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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1411 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23, recante disposizioni urgenti per il ripiano selettivo dei disavanzi pregressi nel settore sanitario (Approvato dal Senato) (A.C. 2534-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23, recante disposizioni urgenti per il ripiano selettivo dei disavanzi pregressi nel settore sanitario.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'emendamento Dis. 1.1 (vedi l'allegato A della seduta del 9 maggio 2007 - A.C. 2534 sezione 6) interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, modificato dal Senato, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni vedi l'allegato A della seduta del 9 maggio 2007 - A.C. 2534 sezioni 1, 2 e 3. Per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni vedi l'allegato A della seduta del 9 maggio 2007 - A.C. 2534 sezione 4).
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - A.C. 2534-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.Pag. 2
Avverto che è stata disposta la ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nardi. Ne ha facoltà.
MASSIMO NARDI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, per diciassette volte il Governo si è presentato in Parlamento ed ha ottenuto la fiducia. Lo ripeto: diciassette volte, su circa dieci mesi di attività parlamentare; pertanto, circa due volte al mese. Non sappiamo se questo numero ha portato bene all'Esecutivo, ma sappiamo di sicuro, purtroppo, che non ha portato bene all'Italia, visto che siamo qui, nuovamente, per la diciottesima volta!
Tutto ciò che, ovviamente, non può portare bene al nostro Paese si deve confrontare - e, se necessario, scontrare - con il desiderio della Democrazia Cristiana e del Nuovo Partito Socialista di promuovere una stagione di una nuova cultura politica, una cultura politica finalizzata al benessere degli italiani e alla crescita del nostro Paese.
Per le ragioni che esporrò qui, succintamente ma dettagliatamente, dichiaro fin d'ora che il mio gruppo esprimerà un voto contrario sulla questione fiducia posta dal Governo. Teniamo a sottolineare che tale voto contrario è motivato dall'incapacità di questo Governo nel dirigere il Paese, un'incapacità che si manifesta perfetta, anche da un punto di visto tecnico.
Per quanto riguarda questo aspetto, ossia l'incapacità di governare intesa in senso stretto, intendo richiamare l'attenzione dei colleghi e della cittadinanza tutta sul fatto che il decreto-legge in esame costituisce solo uno degli elementi di un piano più ampio, volto alla riorganizzazione del servizio sanitario nazionale e al ripiano dei disavanzi pregressi: solo uno! Il decreto-legge, dunque, non interviene su una materia che all'improvviso, inaspettatamente, imprevedibilmente si palesa nell'agenda politica italiana, ma su una materia che è all'attenzione della classe dirigente di questo Paese da anni.
Come sapete, il Servizio sanitario nazionale fu una conquista della visione democristiana della sanità pubblica, che doveva garantire assistenza sanitaria a tutti, indipendentemente dalle condizioni economiche personali. Oggi, il Servizio sanitario nazionale ha quarant'anni di vita, e meriterebbe un'attenzione maggiore rispetto ai provvedimenti motivati da straordinaria necessità ed urgenza.
Questa è la prima critica fondamentale che rivolgiamo all'Esecutivo: l'incapacità tecnica di saper organizzare almeno quel lavoro parlamentare che si sa da sempre doversi organizzare. È come se sapendo di dover fare una cosa da diversi anni, sapendo che è in scaletta la mascherassimo all'improvviso come urgente e imprescindibile.
Dovevamo pensarci prima, dovevamo avere la capacità di scadenzare una nostra presa di posizione in tempi e con modi adeguati.
Domando ai colleghi ed al Paese, allora: è possibile che coloro i quali non sono in grado di programmare l'ordinario, tanto da ridursi alla condizione di richiedere voti di fiducia, siano in grado di fronteggiare un'emergenza come quella sanitaria e di farlo in maniera intelligente e pertinente?
Ancora: il Governo è in grado di concordare e contribuire a svolgere un ordinario calendario parlamentare che consenta di attuare un piano che coinvolga anche altri enti?
Se l'Esecutivo non riesce neanche a coordinare la maggioranza in Parlamento, come pare evidente a tutti i cittadini (si pensi alla dichiarazioni sui Dico, sulle pensioni e su quant'altro) quale livello di coordinamento e quale azione comune pensa di svolgere con le regioni?
Sono tre domande sulle quali vi invito a riflettere, e lo faccio pensando soprattutto ai cittadini, i quali devono giudicare il vostro operato.
Da voi ci aspettiamo delle risposte, e speriamo che il giudizio dei cittadini elettori possa riflettere il nostro, critico, nei vostri confronti.Pag. 3
Il dato politico su cui ragionare non è, dunque, se il Governo otterrà la fiducia sul provvedimento in esame (cosa peraltro quasi scontata), ma se la questione di fiducia possa diventare una modalità organizzata dell'azione politica del Parlamento, anche al di fuori di percorsi di emergenza.
Se ci trovassimo di fronte ad una emergenza capiremmo, almeno con riferimento al significato che è notoriamente attribuito a questo vocabolo: se fossimo di fronte all'approvazione di una legge finanziaria, di una legge che divide l'opinione pubblica, allora capiremmo. Ma qui si tratta di una norma che costituisce un provvedimento attuativo della legge finanziaria per il 2007, che ha disposto uno specifico accantonamento di fondo globale.
Si prevede l'autorizzazione della spesa di tremila milioni di euro per l'anno 2007 a titolo di regolazione debitoria, quale concorso al ripiano dei disavanzi del servizio sanitario nazionale per il periodo 2001-2005. La somma, come anche indicato nella relazione illustrativa del provvedimento, è destinata a quelle regioni che, «al fine della riduzione strutturale del disavanzo nel settore sanitario, sottoscrivono l'accordo con lo Stato di cui all'articolo 1, comma 796, lettera b), della legge 27 dicembre del 2006, n. 296 e che inoltre, a decorrere dal 2007 attivano sul proprio territorio a copertura dei disavanzi del settore sanitario specifiche misure fiscali» delle regioni; in altre parole, attivando iniziative fiscali in questa direzione, si cerca di ripianare i bilanci.
In sostanza, si tratta di quelle regioni che destinano quote di manovre fiscali già adottate o quote di tributi erariali attribuiti alle regioni (nei limiti dei poteri loro attribuiti dalla normativa statale di riferimento ed in conformità ad essa) in via ulteriore rispetto all'incremento nella misura massima di IRAP e di addizionale regionale all'IRPEF.
Sono dunque misure tali da comportare un gettito superiore rispetto a quello derivante dal predetto incremento nella misura massima di IRAP e di addizionale regionale all'IRPEF.
Il contributo statale in questione risulta assolutamente necessario ad accompagnare finanziariamente le regioni impegnate nei piani di rientro dai deficit strutturali affinché il peso del debito pregresso non comprometta il raggiungimento dell'equilibrio economico finanziario della gestione corrente.
Pertanto, l'urgenza della disposizione, secondo la maggioranza, risiederebbe nella circostanza che in assenza della stessa non potrebbero essere tempestivamente sottoscritti i predetti piani, come programmato, tenuto conto che i medesimi devono contenere le politiche di intervento (da attivarsi già all'inizio dell'anno in corso) nel settore sanitario.
A questo punto, intendiamo porre una domanda anche a rischio di «scantonare» dall'argomento principale: se le misure ideate dalla maggioranza poggiano le loro fondamenta sulla necessità di evitare in futuro il ripetersi di quei fenomeni di sperpero del pubblico denaro (in particolare nella conduzione politica di alcune regioni) come, ad esempio i compensi per le consulenze e le spese per le cosiddette auto blu che sono le più evidenti in molte di queste regioni coinvolte, ci chiediamo se avete fissato un tetto (se lo chiedono anche i cittadini) per i compensi annuali di ciascun consulente. In altre parole, chiediamo se avete stabilito per quei consulenti, che a volte percepiscono emolumenti anche di diverse centinaia di migliaia di euro, un tetto oltre il quale non si può andare, in maniera da poter limitare i costi delle gestioni.
Avete eliminato gli sperperi delle autorimesse pubbliche e dei contratti con autonoleggiatori privati, che poi sono la stessa cosa? All'introduzione di quali misure di sobrietà nella conduzione della cosa pubblica il decreto-legge in esame fa riferimento, cioè che cosa proponete affinché, in qualche misura, nelle regioni che non avessero un comportamento adeguato, si possa prevedere di intervenire per migliorare questa modalità di comportamento?
Queste risposte il Governo le deve anche a tutti gli amministratori delle regioni Pag. 4virtuose, ai quali va il plauso e il sostegno della Democrazia cristiana e del Nuovo partito socialista che della conduzione oculata dei soldi dei cittadini in queste regioni hanno fatto un punto qualificante della loro azione amministrativa. Ma se il plauso per essi è sicuramente condiviso dall'intera Assemblea, non altrettanto può dirsi del sostegno, visto che i tagli previsti nella legge finanziaria, operati dalla maggioranza anche nei confronti di queste regioni, sono stati particolarmente gravosi.
Evidentemente, come tutti i cittadini hanno potuto constatare, si è tagliato prima, descrivendo una situazione da crisi finanziaria, per poi scoprire l'esistenza di una notevole mole di liquidità, addirittura di un «tesoretto»...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Nardi.
MASSIMO NARDI.... uscito chissà da dove, visto che si parlava di una situazione di crisi che non era vera prima e non è vera adesso.
Dal punto di vista politico, mi preme invece rivolgere una serie di domande ai colleghi del Governo, specialmente a quelli che praticamente non sanno che fare del «tesoretto». Se veramente sono contrari ai ticket sulle prestazioni specialistiche, perché non usano il «tesoretto» per ripianare questa situazione? Quale destinazione migliore di questa può esserci?
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Nardi.
MASSIMO NARDI. In conclusione, signor Presidente, votare contro la fiducia e contro questo Governo non è una scelta ma una necessità, non mia, non del mio partito, ma di tutti gli italiani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Mese. Ne ha facoltà.
PAOLO DEL MESE. Signor Presidente, nel dichiarare fin d'ora il voto favorevole del gruppo dei Popolari-Udeur sul provvedimento in discussione, desidero innanzitutto sottolineare che lo stesso si inserisce in un contesto, in una serie di provvedimenti legislativi volti a far fronte allo sforamento da parte di alcune regioni dei limiti di spesa per il finanziamento del Servizio sanitario regionale.
Mentre la maggior parte delle regioni ha provveduto a risanare i propri disavanzi sanitari, alcune regioni non hanno provveduto in tal senso, determinando pertanto disavanzi molto significativi, a fronte dei quali il legislatore nazionale ha imposto alle regioni stesse la predisposizione di piani per l'assunzione strutturale delle spese e il perseguimento dell'equilibrio finanziario. In parallelo, il Governo ha dovuto far fronte alla necessità di dare copertura ai disavanzi relativi al periodo fino al 2005, e a tal fine si è previsto un concorso finanziario dello Stato al ripiano di tali debiti, vincolando però le regioni ad incrementare la misura dell'addizionale regionale IRPEF e dell'aliquota IRAP, nonché ad attivare gli ulteriori strumenti fiscali a loro disposizione.
In tale quadro, il decreto-legge in esame, come si rileva anche nella relazione illustrativa, è volto ad assicurare gli effetti delle disposizioni in materia contenute nella legge finanziaria per il 2007, costituendo lo strumento necessario cui il Governo ha dovuto fare ricorso per far fronte ad una situazione che ha assunto, in alcuni casi, la caratteristica di una vera e propria emergenza finanziaria, le cui ragioni non possono certamente essere ridotte ad oggetto di una polemica qualunquista ma risalgono a scelte politiche ed amministrative sbagliate, assunte nel corso del tempo e con la corresponsabilità di molteplici protagonisti.
Nel medesimo contesto deve altresì essere inquadrata la scelta del Governo di porre la questione di fiducia sull'emendamento riferito all'articolo unico del disegno di legge di conversione che riscrive integralmente le modifiche apportate al provvedimento. Sebbene concordi con il fatto che lo strumento della fiducia deve essere utilizzato dal Governo con grande cautela, anche in considerazione degli Pag. 5abusi che di esso certamente si è fatto ad opera di tutti i Governi succedutisi negli ultimi anni, ritengo opportuno ricordare come tale pratica non corrisponda all'astratta volontà di condizionare i diritti del Parlamento e ridurne gli spazi di discussione, ma sia, in realtà, il frutto di problemi più generali attinenti all'assetto politico-istituzionale del nostro sistema.
Tutti coloro che hanno avuto esperienze di governo sanno infatti molto bene che il ricorso al meccanismo della fiducia rappresenta, in molti casi, l'unica via di uscita - anche se non la migliore - per assicurare l'approvazione di interventi legislativi ritenuti fondamentali per far fronte ad esigenze ineludibili del Paese, ovvero per realizzare gli indirizzi politici più importanti del Governo.
Senza entrare nel merito di una tematica assai complessa e che ovviamente esula dai termini della discussione odierna, mi limito a ricordare come le radici di tale condizione risiedano in due principali ordini di ragioni. Mi riferisco, da un lato, alla difficoltà del Paese a superare una crisi che si perpetua da oltre un quindicennio, individuando un assetto istituzionale stabile, che assicuri al contempo le esigenze della governabilità, della rappresentatività e della responsabilità della politica di fronte agli elettori. Dall'altro lato, mi riferisco alla difficoltà a superare le contraddizioni e le instabilità intrinseche al sistema dei partiti, certamente aggravate dalle scelte sbagliate compiute con l'ultima riforma elettorale.
