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Seguito della discussione delle mozioni Maroni ed altri n. 1-00050, Volontè ed altri n. 1-00161, Migliore ed altri n. 1-00178, Ranieri ed altri n. 1-00179, Zacchera ed altri n. 1-00180 e De Zulueta ed altri n. 1-00181 sul rilancio del processo di integrazione e sull'allargamento dell'Unione europea (ore 10,09).
(Intervento e parere del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Famiano Crucianelli, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni e sulla risoluzione presentate.
FAMIANO CRUCIANELLI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, onorevoli deputati, vorrei fare qualche breve considerazione, prima di esprimere la valutazione del Governo sulle mozioni e sulla risoluzione che sono state presentate. Si tratta di una discussione che ormai si sta protraendo da lungo tempo: abbiamo iniziato a discutere durante gli avvenimenti che hanno accompagnato il cinquantesimo anniversario dei Trattati di Roma. La discussione che allora iniziammo non terminò con un voto ed oggi la stiamo continuando e portando a conclusione.
Come sapete, oggi pomeriggio si terrà sul tema una riunione del Consiglio europeoPag. 2particolarmente complicata e difficile. La situazione, come la stessa Presidente Angela Merkel ha più volte ripetuto nel corso degli ultimi giorni, è complessa e dall'esito ancora incerto.
È giusto - come è stato affermato da autorevoli padri dell'Europa - che l'Europa si costruisce e si costruirà un passo alla volta, ma è assolutamente evidente che il passaggio che abbiamo dinnanzi segnerà un periodo e una fase che potremmo definire storici. Il Trattato costituzionale rappresenta uno di quei passaggi: il suo successo - o insuccesso - lascerà non poche tracce, in positivo o in negativo, sull'evoluzione dell'Europa.
La situazione è nota: diciotto Paesi hanno approvato il Trattato costituzionale ed altri quattro hanno più volte affermato il loro accordo con la sostanza del Trattato costituzionale. Ve ne sono altri cinque, invece, che, per varie ragioni, hanno espresso dubbi, perplessità e contrarietà, fino a giungere ai referendum francese ed olandese, che hanno registrato un pronunciamento popolare contro il Trattato costituzionale.
La natura del confronto in sede di Consiglio europeo è chiara nei suoi limiti: fra i Paesi contrari al Trattato costituzionale alcuni, appartenenti all'area dell'ex Unione sovietica - mi riferisco, in particolare, alla Repubblica Ceca e alla Polonia - sono in qualche misura gelosi - anche comprensibilmente - della loro identità nazionale e hanno problemi a delegare funzioni e poteri a livello europeo.
Vi è inoltre un'altra posizione classica e più antica, che concepisce fondamentalmente l'Europa come un'area di libero scambio economico e come un'area commerciale, ma che è sufficientemente contraria - non voglio dire ostile - a ulteriori processi di integrazione politici e istituzionali dell'Europa.
La posizione che il Governo italiano ha sostenuto, anche in continuità con la posizione antica che il Parlamento italiano ha più volte ribadito, è chiara: noi sosteniamo che è necessario fare un passo in avanti importante sul terreno dell'integrazione politica e istituzionale.
È un passaggio importante, perché l'idea, che qualche Paese continua ad avanzare, che restando così come stiamo, cioè fermandoci ai trattati di Nizza, tutto resterebbe identico, è sbagliata.
Ormai siamo ad un punto nel quale o si fa un passo in avanti vero o, altrimenti, il rischio più forte è quello di fare dei solidi passi indietro.
Vorrei solo citare un fatto importante relativo ai rapporti con la Russia. Come voi sapete, l'accordo di partenariato strategico fra la Russia e l'Europa è saltato per l'opposizione esplicita della Polonia, in relazione all'esportazione di carni polacche in Russia. Tutto ciò ha messo in moto un meccanismo che sta facendo compiere dei passi indietro molto gravi rispetto ai rapporti con la Russia. Vi è ormai un processo di bilateralizzazione dei rapporti di diversi Paesi con la Russia. L'interlocuzione tra Europa e Russia perde sempre più velocità. Nella sostanza, quindi, è un colpo non a questo o a quel Paese, ma al processo di integrazione europea. Ora ogni Paese sta camminando per conto suo.
In questo senso, o maturano le condizioni - e l'auspicio è che il prossimo Consiglio europeo possa farlo - per cui il passaggio ad un processo di integrazione politica e istituzionale avrà una maggiore intensità o, altrimenti, vi sarà il rischio reale di compiere ulteriori passi indietro.
La decisione che abbiamo sostenuto nel corso di questi mesi e che sosterremo all'interno del Consiglio europeo è proprio quella di difendere la sostanza del Trattato costituzionale.
