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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Iniziative per una politica europea comune in materia di immigrazione - n. 3-00979)
PRESIDENTE. L'onorevole Cassola ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00979 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).
ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, signor Ministro, come abbiamo visto, le tragedie umanitarie nel Mar Mediterraneo nel corso delle ultime settimane sono davanti agli occhi di tutti. È evidente che ogni Paese deve impegnarsi nel salvare le vite umane nelle proprie zone di competenza e vi deve essere maggiore cooperazione tra gli Stati per affrontare efficacemente il problema dell'immigrazione clandestina.
Il programma di questo Governo titola uno dei capitoli relativi alle politiche dell'immigrazione: «Gestire l'immigrazione con l'Europa e col mondo», sottolineando la necessità di gestire e governare in maniera efficace le migrazioni internazionali con efficaci forme di collaborazione tra Paesi di destinazione e con i Paesi di origine e di transito.
In questa ottica, vorremmo conoscere cosa intende fare il Governo italiano presso le istituzioni europee perché l'Unione europea adotti una politica comune riguardo l'immigrazione e affinché il concetto di solidarietà venga tradotto in pratica, con tutti i 27 Paesi membri, che contribuiscano fattivamente al coordinamento e alla cooperazione nelle operazioni di soccorso nel Mar Mediterraneo, coinvolgendo in quest'ambito anche le autorità libiche.
PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.
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GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Il problema delle ricorrenti tragedie dell'immigrazione nel Mediterraneo è costantemente oggetto dell'attenzione del Governo. La pericolosità del passaggio dall'Africa all'Europa tramite barconi e imbarcazioni di vario tipo e foggia dirette verso le isole che formano la frontiera più esterna dell'Unione europea - le Canarie, Lampedusa, Malta - è indubbiamente un problema europeo, che nessuno Stato può pensare di risolvere singolarmente.
La normativa internazionale, le regole europee e il senso comune convergono nell'imporre l'obbligo di salvataggio in mare quando delle vite sono in pericolo. L'Italia sta facendo il suo dovere intervenendo sia nelle proprie acque territoriali, sia andando a prestare soccorso, in caso di necessità, in zone talvolta relativamente lontane.
L'Italia partecipa attivamente all'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne (Frontex) di cui è il secondo contributore in mezzi e la cui costituzione era stata invocata già dal 2000 dall'allora Presidente del Consiglio Amato.
Tra pochi giorni verrà avviata un'operazione comune europea nell'ambito di Frontex, denominata operazione Nautilus, destinata al pattugliamento del Mediterraneo meridionale. Tale operazione permetterà sia di contrastare l'immigrazione irregolare, sia di individuare le situazioni di emergenza in mare, riducendo così le perdite di vite umane con una struttura flessibile e in un ambito di condivisione dei costi.
Per assicurare pieno successo a tali operazioni è necessario ricercare la partecipazione alle operazioni di pattugliamento da parte della Libia, con la quale è già stata migliorata in altri campi la cooperazione al contrasto dell'immigrazione clandestina. Questa cooperazione va comunque ricercata in un contesto scrupoloso di rispetto dei diritti umani.
Da molti anni l'Italia fa presente in sede europea la necessità di introdurre dei meccanismi di condivisione dei costi di soccorso e di asilo. Il regolamento europeo Dublino 2 attribuisce l'obbligo di trattare la domanda di asilo al primo Paese di transito nell'Unione e, così facendo, pone un peso elevato sulle spalle dei Paesi che costituiscono la frontiera sud dell'Unione.
Il libro verde della Commissione europea, presentato il 6 giugno scorso, ricorda che entro la fine del 2010 verrà adottato un sistema europeo comune in tema di asilo e riconosce che gli obiettivi della seconda fase dovrebbero essere sia di raggiungere più elevati standard comuni di protezione dell'Unione europea, sia di assicurare un maggior grado di solidarietà tra gli Stati membri.
L'Italia intende continuare a lavorare in sede europea in tale direzione.
Vorrei infine ricordare che, oltre ad assicurare la sicurezza in mare e il pieno rispetto del diritto di asilo in un ambito di giusta di distribuzione dei costi tra i paesi, servono anche altre misure per scoraggiare i viaggi della disperazione e l'immigrazione clandestina: è necessario offrire agli aspiranti migranti dei canali di ingresso ai lavori legali effettivamente percorribili, in misura compatibile con le necessità dell'economia italiana e con le possibilità di integrazione.
Il Governo ha approvato un disegno di legge delega di riforma del testo unico sull'immigrazione proprio per completare in maniera costruttiva la combinazione di misure necessarie a contrastare l'immigrazione clandestina, il traffico di persone e lo sfruttamento.
PRESIDENTE. L'onorevole Cassola ha facoltà di replicare.
ARNOLD CASSOLA. Signor Ministro, sono parzialmente soddisfatto della risposta del Governo, perché mi preoccupa proprio la mancanza di solidarietà che ancora esiste tra i paesi dell'Unione europea, che di fatto stanno lasciando soli Malta, Spagna e Italia nell'affrontare questo problema. Non è possibile che vari paesi membri dell'Unione non si curino di tale questione: si tratta di un problema europeo di cui devono farsi carico tutti iPag. 5327 Stati e, a tal proposito, noto anche un senso di frustrazione da parte del commissario Frattini per la mancata partecipazione di certi paesi.
Un altro grande problema che lei ha menzionato è costituito dall'atteggiamento della Libia, in relazione al quale non mi sembra vi siano grandi segni di cambiamento. Le autorità libiche non si stanno adoperando per salvare vite umane ed evitare tragedie umanitarie, nonostante le continue sollecitazioni: questo è inaccettabile. Inoltre, il problema è ulteriormente complicato dal fatto che la Libia non ha firmato la Convenzione di Ginevra del 1951, che tutela i diritti fondamentali della persona.
Mi sembra che l'Unione europea non stia insistendo con il vigore dovuto con le autorità di Tripoli, in merito a questa delicata materia. Non vorrei che gli interessi commerciali di Malta con la Libia, gli interessi riguardanti il rifornimento di gas libico all'Italia, la vendita di un sistema missilistico alla Libia da parte di Tony Blair, stiano impedendo ai governi europei di parlare in maniera chiara alle autorità libiche di cosa significhi il rispetto per i diritti umani e per il valore della vita.
Sono convinto che il Governo italiano farà ben presente alla Commissione europea che la dignità delle persone non può e non deve mai essere oggetto di baratto con alcun interesse economico.