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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, il Ministro dei trasporti, il Ministro dell'interno e il Ministro della giustizia.
(Iniziative per evitare una procedura di infrazione da parte della Commissione europea in relazione alle norme che prevedono a favore degli enti religiosi e delle Onlus l'esenzione dal pagamento dell'ICI sugli immobili utilizzati anche a fini commerciali - n. 3-00860)
PRESIDENTE. L'onorevole Turco ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00860 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, la questione oggetto della mia interrogazione è di una semplicità eloquente. Gli enti religiosi e le Onlus sono attualmente esenti dal pagamento dell'ICI anche per gli immobili utilizzati a fini commerciali, che cioè nulla hanno a che fare con le finalità istituzionali di quegli enti ed organizzazioni. La Commissione europea è intervenuta sull'argomento scrivendo varie volte al Ministro dell'economia e delle finanze.
Domando quali iniziative intenda assumere il Governo nel suo complesso - non già quindi il solo Ministro - per evitare l'avvio da parte della Commissione Pag. 38europea di un'ennesima procedura di infrazione nei confronti della Repubblica italiana.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, in merito all'interrogazione in esame occorre innanzitutto precisare che l'avvio di un'istruttoria da parte della Commissione europea ha riguardato l'originaria formulazione della norma che fa riferimento ad una legge avente lo stesso numero - il 248 - ma che risale al 2005.
Successivamente, nel corso della nuova legislatura, come sa l'onorevole interrogante, con la legge n. 248 del 2006 si è proceduto ad una modifica in forza della quale l'esenzione si intende applicabile alle attività che non abbiano esclusivamente natura commerciale. La precedente formulazione era la seguente: l'esenzione disposta dal decreto legislativo del 1992 si intende applicabile alle attività indicate a prescindere dalla natura eventualmente commerciale delle stesse. La differenza, evidentemente, è non solo lessicale, ma di impostazione politico-programmatica.
Tale modifica era anche finalizzata a tenere conto di una denuncia che era stata presentata alla Commissione europea, con la quale si evidenziava come la norma originaria si configurasse come un aiuto di Stato ai sensi degli articoli 87 ed 88 del Trattato CE, in quanto sembrava favorire talune attività commerciali, con l'effetto di falsare la concorrenza e gli scambi comunitari. Gli uffici dell'amministrazione finanziaria hanno già avuto modo di fornire gli opportuni elementi di risposta, sulla situazione esistente, direttamente alla Commissione europea.
In ogni caso, poiché non penso affatto che lei, onorevole Turco, abbia sbagliato nel presentare la sua interrogazione, al fine di valutare la compatibilità della normativa vigente - quella che ho richiamato - con le regole europee, è stata già istituita, il 2 ottobre scorso, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze una commissione di studio con il compito di approfondire le problematiche che riguardano l'applicazione dell'esenzione dall'imposta comunale sugli immobili ove si svolgono attività di religione o di culto e quant'altro.
Onorevole Turco, poiché lei giustamente domanda cosa intenda fare il Governo nella sua completezza, il Consiglio dei ministri, sulla base del lavoro svolto da tale organismo, valuterà se vi sono gli elementi per fornire alla Commissione europea ulteriori chiarimenti ed informazioni necessarie ad evitare l'apertura di una procedura di infrazione, o se invece sarà necessario provvedere ad apportare eventuali modifiche. Naturalmente, il Parlamento sarà informato delle determinazioni che saranno prese sulla base sia del lavoro della commissione sia della valutazione del Consiglio dei ministri.
PRESIDENTE. L'onorevole Turco, ha facoltà di replicare.
MAURIZIO TURCO. Signor ministro, sono sconcertato. Quel che lei ci ha detto è tutto vero, tranne per un particolare: nel mese di settembre, il Ministero dell'economia e delle finanze ha risposto alla Commissione europea spiegando che il «decreto Bersani» - leggo testualmente - è valido a risolvere tutti i dubbi interpretativi sul problema in oggetto.
Ciò non è vero, perché, come lei, signor Ministro, ci ha ricordato, il 2 ottobre - esattamente 15 giorni dopo - veniva istituita la suddetta commissione, dal momento che il cosiddetto decreto Bersani aveva dato luogo a difficoltà interpretative ed applicative.
Conosciamo la Commissione europea e il suo modo di procedere. Noi abbiamo la certezza che sia stata violata la legge comunitaria; una valutazione simile ce l'ha anche la Commissione europea, tant'è che, con riferimento tanto al primo quanto al secondo caso, continua a chiedere informazioni.Pag. 39
Crediamo che, francamente, occorrerebbe un po' più di coraggio laico, vale a dire un maggiore coraggio nel rispettare le leggi e la legalità di questo Paese, così come gli accordi internazionali da noi sottoscritti. Siamo contrari ai privilegi, siano o meno previsti da leggi, siano essi accordati alle oligarchie politiche - non abbiamo problemi a riconoscerlo - o alle gerarchie vaticane.
Riteniamo che vi sia un modo di procedere in quanto lei ci ha raccontato che non appare poi così evidente. Siamo certi che la Commissione europea terrà atto anche di quanto detto in questa sede per meglio formulare le sue valutazioni. Spero, quindi, che il 12 maggio, proprio in nome del coraggio laico, saranno in tanti ad essere con noi a Piazza Navona per dire «no» a questo modo di fare (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
(Iniziative per la modifica delle norme del patto di stabilità interno al fine di non penalizzare gli enti locali «virtuosi» - n. 3-00861)
PRESIDENTE. L'onorevole Giuditta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00861 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).
PASQUALINO GIUDITTA. Signor Ministro, il motivo per il quale ho presentato questa interrogazione scaturisce dal fatto che l'applicazione delle nuove norme del patto di stabilità interno previste dalla legge finanziaria per il 2007 ha creato enormi difficoltà ai comuni e alle province del nostro Paese.
Infatti, la corretta applicazione delle stesse ha generato diffuse preoccupazioni, provocando un rallentamento delle politiche di sviluppo negli enti locali più virtuosi, a causa della impossibilità di utilizzo dei risparmi accumulati dagli stessi. Desidero ricordare che tali risorse sono in realtà il frutto di una corretta gestione amministrativa degli anni precedenti, ma, nella vigenza dell'attuale normativa, le amministrazioni locali, non potendo applicare l'avanzo di amministrazione, sono costrette inevitabilmente a limitare le loro attività.
È paradossale, signor Ministro, che gli enti che hanno correttamente gestito la spesa, rispettando i vincoli della legge nelle gestioni precedenti, vengano addirittura penalizzati. Secondo informazioni, sarebbe in fase di elaborazione un piano del Governo sulle tasse locali e sul federalismo fiscale...
PRESIDENTE. Onorevole Giuditta, deve concludere.
PASQUALINO GIUDITTA. Signor Ministro, è assolutamente necessario che in questo piano sia prevista anche la modifica del patto...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giuditta.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali.
L'onorevole Giuditta, pone la questione del rimedio ad alcune criticità che sono state evidenziate nella vita delle autonomie locali.
Per quanto riguarda la situazione dei cosiddetti enti «virtuosi» - come l'onorevole interrogante li definisce nella sua interrogazione - bisogna precisare che lo sforzo di miglioramento dei saldi finanziari, rivolto pure a tali enti, è frutto anche dell'orientamento espresso dalle associazioni rappresentative delle autonomie locali, sia nel periodo precedente sia durante l'iter parlamentare del disegno di legge finanziaria per il 2007.
Questo orientamento, in considerazione delle dimensioni della manovra, trovava una sua motivazione nell'esigenza di far partecipare tutti gli enti locali alle regole del patto e non soltanto quelli in disavanzo; vi era, quindi, anche un elemento di collegialità e di solidarietà.Pag. 40
Ne consegue che anche gli enti in avanzo nel triennio 2003-2005, assunto a base di riferimento per il patto di stabilità interno relativo all'anno 2007, debbano migliorare ulteriormente gli obiettivi di bilancio. È opportuno precisare, però, che il miglioramento richiesto a tutti gli enti deve essere calcolato al netto dei trasferimenti interni alle pubbliche amministrazioni; ciò sulla base di quanto stabilito dalle regole di contabilità nazionale.
La situazione di bilancio del triennio 2003-2005 tiene conto invece anche dei trasferimenti statali, che determinano quindi un risultato di avanzo di bilancio per alcuni enti.
Onorevole Giuditta, tuttavia non c'è dubbio che questa situazione abbia determinato alcune serie difficoltà anche alle autonomie locali, di cui il Governo è consapevole. Il meccanismo della media delle entrate e delle spese del periodo precedente infatti, impedisce di utilizzare risorse che sarebbero disponibili, in quanto provenienti da avanzi di bilancio o da entrate di carattere straordinario.
Il Governo è consapevole dell'importanza di tale problema e della necessità di agevolare anche per questa via l'impegno delle autonomie locali per una maggiore qualificazione della spesa e per un contributo al rilancio dello sviluppo, anche per una loro piena responsabilizzazione sulle decisioni di bilancio e sulle conseguenze che ne derivano.
Per queste ragioni, il problema della utilizzazione per investimenti degli avanzi di bilancio e delle entrate derivanti dalla vendita dei beni immobili dovrà essere affrontata e risolta: un tavolo tecnico sta esaminando, come diceva l'onorevole Giuditta, questo problema con le autonomie locali. Questo è il nostro impegno. Occorre tuttavia evitare che da questa scelta consegua un peggioramento complessivo dei saldi di finanza pubblica, come avverrebbe per effetto dell'incremento delle spese di parte capitale, rispetto agli obiettivi programmatici.
Per questo è indispensabile - a questo dovrà anche concorrere il tavolo tecnico - procedere preliminarmente alla quantificazione delle risorse disponibili da parte delle autonomie locali al 31 dicembre 2006 e, successivamente, preordinare la loro compensazione in termini di fabbisogno e di indebitamente netto. Si procederà, dunque, su questa strada e contemporaneamente, come lei diceva, il Governo sarà impegnato a perfezionare il provvedimento sul federalismo fiscale.
È in corso un confronto...
