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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2534-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti. Pag. 76Ne ha facoltà (Applausi polemici dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
MATTEO BRIGANDÌ. Era ora (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Non mi pare che l'opposizione sia molto dispiaciuta!
Signor Presidente, il Governo ha predisposto un emendamento interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge n. 2534, di conversione del decreto-legge n. 23 del 2007, sul quale preannuncio, dopo il vaglio di ammissibilità da parte della Presidenza, l'intenzione di porre la questione di fiducia (Vivi commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). Le consegno ora il testo dell'emendamento.
PRESIDENTE. Ne prendo atto.
ANDREA GIBELLI. Vergogna!
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. La vergogna è l'ostruzionismo che fate (Commenti - Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, per la verità non avevo intenzione di prendere la parola, anche perché quello del ministro Chiti è solo un preannunzio. Ma devo dire che mi sembra vergognoso che il Ministro concluda la propria richiesta di fiducia basandola sul nostro ostruzionismo, viste le modalità con cui si è giunti in quest'aula a porre la questione di fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)! Il Ministro Chiti deve infatti ricordare che il tempo che si è perso specialmente nell'ultima fase - è sotto gli occhi di tutti - era dovuto soltanto alla necessità di consentire al Governo di mettere insieme i «cocci» all'interno della maggioranza su alcuni problemi che il provvedimento in esame ha sollevato (Vivi commenti dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani). È inutile che facciate questi commenti: avete avuto bisogno di tempo per convincere Rifondazione Comunista su alcuni punti, per ritirare gli emendamenti presentati e per arrivare ad ottenere il consenso sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
Il nostro ostruzionismo è servito almeno ad una cosa: abbiamo visto finalmente accolti alcuni dei nostri emendamenti da parte delle Commissioni e del sottosegretario che seguiva il provvedimento. Se questo è ostruzionismo, se le riflessioni che abbiamo portato all'attenzione dell'Assemblea sono il presunto ostruzionismo, ben venga l'ostruzionismo! La verità è che finalmente siete riusciti a far quadrare i conti e siete venuti con il Ministro Chiti, il vostro «portatore di fiducia» - ormai lo possiamo tranquillamente chiamare così - a manifestare nuovamente in quest'aula un'altra sconfitta di questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gibelli. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, ritengo che sia un fatto grave - mi associo alle parole del collega Leone - quanto un Ministro della Repubblica ha affermato su uno strumento legittimo che la Lega Nord Padania non ha nascosto, nelle sue dichiarazioni, di utilizzare di fronte a qualcosa che essa riteneva inaccettabile per il Paese. Riteniamo infatti giusto adottare tutti gli strumenti che il Regolamento ci mette a disposizione per fare opposizione.
Lo abbiamo fatto. Volevamo entrare nel merito del provvedimento, ma ciò ci è stato impedito, e di vergognoso, mi spiace Ministro, c'è il suo atteggiamento, che oggi Pag. 77fa pagare ai toscani - le persone che abitano nella sua regione - i debiti sanitari per un cinico calcolo politico.
È di questo che il Governo deve vergognarsi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Signor Presidente, oltre ad associarmi alle parole del collega Leone, in particolare per quanto riguarda la critica infondata che il Ministro ha espresso sul nostro ostruzionismo, vorrei ricordare ai relatori delle Commissioni Bilancio e Affari sociali - con i quali abbiamo discusso il provvedimento - che, fin da ieri mattina, avevamo detto che se non fossero stati modificati alcuni aspetti - in particolare, i periodi terzo, quarto e quinto del comma 3, dell'articolo 1 - noi avremmo insistito sul dibattito e sull'approfondimento dei temi.
Ci voleva poco a capire che, modificando quegli aspetti, introducendo gli elementi che poi il sottosegretario Lettieri ha riconosciuto necessari, si poteva avviare ad una soluzione molto più rapida la discussione in atto.
