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Seguito della discussione del disegno di legge: Misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali, nonché interventi in settori di rilevanza nazionale (Testo risultante dallo stralcio degli articoli da 50 a 57 del disegno di legge n. 2272-bis-A, deliberato dall'Assemblea il 12 giugno 2007) (A.C. 2272-bis-bis-A) (ore 10,10).
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2272-bis-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Avverto che la Presidenza consentirà ai gruppi che hanno esaurito i tempi a loro disposizione di svolgere uno o più interventi per dichiarazione di voto per un tempo complessivo massimo pari a dieci minuti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferdinando Benito Pignataro. Ne ha facoltà.
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Signor Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, ci accingiamo a votare il provvedimento in esame dopo una discussione impegnativa ed un lavoro, a mio avviso, proficuo della Commissione e dell'Assemblea, che hanno prodotto notevoli e sostanziali cambiamenti e miglioramenti al testo originale presentato dal Governo. Tali miglioramenti ci mettono nelle condizioni di votare il disegno di legge Bersani, senza difficoltà.Pag. 2
I Comunisti Italiani erano stati chiari fin dall'inizio, affermando in Commissione e nel corso della discussione generale in Assemblea l'impossibilità di esprimere un giudizio positivo sul provvedimento complessivo nel caso fossero stati mantenuti l'articolo 16 e l'abolizione del PRA. Il primo disponeva, in merito alla semplificazione delle procedure di verifica degli impianti a pressione e degli apparecchi di sollevamento, il ricorso all'autocertificazione dell'interessato, assicurato da un professionista indipendente. Interveniva in un settore a fortissimo rischio sul versante della sicurezza sui luoghi di lavoro, proprio in una fase nella quale è altissima l'attenzione sugli incidenti e le morti sul lavoro. A nostro avviso, la procedura di autocertificazione e di non controllo metteva in discussione le condizioni di sicurezza e per noi salute e sicurezza stanno al di sopra di qualsiasi procedura di semplificazione.
L'abolizione del PRA non ci ha visti contrari pregiudizialmente: anzi, riteniamo che necessita, in modo però più organico, una rivisitazione del Registro automobilistico, della stessa motorizzazione civile, del servizio agli automobilisti e delle informazioni stradali per i viaggiatori e per i turisti.
Si pone oltretutto la questione della garanzia dei livelli occupazionali. Non potevamo sostenere una riforma che non definiva la stabilità ed i percorsi chiari di oltre seimila lavoratori. Abbiamo assistito negli ultimi cinque anni a troppe cosiddette riforme che hanno precarizzato e reso meno sicuro il lavoro, che hanno ridotto l'occupazione, che hanno fatto perdere posti di lavoro, che hanno mortificato il lavoro pubblico. Non potevamo e non possiamo accettare norme che non prevedevano la sicurezza occupazionale presentate dal nostro Governo, dal centrosinistra. Salutiamo perciò la cancellazione dell'articolo 16 e lo stralcio degli articoli cosiddetti ACI-PRA come vittoria della sinistra che lavora unita, del buonsenso della maggioranza e del nostro Governo.
Per il resto, riteniamo il provvedimento in sintonia con i precedenti decreti e pacchetti che hanno sicuramente avuto efficacia, come affermava il relatore all'inizio del dibattito parlamentare, nel Paese e nei confronti dei consumatori. L'interesse economico non si lega solo ai vantaggi che derivano dalla eliminazione di lacci ed intoppi, che sono di freno e di ostacolo alla concorrenza: tali provvedimenti riducono fortemente o eliminano oneri impropri della pubblica amministrazione e delle imprese private.
A tal fine, tra l'altro, avevamo presentato varie proposte emendative e ci riteniamo soddisfatti dell'accoglimento, nonché della considerazione dello spirito che animava le nostre posizioni. Saranno previsti nella legge che ci accingiamo a votare la trasparenza delle tariffe aeree e l'abolizione dei costi impropri delle segreterie telefoniche.
Il Governo si è, inoltre, impegnato a prevedere - ciò è stato oggetto di un ordine del giorno che abbiamo approvato ieri - nella prossima legge finanziaria la detraibilità del costo degli abbonamenti ai mezzi pubblici. L'obiettivo che condividiamo è dunque puntare allo sviluppo, alla modernizzazione, alla semplificazione della vita dei cittadini e dei consumatori.
Da qualche mese, onorevoli colleghi, l'economia presenta un andamento migliore: vi è una crescita complessiva che produce un maggiore export ed il rallentamento dell'inflazione; vi è perfino qualche timido segnale favorevole dal punto di vista occupazionale. I Comunisti Italiani ritengono che questo trend vada incoraggiato, stimolando la domanda di consumi, mettendo i lavoratori, i pensionati ed i consumatori nella condizione di veder crescere i loro redditi. Non si tratta solo della rivendicazione del risarcimento sociale che, comunque, portiamo avanti, perché è cosa buona, giusta e dovuta: si tratta di una scelta di politica economica che punta a sostenere la crescita economica del Paese.
A nostro giudizio, le elezioni amministrative hanno dato segnali preoccupanti per il centrosinistra, anche se non si è trattato della cosiddetta spallata: tali segnali devono essere di insegnamento edPag. 3indirizzarci sul terreno delle riforme sociali che rispondono ad esigenze e bisogni della stragrande maggioranza della popolazione italiana.
Bisogna fare una politica di sinistra, vale a dire contribuire al recupero di consenso nei confronti dell'Unione tramite quella lealtà che abbiamo dimostrato verso il Governo anche quando, con difficoltà, si sono dovute assumere posizioni non condivisibili nella loro interezza. Vi è però una sola strada: fornire risposte ai ceti deboli, al mondo del lavoro, ai pensionati, ai giovani, a coloro che hanno voluto e vogliono il cambiamento. Per tali obiettivi ci batteremo nel confronto che si terrà nella maggioranza e nelle battaglie parlamentari; allo stesso tempo - e lo diciamo - non ci ritireremo dalle piazze: continueremo a batterci con iniziative di lotta nel Paese.
Crediamo che questo provvedimento si collochi in sintonia con questi principi e con la strategia del programma di Governo dell'Unione. Esso mira infatti a semplificare la vita di tutti i giorni, a rendere più facile intraprendere e sviluppare le attività produttive ed i servizi, a stimolare l'accesso dei giovani alle attività economiche, a dare impulso alla crescita economica, a tutelare cittadini e consumatori.
I Comunisti Italiani, per questi motivi, preannunziano il loro voto favorevole al disegno di legge al nostro esame (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Urso. Ne ha facoltà.
ADOLFO URSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le parole del collega dei Comunisti Italiani che mi ha preceduto la dicono lunga sull'iter di questo provvedimento: un provvedimento che alcuni giornali di orientamento liberale (Il Sole 24 ore, il Corriere della Sera), ma anche giornali vicini ad una sinistra riformista, avevano in principio salutato quale grande svolta liberalizzatrice.
Gli stessi giornali, considerato quel che è accaduto in quest'aula e quel che sta accadendo al Senato sul cosiddetto disegno di legge Lanzillotta, hanno parlato in queste ore ed in questi giorni di «liberalizzazioni annacquate» - come si legge su la Repubblica - di «lenzuolo ridotto a fazzoletto» - come si legge su Il Sole 24 ore - o ancora di «nazionalizzazione dell'acqua», un provvedimento simile a quello che Chavez sta portando avanti in Venezuela - come si legge sul Corriere della Sera.
Gli stessi giornali che avevano osannato il disegno di legge Bersani prendono oggi atto del fallimento di questa strategia, per i compromessi al ribasso imposti dalla sinistra radicale. Certamente la sinistra radicale, che rivendica con orgoglio il suo essere comunista, oggi dà il suo via libera al provvedimento: questo provvedimento si è nel frattempo ridotto a ben poca cosa! L'esempio emblematico è quel che è accaduto con la moratoria sulle gare per la privatizzazione della gestione delle risorse idriche: una moratoria «senza tempo», sino a nuova legge che non sarà mai approvata; una moratoria che prevede addirittura, alla scadenza dei diritti di concessione, il trasferimento di tale titolarità agli enti pubblici e quindi una nazionalizzazione della gestione delle risorse idriche.
Ciò, purtroppo, è quanto accaduto e poteva, invece, svolgersi diversamente. Noi, del gruppo di Alleanza Nazionale e della Casa delle libertà, abbiamo cercato di migliorare il provvedimento all'esame e di renderlo davvero liberalizzatore, intervenendo realmente sui nodi della gestione pubblica e su quelli che stringono e soffocano il libero mercato.
Abbiamo cercato di intervenire in merito alla riforma dei trasporti locali, quella stessa riforma che, ieri, un autorevole quotidiano auspicava venisse abbandonata al Senato, dal momento che, al Senato, si è ormai talmente al ribasso nei compromessi da determinare, addirittura, un passo indietro non solo sulla gestione delle risorse idriche, ma anche per quanto riguarda il resto dei servizi pubblici locali.