PRESIDENTE. Grazie, signor ministro.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali.. .. con la Conferenza delle regioni e delle autonomie locali e il Parlamento sarà presto interessato a questo disegno di legge.
PRESIDENTE. L'onorevole Giuditta ha facoltà di replicare.
PASQUALINO GIUDITTA. Signor Presidente, penso di potermi ritenere soddisfatto della risposta fornita dal ministro Chiti.
Al riguardo, vorrei ricordare all'Assemblea che l'UDEUR, tramite il sottoscritto, ha presentato una proposta di legge che prevede tale modifica al patto di stabilità interno agli enti locali; modifica che, a nostro parere, è necessaria, per dare l'opportunità agli enti più rispettosi delle norme di poter impegnare l'avanzo di amministrazione.
Accolgo con favore anche la conferma da parte del ministro, della volontà di giungere ad una soluzione del problema, per quello che ha dichiarato adesso, in quanto è interesse di tutti che gli enti locali possano utilizzare queste risorse per realizzare interventi necessari alla collettività.
Nel ribadire la necessità di questo provvedimento, ritengo doveroso precisare alcuni aspetti. Dai consuntivi del 2005, depositati presso il Ministero dell'interno, emerge un dato significativo: i comuni al di sopra dei 5 mila abitanti hanno accumulato avanzi di amministrazione per un totale di 4,6 miliardi di euro e le province per 1 miliardo di euro.Pag. 41
Tali amministrazioni si vedono limitate, pertanto, nella realizzazione di un'efficace ed efficiente politica di gestione degli enti. L'applicazione dell'avanzo potrebbe consentire il finanziamento di servizi ed opere pubbliche, utili allo sviluppo socio-economico delle comunità interessate. In particolare, emerge sempre di più la necessità della riqualificazione urbana e soprattutto l'adeguamento del patrimonio edilizio scolastico alla normativa di cui al decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, per la quale lo Stato non ha previsto alcun trasferimento. Va segnalato, inoltre, che l'applicazione dell'avanzo non incide nell'immediato sulla gestione di cassa, in quanto i tempi per la realizzazione delle opere consentono l'utilizzo delle risorse in più esercizi finanziari.
(Interventi presso Ferrovie dello Stato Spa per il potenziamento dei servizi a favore dei viaggiatori nell'ambito del nuovo piano industriale - n. 3-00862)
PRESIDENTE. L'onorevole Zunino ha facoltà di illustrare l'interrogazione Meta n. 3-00862 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3), di cui è cofirmatario.
MASSIMO ZUNINO. Signor Presidente, signor Ministro, il sistema ferroviario e il suo potenziamento e ammodernamento, sono questioni strategiche per lo sviluppo del nostro Paese.
Due fatti accaduti recentemente hanno Motivato questa nostra interrogazione. In primo luogo, le dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri, con le quali lo stesso afferma che l'arretratezza del materiale rotabile, soprattutto per i pendolari, è a livello del Terzo mondo - in nessun Paese europeo i pendolari viaggiano come in Italia - e come lei sa, signor Ministro, ogni giorno 1 milione 500 mila persone si servono per i propri spostamenti dei treni delle ferrovie italiane.
In secondo luogo, il parere favorevole espresso dal Governo sul piano industriale predisposto da Ferrovie dello Stato Spa per il periodo 2007-2011, che, secondo il Governo, deve dare al Paese non solo un sistema ferroviario più moderno ed efficiente ma anche una forte spinta agli investimenti.
Alla luce di quanto ricordato e anche in relazione alle esigenze che su questo tema hanno posto le organizzazioni sindacali confederali dei lavoratori ferroviari...
PRESIDENTE. Onorevole Zunino, deve concludere!
MASSIMO ZUNINO. ... e le associazioni dei consumatori, le chiediamo, signor Ministro, come il Governo intende intervenire affinché Trenitalia e Ferrovie dello Stato Spa attuino forti investimenti tesi ad acquistare nuovi treni e a potenziare i servizi nell'interesse dei viaggiatori e dei lavoratori.
PRESIDENTE. Il Ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, devo innanzitutto chiarire, nel rispondere all'interrogazione in esame, che in realtà non vi è stata un'approvazione formale da parte del Governo del piano industriale delle Ferrovie dello Stato Spa. Vi è stata invece una presa d'atto da parte dei ministri più direttamente interessati (trasporti, infrastrutture ed economia) del fatto che nel piano erano state recepite alcune delle indicazioni più cogenti date dagli stessi ministri rispetto al piano presentato circa un mese fa.
In sintesi, tali richieste riguardavano il fatto che il piano industriale dovesse essere non un semplice piano di risanamento finanziario, bensì un vero e proprio piano di sviluppo di quella che è la più grande impresa pubblica italiana.
Il requisito di fondo segnalato era proprio quello richiesto dagli onorevoli interroganti, ovvero che si riconosca che il servizio ferroviario è una risorsa strategica per il Paese.Pag. 42
Ciò detto, per quanto riguarda le organizzazioni sindacali, è stato programmato un calendario di incontri che sarà avviato già a partire dalla prossima settimana, proprio al fine di discutere il suddetto piano.
Per quanto riguarda, in particolare, il materiale rotabile, soprattutto quello relativo ai pendolari, quantificati in quasi due milioni, che è stato effettivamente oggetto di un rilievo critico del Presidente del Consiglio, il Ministero dei trasporti si è già fatto promotore di un apposito provvedimento, inserito nella legge finanziaria 2007, per l'acquisto di nuovi treni per un importo di 300 milioni di euro in tre anni, sotto forma di contributi che andranno agli enti che lo richiederanno, segnatamente alle regioni.
Inoltre, nel piano delle Ferrovie dello Stato Spa, di cui si sta parlando, è previsto l'acquisto, in cinque anni, di mille nuovi treni, il che dovrebbe contribuire in maniera sostanziale al miglioramento della qualità del servizio.
Concludo, infine, ricordando che il principale strumento di programmazione del Ministero dei trasporti, ovvero il piano generale della mobilità - le cui linee guida verranno presentate a partire dal 15 maggio prossimo e portate in discussione, ovviamente dopo le sedi parlamentari, con tutte le regioni italiane - è fortemente incentrato sul trasferimento del trasporto merci dalla strada alla ferrovia e, quindi, ha nel piano di sviluppo delle Ferrovie dello Stato Spa il suo principale riferimento.
PRESIDENTE. L'onorevole Lovelli, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
MARIO LOVELLI. Signor Presidente, ringraziamo il Ministro per la sua risposta. Apprezziamo lo sforzo che ha fatto il Governo in questo anno di lavoro per restituire centralità al trasporto ferroviario, sia per ragioni economiche e sociali (si tratta di un servizio fondamentale per i cittadini e per le imprese), sia per ragioni ambientali derivanti dall'aumento del traffico veicolare e per l'esigenza di rientrare nel rispetto dei parametri di Kyoto.
Crediamo che si debba proseguire per questa strada, che passa necessariamente per alcune scelte concrete, che sono - come ricordava il ministro Bianchi - l'individuazione delle risorse necessarie agli investimenti e al finanziamento dei contratti di programma, l'elaborazione del piano generale della mobilità (che costituisce un passaggio essenziale) e l'elaborazione del piano industriale delle Ferrovie dello Stato Spa, essenziale anche per concertare, con le organizzazioni sindacali, i passaggi successivi.
Riteniamo, pertanto, che il gruppo delle Ferrovie dello Stato Spa e le sue società operative abbiano di fronte un passaggio impegnativo, che dovrà puntare a superare le inefficienze gestionali che, soprattutto nel trasporto passeggeri, ma anche - come ben sappiamo - nel trasporto merci, hanno causato un decadimento del livello del servizio e un'insoddisfazione generale dell'utenza. In particolare, il problema pendolari è stato anche oggetto di interpellanze e interrogazioni e, quindi, di attenzione da parte dei parlamentari, dell'Assemblea e della Commissione.
La vera novità della politica dei trasporti deve essere questa e...
PRESIDENTE. Onorevole Lovelli, deve concludere.
MARIO LOVELLI. ... su di essa si misurerà la credibilità del Governo e del management aziendale.
Da questo punto di vista siamo soddisfatti per le dichiarazioni rese oggi dal Ministro e anche per la chiarezza della risposta...
PRESIDENTE. Onorevole Lovelli, concluda!
MARIO LOVELLI. ...che individua nei mille treni per il trasporto passeggeri e nell'ammodernamento complessivo del trasporto sulle medie e lunghe distanze e sugli investimenti...
Pag. 43PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lovelli.
(Piano industriale delle Ferrovie dello Stato Spa recentemente approvato dal Governo - n. 3-00863)
PRESIDENTE. L'onorevole Moffa ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00863 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4), di cui è cofirmatario.
SILVANO MOFFA. Onorevole ministro, prendendo atto di quanto da lei testé dichiarato in ordine alla rispondenza del piano industriale alle indicazioni del Ministero delle infrastrutture, noi vorremmo ricevere qualche elemento in più su cui riflettere, dal momento che dagli organi di stampa emerge un quadro del piano presentato dalle Ferrovie dello Stato Spa tutt'altro che positivo, sia sotto il profilo dell'aumento tariffario (che nel tempo acquista un valore percentuale estremamente elevato) sia con riferimento alla riduzione degli organici. Per non parlare poi del sistema merci, che è fortemente colpito in ragione della riduzione significativa di stazioni ferroviarie adibite al trasporto delle merci. Più che un piano di sviluppo a noi sembra...
PRESIDENTE. Onorevole Moffa, concluda!
SILVANO MOFFA. ...un piano che riduce fortemente la capacità di modernizzare il sistema ferroviario. Ecco perché le chiediamo spiegazioni e chiarimenti in merito a tale piano.
