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Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Intendimenti del Ministero dell'interno in relazione al centro di permanenza temporanea di Bologna - n. 2-00531)
PRESIDENTE. L'onorevole Mungo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00531 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).
DONATELLA MUNGO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente, perché questa interpellanza è abbastanza chiara nei suoi punti, solo per specificare, prima della risposta che il sottosegretario Lucidi mi darà, che l'intento di essa è proprio quello di avere chiarezza circa gli intendimenti del Governo. Non c'è, quindi, una volontà prevenuta rispetto alla vicenda in oggetto.
Si tratta di uno stanziamento relativo al centro di permanenza temporanea e di accoglienza di Bologna. A noi interessa comprenderne le ragioni, quindi la destinazione di tale stanziamento, perché la struttura di Bologna, che conosco personalmente per averla visitata più volte, così come altri componenti del mio gruppo, è ad alta connotazione detentiva e ha caratteristiche tali da essere stata qualificata dalla stessa commissione ministeriale De Mistura come una struttura avente caratteristiche di tipo detentivo e costrittivo maggiori rispetto anche ad altri centri presenti nel nord Italia.
La questione, che riguarda nello specifico gli intendimenti del Governo rispetto a tale centro di permanenza temporanea, è correlata anche al fatto che circa un mese e mezzo fa il Ministero dell'interno ha dichiarato di voler chiudere tre strutture del sud per ragioni, anche in tale circostanza, di invivibilità dei centri o, comunque, di non corrispondenza degli stessi agli obiettivi prefissati. Chiediamo, quindi, di valutare alcuni interventi e ci auguriamo anche la chiusura, di altri centri, quali Torino, Modena, Gradisca e,Pag. 52appunto, Bologna, due dei quali sono nella regione da cui provengo (Modena e Bologna.
Rendendoci conto che si tratta di un processo, che necessita di tempi adeguati per il suo compimento e che, quindi, non può essere di immediata realizzazione, vogliamo sapere dal Governo quale sia il percorso previsto e soprattutto la ragione, nello specifico, del previsto stanziamento, ossia se quest'ultimo vada nella direzione di rendere il centro meno costrittivo e più vivibile per le persone che sono, purtroppo, costrette a permanervi oppure se sia teso ad incrementare la sicurezza, e quindi ad aggravare la situazione di cui parlavo in precedenza. Mi fermo qui e mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Marcella Lucidi, ha facoltà di rispondere.
MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, comincio subito col rispondere alla parte dell'interpellanza che chiede chiarimenti in ordine a stanziamenti disposti da parte del Ministero dell'interno con riferimento al centro di permanenza temporanea e di assistenza di Bologna.
Onorevole Mungo, le dico che le somme stanziate sono destinate ad interventi manutentivi ordinari relativi allo stesso centro. Si tratta essenzialmente di rispondere alle esigenze di vivibilità che il centro presenta, che non possono essere mai separate dalla ricerca di garantire anche la sicurezza, quella sicurezza che è data non solo con riferimento alla struttura, ma anche nell'interesse di chi è ospitato. Penso, ad esempio, al rispetto delle norme antincendio.
Gli interventi si rendono anche necessari periodicamente, perché il centro è spesso oggetto di atti di gratuito vandalismo da parte degli ospiti, quindi si richiede una manutenzione straordinaria che ripristini le condizioni di vivibilità e di funzionalità della struttura. Accanto a tali lavori, ve ne sono altri che, come le dicevo prima, intendono coniugare l'esigenza di sicurezza con quella di migliorare le condizioni di permanenza di chi è ospitato nel centro. Prendo a riferimento la necessità di intervenire per assicurare una diversa ripartizione degli ospiti all'interno della struttura, essendo modificato il rapporto delle presenze femminili e maschili ed essendo, quindi, necessario riequilibrare anche il rapporto tra i posti messi loro a disposizione.