Abbiamo cercato di inserire nel provvedimento in discussione una riformaPag. 4reale dei servizi pubblici, di liberalizzare la gestione delle risorse idriche, di cancellare le concessioni in house, di intervenire, realmente, sul monopolio di fatto del mercato del gas, liberalizzando il mercato e non soltanto intervenendo nell'apertura della borsa. Abbiamo provato, in qualche misura, ad allargare il fronte delle liberalizzazioni, ma tale tentativo ci è stato negato, perché la sinistra riformista ha ceduto ancora una volta ai ricatti, ai veti ed ai diktat della sinistra massimalista e neocomunista, tornando indietro invece di andare avanti.
Abbiamo anche cercato, per quanto riguarda la parte del provvedimento relativa alle attività produttive e commerciali, di inserire norme che il corpo produttivo del Paese reclama, e ciò con riferimento alle cooperative - con la fine di alcuni privilegi -, ai CAF e agli studi di settore, una delle questioni che, in questo momento, fanno fremere non soltanto il nord ma chiunque realizzi una attività produttiva nel nostro Paese.
Abbiamo cercato di facilitare l'aggregazione fra le imprese, ma tutto quello che davvero agevola le attività produttive e commerciali e le libera, soprattutto, dalla cappa che sta soffocando le imprese ci è stato negato, anche se in certi casi alcuni deboli richiami della sinistra riformista si sono fatti sentire in questa Assemblea.
Abbiamo cercato di ridurre il costo della politica e di eliminare alcuni tentacoli dell'amministrazione pubblica sulle imprese locali.
Abbiamo chiesto, ma non lo abbiamo ottenuto, la dismissione delle società di Sviluppo Italia! Abbiamo chiesto, ma non lo abbiamo ottenuto, il ritiro programmato di Italia Lavoro dalle società multiservizi! Abbiamo cercato, sostanzialmente, di ridurre i costi della politica, ma anche questo ci è stato negato.
Avete impedito un dialogo reale nel Parlamento, avete ceduto ai ricatti e ai diktat della sinistra radicale, siete tornati indietro e per tali ragioni non possiamo votare un «lenzuolo» che anche la parte più liberale del Paese definisce ormai un fazzoletto di carta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Attili. Ne ha facoltà.
ANTONIO ATTILI. Signor Presidente, il gruppo di Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo ritiene che il compito del Governo di centrosinistra sia quello di rinnovare ed ammodernare il Paese. Le liberalizzazioni sono una parte di questa politica più generale e rappresentano una novità importante che il centrodestra, in cinque anni di Governo, non ha neppure iniziato né tentato.
Il Governo, invece, ha subito intrapreso una serie di politiche di liberalizzazioni - col primo pacchetto Bersani - che hanno già ottenuto alcuni risultati significativi.
Infatti, ben quattordici restrizioni alla concorrenza segnalate dall'Autorità garante sono state eliminate.
Dopo le libere professioni, la distribuzione commerciale, i conti correnti bancari, la vendita di farmaci ed altro, il disegno di legge che ci accingiamo a votare continua su quella strada.
Ovviamente, per quanto ci riguarda, obiettivo fondamentale delle liberalizzazioni è stimolare la crescita, aumentando l'attività e la concorrenza nei settori liberalizzati e abbassando i costi per le famiglie e per le imprese.
E ciò avrà in prospettiva anche un interessante impatto sul PIL; in secondo luogo, occorre diffondere una nuova imprenditorialità nei settori liberalizzati, con l'ingresso di nuovi soggetti, società con figure miste, cooperative e grandi gruppi. Il risultato di questa azione dovrebbe ridurre percentualmente nel nostro Paese la quota dei lavoratori autonomi sul totale dei lavoratori, quota che rappresenta un'anomalia tutta italiana.
Tale, dunque, è l'obiettivo e secondo le associazioni dei consumatori i risparmi complessivi per una famiglia dovrebbero essere compresi in media fra gli 800 ed i mille euro l'anno. Il provvedimento chePag. 5abbiamo discusso e che, attraverso il dibattito parlamentare, è migliorato molto - ne sono convinto - non esaurisce la politica delle liberalizzazioni. Bisognerà affrontare ancora diversi problemi, ma la delega al Governo per completare la liberalizzazione nei settori dell'energia e del gas naturale, per il rilancio ed il risparmio delle fonti energetiche rinnovabili, la delega per il riordino dei servizi pubblici, l'introduzione dell'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori, la riforma delle professioni, rappresentano tanti altri banchi di prova della volontà riformatrice del nostro Governo.
Noi, del gruppo parlamentare della Sinistra Democratica siamo qui per sostenere questa azione riformatrice.
È inutile tentare, come ha fatto poco fa il collega Urso, di dividere la sinistra o la parte riformatrice del Governo da una sinistra massimalista. L'Unione è impegnata nel sostenere le riforme e complessivamente la politica del Governo, portando ovviamente il suo contributo, che è critico e volto a migliorare i provvedimenti che sono posti alla nostra attenzione.
Quindi, lo diciamo con chiarezza, per il gruppo di Sinistra Democratica la politica delle liberalizzazioni ha senso solo se tende a migliorare la qualità di vita dei cittadini, utenti e consumatori, se migliora la concorrenza e l'efficienza dei servizi, se salvaguarda l'ambiente, se valorizza l'apporto dei lavoratori dei settori coinvolti. Queste sono le regole, i parametri a cui ci atteniamo e sui quali chiediamo al Governo di procedere rapidamente.
Purtroppo, va detto che le liberalizzazioni nel recente passato si sono spesso risolte nella sostituzione del monopolista pubblico con quello privato e l'interesse del mondo confindustriale alla privatizzazione dei servizi pubblici locali ha avuto spesso principalmente questa motivazione.
Si è ceduto il controllo di importanti infrastrutture a società controllate, con il sistema delle scatole cinesi, con pacchetti azionari minoritari e gli investimenti promessi non sono avvenuti, mentre le tariffe sono aumentate, senza alcun riscontro con la qualità dei servizi erogati. Non vogliamo e non ci sta bene tale risultato e, pertanto, non proseguiremo su questa strada.
Il modello privatistico non è, in sintesi, sempre il modello più efficiente in termini di utilità pubblica, di qualità del servizio e di razionalità economica. Il punto decisivo - lo ripeto e lo ribadisco - è rappresentato dalla partecipazione e dal controllo dei cittadini, dei sindacati, delle associazioni dei consumatori e del Parlamento, del ruolo della politica nel senso pieno di questo termine, non nel senso delle pratiche clientelari, valorizzando la funzione delle autorità indipendenti di settore.
Nelle nostre proposte emendative, oltre ad intervenire su disposizioni relative al settore dei trasporti, che in conclusione sono state giustamente stralciate, perché meritano un approfondimento in Commissione, abbiamo focalizzato la nostra attenzione sulla questione della sicurezza nei luoghi di lavoro, anche rispetto all'obiettivo che condividiamo in pieno della semplificazione burocratica della attività delle imprese.
L'abolizione dell'articolo 16 e le modifiche dell'articolo 19 sono dei risultati importanti e significativi, dovuti anche alla nostra battaglia, per i quali ringraziamo il Governo per la sua sensibilità.
Rimane comunque un rammarico: che la nostra battaglia sull'articolo 10 non sia andata a buon fine. Si tratta, come abbiamo detto ieri, della riforma e dell'introduzione di elementi di liberalizzazione nel trasporto ferroviario. Ci torneremo in seguito. Tuttavia, malgrado tale rammarico, riteniamo che, complessivamente, il provvedimento sia positivo e per tale motivo annuncio il voto favorevole del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, che tra poco esprimeremo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, credo che tutti dobbiamo dare atto alPag. 6Ministro Bersani di perseveranza. Egli propone il terzo atto della sua politica di cosiddette liberalizzazioni e lo fa, per la prima volta, attraverso un disegno di legge. Dunque non gli opporremo il primo dei rimproveri che nelle altre due occasioni gli abbiamo rivolto, e cioè quello riferito allo strumento legislativo adottato: il decreto-legge, immediatamente operativo, in spregio al potere di intervento delle Camere.
Il suo disegno di legge propone tuttavia, nella sostanza, lo stesso sistema degli altri due, vale a dire quello della cosiddetta «lenzuolata». Si tratta di un intervento a macchia di leopardo, di carattere specifico e senza quella che ormai, anche in modo un po' desueto, si definisce come «visione di insieme». Riconosciamo volentieri al Ministro Bersani, uomo di sinistra, di aver voluto fare delle liberalizzazioni e della difesa del consumatore la sua ragione di esistere come Ministro. Si tratta di una scelta tutt'altro che facile, soprattutto se pensiamo che la sinistra italiana spesso è stata orientata da ben altre parole d'ordine. Un processo di rinnovamento teorico, che del resto fa a pugni con altri obiettivi, anche recentemente manifestati dalla parte più estrema della coalizione, forse ancora più determinata, alla luce dell'esito negativo delle ultime consultazioni amministrative, a far valere il suo peso in senso assistenzialistico. Fa piacere oggi sentire dal segretario dei DS, Piero Fassino, che esiste una «questione settentrionale» e che tale questione si condensa in cinque punti: problema fiscale, sicurezza, immigrazione, infrastrutture e rinnovamento della politica.