PRESIDENTE. Il Ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Onorevole Moffa, lei comprende che debbo rispondere a tale parte della sua interrogazione in modo analogo a quanto poc'anzi ho dichiarato con riferimento al precedente atto di sindacato ispettivo. Il Governo non ha approvato il piano di gestione delle ferrovie. I ministri direttamente interessati - quelli, rispettivamente, per i trasporti, delle infrastrutture e dell'economia e delle finanze - hanno esaminato, nell'arco di circa un mese, il piano che era stato presentato, fornendo suggerimenti e dando atto alle Ferrovie dello Stato Spa di avere accolto molti di questi ultimi. Hanno altresì dato atto del fatto che effettivamente questo piano oggi si può considerare non solo un intervento di risanamento finanziario, come pure è (ed era ovviamente indispensabile), ma anche un piano di sviluppo.
Da questo punto di vista, posso riferire su alcuni degli aspetti che lei ha sottolineato in quest'occasione. Per quanto riguarda gli aumenti tariffari, ho già dichiarato in molte altre occasioni che finora tale aumento è stato accordato alle Ferrovie unicamente per i treni di fascia alta, cioè per l'alta velocità, gli Eurostar e per alcuni treni ad alta percorrenza. Per quanto riguarda tutte le altre percorrenze, ogni decisione in merito alle tariffe è rimessa alla definizione del concetto di «servizio universale» - ovvero di quel servizio che può essere coperto con contributo da parte dello Stato e che è attualmente all'esame di una commissione che comprende componenti del NARS e del CIPE - e, per essere autorizzata, dovrà passare attraverso una delibera di quest'ultimo. Fino a quel momento, lo ripeto, gli aumenti tariffari sono esclusivamente quelli conferiti già alcuni mesi fa per la cosiddetta fascia alta.
Per quanto riguarda il trasporto merci, attualmente questo ambito è sicuramente il punto più debole della struttura delle Ferrovie dello Stato Spa, ma è anche uno dei punti qualificanti del piano che verrà illustrato dalla prossima settimana, a partire dalle organizzazioni sindacali, ma anche in sede parlamentare. È stato infatti assunto il requisito del trasferimento modale dalla strada alla ferrovia, per quanto riguarda - lo ripeto - il trasporto merci, che ci vede attualmente in ritardo fortissimo rispetto anche agli altri Paesi europei. Pag. 44Ad esempio, nel nostro Paese viaggia per strada il 66 per cento delle merci, contro la media dell'Unione europea del 44 per cento, mentre il 12 per cento viaggia su ferro contro la media europea del 23 per cento.
Per quanto riguarda il trasporto regionale, il piano prevede una forte riorganizzazione del trasporto su ferro nell'ambito dei principali aree metropolitane, il che consentirà di affrontare in maniera decisiva gravi problemi come quelli del consumo energetico e dell'inquinamento ambientale. È previsto, inoltre, come ho poc'anzi ricordato rispondendo all'interrogazione precedente, un piano di acquisto in cinque anni di mille nuovi treni proprio per la disponibilità dei trasporti locali: ciò non in alternativa, ma in parallelo con il completamento del programma dell'alta velocità-alta capacità che ha un suo canale di finanziamento attraverso il Ministero delle infrastrutture.
PRESIDENTE. Ministro Bianchi, concluda!
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Infine, per quanto riguarda l'opportunità di discutere il piano in questione nelle competenti sedi parlamentari, ho già dato la più ampia disponibilità ai Presidenti delle Commissioni trasporti di Camera e Senato, suggerendo che a queste audizioni partecipino congiuntamente gli amministratori delle ferrovie e il Ministro dei trasporti.
PRESIDENTE. L'onorevole Moffa ha facoltà di replicare.
SILVANO MOFFA. Signor Ministro, la ringrazio per la risposta, ma mi dichiaro assolutamente insoddisfatto per una serie di motivazioni, che, data la ristrettezza dei tempi, cercherò di elencare rapidamente.
La prima considerazione riguarda la scelta che lei ha definito «piano strategico». Mi chiedo come possa configurarsi un «piano strategico», a fronte di una decurtazione di ben 300 stazioni che riguardano il trasporto merci. Faccio notare che 300 stazioni equivalgono al 60 per cento complessivo e che, per la parte restante, soltanto il 10 per cento è ubicato nel centro-sud. Andiamo verso uno squilibrio sostanziale del sistema paese per quanto riguarda il trasporto ferroviario che si pone in controtendenza rispetto a quel «piano strategico» di cui lei, signor Ministro, ha parlato.
Inoltre, in termini di organico, si parla di una decurtazione di oltre 10 mila dipendenti, il che, evidentemente, rende chiaro l'intento di imprimere un'accelerazione a quel processo che deve portare - come è stato da lei annunciato anche in sede di audizione in Commissione - all'unico macchinista nel sistema rotabile. Si tratta di un problema che non può esser affrontato e risolto fino a quando non ci sarà una verifica sull'effettiva bontà e qualità del sistema tecnologico che si intende applicare. Lei sa che su questo problema anche i sindacati sono molto fermi.
Abbiamo un problema di sicurezza e un problema di strategia complessiva. Il rischio è che con questo piano non si ottenga il risultato che lei auspica, vale a dire di fare in modo che le merci possano essere trasportate su ferro anziché su gomma. In realtà, avverrà esattamente il contrario.
Concludo chiedendo che la Commissione sia investita del problema, perché ritengo che un piano industriale di questo rilievo e livello non possa essere trascurato. Dobbiamo promuovere un confronto nell'ambito della Commissione parlamentare, perché stiamo parlando davvero del futuro del Paese, a fronte della decurtazione di interventi sull'alta velocità.
(Interventi per garantire la sicurezza sulle strade statali in Sicilia - n. 3-00864)
PRESIDENTE. L'onorevole Neri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Oliva n. 3-00864 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmatario.
Pag. 45
SEBASTIANO NERI. Signor ministro, questo Governo, sin dal suo insediamento, ha deciso di decurtare gli investimenti per le infrastrutture nel Mezzogiorno e in Sicilia, annullando, ad esempio, la realizzazione del Ponte e dell'alta velocità ferroviaria. Il sistema siciliano dei trasporti su terra è caratterizzato da una grande arretratezza oggettiva, ancor più marcata se rapportata al resto del Paese.
Sulle nostre strade, in particolare sulla Catania-Gela, sulla Ragusa-Catania e sulla Agrigento-Palermo, ogni giorno, per carenze strutturali e di sicurezza, si verificano numerosissimi incidenti con un pesante bilancio di morti e feriti.
Non più tardi dell'ottobre scorso lei ha avviato una campagna di comunicazione il cui slogan principale era: la sicurezza è il primo dei nostri impegni.
Prendendo atto della vostra pervicacia nel volere negare gli investimenti infrastrutturali nel Mezzogiorno, quanto meno in relazione alla sicurezza tanto propagandata, vorremmo conoscere le iniziative che il Governo intende assumere.
PRESIDENTE. Il Ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Onorevole Neri, le rispondo anzitutto per ribadire che il Governo e il Ministero dei trasporti, invece, stanno prestando la massima attenzione al sistema della mobilità della regione Sicilia.
Come ho anticipato qualche giorno fa a Catania, nel corso dell'inaugurazione della nuova aerostazione, a partire dalla prossima settimana verranno presentate le linee guida del piano generale della mobilità, sulla base delle quali si aprirà il confronto con le amministrazione regionali.
In questo senso, già da tempo, ho inviato al presidente della regione Sicilia la proposta di un confronto con il Ministero dei trasporti proprio in relazione al quadro del trasporti nella regione.
Scendendo nello specifico del tema della sicurezza stradale, a cui è stato fatto riferimento, come anche lei ha ricordato, questo costituisce uno degli impegni basilari del Ministero dei trasporti, teso a porre un freno al numero impressionante di vittime e a rispettare l'impegno, assunto dall'Unione europea, di una diminuzione - ormai, probabilmente, non più ottenibile - del 50 per cento dell'incidentalità.
In relazione a ciò, tuttavia, il Governo ha già avviato una serie di iniziative, di cui la più importante è la riforma del codice della strada attraverso la presentazione di un disegno di legge delega. Nella legge finanziaria, articolo 1, comma 1035, è previsto lo stanziamento di 159 milioni di euro per il triennio 2007- 2009 per le attività connesse con l'attuazione, valutazione ed efficacia del piano nazionale della sicurezza stradale, che è il principale strumento di governo di cui disponiamo. Nell'atto di indirizzo del Governo per la sicurezza stradale è altresì previsto l'impegno per la messa in sicurezza delle dodici strade più pericolose del Paese con lo svolgimento dell'analisi di sicurezza delle strade dove si concentra gran parte dell'incidentalità. Tale analisi consente di definire i possibili interventi di rimozione e contrasto di quei fattori che le rendono in questo momento così pericolose.
Venendo più in particolare a trattare delle strade citate nell'interrogazione - ovvero quelle che riguardano il territorio siciliano (Gela-Catania, Ragusa-Catania e altre), esse, pur non rientrando tra le dodici per le quali sono stati già previsti interventi nel disegno di legge presentato in Parlamento, rientrano in una graduatoria di 1091 strade censite secondo un ordine che va dalla quarantatreesima posizione detenuta dalla Ragusa-Catania alla centonovantacinquesima detenuta della Gela-Catania. Potrei, inoltre, fornire in dettaglio il numero dei morti e dei feriti avvenuti in queste tratte.
Tali strade sono quindi sotto osservazione al pari delle altre e per esse, dunque, il pacchetto di misure che ci riproponiamo di adottare in attuazione dell'atto di indirizzo conterrà, spero, interventi di carattere sia infrastrutturale sia trasportistico adeguati alle necessità.
PRESIDENTE. L'onorevole Neri ha facoltà di replicare.
SEBASTIANO NERI. Signor Ministro, pur facendo ogni sforzo per riconoscere la sua buona fede nel coniugare i verbi al futuro in relazione alle condizioni di sicurezza della rete viaria siciliana, ho però qualche difficoltà a potermi definire soddisfatto.