Tornando al merito del provvedimento, nel caso specifico, il ricorso alla fiducia rappresenta l'unico mezzo attraverso cui la Camera può migliorare, in modo consistente, il decreto-legge, il quale, nel testo trasmesso dal Senato, presentava aspetti di criticità. Infatti, si intendeva contemperare l'esigenza di modificare il testo con quella di consentire al Senato di approvare in via definitiva il decreto-legge entro i prescritti termini di conversione. Pertanto, l'accusa secondo cui la posizione della questione di fiducia da parte del Governo esproprierebbe il Parlamento della possibilità di esaminare i provvedimenti e di intervenire sul loro contenuto risulta, in tale occasione, assolutamente infondata.
Desidero ricordare che il decreto-legge, già in parte modificato nel corso dell'esame al Senato, è stato oggetto di un esame approfondito da parte delle Commissioni in sede referente e consultiva, a seguito del quale il testo ha subito modifiche significative su aspetti particolarmente rilevanti. Tali modifiche sono state recepite dal Governo nel proprio emendamento su cui è stata posta la questione di fiducia. Desidero, in particolare, sottolineare come siano state eliminate le previsioni di cui al terzo, quarto e quinto periodo del comma 3 dell'articolo 1, inserite nel corso dell'esame presso l'altro ramo del Parlamento, le quali prevedevano che per un periodo di dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione non potessero essere intraprese o proseguite azioni esecutive relativamente ai debiti sanitari nei confronti degli enti del Servizio sanitario nazionale. Inoltre, la disposizione stabiliva che gli atti di pignoramento già eseguiti non vincolassero i predetti enti e i loro tesorieri, e che i debiti insoluti producessero, nel suddetto periodo di dodici mesi, esclusivamente gli interessi legali.
Come è stato anche segnalato nei pareri di alcune Commissioni - mi permetto di citare, ad esempio, la condizione formulata in merito, all'unanimità, dalla Commissione finanze -, tali previsioni risultavano assolutamente in contrasto sia con il fondamentale principio giuridico di tutela dell'affidamento dei soggetti contraenti nell'ambito dei rapporti contrattuali, sia con i principi costituzionali di uguaglianza e di tutela dei propri diritti, sia con la normativa e la giurisprudenza comunitaria in materia.
L'aspetto ancora più inaccettabile consisteva, tuttavia, nel fatto che tali previsioni risultavano assolutamente sbagliate dal punto di vista politico, in quanto davano l'impressione che il Governo intendesse «scaricare» i complessi problemi legati al finanziamento del Servizio sanitario nazionale (le cui responsabilità sono, Pag. 6come è noto, complesse ed articolate) sulle spalle dei soggetti privati, come farmacie ed imprenditori del settore sanitario, nel caso in cui - nello svolgimento di attività imprenditoriale o professionale - legittimamente vantassero crediti nei confronti dei soggetti pubblici gestori del medesimo servizio.
Il gruppo dell'Udeur ha segnalato con chiarezza, fin dalla discussione sulle linee generali del provvedimento in esame, come la correzione di tale aspetto del decreto-legge costituisse una questione politica di rilievo fondamentale, alla quale era condizionato l'atteggiamento del gruppo stesso. Valuto quindi con particolare soddisfazione la decisione del Governo di rispondere, con grande sensibilità politica e senso di responsabilità, a tali richieste di modifica, sopprimendo le suddette previsioni dal testo del decreto-legge.
Un ulteriore elemento positivo consiste nella riscrittura delle norme di copertura degli oneri finanziari recati dal provvedimento, contenuti nel comma 2 dell'articolo 1-bis, le quali operavano una riduzione delle autorizzazioni di spesa relative agli stanziamenti in favore dei paesi in via di sviluppo, per la ricerca nel settore della salute, del Fondo per la famiglia, del Fondo per le non autosufficienze, del Fondo per le politiche giovanili e del Fondo unico per lo spettacolo.
Anche in tal caso, è subito parsa evidente la necessità di correggere tale modalità di copertura, la quale, altrimenti, avrebbe inciso negativamente su interventi di particolare rilievo sociale e politico, ponendosi in contraddizione con le linee programmatiche del Governo e con le decisioni recentemente assunte in materia dalla legge finanziaria, che ha ripristinato le risorse finanziarie in tali settori, ridotte in molti casi dal precedente Governo.
Da ultimo, vorrei sottolineare come le modifiche apportate al comma primo dell'articolo 1-bis determinano l'abolizione della quota fissa di partecipazione sulle ricette posta a carico dei cittadini, consentendo di dare a questi ultimi un segnale importante in merito alla volontà del Governo e della maggioranza di venire incontro alle esigenze reali degli utenti del servizio sanitario nazionale.
Ritengo che questo provvedimento sicuramente non rappresenti un «toccasana», ma costituisca un elemento importante in un disegno organico, teso a far sì che il problema della sanità, della spesa e dei suoi limiti, non più accantonabili, venga risolto nel migliore dei modi. Ritengo, inoltre, che non sia in discussione un problema relativo alla quantità delle risorse per il servizio sanitario. Occorre, invece, razionalizzare la spesa, mediante interventi tesi a renderla il più possibile funzionale, tenendo conto che l'interesse del cittadino, dello Stato e del Governo è quello di garantire un minimo di assistenza uguale per tutti, secondo criteri di equità e di giustizia. Pertanto, confermo il voto favorevole da parte del gruppo dei Popolari-UDEUR sul provvedimento in discussione (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, il gruppo dei Verdi esprime il voto favorevole sulla questione di fiducia posta sul decreto-legge in materia di disavanzo nel settore sanitario. Condividiamo l'obiettivo di ripianare i disavanzi pregressi di alcune regioni nel settore sanitario entro il 2010, nel tentativo di mettere finalmente sotto controllo la spesa sanitaria del nostro Paese, attraverso un intervento selettivo e non più solamente assistenziale. Si tratta di una assunzione di responsabilità precisa da parte delle regioni inadempienti che devono predisporre i piani di rientro dal debito, nei quali devono essere indicati, con molta chiarezza, i mezzi ed i tempi di copertura entro il 2010. Come già affermato, il Governo interviene con un'azione mirata e continuativa in termini di esame preventivo, di monitoraggio e controllo dei provvedimenti e delle misure atte a riformare strutturalmente (perché così dovrebbero essere) il sistema che ha prodotto Pag. 7deficit, inefficienza, ingiustizia e, in casi non rarissimi, come è noto, purtroppo, corruzione e malasanità. È previsto, altresì, l'affiancamento di un nucleo tecnico (questo è importante) di nomina governativa, per la valutazione di questi provvedimenti. Per il Lazio e la Campania sono state previste, addirittura, le figure dell'advisor contabile per i debiti pregressi e per la consulenza finanziaria, mentre è fatto divieto, giustamente, di coprire il deficit accumulato con entrate di tipo corrente.
Questo decreto-legge segue ed integra quanto già disposto con l'ultima legge finanziaria approvata in materia di disavanzo del Servizio sanitario nazionale. Quest'ultima, infatti, ha istituito un fondo transitorio per il triennio 2007-2009 di 2.550 milioni di euro, destinato alle regioni con disavanzi elevati, subordinatamente alla sottoscrizione di un effettivo e serio piano di rientro dai disavanzi stessi.
Le regioni, pertanto, dovranno concordare con il Governo le delibere di attuazione dei relativi piani di rientro dal disavanzo.
Siamo, quindi, in presenza - lo voglio sottolineare bene - di un'erogazione condizionata al rispetto di obiettivi precisi, stabiliti; insomma si tratta di una sorta di piano industriale, la cui realizzazione sarà appunto continuamente sotto controllo e monitorata.
Colleghi e colleghe, il problema è il seguente: da quando, all'inizio degli anni ottanta (nel 1981 per l'esattezza), è stato istituito il servizio sanitario nazionale per garantire, rendere concreto su tutto il territorio nazionale il diritto costituzionale alla salute (con l'assunzione di responsabilità diretta in capo allo Stato) ed offrire ovunque i medesimi livelli di assistenza, almeno per i servizi ritenuti essenziali, il sistema ha sempre accusato una situazione di deficit.
Una delle cause è stata sicuramente il sotto finanziamento del medesimo, ma il problema di fondo - emerso drammaticamente nel corso del dibattito - è che è sempre mancata una vera, efficace governance di sistema e del sistema. Laddove si è premuto di più l'acceleratore delle spese in modo incontrollato e si sono verificati enormi disavanzi non vi è stato miglioramento degli standard o rafforzamento dell'offerta sanitaria, anzi casomai il contrario.
Nemmeno l'accordo Stato-regioni dell'8 agosto del 2001, che impone a queste ultime la copertura dei debiti non imputabili a provvedimenti assunti a livello nazionale, come ad esempio, il rinnovo dei contratti o fatti simili, ha prodotto i risultati sperati.
Tra il 2003 e il 2005 il Servizio sanitario nazionale ha accumulato ben 13 miliardi di disavanzo; il 30 per cento del quale nel Lazio, il 25 per cento in Campania, il 13 per cento in Sicilia; il tutto pari al 70 per cento del totale. Pensate voi! Seguono, però, il Piemonte - regione del nord - con l'8 per cento e la Sardegna con il 5 per cento. In termini pro capite è interessante anche osservare che, accanto ai 253 euro pro capite del Lazio, i 210 del Molise, i 190 della Campania, i 137 dell'Abruzzo, i 126 della Sardegna e i 111 della Sicilia, vi sono i 102 euro della Val d'Aosta che, con Trento, garantisce ai propri abitanti una spesa pro capite superiore al 15 per cento - beati loro! - della media nazionale.
Penso che un approfondimento dell'analisi della politica di spesa in ambito sanitario (che coincide, poi, con il 70 per cento di ogni bilancio regionale) e delle misure per finanziarla - i ticket, l'addizionale IRAP, l'IRPEF, gli storni di risorse, tutte le misure che conosciamo - sia indispensabile anche per fare un ragionamento sul federalismo fiscale, da lì non si scappa!
Voglio ricordare che il diritto costituzionale alla salute, non diversamente dagli altri, in alcune regioni è stato messo in seria discussione dalla gestione del passato! Come, per fare l'esempio forse più famoso, il caso della regione Lazio cui sono state destinate gran parte delle risorse previste dal decreto-legge. L'eredità lasciata da questa regione, che al 31 dicembre 2005 aveva un debito pari a circa quasi 10 miliardi di euro, non potrebbe Pag. 8essere assolutamente affrontata con le sole risorse regionali; ciò è impensabile senza l'intervento statale e, quindi, senza la cosiddetta «solidarietà», seppure quasi estorta, da un certo punto di vista.
Il piano di rientro sarebbe compromesso in partenza se non vi fosse questo decreto-legge (non si può voltare pagina a piacimento).
Prevedere un piano di rientro dei disavanzi sottoscritto dalle regioni - lo voglio sottolineare ancora - le coinvolge direttamente, responsabilizzandole e consente, altresì, al Governo centrale, forse per la prima volta - mi auguro, in modo veramente efficace - di avere un ruolo di guida e di controllo importantissimo, evitando di impegnarsi in una logica vecchia e assolutamente improduttiva di tipo assistenziale e nutrendo logiche perverse e, in qualche caso, se me lo consentite, aberranti.
Accanto a questo, però, deve anche essere sottolineato, con grande onestà, come con il decreto al nostro esame stiamo intervenendo molto più sugli effetti, e meno sulle cause, di una spesa sanitaria fuori controllo in molte situazioni, in diverse regioni del nostro Paese. E le cause, le responsabilità che hanno portato ad enormi e colpevoli disavanzi regionali risiedono in gran parte in una cattiva gestione della politica sanitaria e - credo - anche in più o meno diffuse politiche del malaffare - dobbiamo denunciarlo -, di gestione clientelare, di assenza di controlli e di eccessivo potere discrezionale nell'accreditamento di strutture private.
Sarà necessario che il Governo, con il contributo indispensabile delle regioni, si faccia seriamente carico di tutto ciò, ed anche il Parlamento deve assumersi delle responsabilità in questo senso. Accanto a ciò, riteniamo urgente estendere anche alla spesa sanitaria gli strumenti di monitoraggio relativi ai flussi di cassa delle pubbliche amministrazioni.
Il testo di questo provvedimento, che l'Assemblea si appresta a votare, è decisamente migliore di quello che ci è stato consegnato dall'altro ramo del Parlamento. Avevamo già apprezzato e condiviso la riduzione della quota di partecipazione alle prestazioni di assistenza specialistica e ambulatoriale, che il Senato aveva portato da 10 euro a 3,5 euro; mi riferisco al ticket introdotto con la legge finanziaria, che alla Camera noi abbiamo del tutto soppresso.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUANA ZANELLA. Concludo, signor Presidente. Abbiamo anche modificato le coperture finanziarie, che sono così rientrate in una proposta simile a quella avanzata dal Governo alla presentazione del provvedimento in Senato, correggendo delle previsioni assolutamente inaccettabili, che vedevano ancora una volta compromesse le politiche sociali, la cooperazione allo sviluppo, il Fondo per lo spettacolo, e così via. Scampato pericolo!
PRESIDENTE. Deve concludere.
LUANA ZANELLA. In conclusione, esprimeremo quindi voto favorevole sulla questione di fiducia e condividiamo - perché anche noi l'abbiamo proposto insieme agli altri - l'abolizione della previsione dei dodici mesi per posticipare le azioni dei creditori, che abbiamo ritenuto incostituzionale ed inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cancrini. Ne ha facoltà.
LUIGI CANCRINI. Signor Presidente, noi Comunisti Italiani esprimeremo volentieri voto favorevole sulla questione di fiducia, perché riteniamo importante questo provvedimento, alla cui formulazione definitiva - quella che viene approvata oggi - abbiamo dato un contributo, credo, importante nel corso dell'esame presso le Commissioni. Credo che valga la pena sottolineare i punti significativi di questo decreto-legge.