Ma, scatto per scatto, appare complicato che l'attuale Esecutivo si trasformi in una sorta di centometrista, trattandosi di un Governo diviso al suo interno su ognuna delle cinque questioni sopra richiamate e, per di più, con una risicata maggioranza al Senato, sostenuta con i voti determinanti di qualche senatore che ha sfilato sabato al corteo della sinistra extraparlamentare, al quale non hanno partecipato neppure Giordano e Diliberto, al grido di «Bush boia» e di «Prodi peggio di Bush». Il sillogismo non può certamente rallegrare il capo del Governo, né corroborare la sua reiterata convinzione di durare fino al 2011.
Ho richiamato tale episodio perché non vedo un minimo di coerenza, signor Presidente e signori del Governo, tra la vocazione liberalizzatrice del Ministro Bersani e lo stato della sua maggioranza. Bersani può anche pensare di essere il re di Prussia, ma senza un impero si finisce per essere ovviamente soltanto un re travicello.
Non sono poche, signor Presidente, colleghi e signori del Governo, le contraddizioni che più di un commentatore politico ha rivolto al cosiddetto progetto di liberalizzazioni. Ho sentito recentemente, a proposito di coerenza, il Ministro Padoa Schioppa affermare che le tasse in Italia sono troppo alte. Ma chi le ha elevate? Lo Spirito Santo? Anche gli uomini con due cognomi dovrebbero sviluppare una sola politica. Quel che non si può più permettere è di dire cose in contraddizione con ciò che si fa. La dissociazione è una malattia italiana della politica e, tra le tante riforme che si intendono promuovere, quella della coerenza degli atteggiamenti è forse la più urgente.
In un editoriale sul Corriere della Sera, Angelo Panebianco - al quale non si può non riconoscere coerenza nell'impostazione culturale liberalizzatrice della nostra economia - si mostrava alquanto deluso dei risultati conseguiti fin qui e citava le spinte e le controspinte corporative che sono state prodotte in questi mesi, molto più efficaci le ultime che non le prime.
Personalmente, avanzo ancora una critica di metodo. Non c'è dubbio che le spinte corporative vadano combattute, però occorre anche un minimo di capacità di previsione. Come si fa a colpire indiscriminatamente alcune categorie - penso ai benzinai, ai farmacisti, ai notai, agli avvocati - e non accorgersi che dal loro punto di vista (assolutamente legittimo) queste categorie debbano poi difendersi? Come non accorgersi in anticipo che se vengono abolite alcune strutture - mi riferisco al Pubblico registro automobilistico, che ha la funzione di alimentare ePag. 7far vivere le nostre sedi dell'ACI - migliaia di lavoratori rischiano il loro posto di lavoro, e non sanno oggi che cosa dovranno fare domani?
Appare un po' contraddittorio che un esponente della maggioranza, l'onorevole Ferdinando Benito Pignataro, arroghi alla sinistra unita il merito di un emendamento soppressivo di una norma proposta dal Governo. La sinistra unita avrebbe ottenuto il risultato della retromarcia del Governo, del quale essa stessa fa parte, su una questione così delicata come l'abolizione del Pubblico registro automobilistico.
Siamo storicamente decisionisti, abbiamo contestato per primi la logica della concertazione. Siamo onorati di aver appartenuto a un partito che, in funzione dell'equa battaglia contro l'inflazione, si trovò a dover fronteggiare un referendum conservatore per alcuni punti di scala mobile, messo in campo dal partito che fu di Bersani, e che dunque tutto era tranne che un partito di liberalizzatori. Ciò nonostante, riteniamo che anche queste categorie abbiano il sacrosanto diritto di essere consultate, anche perché una lotta senza quartiere ad alcune categorie sociali, accusate di essere corporative solo per il fatto di esistere, non è giusta, né tanto meno produttiva. Certo, se esse rifiutano, in nome di un'inaccettabile chiusura a riccio, qualsiasi progetto di riforma e di modernizzazione, si mettono dalla parte del torto. Abbiamo votato a favore della messa sul banco dei supermercati anche dei medicinali di fascia C, per i quali non è previsto il rimborso del Servizio sanitario nazionale. Vedo che i farmacisti minacciano una serrata. In questo caso, ci pare una decisione sbagliata e da combattere, ma non possiamo metterla sullo stesso piano di quella dei lavoratori del PRA, da giorni dinanzi alla Camera a far valere le loro legittime preoccupazioni circa il futuro del loro lavoro. Sono seimila lavoratori dipendenti, e non una categoria corporativa.
Per quanto riguarda le osservazioni critiche, non sono il solo a rilevare che le «lenzuolate» hanno pregi e difetti. Osserva la Ministra Linda Lanzillotta in un'intervista rilasciata al quotidiano La Stampa dell'11 giugno: «Ci vuole una riflessione sulle procedure parlamentari. E forse anche sulla tecnica dello Zibaldone». La Lanzillotta chiama così i provvedimenti Bersani, e aggiunge: «Hanno pregi e difetti: la legge dei grandi numeri fa sì che su cento proposte una parte passino, ma a perderci è la visione d'insieme. La logica della mediazione fa saltare alcune norme, spesso le più importanti. Meglio puntare su singoli provvedimenti».
Non è una critica da poco, signori del Governo! Se il sottosegretario mi ascolta, richiamo un altro passaggio della Ministra: «È evidente che se non facciamo uno scatto in avanti» - forse ha anticipato il famoso «scatto fassiniano» - «su questo punto ne pagheranno un prezzo altissimo il Governo e il Partito democratico». Una paura? Una minaccia? Non saprei.
Sarebbe certamente opportuno che vi metteste d'accordo non tanto sullo scatto, ma almeno sulla partenza. Dopo che i notai hanno fatto muro sulla norma che avrebbe dovuto sottrarre loro le compravendite sotto i 100 mila euro; dopo le note vicende dei tassisti e del PRA; mentre le regioni sulla questione dei benzinai assumono provvedimenti che rischiano di affossare la riforma; mentre un emendamento dei Verdi proroga fino alla riforma gli affidamenti dei servizi idrici ai privati, mi potrei domandare - parafrasando il titolo di una vecchia e bella canzone francese di Charles Trenet, Que reste-t-il - che cosa resta di questo proposito liberalizzatore? Come mai questa procedura - che si compendia di tre parti: l'annuncio, la protesta e la mediazione - porta poi spesso ad annullare i propositi iniziali?
Perché questi tre atti - l'annuncio, la protesta e la mediazione - non precedono il provvedimento legislativo, ma lo seguono, finendo spesso per svuotarlo? Non è che si è scelto di proposito di promuovere, attraverso le «lenzuolate», dei provvedimenti solo propagandistici che poi, quasi mai, divengono leggi concrete? D'altronde, proprio ieri, l'onorevole Fassino ha avuto modo in televisione di notare comePag. 8sui mass media contino assai più gli annunci di leggi piuttosto che le leggi approvate. L'informazione, spesso, dà più ampio risalto ai disegni di legge presentati dal Governo - che sono davvero pochi - che non alla loro approvazione da parte del Parlamento. Ciò è vero. E dunque la tecnica delle «lenzuolate» può servire, ma solo a scopo propagandistico, non per cambiare davvero le cose. Essendo questo un disegno di legge, si può prestare bene a questa osservazione; tanto è vero che quel che resta dopo le modifiche apportate in Commissione, gli emendamenti approvati e le parti stralciate, è davvero poca cosa.
Aggiungo che, almeno per quello che mi riguarda, se si faranno davvero provvedimenti organizzatori e innovatori, liberalizzazioni concrete, come quelle che sono state annunciate ma non ancora proposte sui servizi pubblici locali, li voteremo.
PRESIDENTE. Onorevole Del Bue, la prego di concludere.
MAURO DEL BUE. Cosa che non potremo fare per questo terzo atto della «Bersani story»: è troppo poco convincente, troppo poco incisiva, troppo poco efficace, insomma, troppo poco (Applausi dei deputati del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Burgio. Ne ha facoltà.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, signori membri del Governo, colleghi, nell'annunciare il voto favorevole del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea al provvedimento in esame, mi fa piacere richiamare quanto ho avuto modo di osservare nel corso della discussione generale. Ho espresso, in quella sede, l'augurio che l'esame da parte dell'Assemblea desse luogo ad un confronto serio, di merito, caratterizzato da una reale propensione all'ascolto reciproco, in primo luogo tra le forze che compongono la maggioranza. Oggi, a conclusione di questo percorso, possiamo dire che quell'auspicio si è realizzato, che abbiamo compiuto un lavoro importante e raggiunto risultati positivi.
