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Informativa urgente del Governo sulla vicenda del rapimento, avvenuto nelle Filippine, del sacerdote Don Giancarlo Bossi (ore 17).
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare il deputato Narducci. Ne ha facoltà.
FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, signor Viceministro, onorevoli colleghi, a nome del mio gruppo ringrazio il Governo per la tempestività con cui ha voluto informare la Camera dei deputati sul sequestro di padre Giancarlo Bossi, missionario del PIME attivo nelle Filippine dal 1980.
Di fronte alla ridda di notizie e supposizioni sugli autori di questo nuovo sequestro, esprimiamo tutta la nostra preoccupazione per la sorte di padre Bossi, al quale esprimiamo i nostri sentimenti di vicinanza e l'augurio di un rapido rilascio. Allo stesso tempo, manifestiamo la nostra solidarietà al PIME e l'apprezzamento per le azioni messe in campo dal Governo al fine di ottenere la liberazione di padre Bossi e di garantirne l'incolumità.
Non è ancora chiara la matrice del sequestro, ma gli episodi di violenza e di intolleranza nei confronti di preti, missionari e suore sono aumentati pesantemente negli ultimi decenni. In alcuni casi, hanno avuto un esito tragico con l'uccisione dei sequestrati. L'intolleranza verso i cristiani - frutto spesso dell'imbarbarimento civile, che ha investito alcune aree del nostro mondo, così come del fanatismo e degli integralismi religiosi di estrazione islamica - colpisce con particolare accanimento anche i luoghi del culto. Infatti, negli ultimi quattro anni, nel solo Iraq, sono state bruciate ben ventisette chiese. In questo Paese, la situazione dei cristiani è tragicamente peggiorata dopo l'inizio della guerra e vi è stata una serie spaventosa di attentati, che hanno instaurato un regime di sopraffazione, di terrore e di sequestri, posto in essere da gruppi estremisti contro persone non musulmane. Questa situazione rende impossibile un minimo di dialogo, unico presupposto per mettere a freno le suggestioni fondamentaliste, intolleranti e politicamente aggressive, che si sono diffuse a macchia d'olio in molti paesi arabo-musulmani.
Nell'Angelus di domenica scorsa il Papa ha lanciato un appello per la liberazione di tutti i rapiti, tra i quali anche i sacerdoti cattolici tenuti sotto sequestro in varie parti del mondo: un segno premonitore di questa nuova tragedia umana. Ebbene, in questa particolare condizione dei rapporti tra religioni, tornano alla mente le parole premonitrici di Giovanni Paolo II e i ripetuti appelli rivolti a tutte le religioni invitate a ricercare il dialogo per la pace.
Siamo convinti, signor Presidente, che la comunità internazionale debba farsi carico di queste tragedie umane; nel caso specifico di padre Bossi, chiedo al GovernoPag. 62di sapere se nella ricerca di una soluzione siano coinvolte altre forze occidentali e, in tal caso, se vi sia l'opportunità di una cooperazione più accentuata dell'Italia con le forze filippine.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ENZO LUPI. Signor Presidente, siamo ben contenti che qui, in Parlamento, ci sia l'occasione di un confronto col Governo attraverso una informativa urgente; infatti, un aspetto che ci preoccupa molto - è ovvia e scontata la solidarietà nei confronti dei missionari del PIME e l'angoscia per la vita del nostro missionario lombardo di Abbiategrasso, padre Bossi - è che tale vicenda possa svolgersi nell'indifferenza. Temiamo, inoltre, che, come purtroppo spesso accade nel nostro Paese, la vita umana sia pesata a seconda della professione o dell'impegno che tale vita esprime nell'esercizio della propria libertà.
Non è con spirito polemico che faccio questa osservazione. Tuttavia - e la notazione mi pare importante - se paragoniamo il grande impegno profuso dai media e dal Governo per la liberazione del cronista di Repubblica Mastrogiacomo (quando fu rapito e la sua vita era a rischio) con l'attenzione e l'impegno che stiamo profondendo oggi per far sì che il missionario del PIME possa tornare a svolgere la propria missione, dobbiamo avvertire un minimo di preoccupazione interrogandoci su come, in questi casi, non occorrano e non siano giuste speculazioni, strumentalizzazioni o contrapposizioni di parte (tra centrodestra e centrosinistra o tra Governo e maggioranza). Credo che - e mi è sembrato di percepire tale intenzione da un passaggio dell'informativa resa dal Governo - dobbiamo fare di tutto perché padre Bossi possa tornare ad esercitare la propria missione.
Dobbiamo fare di tutto, allo stesso modo e con le stesse energie che abbiamo messo in campo in altre occasioni, quando cittadini italiani sono stati rapiti in contesti di emergenza e di gravità che il Governo ha sottolineato. È giusto rilevare che si tratta di un'area sconsigliata dalla Farnesina, ma sappiamo che i missionari del PIME, proprio per il loro ruolo, non guardano ai rischi delle aree di pericolo; analogamente, peraltro, un giornalista che deve svolgere la propria «missione» di informazione, cerca di farlo. Non vanno messi sullo stesso piano, ma va semplicemente difesa e tutelata la dignità della persona, la libertà di ognuno di noi di poter svolgere fino in fondo la propria attività e compiere ciò in cui crede. Questa è la prima considerazione.