Il primo punto riguarda l'abolizione del ticket di 10 euro per le prestazioni specialistiche, contro il quale ci eravamo Pag. 9inutilmente battuti durante l'esame della legge finanziaria e di bilancio. Riteniamo che l'abolizione di detto ticket sia una misura saggia. Chiediamo inoltre a chi oggi voterà contro la fiducia, a chi si è comportato in modo ostruzionistico, se il fatto di far decadere il decreto-legge (qualora esso non fosse stato convertito in legge entro il 19 maggio) avrebbe fatto piacere ai cittadini anche delle regioni del nord, che avrebbero continuato a pagare un ticket che invece, in questo modo, viene soppresso.
Un secondo punto importante riguarda la copertura del provvedimento. Era stata approvata dal Senato una copertura inaccettabile ed il lavoro svolto dalle Commissioni ha consentito di spostare la copertura - in modo indiretto, in questa fase, perché non poteva essere altrimenti - soprattutto sulla nuove entrate dello Stato. Crediamo sia una cosa importante e giusta.
Il terzo punto rilevante è stata la modifica appena citata dalla collega Zanella, che riguarda l'abolizione della norma che prevedeva la sospensione delle azioni legali dei creditori nei confronti delle ASL, una norma che anche a nostro parere era anticostituzionale.
Ma è su un quarto punto che vorrei soffermarmi in particolare. A differenza di quel che è accaduto con tutti i provvedimenti precedenti, in questo caso non si attribuiscono fondi alle regioni affidando ad esse sole il compito di gestirli: l'iniziativa forte è, infatti, quella di affiancare alle regioni funzionari che vengono incaricati direttamente dal Ministero dell'economia e delle finanze. Mi pare che questa presa in carico - che configura non un commissariamento, ma un affiancamento - costituisca una novità in un'opera di risanamento che deve essere compiuta; una novità che non solo fornisce garanzie, ma evidenzia anche in modo chiaro un impegno nuovo di questo Governo. Esso infatti non si limita a concedere fondi, senza poi informarsi sul loro utilizzo, ma si impegna in prima persona e a fondo perché l'azione di rientro venga compiuta nei tempi giusti.
In proposito, si deve aggiungere che, in particolare sulla base di un'iniziativa dell'onorevole Leone, si prevede di inserire nel testo del decreto-legge una disposizione - che noi condividiamo - in base alla quale si riferirà regolarmente in Parlamento sull'andamento del rientro della spesa. Questo ci pare un punto qualificante del provvedimento.
Sottolineando gli aspetti positivi del decreto-legge in esame, vorrei però anche riflettere sulle cause strutturali che hanno portato alla voragine finanziaria che esso tende oggi a riparare. Vi è in particolare un meccanismo del cui cambiamento credo sia importante che quest'Assemblea discuta. Nell'ambito della gestione economica della sanità, ci troviamo di fronte ad una situazione in cui i manager, nominati direttamente dalle giunte regionali, sono di fatto controllati esclusivamente dalle giunte stesse. Tali manager si trovano dunque in una condizione di potere assoluto nelle ASL e non subiscono alcuna forma di controllo, se non quello, lontano ed eventuale, esercitato dalla Corte dei conti. Crediamo che questo sia un punto su cui il Parlamento dovrà tornare: ritengo infatti inaccettabile che, nell'ambito di quella che è oggi la più costosa delle industrie di Stato italiane, vi sia una gestione affidata esclusivamente a soggetti nominati direttamente da politici che poi hanno il controllo sulle loro scelte.
Vi è un altro punto che credo sia importante sottolineare e che riguarda il passato. Attraverso un ordine del giorno che ha raccolto molte firme fra i deputati dei gruppi della maggioranza, noi chiediamo che sia svolta, da parte delle regioni e del Ministero, un'attenta indagine rivolta non solo alla ricognizione dei debiti, ma anche all'esame dei meccanismi che li hanno prodotti. Nelle regioni di cui stiamo parlando sono in corso numerosi procedimenti penali (taluni dei quali giunti già a conclusione con patteggiamenti), che attengono all'eccesso di soldi che sono stati spesi, soprattutto in rapporto alla «convenzionata». Giudico dunque importante che, nell'ambito dell'indagine sulla ricognizione dei debiti, si effettui anche Pag. 10una verifica attenta delle situazioni che hanno portato alla loro formazione, in modo da giungere ad una conoscenza approfondita delle persone e delle situazioni concrete in cui tali debiti sono stati prodotti.
Concludo evidenziando nuovamente che questo è uno dei casi in cui porre la questione di fiducia è un segno non di debolezza, ma della chiara volontà di ottenere l'approvazione di un provvedimento ritenuto importante, anche contro quello che si delineava come un ostruzionismo.
Ritengo importante che il provvedimento al nostro esame venga approvato prima del 19 maggio - data della sua scadenza -, poiché ritengo che sarebbe stato irresponsabile rischiare che il provvedimento stesso non venisse approvato in tempo (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, il gruppo La Rosa nel Pugno voterà - e lo farà convintamente - la fiducia al Governo, su un provvedimento da noi ritenuto estremamente importante per rilanciare il sistema sanitario nazionale e la sanità pubblica nel nostro Paese. E ciò, nel senso di una sanità pubblica che deve essere competitiva, di migliori misure, di maggiori interventi di spesa, soprattutto nel campo della ricerca (come, d'altronde, crediamo debba prevedersi una sempre maggiore spesa per la scuola pubblica).
Capiamo benissimo che porre la fiducia costituisce un atto importante, ma il Governo, in questa fattispecie, ha dovuto metterla, perché su questo decreto-legge vi è stato, almeno ad opera di una parte dell'opposizione, un forte atteggiamento ostruzionistico, peraltro incomprensibile.
Il lavoro nelle Commissioni, infatti, aveva consentito di trovare punti di convergenza importanti, affinché il decreto-legge sul ripiano dei debiti della sanità venisse esaminato con determinazione e attraverso un ampio dibattito, all'interno del Parlamento, tra opposizione e maggioranza.
Vorrei ricordare che ciò di cui stiamo discutendo è il ripiano dei debiti dal 2001 al 2005 di alcune regioni, che hanno sottoscritto con il Governo un patto di rientro del disavanzo sanitario, il quale impegna le regioni affinché entro il 2010 si possa rideterminare l'equilibrio di bilancio.
Su questa base sono stati inseriti elementi importanti quali, ad esempio, l'aumento dell'IRPEF e dell'IRAP, così come il controllo diretto, da parte del Parlamento, sulle regioni tenute a rispettare, appunto, il rientro del deficit sanitario.
Riteniamo incomprensibili alcune considerazioni avanzate durante il dibattito sul complesso degli emendamenti. Come si può pensare che il Governo non dia risposte importanti ai problemi della salute e della sanità? È sufficiente considerare il patto sulla salute per capire che vi è stata, di fatto, una differente impostazione tra il vecchio ed il nuovo Governo su come affrontare i problemi della sanità, della salute dei cittadini e la questione di un sistema universalistico e solidaristico della sanità in grado di assicurare garanzie, soprattutto per le fasce più deboli all'interno del nostro Paese.
Abbiamo inserito nel patto per la salute alcuni cardini importanti come, ad esempio, la prevenzione e la determinazione sui non autosufficienti, sui più deboli; anche in ordine al provvedimento al nostro esame, nel momento in cui abbiamo dovuto trovare la relativa copertura, abbiamo corretto la decisione presa dal Senato, eliminando le somme previste per gli interventi sociali e utilizzando quelle, comunque non utilizzate, relative agli interventi comunitari.
Da parte del Governo vi è una grande disponibilità ad intervenire sugli elementi importanti della vita di questo Paese e della garanzia della salute. Lo abbiamo sostenuto anche in Commissione, dove siamo stati particolarmente critici su alcuni interventi; soprattutto la collega Poretti che, sia nella Commissione di merito, Pag. 11sia nella Commissione bilancio, ha avanzato energicamente la questione di legittimità costituzionale relativamente ai debiti bloccati per decreto. Infatti, tale questione incide soprattutto su coloro che sono i cosiddetti imprenditori deboli del nostro sistema industriale, del sistema industriale della sanità.
Siamo intervenuti su questo problema; la maggioranza ha dato la propria disponibilità ad eliminarlo e così è stato effettivamente fatto. Vi erano tutte le condizioni necessarie per aprire un grande dibattito in Parlamento, affinché il ripristino dei debiti sanitari potesse determinare nel nostro Paese e soprattutto in quelle regioni con cui dobbiamo trattare, una situazione di equilibrio.
Vogliamo sottolinearlo, come Rosa nel Pugno, che si tratta delle regioni che hanno dilapidato denaro, che non sono state in grado di amministrare la sanità pubblica e che hanno comportato - ed effettivamente si sono verificate nei mesi scorsi e negli anni scorsi - situazioni illecite, che hanno determinato questo enorme debito.
Il Governo deve intervenire ed è intervenuto, come centro-sinistra - voglio ribadirlo con forza - affinché si potesse mettere termine definitivamente a questa situazione che si perpetua da tempo.
I debiti da ripianare riguardano gli anni che vanno dal 2001 al 2005; ritengo che molti colleghi debbano riflettere sulle regioni interessate da questo provvedimento.
Crediamo inoltre che il settore della sanità debba essere pubblico e ci batteremo, come Rosa nel Pugno, perché anche su questo concetto vi è una grande diversità di idee tra noi ed il centrodestra. Infatti, riteniamo che esso debba essere pubblico, pubblico, pubblico, mentre supponiamo che il centrodestra voglia che sia privato, privato, privato.
Non consentiremo mai che vi possa essere una sanità privata, come è nei desideri del centrodestra; ci batteremo affinché essa rimanga pubblica, poiché riteniamo che vi siano tutte le condizioni necessarie perché vi sia competitività all'interno del sistema pubblico della sanità e di conseguenza si possano fornire quelle risposte: infatti, già oggi vi sono, in molte realtà regionali, centri di eccellenza in grado di affrontare i problemi della salute dei cittadini italiani.
È per questo che noi abbiamo deciso di esprimere un voto positivo sulla questione di fiducia posta dal Governo; nello stesso tempo, saremo vigili su ciò che accadrà nei prossimi mesi, perché abbiamo inserito una disposizione, su cui stiamo discutendo, che riguarda quelle regioni che potranno risanare i propri debiti. Infine, saremo attenti relativamente all'applicazione da parte di queste regioni dei meccanismi del patto che hanno sottoscritto.
Sarà questo il nostro impegno! Esso farà in modo che, come ho affermato, il patto della salute sottoscritto con le regioni possa diventare realmente operativo e fornisca quelle risposte di garanzia necessarie per la salute dei cittadini italiani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Astore. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ASTORE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con amarezza inizio questo mio intervento, queste mie considerazioni, perché non avrei mai immaginato che si dovesse arrivare a dover esprimere un voto sulla questione di fiducia su questo disegno di legge, che ci ha visto collaborare fianco a fianco in Commissione, dove abbiamo apportato emendamenti e abbiamo riflettuto, anche a livello personale, migliorandolo notevolmente, in un clima di fattiva collaborazione.
Vi è stato un forte clima di collaborazione, mentre nei giorni scorsi, in questa sede, ho potuto notare come qualcuno non abbia capito che nel nostro Paese viviamo un momento difficile soprattutto nel settore sanitario, ma anche per altre questioni, e credo voglia strumentalizzare la situazione per ottenere piccoli vantaggi di ordine politico. Questo ostruzionismo sinceramente non l'ho capito; non ho capito - come dirò e dimostrerò - soprattutto quello portato avanti dagli amici della Pag. 12Lega Nord Padania che, come sanno, stimo e con i quali abbiamo avuto confronti seri su ciò che potrà avvenire, un domani, in campo sanitario.
Credo che il Governo, a cui vanno i complimenti e il nostro voto di fiducia (sia in generale, sia sul provvedimento in esame), abbia compiuto, sia pure in un anno, tanti sforzi, impostando un percorso che bisogna assolutamente percorrere insieme alle forze politiche che lo sostengono. Però, va detto con estrema lealtà che non c'è da vergognarsi nel sostenere, nel rispetto di tutte le posizioni, che il centrosinistra ha una concezione della sanità diversa da quella del centrodestra. Ciò lo accennava poc'anzi anche il collega Di Gioia. Non siamo tutti per il pubblico - certamente non commetterò questo errore -, però bisogna ricordare tutte le vicende sull'accreditamento e sulla concorrenza, che si voleva introdurre nel sistema sanitario. Noi, invece, proponiamo una linea di demarcazione forte. La sanità deve rimanere pubblica, universale, che collabori con il privato, il quale, se entra nel sistema sanitario, diventa oggettivamente pubblico.
In merito al metodo istituzionale usato - mi rivolgo al Governo -, ha il nostro pieno consenso. In questi mesi, ho visto una nuova collaborazione istituzionale - non parlo soltanto del patto della salute -, ed in seguito spiegherò perché, invece, non c'è stata collaborazione istituzionale negli anni scorsi. Si tratta di una collaborazione «strategica» in cui due livelli di potere non sono in contrasto tra loro, ma insieme stringono un patto forte per poter servire i cittadini ed erogare loro una migliore sanità.
Credo che l'intervento di oggi eviti gli interventi assistenziali di domani. Mi auguro che il Parlamento approvi il provvedimento in esame, che rappresenta, a mio avviso, lo snodo essenziale per evitare altre erogazioni a pioggia, che dobbiamo assolutamente scongiurare.
Amici della destra, scusate, ma si tratta di debiti relativi al periodo 2001-2005. Non sto qui a distinguere tra regioni, Molise o Abruzzo, in quanto se si vanno a fare le somme, si può osservare che quattro regioni negli anni 2002-2005 sono state governate dal centrodestra!