La discussione in Assemblea del provvedimento che stiamo per varare ha migliorato, in punti rilevanti, il disegno di legge. Da parte nostra, non abbiamo mai nascosto che l'intera partita delle liberalizzazioni ci appare problematica nei suoi presupposti culturali e, assai spesso, negli esiti che essa produce. Non è questa, certamente, la sede per approfondire un argomento di tale complessità. Contro la retorica del cambiamento ad ogni costo, che abbiamo sentito risuonare anche tra i banchi della maggioranza, mi basta osservare che nel nostro Paese - ancor più che nel resto dell'Europa, dove le liberalizzazioni e persino le privatizzazioni hanno permesso di preservare un ruolo rilevante delle istituzioni pubbliche - dietro l'insegna delle liberalizzazioni si è sin qui realizzato un processo di privatizzazione, spesso a beneficio di monopoli o di oligopoli finanziari.
C'è poi il capitolo delle riduzioni dei prezzi al consumo. Anche a questo riguardo le cose non sono per nulla ovvie. Ricordo che l'anno scorso il Ministero dell'economia e delle finanze pubblicò dei dati che mostravano come i prezzi e le tariffe dei beni liberalizzati fossero cresciuti in un anno, il 2005, di oltre il 5 per cento, a fronte del 2 per cento dei prezzi amministrati. Ma quand'anche fosse vero che le liberalizzazioni determinano una riduzione delle tariffe e dei prezzi, resta il fatto che esse generano, nello stesso tempo, conseguenze negative sul versante delle condizioni di lavoro e delle retribuzioni dei lavoratori, come ben sanno gli operatori dei call center e i dipendenti delle tante compagnie aeree low cost.
Insomma, noi non crediamo che quella delle liberalizzazioni sia la via regia verso un recupero della produttività e uno sviluppo sano della nostra economia, che soffre - lo ha ricordato anche il Governatore Draghi, nelle sue considerazioniPag. 9finali - di ben noti mali strutturali: il nanismo delle imprese e il ritardo tecnologico. Ciò significa che una cura efficace per la nostra economia dovrebbe incentrarsi, piuttosto, su un massiccio rilancio degli investimenti nella ricerca, anche da parte della mano pubblica, e al contempo sull'innalzamento dei redditi da lavoro e delle pensioni medio-basse, ai fini di un effettivo rilancio del mercato dei consumi interni. Come si vede, non abbiamo difficoltà a porre nel dovuto rilievo le nostre diverse valutazioni in tema di liberalizzazioni e, in generale, sul rapporto tra mercato e sviluppo dell'apparato produttivo del Paese.
Lo dico perché è consuetudine dell'opposizione scoprire sempre di nuovo che esistono vedute diverse nell'ambito della nostra coalizione, come se altrettanto non si potesse dire con riferimento alla coalizione di centrodestra e come se, soprattutto, non fosse implicita, nella nozione stessa di coalizione, la presenza di orientamenti e convincimenti diversi. Ma la politica interviene proprio qui: quando riesce a dare buona prova di sé, fornisce risultati positivi, producendo convergenze e determinando avanzamenti.
Il provvedimento che stiamo per licenziare in prima lettura è una conferma di tale giudizio: ci pare pertanto assai discutibile, anche sotto il profilo istituzionale, quanto dichiarato, nel corso dell'esame da parte dell'Assemblea, dal presidente dell'Autorità antitrust, secondo il quale le decisioni assunte dalla Camera sarebbero passi indietro provocati da presunte forti ed efficaci pressioni delle lobby.
Tralasciamo, però, tali questioni di ordine istituzionale - peraltro non futili - e volgiamoci ai contenuti del provvedimento. Mi limiterò a richiamare i tre punti maggiormente significativi in relazione ai quali l'esame da parte della Commissione e dell'Assemblea ha determinato i miglioramenti a nostro giudizio più rilevanti.
In primo luogo, ricordo la decisione di porre in essere una moratoria sugli affidamenti dei servizi idrici, che impedisce nuovi affidamenti e congela le procedure di affidamento in corso, in attesa dell'emanazione di una nuova organica normativa sulla materia, che garantisca il rispetto del carattere pubblico del servizio, la tutela dell'equilibrio biologico del patrimonio idrico e la salvaguardia del diritto fondamentale dell'intera popolazione a fruire di un bene comune essenziale, al di fuori da logiche di mercato. L'approvazione dell'articolo 4-bis, frutto di un emendamento proposto dal nostro gruppo, rappresenta per noi e per molte realtà dell'associazionismo, impegnate nella battaglia per le ripubblicizzazione dell'acqua, un risultato di prima grandezza.
Lo stesso riteniamo si debba dire per la soppressione dell'articolo 16 del disegno di legge - corrispondente all'articolo 19 del testo della Commissione - che avrebbe determinato una sostanziale privatizzazione dei controlli di sicurezza sugli apparecchi di sollevamento e sugli impianti a pressione. Si sarebbe trattato, a nostro giudizio, di una norma negativa, che avrebbe determinato una pericolosa riduzione degli standard di sicurezza, in un contesto di estrema pericolosità. Ricordo che gli impianti a pressione, cioè tutti gli impianti che veicolano fluidi in pressione, ivi comprese le caldaie e gli impianti chimici, sono tra le cause più frequenti di gravi incidenti. Lo stesso discorso vale per i macchinari di sollevamento, in primo luogo le gru, come i tragici fatti di cronaca hanno dimostrato recentemente. Consideriamo decisivo, pertanto, che al riguardo sia stato compiuto un passo indietro, del tutto coerente, peraltro, con la decisione del Governo di chiedere al Parlamento una delega legislativa in vista dell'elaborazione di un testo unico in materia di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori (delega che, come è noto, è attualmente all'esame dell'altro ramo del Parlamento).
Il terzo punto che ci preme evidenziare riguarda gli articoli 50 e seguenti, connessi all'abolizione del Pubblico registro automobilistico. Abbiamo accolto con viva soddisfazione la decisione del Governo di procedere allo stralcio della materia, secondo quanto più volte espressamente richiesto da noi e da altri gruppi della maggioranza.Pag. 10
Signor Presidente, onorevoli colleghi, tali valutazioni positive non escludono il permanere di considerazioni di segno diverso, in relazione ad altre materie sulle quali rimangono valutazioni diverse da parte nostra. Cito, uno per tutti, il tema affrontato nell'articolo 19, riguardante la semplificazione delle procedure per il rilascio del certificato di prevenzione incendi, materia sulla quale è oggi vigente una normativa che consideriamo positiva. Ci riferiamo al decreto legislativo n. 139 del 2006, che costituisce una sorta di organico e ben organizzato testo unico per la prevenzione degli incendi e che, non per caso, rappresenta un riferimento normativo essenziale in vista della costruzione del testo unico sulla sicurezza del lavoro.
Vorrei ricordare ai colleghi e al Governo che le origini di questa normativa affondano nelle due grandi tragedie che colpirono il Paese all'inizio degli anni Ottanta: il rogo della mostra dell'antiquariato a Todi il 25 aprile 1982 e l'incendio del cinema Statuto di Torino il 13 febbraio 1983. Il bilancio fu di cento morti e decine di gravi feriti. È da allora che il certificato di prevenzione incendi diventa il presupposto obbligatorio per la regolarità delle attività aperte al pubblico. Grazie alle nuove norme in materia, che presuppongono controlli diretti da parte del Corpo dei vigili del fuoco, non si sono più registrati eventi tanto disastrosi e negli ultimi venticinque anni l'Italia ha registrato tassi bassissimi di morti per incendio, inferiori alla media europea.
Tutto ciò per dire che su materie così delicate non si dovrebbe percorrere la strada delle cosiddette semplificazioni, bensì quella di una scrupolosa applicazione delle regole. Dovrebbero prevalere un criterio di cautela ed uno scrupolo di coerenza ordinamentale. Tuttavia - e concludo, signor Presidente - per le considerazioni svolte in precedenza, a proposito delle modifiche migliorative introdotte dall'Assemblea, ritengo che il risultato complessivo raggiunto fino a questo punto sia soddisfacente e tale da permetterci...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ALBERTO BURGIO. ...di consegnare all'altro ramo del Parlamento, in vista dell'esame in seconda lettura, una base di lavoro a partire dalla quale sarà possibile, con il concorso di tutte le forze della maggioranza, operare ulteriori progressi.
È sulla base di questa valutazione complessiva che confermo, signor Presidente, onorevoli colleghi, il voto favorevole del mio gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor sottosegretario, mi permetta di esprimerle, a nome del mio gruppo, tutta la stima e la solidarietà per quanto accaduto ieri ad opera di qualcuno che si ritiene garantista, ma che poi fa affermazioni totalmente contrarie.