La seconda è stata già accennata nella relazione, ma bisogna ribadirla con forza. Come è stato osservato anche dall'intervento del collega che mi ha preceduto, questo Parlamento non può non guardare con grande preoccupazione a ciò che sta accadendo nel mondo, in particolare nei Paesi islamici, nei confronti dei cristiani. Nelle Filippine sono avvenuti episodi ripetuti di violenza e rapimenti a danno di occidentali, quasi sempre cristiani; alcune vicende sono state prima citate, ma chi guarda Asia News, diretto da padre Bernardo Cervellera, sa benissimo quanti e quali sono i soprusi ai quali i cristiani sono sottoposti da parte degli islamici. È di oggi un appello grave e importante sul principale quotidiano nazionale, il Corriere della Sera, a firma di Magdi Allam, che denuncia la persecuzione in corso nei confronti dei cristiani nel mondo islamico e musulmano.
In questi giorni abbiamo discusso della mobilitazione contro la pena di morte e del ruolo che l'Italia, con la sua grande tradizione, la sua grande idealità e la sua grande identità, può svolgere nello scenario internazionale. Credo che ci debba essere un grande sussulto di dignità e di responsabilità da parte di tutti nel nostro Paese, perché la difesa della libertà di professione di culto e di religione, non solo nel nostro Paese, ma nel mondo, possa essere affermata come un principio fondamentale. Abbiamo discusso della pena di morte
PRESIDENTE. Deve concludere...
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MAURIZIO ENZO LUPI. Concludo, Presidente.
Sappiamo che ci sono Paesi in cui la pena di morte viene eseguita proprio nei confronti di quanti professino la loro propria religione e questo è ancora più grave. In Pakistan, recentemente, per blasfemia sono stati condannati a morte due cristiani.
A mio avviso, se l'informativa del Governo e questo confronto in Parlamento servono a qualcosa - e credo che siano utili - ciò avviene in una duplice direzione: la prima, non lasciare nulla di intentato, come è stato fatto in altri casi - e lo diciamo con forza - perché venga liberato padre Bossi; la seconda, aiutarci e impegnarci tutti perché la libertà di religione nel mondo possa essere difesa e professata e non si possa essere condannati a morte, o addirittura uccisi, per il proprio credo e per la propria religione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ciccioli. Ne ha facoltà.
CARLO CICCIOLI. Ringrazio il Governo per l'informativa testé resa.
Debbo rilevare che, come già hanno osservato alcuni miei colleghi, questo caso ha suscitato pochissimo clamore rispetto ad altri; infatti, non si tratta né di un giornalista, né di un volontario politicamente impegnato. Come è stato riportato da coloro che gli sono stati vicini nella missione, questo sacerdote umilmente stava andando, in motocicletta, a dire messa in una parrocchia decentrata gestita da alcuni francesi. Il suo ruolo era quello di essere molto silenzioso, di pregare, di svolgere la sua missione e coniugare la pratica della sua fede con il lavoro manuale e il sostegno verso la popolazione povera.
Ovviamente, poiché questo era il suo modo di operare, assai scarso è stato il clamore che questo sequestro ha suscitato. Certamente la natura del sequestro è sempre dubbia; vi è spesso una commistione tra bande armate politiche e delinquenza comune, commistione in cui questi e quelli si sostengono per avere lauti riscatti e per sostenere a volte la lotta armata, a volte, semplicemente, la banda stessa. Però bisogna rilevare che l'attacco ai missionari e ai fedeli cristiani nel mondo sta conoscendo un aumento preoccupante; alcuni di loro vengono sequestrati e successivamente, silenziosamente rilasciati, ma dopo vessazioni e torture; altri, anche sacerdoti, vengono uccisi, e ciò accade dalla Turchia a Ceylon, dalle Filippine all'Iraq.
Purtroppo l'elenco, che nessuno legge e di cui nessuno si cura, è lungo e questo è un dato preoccupante; tra l'altro, vi è stato nei giorni scorsi un appello di Sua Santità Benedetto XVI riferito ai sequestrati e ai perseguitati cristiani nel mondo, anche nei Paesi con i quali si sta cercando di migliorare le relazioni internazionali, a cominciare dalla Cina.
Credo, quindi, che sia necessario fare tutto il possibile per giungere alla liberazione di questo sacerdote, che sicuramente non era nelle Filippine per scopi legati al dominio o alla sottomissione della popolazione, ma certamente vi si trovava solo per fini di solidarietà e di aiuto. Senza dubbio bisogna cercare di percorrere tutte le strade possibili: sia quelle ufficiali, sia quelle ufficiose e, se occorre, anche quella della trattativa, come è stato fatto anche in altre circostanze recenti. Ritengo, però, che bisogna anche prendere coscienza di quale sia, in questo momento, il meccanismo attraverso il quale persone assolutamente pie, com'è in questo caso il sacerdote italiano di 57 anni, vengono prese di mira in base all'odio ideologico ed all'odio religioso - se così l'odio si può appellare, ma credo sia una contraddizione in termini - e sottoposte ad una vera e propria persecuzione.