È del tutto evidente che bisognerà accogliere alcune delle istanze che vengono proposte - come la Presidenza tedesca in qualche modo ha già fatto intendere - relative soprattutto alla struttura del Trattato costituzionale, ma i punti su cui non è possibile accettare passi indietro sono quelli di sostanza che riguardano la prima e la seconda parte del Trattato costituzionale.
Mi riferisco alla personalità giuridica unica e al superamento dei tre pilastri, all'estensione dei criteri per avere una maggioranza qualificata, al Ministero degliPag. 3esteri e al primato del diritto comunitario. Vi sono anche altri elementi importanti, ma i suddetti punti costituiscono la base fondamentale per poter realmente procedere ad una più forte istituzionalizzazione dei meccanismi che possono permettere all'Europa di decidere nei passaggi più importanti.
Allo stesso modo, è importante riuscire a conservare il valore vincolante della Carta dei diritti. Sono consapevole che vi sono diverse opinioni, anche all'interno di quest'Assemblea, ma è del tutto evidente che passare da un sistema di valori generico a un sistema di valori che ha invece una sua pregnanza giuridica consente di compiere un salto di qualità. È altrettanto evidente, inoltre, che in questa fase la Carta dei diritti rappresenta un punto di unità fra le diversità di opinioni.
La posizione più ostile verso la Carta è espressa dalla Gran Bretagna, che ne mette in discussione le interferenze sulla propria legislazione sociale. Vi sono, invece, posizioni del tutto opposte, che sono state sostenute anche all'interno di quest'Assemblea.
La Carta rappresenta, quindi, un punto di sintesi di posizioni che riguardano i principi che devono ispirare l'Europa, che dovrebbero assumere però un valore vincolante. Siamo contrari, invece, al fatto che i principi di Copenaghen possano essere assorbiti, come è stato proposto per esempio dall'Olanda, all'interno del Trattato in sostituzione della Carta dei diritti. Ciò, infatti, sarebbe un chiaro messaggio sul terreno, anch'esso fondamentale, dei meccanismi di allargamento.
Su questo punto voglio esprimere un'ultima considerazione. L'Italia ha sempre sostenuto i processi di allargamento. Cinquant'anni fa, come è stato detto più volte, i Paesi che costituivano il nucleo motore di questo processo erano sei, mentre oggi si è giunti a ventisette, con un salto, avutosi nel 2004, che ha portato all'allargamento da quindici a venticinque Paesi.
Abbiamo sempre sostenuto tale processo di allargamento, consapevoli, soprattutto in questa ultima fase, che il massiccio allargamento avrebbe rappresentato un punto di riferimento importante per i Paesi che andavano incontro a una grande precarietà sul terreno economico, sociale e finanziario e della loro stessa identità politica e democratica.
È del tutto evidente, come possiamo constatare, che tale allargamento ha anche comportato problemi e processi complessi all'interno dell'Europa.
Tuttavia, ora ci troviamo ad un punto in cui i processi di allargamento non possono che accompagnarsi a quello che viene chiamato l'approfondimento istituzionale e politico dell'Europa, cioè il fatto che anche i meccanismi che solidificano il progetto europeo devono marciare di pari passo con l'Europa.
Da questo punto di vista, allora, le due grandi questioni aperte (cioè la questione balcanica e quella della Turchia, che peraltro - mi riferisco alla seconda - è al centro di alcune risoluzioni qui presentate) sono questioni che l'Italia ha presenti nella loro evoluzione: la prima perché rappresenta un grande contributo alla stabilizzazione di un'area strategicamente importante per il nostro Paese; la seconda perché rappresenta una grande scommessa per il futuro.
Però, affinché tali processi di allargamento possano consolidarsi e realizzarsi, è necessario che vi sia un approfondimento degli aspetti istituzionali e politici dell'Europa ed è necessario che il Trattato costituzionale - che si discuterà da oggi in poi al Consiglio europeo - possa arrivare ad un punto importante e produrre un risultato positivo, altrimenti è del tutto evidente che, insieme ad una compromissione del Trattato costituzionale, registreremo anche una compromissione dei processi di allargamento nel corso del prossimo futuro.
Erano queste, molto schematicamente, le considerazioni che volevo formulare prima di esprimere un'opinione sulle mozioni e sulla risoluzione presentate.
Devo procedere in modo un po' accidentato perché, come sapete e come è stato detto dalla Presidenza, sono statePag. 4introdotte alcune modifiche all'ultimo momento e, quindi, è necessaria un'accurata visione.
Per quanto riguarda la mozione Maroni ed altri n. 1-00050, il Governo esprime un parere contrario: tale mozione, soprattutto nel dispositivo, si concentra sulla Turchia e tale problema è meglio esplicitato dalla risoluzione n. 6-00017 - sempre presentata dal gruppo della Lega Nord - nella quale si afferma, con grande chiarezza, che bisogna interrompere i negoziati di adesione con la Turchia.