Noi la apprezziamo per la sua serietà, responsabilità ed onestà. Il gruppo La Rosa nel Pugno voterà a favore del provvedimento in esame, perché riteniamo che sia in linea con quanto è stato definito lo scorso anno nell'ambito delle linee programmatiche del DPEF.
Nel DPEF avevamo stabilito, infatti, che bisognava intervenire sulle privatizzazioni e sulle liberalizzazioni e credo che i primi tre atti che il Governo ha presentato in Assemblea, i decreti-legge Bersani ed il disegno di legge Bersani, vadano in una certa direzione, concorrendo a determinare lo sviluppo del nostro Paese, ad accelerare la competitività delle aziende ed a migliorare l'equità sociale.
Tali provvedimenti, che partono dal principio della tutela dei consumatori, tendono ovviamente a determinare una condizione di equità all'interno del sistema ed hanno comportato, secondo il mio punto di vista, anche situazioni positive.
Credo che dobbiamo guardare con estrema attenzione ed interesse a quanto sta accadendo: abbiamo ridotto il debito pubblico di due punti, nonché - significativamente - il rapporto deficit-PIL (ormai siamo al 2 per cento) e negli ultimiPag. 11periodi vi è anche stato un aumento dei consumi delle famiglie.
Credo che ciò debba essere evidenziato con determinazione e fermezza per fare in modo che si possa continuare su una linea chiara, che è quella, che abbiamo definito, della riduzione del debito pubblico, del miglioramento della competitività delle aziende e dell'equità sociale all'interno del Paese.
Il provvedimento in esame, signor sottosegretario, è composto da più parti. Noi riteniamo, per esempio, che sia stato giusto espungere dal testo iniziale tutta la parte che riguardava la scuola.
Riteniamo, infatti, che il problema della scuola debba essere affrontato con un provvedimento serio che metta ordine in tale ambito e che, soprattutto, esalti in modo chiaro la funzione pubblica della stessa.
Questo è il motivo per cui siamo soddisfatti di avere stralciato questo aspetto, a differenza di quanto è avvenuto nel secondo provvedimento, in cui si è voluto forzare un punto, proprio quello relativo alla scuola.
Siamo anche profondamente convinti che alcune iniziative, che sono state inserite all'interno del provvedimento in esame, vadano nella direzione della tutela del consumatore. Cito alcuni esempi: la questione attinente alle attività commerciali e quella che riguarda soprattutto - ciò certamente non è in relazione con la tutela dei consumatori, ma attiene invece ad aspetti importanti che vogliamo ovviamente sottolineare - la semplificazione nel campo delle professioni o la liberalizzazione di alcune professioni. Si tratta, tuttavia, di interventi ancora oggi limitati. Riteniamo, pertanto, che il Governo debba adottare iniziative più forti per creare condizioni migliori per i giovani (a tale proposito riporto l'esempio della questione, ormai, anacronistica che riguarda gli esami per l'abilitazione alla professione di avvocato).
Credo sia necessario affrontare con determinazione la questione delle liberalizzazioni delle professioni, perché ciò consente uno sviluppo chiaro, una condizione indispensabile affinché i giovani possano trovare più disponibilità e possibilità di lavoro.
Riteniamo anche che sia stato necessario ed importante intervenire, ad esempio, in materia di semplificazioni ed in alcuni settori particolari: faccio riferimento al settore dello spettacolo, che viene inserito in un quadro più chiaro ed importante. Questo settore, queste aziende possono essere accomunabili, dal punto di vista del dettato normativo, alle piccole e medie imprese che danno così possibilità di respiro ad un settore che in questo periodo è fortemente in difficoltà.
Allo stesso modo sono importanti alcune iniziative che riguardano la semplificazione amministrativa: mi riferisco alla tematica delle firme digitali e via discorrendo.
Parimenti importante è intervenire su segmenti del sistema bancario e del sistema assicurativo. Ma anche su tale tema noi, come gruppo della Rosa nel Pugno, siamo dell'avviso che bisogna essere più incisivi; occorre fare in modo che tali settori vengano liberalizzati maggiormente. Bisogna fare in modo che vi sia più garanzia per i cittadini e che non si creino mercati ristretti. Pertanto, il Governo deve avere più coraggio per determinare effettivamente condizioni di liberalizzazioni più serie.
Siamo invece profondamente perplessi per alcune iniziative che potevano essere assunte all'interno di questa Assemblea: mi riferisco alle questioni in ambito edilizio.
Vorrei sottolineare con forza un aspetto: ieri una proposta emendativa riguardante lo sconto sui libri è stata approvata con grande convinzione da parte del nostro gruppo e del gruppo dell'Italia dei Valori. Si trattava di una questione chiara nel processo di liberalizzazione del mercato. In particolare, nel modo in cui era stata impostata dal Governo, avrebbe inciso negativamente soprattutto sulle aziende più piccole del nostro Paese e quindi sulla loro crescita. Invece, con questa liberalizzazione, con questa propostaPag. 12emendativa abbiamo dato respiro, prevedendo la possibilità di accedere con più facilità alla cultura ed alla lettura.
Siamo anche soddisfatti per quanto è accaduto e per la proposta emendativa che è stata approvata nelle scorse settimane: mi riferisco alle farmacie, cioè alla possibilità che, in grandi supermercati, si possano vendere anche farmaci di fascia C, e cioè quelli che non vengono pagati dal sistema sanitario nazionale.
Lo riteniamo importante perché, con il secondo provvedimento Bersani, abbiamo previsto la possibilità di vendere anche in altre realtà farmaci di un certo tipo; lo si è fatto in maniera opportuna, prevedendo anche la possibilità per tanti giovani laureati di entrare nel mercato del lavoro, senza restringere l'incidenza dei gruppi corporativi. Riteniamo anche che il Governo debba riflettere, perché non è possibile che un ministro, come risulta dalle dichiarazioni della ministra Turco, tenti di bloccare tale provvedimento al Senato. Mi auguro che il Governo abbia la capacità e la forza di portare avanti questo provvedimento.
In conclusione, signor Presidente, signor sottosegretario, siamo dell'avviso di votare a favore di questo provvedimento.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LELLO DI GIOIA. Però non possiamo nascondere che in Assemblea si sono esercitate all'interno della maggioranza e dell'opposizione pressioni da parte di gruppi che hanno tentato di mantenere lo status quo. Ritengo che ciò sia intollerabile, perché dobbiamo essere liberi di determinare le condizioni di liberalizzazione all'interno del nostro Paese, perché il sistema di liberalizzazione porta alla crescita e all'equità del sistema sociale ed economico del Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mura. Ne ha facoltà.
SILVANA MURA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, con il disegno di legge oggi in votazione continua l'azione intrapresa con il primo decreto Bersani di riforma dei mercati e di tutela dei consumatori, nella prospettiva di un diverso sviluppo economico che tenga conto degli indirizzi europei e valorizzi ogni risorsa del nostro Paese. La sfida che abbiamo di fronte come nazione deve indurre il Parlamento a svolgere il proprio ruolo fino in fondo, senza cedimenti alle lobby e alle corporazioni, a difesa dell'interesse generale e soprattutto della parte più debole del paese.
Porre al centro della nostra azione i consumatori obbliga l'intero sistema economico ad una maggiore apertura dei mercati, a produrre più efficienza e per questa via ad aumentare la capacità di competere a livello internazionale. Tale sforzo è necessario alla nostra economia nel suo complesso a partire innanzitutto dall'amministrazione pubblica, dallo Stato, dagli enti locali, che scontano un ritardo di efficienza storico rispetto al resto d'Europa.
Tutto ciò ha un riflesso non solo nell'ambito economico, ma anche sulla qualità della democrazia reale percepita dall'insieme dei cittadini; democrazia che dipende, in primo luogo, dalla trasparenza della pubblica amministrazione, degli operatori privati oltreché dalla possibilità per i cittadini di partecipare attivamente alle scelte di Governo. Occorre superare le logiche burocratiche, stataliste che rappresentano un costo non più sopportabile per la collettività oltreché essere fonte di ingiustizie e privilegi.
La liberalizzazione di alcuni mercati, il più facile accesso alle professioni, la semplificazione degli adempimenti amministrativi a carico delle imprese e la promozione dell'autocertificazione rappresentano un nuovo paradigma del rapporto tra imprese e pubblica amministrazione Con la legge in esame, oltre ad affermare un nuovo patto di collaborazione e fiducia con il mondo economico, si definiscono le misure che favoriscono il rafforzamento delle imprese stesse riguardo alle loroPag. 13dimensioni, al loro ambito finanziario ed al loro accesso al mercato dei capitali.
Tutto ciò evidenzia l'attenzione di questo Governo e della sua maggioranza ai temi dell'economia e dell'impresa e la consapevolezza del ritardo che il nostro sistema ha accumulato. La difesa del consumatore rispetto al sistema finanziario e rispetto alle imprese che distribuiscono i servizi fondamentali in regime di oligopolio, quali l'acqua, il gas, l'energia elettrica e le telecomunicazioni, rappresenta il segno concreto di un'inversione di tendenza rispetto ad una politica ed a un Governo che, in passato, hanno tutelato solo gli interessi forti.