Come ha rilevato il rappresentante del Governo, vi sono dichiarazioni contrapposte; il Fronte islamico moro afferma che il sequestro non è opera di suoi componenti, ma eventualmente di frazioni dissidenti; in altri casi sono coinvolte organizzazioni ufficiali che, invece, svolgono ruoli nel contesto internazionale. Credo, comunque, che tutti gli episodi abbiano spesso unPag. 64unico legame, talvolta di natura culturale, talvolta di vera e propria ostilità di fondo.
Concludendo il mio intervento, credo quindi che vi debba essere il massimo della unità possibile da parte di tutti i gruppi, dalla destra alla sinistra, perché ritengo che su questo tema non ci si possa dividere; ritengo anche, però, che parallelamente sia necessario prendere coscienza della situazione e fornire indicazioni precise. Ritengo che in questo caso non serva avere un pensiero politicamente corretto, ma che guardi alla verità e alla giustizia [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Siniscalchi. Ne ha facoltà.
SABINA SINISCALCHI. Signor Presidente, ringrazio il Viceministro Danieli per l'informativa resa, da cui abbiamo compreso che l'azione del Governo si sta ispirando alla massima prudenza, in questa circostanza così drammatica che riguarda la vita di un nostro connazionale e, se posso dirlo, di un mio amico, perché conosco padre Giancarlo Bossi da tanti anni, ne apprezzo l'intelligenza, la generosità e la totale dedizione alla causa dei poveri. Questa prudenza è stata chiesta esplicitamente dalla famiglia di padre Bossi e dal suo istituto religioso, il PIME. Ho parlato poco fa con uno dei responsabili del PIME, il quale si stupiva di questa informativa perché temeva che non giovasse alla liberazione di padre Giancarlo e non servisse a salvargli la vita.
Tuttavia questa informativa ci rassicura perché abbiamo capito che il Governo avvierà azioni valide e utili, come ha fatto in altre occasioni, senza ricorrere alla forza.
L'agenzia di stampa missionaria Misna ha scelto il silenzio in tale frangente, per questo consideriamo un atto irresponsabile la pubblicazione di un articolo, oggi, su Il Giornale, in cui si svolgono delle considerazioni, che sono di natura strettamente legata alla politica interna del nostro Paese e che poco hanno a che vedere e poco hanno a cuore la sopravvivenza e la sorte di padre Giancarlo.
Riteniamo che il silenzio sia la scelta più opportuna, da parte del nostro Paese e del Parlamento in tale circostanza. Vorremmo ricordare che nelle Filippine la violenza non riguarda soltanto la zona di Mindanao, ma è una realtà quotidiana e drammatica in tutte le aree del Paese. Nelle recenti elezioni legislative di medio termine, svoltesi il mese scorso, ci sono stati 113 morti. È una violenza che riguarda torture, arresti arbitrari ed esecuzioni extragiudiziali, di cui si stanno macchiando forze militari, che fanno riferimento al Governo Arroyo, e paramilitari, in una grande confusione politica dove non ci sono schieramenti paragonabili a quelli del nostro Paese.
È necessario, quindi, conoscere bene la realtà di un Paese prima di poter parlare sulle vicende che lì si producono. Padre Giancarlo conosce bene le Filippine in quanto lavora, opera e vive là da quasi trent'anni. Ci auguriamo, dunque, che possa continuare il suo lavoro con la serenità che lo ha sempre contraddistinto. Chiediamo al Governo di continuare ad essere prudente nella vicenda in esame e di non parlare, come hanno chiesto la famiglia e l'istituto PIME.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, devo rilevare che ho acquisito maggiori notizie dalla collega che mi ha preceduto che dal sottosegretario Danieli. Dico ciò senza offesa, anche perché c'è poco da offendere, visto che le notizie riferite dal sottosegretario sono in gran parte comparse - al di là di alcuni articoli criticabili che sinceramente condivido - sui quotidiani. Non commento però le dichiarazioni fatte dalla collega perché non ho la possibilità di telefonare ai familiari né ho avuto modo di mettermi in contatto con i missionari del...
PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di fare silenzio e di consentire all'onorevolePag. 65Volontè, così come agli altri deputati, di intervenire con il massimo di tranquillità.
LUCA VOLONTÈ. Sottosegretario Danieli, sono rimasto molto perplesso dalla gestione di tutta la vicenda perché non ho apprezzato il can can che si è fatto intorno alle iniziative per la liberazione di Mastrogiacomo e non apprezzo neanche il silenzio di questi momenti.
Non ho apprezzato e non apprezzo che per alcuni rapiti, italiani e non, intervengano, una settimana sì e una settimana no, direttamente il Ministro degli affari esteri o il Presidente del Consiglio con il Governo dei Paesi in cui si trovano gli italiani rapiti; che nei confronti, invece, di don Giancarlo Bossi abbiamo dovuto attendere di chiamarla, in aula, per una comunicazione, altrimenti non avremmo avuto notizie dettagliate.
Mi sembra che abbia fatto alcuni distinguo, onorevole Danieli, che non le fanno onore.