Colleghi, vi faccio presente che il provvedimento in esame è originato da leggi del centrodestra. Mi chiedo come mai nessuno ha citato l'accordo dell'8 agosto 2001, firmato dall'allora Presidente Berlusconi, che prevedeva l'assunzione da parte delle regioni di undici o dodici impegni forti, compreso, ad esempio, quello concernente la riduzione dei posti letto, che rappresenta un fatto eclatante per le regioni, soprattutto per quelle più piccole. Sono passati cinque anni senza che fosse stata fatta alcuna diffida, anzi, non mi è arrivata in tempo, altrimenti avrei mostrato la lettera di diffida del Presidente Berlusconi, nel 2006, che è arrivata il giorno prima di Capodanno, come se fosse anche nella forma un augurio (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! La diffida si fa in forme diverse, si fa come è stato fatto nel piano di rientro, con determinate condizioni, che sono penalizzanti per le comunità locali.
Amici della Lega Nord Padania, credo che deliberare l'affiancamento significhi deliberare il commissariamento. In precedenza, ho avuto modo di parlare di sanità con riferimento alle regioni Piemonte e Liguria. In particolare, parlando della regione Piemonte, ho evidenziato come quest'ultima avesse fatto registrare per l'anno 2004 un deficit pari a 682 milioni di euro e fosse rientrata facendo ricorso a fondi propri, per non subire la vergogna dell'affiancamento, che rappresenta un commissariamento vero e proprio. Voi potreste sostenere che ciò l'avrebbero potuto fare anche altre regioni, ma queste - lo ricordo - non hanno assolutamente tale possibilità.
Che dire, poi, dell'aumento dell'IRPEF, dell'IRAP, delle accise e delle altre imposte? Tutto ciò impone un diverso rapporto che l'amministratore regionale deve avere con la propria comunità.
Da oggi, le comunità regionali cominceranno a capire che, se i cittadini pagano l'IRPEF e gli industriali pagano l'IRAP con le aliquote più alte, come nella mia regione, Pag. 13non è certamente responsabilità di questo Parlamento, ma dei loro amministratori regionali.
Credo - e voglio spiegarmi ancora meglio, nel rispetto, lo ripeto, di tutte le posizioni - che quello in esame sia un provvedimento di ispirazione federalista. È l'inizio, il primo gradino, colleghi del gruppo Lega Nord Padania. Del resto, ciò si evince anche dalle ultime dichiarazioni e dagli ultimi rapporti su questo argomento. Il centrosinistra crede in un federalismo certamente solidale e diverso da quello di chi sostiene che tutte le imposte debbano essere gestite dalla propria regione. Lo stesso collega Maroni, nella sua dichiarazione di ieri, ha dato atto al Governo Prodi e alla sua maggioranza di fare sul serio nell'imboccare questa strada nuova di un federalismo solidale.
Reputo, infatti, che il Governo sia seriamente impegnato sul tema del federalismo fiscale. Come si può dire che il Governo Prodi non fa il suo dovere? Tre giorni fa era sul punto di approvare il disegno di legge, composto di ben venti articoli, concernente il federalismo fiscale, ma i comuni hanno posto qualche problema. Credo sia importante la possibilità che questa Assemblea, fra poche settimane, esamini ed approvi tale disegno di legge. E il disegno di legge delega del Governo concernente l'attuazione dell'articolo 117 della Costituzione e le competenze degli enti locali e delle regioni non si pone nella strada del federalismo? Sono in itinere anche altri provvedimenti sulla modernizzazione dello Stato. Tutto ciò si inserisce nella logica che il Parlamento e il Governo vogliono portare avanti.
Desidero però dichiarare, a nome del gruppo Italia dei Valori ed anche di tanti amici del centrosinistra, che questo Governo deve essere più severo, senza certamente essere un patrigno. Il provvedimento in esame, infatti, rappresenta un atto di fiducia enorme negli amministratori, un affiancamento importante ed un'erogazione di somme. Il Governo, tuttavia, da oggi in poi deve essere severo. Proprio per questo, mi trova d'accordo l'ipotesi dell'istituzione di una Commissione di inchiesta e firmerò la relativa proposta di legge. Il Parlamento e il Governo debbono seguire la vicenda relativa al rientro totale dei debiti sanitari entro il 2010, perché è un dovere dello Stato tutelare i deboli. Lo Stato ha infatti il dovere di tutelare non gli amministratori locali, ma la massa dei nostri cittadini che si rivolgono al sistema sanitario per ottenere un'erogazione di prestazioni. Siamo in presenza di diritti universali, che non possiamo negare a nessuno con la «disamministrazione» locale che c'è in tante regioni.
Per queste ragioni, annuncio, insieme a tutto il gruppo dell'Italia dei Valori, un convinto voto favorevole. Altri provvedimenti, lo ripeto, sono in itinere. L'intra moenia - che è una vergogna da tanti anni tollerata! - verrà regolarizzato, almeno da quanto si legge sulla stampa, e credo che tali siano le intenzioni del Governo. Un altro aspetto molto importante è quello clinico, consistente nel restituire dignità ai medici all'interno degli ospedali. Non saranno «riverniciature», ma conseguenze di quella famosa riforma del sistema sanitario di cui tutti avete parlato.
Questo provvedimento ha però anche un altro significato. Infatti, dovremo moralizzare insieme questo settore, senza «fare gli struzzi». Spesso, la nostra sanità è diventata chiaramente - l'ho dichiarato già in altra occasione e lo ripeto, assumendomene tutte le responsabilità - il regno della criminalità organizzata. Infatti, alla luce della «valanga» e dell'entità enorme di fondi ad esso destinati, il settore della sanità - come sappiamo bene, e chi fa parte di determinate Commissioni se ne sta rendendo conto - è diventato anche il settore del malaffare.
Inoltre - e questo rappresenta l'aspetto più importante -, si è creata una voragine di clientelismo, ed invito il Governo ad intervenire anche nella nomina dei direttori generali, senza avere paura ad eliminare l'influenza della politica. Tale è l'esperienza che si vive in periferia: chiunque sia l'amministratore, non può agire all'interno del sistema sanitario senza essere legato a determinati «carrozzoni». Pag. 14Dobbiamo avere questo coraggio e il Governo Prodi ce l'ha, perché i primi provvedimenti da esso adottati vanno in questa direzione.
Cito l'esempio della regione Molise, da cui provengo. Nessuno l'ha nominata, ma è tra le cinque regioni con il debito pro capite più alto, la seconda dopo il Lazio (Una voce dai banchi del gruppo della Lega Nord Padania: Vergogna!). No, io non mi vergogno, te l'ho già spiegato un'altra volta, ho abbandonato la politica perché non sono sceso a compromessi proprio su tale punto. Volevo chiudere degli ospedali, perché i nosocomi inutili vanno chiusi, avendo i cittadini bisogno di prestazioni di alta qualità...
PRESIDENTE. Onorevole Astore, concluda.
GIUSEPPE ASTORE. Concludo, Presidente. Aver perso le ultime elezioni regionali su questi temi - sul terremoto e sulla gestione della sanità - ha offeso profondamente noi che abbiamo condotto la campagna elettorale.
Ecco perché questo Governo deve imboccare la strada del cambiamento, perché anche la sanità deve essere nuova.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
GIUSEPPE ASTORE. Concludo. Oggi si curano, sostanzialmente, le malattie croniche. Si deve affrontare il grave problema degli anziani e, dunque, rivalutare il territorio a danno del «dimagrimento» ospedaliero. Mi sembra che ci stiamo incamminando su quella strada, pertanto l'Italia dei Valori voterà convintamente la fiducia al Governo, nella speranza che seguano anche gli altri provvedimenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, la Lega Nord non darà la fiducia al Governo Prodi su questa «legge truffa». Abbiamo tentato in tutti i modi di bloccare questo scempio, purtroppo ce lo avete impedito. La discussione sul testo non è nemmeno iniziata; in quella fase eravamo pronti a mettere davvero le barricate, non lo avete concesso e lo chiamate ostruzionismo. Pazienza, la gente del nord non ha le fette di salame sugli occhi e, nonostante il silenzio assordante di una stampa complice, in maniera bipartisan, e che oggi non ha dedicato nemmeno un trafiletto a questo scempio, la notizia arriverà lo stesso nelle case di tutti. Ci penserà, come al solito, la Lega Nord a squarciare questo velo di ipocrisia bipartisan su un'operazione assolutamente scandalosa.
Spieghiamo, in parole povere, di che cosa si tratta. Ci sono regioni, poche, mal governate che hanno sforato la spesa sanitaria in maniera abissale, impunemente per anni. Tutte le altre regioni, quelle virtuose, sono obbligate per legge a tappare il buco. Vediamo le cifre: con questo provvedimento si danno 3.000 milioni di euro a solo quattro regioni, Lazio, Campania, Abruzzo e Molise.
Questi denari si aggiungono ai circa 2.500 milioni che sono stati stanziati, appena qualche mese fa, dalla legge finanziaria, proprio per sanare i deficit delle regioni in disavanzo. Ma come, non ci avevate detto, quando abbiamo approvato la legge finanziaria, che era l'ultima volta? Addirittura avete approvato in pompa magna il nuovo «patto per la salute», così lo avete chiamato, laddove è sancito, in maniera chiara, il principio della inderogabile responsabilità delle regioni e degli amministratori locali. Invece, niente. Cosa è accaduto? Le regioni, da ottobre 2006, dovevano tenersi in piedi con le proprie gambe, mentre invece, dopo tre mesi, siamo chiamati ancora di nuovo a sanare il buco.
Ma non è finita, purtroppo. Questi denari si aggiungono anche al cosiddetto Fondo perequativo nazionale, vale a dire i soldi che le sole regioni del nord versano ogni anno per aiutare, giustamente, le altre regioni che sono in difficoltà. Si tratta di altri 7.000 milioni di euro. E poi Pag. 15ci venite a dire che non siamo solidali. Direi, a onor del vero, che siamo un po' fessi.
La sola Lombardia, la mia regione, versa oltre 3,5 miliardi di euro, vale a dire oltre il 55 per cento di questo Fondo che vi ostinate a chiamare nazionale, anche se poi i quattrini ce li mette sempre e solo la Padania. Purtroppo non è ancora finita, perché ci sono altri 5.800 milioni di euro che costituiscono il mutuo, simulato, che il Governo ha stanziato per la regione Lazio (questa, veramente, le batte tutte): si tratta di circa 6 miliardi, da restituire in trent'anni (sulla carta), con comode rate. Figuriamoci, basta una legge finanziaria e chi s'è visto, s'è visto.
Sono cifre enormi. Purtroppo l'euro ci ha anche fatto perdere la sensibilità su cifre così grandi. Prendiamo il caso del Lazio dove, Storace prima e Marrazzo poi (è notizia di oggi che il buco cresce, ancora 55 milioni nei primi tre mesi, quindi c'è poco da stare allegri) hanno creato un buco di 10.000 milioni di euro. Per dare l'idea, è un terzo della mostruosa legge finanziaria di Prodi.
Per dare ancora più l'idea è pari all'intero gettito ICI di tutto il Paese, da Bolzano a Lampedusa, ma non solo sulla prima casa: l'intero gettito ICI di tutto il Paese su prima, seconda, terza casa, attività produttive, terreni agricoli e quant'altro: una cifra enorme! È come se quest'anno pagassimo tutti l'ICI per sanare l'incapacità degli amministratori del Lazio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Onestamente è incredibile, ed è incredibile anche perché la sanità copre l'80 per cento del bilancio di una regione. Allora, qualcuno ci deve spiegare come si fa a tenere in vita un'amministrazione dove l'assessore al bilancio, o il governatore, non è in grado di gestire l'80 per cento del bilancio. È evidente che abbiamo a che fare con incapaci.
Peggio del Lazio riesce a fare solo la Campania con Bassolino, dove oltre al buco della sanità c'è la voragine scandalosa dei rifiuti; praticamente vuol dire che in Campania viene gestito male il 100 per cento del bilancio regionale, però la Campania ha «l'ambasciata» a New York e il Lazio si becca i fondi di Roma capitale: complimenti! Ci mettiamo per un attimo anche nei panni dei cittadini di queste regioni, cittadini che oltre ad avere degli amministratori oggettivamente incapaci, subiscono anche l'umiliazione - perché di questo si tratta - di ricevere l'elemosina dai soliti generosi padani. Noi, al loro posto, non avremmo accettato un trattamento di questo genere. Avevamo presentato una proposta molto semplice: l'amministratore che sfora per tre anni la spesa sanitaria diventa automaticamente ineleggibile a vita. Chiaramente, non l'avete accettata. Questo è il vero federalismo: responsabilità di chi amministra, controllo diretto da parte dei cittadini. Voi avete preferito introdurre una norma all'acqua di rose: trasmettiamo le carte alla Corte dei conti! Ma la stessa Corte dei conti non ha fatto niente in tutti questi anni. È la stessa Corte dei conti che approva il bilancio del comune di Napoli che può permettersi di non pagare nemmeno le bollette della luce all'Enel perché tanto la luce non gliela taglia nessuno. La Padania dice basta, basta a sprechi e malgoverno, basta a questo falso federalismo inteso solo come libertà di spesa, libertà di spreco senza controlli, tanto alla fine paga sempre Pantalone. Basta! Il federalismo fiscale lo vogliamo adesso e subito. La gallina dalle uova d'oro ha già dato troppo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Deputati del gruppo Lega Nord Padania espongono un cartello con il simbolo della Lega Nord Padania, recante un'immagine caricaturale sovrapposta alla raffigurazione geografica dell'Italia e la scritta «El lader de Roma» e fogli che riproducono elenchi di nomi di parlamentari, nonché galline di pelouche).
PRESIDENTE. Colleghi questo non è consentito; dovete rimuovere immediatamente quei cartelli! Colleghi rimuovete immediatamente i cartelli! Prego i commessi di adoperarsi a questo scopo (I commessi ottemperano all'invito del Presidente).Pag. 16
Naturalmente l'Ufficio di Presidenza valuterà anche questo evento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ronconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il Governo chiede per la diciassettesima volta in un anno la fiducia per la conversione del decreto-legge per il ripiano selettivo dei disavanzi in quest'aula.