Purtroppo, il nostro è anche il Paese delle truffe e dei raggiri, dei soliti furbi e furbetti protetti dalla politica contro gli onesti cittadini.
Purtroppo, il nostro è anche il Paese delle fatture «taroccate» e dei costi addebitati senza una chiara e giustificata motivazione.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 11,05)
SILVANA MURA. Finalmente, il Parlamento approva dei provvedimenti che impongono chiarezza e trasparenza, avvicinando l'Italia al resto d'Europa.
L'iter assai dibattuto del disegno di legge in esame dimostra, se mai ve ne fosse bisogno, quanto sia difficile nel nostro Paese modificare assetti consolidati, che trovano nei partiti - tanto nel centrodestra quanto nel centrosinistra - orecchie sempre più attente e disponibili alla conservazione. Voglio citare, ad esempio, lo stralcio degli articoli relativi all'abolizione del PRA, istituto unico in tutta Europa, che ci trasciniamo dagli anni Venti e che oltretutto rappresenta un doppione dell'Archivio nazionale dei veicoli e che ci auguriamo venga opportunamente riconsiderato nella valutazione della Commissione trasporti attraverso un apposito provvedimento che serva a ridurre i costi ed a salvare i livelli occupazionali.
Cito, inoltre, la vicenda del voto da parte dell'opposizione di centrodestra a favore all'emendamento presentato dall'onorevole Acerbo del gruppo di Rifondazione Comunista che per puro spirito di contrapposizione ottiene il risultato di conservare pratiche obsolete tra pubblica amministrazione, imprese e professionisti, rendendo facoltativo l'utilizzo della posta elettronica certificata, con l'inevitabile aggravio di tempi e di costi tanto per la pubblica amministrazione quanto per i cittadini.
Il Parlamento deve anche evitare di cadere nella trappola delle false liberalizzazioni che in realtà nascondono alla collettività danni maggiori dei vantaggi che recano a gruppi o singoli cittadini. È il caso dell'articolo 18 del disegno di legge che, grazie ad un emendamento dell'Italia dei Valori, è stato soppresso, in quanto avrebbe consentito di realizzare strutture turistico-ricettive stabili aggirando in modo surrettizio le normative edilizie vigenti. Lo stesso dicasi per l'articolo 21, dal titolo ingannevole «Delega al Governo in materia di agevolazioni relative all'acquisto di immobili alberghieri»: in realtà, si sarebbe trattato di un regalo immotivato alla proprietà alberghiera trovatasi nella condizione di cedere gli immobili stessi, consentendo per via legale un maxisconto fiscale agli attuali proprietari; anche questo articolo è stato soppresso grazie ad un emendamento dell'Italia dei Valori.
Nello stesso modo ci pare positiva la soppressione dell'articolo che avrebbe escluso il ricorso ai notai per gli atti riguardanti la cessione o la donazione degli immobili con valore catastale inferiore a 100 mila euro, che avrebbe eliminato le tutele legali, la certezza della proprietà e della conformità urbanistica degli immobili interessati, per non parlare dell'evasione e dell'elusione fiscale che il ricorso ai funzionari comunali avrebbe potuto ingenerare.
Il consenso popolare riscosso dai provvedimenti di liberalizzazione già varati dal Parlamento riguardo, ad esempio, alle ricariche telefoniche, ai mutui ipotecari, alle polizze assicurative, alle farmacie e alle facilitazioni per la costituzione di nuove imprese è la testimonianza concreta che iPag. 14cittadini chiedono ai loro eletti di proseguire su questa strada, ignorando tutte le pressioni che gli interessi costituiti e le lobby hanno messo e metteranno in atto.
Poiché ci consideriamo, come ho già ricordato in un altro dibattito, dipendenti dei cittadini stessi e poiché, in termini più rigorosi, la sovranità è del popolo, il gruppo dell'Italia dei Valori non solo voterà a favore del provvedimento in esame, ma invita il Governo a continuare con determinazione in questa direzione per far risparmiare allo Stato le risorse dei cittadini, per offrire nuove opportunità ai giovani, per rendere più trasparente la pubblica amministrazione, insomma per un sistema Paese più efficiente e competitivo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Affronti. Ne ha facoltà.
PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, a nome del gruppo dei Popolari-Udeur preannunzio il voto favorevole sul disegno di legge in esame, recante misure di liberalizzazione ed interventi volti ad agevolare le attività produttive e commerciali. Si tratta del terzo provvedimento che stiamo approvando su questi temi negli ultimi mesi, e ciò dimostra la volontà da parte della maggioranza e del Governo di affrontare seriamente il tema delle liberalizzazioni, attraverso il quale potremo finalmente riagganciare la locomotiva europea, che fino all'anno scorso sembrava distante.
Le misure approvate tendono a liberare energie e risorse di crescita del Paese, ma l'azione della maggioranza e del Governo non intende fermarsi qui: sono, infatti, all'esame del Parlamento altri provvedimenti che faranno da corollario a quelli già adottati e, tutti insieme, risponderanno alle esigenze di sviluppo dell'economia e di ammodernamento e semplificazione della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese e delle attività commerciali, fino ad arrivare ai singoli cittadini che fruiscono di questi servizi.
Liberalizzare significa, infatti, ripensare anche l'organizzazione sociale, mettendo al centro le esigenze e i diritti dei cittadini, molte volte sacrificati in nome anche di interessi corporativi.
Entrando nel merito del provvedimento che ci apprestiamo ad approvare, sottolineiamo l'introduzione di procedure di semplificazione nell'avvio degli impianti produttivi, la liberalizzazione del mercato della distribuzione del GPL, gli interventi per agevolare il trasporto innovativo, favorendo così sia la libera concorrenza che la tutela dell'ambiente. Risultano, inoltre, semplificati gli adempimenti per ottenere gli indennizzi da parte delle famiglie con invalidi civili minori, agendo così concretamente in favore della famiglia, politica che il nostro partito ha sempre perseguito. Altra norma innovativa ed utile per tutti i cittadini è quella in virtù della quale il Governo sarà tenuto a presentare ogni anno una legge per la promozione della concorrenza e la tutela dei consumatori, in modo da rendere veramente strutturali e durature le riforme liberalizzatrici.
Tra le misure più vantaggiose per i cittadini, vogliamo sottolineare i risparmi che verranno dalla sterilizzazione delle accise sul petrolio ed il conseguente argine ai prezzi della benzina. Ogni qual volta, infatti, il prezzo internazionale del petrolio greggio aumenterà di oltre il 2 per cento rispetto al valore di riferimento previsto all'interno del Documento di programmazione economico-finanziaria del Governo, quest'ultimo sarà tenuto a diminuire le accise al fine di compensare le maggiori entrate IVA derivanti dall'aumento del petrolio.
Altra misura a favore del consumatore è quella che vieta le clausole che prevedono l'applicazione della commissione di massimo scoperto da parte delle banche, su cui dovremo comunque continuare a riflettere ulteriormente in sede di esame del provvedimento da parte del Senato. Abbiamo inoltre proseguito nella politica di tutela degli utenti dei servizi di telefonia mobile, imponendo uno stop ai servizi non richiesti e all'imposizione di costi aggiuntivi per le segreterie telefoniche, ed abbiamoPag. 15avviato i meccanismi per giungere a breve ad una diminuzione sostanziosa delle tariffe nel settore del roaming internazionale.
Abbiamo inoltre approvato un emendamento, da noi presentato, al fine di permettere alle imprese di produzione e trasformazione alimentare la vendita dei prodotti di propria produzione per il consumo immediato. Permettiamo così la vendita diretta da parte dei produttori, favorendo in tal modo la libera concorrenza e il cittadino-utente, che potrà recarsi direttamente nelle aziende produttrici, cantine, laboratori per acquistare la merce. Come non pensare, a questo proposito, ai tanti prodotti tipici italiani e agli effetti positivi che la nostra iniziativa avrà sul turismo nei luoghi di produzione.
Sul complesso del provvedimento che ci accingiamo a licenziare, esprimo a nome del gruppo Popolari-Udeur la grande soddisfazione per come si sono svolti i lavori in Assemblea e in Commissione, nonché in seno al Comitato dei nove. Infatti, in buona parte i rilievi critici sollevati sono stati accolti e, per tale ragione, ringrazio tutti i miei colleghi, il relatore, onorevole Lulli, ed il rappresentante del Governo, onorevole Bubbico, che ha seguito l'iter del provvedimento.
Un esempio di questo proficuo lavoro è rappresentato, senza dubbio, dall'approvazione dell'articolo 16, che con l'obiettivo della semplificazione proponeva norme in tema di sicurezza sul lavoro, che, per altri aspetti, potevano rappresentare una dispersione di responsabilità e, quindi, minore sicurezza per i lavoratori e i cittadini.