Certamente è sotto gli occhi di tutti la realizzazione dell'ennesima corsia autostradale tra due capoluoghi lombardi, Milano e Brescia; cito tale caso, ma si potrebbero portare ad esempio tante altre realtà dove si lavora alacremente al potenziamento doveroso e giusto della rete viaria per rispondere alle esigenze di trasporto di quei territori. Tuttavia, in Sicilia e nel Mezzogiorno, non solo in ordine agli interventi infrastrutturali ma anche con riferimento al ripristino delle condizioni di sicurezza, continuiamo a sentirci coniugare i verbi al futuro. Sarebbe sufficiente un semplice sopralluogo, anzitutto sulle citate strade Catania-Gela, Ragusa-Catania e Palermo-Agrigento, ma anche su tante altre, per renderci conto che il problema non riguarda il raddoppio delle corsie o la realizzazione degli spazi vitali per rendere sicura la circolazione. I problemi riguardano, invece, l'assenza di manutenzione del manto stradale, di segnaletica verticale e orizzontale, di tutte quelle condizioni minime che sono di ausilio ad una guida sicura.
Allora non è sorprendente contare quotidianamente i morti sulle strade, che sono reali e non coniugati al futuro. Quotidianamente incidenti mortali costringono famiglie siciliane a prendere atto dell'assenza delle pubbliche istituzioni ai livelli minimi essenziali. Quindi non posso reputarmi soddisfatto e le pongo una domanda che vuole essere retorica, sperando che i fatti la vanifichino: qual è il numero congruo di morti che il Governo ritiene possa giustificare un intervento immediato sulle strade in modo da non coniugare più i verbi al futuro (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI)?
(Iniziative normative volte alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica delle autovetture - n. 3-00865)
PRESIDENTE. L'onorevole Camillo Piazza ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00865 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
CAMILLO PIAZZA. Signor Presidente, signor Ministro, la mia interrogazione ha lo scopo di sostenere misure volte ad aiutare il nostro pianeta. A nostro avviso, non è sufficiente chiudere i centri urbani le domeniche o tartassare i consumatori, ma occorre chiedere all'industria dell'auto di impegnarsi di più sul versante dell'innovazione tecnologica. L'accordo volontario tra Unione europea e costruttori di automobili, purtroppo, non sta ottenendo la riduzione della percentuale di CO2 emessa nell'aria con l'inquinamento.
I dati del 2005 indicano che i progressi conseguiti, se comparati a quelli del 2004, non superano l'uno per cento. Le emissioni medie del parco delle auto vendute nel 2005 sono rimaste pari a 162 grammi per chilometro quadrato. A questo punto, chiedo al ministro e al Governo se possano intervenire, anche in sede comunitaria, per fissare il limite previsto a 120 g/km, al fine di poter ridurre sensibilmente l'inquinamento atmosferico.
PRESIDENTE. Il Ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, faccio presente, anzitutto, che le argomentazioni addotte nell'interrogazione sono di tale complessità ed ampiezza che mi riesce difficile, ovviamente, rispondere in poco tempo; ho ritenuto opportuno, pertanto, portare un rapporto sulla questione trasporti Pag. 47e cambiamenti climatici, che consegnerò poi alla Presidenza. Rispondo invece concisamente su due aspetti, uno riguardante il quadro comunitario europeo con riferimento alla questione, l'altro riguardante il quadro nazionale.
Per quanto riguarda il quadro europeo, dai dati resi noti dalla Commissione europea si evince che, in relazione alla riduzione delle emissioni di CO2 di autovetture e veicoli commerciali leggeri, la Commissione sta predisponendo un quadro legislativo finalizzato a ridurre, entro il 2012, le emissioni di CO2 alla quantità di 120 grammi per chilometro quadrato. Tale limite sarà corredato da un'indicazione circa gli indirizzi che gli Stati membri dovranno fornire alle case automobilistiche per uniformarsi a questi obiettivi. Essendo compito precipuo del Ministero dei trasporti negoziare le normative concernenti i veicoli a motore e, quindi, anche quella in questione, ci stiamo impegnando in tale contesto per contribuire alla definizione di tale norma di carattere europeo.
Per quanto riguarda il quadro nazionale, stiamo discutendo congiuntamente con il Ministero dell'ambiente, anzitutto per attuare le misure di riduzione delle emissioni inquinanti previste in base ad alcuni articoli della legge finanziaria per il 2007. La programmazione degli interventi per il fondo di mobilità sostenibile, con riferimento alla quale, nei giorni scorsi, ho apposto la firma di concerto con il Ministro dell'ambiente, prevede uno stanziamento di novanta milioni di euro annui nel periodo 2007-2009, al fine di migliorare la qualità dell'aria nelle aree urbane e potenziare il trasporto urbano. A tale fine, ribadisco, è stato già firmato il relativo decreto.
Con quello stesso decreto è stata rifinanziata la sperimentazione dell'autostrada ferroviaria Aiton-Orbassano, in un accordo congiunto con il Ministro dei trasporti francese. Richiamo l'attenzione, infine, sul fatto che il piano generale della mobilità, che fin dall'inizio dell'insediamento nel Ministero è stato considerato uno strumento indispensabile nel settore dei trasporti, è ormai in via di presentazione; al riguardo, ritengo che su tale base si debba sviluppare la discussione anche con riferimento a tali aspetti, visto che è fondamentale il requisito della mobilità sostenibile fondata sull'intermodalità, che in quel piano viene evocata.
Sottolineo, infine, due aspetti fondamentali della questione che ho già riferito ieri sera nell'ambito di un'audizione in Commissione congiunta trasporti e ambiente della Camera. Anzitutto, da tutti i dati emerge che il tipo di trasporto a più basso impatto ambientale è, per diversi ordini di grandezze in meno, quello ferroviario e quindi bisogna porre in essere ogni sforzo per trasferire il maggior numero possibile di passeggeri, e soprattutto di merci, su questa modalità.
PRESIDENTE. Signor Ministro, la prego di concludere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. In secondo luogo, il processo di innovazione tecnologica, che sicuramente è in corso e permette di avere veicoli sempre meno inquinanti, è del tutto vanificato dall'aumento più che proporzionale del parco dei veicoli circolanti. Ciò ci conforta ancor più nel sostenere che l'ipotesi di lavoro sulla quale muoversi è decisamente quella del trasferimento modale.
PRESIDENTE. L'onorevole Camillo Piazza ha facoltà di replicare.
CAMILLO PIAZZA. Signor Presidente, mi dichiaro completamente d'accordo con le indicazioni che il ministro dà sull'impostazione complessiva della mobilità urbana. Credo che spostare il traffico delle persone dalla macchina al treno sia veramente la soluzione migliore da adottare. È del tutto evidente che sulle politiche dell'innovazione tecnologica serva molto chiedere alle imprese di fare il proprio dovere. Non a caso, quando nell'interrogazione abbiamo indicato la quantità di 120 grammi per chilometro, lo abbiamo fatto perché sappiamo che soprattutto imprese Pag. 48italiane come la FIAT sono in grado di produrre un simile risultato. Il Governo deve far sì che chi ha svolto questa azione di innovazione possa trovare ausilio da parte della Comunità europea, che, purtroppo, ci vede molto assenti sul piano dell'accettazione delle nostre indicazioni.
Per tale motivo, chiedo al Governo di fare in modo che negli atti governativi sia inserito un vincolo forte e concreto, affinché si stabilisca che l'innovazione tecnologica è la cosa migliore da portare avanti e che il limite fissato, anche da parecchi anni, dagli studi condotti da molte strutture ambientaliste, di 120 grammi per chilometro, debba essere rispettato in maniera vincolante da parte degli altri produttori. Ciò perché, da una parte, è giusto riconoscere alle nostre imprese un valore aggiunto, ma, dall'altra parte, dobbiamo chiedere alle imprese del mondo europeo e asiatico di agire allo stesso modo. Non basta, infatti, vietare le domeniche l'uso degli autoveicoli, ma occorre veramente far sì che tutte le persone e le industrie che si occupano di questo argomento facciano la loro parte.
(Misure per migliorare le condizioni di sicurezza nelle città italiane - n. 3-00866).
PRESIDENTE. L'onorevole D'Alia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Volontè n. 3-00866 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), di cui è cofirmatario.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, signor Ministro, con questa interrogazione il gruppo dell'UDC ha voluto chiedere al Governo, in particolare al Ministro Amato, quale sia la politica dell'esecutivo di centrosinistra su un tema molto delicato, sentito e complesso, quale quello della sicurezza nelle grandi aree urbane. Abbiamo cercato di ricostruire alcuni fatti che abbiamo citato nell'interrogazione, dalla vicenda del muro di Padova a quella di via Sarpi a Milano, a quella di piazza Verdi a Bologna, all'omicidio del tabaccaio di Torino, ai fatti di Napoli e, da ultimo, a ciò che la stampa di oggi riporta con riferimento alle baraccopoli. Queste ultime interessano 15 mila persone ai confini della città di Roma e nella stessa città, con scenari anche inquietanti, come gli interventi dei carabinieri, che hanno sequestrato droga in alcuni di tali campi.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIANPIERO D'ALIA. Abbiamo voluto illustrare questo scenario non per giocare sulle paure, ma per far comprendere che vi è un tema che allarma tutti, sul quale sussiste la necessità di capire cosa il Governo intenda fare.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Ringrazio l'onorevole D'Alia per l'interrogazione in esame, che tocca un tema che, fin dall'inizio del mio mandato, considero cruciale e, come lui, complesso, che dipende da tanti fattori, e far incastrare questi diversi fattori rispetto a ciascuna situazione diventa ciò che più conta da parte nostra.
La mia esperienza di questi mesi dimostra che, laddove le amministrazioni locali sono sensibili, quanto è giusto che si sia, al tema della sicurezza, garantiscono che i loro vigili stiano attenti al rispetto della legalità, dalle piccole alle grandi cose, in città, garantiscono un'illuminazione che non lascia alcuna zona d'ombra che possa facilitare il delitto nelle zone nelle quali la propensione al crimine è più elevata, il problema della sicurezza è già in parte risolto, o meglio affrontato.
Sul lato opposto, la sicurezza in molte delle nostre città è connessa alla capacità delle forze di polizia che dipendono dal Ministro dell'interno e da quelle che dipendono dai Governi di altri paesi nel fronteggiare l'enorme spostamento di droghe da est e da ovest verso i nostri territori. Siamo alle prese con la rotta che porta l'eroina dall'Afghanistan, siamo alle prese con le rotte che portano la cocaina Pag. 49dall'America latina in Europa, la rotta diretta atlantica e la rotta, ora indiretta, che passa dall'Africa. Se non mettiamo insieme con efficacia tutti questi fattori, non ci possiamo illudere, anche raddoppiando le pattuglie di polizia in ciascuna città, di riuscire effettivamente a sradicare o almeno a ridurre il fenomeno.
