sono fondamentali per sviluppare le attività e le relazioni, cioè sono un fattore di competitività del sistema. In Europa, a partire dalla Francia e dalla Germania, le reti di distribuzione dell'energia e delle telecomunicazioni sono e rimarranno sotto ferreo controllo pubblico. In Italia, la Telecom è stata invece venduta prima ai «furbetti» capeggiati da Gnutti, poi a Tronchetti Provera. L'acquisto è avvenuto indebitando l'azienda, con zero investimenti, tagliando i servizi ai dipendenti e mettendo in crisi tutto il sistema italiano delle telecomunicazioni, laddove gli azionisti in questi anni hanno continuato a percepire dividendi.
È strano, Presidente, che la magistratura non abbia nulla da dire su queste operazioni, lesive degli interessi dell'82 per cento degli azionisti, visto che Tronchetti Provera controlla Telecom con solo il 18 per cento delle azioni, lesive degli interessi nazionali, lesive per le imprese italiane, lesive per gli 80 mila lavoratori dell'azienda. La nostra proposta è quella di far valere l'interesse dello Stato italiano attraverso la verifica delle concessioni alla Telecom, visto che come per Autostrade Spa nulla è stato fatto per mantenere e sviluppare quell'azienda; anzi siamo in presenza di un degrado impiantistico e tecnologico anche della rete fissa. Ci fa specie che invece di considerare Telecom un errore clamoroso da non ripetere, forze interne al Governo e all'opposizione vogliono proseguire su quella strada fallimentare, ad esempio separando dall'ENI (azienda italiana con azionista pubblico) la rete del gas (Snam Rete Gas).
Perseverare nell'errore è semplicemente diabolico! Le aziende italiane dell'energia e delle comunicazioni sono un interesse collettivo nazionale, di cui il Governo e il Parlamento devono discutere. La rete delle telecomunicazioni deve tornare di proprietà pubblica, perché è un bene comune, che intreccia anche questioni delicatissime, come le intercettazioni, sottoposte in questi mesi ad indagini da parte della magistratura. Non possiamo permettere che il nostro paese diventi una colonia e perda sovranità sui fondamentali del sistema economico. Per questo motivo, signor Presidente, chiediamo che il Governo riferisca e discuta in Parlamento di questo argomento, indicando quali scelte industriali e di sviluppo vogliamo perseguire (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Onorevole Zipponi, ho consentito che lei terminasse il suo intervento, sebbene la questione da lei posta sia di merito e non attenga all'ordine dei lavori. Vorrei tuttavia evitare di aprire adesso un dibattito sull'argomento. Lo dico anche per gli onorevoli che hanno chiesto la parola.
Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, per la verità sono sorpreso dal fatto che la Presidenza abbia consentito un intervento di così ampia motivazione alla giusta richiesta avanzata dal collega.
Anch'io mi associo alla richiesta che il Governo riferisca al più presto sull'argomento, ma naturalmente, se dovessi intervenire nel merito, non una delle parole pronunziate dal mio autorevole collega Pag. 46sarebbe da me condivisa. Anzi, ritengo si tratti di un'impostazione esiziale per il nostro paese e mi auguro che il Governo voglia distanziarsi profondamente da quelle parole, dalle parole che ha pronunziato il Presidente di questa Camera che sono veramente molto gravi sul piano istituzionale e politico.
LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, vorrei associarmi, nel merito e nella forma, all'intervento svolto dal collega La Malfa. Egli mi ha preceduto e condivido il senso delle sue parole.
GIORGIO JANNONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, accogliendo il suo invito, cercherò di svolgere un breve intervento.
Senza entrare nel merito della questione, non posso certamente non contraddire il percorso logico e dialettico svolto dall'esponente del gruppo di Rifondazione Comunista.
Vorrei ribadire anche io il nostro totale dissenso dalle considerazioni espresse, convinti che sia il mercato a dover stabilire determinate logiche di acquisizione. Non deve essere certo lo Stato ad intervenire in ordine a problemi e decisioni che spettano ad un consiglio di amministrazione di una società che oggi è privata.
È vero che il comparto delle telecomunicazioni è delicato, ma è anche vero che sarebbe un gravissimo errore un'interdizione da parte dello Stato su decisioni di questo tipo.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, rappresenterò al Presidente della Camera le riflessioni svolte in ordine alla questione sollevata.
AUGUSTO ROCCHI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, deputate e deputati, Alite Cardella, 59 anni, vedova, due figli. È l'ennesima tragica morte sul lavoro di oggi. In una grande azienda di Castelplanio, l'industria del pollo Arena, questa mattina si è verificato un grave infortunio sul lavoro. Un incendio ha distrutto parti dello stabilimento e questa lavoratrice ha perso la vita.
Siamo ormai di fronte ad una strage quotidiana di lavoratori e lavoratrici. È un fatto gravissimo che non può essere affrontato con apatia, considerandolo come l'inevitabile ed ulteriore tragico avvenimento di morte sul lavoro.
Si tratta di un'azienda di 600 dipendenti, il cui organico è costituito per la metà da dipendenti con contratto a termine: non una piccola azienda qualsiasi, ma una grande industria nella quale, per tali condizioni di lavoro e di sicurezza, è accaduto un fatto così drammatico.
Ho chiesto la parola per sottoporre con forza all'Assemblea non solo fatti così drammatici, ma anche per sollecitare il Governo ad intervenire celermente, affinché vengano adottati un Testo unico sulla sicurezza del lavoro, uno strumento legislativo capace di intervenire efficacemente nell'ambito della prevenzione degli infortuni per la realizzazione di strumenti di sicurezza sul lavoro, nonché una legge che superi definitivamente l'uso abnorme del contratto a termine che determina situazioni di precarietà. Queste problematiche devono essere affrontate e superate nel paese!
Rivolgo, quindi, un richiamo urgente al Governo, affinché intervenga a livello legislativo per fare in modo che i provvedimenti di cui si sta discutendo nelle varie Commissioni vengano trasmessi all'Assemblea per il loro esame ed approvazione.
Infine, credo che si debba manifestare da parte di tutti la solidarietà alla famiglia, ai lavoratori di quell'azienda ed a tutti i lavoratori italiani colpiti così drammaticamente da questo ennesimo tragico episodio (Applausi).
PRESIDENTE. Onorevole Rocchi, prendo atto dei gravi fatti da lei segnalati, di cui riferirò al Presidente della Camera.