L'esempio più eclatante, su cui vorrei richiamare l'attenzione di questa Assemblea, è sicuramente quello relativo alla riorganizzazione del Pubblico registro automobilistico. Su questo tema, infatti, l'impegno del mio gruppo non è stato quello di «picconare» il testo del provvedimento - come qualcuno ha voluto insinuare - ma quello di aprire un confronto serio e approfondito su tutte le problematiche relative alla circolazione dei veicoli nel nostro Paese.
Non si dica dunque che i Popolari-Udeur sono contro le liberalizzazioni, perché sul tema del PRA - e ne sono testimonianza i nostri interventi nelle Commissioni attività produttive, trasporti, finanze, lavoro - siamo sempre intervenuti per affrontare il problema in modo adeguato, non per evitarlo: altrimenti, non avrebbe avuto senso presentare sulla riorganizzazione del PRA - come è stato fatto anche da altri gruppi - emendamenti alternativi ed un progetto di legge di cui il nostro capogruppo è il primo firmatario. Il testo originario in materia, a nostro avviso, presentava lacune dal punto di vista della tutela del cittadino e della certezza del traffico giuridico, tematiche che saranno discusse nella Commissione trasporti.
Abbiamo inoltre espresso tutte le nostre preoccupazioni per un provvedimento che avrebbe messo in mobilità migliaia di lavoratori, senza le opportune garanzie di mantenere il proprio posto di lavoro. Uno dei punti fermi della nostra azione di governo e del nostro programma è la tutela e la difesa del lavoro: in nome di una semplificazione amministrativa tutta da verificare, non potevamo permettere che restasse un punto interrogativo sulla sorte di tanti lavoratori, che per giorni hanno manifestato anche davanti alla Camera.
L'altro aspetto che aveva sollevato la nostra preoccupazione era quello riguardante l'estensione ai funzionari comunali e agli avvocati del potere di autentica di atti di cessione e donazione di immobili di valore catastale non superiore a 100 mila euro. La proposta emendativa al riguardo - presentata dal relatore durante la discussione in Assemblea e poi ritirata - suscitava grandi perplessità giuridiche, espresse in modo autorevole in Commissione dal sottosegretario per la giustizia, Luigi Scotti. Tale disposizione avrebbe creato una forte incertezza giuridica su tutti quegli adempimenti, ora affidati ai notai, riguardanti le volture catastali e le trascrizioni degli atti, con la possibilità di penalizzare gli acquirenti più deboli, che avrebbero visto diminuire le proprie garanzie.Pag. 16
Vorremmo infine auspicare che la proposta emendativa approvata riguardante la liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C - che per alcuni aspetti potrebbe essere positiva - possa essere ulteriormente approfondita in sede di approvazione definitiva, come anche dichiarato dal Ministro Turco. Ciò per non penalizzare eccessivamente, nel giro di pochi mesi, la categoria dei farmacisti, che già recentemente ha dovuto accettare provvedimenti innovativi in tema di liberalizzazioni. Siamo disponibili a valutare l'esistenza o meno di «accanimenti terapeutici» nei confronti della categoria.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, quella delle liberalizzazioni è una strada che questo Governo ha intrapreso con decisione e che noi condividiamo. Su tale percorso si inserisce a pieno titolo il provvedimento al nostro esame e, pertanto, esprimiamo un convinto voto favorevole ad una legge che permetterà all'Italia di competere maggiormente sui mercati esteri, assicurando a tutti i cittadini maggiori tutele e garanzie (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, ci troviamo di fronte ad un provvedimento che aveva suscitato grandi aspettative nel Paese e anche l'atteggiamento parlamentare del mio gruppo e dell'opposizione in Commissione era stato un atteggiamento di attenzione. Infatti, a differenza dei precedenti decreti-legge, sui quali non vi era stata la possibilità di svolgere alcun dibattito, almeno su questo provvedimento, essendo un disegno di legge, ritenevamo vi potesse essere una collaborazione. Su alcuni punti tale collaborazione c'è stata, ma - lo devo sottolineare - soprattutto per la sensibilità del relatore, onorevole Lulli, al quale va il ringraziamento per aver tentato di condurre questa barca all'interno di mille tempeste e mille temporali.
Il risultato finale, obiettivamente, è davvero poca cosa. Come ricordava poc'anzi l'onorevole Urso, quotidiani importanti del nostro Paese hanno ormai declassato il provvedimento da «lenzuolata» a «fazzoletto»; ma l'aspetto più grave è che sono stati eliminati alcuni aspetti (per onestà intellettuale, bisogna dire che le responsabilità di ciò sono diffuse). Mi riferisco al fatto che non si sia deciso di liberalizzare il PRA, alla motorizzazione, alla decisione di togliere, o magari di edulcorare, altre questioni. La responsabilità di tutto ciò va ascritta a diversi gruppi politici, non solo della maggioranza ma anche di opposizione.
Il problema, tuttavia, è che non si è voluto segnare un gol in più, non si è voluto aggiungere qualche vagone a questa «lenzuolata» che è diventata un fazzoletto. Il gruppo di Alleanza Nazionale aveva tentato di formulare alcune proposte: ad esempio, sul tema dei servizi pubblici locali, ci è stato obiettato che esiste il disegno di legge Lanzillotta al Senato, ma ciò non ha impedito che la sinistra cosiddetta radicale ottenesse un risultato che va contro gli interessi del Paese, ovvero la moratoria della liberalizzazione dei servizi idrici. Su ciò, spero che nel Paese, prima o poi, si apra un dibattito reale: non è vero, infatti, che coloro che si schierano dalla parte dell'acqua come bene pubblico fanno gli interessi dei consumatori e dei cittadini, non è vero! Senza un principio di mercato e senza un principio economico, nel nostro Paese continueremo ad avere una rete idrica che, appunto, fa acqua da tutte le parti!
Non ci sono gli investimenti in questo settore. Certo, se una parte politica, legittimamente, sostiene che gli investimenti si fanno aumentando la pressione fiscale, allora li faccia lo Stato, chiedendo ancora più tasse ai cittadini! La nostra concezione è esattamente opposta: consiste, cioè, nel riuscire a liberare risorse, anche private, per poter dare ai cittadini un servizio efficiente a prezzi contenuti. Quanto è previsto nel provvedimento in esame, vale a dire la moratoria per dodici mesi (che, addirittura, fa tornare indietroPag. 17rispetto a un processo che era già iniziato), è una gravissima responsabilità che sta in capo alla maggioranza del Governo Prodi.
Vi sono ulteriori aspetti: ad esempio, la questione del mondo della cooperazione, di cui abbiamo grande rispetto e verso il quale riteniamo debba esserci sostegno, ma dev'essere anche chiaro che la cooperazione non può fare concorrenza sleale alle imprese, dev'essere chiaro qual è il confine tra finalità mutualistica e non mutualistica.
Segnalo, inoltre, le tematiche relative all'energia elettrica e al gas, in ordine alle quali, ancora una volta, siamo costretti a denunciare che il 1o luglio si consumerà una liberalizzazione incompiuta. Il 1o luglio, infatti, dovrebbe esserci l'apertura definitiva, anche al mercato domestico, dell'energia elettrica, ma non accadrà nulla perché il Governo non ha adottato le regole, si accinge a varare un provvedimento che rischia di lasciare tutto così com'è e quindi il cittadino consumatore e la piccola impresa non solo non avranno nessun interesse a cambiare fornitore, ma saranno ostacolati nei procedimenti per il cambio dei fornitori.
Pertanto, continueremo tutti ad acquistare energia elettrica dal medesimo fornitore. Ciò comporterà uno stop ed un fermo molto grave alla liberalizzazione dell'energia. La stessa cosa, del resto, è accaduta nel settore del gas, quando, il 1o gennaio 2003, è stato liberalizzato, senza effettuarne la liberalizzazione a monte. Dunque, nessuno ha avuto possibilità di cambiare fornitore. Non nutriamo quindi alcuna fiducia in tali percorsi parlamentari, perché abbiamo misurato e visto quello che comportano e quale sia l'inconsistenza della maggioranza, che cerca di sopravvivere a se stessa, che conclude compromessi al ribasso e che, soprattutto, polarizza la sua attenzione sull'ala estrema e non su quella riformista. Cosa dire poi, ad esempio, della questione relativa alle ferrovie? È stata introdotta una norma che non ha nulla a che vedere con il provvedimento in esame e che prevede che, in attesa che venga istituita l'apposita autorità e si realizzi un'effettiva liberalizzazione, tutto ritorni in capo al Ministero dei trasporti.
