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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Problematiche relative al procedimento di estradizione di Benedetto Cipriani - n. 3-01076)
PRESIDENTE. Il deputato D'Elia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01076, concernente problematiche relative al procedimento di estradizione di Benedetto Cipriani (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, il caso è stato affrontato anche in occasione dello svolgimento di un'interpellanza urgente la scorsa settimana e riguarda il signor Benedetto Cipriani, accusato del reato di omicidio plurimo negli Stati Uniti, in Connecticut. Il problema è che, per lo stesso fatto, mentre a Cipriani è stata contestata una fattispecie di reato che non prevede la pena di morte, ai suoi tre complici - ripeto, per lo stesso fatto - è stato contestato un reato capitale (capital felony) per il quale è, invece, prevista la pena di morte.
Il diverso trattamento riservato a Cipriani, rispetto ai suoi complici, si potrebbe spiegare con il tentativo delle autorità americane di eludere il divieto assoluto - presente nell'ordinamento italiano - di estradizione in caso di pena di morte.
Chiedo, quindi, al Ministro se ritenga di poter correre il rischio, in qualche modo, di concedere un'estradizione a seguito della quale, dalle autorità giudiziarie, possa poi essere contestata un'aggravante...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
SERGIO D'ELIA. ...o comunque una fattispecie diversa. Vorrei chiederle se lei è assolutamente certo, al di là di ogni ragionevole dubbio...
PRESIDENTE. Deve concludere, prego.
SERGIO D'ELIA. ...che non ci sia il rischio, seppure teorico, di una contestazione diversa che comporti la pena capitale.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
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CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, in risposta all'onorevole D'Elia ricordo che il 12 novembre 2005 l'allora Ministro della giustizia Castelli emise il decreto di estradizione nei confronti di Benedetto Cipriani, accusato dalla Corte di Hartford di omicidio volontario e associazione finalizzata alla commissione di omicidio. Tale decreto è divenuto esecutivo dopo il rigetto dei numerosi ricorsi proposti dall'interessato dinanzi alla giustizia amministrativa.
Nel decreto è specificato che, se Cipriani sarà condannato, nei suoi confronti non potrà essere irrogata e, comunque, eseguita la pena capitale. Il Governo degli Stati Uniti, al riguardo, ha formalmente comunicato, con nota verbale del 27 agosto scorso, di aver accettato integralmente la condizione prevista dal decreto di estradizione che esclude la pena di morte. La stessa nota verbale specifica, inoltre, che i reati contestati a Cipriani non sono punibili, negli USA, con la pena capitale. È escluso, dunque, in maniera assoluta, il rischio di condanna a morte in caso di estradizione.
Tale assolutezza trova, del resto, inequivoca conferma nell'ulteriore impegno, pure assunto formalmente dagli Stati Uniti con la stessa nota verbale, di consentire a Cipriani, in caso di condanna, su sua richiesta, di scontare parte della pena detentiva in Italia.
Il richiamo dell'onorevole D'Elia alla sentenza della Corte costituzionale n. 223 del 1996 non appare appropriato. La sentenza, infatti, contempla le ipotesi in cui la domanda di estradizione sia avanzata per un reato punibile con la pena capitale.
In tal caso, afferma la Corte, non si può concedere l'estradizione sulla base di sufficienti assicurazioni dello Stato richiedente. Nel caso del Cipriani, invece, l'estradizione fu domandata e concessa per un reato che, secondo l'ordinamento del Paese richiedente, non è punibile con la pena di morte e l'assicurazione fornita al riguardo dagli Stati Uniti è di carattere assoluto.
L'onorevole D'Elia ipotizza l'eventualità di una successiva modifica all'imputazione da parte dei giudici americani; è noto, però, che secondo il principio di specialità un individuo non può essere giudicato e detenuto per un reato diverso da quello che ha motivato l'estradizione. Dunque è da escludere che il Cipriani possa essere perseguito e condannato negli Usa per un reato diverso da quello per il quale è stata concessa l'estradizione.
Quanto alla possibilità di procedere in Italia nei confronti del Cipriani in alternativa alla sua estradizione, devo rilevare che l'articolo 9, comma 3, del codice penale stabilisce che quando la persona offesa è uno straniero il colpevole è punito a richiesta del Ministro della giustizia sempre che la sua estradizione non sia stata concessa. Nel caso di specie - e concludo - l'estradizione anche se non ancora eseguita è stata già concessa sin dal 2005 sulla base degli obblighi derivanti dal trattato bilaterale con gli Stati Uniti e pertanto la disposizione richiamata non può trovare applicazione.
Considererò comunque con grande attenzione la situazione del Cipriani alla stregua di tutti gli elementi di valutazione a mia disposizione.
PRESIDENTE. Il deputato D'Elia ha facoltà di replicare.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, la parte soddisfacente della risposta riguarda le ultime considerazioni con le quali il Ministro assicura che continuerà a prestare attenzione a questo caso. Per il resto, non sarei soddisfatto - se fossi al suo posto, Ministro - di quanto ci viene assicurato dalle autorità americane.
La nota sentenza della Corte costituzionale italiana, stabilendo che non sono legittime assicurazioni considerate più o meno sufficienti, pone il principio secondo il quale la garanzia che il reo non venga condannato alla pena di morte deve essere assoluta.
Le ripeto che l'Italia è impegnata in una campagna per la moratoria universale della pena di morte; quindi, è esposta in prima linea. Credo pertanto che il rischio non possa non essere colto. Lei ritienePag. 57davvero che non vi sia il benché minimo, seppur teorico, dubbio che possa avvenire quello che io pavento ossia un cambiamento di imputazione dell'accusa o una contestazione di un'aggravante? Si tratta di un sistema federale, è prevista l'autonomia del potere giudiziario rispetto all'esecutivo: le assicurazioni le ha date il Governo, non le autorità che stanno procedendo. Quindi, userei molta cautela.
Non si mette in crisi la cooperazione giudiziaria con gli Stati Uniti, signor Ministro; il caso Pietro Venezia è emblematico: è stato processato in Italia per l'omicidio da lui commesso in Florida e condannato a 23 anni di detenzione, che sta scontando. Quindi, anche il Cipriani può essere processato in Italia. Le autorità americane cooperino al giudizio cui verrà sottoposto in Italia, ma al suo posto, signor Ministro, non me la sentirei di procedere ad un'estradizione che potrebbe davvero mettere in crisi la credibilità anche internazionale del nostro Paese.