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Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 10,07).
(Progetto di realizzazione di un impianto eolico nel comune di Vastogirardi (Isernia) - n. 2-00053)
PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse il primo atto di sindacato ispettivo che sarà svolto è l'interpellanza Turco n. 2-00053.
Il deputato Turco ha dunque facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00053, concernente il progetto di realizzazione di un impianto eolico nel comune di Vastogirardi (Isernia) (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 1).
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, anche se presterò molta attenzione a quanto dirà il Governo, vorrei però stigmatizzare il fatto che esso risponde ad un'interpellanza esattamente ad un anno dalla data di presentazione della stessa, con il risultato che, mentre il 10 luglio 2006 l'area di Vastogirardi era ancora intatta, oggi, in località Montarone, campeggiano diciotto aerogeneratori dell'ENEL.
Abbiamo preso come pretesto quanto sta accadendo a Vastogirardi, per denunciare la politica sull'eolico seguita in questo Paese. Su tale argomento, tuttavia, interverrò dopo avere ascoltato le motivazioni e le argomentazioni che il Governo addurrà nella risposta alla mia interpellanza.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Danielle Mazzonis, ha facoltà di rispondere.
DANIELLE MAZZONIS, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, i due interventi nellePag. 2località di cui all'interpellanza sono stati oggetto di un'autorizzazione ambientale della regione Molise a seguito della quale il soprintendente per i beni archeologici del Molise si è recato personalmente sul sito, compiendo un accurato sopralluogo.
Nel territorio di Capracotta non sono emersi elementi di rilievo; nel territorio di Vastogirardi, invece, in zona ancora non interessata dai lavori, affiorano murature e presumibili cisterne, probabilmente del periodo medievale. Lo sbancamento realizzato per la posa in opera delle pale eoliche, un po' più a nord, quasi al limite con il comune di Agnone, ha fatto invece affiorare abbondante materiale archeologico, costituito da frammenti di tegole e coppi e di alcuni vasi. Due frammenti, inoltre, permettono di riferire il ritrovamento ad un insediamento di età ellenistico-romana. A nord-ovest, infine, affiorano murature a secco probabilmente da riferire al medesimo periodo.
È stato pertanto notificato alla ditta e al comune di Vastogirardi l'interesse archeologico dell'area interessata dai lavori, con la conseguente prescrizione che qualsiasi operazione di scavo e di spianamento del terreno dovrà essere eseguita sotto stretta sorveglianza del personale della soprintendenza per i beni archeologici del Molise.
La soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio del Molise ha richiesto alla regione quali iniziative abbia intrapreso in ordine a quanto denunciato dall'associazione WWF ed al comune di Vastogirardi di verificare la rispondenza delle opere alle autorizzazioni rilasciate.
Il comune ha subito precisato di avere acquisito, prima del rilascio del permesso di costruire, lo studio di mitigazione da adottare durante la realizzazione dell'impianto e ha assicurato che i lavori finora realizzati rispondono a quelli autorizzati.
La fase procedurale degli impianti eolici è stata anche oggetto di contenzioso in sede amministrativa, di cui si riportano le fasi. Nel novembre 2001, la regione Molise ha rilasciato autorizzazione paesaggistica alla ditta ERGA Spa, relativa alla realizzazione degli impianti in questione.
In data 21 dicembre 2001, il soprintendente per i beni architettonici e per il paesaggio ha annullato tale autorizzazione; infatti, come si evince dal decreto di annullamento, gli interventi proposti con le loro notevoli dimensioni avrebbero - secondo la sovrintendenza - modificato in modo profondo l'ambiente dichiarato di notevole interesse pubblico, non solo alterando la percezione visiva dei luoghi, ma anche e soprattutto trasformando un'area del territorio a vocazione silvo-pastorale in un'area, invece, di produzione industriale.
Su istanza della ditta ENEL Green Power Spa (il nuovo nome della ex ditta ERGA), è stato presentato un ricorso al TAR del Molise contro il Ministero per i beni e le attività culturali; tale ricorso è stato rigettato dallo stesso tribunale nel maggio 2004. La ditta, quindi, nel dicembre 2004, ha presentato ricorso in appello al Consiglio di Stato, il quale si è pronunciato accogliendo il ricorso con la motivazione che non si può sostenere che la valutazione regionale si sia tradotta «'in un'obiettiva deroga al vincolo', dovendosi considerare, da un lato, che la normativa di piano (...) non impone un divieto assoluto di edificazione, tanto è vero che consente esplicitamente la collocazione di antenne e tralicci (...) e, dall'altro, che» precisa ancora la sentenza « il progetto in questione risponde a elevate finalità di interesse pubblico (...)».