Era forse scontato dire che padre Bossi si trovava in una zona pericolosa del Paese: non c'era bisogno di sottolinearlo, ma lei lo avrà fatto per dare ancora maggiore enfasi all'impegno che il nostro Governo riporrà nella soluzione della questione.
Mi sembra abbastanza parziale dover distinguere tra la minaccia criminale e l'impegno jahidista in quell'area del Paese, dove sono stato qualche giorno fa: mi sembra che tutti gli osservatori del Paese, non solo internazionali, ma anche nazionali, al di là degli apprezzamenti o meno della collega di Rifondazione comunista, concordino sul fatto che vi sono bande di esponenti legate esclusivamente alla guerriglia islamica, che svolgono anche attività criminale. Non si capisce, quindi, quale sia questa differenza, in quel particolare luogo di quella nazione.
Signor Viceministro, non ho sentito niente sulla collaborazione, semmai essa vi sia, tra i nostri servizi segreti e quelli di altri Paesi per la liberazione dell'ostaggio Giancarlo Bossi, mentre essi hanno operato in diverse aree del mondo per le altre liberazioni, non ultime, più volte, quelle dei tecnici dell'ENI. Non so - e lei non lo ha detto - quale tipo di rapporto vi sia tra la nostra ambasciata o tra il Governo italiano e le truppe militari degli Stati Uniti, che da anni sono tradizionalmente impegnate in quel Paese per cercare, in un contesto di collaborazione di tutta l'area asiatica, una soluzione con il Governo filippino del problema del rispetto del diritto interno da parte di tutti i cittadini filippini, insieme al tentativo di sconfiggere la guerriglia islamica.
Non metto in dubbio che vi siano alcune persone e alcuni confratelli di padre Bossi - così ci è stato comunicato qualche minuto fa - che chiedano particolare cautela nelle comunicazioni. Non metto neanche in dubbio che tale particolare cautela sia stata la fonte del silenzio del Governo sulla vicenda negli ultimi giorni.
PRESIDENTE. Onorevole Volontè, concluda.
LUCA VOLONTÈ. Concludo, Presidente. Sottolineo soltanto che non è accettabile - e non sarebbe accettabile - che la Farnesina si impegnasse in modo diverso nei confronti di cittadini dello stesso Stato. Purtroppo, signor Viceministro, le lacune della sua relazione - è inutile che scuota la testa - sono molto ampie, anche sotto tale aspetto (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bricolo. Ne ha facoltà.
FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, voglio esprimere la massima vicinanza del gruppo della Lega Nord Padania ai familiari di padre Giancarlo Bossi e a tutta la comunità cattolica di Abbiategrasso, suo paese d'origine. Ricordo padre Bossi come un missionario molto amato nelle zone in cui ha operato, una persona stimata dalle popolazioni locali, un sacerdote che ha sempre lavorato per aiutare chi soffre e chi vive in situazioni particolarmente difficili.Pag. 66
Voglio ringraziare anche chi, in questo momento, si sta adoperando per la sua liberazione: il personale della nostra ambasciata e le forze di polizia locali delle Filippine.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 17,30)
FEDERICO BRICOLO. Come ricordava il collega Volontè, di certo non possiamo ringraziare per l'informativa resa il Governo, che ha riferito informazioni già riportate ampiamente, nei giorni scorsi, sui giornali: nulla di nuovo è stato riferito oggi al Parlamento. Non possiamo certo ringraziare soprattutto - lo dico in modo molto chiaro - il comportamento dei partiti della maggioranza di centrosinistra. È evidente che, per il centrosinistra, vi sono rapiti e sequestrati di serie A e di serie B. La deputata di Rifondazione comunista, prima, chiedeva il silenzio. Noi ricordiamo, invece, le manifestazioni di piazza che avete organizzato, le mobilitazioni a favore della Sgrena, di Mastrogiacomo, delle due Simone. Portavate le persone in piazza per chiedere la liberazione degli ostaggi. Ricordiamo che Veltroni che utilizzava il Campidoglio per esporre le grandi fotografie dei sequestrati, invece adesso chiedete il silenzio.
Quelli erano sequestri sicuramente difficili in territori assolutamente difficili, come quello di cui purtroppo oggi stiamo parlando. È evidente, dunque, che il comportamento di questa maggioranza dimostra il fatto che gli amici degli amici devono essere difesi.
Come ricordava Volontè, ed è giusto citarlo, il Ministro D'Alema interviene un giorno sì e uno no per chiedere la liberazione, per esempio, di Hanefi, amico filo-talebano di Gino Strada. In merito, è intervenuto anche il Presidente del Consiglio, che in quel periodo ha telefonato a Karzai. In quella occasione, si è quasi aperta una crisi di Governo per riuscire ad arrivare alla liberazione di Mastrogiacomo. Oggi, invece, vi è il silenzio assoluto dei rappresentanti della Farnesina al Governo, ma soprattutto dei partiti di questa maggioranza. Credo che sia giusto, invece, dire come stanno le cose.