Penso alla sostituzione dei posti letto, al recupero della funzionalità del campo di calcio: sono lavori in relazione ai quali, concordemente con il prefetto di Bologna, si è data disposizione che vengano approvati. Ovviamente, quest'attività non può che collocarsi in uno spirito di attenzione anche alle esigenze e ai diritti delle persone che transitano nel centro.
Gli onorevoli interpellanti chiedevano anche come i ricordati interventi si collochino all'interno di una politica complessiva, che il Ministero dell'interno, e con esso il Governo, intende operare in materia di immigrazione ed anche in riferimento a questo aspetto particolare delle politiche migratorie, che riguarda l'espulsione e il trattenimento. Rispondo che l'amministrazione dell'interno vuole essenzialmente assicurare un governo efficace e rigoroso dei flussi migratori, nel rispetto delle regole, dei diritti e delle tutele fondamentali da garantire a tutti gli immigrati.
Come lei sa, onorevole Mungo, e come anche i suoi colleghi sanno, il Governo si accinge a presentare al Parlamento - dopo la verifica in sede di Conferenza Stato-regioni - un disegno di legge che intende modificare la disciplina dell'immigrazione. Tale testo si propone anche una profonda rivisitazione del sistema dei centri per immigrati, avendo come obiettivo il loro miglioramento, la garanzia di sedi e di strumenti efficaci per l'assistenza, il soccorso e l'identificazione degli immigrati ed anche il rimpatrio di quanti sono espulsi.
Un tassello importante della riforma, che è fortemente voluta dall'amministrazione dell'interno, è la radicale revisione del sistema dei centri di permanenza temporanea e assistenza, che mira ad unPag. 53alleggerimento della platea dei soggetti potenzialmente destinati a tali strutture (potenzialmente e direi anche effettivamente, perché, poi, vi è stata un'ipertrofia dell'ingresso nei centri stessi negli anni scorsi). Si tratta di realizzare quel progressivo svuotamento proposto dalla nota commissione De Mistura. In particolare, il nuovo sistema prevede un limitato numero di strutture «per l'esecuzione dell'espulsione», destinate esclusivamente al trattenimento degli stranieri da espellere che si siano sottratti all'identificazione, con congrua riduzione del periodo di permanenza, e l'utilizzo delle medesime strutture, per il tempo strettamente necessario, nei confronti di quei cittadini stranieri identificati o che collaborano effettivamente alla loro identificazione, qualora non sia possibile eseguire con immediatezza l'espulsione con accompagnamento coattivo.
Nelle more della revisione della normativa, tenuto conto anche delle risultanze dell'indagine svolta dalla citata commissione De Mistura e delle valutazioni e proposte che la stessa commissione ha formulato, il Ministero dell'interno ha ritenuto necessario adottare alcuni importanti provvedimenti, volti a migliorare la qualità dell'accoglienza e dell'assistenza dei centri per immigrati. Onorevole Mungo, posso assicurarle, da questo punto di vista, che gli stessi interventi che verranno operati nel centro di Bologna andranno nella direzione che poco fa le ho enunciato.
Con direttiva del Ministro, adottata in data 24 aprile ultimo scorso, è stata disposta, come lei ricordava, la chiusura di alcuni centri di permanenza temporanea ed assistenza: Brindisi, Crotone e Ragusa. Contestualmente, il Ministro dell'interno ha affidato al Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione il compito di predisporre uno specifico studio sulle restanti strutture, al fine di valutare ulteriori soppressioni, nonché di procedere alla loro eventuale riqualificazione o anche ad una diversa missione istituzionale (per esempio, per Brindisi, si sta pensando proprio ad una trasformazione, all'esito della chiusura, in centro di prima accoglienza).
È proprio in questo contesto che, le assicuro, verrà valutato se procedere e quali scelte compiere con riferimento al centro di permanenza temporanea ed assistenza di Bologna.
PRESIDENTE. La deputata Mungo ha facoltà di replicare.