Per questo, da un lato, lavoriamo in collaborazione con le polizie di altri paesi, dall'altro abbiamo adottato la strategia dei patti per la sicurezza delle città che, nelle prossime settimane, dovrebbero coinvolgere tutte le città italiane cosiddette «metropolitane», al di là di quelle su cui già vi sono state anticipazioni. Le anticipazioni, onorevole D'Alia, non hanno sradicato la criminalità, non hanno posto fine ai delitti, non ci hanno dato l'assoluta tranquillità, ma ci hanno dato il senso che qualcosa può cambiare.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. È accaduto così a Napoli - dove le forze dell'ordine hanno violato la sovranità di fatto che la camorra aveva su blocchi cittadini e su interi quartieri, dove si sono moltiplicati gli arresti - e la situazione è migliorata anche a Bologna, dove in piazza Verdi vengono attivati controlli straordinari nelle ore serali e il tema della violenza sessuale è all'attenzione.
PRESIDENTE. Mi scusi, signor Ministro...
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Stiamo compiendo passi in avanti, con questa strategia e con risultati che ancora sono parziali.
PRESIDENTE. L'onorevole D'Alia, ha facoltà di replicare.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Ministro, pur apprezzando il garbo, la correttezza e la linearità del suo intervento e l'onestà con cui parla di risultati parziali, comprenderà che non possiamo ritenerci soddisfatti, perché le sue azioni, la sua politica e le sue opinioni si scontrano con un contesto parlamentare e politico della sua maggioranza che ha dato segnali, in questi mesi, in controtendenza. Ne cito alcuni a titolo esemplificativo, per ragioni di brevità.
Il primo è costituito dalla legge finanziaria per l'anno 2007, che ha ridotto e tagliato le risorse nel settore della sicurezza, bloccando il turn over e facendovi fare le nozze con i fichi secchi: pertanto, mi rendo conto della difficoltà che il Ministro dell'interno incontra nel riuscire a far quadrare la situazione. Anche i patti sulla sicurezza, senza risorse e senza uomini, cercano di razionalizzare, ma rischiano di non produrre i risultati sperati, come in parte si è verificato.
Un ulteriore esempio riguarda il tema dell'immigrazione: è evidente che, su tale tema, più si lancia un segnale di allentamento nel meccanismo sanzionatorio di prevenzione e di repressione dei fenomeni di immigrazione clandestina, più la percezione di insicurezza cresce nei cittadini, indipendentemente dai dati reali, e ciò in particolar modo nelle grandi aree urbane.
Dunque, non ci possiamo ritenere soddisfatti: apprezziamo i suoi sforzi personali, ma censuriamo una politica di questo Governo che certamente non va nella direzione sperata dai cittadini italiani [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
(Utilizzo di dati statistici non omogenei nella determinazione dei comuni con popolazione fino a cinquemila abitanti - n. 3-00867)
PRESIDENTE. L'onorevole Cesini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00867 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).
ROSALBA CESINI. Signor ministro, con la legge finanziaria per il 2007 si è stabilito un incremento del contributo ordinario per i comuni fino a cinquemila abitanti, aventi una percentuale di bambini Pag. 50sino a cinque anni superiore al 5 per cento della popolazione totale. Ma i dati ISTAT utilizzati dal ministero per l'assegnazione dei fondi sono stati estratti da due tabelle che fanno riferimento a periodi temporali diversi.
In particolare, l'incidenza dei minori sulla popolazione è desunta da una statistica relativa al 2004, denominata «Posas», mentre la popolazione totale è ricavata dalla statistica denominata «P2», che riporta dati relativi al 2005.
L'uso di dati temporalmente disomogenei ha provocato evidenti squilibri, tanto che rischiano di essere inclusi tra i fruitori del contributo quei comuni la cui popolazione, nel 2005, è diminuita rispetto all'anno precedente e, al contrario, vengono esclusi quelli che hanno avuto una popolazione in crescita. Le chiedo come si intenda intervenire per porre riparo ad un errore così macroscopico.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. La collega interrogante ha ragione. Il problema è esattamente nei termini che ha indicato, ed è in quei termini perché la norma che fu «confezionata» in Parlamento - credo con il contributo del Governo, sia chiaro - è frutto di quegli emendamenti che si presentano in seconda battuta.
Ricordo che la norma, nella sua «purezza» originaria, prevedeva solo uno stanziamento ad hoc per i piccoli comuni. In seguito maturò in Parlamento l'ipotesi di favorire con questo stanziamento i piccoli comuni in ragione del tasso di popolazione infantile ed anziana in essi presente; a quel punto ci si rifece normativamente ai dati disponibili dell'ISTAT. È un fatto di cui evidentemente ci si è accorti dopo - chi ha scritto la norma forse non ne era consapevole - che l'ISTAT fornisce in tempi diversi, ogni anno, i dati relativi all'insieme della popolazione e i dati relativi alle classi di cittadini in ragione dell'età. Per cui, alla fine del 2005, noi abbiamo i dati «freschi» per l'insieme della popolazione, ma i dati relativi alle classi di età sono ancora quelli del dicembre precedente. Quest'anno, una volta constatata la disfunzione indicata dalla collega e rinviata per i comuni la data di approvazione dei loro bilanci al 30 aprile, abbiamo aspettato il più possibile per comunicare loro i dati rilevanti ai fini di questo particolare stanziamento.
Tuttavia, l'ISTAT ha comunicato i dati sulle classi di età che ci sarebbero serviti esattamente il 30 aprile, cioè il giorno in cui stava scadendo il termine finale per l'approvazione dei bilanci. Di conseguenza i bilanci sono stati approvati, come lei ha detto, ed è chiaro che a questo punto il recupero potrà avvenire sul prossimo esercizio, ma c'è comunque questa sfasatura e bisognerà verificare con l'ISTAT, con il quale ora lavoriamo per il prossimo censimento, se c'è un modo per riavvicinare i tempi. Ma non c'è dubbio, ed è ragionevolmente comprensibile, che il dato sulla popolazione aggregato è più facilmente ottenibile in modo tempestivo rispetto a quello sulle classi di età che viene in seguito. Anche se avessimo fatto riferimento ai dati ISTAT della medesima data, ci saremmo trovati che, alla data del 31 dicembre, avevamo gli uni «freschi», ma gli altri ancora dell'anno precedente.
PRESIDENTE. L'onorevole Cesini ha facoltà di replicare.
ROSALBA CESINI. La ringrazio, signor Ministro, per le notizie che ha fornito, che sono confortanti per il futuro, perché bisognerà porre rimedio a quella che ritengo sia stata una grande ingiustizia e, come lei dice, mi auguro che almeno per gli anni 2008 e 2009 ci si riferisca a dati ISTAT coerenti tra di loro.
Signor Ministro, veniamo da un lungo periodo di tagli agli enti locali operati dal Governo di centrodestra, il che ha costretto molti comuni a fare salti mortali per mantenere servizi che fanno davvero la differenza nella qualità della vita di una comunità. Ora ci attendiamo che questo Governo inverta la tendenza, dando però al contempo precisi indirizzi per il perseguimento Pag. 51del miglior rapporto possibile tra spesa pubblica e qualità delle prestazioni erogate dai comuni.
Capisco che non è una sua competenza diretta, signor Ministro, ma lo Stato, rispetto a questi fondi, non chiede alcuna rendicontazione dei trasferimenti, né, d'altra parte, sono state indicate le priorità da perseguire nell'utilizzo di queste risorse. Per cui, paradossalmente, comuni poco accorti o con scarsa capacità programmatoria si limiteranno alla semplice distribuzione «a pioggia» delle risorse aggiuntive, senza costruire nulla di serio.
È necessario, invece, che questi fondi siano destinati in primo luogo a favorire l'erogazione dei servizi per l'infanzia e per la popolazione anziana in forma associata tra i comuni, il che consentirebbe un miglioramento sia quantitativo sia qualitativo delle prestazioni a parità o addirittura con risparmio di spesa.
Noi Comunisti Italiani riteniamo che un Governo di centrosinistra, questo nostro Governo, debba qualificarsi proprio sulle finalità e sulle modalità di impiego delle risorse pubbliche, sappia cioè coniugare l'estensione dei diritti, dei servizi alla persona, il miglioramento della qualità della vita...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ROSALBA CESINI. ...a partire da quella di larghe fasce sociali, spesso solo sfiorate dalla fruizione dei servizi, al rigoroso controllo della spesa pubblica, combattendo sprechi e clientelismi.
Questa è la nostra comune missione, signor Ministro, sulla quale vigileremo e per la cui realizzazione stimoleremo il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
(Misure per garantire l'ordine pubblico a Milano e per diffondere una cultura della legalità - n. 3-00868)
PRESIDENTE. L'onorevole Bodega ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni ed altri n. 3-00868 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9), di cui è cofirmatario.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, signor Ministro Amato, due sono le questioni oggetto dell'interpellanza in esame. La prima riguarda le scritte apparse nella cosiddetta Chinatown milanese - via Paolo Sarpi - nei confronti della Lega Nord e, in modo particolare, del consigliere comunale di Milano, nonché segretario provinciale del nostro movimento, Matteo Salvini.
La seconda questione è relativa invece ad alcune dichiarazioni rilasciate, stando ad articoli di stampa, dal sindaco di Venezia, Cacciari, in merito all'inaugurazione di un nuovo centro sociale e di un nuovo spazio culturale, in cui testualmente diceva: se i comuni non vi danno retta fate bene ad occupare, anche un capannone nel centro storico, poi in qualche maniera ci si mette d'accordo.
