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Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Mi dispiace dover ricorrere ancora alla cortesia dei colleghi, tuttavia mi corre l'obbligo di chiedere se sia possibile contenere gli interventi, perché sarebbe opportuno concludere la discussione e arrivare al voto questa mattina, altrimenti dovremo interrompere e votare in data imprecisata. Confido nella collaborazione dei colleghi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.
RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, sarò breve. Non è vero, onorevole Rivolta, che la mozione in esame sbilanci la posizione del Governo italiano e non sia utile a favorire il dialogo e l'eventualePag. 18compromesso nei negoziati in corso. Non è vero perché il testo della mozione non sostiene quanto lei ha affermato.
Si afferma che non si riconosce al Marocco la sovranità su quella che, onorevole Rivolta, per le Nazioni Unite non si tratta di una regione amministrata dal Marocco, ma di un territorio occupato, e per alcuni Stati, di un territorio conteso. Pochi sono gli Stati al mondo che riconoscono la sovranità del Marocco su quei territori, che sono stati occupati con un'iniziativa militare.
Si scrive nella mozione di aspettare il pronunciamento tramite referendum, cioè fino a quando non sarà data attuazione alle risoluzioni delle Nazioni Unite.
Pertanto, ciò che lei ha testé affermato, mi dispiace, non è vero. La mozione in esame serve a favorire il dialogo, il negoziato ed una soluzione condivisa. La nostra mozione recita: «...mettere in pratica ogni iniziativa per giungere ad una soluzione condivisa». Vi è un conflitto, che attualmente non è stato eliminato. Esiste una tregua, ma di tregua si tratta. Quando vi è una tregua e per vent'anni non si dà applicazione alla risoluzione delle Nazioni Unite, c'è rischio che il conflitto riprenda anche in forme più cruente del passato.
È questo il senso dell'intervento della mozione presentata, anche per ciò che attiene lo status diplomatico dei rappresentanti del Fronte Polisario. In questa sede qualche collega - non so se trascinato dall'enfasi - ha affermato che con questa mozione ci apprestiamo a riconoscere la Repubblica saharawi democratica. Non è così, onorevole Crema; me ne dispiace, onorevole De Zulueta, ma non mi aspettavo una posizione simile dai Verdi. È la prima volta, nella storia del Parlamento, che sento i Verdi prendere una simile posizione. L'onorevole De Zulueta ha fatto un paragone completamente sbagliato: quando i rappresentanti dell'OLP hanno avuto lo status diplomatico nel nostro Paese, l'OLP non riconosceva lo Stato di Israele e conduceva la lotta armata nei confronti dello stesso (Applausi di deputati del gruppo Lega Nord Padania). Allora lo Stato di Israele dava all'OLP il titolo di terroristi. Il riconoscimento dello status diplomatico per quella rappresentanza fu uno dei passi decisivi per favorire il dialogo ed anche un'evoluzione dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina. Pertanto, ciò che lei ha detto è infondato, anzi è proprio il contrario.
Vogliamo che ai rappresentanti del Fronte Polisario sia riconosciuto lo status diplomatico, cioè che abbiano il trattamento di diplomatici: non si tratta del riconoscimento della Repubblica saharawi democratica, che tuttavia è riconosciuta da settantasei Paesi del mondo, per esempio dal Messico - faccio questo esempio affinché qualche collega, magari di qualche altro gruppo, non abbia il sospetto che vi siano solo alcuni Paesi che riconoscono la Repubblica saharawi democratica - e da tutta l'Unione africana, a cominciare dal Sud Africa.
La rappresentanza unitaria del Fronte Polisario non solo svolge funzioni appunto di rappresentanza della propria causa, ma per esempio organizza ogni anno con centinaia di amministrazioni locali, l'accoglimento di centinaia di bambini, che non possono stare tutta l'estate nei campi profughi con cinquanta gradi all'ombra, in una condizione di vita insopportabile e invivibile: ebbene, i membri di questa rappresentanza sono costretti a svolgere questo importante lavoro, che ha anche una valenza umanitaria, possedendo il visto turistico.