PRESIDENTE. Seguendo la prassi, concederò la parola ad un deputato per gruppo. Vi sono richieste, evidentemente, da parte di gruppi per i quali c'è già stato un intervento. Avverto i colleghi appartenenti a tali gruppi che, pertanto, non posso concedere loro la parola.
DARIO RIVOLTA. Chiedo di parlare per fatto personale.
PRESIDENTE. Onorevole Rivolta, alla fine le darò la parola.
Ha chiesto ora di parlare l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Ministro Chiti, se lei osserva bene qual è stato l'atteggiamento del nostro gruppo, con due interventi soltanto nell'ordine della discussione, capirà perfettamente che non vi è stato alcun atteggiamento ostruzionistico. Peraltro, negli interventi che sono avvenuti, avevamo chiesto anche noi che venisse modificato il decreto-legge al nostro esame.
Occorre sempre operare una distinzione, non tanto perché vogliamo distinguerci, ma in quanto su ogni provvedimento che viene portato in quest'aula e sulle accuse rivolte ai singoli gruppi bisogna sempre fare un ragionamento serio e sereno.
Abbiamo condiviso, in parte, l'azione ostruzionistica che i gruppi dell'opposizione hanno svolto, sapendo perfettamente che si poteva modificare il decreto-legge al nostro esame. Ma sappiamo perfettamente che la disponibilità a modificarlo deve essere espressa a chiare lettere dal Governo e non certamente dall'opposizione.
Quindi, l'azione che è stata portata avanti fino adesso ha condotto ad un risultato: il Governo ha ammesso che molte delle azioni portate avanti dall'opposizione, che chiedeva modifiche, in qualche modo avevano un assunto di verità. In sostanza, se è necessario fare questa «trafila» per arrivare a tali ammissioni, ben venga anche questo tipo di atteggiamento ostruzionistico (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Ministro, le sue parole non fanno giustizia, perché del nostro gruppo è intervenuto solo il sottoscritto, nemmeno in discussione generale, ma sul complesso degli emendamenti.
È stato un intervento solo ma, ovviamente, di critica importante, con il quale abbiamo voluto sottolineare che la nostra regione - la Toscana, che l'ha visto presidente della giunta regionale - ed altre, come la Lombardia, il Veneto e l'Emilia, erano regioni virtuose, i cui cittadini non meritavano di pagare 6 mila miliardi del vecchio conio (3 miliardi di euro) per i danni provocati da amministratori delle ASL e da direttori generali che non meritano di essere riconfermati, poiché crediamo Pag. 78che continuerebbero a sperperare il denaro pubblico, pensando che il Governo coprirà i loro conti.
Nelle ASL di cui parlo - soprattutto in Campania, ma anche nel Lazio - il debito è strutturale ed è destinato ad aumentare sempre di più per i costi imputabili ai dipendenti, ai noleggi di macchinari sanitari e alle convenzioni.
Il prossimo anno dovremo prevedere forse 4, 5, 6 o 10 miliardi di euro.
Tuttavia, noi abbiamo fatto ciò con un unico intervento; pertanto, se questo Esecutivo non è in grado né di governare, né di portare i suoi parlamentari a confrontarsi con le minoranze e deve procedere a colpi di fiducia, non è responsabilità né del nostro gruppo, né dell'opposizione: si tratta dell'incapacità di governare di questa maggioranza.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, sappiamo che, nel gioco delle parti ciascuno fa la sua. Parimenti, sappiamo perfettamente - è sempre accaduto - che al momento dell'apposizione della questione di fiducia le opposizioni contestano questa decisione.
Non capisco, tuttavia, cosa si possa imputare al ministro Chiti. Potete consultare il «libro dei precedenti» (quello che quando ero all'opposizione, nella scorsa legislatura, onorevole Leone e amici dell'attuale opposizione, ci avete aperto molte volte per raccontarci quante cose erano accadute), e riscontrerete che in molte occasioni il Governo precedente ha posto la fiducia addirittura all'inizio di una discussione generale, e non dopo due giorni nei quali siamo stati in quest'aula ad ascoltare. Vorrei aggiungere che, nella differenza di atteggiamenti che può essere marginale e valutata politicamente, è accaduto assai di rado che un Governo, pur arrivando a porre la questione di fiducia poiché un decreto-legge va convertito, abbia comunque recepito le indicazioni che arrivavano non solo dalla maggioranza, ma anche dall'opposizione, proponendo modifiche e votandole in Commissione, prima di porre la questione di fiducia.