La Lega Nord Padania vuole aderire anche all'appello di Magdi Allam che, sul Corriere della sera di oggi, invitava i partiti, ma anche le varie associazioni presenti sul territorio del nostro Paese, a manifestare a favore della vita, della dignità e della libertà dei tanti cristiani che in questo momento sono perseguitati nel mondo, e soprattutto - diciamolo - nei Paesi islamici. Infatti, questa è la realtà dei fatti.
Noi dobbiamo esprimere la nostra solidarietà e, per questo motivo, andremo in piazza, quando sarà organizzata la mobilitazione, probabilmente già il 30 di questo mese, per sostenere i diritti dei tanti cristiani, che in questo momento purtroppo non sono garantiti nei Paesi islamici. È giusto che l'Occidente, ed anche il nostro Paese, riflettano su questi aspetti. Non è possibile tollerare l'intolleranza dei governanti dei Paesi islamici, che a casa loro perseguitano i cristiani e che, invece, quando vengono a casa nostra, chiedono reciprocità. La reciprocità ci deve essere per tutti, quindi è evidente che i diritti che noi garantiamo a chi viene nel nostro Paese debbano essere assicurati anche ai cristiani che vivono in quei Paesi, in tutto il Medio Oriente.
È giusto anche riflettere - cosa che si fa poco in questo Parlamento - sui problemi dell'immigrazione islamica a casa nostra, visti i propositi di questo Governo di portare avanti un provvedimento come quello Amato-Ferrero, che di fatto aprirà le frontiere del nostro Paese. Chiunque potrà entrare nel nostro Paese e sappiamo quanti dai Paesi islamici vogliono entrarci. Purtroppo, se non riusciremo a bloccare tale provvedimento, che voi volete portare avanti, saremo costretti a subire un'invasione di persone che arrivano dai Paesi islamici.
Vi dico molto chiaramente - la campagna elettorale l'abbiamo fatta tutti - che sul territorio la gente pensa che siano già troppi gli islamici presenti nel nostro Paese ed è giusto, dunque, intervenire sulla Bossi-Fini e sulle previste quote diPag. 67entrata, per bloccare l'afflusso di extracomunitari, che dai Paesi del Medio Oriente, dall'Africa Sahariana e dai Paesi islamici vogliono entrare nel nostro Paese.
Credo che su questo tema la retorica e le parole di circostanza non siano sufficienti, ma che sia giusto metterci la faccia e dimostrarlo con gli atti parlamentari. Presenteremo delle mozioni a sostegno dei cristiani perseguitati, ma soprattutto del rispetto dei diritti. Chi viene a casa nostra deve accettare le nostre regole ed è giusto che la Farnesina e i rapporti diplomatici che si hanno con questi Paesi partano dal presupposto della reciprocità dei diritti. Se noi li garantiamo, anche i cristiani che vivono in quei Paesi devono averli garantiti. (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, devo subito dire che provo persino un po' di pena per alcuni interventi che ho ascoltato oggi in quest'aula, perché mi sono sembrati più attenti alla polemica politica che alle sorti della nostro concittadino, padre Giancarlo Bossi.
Ho sentito qui riecheggiare le polemiche che ci sono già state nei giorni scorsi, secondo le quali, alla fine, ciò che conta per alcuni è soltanto poter dire che Prodi e D'Alema sono più attenti ai terroristi amici di Gino Strada che alla vita di padre Bossi.
CARLO CICCIOLI. Questo però è un po' vero!
LUCA VOLONTÈ. È una disparità di trattamento davanti alla legge!
FABIO EVANGELISTI. Questa è una volgarità che viene ripetuta in questo momento, mentre io confido - e ringrazio il Governo per la sua informativa - che il Governo metta per la liberazione di padre Bossi lo stesso impegno, che ha profuso per ogni altro nostro concittadino rapito in Iraq, in Afghanistan, in Nigeria e nella striscia di Gaza.
Poi certo, se serve anche un momento di discrezione, di riservatezza - quanto mai opportuna anche nelle parole dello stesso Pontificio Istituto delle Missioni Estere -, credo che tale richiesta andrebbe accompagnata con attenzione, ribadendo semmai in questa Assemblea soprattutto, per non dire soltanto, la preoccupazione per la scomparsa di padre Giancarlo Bossi, manifestando solidarietà alla sua famiglia, ai suoi correligiosi e al Pontificio Istituto delle Missioni Estere.
Tra l'altro, è stato ricordato che, ad oggi, non è il solo a trovarsi in quelle condizioni, in quella realtà. Alcune fonti hanno ipotizzato nella vicenda un possibile coinvolgimento del Fronte islamico di liberazione moro, un movimento separatista indipendentista che risulta essere attivo nella zona di Mindanao. Il portavoce del MILF, Eid Kabalu, ha però ribadito in diverse occasioni l'assoluta estraneità di tale movimento in ordine alla scomparsa di padre Bossi. La voce ufficiale del Fronte, inoltre, ha indicato nella persona di Abdusallam Akiddin uno dei possibili responsabili della cattura, ma proprio pochi minuti fa padre Zanchi, il superiore generale del PIME, ha smentito che ciò possa essere vero; tuttavia, non vi è dubbio che la situazione è talmente complessa e difficile che notizie, comunicati e smentite si possono rincorrere senza avere la possibilità di intelligere adeguatamente il filo che le lega. Secondo alcune fonti locali, tra l'altro, Akiddin, conosciuto ai più come «comandante Kiddie», sarebbe addirittura un rinnegato del MILF, successivamente entrato a far parte di Abu Sayyaf, la ormai tristemente nota organizzazione fondamentalista islamica della rete di Al Qaeda. Altre fonti, invece, imputerebbero ad Akiddin l'appartenenza ad un gruppo di criminali locali estraneo alla lotta di matrice politico-religiosa.
