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Informativa urgente del Governo sulle iniziative assunte a seguito delle scritte ingiuriose e delle minacce nei confronti di monsignor Bagnasco, Presidente della Conferenza episcopale italiana, apparse in alcune città d'Italia (ore 10,05).
(Intervento del viceministro dell'interno)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il viceministro dell'interno, onorevole Marco Minniti.
MARCO MINNITI, Viceministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, desidero innanzitutto esprimere la solidarietà del Governo e mia personale a monsignor Angelo Bagnasco, oggetto di vili intimidazioni che offendono non solo la Chiesa cattolica, ma anche un radicato sentimento religioso e la coscienza civile e democratica del nostro paese.
Vengo subito alla ricostruzione dei fatti. A partire dal mese di marzo, subito dopo l'insediamento di monsignor Bagnasco alla presidenza della CEI, sono apparse, in più città italiane, tra le quali Genova, Bologna, Torino e Napoli, scritte offensive nei suoi confronti.
Il 30 marzo sono apparsi a Genova alcuni adesivi di contenuto anticlericale. Il giorno successivo è stata rinvenuta un'altra scritta offensiva sul portone d'ingresso della cattedrale di San Lorenzo.Pag. 2
A seguito di tali episodi, il prefetto di Genova ha immediatamente ed opportunamente disposto, in sede di coordinamento delle Forze di polizia, un servizio di vigilanza permanente presso la curia ed un servizio di tutela personale per monsignor Bagnasco in relazione ai suoi spostamenti nel capoluogo ligure.
Altre scritte sono state rinvenute nei giorni successivi nel quartiere Sampierdarena. Ignoti ne hanno vergate numerose altre, accompagnate dai simboli dell'anarchia, della falce e martello e delle Brigate rosse, tutte offensive nei confronti del sentimento religioso e minacciose nei confronti di monsignor Bagnasco.
Sempre nel quartiere Sampierdarena è stata altresì vergata la scritta murale contenente una frase offensiva nei confronti dell'alto prelato, seguita dal simbolo della stella a cinque punte cerchiata.
Alla luce di questi ulteriori avvenimenti, il prefetto di Genova ha intensificato i dispositivi di protezione nei confronti dell'arcivescovo, attivando opportune misure di sicurezza. Dette misure prevedono che monsignor Bagnasco venga tutelato sia nella sede di lavoro, sia per ogni spostamento in ambito cittadino e regionale. Fuori dalla regione la tutela è assicurata dalle competenti prefetture che, di volta in volta, vengono attivate dalla prefettura di Genova.
Per tutti i fatti che si sono verificati a Genova, secondo quanto comunicato dalla competente procura della Repubblica, è stato avviato, allo stato a carico di ignoti, un procedimento penale per i reati di offesa a confessione religiosa mediante vilipendio di persone, minacce aggravate e deturpamento e imbrattamento di cose altrui. Le indagini sono state affidate alla Digos di Genova.
Tuttavia, la ricostruzione del quadro informativo in nostro possesso potrebbe portarci a fare riferimento a frange estreme dell'area anarchica e, pur non essendoci alcuna verificata connessione con gli episodi in questione, va segnalata una certa attività di circoli e gruppi con marcato carattere anticlericale. Peraltro, segnali di risveglio del movimento anticlericale di matrice anarchica si sono rilevati anche in Spagna dove, nel 2006, si sono verificate azioni dirette contro tre chiese in Galizia.
Tale circostanza è da tenersi in debito conto, attesa l'osmosi operativa esistente tra militanti anarchici iberici ed italiani. Va anche sottolineato che le minacce all'alto prelato hanno immediatamente suscitato manifestazioni di solidarietà provenienti da tutto lo schieramento politico e da significative componenti del mondo istituzionale e della società civile.
Anche a Torino, successivamente, nella notte tra sabato 7 e domenica 8 aprile, alla vigilia della santa Pasqua, ignoti, utilizzando bombolette di vernice spray di colore nero, hanno vergato sulle mura perimetrali della chiesa Santissimo nome di Gesù, scritte contro il Sommo Pontefice e le autorità ecclesiastiche.
L'episodio, secondo le competenti autorità locali, potrebbe avere avuto origini in ambienti anticlericali torinesi che hanno inteso emulare le scritte di Genova dei giorni precedenti.
Anche a Napoli, nel pomeriggio del 10 aprile, è stata rinvenuta su una parte laterale della chiesa di Sant'Eligio Maggiore, nel centro storico, una scritta di colore rosso contro il Sommo Pontefice e il presidente della CEI. Anche in questo caso l'attenzione degli investigatori è alta e la situazione viene monitorata in permanenza.
A Bologna, nella mattinata dell'11 aprile scorso, com'è noto, davanti alla sede delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (ACLI) di via Lame 116 è stata rilevata la presenza di una scritta con vernice rossa vergata sul pavimento esterno, prospiciente l'ingresso principale, avente contenuto offensivo nei confronti del presidente della Conferenza episcopale italiana. Con la stessa vernice è stata imbrattata la targa a sinistra dell'ingresso della predetta sede.
Le indagini avviate dalla procura della Repubblica per i reati di minaccia grave e danneggiamento aggravato, sulla base dei rilievi effettuati dal gabinetto regionale di polizia scientifica e dei primi elementiPag. 3raccolti nell'ambito delle stesse, hanno indotto per il momento l'autorità giudiziaria a ritenere che l'episodio sia riconducibile al più generale ed attuale contesto che registra scritte di analogo contenuto minatorio in diverse città italiane.
Si è dunque attivata, rispetto a questi fatti, una complessa attività informativa, di indagine e di protezione. Al momento, si può trarre una prima conclusione. I ripetuti episodi intimidatori in atto sembrerebbero non ascrivibili a matrici di natura eversiva ma troverebbero origini in un sentimento anticlericale volto a rimarcare la presunta interferenza della Chiesa nelle vicende politiche nazionali. Come risulta evidente da questa ricostruzione, il Governo sta seguendo con sistematica attenzione la situazione.
L'attenzione - posso garantire al Parlamento - era e rimane straordinaria, così come la situazione richiede.