Vi è uno stile in ogni cosa. Si può sostenere quel si vuole; in modo molto leale, la Lega ha dichiarato formalmente dinanzi a quest'Assemblea che avrebbe praticato l'ostruzionismo. Onorevole D'Agrò, mi rendo conto che ci può essere una distinzione, ma il Governo può fare anche specifiche particolari. Tuttavia, nell'economia del dibattito, è emerso un ostruzionismo in atto e, al contempo, è chiaro che il Governo, avendo un obbligo nei confronti del Paese e impegni con la maggioranza, dopo due giorni nei quali non si è svolta una sola votazione e si è disputato solo un dibattito - questa mattina vi erano ancora ventitré iscritti a parlare - non ha potuto fare altro. Poiché il provvedimento deve tornare all'esame del Senato e le opposizioni giustamente rivendicano che anche a Palazzo Madama vogliono disporre del tempo necessario ad esaminare il decreto-legge, è del tutto evidente che non vi era altra strada da percorrere.
È giusto criticare, è sicuramente lecito mettere in discussione nel merito il provvedimento, come le opposizioni hanno fatto, ma addirittura contestare perché si sono persi 10 minuti tecnici per porre la questione di fiducia mi sembra obiettivamente eccessivo.
Quindi, ritengo che, nel gioco delle parti, possiate criticare la questione di fiducia, ma essa è il risultato di un atteggiamento che è impossibile nascondere o, addirittura, non rivendicare (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Prendo atto della presentazione da parte del Governo dell'emendamento Dis. 1.1, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge n. 2534-A, di conversione del decreto-legge n. 23 del 2007, in materia di ripiano di disavanzi sanitari, sul quale il Ministro per i rapporti con il Parlamento Pag. 79e le riforme istituzionali ha preannunziato l'intenzione di porre la questione di fiducia.
Dovremmo ora sospendere i nostri lavori per effettuare il vaglio di ammissibilità. All'esito di tale vaglio il testo sarà, come di consueto, posto a disposizione del Comitato dei diciotto.
DARIO RIVOLTA. Chiedo di parlare per fatto personale.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DARIO RIVOLTA. Signor Presidente, voglio sottolineare che intervengo per fatto personale perché mi sono sentito, come componente di questa Assemblea, offeso dalle parole del ministro Chiti (Commenti dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
Mi dispiace che il ministro Chiti dimentichi, in questo momento, che la nostra è una Repubblica parlamentare, che il Parlamento è il rappresentante diretto del popolo.
Il ministro Chiti non ha solo espresso un giudizio di valore, quello di «ostruzionismo», (che è legittimo da parte del collega Giachetti, come da parte di qualunque altro parlamentare, ma non lo è, a mio avviso, da parte di un rappresentante del Governo quando si trova in quest'aula), ma ha anche giudicato «vergognoso» il dibattito (fosse esso ostruzionistico o no) che si è svolto in Assemblea.
Le chiedo, signor Presidente, di tutelare la dignità del Parlamento, chiedendo al ministro Chiti, il quale - lo capisco - può essere nervoso e può capitare a tutti, di ritirare il termine «vergognoso» da lui usato, oppure ripristinando lei stesso, Presidente, l'ordine nel Parlamento, qualora il ministro Chiti non chiedesse scusa, riprendendo le dichiarazioni del ministro e condannandole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Onorevole Rivolta, mi pare che il dibattito si sia già svolto e che i rappresentanti del suo gruppo e di tutti gli altri gruppi abbiano avuto la possibilità di esprimere le proprie opinioni, anche polemiche. Il ministro Chiti ha reagito...
SIMEONE DI CAGNO ABBRESCIA. Deve chiedere scusa!