Con nota dell'11 giugno 2007 la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Molise ha riferito che, a seguito della citata sentenza, i lavori sono iniziati il 17 giugno 2006 e in data 28 settembre 2006 sono state già realizzate cinque torri eoliche pienamente funzionanti.
In data 16 maggio 2007 i lavori, come lei stesso ha appena detto, sono ripresi e sono tuttora in corso.
Occorre osservare che la Carta europea del paesaggio (ratificata con legge n. 14 del 2006) ha inciso, in modo importante, in materia di tutela del patrimonio culturale, estendendo la tutela allo sviluppo di tutto il territorio.Pag. 3
Con questa logica deve essere anche letto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 dicembre 2005, che si caratterizza, in realtà, come una sorta di manuale tecnico-operativo, contenente linee guida sugli impianti eolici, in particolare al punto 4.2 dell'allegato.
Inoltre, nel dicembre 2006 il Ministero per i beni e le attività culturali ha pubblicato le Linee guida per l'inserimento paesaggistico degli interventi di trasformazione territoriale nell'ambito delle quali sono inseriti puntuali suggerimenti per la progettazione e la valutazione paesaggistica degli impianti eolici.
Tali linee guida intendono fornire riflessioni critiche e indirizzi tecnici per la costruzione degli impianti eolici; hanno altresì l'obiettivo di facilitare l'applicazione dell'allegato tecnico al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 dicembre 2005, nel quale sono definite finalità, criteri di redazione e contenuti della relazione paesaggistica che deve accompagnare le richieste di autorizzazione (articolo 146, comma 3, del codice dei beni culturali).
Si ritiene, quindi, che, in futuro, dall'insieme di tali provvedimenti si potranno trarre sufficienti indirizzi per la realizzazione di impianti di questo genere.
PRESIDENTE. L'onorevole Turco ha facoltà di replicare.
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, l'interpellanza era stata presentata un anno fa proprio per sapere, prima che venisse realizzato l'impianto, cosa ne pensasse il Ministero per i beni e le attività culturali. Come lei ha giustamente e precisamente relazionato, quest'anno sono accadute molte cose. Tuttavia, non posso non rilevare che alcuni giorni fa abbiamo visto il Ministro Rutelli assistere all'abbattimento di un ecomostro in un'area archeologica. Lei ci ha detto che le pale non sono insediate nell'area archeologica, ma «in un'area».
Vorrei ben vedere che non venga distrutto il patrimonio archeologico, solo per impiantare tali pale! Tuttavia, alcuni problemi continuano a sussistere nonostante le sentenze dei TAR e le firme dei dirigenti regionali sulle valutazioni di impatto ambientale.
La zona del Fortore, della quale si sta parlando, verrà devastata dall'eolico. All'inizio, in tale zona, era prevista l'installazione di 50 pale, ora siamo già arrivati a 400 ma si punta ad averne oltre 1000. Già esistono pubblicità relative ad un «parco archeolico», una cosa tutta italiana, che rappresenta una contraddizione incredibile. Come si fa a dire che archeologia ed eolico vanno d'accordo! È un segno della schizofrenia nazionale di cui è preda, purtroppo, una delle maggiori organizzazioni ambientaliste italiane.
È necessario rendersi conto che ogni pala ha come base 800 tonnellate di cemento che vengono interrate e che per portare pale da 40 metri occorrono autoarticolati da 45 metri e strade conseguenti. Che ciò coincida con gli interessi e le esigenze dell'archeologia, a noi pare davvero discutibile.