Come si sa l'UDC, diversamente da quanto fanno altri gruppi, folkloristici, in quest'aula, ha scelto di condurre la battaglia politica contro questo Governo nelle aule parlamentari, sfidando il Governo, diviso e pasticcione sulle proposte a favore del Paese. L'UDC non ricorre a pratiche ostruzionistiche perché è convinto che questo Governo deve essere incalzato con proposte e soluzioni.
Per questo non condividiamo l'ennesima richiesta di fiducia, perché umilia il dibattito e la volontà di migliorare un provvedimento assai delicato che riguarda la gestione della sanità, ovvero un servizio prezioso ed indispensabile per tutti i cittadini.
Oggi il Governo chiede la fiducia per mascherare incapacità e divisioni all'interno della maggioranza, stretta tra una sinistra radicale e massimalista ed un centro moderato ma ancora non affrancato da dannose logiche di potere ed esercizi clientelari.
Con questo provvedimento si vuole ottenere un ripiano selettivo dei disavanzi nella sanità di alcune regioni. Una novità dai profili francamente incostituzionali, perché premia alcune regioni rispetto ad altre, avvantaggia quelle regioni che si sono dimostrate meno virtuose e più «spendaccione», quelle che non hanno saputo razionalizzare le spese, quelle che indugiano in clientelismi e favoritismi, quelle, in definitiva, che intendono la sanità come un formidabile strumento clientelare per governare i dipendenti e i loro voti e non per prevenire, curare, alleviare le sofferenze dei cittadini.
Oggi, con questo provvedimento, premiate i peggiori e non riconoscete i meriti di quelle regioni che invece hanno contenuto le spese, pur mantenendo un servizio sanitario di assoluta eccellenza.
Se questo è il vostro federalismo, noi diciamo che invece è un vecchio statalismo assistenzialistico, che decapita capacità e meriti e premia solo le regioni amiche, gli incapaci e i soliti furbi Voi oggi violate il principio di uguaglianza previsto dalla Costituzione, con un ripiano, che definite selettivo, dei debiti pregressi, determinando palesi discriminazioni.
Tutto questo è falsamente solidale, anzi, a nostro avviso, è una solidarietà «pelosa» perché comprometterà l'azione delle regioni virtuose, che non avranno più alcuna convenienza per una buona ed oculata amministrazione del loro sistema sanitario. Non perseguite e non punite quegli amministratori che si sono dimostrati incapaci, che hanno provocato danni, che hanno creato debiti, che oggi fanno pagare a tutti cittadini italiani.
Signor rappresentante del Governo, quella dell'UDC è una posizione rigorosa ma anche rispettosa delle esigenze dei cittadini. Noi non abbiamo chiesto tagli indiscriminati nel settore sanitario pubblico, noi non abbiamo neppure richiesto una diminuzione delle prestazioni pubbliche a favore dei cittadini. «No» ad un taglio indiscriminato dei posti letto ospedalieri: non crediamo ad una gestione draconiana o tutta economico-finanziaria del sistema sanitario, ma ci saremmo attesi dal Governo un'azione incisiva e credibile per convincere più regioni ad avere maggiore coraggio nel determinare e nel pretendere la qualità del servizio, nell'abbattimento delle vergognose liste d'attesa che costano ansie e incertezze ai cittadini e ai loro familiari.
Oggi, con 3 miliardi di euro, ripianate i debiti di alcune regioni ma non ci parlate di appalti, non ci dite nulla di esternalizzazioni, di incarichi, di prebende, di stipendi faraonici a manager che nei loro curricula professionali possano vantare Pag. 17spesso, troppo spesso, solo lunghe anticamere negli uffici degli assessori regionali di turno.
Continuate ad affidare il progetto di risanamento del comparto sanitario solo ai pazienti ed ai cittadini malati, trasformati in una sorta di bancomat da «spennare», ma non ci proponete alcuna soluzione credibile, affinché i debiti di oggi non si ripresentino domani; nulla di tutto ciò, solo una «pezza» a quanto avvenuto in passato, senza nessun progetto per il futuro.
La riforma del Titolo V distingue nettamente, nella gestione sanitaria, oneri e responsabilità: la copertura dei disavanzi è costituzionalmente affidata alle regioni, non allo Stato. Oggi, quindi, voi determinate un'ingerenza nei confronti delle regioni, vi sovrapponete alle competenze costituzionali delle stesse, iscrivendo, così, i costi di risanamento a carico di tutti i cittadini del Paese, costi che invece dovrebbero essere a carico solo delle regioni che non hanno saputo gestire il loro comparto sanitario. È un precedente grave, che avrà conseguenze negative anche per il futuro.
Quando, nell'ultima legge finanziaria, il Governo Prodi impose il ticket, l'UDC fu contraria; oggi, invece, dopo un «balletto» di cifre per cercare un'incerta copertura, lo avete prima ridotto, poi sospeso temporaneamente per un solo anno, mentre sarebbe stato opportuno non gravare con un balzello odioso su quei cittadini bisognosi di accertamenti clinici e strumentali. E stiamo parlando di sanità pubblica... Davvero un bel risultato per il Governo delle sinistre!
Quello che oggi proponete a quest'Assemblea ed imponete con la fiducia è un decreto diseducativo ed iniquo. Offrite il vitello grasso ad alcune regioni, quelle preferite, escludendo invece dal tavolo dei commensali quelle che hanno dimostrato affidabilità e serietà nella gestione della sanità pubblica. È un colpo di spugna alle responsabilità: punite chi dovrebbe essere premiato, riconoscete benemerenze a chi non le merita. Per questo, signori del Governo, l'UDC voterà contro la fiducia che ci avete chiesto (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Ricci. Ne ha facoltà.
ANDREA RICCI. Signor Presidente, il gruppo di Rifondazione comunista-Sinistra europea voterà la fiducia al Governo e lo farà non solo per il consueto spirito di lealtà, ma perché condivide pienamente, nel merito, il contenuto del provvedimento in esame.
Il ricorso al voto di fiducia si è di nuovo reso necessario per il comportamento di cieco e irresponsabile ostruzionismo tenuto dal centrodestra. L'ostruzionismo è una tattica parlamentare legittima, che in passato anche la sinistra ha esercitato, ma esso risulta giustificato e comprensibile soltanto come misura eccezionale, di fronte a questioni assolutamente fondamentali e dirimenti per la vita collettiva del Paese. Quando diventa, invece, come ora, pratica normale e quotidiana dell'opposizione, esso perde senso e costituisce un grave impedimento al regolare funzionamento delle istituzioni democratiche.
Il ricorso indiscriminato all'ostruzionismo nasconde, in realtà, due cose: da un lato, una vocazione autoritaria e antidemocratica del centrodestra, che considera il Parlamento non come il luogo di esercizio della sovranità popolare, ma come una palestra propagandistica, una tribuna di chiacchiere inutili, simili ad un talk show televisivo; dall'altro lato, esso nasconde un'assoluta assenza di idee, di progetti e di proposte sui problemi concreti del Paese, il che rende il centrodestra un aggregato politico informe e del tutto inadeguato a rappresentare una reale alternativa di Governo per l'Italia.
Il provvedimento sul quale ci accingiamo a votare la fiducia affronta due questioni. La prima riguarda lo stanziamento di 3 miliardi di euro per il ripiano dei disavanzi sanitari delle regioni nel Pag. 18periodo 2001-2005. A conferma di quanto detto prima, ricordo che la stessa identica misura è stata già adottata per ben due volte, e per un importo complessivo di 4 miliardi di euro, nella precedente legislatura dalla maggioranza di centrodestra di allora. Questo finanziamento si rende necessario per garantire a tutti i cittadini il diritto universale alla salute, indipendentemente dal luogo in cui vivono. Senza di esso, infatti, alcune regioni sarebbero costrette a ridurre drasticamente il livello dei servizi sanitari, a chiudere ospedali e reparti, a smantellare servizi di assistenza territoriale, a cancellare programmi di prevenzione. È questo che volete cari colleghi del centrodestra? Se è così, abbiate il coraggio di dirlo chiaramente ai cittadini laziali, campani o abruzzesi (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
Tutti noi sappiamo che questa situazione debitoria deriva da due cause: in primo luogo, da un cronico sottofinanziamento della spesa sanitaria che dura da oltre un decennio, perché non è vero che in Italia si spende troppo per la sanità, anzi si spende troppo poco in rapporto agli altri principali paesi europei. Il sistema sanitario nazionale pubblico e universale è uno dei principali istituti della nostra democrazia e non è su di esso che bisogna risparmiare per accontentare la Banca centrale europea o il Fondo monetario internazionale. La seconda causa attiene, invece, a specifiche situazioni di inefficienza e di spreco nella gestione della sanità, che caratterizzano alcune regioni, siano essere governate dal centrodestra o dal centrosinistra. In quest'ambito, rispetto al passato, vediamo una positiva novità nelle misure previste per costringere le regioni interessate a rompere sul serio il blocco di interessi politici e affaristici, che in modo vergognoso e immorale speculano sulla salute delle persone.
L'altra questione, inserita in questo provvedimento anche grazie ai nostri emendamenti, riguarda tutti i cittadini italiani e consiste nella abolizione del ticket di 10 euro sulle ricette per le prestazioni specialistiche e ambulatoriali. Ciò ci riempie di soddisfazione perché segna il successo di una azione che Rifondazione comunista ha condotto contro i ticket fin da quando essi furono introdotti nell'ultima legge finanziaria. Già da allora, ci battemmo spesso da soli contro questa decisione e non fummo ascoltati. I ticket non possono essere considerati come uno strumento di controllo della spesa sanitaria e ancora meno come un modo per incassare risorse.
Essi sono una misura odiosa e ingiusta perché colpiscono il cittadino proprio nel momento del massimo bisogno, quando è malato, e colpiscono di più le persone e le famiglie meno abbienti, per le quali anche poche decine di euro possono produrre difficoltà economiche e costringere a sofferenze e rinunce. Il diritto alla salute deve essere assicurato a tutti gli esseri umani, ricchi o poveri, italiani o stranieri, e per tale motivo deve essere garantito dalla sanità pubblica e finanziato attraverso la fiscalità generale e progressiva in forma solidaristica, in modo che chi ha di più contribuisca di più a garantire la vita e la salute di chi è malato. Siamo contenti che oggi anche il Governo riconosca l'inutilità e l'ingiustizia del balzello del ticket sulle ricette e ci stupisce che a non volere l'abolizione del ticket sia oggi la Lega con i suoi alleati siciliani del MPA.
L'abolizione del ticket è un esempio di ciò che concretamente intendiamo quando parliamo di utilizzare le risorse derivanti dal maggiore gettito tributario, il cosiddetto «tesoretto», per una grande operazione di risarcimento sociale e di redistribuzione del reddito. Grazie all'azione fin qui condotta, due delle tre gravi emergenze lasciate in eredità dal Governo Berlusconi, quella economica e quella finanziaria, sono state, se non proprio superate, senza dubbio ridimensionate. Dopo cinque anni di stagnazione, l'economia ha ripreso a crescere, le misure adottate per combattere l'evasione fiscale hanno fatto aumentare le entrate dello Stato, il deficit e il debito pubblico sono stati ridotti e l'Italia sta rispettando alla lettera gli impegni assunti in sede europea.Pag. 19
È questo un grande merito del Governo e della maggioranza, ma se consideriamo le condizioni sociali del Paese ci accorgiamo che esse non sono molto diverse da quelle, disastrose, che abbiamo ereditato da cinque anni di Governo Berlusconi e da quindici anni di neoliberismo.
Chi vive di pensione o di salario, chi è disoccupato precario, chi abita in affitto, chi studia senza avere patrimoni alle spalle, chi si ingegna a portare avanti il suo piccolo negozio o laboratorio, chi è immigrato e lavora duramente, tutti costoro, che rappresentano la grande maggioranza della popolazione e che producono la ricchezza del Paese, oggi non stanno molto meglio di un anno fa e devono lottare ogni giorno, con fatica, per far quadrare i propri conti e per «tirare a campare», con dignità, con sacrifici e con rinunce.
L'altra emergenza, quella sociale, costituita da una vergognosa disuguaglianza nella distribuzione del reddito e della ricchezza, a vantaggio di un'esigua minoranza di privilegiati, è ancora presente, di fronte a noi.
Allora, caro Ministro dell'economia, se nelle casse dello Stato vi sono, in modo strutturale e permanente, maggiori risorse di quelle previste - pari a dieci, o forse quindici miliardi di euro - vanno utilizzate per ridurre tale disuguaglianza, per migliorare le condizioni di vita delle fasce più deboli della popolazione. Francamente, non capiamo e non condividiamo come, in una situazione finalmente così favorevole per l'economia e per le finanze pubbliche, si possa ripetere il solito ritornello dei sacrifici, e si torni a parlare, ad esempio, di riduzione della spesa previdenziale attraverso il «taglio» delle pensioni future o l'allungamento dell'età pensionabile.
Nel programma dell'Unione - in virtù del quale, giova ricordarlo, il Ministro dell'economia occupa un posto così importante - non è scritto ciò. Al contrario, si dice che va abrogato lo «scalone Maroni» che, da un giorno all'altro, aumenta di tre anni l'età pensionabile.
Cosa devono pensare quei lavoratori, quelle lavoratrici, quei pensionati, quei giovani che l'anno scorso hanno creduto nelle promesse di cambiamento dell'Unione, e che oggi si sentono ripetere che devono - loro, e non chi vive nel lusso e nella ricchezza - fare sacrifici, anche se le cose stanno andando bene?