Credo che facciamo solo un atto di giustizia nel riconoscere alle persone, rappresentanti del Fronte Polisario, lo status diplomatico.
Infine, basta leggere chi ha firmato la mozione in esame: si va da esponenti del gruppo della Sinistra Democratica, a quelli del gruppo di Alleanza Nazionale, con due Vicepresidenti della Camera. Ci sono firmatari di tutti i gruppi e probabilmente in alcuni gruppi, soprattutto in quelli grandi vi sono opinioni diverse.
Apprezzo moltissimo che il Viceministro si sia rimesso all'Assemblea, perché così dovrebbe fare, molto più spesso, il Governo. Come è stato detto, infatti, il Parlamento è sovrano dal punto di vistaPag. 19costituzionale e, comunque, di fronte ad una mozione che gode, a mio avviso, di un larghissimo consenso e che ha una natura evidentemente e chiaramente bipartisan e trasversale, è giusto che il Governo non blindi la sua maggioranza e non faccia valere la sua posizione utilizzando e strumentalizzando, in questo caso, la propria maggioranza. Votare in tali condizioni è uno degli atti migliori, più liberi e più coerenti con il mandato che abbiamo ricevuto come rappresentanti del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Meloni. Ne ha facoltà.
GIORGIA MELONI. Signor Presidente, penso che nel momento in cui ci accingiamo ad esprimere un voto su una controversia internazionale tra le più complesse e, forse, tra le meno conosciute sia utile, in questa sede, offrire ai colleghi e al nostro dibattito alcuni elementi che possano aiutarci a meglio comprendere questa vicenda tormentata.
La disputa - se così può essere definita - tra il popolo saharawi e il Marocco in tema di Sahara occidentale ruota attorno a due punti. Da una parte, il Marocco sostiene che il territorio del Sahara occidentale è parte integrante del proprio territorio, dall'altra il popolo saharawi rivendica la propria storica peculiarità e diversità rispetto agli Stati confinanti e, in ragione di ciò, il proprio diritto all'autodeterminazione.
Potrebbe sembrare che ci troviamo di fronte ad uno dei molti casi aperti sullo scacchiere internazionale di rivendicazione di indipendenza da parte di una minoranza. Voglio invece dire che non è così e ciò può servire a fare chiarezza. La vicenda del popolo saharawi non si inserisce nella fattispecie delle minoranze che chiedono l'indipendenza nei confronti dello Stato di appartenenza. Siamo di fronte alla prosecuzione trentennale di una guerra di occupazione. I saharawi non sono una minoranza all'interno del Marocco; il popolo saharawi ha visto il proprio territorio oggetto di un tentativo di annessione. È importante capire ciò, anche perché si possa avere un'idea chiara circa le nostre determinazioni.
A me sarebbe piaciuto avere il tempo per effettuare una breve ricostruzione storica, che avrebbe consentito a ciascuno di noi di comprendere meglio. Purtroppo, poiché auspico che si faccia in tempo a votare, cercherò di tagliare il mio intervento il più possibile. Voglio, tuttavia, offrire un elemento. Nel 1966, quando il Sahara occidentale era una colonia spagnola, nella Commissione per la decolonizzazione delle Nazioni Unite, Marocco e Mauritania votarono a favore dell'autodeterminazione del popolo saharawi e, dopo ripetute sollecitazioni in sede ONU, nel 1974 la Spagna accettò il principio di autodeterminazione. Proprio nel momento in cui la Spagna accettava il principio di autodeterminazione, anche su sollecitazione di Marocco e Mauritania, questi due Stati decidevano di occupare quei territori. Questo piccolo elemento di una storia molto travagliata può aiutare a non fare confusione su tale complessa tematica, che richiede sicuramente l'attenzione da parte nostra.
Conosciamo la storia recente. C'è stata una guerra; nel 1990 sono intervenute le Nazioni Unite con una missione di pace, che aveva il compito di far celebrare entro sei mesi un referendum di autodeterminazione. Non si chiedeva altro di diverso - e non si chiede ancora oggi - che il popolo saharawi abbia la possibilità di esprimersi democraticamente circa il proprio futuro.