DONATELLA MUNGO. Signor Presidente, ringrazio la sottosegretaria Lucidi per la risposta attenta: sappiamo quanto la sottosegretaria stessa conosca questo problema e si prodighi per la sua soluzione, essendo venuta più volte, anche nelle aule parlamentari, a riferire sul tema. Devo dichiararmi solo parzialmente soddisfatta, ma non per la qualità della risposta della sottosegretaria. Al di là dello sforzo compiuto nel venire incontro alle richieste ed alle domande che l'interpellanza poneva, sono solo parzialmente soddisfatta, più che della risposta, della situazione di cui la risposta da contezza e cioè dell'ipotesi che i tempi per la chiusura o per la riconversione in una struttura radicalmente diversa da come sono attualmente i centri di permanenza temporanea e accoglienza si fanno lunghi. Ci saremmo aspettati, avremmo voluto che questi passaggi fossero, invece, più ravvicinati. Dico ciò anche perché conosco i tempi del disegno di legge cosiddetto «Amato-Ferrero», intervento legislativo di modifica importante e strutturale rispetto all'attuale normativa. Conosco anche le difficoltà nel conciliare la situazione esistente con un approccio da parte di questo Governo, di questa maggioranza che sappiamo essere molto diverso da quello del precedente Governo. Lo testimonia anche quell'accenno all'ipertrofia degli interessi cui faceva riferimento la sottosegretaria perché era diventato, quello del centro permanenza temporanea, una sorta di «buco nero», di tappeto sotto il quale si cercava di nascondere una difficoltà nel gestire un problema come quello migratorio, che ha ben altre implicazioni che quelle legate all'ordine pubblico, alla identificazione o ad altre tematiche simili.
Lo dico perché il fatto di aver incaricato una commissione (la commissione DePag. 54Mistura, di inchiesta e monitoraggio dei centri di permanenza temporanea e accoglienza) di effettuare una verifica importante, anche dal punto di vista degli interlocutori, oltre che compiere visite e quindi capire cosa, in questi anni, è avvenuto non solo all'interno dei centri di permanenza ma anche al loro esterno, anche ascoltando le associazioni per i diritti civili che si sono occupate del tema, è già di per sé un'iniziativa che ha un valore assoluto e non relativo. Il rapporto che la commissione ha redatto ha costituito, a sua volta, una parte importante dell'intervento legislativo che il Governo ci sottoporrà. Tra i suggerimenti - li chiamo così, anche se sono più forti di suggerimenti -, e le proposte che provengono dal rapporto De Mistura ve ne sono alcuni per i quali, se fossero immediatamente applicati, la popolazione detenuta - uso questo termine - all'interno dei Cpt diminuirebbe drasticamente. Mi riferisco, ad esempio, a quello di Bologna, in cui quasi la metà delle persone sono ex detenuti, per i quali non si capisce come mai in mesi o anni di detenzione presso le strutture carcerarie non si sia riusciti ad arrivare ad un'identificazione e come mai si potrebbe fare questo in sessanta giorni nei Cpt, ovviando a questa difficoltà. È evidente che qualcosa non funziona. Il problema degli ex detenuti è anche un problema di relazione interna ai centri permanenza temporanea. La sottosegretaria Lucidi faceva riferimento, ad esempio, ai danni all'interno della struttura provocati - se ho compreso bene - da gratuito vandalismo. Mi permetto di osservare che probabilmente c'è anche questo aspetto, ma sfido chiunque di noi a rimanere due notti in un centro di permanenza temporanea e a non diventare matto, perché io che ci sono stata qualche ora e ne ho visitato le stanze ed i luoghi, mi domando perché una persona che non ha compiuto alcun reato e che si trova in una condizione di difficoltà, lontana dalla propria casa, in un Paese straniero per motivi che non ha scelto, si debba trovare in una tale condizione.