Chiediamo al Governo quali iniziative intenda adottare per garantire l'ordine e la democrazia a Milano, in merito ai fatti accaduti, e cosa intenda fare per rendere più efficace la cultura della legalità a fronte delle dichiarazioni negative di alcuni esponenti istituzionali.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, è vero, ci sono state quelle scritte e coloro che le avevano tracciate e che avevano affisso anche manifesti minacciosi nei confronti del segretario provinciale della Lega, Matteo Salvini, sono stati identificati come appartenenti al centro sociale «Il cantiere» e sono stati deferiti all'autorità giudiziaria per minacce aggravate. I fatti risalivano, in realtà, alla notte tra il 4 e il 5 maggio; le scritte poi vennero viste il 7 maggio e per questa ragione la sua interrogazione fa riferimento a tale ultima data.
L'episodio è brutto ed inquietante proprio perché, in primo luogo, identifica una singola persona, in quanto tale, come Pag. 52bersaglio di quelle che sono autentiche minacce, in un momento nel quale questa sola circostanza ci induce ad una particolare attenzione, tant'è vero che è stata disposta una misura di vigilanza, seppure mobile, sull'abitazione del capogruppo in consiglio della Lega.
Si tratta di una vicenda che si inserisce in un contesto di problemi di sicurezza a Milano, legati proprio alle minacce nei confronti dei singoli, che desta in noi particolare preoccupazione e quindi particolare attenzione. Il patto per la sicurezza al quale stiamo lavorando per la città di Milano ha un capitolo specialmente attento a questo profilo.
Sulla questione di Venezia, che aveva incuriosito anche me, mi è giunta una lettera del sindaco che asserisce di non avere mai incitato chicchesia a occupazioni o a comportamenti comunque illegali e afferma che nel suo breve intervento al centro sociale ha sottolineato il valore di iniziative di aggregazione culturale e sociale in una sede che era stata restaurata a spese dei suoi attuali occupanti, che hanno vinto una regolare gara.
Il sindaco Cacciari, pertanto, ci tiene a sottolineare - credo che in questo abbia ragione - che non tutti i centri sono eguali tra loro e che questo è un luogo di civilissima aggregazione. Tanto è vero che la lettera (mi permetto di dirlo perché lo si trova nel testo della stessa) si conclude invitando gli onorevoli interroganti a recarsi a Venezia per visitare quel centro.
PRESIDENTE. L'onorevole Bodega ha facoltà di replicare.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, ringrazio il ministro Amato per la risposta, che non ci soddisfa in modo particolare. La prima questione, quella della cosiddetta chinatown milanese, è degenerata da fenomeno sociale ad uno di tipo criminale. Negli stessi giorni, nella mia città, Lecco, come in tante altre, la comunità cinese è venuta allo scoperto per presentare le proprie attività e la propria identità.
Nelle piccole città, dove la questione sicurezza è diventata cruciale, è pur sempre controllabile attraverso uomini e mezzi, ad esempio le telecamere, ma nelle metropoli, grazie anche all'omertà e alle dimensioni di queste città che favoriscono la possibilità di camuffarsi, assistiamo ad intollerabili episodi di violenza, di intimidazione (è il caso di Matteo Salvini e della Lega) e di autentica criminalità. Se non ci fossero l'accortezza e il buonsenso dei nostri concittadini, avremmo ogni giorno feriti e morti. Esprimo, quindi, da parte dei deputati della Lega Nord, piena solidarietà al bravo Matteo Salvini.
Per quanto riguarda la seconda questione, è deprecabile l'atteggiamento di un sindaco - di qualsiasi parte politica esso sia e chiunque sia - che, con l'autorevolezza della carica e il peso delle parole, rischia di provocare una deriva qualunquista e violenta.
Sappiamo bene infatti come l'occupazione dei centri, degli spazi pubblici, parta da presupposti non violenti per approdare, con l'alibi della rivendicazione di diritti, a forme di abusivismo e di arroganza nelle pretese.
PRESIDENTE. Deve concludere.
LORENZO BODEGA. Il sindaco non è un pedagogo, ma ha il dovere di educare al senso civico: la «lezione» del professor Cacciari è irricevibile per tutti coloro, sindaci in testa, che ogni giorno devono battersi con prefetture, questure e carabinieri per garantire la convivenza civile e pacifica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
(Posizione del Governo in merito ad esternazioni che incitano all'intolleranza ed alla violenza nei confronti della Chiesa cattolica n. 3-00869)
PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00869 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, il «concertone» del 1o maggio, che ormai è Pag. 53diventato l'unico anello di congiunzione tra i sindacati e i giovani, visto che per questi ultimi i sindacati non pensano ad altro che a tale evento, è diventato, questa volta, anche un palcoscenico un po' strano perché un guitto, tale Rivera, ha preso di mira con pesanti esternazioni ed insulti il Vaticano, quindi il mondo cattolico in generale, ma anche il Capo di uno Stato, ovverosia il Papa. Ciò si inserisce in un clima che è sotto gli occhi di tutti, che ha condotto anche agli episodi di minacce nei confronti dell'arcivescovo Bagnasco.
Chiediamo pertanto al Ministro Amato cosa intenda fare per contrastare l'intolleranza che si sta sviluppando verso il mondo cattolico da parte di una certa sinistra in particolare, in quali modi intenda individuare i responsabili delle minacce nei confronti del monsignor Bagnasco e quali sono le azioni che ha predisposto per tutelare lo stesso arcivescovo.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno ha facoltà di rispondere.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Noi seguiamo con grande attenzione la situazione che si è creata intorno al monsignor Bagnasco, ed è a dir poco deprecabile che si sia formata questa fermentazione, che l'ha portata a diventare addirittura di dimensione nazionale, nelle voci, nelle scritte e nelle minacce. È brutto che una persona che svolge una missione di quella sorta, e che poi assurge ad un incarico di rilevanza nazionale, si trovi a dover fronteggiare il clima che tutto questo manifesta.
Noi, ovviamente, nel nostro compito istituzionale, ci siamo domandati se è un clima o se è anche una situazione di insicurezza vera quella ora descritta. È un punto importante che abbiamo cercato di chiarire lavorando scritta su scritta, comunicato su comunicato, fonte su fonte, arrivando a concludere che esistono delle consonanze molteplici con alcune tematiche proprie dell'anarco-insurrezionalismo. Tali tematiche portano poi ad una complessiva valutazione per la quale, da un lato, si vede la traccia dello stesso anarco-insurrezionalismo, dall'altro, si percepisce che si è scatenato un fenomeno imitativo, anche da parte di persone o gruppi che non ne sono partecipi e che, con una finalità semplicemente ignobile, anche se non immediatamente pericolosa, fanno da coro in tutta questa vicenda.
Noi quindi dobbiamo seguirla e, ovviamente, garantiamo a monsignor Bagnasco il massimo di sicurezza e gli siamo grati come italiani per la serenità con la quale, in questo contesto, continua ad assolvere alla sua missione. È una serenità della quale noi ci sentiamo di essere garanti.
PRESIDENTE. Signor Ministro, concluda.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Quanto all'altra vicenda alla quale l'interrogazione si riferisce, mi permetta di esprimermi su di essa sottolineando che alla fine ha provocato uno degli episodi di maggior consonanza tra Stato e Chiesa di questi ultimi anni: la consonanza tra il segretario di Stato ed il Presidente del Consiglio nell'invitare tutti ad usare il buonsenso, finché ce l'hanno, e a ricordarsi che la misura è una delle qualità prime per una buona convivenza civile.
PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha facoltà di replicare.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, signor Ministro, noi non siamo né sereni, come monsignor Bagnasco, né tanto meno plaudiamo alla consonanza tra il Presidente Prodi e il segretario di Stato Vaticano. Lei ha fatto un excursus del quale non avevamo bisogno in questa sede, mentre è sotto gli occhi di tutti che non ha risposto: intendevamo avere da lei altre notizie, che invece non ci ha dato.
Come si può plaudire ad una consonanza nel momento in cui assistiamo ad un «concertone» trasmesso in diretta TV - grazie anche agli 800 mila euro versati dalla RAI agli organizzatori -, in cui un guitto si scaglia contro il Papa e una folla lo applaude perché viene insultato il Capo di uno Stato, che è anche il Capo della Chiesa cattolica?Pag. 54
Lei non ci viene a dire se sono stati individuati i responsabili delle scritte contro Bagnasco. Non deve rassicurare soltanto noi: poco fa aveva accanto il guardasigilli Mastella che, quando si è verificato il fatto del 1o maggio, egregio signor Ministro dell'interno, ha rilasciato una dichiarazione di questa natura: «Bisogna stare molto attenti perché noi saremo in piazza il 12 maggio per il Family Day e mi auguro che non succeda nulla».
Le preoccupazioni sulla serenità di monsignor Bagnasco, che non sono le nostre, non sono neanche dei componenti del vostro Governo. Lei oggi non è venuto a dire assolutamente nulla su ciò che il Governo sta facendo. Le esternazioni del Presidente Prodi, che lasciano il tempo che trovano - anche perché, evidentemente, non sapeva neanche di cosa si parlasse e a cosa si riferisse il segretario di Stato quando le ha rilasciate -, non mi sembrano in grado di appagare il Parlamento, così come non appagano il nostro gruppo. Non sono appagati neanche gli italiani, che sono preoccupati come noi e come il ministro Mastella, perché questa escalation della sinistra nei confronti del mondo cattolico deve essere fermata e, per fermarla, non bastano le sue parole e le sue chiacchiere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
(Iniziative per contenere i costi connessi alle operazioni di intercettazione disposte dalle autorità giudiziarie - n. 3-00870)
PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00870 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor Ministro, ovviamente, da socialista riformista del Partito Socialista-Nuovo PSI, garantista per definizione, chiedo di conoscere i costi delle intercettazioni - vero cancro con metastasi della nostra società, della nostra magistratura -, che incidono in maniera particolarmente gravosa sul bilancio delle spese di giustizia, in primo luogo per i costi connessi alle operazioni di intercettazione, registrazione, noleggio di apparati, trascrizione ed eventuale traduzione. Lei deve sapere, infatti, signor Ministro, che la lingua italiana ha una certa musicalità: chi la trascrive e non la conosce, non ha cultura, non conosce la sintassi, non conosce la grammatica, non conosce i toni e i suoni, il più delle volte può commettere errori. In secondo luogo, i costi sono onerosi per il fatto che negli ultimi anni si registra una tendenza ad un progressivo incremento del numero delle intercettazioni, il cui costo è superiore a quello che lo Stato mette a disposizione per i disabili e pari ai ticket della sanità di tutte le regioni italiane. Cosa intende fare per questa deriva giustizialista dell'Italia che ha costi enormi pagati dagli italiani?