Quanto accaduto a Vastogirardi presenta tutte le caratteristiche di quello che noi definiamo come « l'eolico selvaggio»: una procedura approvata di soppiatto; un sindaco che mente al sindaco di Agnone, suo «dirimpettaio»; una procedura di valutazione di impatto ambientale che, certo, vi è stata, ma è stata parziale e basata sulla firma di un solo dirigente responsabile; il TAR che, in verità, ha dato ragione all'ENEL sostenendo come Kyoto, produzione energetica e necessità economiche prevalgano sul paesaggio e l'archeologia, ma non è dato conoscere in quale legge ciò sia scritto; i lavori iniziati a tutta velocità, appena sei giorni dopo la sentenza del TAR; osservazioni di altrettanto stimate organizzazioni ambientaliste nazionali come il WWF e Italia nostra tenute in nessun conto e addirittura bollate come oscurantiste e schizofreniche da Legambiente.
Certamente esiste un problema anche per quanto riguarda la politica portata avanti da Legambiente non solamente nella società civile ma proprio attraverso l'attività parlamentare. Legambiente comePag. 4tutte le associazioni ambientaliste dovrebbe richiamarsi alla teoria dello sviluppo sostenibile; noi riteniamo che quest'ultima rappresenti ancora la migliore teoria per spiegare e regolare l'intervento umano sul pianeta. Una teoria in base alla quale non si realizza un intervento se costa non solo in termini economici ma anche ambientali, sociali e culturali.
Vi sono diverse associazioni che, a priori, pretenderebbero che l'eolico vada bene. Dovremmo però condurre un'analisi accurata relativamente alla speculazione esistente in un settore «iperforaggiato» da contributi pubblici con piani regionali energetici i quali non solo non sono coordinati ma, laddove previsti, stanno venendo meno per via dell'eolico. Inoltre, nonostante siano attese dal 2003, ancora non sono state previste le linee guida sull'eolico. Legambiente - insisto su tale associazione perché spero riveda la propria posizione - non chiede la valutazione di impatto ambientale per gli impianti eolici per poi dichiarare che non averla effettuata per l'impianto di Scansano è stata una leggerezza anziché una violazione di legge. Inoltre, sempre all'interno di Legambiente, come noto, è stata addirittura chiusa una intera sezione, nel bolognese, perché contraria ad un impianto.
Legambiente premia le regioni del nord che tolgono i tralicci elettrici sulle Alpi, ma poi è favorevole a costellare di tralicci gli Appennini.
Vorrei infine ricordare che nell'ultimo piano energetico nazionale, che mi sembra risalga al 1998, l'energia eolica veniva considerata conveniente solo nei luoghi in cui si superano le 2 mila ore di vento l'anno, luoghi che in Italia sono pochissimi.
È chiaro che il progresso tecnologico ha modificato in ribasso tale previsione, ma è dato sapere qual è oggi il limite minimo di ore di vento? È possibile che, a prescindere dalla quantità di vento, comunque si possano impiantare le pale eoliche? Si può sapere quanta energia producono realmente - e non nominalmente - gli impianti eolici? Si può sapere quanto costano effettivamente alla collettività, visto che li stiamo «foraggiando» con fondi regionali, nazionali, comunitari e anche con fondi destinati ad altro? Si può sapere perché i fondi della legge n. 488 del 1992, destinati alle aree depresse per interventi ad alta densità di lavoro, sono finiti agli impianti eolici che sono a bassissima densità di lavoro? Si può sapere - e ciò concerne in modo particolare i Ministeri per i beni e le attività culturali e dell'ambiente - quanto valgono economicamente il paesaggio e l'ambiente che andiamo ad intaccare? Si può infine fare un conto dei costi e dei benefici delle opere che si realizzeranno?
Noi crediamo che su tali problemi sia necessario un atto di indirizzo politico con il quale porre tali questioni con estrema chiarezza prima che questa follia diventi la parola d'ordine dalla quale non sarà più possibile tornare indietro.
C'è però una misura da adottare con urgenza: mi sembra indiscutibile che l'associazione degli industriali del vento, l'Anev, debba essere espulsa dal novero delle associazioni ambientaliste riconosciute.
È legittimo che l'Anev faccia il proprio lavoro, ma non che rappresenti le associazioni ambientaliste nelle conferenze dei servizi sugli impianti eolici: si tratta, a dir poco, di un gigantesco conflitto di interessi.
In definitiva l'Anev ha tutto l'interesse a buttare cemento ed a spianare montagne per incassare royalties e se tale associazione rappresenta gli ambientalisti di questo Paese, di tutta evidenza abbiamo perso il significato della parola, ma abbiamo perso anche la capacità di governo dei problemi del nostro tempo.