Vorrei che tutti noi - ripeto - provassimo tale esperienza per capire che potremmo lasciarci andare ad atti di vandalismo, all'autolesionismo, a fughe e quant'altro.
Tale aspetto è peggiorato dalla presenza di ex detenuti, magari abituali, perché alcuni di questi sono anche recidivi, che si trovano accanto a persone che, ad esempio, vengono prelevate dai cantieri; si tratta di lavoratori in nero, i quali pagano per una colpa che non è la loro, ma di chi li assume in quella condizione. Si tratta, quindi, di persone che sopravvivono, svolgendo lavori faticosi e dignitosi (lo fanno per quattro lire) e che si ritrovano accanto ad altre che, invece, hanno scelto, ad esempio, di spacciare droga o altro.
Tutto ciò non aiuta anche perché emerge una realtà completamente diversa. In particolare, siamo di fronte a due situazioni - una illegale per scelta, l'altra illegale per necessità - che si affiancano e che vengono equiparate, senza che se ne capisca la ragione.
Di conseguenza, facendo riferimento agli ex detenuti, si ridurrebbe in modo rilevante la popolazione presente all'interno dei CPT.
Dovremmo intervenire anche sui centri come Bologna e soprattutto Modena, nei quali vi è una consistente permanenza di popolazione femminile: si tratta, nella maggior parte dei casi, di badanti e colf in nero, fermate senza documenti, di prostitute, in mano ad organizzazioni, per le quali occorrerebbe l'intervento di enti a difesa di queste donne dai loro sfruttatori (altro che rinchiuderle!) o di donne cinesi, sfruttate e coinvolte nel lavoro nero dalle cui dimensioni non abbiamo contezza precisa, perché ci sfuggono i numeri e le quantità.
Anche tale intervento servirebbe a ridurre di molto la popolazione presente nei centri di permanenza temporanea.
Credo i CPT abbiano rappresentato una esperienza infelice fin dalla loro nascita. La loro natura è stata aggravata dalla legge Bossi-Fini che li ha considerati come l'unica soluzione ad un problema che invece ha ben altra natura e che dovrebbePag. 55essere affrontato con politiche sociali e con politiche complessive di accoglienza.
Mi auguro che il Governo presenti al più presto il disegno di legge di modifica della legge Bossi-Fini e che il Parlamento gli attribuisca una corsia preferenziale, perché sarebbe un fatto di civiltà; si tratterebbe di un intervento non meno importante di quelli che riguardano la vita quotidiana delle persone di cittadinanza italiana che, come tali, sono destinatarie della maggior parte dei provvedimenti approvati dal Parlamento.
Non per questo dobbiamo dimenticare che le persone che si trovano nei centri di permanenza temporanea hanno, per la maggior parte, bisogno, voglia e diritto di emergere da una condizione di illegalità, non scelta da loro, ma spesso dovuta alle leggi ancora in vigore.
Pongo un ultimo argomento in chiusura del mio intervento concernente sempre le questioni sollevate dalle commissione De Mistura in materia dei centri di permanenza temporanea in generale ed in particolare quello di Bologna.
Mi riferisco ai richiedenti asilo. Si tratta di una condizione per la quale non è pensabile che per le persone provenienti da Paesi in guerra, nei quali non possono rientrare per ragioni di tutela della loro vita o dei loro familiari, sia prevista la permanenza all'interno dei CPT
Mi auguro che, parallelamente alle modifiche della legge Bossi-Fini, presto venga predisposto un provvedimento legislativo per normare, adeguando così la nostra legislazione a quella europea, il diritto d'asilo.
Sono andata un po' oltre la replica, rispetto al tema specifico dell'interrogazione, per dichiarare che ci auguriamo che l'intervento sul CPT di Bologna, come sugli altri, in qualche modo preluda...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
DONATELLA MUNGO. ...ad una sua - concludo - chiusura ed al fatto che il Paese possa fare a meno, molto presto, di strutture di questo genere.