PRESIDENTE. ...a un intervento di analogo tenore: pertanto, mi pare che l'episodio sia stato già chiarito.
Come già annunciato, sospendo la seduta per effettuare il vaglio di ammissibilità, sull'emendamento Dis. 1.1 del Governo, all'esito del quale il testo verrà, come di consueto, posto a disposizione del Comitato dei diciotto.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 19,30.
La seduta, sospesa alle 19,10, è ripresa alle 19,30.
PRESIDENTE. Avverto che la Presidenza ha effettuato il vaglio di ammissibilità sull'emendamento Dis.1.1. (Vedi l'allegato A - A.C. 2534 sezione 6) interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge n. 2534-A di conversione del decreto-legge n. 23 del 2007, in materia di ripiano di disavanzi sanitari, sul quale il rappresentante del Governo ha preannunciato l'intenzione di porre la questione di fiducia.
Sulla base di tale esame, la Presidenza ritiene ammissibile l'emendamento presentato, che è stato trasmesso al Comitato dei diciotto.
(Posizione della questione di fiducia - Emendamento Dis.1.1. del Governo - A.C. 2534-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti. Ne ha facoltà.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Colgo questa occasione, prima di motivare ufficialmente la posizione della Pag. 80questione di fiducia, per chiarire - almeno spero - un punto della precedente discussione.
Non ho voluto - mi dispiace se questa è stata l'impressione - né esprimere una valutazione sulle persone, né, meno che mai, sul Parlamento, né sull'ostruzionismo, che è previsto dal Regolamento e che noi stessi, quando eravamo all'opposizione, abbiamo praticato. Ho reagito, in realtà, ad una provocazione, perché anche porre la fiducia è una scelta che i Governi fanno. Si può dissentire, ma anche quando si adottano queste misure è necessario motivarle politicamente.
Detto questo, vorrei dire che non abbiamo posto la questione di fiducia per motivi interni alla maggioranza. C'è stato, onorevole Leone, un confronto alla luce del sole nella maggioranza e con l'opposizione. Il testo di questo emendamento e del decreto-legge nel suo complesso trova pienamente unita la maggioranza.
La questione sorprendente è che, secondo quanto emerso nel dibattito, l'emendamento trova punti di convergenza anche con l'opposizione. Questo è il punto di stranezza della situazione politica che viviamo, perché il Governo e la maggioranza non sono stati chiusi nel confronto su un decreto-legge così delicato e importante, che non riguarda soltanto i debiti della sanità.
Al Senato erano già state accolte proposte emendative avanzate dall'opposizione e anche alla Camera ci sono stati interventi di modifica. Voglio ricordare a tutti noi quelli più significativi: è stato abolito il ticket sulla diagnostica (è stata una richiesta comune, sollevata più volte nella discussione di questi mesi, sin dal dibattito sulla legge finanziaria per l'anno 2007); è stata modificata la copertura finanziaria del decreto-legge; sono stati abrogati i commi 3, 4 e 5 riguardanti la sospensione esecutiva nei confronti dei debitori; è stata anche introdotta la trasmissione alla Corte dei conti per un eventuale giudizio di responsabilità non solo amministrativa, ma anche contabile. Questo è il testo del provvedimento che è stato sottoposto all'esame di questa Assemblea e che sarà oggetto del voto di fiducia e del voto finale.
Proprio perché il Governo ha accettato queste modifiche, in un confronto serio con la maggioranza e con l'opposizione, il provvedimento deve tornare al Senato e decadrà qualora non fosse nuovamente approvato da quel ramo del Parlamento entro il prossimo 19 maggio e si perderebbero tutti quegli arricchimenti e quelle modifiche di cui ho parlato, che incidono sulla vita concreta dei cittadini.
