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Sull'ordine dei lavori.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, senza voler minimamente sollevare una polemica politica, credo sia utile per tutti noi ricondurre anche il dibattito politico nei giusti canoni.
Vorrei segnalarle, signor Presidente, che da alcuni giorni, sui muri di Roma, vi sono dei manifesti che attaccano il Ministro Fioroni. Ora, i Ministri della pubblica istruzione, come noto, non sono mai stati amati, però suggerirei, molto pacatamente, di riflettere sul modo attraverso il quale il Ministro viene attaccato. Infatti, viene riprodotto il viso del Ministro Fioroni con il titolo «Al Fiorone» e con i fori di proiettili che gli entrano nella testa.
Penso che noi, giustamente, dobbiamo e possiamo garantire la critica nei confronti di tutti; ritengo, però, che sarebbe giusto che tutti, in quest'aula, ci interrogassimo se - ancorché si accettino forme goliardiche e via dicendo - nel momento in cui si attaccano dei manifesti e si riproducono determinate immagini, queste non rischino di creare un clima che forse sarebbe meglio evitare.
Lo ripeto: non voglio fare polemiche e strumentalizzare l'episodio, ma è un tema sul quale credo sarebbe molto utile che tutti riflettessimo.
PRESIDENTE. La ringrazio. Assumerei la sollecitazione che lei ha avanzato, sia nel senso di esprimere, in questo caso, al Ministro Fioroni la solidarietà di tutta l'Assemblea, quale che sia il giudizio sul suo comportamento di Ministro, sia per invitare tutti, specie in questo momento, ad evitare forme di comunicazione che, al di là della volontà di intenti di chi le produce, possano essere lette, interpretate e vissute come atti di violenza.
Come sanno quelli che mi conoscono, non ho mai avuto la tentazione di equiparare il linguaggio ai proiettili; semplicemente, voglio dire che, in un momento come questo, sarebbe bene che tutti dessimo prova di grande compostezza, anche nel linguaggio. Questo discorso vale per tutti (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, pur condividendo gran parte delle osservazioni del collega che mi ha preceduto, vorrei svolgere una semplicissima osservazione alla Presidenza. Normalmente, questo genere di dichiarazioni vengono rese all'Assemblea alla fine della giornata dei lavori.
Vorrei capire, signor Presidente, se questa consuetudine, questa prassi è, di fatto, cambiata e, se sì, da quando. Siccome dovrei svolgere dichiarazioni su questioni di altro genere, ed, evidentemente convinto di attenermi alla prassi, intendevo svolgerle a fine seduta, vorrei sapere se ci sono delle novità al riguardo.
PRESIDENTE. Confermo la prassi. Mi sembrava, però, che un elemento di sensibilità generale potesse indurre ad una considerazione altrettanto generale, senza spiriti di parte.
Deputato Boato, intende intervenire sull'ordine dei lavori?
MARCO BOATO. Sì, signor Presidente, ed il mio intervento sarà brevissimo.
Il collega, secondo me, è intervenuto a sproposito, perché ci sono decine di esempi, in questa e nelle precedenti legislature, in cui su casi di particolare rilevanza è stato data la parola a colleghi...
PRESIDENTE. La ringrazio...
MARCO BOATO. Signor Presidente, me lo permetta: ho il diritto di dire una parola sull'ordine dei lavori!
PRESIDENTE. Sì, ha il diritto di dirla, naturalmente, ma sull'ordine dei lavori. Prego.
MARCO BOATO. Sto parlando dell'ordine dei lavori, e mi sto riferendo a ciò che è appena stato detto (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale). Ci sono decine di casi in cui ciò è avvenuto, e approfitto dell'occasione per associarmi totalmente alla denuncia che ha fatto il collega Giachetti.
PRESIDENTE. Invito l'Assemblea semplicemente ad un elemento di sobrietà. È stata avanzata un'indicazione che è stata generalmente accolta; non vedo per quale ragione bisognerebbe introdurre un elemento polemico su una questione di così grande sensibilità generale.
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, eravamo rimasti in silenzio di fronte alla valutazione precedentemente svolta, ma l'ultima parte del dibattito in Assemblea ci obbliga a dire che si tratta di un manifesto satirico.
Capisco le sue parole e le rafforzo; tuttavia, il manifesto è stato affisso da un gruppo giovanile, ed ha una valenza politica, certamente, ma molto goliardica. Volerne fare oggetto di discussione parlamentare o di solidarietà eccessiva, è veramente, questo sì, ridicolo.
Piuttosto, parlerei, caro onorevole Boato, della solidarietà espressa a L'Aquila alle Brigate Rosse! Mi sarei aspettato che lei parlasse di questo, non di una caricatura a un Ministro incompetente (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza nazionale e Forza Italia)!