Credo che noi dobbiamo concentrarci con attenzione su tale elemento. È, infatti, incredibile che a distanza di oltre trent'anni dall'inizio delle ostilità e a distanza di 17 anni dall'ingresso delle Nazioni Unite nel territorio del Sahara occidentale, ancora oggi non si sia trovata una soluzione a questa controversia e non si sia celebrato il referendum di autodeterminazione,Pag. 20che le Nazioni Unite individuavano come strumento per la soluzione già nel 1990.
Intanto, 250 mila saharawi vivono in campi profughi in territorio algerino e nel territorio dell'ex Sahara spagnolo, un muro divide i territori occupati da quelli sotto il controllo del Fronte Polisario. Negli ultimi mesi la diplomazia si è rimessa in cammino e noi ovviamente non possiamo che essere rallegrati dalla ripresa dei negoziati diretti tra Marocco e Fronte Polisario, che sono stati avviati nello scorso giugno e che proseguiranno nel mese di agosto.
Non possiamo che essere rallegrati anche dalle importanti novità che da questi confronti provengono: il riconoscimento da parte del Marocco del Fronte Polisario come unico interlocutore, la disponibilità di quest'ultimo a ridiscutere ancora una volta la composizione del corpo elettorale ai fini del referendum, il fatto che il rapporto di Ban Ki-Moon stabilisca un negoziato sotto l'egida dell'ONU, da tenersi, leggo testualmente, «senza condizioni preliminari in buona fede, per giungere ad una soluzione giusta, duratura e reciprocamente accettabile che permetta l'autodeterminazione del popolo del Sahara occidentale».
Sulla questione del Sahara occidentale l'Italia ha sempre tenuto una posizione conforme ai principi della Carta delle Nazioni Unite e alle pertinenti risoluzioni adottate su tale problematica.
Oggi, con questa mozione, non intendiamo far altro che continuare su questa strada e impegnare il Governo a vigilare, in sede di Consiglio di sicurezza, su quanto stabilito nel rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite. Sottoscrivo pienamente le parole utilizzate dal Vicepresidente Leoni circa l'importanza dei rapporti tra Italia e Marocco e circa l'importanza che quest'ultimo riveste in ambito mediterraneo. Noi desideriamo ribadire questa amicizia e questa posizione.
Questa è forse l'ultima possibilità di risoluzione pacifica della controversia e la comunità internazionale ha il dovere di mettere in pratica ogni possibile iniziativa volta al buon fine del negoziato; non lo dobbiamo solamente alla nostra credibilità, ma anche a quella delle Nazioni Unite.
Voglio aggiungere qualche considerazione sulla questione del riconoscimento della diplomazia saharawi, che è stata oggetto di buona parte della discussione di questa mattina. Desidero precisare all'onorevole De Zulueta che ciò che noi chiediamo nella mozione non è un riconoscimento statuale; sarebbe stato così qualora avessimo chiesto il riconoscimento della Repubblica araba democratica saharawi. Noi abbiamo chiesto il riconoscimento diplomatico di una rappresentanza, che da anni dialoga con le nostre amministrazioni ad ogni livello, perché ha scelto la forma del dialogo quale forma della propria battaglia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
Voglio anche precisare all'onorevole Rivolta che, a differenza di quanto ha affermato, la sovranità marocchina sul territorio del Sahara occidentale non è mai stata riconosciuta a livello internazionale, così come voglio ricordare che, invece, la Repubblica araba democratica saharawi è stata riconosciuta, già dal 1982, in sede africana.
Ritengo, signor Presidente e mi avvio alla conclusione, che la questione del Sahara occidentale non sia semplicemente una delle tante controversie aperte sullo scacchiere internazionale, ma che sia, piuttosto, il simbolo di alcune contraddizioni della politica internazionale e del coraggio che noi dobbiamo avere, soprattutto nella stagione che stiamo vivendo, di fronte ad alcune questioni.