È questo il motivo per cui abbiamo dovuto scegliere di porre la questione di fiducia. Il gruppo della Lega Nord Padania, infatti, ha dichiarato esplicitamente che, utilizzando legittimamente il Regolamento - a tal proposito ho avuto più di un colloquio, anche alla luce del sole, con gli esponenti di questo gruppo parlamentare - avrebbe tenuto una condotta ostruzionistica fino a quando fosse stato possibile. Non sarebbero pertanto stati garantiti i tempi per una definitiva approvazione del provvedimento.
Mi dispiace, perché credo che, se non fossimo stati costretti a porre la questione di fiducia, probabilmente l'atteggiamento dei gruppi parlamentari e dei deputati durante il dibattito non sarebbe stato forse favorevole, ma comunque sarebbe stato diverso rispetto alla scelta che ora si dovrà compiere.
Per queste considerazioni, signor Presidente, colleghi, come ho preannunciato, a nome del Governo, a ciò espressamente autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'emendamento del Governo, su cui è stata ora dichiarata l'ammissibilità dalla Presidenza, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge n. 2534 di conversione del decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, vorrei innanzitutto ringraziare per la precisazione Pag. 81il Ministro Chiti, visto che la richiesta di chiarimenti su alcune parole che sono «volate» in quest'Assemblea era stata fatta da un membro del gruppo cui appartengo, l'onorevole Rivolta.
Voglio aggiungere, senza alcuna polemica, che forse questa fiducia rimarrà un mistero. I nostri interventi avrebbero potuto essere interrotti con un semplice voto: infatti sarebbe stato sufficiente chiedere il voto per la chiusura anticipata della discussione sul complesso degli emendamenti. Invece, la maggioranza ha consentito che si andasse avanti stancamente su questa strada, senza neanche forzare i tempi. È chiaro che, in questo modo, si incute legittimamente il sospetto, come ho detto prima, signor Ministro, che il tempo servisse non solo a noi per rappresentare le nostre esigenze, ma anche alla maggioranza per ricomporsi al proprio interno. È quello che ho detto prima e di questo mi deve dare atto: gli strumenti da parte della maggioranza per proseguire su questo provvedimento c'erano, ma non sono stati messi in atto.
Infine, considerato che sono stati accolti alcuni nostri emendamenti - e di questo vi ringrazio - non comprendo perché poi non si è tentato di andare avanti con il provvedimento. L'atteggiamento della Lega, come lei ha sottolineato, era quello di un solo gruppo, mentre non è stato verificato l'atteggiamento di Forza Italia e di altri gruppi dell'opposizione.
Era questo il motivo del mio intervento precedente. La ringrazio, in ogni caso, del chiarimento. Comunque, torno a ripetere che questa fiducia, mai come questa volta, per voi e anche per noi, rimane un mistero, per altri non lo so.
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, sono corso in aula perché ho sentito dai televisori del circuito interno le dichiarazioni del ministro Chiti.
La ringrazio per aver voluto sottolineare la rabbia del nostro movimento rispetto a un provvedimento che non condividiamo. Con la franchezza che anche in altre circostanze ci ha visti impegnati, abbiamo deciso di aiutare il dibattito attraverso delle azioni consentite dal Regolamento, vale a dire mediante l'utilizzo del tempo necessario per intervenire sul complesso degli emendamenti.
È evidente che questa misura viene utilizzata, a seconda che ci si trovi in maggioranza o all'opposizione, dalla parte politica avversa quando non si ritiene opportuno entrare nel merito del provvedimento che, con una scelta politica autonoma, si decide di contrastare con la denuncia politica e parlamentare: è un provvedimento che, come abbiamo detto negli interventi sul complesso degli emendamenti, non riteniamo possa costituire una strada percorribile.
È altrettanto vero che il nostro gruppo aveva presentato una serie di emendamenti e, a causa della scelta del Presidente Bertinotti di tagliarne una gran parte, utilizzando una norma del Regolamento, è stata fortemente ridotta la nostra possibilità emendativa. Di fatto il Presidente della Camera ha consentito di entrare nel merito soltanto di pochi emendamenti e il nostro gruppo ne aveva presentati solo 18. A tal proposito, al di là dei precedenti, riteniamo grave il voler limitare l'intervento dei parlamentari.