Come si vede, è una situazione complessa e difficile. Le ipotesi che si sono rincorse in questi giorni, repentinamente orientate verso la pista del fondamentalismoPag. 68islamico, vanno dunque quanto meno riconsiderate, o almeno trattate con la dovuta attenzione.
Due considerazioni mi sembrano però d'obbligo, in merito a questa vicenda e ai risvolti con cui essa si sta arricchendo. In primis, secondo una nota del Partito Comunista delle Filippine, confermata dal Governo di Manila, forze di intelligence statunitensi stanno aiutando la polizia locale nella ricerca del missionario sparito lunedì scorso. A me, francamente, non sembra una grande notizia: immagino che non sia l'unica organizzazione di intelligence ad operare, però, pur non volendo dare credito all'interpretazione dietrologica che il Partito Comunista delle Filippine dà in merito al sostegno degli Stati Uniti all'esercito filippino, una qualche preoccupazione una notizia del genere non vi è dubbio che la presenti, insieme a qualche motivo di riflessione. Dobbiamo tenere presente che l'intelligence americana è impegnata, in territorio straniero, nella conduzione di un'operazione che potrebbe effettivamente trovare, in questa vicenda di padre Bossi, un valido pretesto a favore di interventi lesivi della sovranità popolare filippina e provocare una radicalizzazione dello scontro religioso. Mi sembra opportuno, se non necessario, raccogliere - e questo lo dico, con tutta la stima di cui sono capace, all'onorevole Volontè: vorrei che lui per primo lo facesse - l'appello ...
PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, la prego di concludere.
FABIO EVANGELISTI. Concludo, Presidente. Mi riferisco all'appello che Gaudencio Rosales, cardinale di Manila, ha lanciato proprio nella giornata di ieri, per evitare ogni tipo di generalizzazione, puntando il dito contro l'Islam. Secondo le parole del cardinale Rosales, infatti, nella zona di Mindanao operano diversi gruppi di criminali comuni intenti a saccheggiare e sequestrare in cambio di un riscatto, criminali ai quali, con molta probabilità, è imputabile il rapimento del prete italiano.
Pertanto, davvero, evitiamo qualsiasi ipotesi di «crociate»: abbiamo bisogno di dialogo, non di scontri di civiltà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tranfaglia. Ne ha facoltà.
NICOLA TRANFAGLIA. Signor Presidente, come gia è avvenuto in passato per altri, abbiamo appreso con molto dispiacere la notizia del rapimento di un altro religioso italiano nelle Filippine. Le notizie che abbiamo di padre Giancarlo Bossi, pur non conoscendolo, testimoniano di un religioso che lavora dal 1980 nelle zone ricordate e che opera in situazioni di miseria e di difficoltà della popolazione che ha pochi esempi simili in tale parte del mondo. Riteniamo perciò di dover ringraziare il Governo per l'informativa che ci ha fornito e per l'azione che l'unità di crisi della Farnesina e il Ministero degli affari esteri stanno conducendo. Mi sembra un po' avventato, come hanno fatto alcuni colleghi, puntare il dito su un gruppo terroristico o su un altro, quando le informazioni - per ciò che sappiamo - non escludono alcuna pista e dunque dovranno ancora essere valutate.
Mi sembra giusto che il Governo italiano si impegni, come avvenuto in altri casi, a fare tutto il possibile per portare l'attuale ostaggio dei rapitori a casa il più presto possibile. Ci rendiamo anche conto di come la comunità italiana che il sacerdote ha lasciato e in cui è popolare aspetti con ansia le notizie. Sono a conoscenza di come, purtroppo, nella zona anzidetta operano centinaia di religiosi e di religiose italiani in una situazione di guerra e di guerriglia estremamente pericolosa. D'altra parte, mi pare che il Ministero degli affari esteri, oltre ad avvertire i religiosi di non rimanere nell'area ricordata, nulla possa fare di fronte alla forza del credo della missione religiosa, che sicuramente è presente nella zona di cui si tratta e da cui sicuramente la comunità suddetta trae elementi di forza. Il Parlamento italiano vorrà essere informato ancora del seguito di questo rapimento e manifesto, a nome dei Comunisti Italiani, la nostra solidarietàPag. 69e la nostra attenzione per il rapimento in questione, come per molti altri episodi analoghi che abbiamo dovuto registrare negli ultimi anni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cassola. Ne ha facoltà.
ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, il gruppo dei Verdi ringrazia il Viceministro e apprezza l'informativa esposta che dimostra come il Governo italiano si stia adoperando per salvare padre Bossi dai suoi rapitori, così come ha fatto con tutti gli altri italiani caduti in mano di altri rapitori, anche in altre aree del mondo.