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, credo che siano noti all'onorevole Barani e a questa Camera, ma anche all'intero Parlamento, sia il mio impegno sia la costante attenzione in materia di intercettazioni, che si è anche concretizzata in un disegno di legge che è stato approvato recentemente quasi all'unanimità proprio da quest'Assemblea. L'obiettivo è quello di contemperare le esigenze investigative con il diritto alla riservatezza dei cittadini. Tra le varie libertà ho sempre detto che la dignità della persona umana andava salvaguardata e da ciò deriva il declinare di altre libertà, come quella dell'informazione, per la quale, pure, è evidentemente giusto garantire le esigenze che la concernono.
Debbo anche osservare, al tempo stesso, che la maggior parte delle intercettazioni è di natura ambientale, telefonica e viene disposta per competenza dalle direzioni distrettuali antimafia. L'indispensabilità dello strumento - va anche detto - si è evidenziata per gli accertamenti e assai spesso ha consentito, ad Pag. 55esempio, di portare avanti la lotta alla criminalità organizzata. Poi, ci sono altre intercettazioni che riguardano la cattura dei latitanti, ad esempio all'estero. Insomma, lo strumento investigativo, francamente, mi pare che conosca un coefficiente molto alto di complementarietà con questo tipo di indicazione che emerge.
Il Parlamento ha stabilito alcune condizioni di salvaguardia della dignità della persona e della misura investigativa, che assai spesso rimane come criterio fondativo per determinare la possibilità di cattura di latitanti o di coloro i quali hanno questioni con la giustizia e non sono in connessione con la legalità, e, al tempo stesso - l'ho detto - è garantita anche l'esigenza di natura informativa. Quanto ai costi, mi pare che proprio in questa sede - l'ho fatto io - si è dato respiro finanche all'ipotesi di non esprimere forme di interferenza rispetto alla magistratura, ma piuttosto di effettuare la contabilità attraverso la Corte dei conti, fino a quando eventualmente l'altro ramo del Parlamento non dovesse modificare la situazione. La ringrazio del contributo che ha dato insieme a tantissimi altri colleghi, quasi all'unanimità, e, come vede anche lei, ci si è mossi per determinare questa condizione.
Per quanto mi riguarda, posso tener conto di aspetti normativi, come quelli che sto attivando con il mio collega, il Ministro delle comunicazioni, per quanto concerne il ristoro dei costi sostenuti dai gestori telefonici per l'effettuazione delle prestazioni obbligatorie di cui all'articolo 96 del codice delle comunicazioni. Detto questo, però, né il Governo né altra autorità politica possono in alcun modo interferire e operare incursioni in maniera un po' «piratesca» all'interno dell'attività giudiziaria esercitata legittimamente, dettando disposizioni, per quanto mi riguarda, o criteri direttivi sull'uso di questo strumento che rimane vitale ai fini investigativi.
PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di replicare.
LUCIO BARANI. Signor presidente, ho ovviamente voluto provocare il signor Ministro, visto che ero tra i deputati che il 17 aprile 2007 ha votato a favore del disegno di legge.
L'ho voluta provocare perché vorrei vedere un ministro - e so che lei ha grandi capacità - che magari si interessi di meno dei Dico, della politica estera, di altre questioni, e che essendo Ministro della giustizia si concentri un po' sulla mala giustizia che esiste in Italia. Se lei facesse un sondaggio tra gli italiani, sia sulla giustizia penale sia civile sia amministrativa, il consenso tenderebbe a zero.
I problemi continuano a sussistere. Lei sa perfettamente che gli italiani hanno votato un referendum sulla responsabilità civile dei giudici, che non viene mai rimarcata. Si tratta dell'unico potere che non paga: se sbagliano i medici pagano e altrettanto avviene per gli ingegneri, i commercialisti e qualsiasi singolo cittadino; i giudici invece quando sbagliano non pagano mai. Tale intoccabilità li porta a una deviazione giustizialista, ad interessarsi di fatti non rilevanti, causando danno all'Italia e agli italiani anche dal punto di vista economico, sottraendo risorse.
È possibile che abbiamo intercettazioni dieci volte superiori alla media dei paesi europei? Non è tollerabile! È un cancro, è un tumore e lei, in qualità di Ministro, lo deve asportare! La Corte di giustizia europea, relativamente ai principi contemplati dalla Convenzione del Consiglio d'Europa per la salvaguardia dei diritti dell'uomo firmata a Roma il 4 novembre del 1950, ci ha più volte richiamato a proposito dei diritti dell'uomo calpestati dalla nostra magistratura. La invito a interessarsi più di giustizia e a far sì che i giudici che sbagliano, che sono la stragrande maggioranza, paghino i loro errori.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUCIO BARANI. Non dovrebbero incidere sul prodotto interno lordo mentre intervengono su oltre il 30 per cento del PIL! Termino chiedendo che lei sfati il dicunt generalizzato secondo cui non ci Pag. 56sono più italiani liberi, ma italiani in attesa di giudizio. Lei deve dimostrare la capacità di essere un Ministro della giustizia...
PRESIDENTE. Grazie.
LUCIO BARANI. ... e, se riuscirà a fare ciò, deve avere il nostro plauso.
(Condizioni di detenzione degli internati presso l'ospedale psichiatrico giudiziario di Sant'Eframo (Napoli) - n. 3-00871)
PRESIDENTE. L'onorevole Caruso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00871 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).
FRANCESCO SAVERIO CARUSO. Signor ministro, intendo sottoporre alla vostra attenzione l'esperienza drammatica, che ho vissuto in prima persona, durante l'ispezione parlamentare all'interno dell'ospedale psichiatrico giudiziario di Sant'Eframo, nel quale sono rinchiusi 104 internati nella situazione di degrado e abbandono più totale: celle sporche, sudice e sovraffollate, con anche sette pazienti in ogni singola stanza.
La cosa che più mi ha sconvolto, e che vorrei porre alla vostra attenzione, è la «camera di coercizione». È presente, in tale struttura, una sala con tre letti di contenzione, nella quale i pazienti vengono tenuti, anche oltre una settimana, in una condizione di sofferenza indescrivibile, con i polsi e le caviglie legati all'estremità dei letti e con una fascia sul torace che immobilizza il corpo, e che quindi rende impossibile qualsiasi movimento.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FRANCESCO SAVERIO CARUSO. Tale stato di contenzione può protrarsi anche per settimane, come risulta dal registro sanitario. Chiedo se tutto ciò sia possibile in un Paese cosiddetto civile e democratico.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, l'onorevole Caruso sa che, per quanto mi riguarda - ma credo che ciò sia valido anche per tutti coloro che siedono in quest'aula - pongo una costante attenzione alla problematica dei reclusi, e che proprio di recente ho risposto alla richiesta di un mio intervento in merito a condizioni analoghe riscontrate nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa.
Anche in tale occasione, e lo ribadisco oggi, ho indicato come priorità la necessità che sia data piena attuazione al decreto legislativo n. 230 del 1999, con il quale fu stabilito il trasferimento delle competenze sanitarie dall'amministrazione penitenziaria al servizio sanitario nazionale ed alle regioni. Mi sono già impegnato a verificare l'attualità dei criteri seguiti per registrare il tempo di permanenza degli internati in ospedale, ponendo altresì l'attenzione sulla questione della imputabilità degli autori di reati.
Tale tema è oggetto anche di proposte che saranno portate alla vostra attenzione quando - lo faremo a breve - la commissione per la riforma del codice penale le avrà ultimate.
Quanto alla condizione degli internati di Sant'Eframo, cui fa riferimento l'onorevole Caruso, posso riferire - evidentemente, da questo punto di vista, sono un tramite, anche se con responsabilità politica - le informazioni che ho avuto dal dipartimento dall'amministrazione penitenziaria. Risulta che gli interventi di ristrutturazione edilizia dell'ospedale sono, allo stato, in fase di progettazione, sicché attualmente il numero degli internati e dei detenuti assegnato alla struttura è stato tendenzialmente limitato a cento rispetto ai 190 posti letto. Nel programma dei lavori 2007-2009 è stata prevista la ristrutturazione di sezioni non utilizzate, la realizzazione di impianti antiintrusione, il rifacimento degli impianti di idrici e termici, l'ampliamento dell'impianto TV via Pag. 57cavo. Il provveditorato della regione Campania, inoltre, su indicazione del direttore dell'ospedale psichiatrico giudiziario di Napoli, ha suggerito che i dieci ausiliari AL di III livello presenti nella struttura siano applicati di supporto al lavoro svolto dagli addetti alla manutenzione ordinaria dei fabbricati e che vengano stipulate convenzioni con gli operatori sociosanitari.
Per quanto riguarda il problema delle contenzioni fisiche, devo osservare che si tratta di atti di stretta competenza medica, disposti soltanto dopo un accurato esame psichiatrico e solo al fine di scongiurare che il paziente in stato di acuto scompenso psichico si renda pericoloso, ahimè, per sé e per gli altri. Se le condizioni cliniche dell'internato non sono estremamente gravi si opta, invece, per il regime di isolamento idoneo ad impedire il contatto con altri soggetti.
Per quanto riguarda, poi, l'internato sottoposto a coercizione a seguito di un tentativo di evasione, preciso che la contenzione è stata disposta previa visita del sanitario ed è durata soltanto un giorno, venendo subito sostituita con il regime di isolamento. Ad ogni modo, si può comunque assicurare che sarà impegno costante delle competenti articolazioni ministeriali effettuare - lo chiedo anche al Parlamento; come ha fatto lei, onorevole Caruso, possono farlo anche gli altri parlamentari - scrupolose verifiche, ed adottare gli opportuni provvedimenti. Se giungeranno anche indicazioni al ministro od alle predette articolazioni ministeriali, sarò ben lieto di fare il possibile per rendere più umana la permanenza di queste persone - e sottolineo: persone - all'interno di tali strutture psichiatriche giudiziarie.