È in questa indifferenza verso le condizioni materiali di vita, i bisogni reali delle persone, che risiede la principale causa di sfiducia dei cittadini nella politica, preludio a risposte autoritarie e populiste, come ci insegna anche il caso francese. Come dimostra la vicenda del ticket, oggi finalmente abolito, le proposte di Rifondazione Comunista non nascono da una visione ideologica ed estremistica, né tantomeno sono finalizzate a creare instabilità e difficoltà nell'azione del Governo.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANDREA RICCI. È vero l'esatto contrario. Quando noi sosteniamo che il cosiddetto tesoretto deve essere utilizzato per aumentare le pensioni più basse, per accrescere il potere d'acquisto dei salari e degli stipendi, per garantire il diritto alla casa, noi aiutiamo il Governo, con proposte concrete e praticabili, a migliorare la propria azione e ad estendere il proprio consenso, impedendo per questa via il ritorno delle destre. È con questo spirito, signor Presidente, che confermiamo oggi la fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Airaghi. Ne ha facoltà.
MARCO AIRAGHI. Deputato Presidente, onorevoli colleghi, la richiesta del voto di fiducia, ancora una volta, impedisce la discussione parlamentare su un'importante ed atteso provvedimento. È stato presentato l'ennesimo maxiemendamento su cui il Governo ha posto la questione di fiducia, pertanto non vi è alcun confronto, Pag. 20alcuna discussione. Con i voti di fiducia a ripetizione, questo Governo, in crisi irreversibile, cerca di boicottare anche i lavori parlamentari. Il decreto-legge è stato «sequestrato» dal voto di fiducia, così si potrebbe chiudere il Parlamento. Tutti sanno che il provvedimento in esame e i suoi ritardi sono responsabilità del Governo, che neanche abusando del voto di fiducia ed evitando ogni dibattito in Parlamento, è stato capace di scrivere una norma che non fosse palesemente anticostituzionale. Il Governo, quindi, è caduto nelle sue stesse trappole e incapacità. Alcuni sono stati accontentati, tutti gli altri vengono imbavagliati dal voto di fiducia.
Un Governo che non si fida neanche dei suoi parlamentari è «alla frutta» e non è il caso di protestare colleghi, non mi sembra proprio il caso di protestare! Se qualcuno si ritenesse offeso da ciò che ho detto sarei molto stupito, perché non ho fatto altro che leggere testualmente il resoconto stenografico delle dichiarazioni rilasciate da illustri membri della vostra parte politica, in occasione di un voto di fiducia chiesto dal nostro precedente Governo Berlusconi.
Allora, applaudivate tutti entusiasti.
Ho citato Pecoraro Scanio, ho citato Lettieri, ho citato persino il Presidente Bertinotti, cari colleghi. Con questo volevo semplicemente dimostrarvi che, se veramente ritenevate incapace e alla «frutta» il nostro Governo, che nel suo primo anno di legislatura aveva posto la questione di fiducia solamente tre volte, a maggior ragione dovreste attaccare il Governo Prodi, che in questo anno «scadente» (scade infatti il 17 maggio) è già ricorso al voto di fiducia ben diciotto volte. Da ciò si ottiene una proiezione minima di ben novanta voti di fiducia, se gli italiani dovessero avere la terribile disgrazia che duri l'intera legislatura! Gli ascoltatori, i nostri cittadini, stiano tranquilli: questo rischio sicuramente non c'è.
La cosa veramente scandalosa, inaccettabile è avere il coraggio di accusare la nostra opposizione di fare opposizione, cioè di compiere il proprio dovere e di avere obbligato il Governo a chiedere la fiducia a causa del nostro ostruzionismo. Ma come potete pensare che rinunciassimo ad una ferma e coerente opposizione davanti ad un provvedimento pessimo e inaccettabile? Un provvedimento che prevedeva addirittura la violazione dei sacrosanti principi di tutela dei creditori, grazie ad una norma che pretendeva di bloccare per 12 mesi i diritti al rimborso di cifre legittimamente spettanti a fornitori della sanità. Solo grazie alla nostra ferma e dura opposizione ora questa norma vergognosa è stata eliminata, dimostrando così che il nostro non era sterile ostruzionismo.
Un provvedimento che trovava la sua copertura togliendo risorse, addirittura, al Fondo per le non autosufficienze e al Fondo delle politiche per la famiglia, con buona pace di chi nella maggioranza afferma di voler difendere la famiglia nonostante i Dico! Solo grazie alla nostra ferma opposizione ora la copertura è stata variata e siamo riusciti a mantenere intatti gli stanziamenti per i più deboli e per le famiglie, dimostrando così che il nostro non era sterile ostruzionismo.
È giusto che i cittadini che ci ascoltano sappiano che proprio ieri, in ogni momento della discussione, la maggioranza avrebbe potuto chiedere la votazione sulla conclusione del dibattito, consentendo il passaggio alla votazione degli emendamenti. La verità, però, è un'altra: il Governo stesso aveva bisogno di allungare i tempi, doveva trovare, affannosamente, al suo interno un accordo su un maxiemendamento su cui porre la questione di fiducia. Il vero problema di questo Governo era che la sua stessa maggioranza, Rifondazione Comunista in testa, lo avrebbe «falciato» su numerosi emendamenti.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 18,35)
MARCO AIRAGHI. Questa maggioranza è ormai spaccata su tutto (situazione che la manifestazione di piazza di sabato dimostrerà senza equivoci), è litigiosa Pag. 21e riesce a trasformare in problemi persino le opportunità.
Un caso emblematico è quello del cosiddetto «tesoretto», che invece di essere una positiva opportunità, si sta pian piano trasformando addirittura in un problema a causa dei furibondi scontri sulla sua destinazione. È stato, inoltre, inaccettabile accusarci di aver provocato la richiesta del voto di fiducia, inaccettabile la frase pronunciata ieri dal Ministro per i rapporti con il Parlamento, il quale ha detto: «La vergogna è l'ostruzionismo che fate». No, caro Ministro, la vergogna è questo provvedimento, è costringere i cittadini italiani a pagare per l'incapacità, per non dire di peggio, degli amministratori di alcune regioni, sempre le stesse. La vergogna, caro Ministro, è che il debito commerciale assunto dalla regione Lazio di Marrazzo ammonta a circa 10.000 milioni di euro. La vergogna è che, se rapportiamo il numero degli abitanti della regione Campania al numero dei dipendenti, esso è tre volte e mezzo superiore a quello della Lombardia. La vergogna, caro Ministro, è che la regione Campania di Bassolino sia tra le cinque regioni più indebitate nella sanità in Italia e che, nonostante ciò e i gravissimi problemi nella gestione dei rifiuti o in altre situazioni, essa pensi di finanziare per un milione di euro corsi per aspiranti veline.
Le regioni che si trovano in condizioni difficili, sotto il profilo sanitario, non erano solo quelle per le quali si interviene con il provvedimento in esame, ma anche altre, come il Piemonte, il Veneto e la Basilicata.
Ma tali regioni hanno predisposto piani di finanziamento e di ristrutturazione tali da realizzare un percorso di virtuoso risanamento. Come può il Governo, di fronte a questi esempi, correre in soccorso di quelle regioni che, nonostante accordi pregressi, anche con il precedente Esecutivo li hanno continuamente e deliberatamente disattesi, accumulando così ulteriori debiti?
La vergogna, caro ministro, è nella sperequazione nei confronti di quei contribuenti italiani che vivono in regioni virtuose, oggi chiamati, mediante l'imposizione fiscale, a contribuire al ripiano delle voragini scavate da amministrazioni regionali incapaci, le cui responsabilità politiche devono essere fatte valere: viene leso in tal modo il principio di responsabilità!
Come potete continuare ad irretire gli amici della Lega Nord, promettendo loro il federalismo fiscale, se è questa la concezione che avete in merito? Federalismo significa responsabilizzazione degli amministratori locali per costringerli ad un'oculata ed onesta gestione della cosa pubblica. Gli italiani sono stanchi di pagare a causa di amministratori incapaci: non si tratta, come è stato detto ieri, di federalismo responsabile ma di una difesa irresponsabile degli incapaci o di qualcosa di peggio.
Lasciatemi dire, altresì, una parola riguardo alla copertura finanziaria del provvedimento in esame: ricade quasi interamente sul Fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie.
Come potrà Emma Bonino, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee, votare la fiducia su questo provvedimento? Mi chiedo cosa avrà detto in merito e cosa vorrà dire, ma certamente non potrà parlare e non potrà lamentarsi.
D'altronde, è questo il Governo dei «Dico» e «non Dico». No, Presidente, non possiamo, ancora una volta, la diciottesima, avere fiducia in questo Esecutivo, approssimativo e spaccato, il quale non riesce a discutere in Parlamento i provvedimenti e le riforme che sarebbero invece necessari ed indispensabili alla nostra nazione.
L'Esecutivo litiga su tutto, manifesta perfino in piazza contro se stesso, e abbiamo di fronte una maggioranza che unisce il diavolo e l'acqua santa, capace di compattarsi solo nell'invidia e nell'odio contro Berlusconi e contro il centrodestra.
Concludo perciò, caro Presidente, annunciandole che i deputati di Alleanza Nazionale, ancora una volta, passeranno davanti a lei pronunciando un chiaro «no» a Prodi e al suo Governo, certi, con questo, di fare la cosa giusta ed il proprio Pag. 22dovere e, soprattutto, di essere in piena sintonia con la stragrande maggioranza degli italiani, i quali non vedono l'ora che l'attuale Esecutivo torni a casa: l'Italia ha assolutamente bisogno di un Governo serio e capace e gli italiani si meritano molto di più (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palumbo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE PALUMBO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho ascoltato con molta attenzione i vari interventi che si sono succeduti in quest'aula sul decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23, recante disposizioni urgenti per il ripiano selettivo dei disavanzi pregressi nel settore sanitario, nonché l'abolizione della quota fissa sulla ricetta per la prescrizione di assistenza specialistica ambulatoriale.
La verità è che anche tale decreto-legge si inserisce nel quadro di una lunga serie di interventi legislativi adottati nel corso degli ultimi anni per far fronte al grave e, purtroppo, ricorrente problema dello sforamento, da parte delle regioni, dei limiti di spesa per il finanziamento del Servizio sanitario nazionale. Ancora una volta siamo nelle condizioni di qualche anno fa, dopo il patto del 2001.
Il provvedimento dispone lo stanziamento da parte dello Stato di 3 miliardi di euro per il 2007, per il ripiano dei disavanzi regionali nel settore sanitario per il periodo 2001- 2005. Il gruppo di Forza Italia è contrario a tale decreto-legge sia nella sostanza, sia nel metodo. Ci troviamo infatti, ancora una volta, di fronte ad un uso distorto, da parte dell'attuale Governo, dello strumento normativo della decretazione d'urgenza: si tratta, infatti, di un ripiano di disavanzi relativi al periodo 2001-2005; si può pertanto escludere che ricorrano i requisiti di straordinaria necessità ed urgenza richiesti dall'articolo 77 della Costituzione.
Segnalo inoltre - molti lo sapranno - che già le due giunte regionali della Lombardia e del Veneto, in data 28 marzo 2007, hanno deliberato di impugnare il decreto-legge in esame, promuovendo il giudizio di legittimità innanzi alla Corte costituzionale, con riferimento sia al rispetto delle competenze legislative costituzionalmente definite, sia a quello di altri principi costituzionali.
Per quanto riguarda il merito del provvedimento, bisogna ricordare che già nella passata legislatura il Governo Berlusconi aveva concluso una serie di accordi con le regioni per contenere la spesa sanitaria. Tali accordi consistevano in un sistema di monitoraggio e di controllo del sistema regionale e nella previsione di un meccanismo sanzionatorio in caso di mancato raggiungimento del risultato e di un meccanismo premiale nel caso contrario.
Con questo provvedimento, invece, si dà un segnale completamente opposto in quanto, da un lato, si penalizzano le regioni virtuose e soprattutto i cittadini residenti in queste regioni, i quali hanno pagato più tasse per riequilibrare i debiti del Servizio sanitario nazionale e da adesso potranno usufruire anche di minori risorse statali e, dall'altra, si premiano le regioni meno virtuose, per così dire, che ancora una volta allegramente possono contare su un ripiano a posteriori degli sfondamenti di spesa prodotti.
Questa ennesima richiesta di fiducia da parte di questo Governo non è certamente dovuta (come ho sentito più volte dire in quest'aula) al cosiddetto ostruzionismo attuato dall'opposizione ma sicuramente - è stato chiaro a tutti nella discussione che si è tenuta in seno al Comitato dei diciotto - alle gravissime perplessità che il testo pervenutoci dal Senato aveva destato nella vostra stessa maggioranza. In pratica, soprattutto i periodi terzo, quarto e quinto dell'articolo 1, comma 3, che prevedevano per un periodo di dodici mesi il divieto di intraprendere e proseguire azioni esecutive relativamente ai debiti sanitari nei confronti dei soggetti debitori, sono stati contestati da maggioranza e opposizione. Infatti, l'eventuale approvazione avrebbe provocato, come è stato più volte fatto rilevare, gravissimi Pag. 23danni a moltissime aziende con rischio anche di chiusura e conseguente perdita di centinaia di posti di lavoro. Le proteste sono state attuate da tutti e, in particolar modo, dalla nostra maggioranza con un emendamento proposto da Forza Italia per la eliminazione di queste tre parti del decreto-legge e anche, devo dirlo qui onestamente, da Comunisti italiani e Rifondazione comunista, i quali più volte hanno detto in sede di Commissione che non avrebbero votato a favore di questo provvedimento. Quindi, quale era l'ostruzionismo? L'ostruzionismo era solo dovuto al fatto che voi non eravate d'accordo nella vostra maggioranza.