Chi è stato nei campi profughi alle porte di Tindouf ha visto la realtà di una società arabo-musulmana che non conosce il fondamentalismo. Chi è stato nei campi di Tindouf ha visto il miracolo di un popolo, nel quale le tendopoli riprendono i nomi e le organizzazioni di città che sono occupate. Chi è stato in quei campi ha visto la democrazia con la quale vengono organizzate le tendopoli anche a livello locale e le donne che governano gran parte delle amministrazioni delle tendopoli. Chi è stato in quei campi conosce il miracoloPag. 21di un popolo che ha ricostruito in pieno deserto, in mezzo al nulla, con l'aiuto della comunità internazionale, orti, campi, scuole e scuole di formazione per le donne.
Credo che tutto ciò rappresenti un simbolo del nostro tempo, se vogliamo davvero combattere il fondamentalismo e che costituisca un simbolo avere coraggio su tale questione, se vogliamo combattere il terrorismo.
Signor Presidente, annunciando il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale alla mozione Leoni, concludo ponendo delle domande. Come faremo a combattere il fondamentalismo e il terrorismo se a chi rifiuta la strada del terrorismo diciamo che la politica internazionale non può risolvere il problema? Se a chi rifiuta il terrorismo, magari per fare luce sulla propria vicenda, noi diciamo che deve aspettare trenta, quarant'anni prima che la politica internazionale decida? Come possiamo combattere il terrorismo se a distanza di trent'anni la comunità internazionale non è ancora in grado di tenere fede agli impegni presi (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, La Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Motta. Ne ha facoltà.
CARMEN MOTTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, comprendiamo la posizione del Governo espressa dal Viceministro Intini di rimettersi all'Assemblea, nell'affrontare oggi le mozioni sulle iniziative a favore del popolo saharawi.
I negoziati in corso tra le parti e il raggiungimento di un accordo, che auspichiamo fortemente, richiedono una posizione attenta da parte del Governo verso le parti coinvolte, che comprendiamo.
Come sostenuto in modo autorevole dai colleghi intervenuti in sede di discussione sulle linee generali e nella seduta odierna, ribadisco che la questione dei saharawi ha per l'Italia un doppio profilo di attenzione e di interesse.
Una prima ragione di interesse è dovuta alla costante, diffusa e sentita solidarietà che alla popolazione saharawi è stata dimostrata da numerosi enti locali, organizzazioni, associazioni e agenzie di cooperazione che in tutti questi anni, a partire dal 1976, quando la questione ebbe avvio con il ritiro delle truppe spagnole e, successivamente, con la creazione del Fronte Polisario, non hanno smesso di richiedere una soluzione per il popolo del deserto, ancora oggi costretto nei campi profughi di Tindouf in Algeria, in una condizione di vita insostenibile. Sottolineo tale aspetto perché chi ha visitato quei luoghi lo ha potuto constatare personalmente.
In questi anni non si è mai interrotto il flusso di aiuti, di sostegno e di visite che, in qualche decennio, ha dato vita ad una maglia fitta e resistente di amicizia e simpatia tra i nostri due popoli; ciò, peraltro, è avvenuto al di là delle opinioni politiche e delle posizioni di partito.
Un secondo profilo di interesse attiene, invece, alla posizione geopolitica del Sahara occidentale, compreso a tutti gli effetti in quel primo cerchio di interesse della politica estera italiana costituito dal Mediterraneo. La questione saharawi, infatti, rappresenta uno dei tanti conflitti che ostacolano l'idea di un Mediterraneo di pace, più coeso e stabile e, quindi, predisposto a quel progetto di pace, sviluppo e cooperazione di cui si è parlato anche nella seduta odierna. Proprio la permanenza, magari a bassa intensità e a intermittenza, di tali situazioni conflittuali non consente di creare quel quadro politico che aiuterebbe lo stesso processo di pace e stabilità dell'area.
Conosciamo bene il lavoro delle Nazioni Unite, che dal 1988 hanno stabilito l'indizione del referendum per far esprimere il popolo saharawi sul suo futuro e hanno finito per accumulare da allora numerose altre risoluzioni del Consiglio di sicurezza, senza giungere ad alcuna soluzione definitiva. È, pertanto, giunto il momento di un accordo. È, infatti, assolutamentePag. 22necessario non alimentare il fuoco delle tensioni che covano da decenni e che potrebbero improvvisamente incendiarsi e che, soprattutto, nel caso del popolo saharawi incidono sulla pelle di oltre 250 mila persone costrette a vivere in una sorta di lager incandescente, piazzato da decenni nel deserto algerino, nonostante le annuali condanne da parte delle associazioni dei diritti umani e il costante allarme lanciato dalle agenzie dell'ONU che si occupano dei rifugiati e dei popoli.