PRESIDENTE. Il deputato Caruso ha facoltà di replicare.
FRANCESCO SAVERIO CARUSO. Signor ministro, desidero farle presente che, in merito alla vicenda dell'OPG di Napoli, lei citava, e quindi confermava, la presenza della ricordata sala di coercizione, nella quale i pazienti vengono legati alle estremità del letto, per i polsi, per le caviglie e per il torace. Credo che sia una pratica disumana; questi crudeli supplizi potevano, forse, avere luogo nel medioevo o sotto il regime di Pinochet, ma oggi, in Italia, in un Paese democratico e civile non è possibile pensare che una persona rimanga legata ad un letto per 24 giorni, per tutto il giorno - ventiquattr'ore su ventiquattro - come risulta dal registro medico di un ragazzo che ho conosciuto durante le ispezioni: Marco Orsini. Credo che ciò sia veramente indecoroso e, a tal proposito, vorrei citare un breve passaggio di una lettera di uno dei ragazzi che hanno vissuto tale esperienza: «La coercizione è un luogo di sofferenza dove non ci si può muovere. Danno da mangiare imboccandoti con un cucchiaio, i bisogni si fanno in un buco del letto dove sotto c'è il secchio e la notte non passa mai. Sono rimasto legato anche 15 giorni e sentivo un forte dolore alle caviglie e ai polsi. La stanza è piccola: ci sono tre letti di contenzione e a volte sono tutti occupati. C'è chi bestemmia, chi grida, chi chiede per pietà di essere sciolto».
Visitando gli OPG ho vissuto anche l'esperienza di trovare, in tali condizioni, un ragazzo che, piangendo, mi chiedeva di fare qualcosa per slegarlo, ma noi possiamo fare solo questo: denunciare tali episodi. Occorrerebbe soprattutto fare in modo, attraverso una proposta di legge che ritengo quanto mai urgente, di superare e di chiudere tali OPG, che sono veramente un istituto del passato, considerato che la legge n. 180 del 1978 ha già chiuso tutti manicomi. Non si comprende, dunque, per quale motivo dovrebbero ancora esistere questi istituti manicomiali (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
(Iniziative relative alla normativa a favore dei magistrati che optano per la permanenza presso sedi disagiate - n. 3-00872)
PRESIDENTE. Il deputato Costantini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione Pag. 58n. 3-00872 (Vedi l'allegato A - interrogazioni a risposta immediata sezione 13).
CARLO COSTANTINI. Signor Presidente, signor Ministro, nel 1998 lo Stato ha assunto un impegno nei confronti di alcune centinaia di magistrati di nuova nomina ed ha detto loro: se accettate una delle sedi classificate come disagiate e se accettate di trattenervi in una di queste sedi per oltre cinque anni, avrete un titolo di preferenza assoluta allo scadere dei cinque anni nei confronti di qualunque altro magistrato. I cinque anni sono trascorsi, ma lo Stato sembra essersene dimenticato, tanto è vero che nel 2005 si è «rimangiato» detto impegno, essendo stato promotore di una legge che ha precisato che il diritto alla preferenza non è più opponibile al 100 per cento dei magistrati, ma soltanto ai magistrati nominati uditori successivamente al 9 maggio del 1998.
So che il disegno di legge concernente la riforma dell'ordinamento giudiziario è all'esame del Senato, e ritengo che potrebbe essere l'occasione giusta per ripristinare la norma originaria. Mi auguro che si faccia ciò, ma mi interessa molto conoscere l'opinione politica, sua e del Governo, conoscere, dalle sue parole e dalla sua posizione, se vi è la volontà precisa e puntuale del Governo di mantenere fede a quell'impegno assunto nei confronti di alcune centinaia di magistrati nel 1998.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, in risposta all'interrogazione dell'onorevole Costantini, faccio presente che la legge n. 133 del 1998 è stata introdotta allo scopo precipuo di risolvere l'annoso problema della copertura delle sedi giudiziarie particolarmente disagiate, dove nessuno voleva oggettivamente essere assegnato. La legge in questione ha prodotto una serie di benefici per coloro i quali hanno colto questa che sembrava anche, per alcuni aspetti, una opportunità per il sistema giudiziario in genere, ed ha attribuito, tra i benefici, non soltanto il trasferimento con preferenza assoluta in caso di permanenza nella sede per cinque anni, ma anche l'aumento dell'indennità integrativa speciale, il trasferimento del coniuge, un'indennità in caso di trasferimento d'ufficio, il calcolo dell'anzianità in misura doppia per ogni anno di effettivo servizio prestato nella sede dopo il primo biennio di permanenza.
Tuttavia, la legge ha anche comportato oggettivamente effetti secondari non di poco conto. Si è potuto infatti constatare che i posti nelle sedi più ambite venivano praticamente monopolizzati dai magistrati che avevano prestato servizio per cinque anni nelle sedi disagiate, preferiti anche ai magistrati aventi molti più anni di anzianità. Con l'articolo 14-sexiesdecies del decreto-legge n. 115 del 2005, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 168 del 2005, si è cercato, in parte, di porre rimedio a questo stato di cose, trasformando il diritto assoluto in diritto relativo, ossia in un diritto esercitabile solo da parte dei magistrati nominati uditori dopo il 9 maggio 1998, cioè dopo l'entrata in vigore della legge. Il Consiglio superiore della magistratura - e quindi non il ministro - ha ritenuto di dare a tale norma una interpretazione restrittiva al fine di garantire il diritto di tutti coloro che all'epoca dell'entrata in vigore del citato decreto-legge erano stati già destinati ad una sede disagiata, ed ha affermato che nei confronti di questi ultimi non poteva essere applicata la limitazione introdotta dall'articolo 14-sexiesdecies citato. Il TAR del Lazio invece si è pronunciato - peraltro, la sentenza è stata appellata dal CSM - ribadendo che l'esercizio del diritto di preferenza può essere esercitato soltanto nei confronti dei soggetti entrati in magistratura dopo l'entrata in vigore della legge n. 133 del 1998.
Allo stato - l'onorevole interrogante mi chiede l'indicazione politica per quanto riguarda ciò e, quindi, rispondo in merito -, tentiamo di contemperare tale esigenza di passaggio dall'assoluto al relativo. Mi Pag. 59riferisco all'articolo 6 del recente disegno di legge per la riforma dell'ordinamento giudiziario che appunto, come l'onorevole Costantini ha rilevato, è in discussione al Senato della Repubblica. Nel citato disegno di legge, in linea generale viene eliminato il sistema della preferenza dei trasferimenti in favore dei magistrati da assegnare a sedi disagiate, stabilendo che tale preferenza continui ad essere riconosciuta soltanto in favore dei magistrati assegnati a sedi disagiate prima dell'entrata in vigore del provvedimento. Tale disegno di legge vuole abrogare la disposizione sul beneficio della preferenza, ma riconosce comunque il raddoppio del punteggio di anzianità per il primo trasferimento successivo alla destinazione a ufficio, per ogni anno di effettivo servizio in sede disagiata dopo il primo biennio di permanenza.
Sono inoltre allo studio da parte mia interventi utili a perfezionare il sistema, nell'intento di contemperare le aspettative di quei magistrati che, facendo affidamento sull'originaria consistenza del diritto di prescelta, decisero di esercitare le funzioni nelle sedi disagiate e quelle dei magistrati entrati in servizio prima dell'entrata in vigore della legge n. 133 del 1998, sempre naturalmente nell'ottica dell'assoluta preminenza dell'interesse generale alla copertura delle sedi disagiate che, come è noto, si trovano nelle regioni a più alto tasso di criminalità organizzata.
PRESIDENTE. L'onorevole Costantini ha facoltà di replicare.
CARLO COSTANTINI. Signor ministro, purtroppo non posso dichiararmi completamente soddisfatto. Comprendo la sua esigenza di contemperare aspettative diverse, però in questo caso il diritto o viene negato o viene affermato. Infatti, se si fa riferimento al quadro normativo del 1998, che ha generato un'aspettativa e un affidamento nei confronti di queste persone e di queste famiglie, il diritto di prescelta si pone nei confronti del 100 per cento dei magistrati.
Se si fa riferimento, invece, al quadro normativo intervenuto sette anni più tardi, e dunque dopo il quinquennio di permanenza nelle sedi disagiate, l'opponibilità di tale diritto di prescelta è circoscritta al 2 o al 3 per cento dei magistrati, poiché gli uditori entrati in servizio successivamente al maggio del 1998 costituiscono tale frazione del complesso di magistrati in servizio.
Il problema è dunque fondamentale, poiché si tratta di tutelare il principio dell'affidamento di persone che hanno fatto riferimento ad una legge dello Stato, nonché il principio dell'irretroattività della norma. È infatti gravissimo che nel 2005 il legislatore sia intervenuto per negare un diritto che era stato riconosciuto sette anni prima, un diritto che aveva comportato in molti casi scelte difficili sul piano familiare e scelte coraggiose sul piano personale (si trattava infatti di ricoprire posti ed assicurare la presenza delle istituzioni in zone dove nessuno voleva recarsi). La invito pertanto, signor ministro, a fare qualcosa in più: a rifiutare un approccio quantitativo e privilegiarne uno qualitativo, perché questa deve essere la posizione espressa da un Governo come il nostro.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Presidente, intervengo solo per chiedere se sia possibile riprendere la seduta alle 17, anziché alle 16,45, come si fa di norma. Talune Commissioni, infatti, stanno terminando l'esame di provvedimenti i cui iter, per queste giornate di lavoro piuttosto faticose, si sono un poco complicati (la seduta della VII Commissione è ancora in corso, e credo che ve ne siano altre in corso). Se riprendessimo i lavori dell'Assemblea alle 17 si darebbe alle suddette Commissioni il tempo necessario per valutare l'esame di alcune questioni.
Pag. 60
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Giachetti.
Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle 17.
La seduta, sospesa alle 16,30, è ripresa alle 17.