Mi dispiace che vi siano colleghi come l'onorevole Bricolo che strumentalizzano l'episodio per poi svolgere un intervento dedicato solo alla cosiddetta legge Bossi-Fini, al solito discorso sull'immigrazione - che faremo in Assemblea quando presenteremo il nuovo provvedimento in merito -, perché ora non è sicuramente il caso di dividerci. Chiede, l'onorevole Bricolo, la reciprocità: che dovremmo fare,? Rapire qualcheduno qui a Roma? Tanto si è già fatto: Abu Omar è stato già rapito in Italia (Commenti di deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
Lasciando da parte le battute, apprezziamo molto il fatto che il Governo stia dando una priorità a questa questione evitando, come ha detto il Viceministro Danieli, azioni che possono compromettere l'incolumità dell'ostaggio. Mi chiedo, però, se il fatto che alla ricerca stiano partecipando forze americane, anche con un aereo spia, come sembra dalla lettura delle agenzie di stampa, possa aiutare a mantenere tranquille le cose. Mi chiedo inoltre se il Governo italiano sia in contatto con il Governo americano per avere ragguagli circa tali lanci di agenzia.
Un altro aspetto di cui si potrebbe discutere, e che forse potrebbe essere d'aiuto, riguarda i precedenti rapimenti, quello di padre Benedetti, durato sessantotto giorni di prigionia, e quello di padre Pierantoni, durato sei mesi; però pochi giorni fa, il 31 maggio, è stato rapito, proprio nella stessa zona, un cittadino tedesco, il quale è stato rilasciato pressoché immediatamente - secondo le agenzie - anche grazie all'intervento del MILF, il Moro islamic liberation front. Mi chiedo se il Governo italiano sia in contatto con Frank-Walter Steinmeier, il Ministro degli affari esteri tedesco, il quale magari potrebbe fornire alcuni suggerimenti su come si sia sviluppata la vicenda in questi giorni, considerando che si tratta del caso più recente ed attuale. Sicuramente noi preferiremmo la strada pacifica, quella delle ONG e delle persone che lavorano sul territorio delle Filippine.
Per concludere, non bisogna strumentalizzare, come ho detto, e cercare di creare una frattura tra l'Islam e il cattolicesimo. Come è già stato detto dai miei colleghi, proprio il cardinale di Manila - ma non lo ha ascoltato l'onorevole Bricolo - ha dichiarato: per favore non incolpate l'Islam! Infatti, ricordiamoci, come ha affermato la collega di Rifondazione Comunista, che le Filippine sono un Paese a stragrande maggioranza cattolica e che le centinaia e centinaia di morti che avvengono in tale Paese, frutto delle beghe e delle lotte locali, colpiscono indifferentemente islamici e cattolici.
Non si tratta, quindi, solo di una questione religiosa, tant'è che proprio il caso di padre Bossi ha indotto gli esponenti della comunità musulmana di Mindanao a chiederne la liberazione ai rapitori, così come i vescovi delle Filippine hanno chiesto di liberarlo, ed anche Papa Benedetto XVI ha lanciato il medesimo appello: si tratta dunque di una questione «multicredo», non di un avvenimento che sta separando le persone a seconda della loro religione. Confido, pertanto, nel fatto che il Governo ci terrà al corrente degli sviluppi della vicenda e che continuerà ad adoperarsi, come sempre, per il bene di tutti gli italiani che si trovano in pericolo all'estero.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Picano. Ne ha facoltà.
ANGELO PICANO. Signor Presidente, vorrei esprimere a nome dei Popolari-UdeurPag. 70la solidarietà e la vicinanza al sacerdote italiano rapito, Giancarlo Bossi, al suo istituto, il PIME, ed alla sua famiglia. Padre Bossi è uno dei pionieri del PIME nella penisola di Mindanao; è un sacerdote che ha sempre amato lavorare per i poveri, soprattutto per i contadini della zona, e ha voluto immergersi nella comunità in cui vive: il fatto che parli due dialetti locali significa che si è completamente inserito nella realtà di quelle popolazioni.
Certamente lascia sgomenti la recrudescenza generalizzata contro il mondo religioso, ma siamo convinti che la forza d'animo e la saldezza delle convinzioni umanitarie di persone come padre Bossi non verranno mai a mancare, quale che siano i rischi e le minacce ai quali dovessero far fronte. Abbiamo bisogno davvero di simili testimonianze di vita, proprio per far maturare nella coscienza della gente il rispetto dei diritti individuali e quello della libertà di coscienza.
Abbiamo apprezzato le dichiarazioni del Governo e lo impegno che sta producendo per contribuire alla liberazione del sacerdote. Certamente ci aspettiamo che l'impegno prosegua con la stessa intensità con cui si è proceduto in passato per salvare altri ostaggi. Tuttavia, ci si trova di fronte ad un problema di carattere generale, soprattutto se il rapimento fosse dovuto a motivi religiosi, e si ha bisogno di una pressione a livello mondiale, sia nei rapporti bilaterali sia nell'ambito delle Nazioni Unite, anzitutto affinché sia abolita la pena di morte, ma ancor più affinché vi sia parità di trattamento e di rispetto per le convinzioni religiose in tutto il mondo.