Ancora una volta, quindi, la posizione della questione di fiducia non è stata dovuta a noi, all'ostruzionismo parlamentare dell'opposizione o di una parte dell'opposizione, come qualcuno ha detto, ma ad un'ennesima discordanza di opinioni nell'ambito di una maggioranza che ogni giorno è sempre più inaffidabile e sgangherata, di una maggioranza inaffidabile.
Un'altra delle modifiche attuate in sede di discussione alla Camera dei deputati...
OSVALDO NAPOLI. Presidente, guardi lì! Stanno parlando!
DOMENICO DI VIRGILIO. Per favore, Presidente! Stanno parlando!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, cortesemente. Vada avanti, prego.
GIUSEPPE PALUMBO. Un'altra delle modifiche attuate in sede di discussione alla Camera dei deputati è l'abolizione del ticket di dieci euro sulle prestazioni specialistiche. Vorrei, però, far rilevare con attenzione che è una abolizione che si riferisce solo al 2007. Per non parlare poi, come più volte è stato rilevato, delle gravissime perplessità suscitate dalle iniziali modalità individuate per la copertura degli oneri derivanti da questa cancellazione. Inizialmente, infatti, come hanno più volte detto, essa veniva attuata mediante riduzione dei Fondi destinati ai Paesi in via di sviluppo, alla ricerca nel settore della salute, al Fondo delle politiche per la famiglia, al Fondo per le non autosufficienze, che già non ha alcuna risorsa perché non riusciamo a portare avanti questo provvedimento in Commissione, al Fondo per le politiche giovanili, al Fondo unico per lo spettacolo. Però, nel corso del dibattito, come voi avete già sentito, la copertura è stata cambiata e si è reintrodotta quella già bocciata dalla Commissione bilancio del Senato, per cui la maggior parte dell'onere, come voi sapete, deriva dal Fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie. Vedremo, come giustamente faceva rilevare il collega di Alleanza Nazionale, come andrà a finire.
Riteniamo che con questo decreto-legge, quindi, ancora una volta, si stia cercando di sopperire inutilmente alle gravissime carenze organizzative e gestionali che le regioni dimostrano in campo sanitario. Sicuramente, vi sono delle regioni più virtuose e altre meno; tuttavia, riteniamo che, al di là delle grosse differenze, del gap strutturale che ancora deve essere superato tra nord e sud, è il metodo che deve essere cambiato.
Per la verità, colleghi, dall'attuazione della legge Bindi 19 giugno 1999, n. 229, modificativa e integrativa della legge 30 dicembre 1992, n. 502, con la cosiddetta riforma aziendale delle ASL e degli ospedali, la situazione non è migliorata, ma è peggiorata. Si è passati da una gestione da molti definita «baronale», cioè in mano ai medici, ad una gestione aziendale e manageriale, che ha, tuttavia, aggravato i problemi esistenti. Come rilevato anche dai colleghi dell'opposizione, infatti, tale gestione subisce l'ingerenza politica in tutte le regioni, sia quelle virtuose, sia quelle meno virtuose. Spesso, tale ingerenza non consente l'eliminazione degli sprechi delle strutture esistenti.
Nella scorsa legislatura - in cui, per cinque anni, ho fatto parte della Commissione affari sociali - abbiamo tentato di modificare tale sistema, mediante l'approvazione della legge sul governo clinico da voi fortemente osteggiata (ricordo ancora l'opposizione che avete fatto in aula) al Pag. 24fine di cercare un coinvolgimento maggiore ed una responsabilizzazione, anche della componente sanitaria, nella gestione degli ospedali.
Troppo spesso i cosiddetti manager prendono decisioni che non favoriscono la buona amministrazione della sanità, ma soltanto interessi particolari. Fino ad oggi, il ministro Turco non è andata al di là delle buone intenzioni e delle molte parole: ha parlato della casa della salute, dove si dovevano incontrare le varie rappresentanze sindacali, sanitarie e professionali, per discutere e programmare il patto per la salute, che doveva coinvolgere tutte le varie regioni. Tuttavia, al di là delle parole, di concreto è stato fatto ben poco. Durante la finanziaria avevamo detto di non istituire i ticket, ma il ministro l'ha fatto, si è pentito e adesso li ha eliminati.
Vorremmo anche dire al signor ministro di evitare una politica dei proclami, a cui poi non seguono i fatti. I due ultimi casi sono i più clamorosi: mi riferisco al vaccino contro il cancro del collo dell'utero e all'istituzione delle banche per la conservazione del sangue del cordone ombelicale per uso autologo. Relativamente alla prima questione, a distanza di parecchi mesi dall'annunzio in pompa magna, siamo ancora in attesa di capire chi pagherà tali vaccini, come saranno distribuiti e come dovranno regolarsi le regioni. È stata creata una grande aspettativa nella popolazione, anche attraverso i mass media, ma ad oggi nessuno sa come verrà attuata e finanziata questa campagna vaccinale.
PRESIDENTE. Onorevole...
GIUSEPPE PALUMBO. Concludo, Presidente. Per quanto riguarda il secondo punto, altrettanto importante, pochi giorni fa tutti i quotidiani nazionali hanno pubblicato la notizia dell'ordinanza, firmata dal ministro, relativa alla conservazione del sangue ombelicale per uso autologo. Leggendo l'ordinanza, si comprende che non è cambiato niente: ancora una volta la popolazione è stata ingannata sul fatto che anche in Italia possa essere fatto quello che, attualmente, con una semplice richiesta al Ministero, può essere fatto all'estero.
Anche noi pensiamo che l'istituzione di una commissione - come è stato detto - di inchiesta parlamentare, che possa indagare e monitorare sia gli errori in campo sanitario, sia la cattiva gestione a cui spesso sono collegati questi errori, apporterebbe sicuramente dei benefici per una corretta gestione della tutela della salute dei nostri cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA. Signor Presidente, il gruppo dell'Ulivo voterà in modo convinto la fiducia al Governo e voterà a favore del provvedimento. Non cadrò nella tentazione, che ho visto emergere in molti colleghi, di privilegiare la regione di appartenenza. Secondo una statistica pubblicata oggi da Il Sole 24 ore, ad esempio, a febbraio 2007, relativamente ai giorni di attesa per il pagamento dei fornitori, la Toscana è tra quelle grandi regioni che hanno dato i migliori risultati. Ma non voglio seguire un tale ragionamento, perché ritengo sia nostra competenza seguire un percorso che privilegi la responsabilità che si esercita in Parlamento in nome di tutto il Paese, atteggiamento che sinora è largamente mancato.
Ci troviamo di fronte ad un provvedimento che evidenzia come, alla fine del 2005, in cinque regioni si registri un disavanzo nella sanità pari a 20 miliardi di euro. Ascoltando il collega del centrodestra sembra quasi di sognare: quattro su cinque delle regioni in questione sono state governate sino al 2005 dal centrodestra! Questo è un dato incontestabile (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani - Commenti di deputati del gruppo Lega Nord Padania)!Pag. 25
Ci volete invitare alla polemica? Onorevole Garavaglia, la seguo...
GIOVANNI FAVA. Non della Lega, non della Lega, bugiardo! Non dirlo!
MICHELE VENTURA. No, un momento, colleghi.
PRESIDENTE. Onorevole Ventura, interloquisca con la Presidenza, cortesemente.
MICHELE VENTURA. La seguo...
PRESIDENTE Colleghi, per cortesia!
Onorevole Ventura, interloquisca con la Presidenza!
MICHELE VENTURA. La seguo con grande attenzione, onorevole Garavaglia. Tuttavia, non può dimenticare e non può citare Marrazzo, attualmente presidente della regione Lazio. Nel 2005 il disavanzo del Lazio, quando era Presidente Storace, era pari a 9 miliardi e 900 milioni di euro (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
Onorevole Garavaglia, lo dico adesso, perché poi potrei parlare di altre regioni. Alla fine, svolgerò alcune considerazioni sulle classi dirigenti regionali e locali. L'onorevole Storace, sulla base di quei risultati, al termine di quella esperienza come presidente della regione Lazio, è stato nominato ministro della salute in un Governo del quale facevate parte (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani)! Questa è la verità!
Se poi venite qui a fare dei ragionamenti di estraneità rispetto a tutto ciò, non siete credibili!
Abbiamo portato di fronte al Parlamento un provvedimento di discontinuità: questa è la verità! Al collega Crosetto (del quale ho letto l'intervento), che affermava di dover chiedere formalmente ai rappresentanti del Governo perché i cittadini non siano tutti uguali (ponendo il problema dell'intervento sulle regioni che presentano un determinato deficit), vorrei rispondere che questo provvedimento vuole proprio ribadire che tutti i cittadini italiani sono uguali (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
Non potevamo permetterci di vedere il declino e l'abbassamento delle prestazioni sanitarie in cinque regioni del nostro Paese.
Altra cosa sono le responsabilità degli amministratori! Tuttavia, ciò non può ricadere sui cittadini di quelle regioni né sui fornitori di quelle ASL. Avete visto quali sono i tempi di pagamento medi da parte delle regioni in ordine ai fornitori? Questo non ci segnala forse l'esistenza di un problema e di una questione da affrontare (al di là del fatto che ci troviamo in periodo elettorale) con la serietà necessaria per vedere strutturalmente cosa si deve e si può fare?
I piani firmati dalle regioni contengono delle norme precise per il rientro. Il nostro impegno è che in merito a ciò vi sia una sorta di vicinanza (e lo diciamo anche al Governo), un controllo da parte del Parlamento e della Corte dei conti sui vari strumenti che possono essere attivati. Un meccanismo di rientro come questo non si era mai visto! Collega Crosetto, cosa dovranno fare quelle regioni? Quello che è stato fatto in altre parti del Paese: privilegiare il rapporto con il privato quando è serio e di qualità, procedere ad una razionalizzazione degli ospedali, non moltiplicare i primariati, non confondere il consenso, che si deve costruire e realizzare amministrando bene, con altre cose. Questo è quello che dovranno fare e che cercheremo di pretendere venga fatto nel corso di questi anni (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
Non vi potete tirare fuori! Quando si discute nel merito di una questione, un discorso non può diventare un fatto di metodo: voi vi trincerate dietro la fiducia!
Ci sono questioni sostanziali che vanno affrontate e noi abbiamo cercato di farlo. Il lavoro compiuto alla Camera non è stato inutile, colleghi (nessuno di voi lo ha potuto dire). Vorrei ringraziare i colleghi Piro e Zanotti, che sono stati i relatori del provvedimento in esame. Abbiamo apportato modifiche importanti al testo del Pag. 26Senato; abbiamo tolto i ticket sulle ricette per le prestazioni specialistiche, come è stato ribadito da molti (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
ANGELO ALESSANDRI. L'avete messo voi!
MICHELE VENTURA. Certo, colleghi della Lega, non pensiamo di essere infallibili; possiamo sbagliare, ma qualche volta è importante riflettere e apportare delle correzioni. Noi abbiamo tolto quel ticket, abbiamo modificato le coperture, perché erano sbagliate, abbiamo eliminato quei commi punitivi soltanto verso i fornitori.
Non si può dire che le Commissioni non abbiano lavorato e prodotto modifiche e miglioramenti e sono grato - lo ripeto - ai relatori per il lavoro che hanno svolto in questa direzione, oltre che a tutti gli altri gruppi.
Colleghi, tali questioni ci segnalano anche un problema sul quale credo dovremmo riflettere, e mi rivolgo, in particolare, ai colleghi del nord, e non solo ai colleghi della Lega, ma a tutti quelli che avvertono un disagio. Dobbiamo realizzare rapidamente una forma di federalismo fiscale e fornire delle risposte nel senso di una maggiore responsabilizzazione.
Oggi su Il Sole 24 Ore ho letto con piacere che, finalmente, dopo un declino di cinque anni (che ci aveva fatto perdere quindici posizioni sul piano della competitività) nel corso di quest'anno abbiamo recuperato sette posizioni: sono segnali incoraggianti per le potenzialità di questo Paese! Pensate che non ci rendiamo conto che quella parte vitale dell'Italia, rappresentata dal mondo produttivo del nord, dovrebbe trovare soddisfazione in una diversa organizzazione, a fronte di una disputa che dura da anni, per approdare a quel federalismo fiscale che può essere davvero un segno di seria responsabilizzazione per tutti? Crediamo profondamente in tale progetto, sul quale farete bene a sfidarci se riscontrerete una certa pigrizia da parte nostra, ma non vi sarà; vi sarà, invece, un impegno costante e convinto in questa direzione!
Concludo, dicendo che sono a favore della responsabilizzazione delle classi dirigenti locali e vorrei anche che si riflettesse sui modelli adottati da altri Paesi, nei quali la selezione viene effettuata attraverso la valutazione di ciò che avviene a livello locale per quanto riguarda la regione, un comune, e si va avanti anche sulla base di quei risultati. Vorrei che i partiti, i gruppi assumessero come criterio quello di non premiare chi non si mostra all'altezza delle responsabilità che è chiamato a ricoprire; vorrei che vi fosse una selezione, un riconoscimento per chi agisce bene.
PRESIDENTE. Onorevole ...
MICHELE VENTURA. Concludo, Presidente. Abbiamo accettato tale sfida e cercheremo di affrontarla, ma, cari colleghi, oggi approviamo un provvedimento serio ed il fatto che vi siate trincerati dietro una posizione di comodo dispiace a me e a tutti noi. È una prima risposta a problemi seri quali quelli della sanità italiana (Applausi dei deputati dei gruppi l'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori e Comunisti Italiani - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto a nome dei gruppi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mario Pepe. Ne ha facoltà.
MARIO PEPE. Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, negherò la fiducia a questo Governo che, ancora una volta, l'ennesima, sottrae al Parlamento la possibilità di partecipare al processo di formazione delle leggi.