Pertanto, ritengo che la cosiddetta «lenzuolata» ormai sia diventata un fazzoletto, che non copre neanche le vergogne di questa maggioranza, che è giunta al capolinea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, vorrei iniziare il mio intervento con una constatazione di carattere personale. Da parte mia e da parte del gruppo al quale appartengo, registro un rimpianto rispetto ad un'occasione perduta. Avevamo accolto con favore le proposizioni enunciate, soprattutto quelle che trasparivano da parte di una certa stampa e che, all'inizio dell'esame di questo provvedimento, circa un mese fa, stavano creando le condizioni per la nascita, all'interno del Parlamento, di una discussione vera di tipo politico, che avrebbe portato a chiarire le posizioni dello stesso Parlamento, in merito all'atteggiamento da tenere nei confronti di un mondo che evolve e che va verso la libertà e la liberalizzazione dei servizi.
Vorrei far presente che il rimpianto sta nel fatto che pensavamo che la via maestra fosse quella parlamentare e che nell'ambito di questo Parlamento vi fossero le condizioni per un confronto vero, tant'è che abbiamo agito in modo coerente, presentando emendamenti qualificati, in numero tale da non poter configurare nessun dubbio sulla volontà di discutere piuttosto che fare semplicemente ostruzionismo, e su quelli abbiamo cercato di concentrare la discussione, prima in Commissione e successivamente in Assemblea. Tuttavia, ancora una volta, registriamo una sconfitta della politica parlamentare, perché la discussione, sviluppatasi intorno a questa vicenda, si è interamente consumata all'interno della maggioranza, la quale ha fatto tutto e il contrario di tutto, ha ingenerato speranze facendo promesse ben precise e, con la stessa celerità, ha determinato il risultato finale.Pag. 18
Non vorrei parafrasare chi mi ha preceduto. Tuttavia, il tema giornalistico che si è rincorso nelle ultime settimane, della «lenzuolata» che si è trasformata in un fazzoletto, rappresenta una battuta fin troppo facile, per certi versi, ma rappresenta una drammatica realtà. La montagna ha partorito un topolino. Quello in discussione avrebbe dovuto costituire «il disegno di legge», cioè, finalmente, il contenitore nell'ambito del quale, non risentendo dell'emergenzialità che caratterizza la decretazione d'urgenza, si sarebbe potuto sviluppare il dibattito politico intorno alle liberalizzazioni. In realtà, è diventato un meccanismo nell'ambito del quale concentrare le proprie frustrazioni e cercare di misurarsi e pesarsi all'interno della maggioranza.
Allora, diciamo che si è persa una grande occasione e ci rammarichiamo del fatto che molti elementi positivi, che hanno caratterizzato il dibattito dell'Assemblea in queste settimane, sono spariti dal testo finale. È di ciò che dobbiamo discutere; è inutile illudere i cittadini o i consumatori o tutti i soggetti, che guardano alla politica con un'attenzione sempre più ridotta, facendo promesse, senza essere in grado di mantenerle. Allo stesso modo è inutile continuare a rivendicare una spinta riformista da parte di un Governo che, semmai l'avesse avuta, l'ha sicuramente esaurita!
Non vorrei citare casi singoli, ma vi assicuro che vi era una grande disponibilità e attenzione da parte della Lega Nord Padania rispetto a temi tanto cari alla ormai famigerata «questione settentrionale». In queste settimane abbiamo sentito politici di tutti gli schieramenti parlare della «questione settentrionale» come di una vera e propria emergenza, ma poiché riteniamo di incarnarla, di volerla rappresentare all'interno del Parlamento italiano, rivendichiamo anche il fatto di conoscerla con precisione. Vi posso garantire che alcuni elementi contenuti nel provvedimento in esame non andavano in quella direzione, ma piuttosto in quella di rispondere all'esigenza del nostro territorio, che chiede al Paese di ragionare in un'ottica di sburocratizzazione, di semplificazione, nonché di snellimento delle procedure.
È, invece, avvenuto esattamente il contrario: erano presenti - lo ripeto - alcuni elementi positivi; abbiamo considerato con un certo favore, pur rimanendo critici dal punto di vista della loro reale e concreta applicazione, alcuni elementi che si sono succeduti. Parlo, ad esempio, degli articoli dal 50 al 57, concernenti la questione dei registri automobilistici, in modo particolare il PRA. Abbiamo considerato con favore tale scelta, anche a fronte di posizioni, per certi versi difformi, sui tecnicismi. Tuttavia, tutto quello che va nella direzione della semplificazione per il cittadino e per il contribuente è pane per i nostri denti.
Avremmo apprezzato soprattutto che in quest'aula, in questo contenitore dove si tratta di liberalizzazioni, di trasparenza amministrativa, di semplificazione, si discutesse di un tema che è banale e marginale rispetto al problema complessivo, ma che comunque sta a cuore.
Avrebbe potuto essere un buon segnale; l'inizio di un procedimento, di un processo che avrebbe potuto portarci lontani e consentirci di trovare anche qualche convergenza all'interno dell'Assemblea, così come è avvenuto, rispetto alla rigida necessaria lealtà e fedeltà alla maggioranza che avete a tutti costi ricercato e che poi ha prodotto tale compromesso al ribasso.
Vi erano spunti positivi; avevamo valutato positivamente anche la semplificazione, seppur con una forma che non abbiamo apprezzato, perché la presentazione di un emendamento da parte della Commissione non appartiene al cuore del provvedimento, ma all'evoluzione del dibattito parlamentare; ciò è legittimo, ma non è la strada maestra. Avevamo apprezzato l'idea di semplificare la vita, ad esempio, in materia di trasferimenti di beni, senza il balzello dei notai.
Mi rendo conto che sto parlando un po' in controtendenza, perché il dibattito di questa mattina ha portato quasi tutti a rimorchio dell'emotività. La gente sente la «pancia» del Paese e, tra quelli che eranoPag. 19favorevoli prima e contrari poi o viceversa, vi è stato un gran rimescolamento delle carte.
Di certo, tutti gli interventi dei colleghi, soprattutto di maggioranza, che si sono succeduti, hanno fatto sì che si gridasse alla vittoria per aver ottenuto risultati, di cui ci si vanta anche se non lo capisco. Mi spiego meglio: alla fine del dibattito saremo gli unici (ne sono rimasti un paio finora, perlomeno credo) a dirvi che su alcuni punti, spariti dalla discussione parlamentare, avremo condiviso tale percorso. Vogliamo continuare a rimarcare la nostra specificità, dicendovi che non siamo omologati in nessuno schema; certo, siamo un movimento che si ispira fortemente a principi liberali, di libertà, che deve dare risposte ad un territorio.
Allora se i nostri territori, se i nostri elettori, se la gente, a gran voce ci chiede di rappresentarla in Parlamento, se essi rivendicano e ci chiedono di rivendicare un ruolo attivo nella sburocratizzazione, nello snellimento dello Stato, nel miglioramento dei servizi per i cittadini, dobbiamo impegnarci in questo senso.
In questo senso eravamo appunto pronti a discutere con la maggioranza. Essa, però, non ha voluto discutere con noi, ma ha cercato solo di fare sponda quando si è trovata in difficoltà rispetto alle posizioni di contrasto, che si erano venute a creare all'interno del Parlamento stesso.
Questa maggioranza ha sistematicamente posto il relatore nelle condizioni di continuare ad accantonare i vari articoli o proposte emendative via via che si creavano problemi, per poi discutere degli accantonamenti nelle segrete stanze della maggioranza stessa, quindi senza il coinvolgimento parlamentare.
In virtù di tali considerazioni, non possiamo che essere critici nei confronti del provvedimento finale che - ripeto - di fatto scontenta tutti: scontenta la maggioranza riformista, che era partita con grandi obiettivi e che si è dovuta fermare, accontentandosi di un provvedimento, francamente, senza arte né parte, che non cambia nulla nel contesto dei grandi problemi del Paese; scontenta l'opposizione, perché non è stata data la possibilità a tutte le opposizioni o a buona parte di esse di svolgere un ruolo costruttivo (i dati depongono a favore del fatto che le opposizioni volessero svolgere un tale ruolo); scontenta, soprattutto, i cittadini, che non hanno capito di cosa stiamo parlando.
Siamo stati impegnati un mese in una discussione, che non ha portato a nulla!
Noi rivendichiamo con forza la nostra autonomia, come abbiamo cercato di fare in queste settimane di lavoro parlamentare, anche se in linea di massima non si sono ottenuti risultati.
Il collega Saglia ha fatto riferimento alla moratoria di un anno sulla questione del ciclo idrico. Ciò fa parte delle storture del provvedimento in esame, che ha affrontato questioni che niente avevano a che vedere con il mondo delle liberalizzazioni, senza risolvere uno dei problemi che sono cari al nostro Paese e, soprattutto, quelli che attanagliano quella parte del Paese che da sempre sta sostenendo il resto il territorio. Si tratta della parte del Paese da cui proveniamo - e concludo signor Presidente - che ancora una volta sa con chi ha a che fare e vedrete che vi renderà merito di quello che avete prodotto fino ad ora (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!