La questione di fiducia - ciò non mi vede d'accordo con quanto da lei affermato - si è resa necessaria, a nostro avviso, più che altro per affrontare le questioni all'interno della maggioranza; anche se il mio rimane un giudizio politico. Calcolando i tempi con l'applicazione dell'articolo 85 del Regolamento, la cosiddetta «norma ghigliottina», si verifica nei fatti che si sarebbe potuto, nel vostro interesse, evitare la fiducia e intraprendere, semmai, un difficile percorso parlamentare.
Rimane evidentemente la gravità di non voler affrontare la questione nel merito. In questa legislatura molti precedenti dimostrano che spesso l'azione di carattere ostruzionistico si manifesta in punti ben determinati dell'iter di approvazione del Pag. 82provvedimento. La questione di fiducia è stata posta comunque a monte di un percorso politico, che riteniamo molto ostico per quanto riguarda i rapporti all'interno della maggioranza. Mi permetto di dirle che, intervenendo per primo, a nome del mio gruppo, sul complesso degli emendamenti, mi ero riferito alla considerazione - questo è un giudizio politico, che non lascia spazio comunque al confronto avvenuto in precedenza e che non ha nulla di personale - che dalla Toscana, sua regione d'appartenenza, signor ministro, e salendo verso nord molti parlamentari del centrosinistra debbano, se non vergognarsi, almeno sentirsi in forte imbarazzo. Tali parlamentari, infatti, sul territorio chiedono ai propri «governatori», di centrodestra e di centrosinistra, di rispettare i patti di stabilità; ma ci sono alcune regioni che non lo fanno.
Il provvedimento in esame certifica la non percorribilità in concreto di una serie di aperture di natura politica che fanno riferimento al federalismo fiscale, giacché diviene politicamente difficile spiegare che si potrà porre in essere - a parole, nelle vostre intenzioni, ma vedremo nelle prossime settimane cosa accadrà - un meccanismo di federalismo fiscale che obbligatoriamente impegnerà le regioni ad un'autoregolamentazione connessa ad un principio di responsabilità assolutamente inderogabile. Ciò in considerazione del fatto che i tre miliardi di euro del famoso «tesoretto», che l'estrema sinistra, in particolare Rifondazione Comunista, intende impegnare...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANDREA GIBELLI. Concludo, signor Presidente. Stavo dicendo che l'estrema sinistra intende impegnare il «tesoretto» per estendere l'assistenza di tipo sociale ad una serie di garanzie che ritiene sensibili e per molte altre questioni sulle quali non mi trovo d'accordo Oggi, un piccolo «tesoretto» se ne va attraverso i buchi di bilancio di regioni che non hanno nulla in comune con chi, invece, ha voluto risparmiare, ha saputo rimanere nel patto di stabilità. Ciò obbliga oggi ad affermare che lo Stato centrale permette di «farla franca» a chi, in alcune regioni, non vuole rispettare le regole.
In tale prospettiva politica, il tono molto acceso della Lega si giustifica rispetto ad una serie di aspettative che la posizione della questione di fiducia - senza la quale il dibattito, in tempi ragionevolmente certi, ci avrebbe portato ad un approfondimento in merito - ci ha impedito di poter discutere.
Signor ministro, a volte la parte politica che rappresento testimonia in Assemblea in maniera molto diretta, non evidentemente sul piano personale, del fatto che anche da parte della gente c'è una fortissima indignazione. Molte persone, infatti, ci hanno scritto e-mail dal sud d'Italia, dalle regioni guidate dal centrosinistra che rispettano il patto di stabilità, che affermano che la battaglia che Lega Nord sta combattendo in Parlamento è sacrosanta, perché difende un diritto di tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. A seguito della decisione del Governo di porre la questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata immediatamente al piano aula per l'organizzazione del seguito del dibattito. La seduta dell'Assemblea riprenderà subito dopo la conclusione di tale riunione.
La seduta, sospesa alle 19,45, è ripresa alle 20,30.