Un Governo che ha posto la questione di fiducia su un provvedimento incostituzionale e che premia le regioni che hanno sprecato di più, che hanno bruciato denaro pubblico come in una fornace.
Il Governo si è accorto che una delle principali fonti di spreco sono i contenziosi sanitari, le spese legali, ma ha tentato di risolvere il problema nella maniera sbagliata. Mi chiedo: i fornitori di beni e Pag. 27servizi nell'ambito della sanità, i quali aspettano 800 giorni, come fanno a resistere? I casi sono due: o guadagnano in maniera esagerata, oppure forniscono dei servizi scadenti. Chissà se dietro gli ultimi disastri della sanità, gli ultimi disservizi che hanno visto morire i malati di Castellaneta e una paziente dell'ospedale di Reggio Calabria per lo scambio di una presa, non ci sia proprio questa difesa dei fornitori: utilizzare personale scadente e risparmiare sui controlli?
Negherò la fiducia al Governo su questo provvedimento perché ci riporta indietro ai tempi in cui lo Stato pagava «a piè di lista» le spese delle ASL. Era il tempo in cui la follia legislativa di quegli anni ha creato questo spaventoso debito pubblico, che pesa come un macigno sul destino di questo Paese.
Il Governo non ha imparato la lezione del passato, e quando il passato non rischiara l'avvenire, lo spirito brancola nel buio (lo diceva Tocqueville). Questo Governo brancola nel buio e peggiorerà, con questo provvedimento, la condizione della salute degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia. Poiché la votazione avrà inizio alle 19,35, sospendo la seduta, che riprenderà a tale ora con la chiama.
La seduta, sospesa alle 19, è ripresa alle 19,35.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI
(Votazione della questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - A.C. 2534-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'emendamento Dis. 1.1 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 23 del 2007, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).
La chiama avrà inizio dal deputato Miglioli.
Avverto che la Presidenza, conformemente ai criteri definiti nella seduta della Giunta per il regolamento del 13 marzo 2007, ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto, trasmesse dai presidenti dei gruppi, nonché ulteriori richieste provenienti da membri del Governo.
Invito i deputati segretari a dare inizio alla chiama cominciando da questi deputati.
(Segue la chiama).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione per appello nominale sull'emendamento Dis. 1.1 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23, sulla cui approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:
Presenti e votanti 448
Maggioranza 225
Hanno risposto sì 298
Hanno risposto no 150
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Sono pertanto precluse le restanti proposte emendative presentate.
Hanno risposto sì:
Acerbo Maurizio
Adenti Francesco
Affronti Paolo
Albonetti GabrielePag. 28
Allam Khaled Fouad
Amendola Francesco
Amici Sesa
Antinucci Rapisardo
Astore Giuseppe
Attili Antonio
Aurisicchio Raffaele
Bafile Mariza
Balducci Paola
Bandoli Fulvia
Baratella Fabio
Barbi Mario
Belisario Felice
Bellanova Teresa
Bellillo Katia
Beltrandi Marco
Benvenuto Romolo
Benzoni Rosalba
Bersani Pier Luigi
Betta Mauro
Bianchi Dorina
Bianco Gerardo
Boato Marco
Bocci Gianpiero
Boco Stefano
Boffa Costantino
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Brandolini Sandro
Bucchino Gino
Buemi Enrico
Buffo Gloria
Burchiellaro Gianfranco
Burgio Alberto
Burtone Giovanni Mario Salvino
Cacciari Paolo
Caldarola Giuseppe
Calgaro Marco
Cancrini Luigi
Capotosti Gino
Carbonella Giovanni
Carra Enzo
Carta Giorgio
Caruso Francesco Saverio
Cassola Arnold
Ceccuzzi Franco
Cento Pier Paolo
Cesario Bruno
Cesini Rosalba
Chianale Mauro
Chiaromonte Franca
Chicchi Giuseppe
Chiti Vannino
Cioffi Sandra
Cogodi Luigi
Colasio Andrea
Cordoni Elena Emma
Cosentino Lionello
Costantini Carlo
Crapolicchio Silvio
Crema Giovanni
Crisafulli Vladimiro
Crisci Nicola
Cuperlo Giovanni
D'Ambrosio Giorgio
Damiano Cesare
D'Antoni Sergio Antonio
Dato Cinzia
De Angelis Giacomo
De Biasi Emilia Grazia
De Brasi Raffaello
De Cristofaro Peppe
Deiana Elettra
Delbono Emilio
D'Elia Sergio
D'Elpidio Dante
De Mita Ciriaco
De Piccoli Cesare
De Simone Titti
De Zulueta Tana
Di Gioia Lello
Di Girolamo Leopoldo
Dioguardi Daniela
Di Pietro Antonio
Di Salvo Titti
Donadi Massimo
Duilio Lino
D'Ulizia Luciano
Duranti Donatella
Evangelisti Fabio
Fabris Mauro
Fadda Paolo
Falomi Antonello
Farina Daniele
Farinone Enrico
Fasciani Giuseppina
Fedi Marco
Ferrara Francesco detto Ciccio
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Filippeschi Marco
Fincato Laura
Fiorio Massimo
Fioroni GiuseppePag. 29
Fistarol Maurizio
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Folena Pietro
Fontana Cinzia Maria
Forgione Francesco
Francescato Grazia
Franceschini Dario
Franci Claudio
Frias Mercedes Lourdes
Frigato Gabriele
Froner Laura
Fumagalli Marco
Galeazzi Renato
Gambescia Paolo
Garofani Francesco Saverio
Gentili Sergio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giordano Francesco
Giovanelli Oriano
Giuditta Pasqualino
Giulietti Giuseppe
Grassi Gero
Grillini Franco
Guadagno Wladimiro detto Vladimir Luxuria
Iacomino Salvatore
Iannuzzi Tino
Incostante Maria Fortuna
Intrieri Marilina
Khalil D. Alì Raschid
La Forgia Antonio
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Latteri Ferdinando
Leddi Maiola Maria
Lenzi Donata
Letta Enrico
Lion Marco
Locatelli Ezio
Lomaglio Angelo Maria Rosario
Lombardi Angela
Longhi Aleandro
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Maderloni Claudio
Mancini Giacomo
Mantini Pierluigi
Mantovani Ramon
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcenaro Pietro
Marchi Maino
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marino Mauro Maria
Marone Riccardo
Martella Andrea
Mascia Graziella
Mattarella Sergio
Melandri Giovanna
Mellano Bruno
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Migliore Gennaro
Milana Riccardo
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Monaco Francesco
Morri Fabrizio
Morrone Giuseppe
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mungo Donatella
Mura Silvana
Musi Adriano
Mussi Fabio
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoletano Francesco
Narducci Franco
Nicchi Marisa
Nicco Roberto Rolando
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Olivieri Sergio
Orlando Andrea
Ossorio Giuseppe
Ottone Rosella
Pagliarini Gianni
Palomba Federico
Papini Andrea
Parisi Arturo Mario Luigi
Pedica Stefano
Pedrini Egidio EnricoPag. 30
Pedulli Giuliano
Pegolo Gian Luigi
Pellegrino Tommaso
Pertoldi Flavio
Perugia Maria Cristina
Pettinari Luciano
Piazza Angelo
Piazza Camillo
Picano Angelo
Pignataro Ferdinando Benito
Pignataro Rocco
Pinotti Roberta
Piro Francesco
Piscitello Rino
Pisicchio Pino
Poletti Roberto
Poretti Donatella
Prodi Romano
Rampi Elisabetta
Ranieri Umberto
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Ricci Andrea
Ricci Mario
Rocchi Augusto
Rossi Nicola
Rossi Gasparrini Federica
Ruggeri Ruggero
Rugghia Antonio
Rusconi Antonio
Russo Franco
Ruta Roberto
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sanna Emanuele
Santagata Giulio
Sasso Alba
Satta Antonio
Schietroma Gian Franco
Schirru Amalia
Scotto Arturo
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Sgobio Cosimo Giuseppe
Siniscalchi Sabina
Sircana Silvio Emilio
Smeriglio Massimiliano
Soffritti Roberto
Soro Antonello
Sperandio Gino
Spini Valdo
Sposetti Ugo
Squeglia Pietro
Stramaccioni Alberto
Strizzolo Ivano
Suppa Rosa
Tanoni Italo
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Tocci Walter
Tolotti Francesco
Tomaselli Salvatore
Tranfaglia Nicola
Trepiccione Giuseppe
Trupia Lalla
Tuccillo Domenico
Turci Lanfranco
Turco Maurizio
Vacca Elias
Vannucci Massimo
Velo Silvia
Venier Iacopo
Ventura Michele
Vichi Ermanno
Vico Ludovico
Villari Riccardo
Villetti Roberto
Viola Rodolfo Giuliano
Visco Vincenzo
Volpini Domenico
Widmann Johann Georg
Zaccaria Roberto
Zanella Luana
Zanotti Katia
Zipponi Maurizio
Zucchi Angelo Alberto
Zunino Massimo
Hanno risposto no:
Airaghi Marco
Alessandri Angelo
Alfano Gioacchino
Amoruso Francesco Maria
Angeli Giuseppe
Aprea Valentina
Aracu Sabatino
Armani Pietro
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Azzolini Claudio
Baiamonte Giacomo
Baldelli Simone
Barani LucioPag. 31
Barbieri Emerenzio
Bellotti Luca
Benedetti Valentini Domenico
Berlusconi Silvio
Bernardo Maurizio
Berruti Massimo Maria
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bocchino Italo
Bocciardo Mariella
Bodega Lorenzo
Bonaiuti Paolo
Bondi Sandro
Bongiorno Giulia
Boscetto Gabriele
Bosi Francesco
Brigandì Matteo
Bruno Donato
Buonfiglio Antonio
Caligiuri Battista
Campa Cesare
Capitanio Santolini Luisa
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Ceccacci Rubino Fiorella
Ceroni Remigio
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Ciocchetti Luciano
Colucci Francesco
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Conti Giulio
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Crosetto Guido
D'Agrò Luigi
D'Alia Gianpiero
De Corato Riccardo
De Laurentiis Rodolfo
Del Bue Mauro
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
De Luca Francesco
Di Cagno Abbrescia Simeone
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Di Virgilio Domenico
Fabbri Luigi
Fasolino Gaetano
Fava Giovanni
Fedele Luigi
Filippi Alberto
Filipponio Tatarella Angela
Fontana Gregorio
Forlani Alessandro
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Fugatti Maurizio
Galli Daniele
Gamba Pierfrancesco Emilio Romano
Garagnani Fabio
Garavaglia Massimo
Gardini Elisabetta
Gelmini Mariastella
Germontani Maria Ida
Giacomoni Sestino
Gibelli Andrea
Giro Francesco Maria
Lainati Giorgio
Lamorte Donato
Laurini Giancarlo
Lazzari Luigi
Lenna Vanni
Leo Maurizio
Leone Antonio
Licastro Scardino Simonetta
Mancuso Gianni
Martino Antonio
Martusciello Antonio
Mazzaracchio Salvatore
Meloni Giorgia
Mereu Antonio
Milanato Lorena
Mistrello Destro Giustina
Moffa Silvano
Mondello Gabriella
Murgia Bruno
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Nardi Massimo
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paoletti Tangheroni Patrizia
Pecorella Gaetano
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pini GianlucaPag. 32
Pisacane Michele
Pizzolante Sergio
Ponzo Egidio Luigi
Porcu Carmelo
Proietti Cosimi Francesco
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Rivolta Dario
Ronconi Maurizio
Rossi Luciano
Rosso Roberto
Salerno Roberto
Santelli Jole
Sanza Angelo Maria
Simeoni Giorgio
Stucchi Giacomo
Tabacci Bruno
Tassone Mario
Testoni Piero
Tortoli Roberto
Uggè Paolo
Ulivi Roberto
Urso Adolfo
Valducci Mario
Verdini Denis
Verro Antonio Giuseppe Maria
Vietti Michele Giuseppe
Vitali Luigi
Vito Elio
Zacchera Marco
Zanetta Valter
Zorzato Marino
Sono in missione:
Amato Giuliano
Bimbi Franca
Bindi Rosy
Bonelli Angelo
Bonino Emma
Boniver Margherita
Brugger Siegfried
Buontempo Teodoro
Capezzone Daniele
Capodicasa Angelo
Casini Pier Ferdinando
Castagnetti Pierluigi
Catone Giampiero
D'Alema Massimo
De Castro Paolo
Del Mese Paolo
Fallica Giuseppe
Farina Gianni
Galante Severino
Galati Giuseppe
Gasparri Maurizio
Giovanardi Carlo
Gozi Sandro
Holzmann Giorgio
La Malfa Giorgio
Landolfi Mario
Leoni Carlo
Levi Ricardo Franco
Maroni Roberto
Mazzocchi Antonio
Minniti Marco
Oliva Vincenzo
Orlando Leoluca
Pecoraro Scanio Alfonso
Pollastrini Barbara
Reina Giuseppe Maria
Rigoni Andrea
Rutelli Francesco
Scajola Claudio
Tessitore Fulvio
Tremaglia Mirko
Tremonti Giulio
Violante Luciano
Volontè Luca
PRESIDENTE. Ricordo che, prima di proseguire nell'esame del disegno di legge di conversione n. 2534, si procederà alla votazione della dichiarazione d'urgenza della proposta di legge n. 2149, recante agevolazioni fiscali ed altri benefici per le famiglie numerose, e della questione pregiudiziale presentata al disegno di legge di conversione del decreto-legge sui consigli giudiziari.
Essendo quindi previste votazioni e la prosecuzione notturna della seduta, al fine di dare certezza ai colleghi circa i tempi di svolgimento dei nostri lavori, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 21,30 con immediate votazioni nominali.
La seduta, sospesa alle 21,05, è ripresa alle 21,35.