Perché i cristiani sono soggetti, purtroppo, a persecuzioni istituzionali da parte di molti Paesi e a persecuzioni da parte di alcune frange fondamentaliste, specialmente provenienti dal mondo musulmano. Vi è bisogno di un'azione di vasto raggio, soprattutto di sensibilizzazione culturale, ma anche di predisposizione di un codice di autoregolamentazione nelle trasmissioni televisive a livello mondiale, in modo che siano evitati programmi che istighino all'odio religioso, alla violenza contro altre etnie e contro altre credenze. È necessario anche un codice di autoregolamentazione per Internet, che è divenuto uno degli strumenti molto diffusi in tutto il mondo, per far maturare nella coscienza delle popolazioni valori saldi, che abbiano soprattutto la base nel rispetto dei principi di libertà e nel rispetto delle credenze religiose. Per questa ragione ci aspettiamo dal Governo una forte iniziativa per tutelare e garantire i cristiani nel mondo, la cui libertà è sempre più minacciata, così come hanno ricordato molti colleghi precedentemente intervenuti. Vi è bisogno di offrire sicurezze ai nostri cittadini, ma anche di dare la sensazione che ci battiamo per un mondo in cui alla base della convivenza civile vi sia il rispetto della persona e, soprattutto, il rispetto della coscienza individuale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, voglio ringraziare il rappresentante del Governo per l'impegno che ha messo in questa informativa, anche se i risultati che ha portato all'attenzione di quest'Assemblea sono ancora insufficienti. Vorrei ringraziare anche il collega Volontè, per avere chiesto con insistenza e aver ottenuto questa informativa. Il Governo italiano però, secondo noi socialisti, rimane un po' troppo silenzioso davanti all'integralismo islamico che rapisce e uccide; ai missionari che, in ogni parte del mondo, sono sempre più in pericolo di vita; all'intolleranza islamica che intimidisce, minaccia e violenta; allo sgozzamento di tre lavoratori di una casa editrice in Turchia perché stampavano la Bibbia; al rapimento di questo «gigante buono», padre Bossi, così definito dai suoi superiori, rapito, si pensa, dal Moro islamic liberation front, mentre andava in chiesa, o da milizie comuniste o banditi comuni o, ancora, da guerriglieri vari, ma ciò non ha importanza: il risultato è che padre Bossi non è più tra i suoi, nella sua chiesa, tra i suoi fedeli.Pag. 71
Alla politica, al Governo e al Parlamento, non alla religione, spetta il dovere di rapportarsi con le nazioni ove vengono perseguitati i cristiani, applicando il principio di reciprocità. Concordo con le parole dell'allora Cardinale Biffi, quando affermava che alla Chiesa spetta il compito di evangelizzare gli immigrati islamici in Italia e di accoglierli nei centri della Caritas per l'assistenza e le cure dopo gli sbarchi, ma allo Stato e al Governo compete la selezione delle migrazioni, nel numero e nella qualità, e pure il compito di una politica di immigrazione improntata anche alla reciprocità.
Cosa dovrebbe fare un Governo serio e capace, signor Viceministro? Pressioni diplomatiche nei rapporti con i Paesi in questione, denunce alle organizzazioni internazionali, condizionamento della partnership economica al rispetto della libertà religiosa - volgarmente, al limite, si può parlare di embargo economico -, coordinamento di una politica dell'Unione europea in questo campo, selezione dell'immigrazione nel nostro Paese, anche per una finalità di sicurezza dei nostri cittadini. Bisogna avere la capacità di organizzare una rete tra l'intelligence nostrana e i servizi di tutti gli Stati, in collegamento tra loro. Apprendere, in quest'aula, che l'intelligence americana è scesa in campo, mi conforta.
Padre Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, ha detto: «Quella dei rapimenti è una piaga terribile, sono espressione di violenza e di viltà, e il fatto di approfittare anche di condizioni di persone deboli e indifese e dedicate al servizio di pace e di carità va condannato» Allo stesso modo, va condannato il Governo per non aver pensato a come proteggere i cristiani nelle zone «calde» del pianeta.
Solo la laicità di questo Governo, intesa come indifferenza, può considerarsi estranea a questi motivi. Noi socialisti, in quanto laici, invece, la pensiamo diversamente. Li dobbiamo considerare martiri - proprio perché cristiani - e invitiamo il Governo a proteggere tutti i cristiani in missione nel mondo, come un aspetto fondamentale della politica estera di uno Stato occidentale che si rispetti! Padre Bossi deve essere liberato, ma nessun altro cristiano deve essere rapito, con una prevenzione che significa politica estera di tutela di tutti i cristiani!
Per concludere, la domanda - in mezzo a questo silenzio assordante, signor Viceministro - è una, e una sola, per noi socialisti riformisti: perché padre Bossi non è come le due Simone, la Sgrena e Mastrogiacomo? Perché? [Applausi dei deputati dei gruppi DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
LUCA VOLONTÈ. Bravo!
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 18,20 con immediate votazioni.
La seduta, sospesa alle 18, è ripresa alle 18,20.