Non è questa l'opinione del Governo, non è questo ciò che il Governo ha sostenuto in tutte le sedi. È del tutto evidente che la Turchia, nella sua prospettiva europea, non potrà che adempiere ai criteri e ai principi fondamentali che ispirano l'Europa e la sua democrazia, ma è un processo che siamo interessati a tenere aperto e soltanto alla fine potremo verificare se la Turchia avrà rispettato i criteri fondamentali, che sono basilari per poter essere parte dell'Europa. Pertanto questo è il giudizio sulla mozione Maroni ed altri n. 1-00050.
Anche sulla mozione Volontè ed altri n. 1-00161
(Nuova formulazione) il Governo esprime parere contrario, e lo voglio dire anche con una qualche recriminazione conoscendo le posizioni che l'UDC ha sempre rappresentato in questa Assemblea. La posizione del Governo è negativa avuto riguardo soprattutto ai primi due paragrafi del dispositivo. Nel primo paragrafo, infatti, si riapre la discussione sulla Carta dei diritti e sui principi fondamentali: in merito - come ho già detto - la posizione del Governo è quella di conservare la Carta dei diritti come elemento fondamentale per evitare di schiudere un vaso di Pandora che potrebbe davvero bloccare il processo costituzionale in quanto tale.
La stessa considerazione vale per il secondo paragrafo, dove si chiamano in causa le radici giudaico-cristiane (a proposito ricordo, non a caso, la posizione della stessa Presidenza tedesca, con Angela Merkel - che ne fece a suo tempo anche un punto di iniziativa -, ma devo dire anche dello stesso Presidente Prodi): è del tutto evidente che su tale terreno non è proponibile riprendere la discussione, salvo riaprire una diatriba che potrebbe, a quel punto, rendere ancora più complicata e difficile l'evoluzione del Trattato costituzionale.
Sul terzo paragrafo, non posso che esprimere parere favorevole del Governo, ma lo consideriamo assorbito dai principi, dai valori e dagli orientamenti espressi dal medesimo Trattato costituzionale, mentre sul capitolo relativo alla Turchia cogliamo anche qui un elemento di contrarietà a questo processo - che, peraltro, mi pare reso ancora più esplicito dalla modificazione - e non posso che ripetere lo stesso parere contrario che ho già espresso sulla risoluzione presentata dalla Lega Nord.
Per quanto riguarda la mozione Migliore ed altri n. 1-00178, ne capisco il senso e anche la continuità e la contiguità con la posizione di contrarietà che Rifondazione Comunista ha assunto insieme alla Lega Nord in tale dibattito. Ne capisco anche il senso, ovvero quello di richiamare ad una partecipazione ad un principio di democrazia che oggi in Europa obiettivamente rappresenta un grande problema. Sono assolutamente d'accordo che questa è la questione fondamentale che oggi in Europa dovremo discutere, cioè su come recuperare una partecipazione autentica dei cittadini europei al processo europeo. Però oggi siamo di fronte a un altro tipo di discussione: fermare il processo costituzionale che è in corso e la discussione che si sta svolgendo al Consiglio europeo e riaprire dall'inizio questa discussione con altre modalità vorrebbe dire, molto probabilmente, bloccare il processo stesso e non fare un passo in avanti nella direzione di un processo più democratico ma, probabilmente, paralizzare, almeno per un certo periodo, la prospettiva europea. Il Governo, pertanto, formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario sulla mozione Migliore ed altri n. 1-00178.
Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Ranieri ed altri n. 1-00179Pag. 5(Nuova formulazione), in quanto riproduce in gran parte l'opinione che anche in Assemblea il Governo ha esposto.
Il Governo esprime parere favorevole sul dispositivo della mozione Zacchera ed altri n. 1-00180
(Nuova formulazione) in quanto abbiamo apprezzato la correzione che l'onorevole Zacchera ha compiuto nella giornata di ieri. Tale correzione può permetterci di accettare la mozione, di formulare un pronunciamento favorevole riguardo al dispositivo, in quanto il primo paragrafo, contro cui il Governo si sarebbe pronunciato, è stato spostato nelle premesse.
Da ultimo, il Governo esprime parere favorevole sulla mozione De Zulueta ed altri n.1-00181.
PRESIDENTE Qual è il parere del Governo sulla risoluzione Maroni ed altri n. 6-00017?
FAMIANO CRUCIANELLI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Sulla risoluzione Maroni ed altri n. 6-00017 ho già affermato che il parere del Governo è contrario. La risoluzione esplicita in modo ancora più netto quello che la Lega Nord aveva espresso sulla posizione della Turchia. Già nella mozione Maroni ed altri n. 1-00050 vi era una posizione contraria e lo è a maggior ragione nella risoluzione, che rende ancora più esplicita e netta la loro contrarietà al processo di allargamento alla Turchia.