La comunità internazionale deve continuare ad operare per aiutare e sostenere un popolo fiero e pacifico, che da tempo ha dichiarato di abbandonare la lotta armata e ha sofferto e soffre, ancora oggi, le lesioni di diritti umani e politici in patria, dove non è consentita alcuna forma di libera espressione. Quindi, la comunità internazionale deve lavorare per superare gli ostacoli che ancora si frappongono ad una soluzione del problema e, primi fra tutti, nell'ambito degli Stati che si affacciano sul Mediterraneo, i Paesi della sponda europea, ma anche quelli della sponda nordafricana, per non incorrere nel rischio di ritrovarsi tra qualche anno a rammaricarsi per l'ennesima infiltrazione terroristica dell'islamismo radicale, che oggi è assolutamente estraneo e lontano dalla cultura saharawi.
Da tali considerazioni e preoccupazioni nasce la mozione che oggi discutiamo e che intendiamo votare. Nell'avviarmi alla conclusione, aggiungo che conosciamo la delicatezza del momento diplomatico, così come la rilevanza della questione che ho cercato brevemente di illustrare nella parte iniziale del mio intervento. Tuttavia, è dovere del Parlamento mantenere alta l'attenzione per il rispetto dei nobili principi del diritto dei popoli: il diritto all'autodeterminazione e a disporre di un territorio in cui vivere liberamente e nel quale siano rispettate tutte le tutele internazionalmente riconosciute nei confronti degli uomini e delle donne.
In particolar modo, per il gruppo dell'Ulivo è importante riaffermare la necessità che l'area internazionale sia sempre più un luogo ove viga il diritto internazionale, in cui le decisioni delle Nazioni Unite, una volta assunte, vengano applicate e rispettate e nel quale le controversie e i conflitti vengano riportati ad un principio di ordine e risoluzione pacifica, sulla base della supremazia del diritto.
È evidente che ai firmatari della mozione in esame e ai gruppi che la sostengono sta a cuore il risultato concreto: la soluzione della questione dei profughi e un immediato alleviamento delle loro condizioni di vita, nonché ridare dignità al popolo saharawi, riconoscere i suoi diritti e risolvere e disinnescare una situazione di conflitto latente, che da troppi anni attende una soluzione.
Con queste motivazioni esprimo, pertanto, un voto complessivamente favorevole sulla mozione Leoni ed altri n. 1-00159 (Nuova formulazione) (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allam. Ne ha facoltà, per un minuto.
KHALED FOUAD ALLAM. Signor Presidente, mi hanno detto che ho a disposizione due minuti.
PRESIDENTE. In via del tutto eccezionale.
KHALED FOUAD ALLAM. Signor Presidente, signor Viceministro, sono realmente sconcertato, non tanto perché non ho a cuore la questione del Sahara occidentale. Provengo, infatti, da una zona dell'Algeria e, inoltre, ho due famiglie, una in Marocco e una in Algeria, che ha patito, ovviamente, tale situazione. Sono sconcertato, tuttavia, dal metodo politico della mozione in esame, perché mi pare evidente che, mentre si sta assistendo, dopo tantissimi anni, all'inizio di uno spiraglio e di un piccolo negoziato, si sostiene una delle parti coinvolte in tale questione.
Sono anche sconcertato, come direbbe Kundera, dalla leggerezza con il qualePag. 23questo conflitto, che dura da più di trent'anni, è discusso in aula. Mi pare evidente, infatti, che non possiamo occultare la dimensione complessa di tale problema, legato alla colonizzazione e ai processi di decolonizzazione che hanno mutato totalmente il problema della territorialità e del passaggio fra frontiere nomadi e frontiere definite dal prodotto del colonialismo stesso. Non lo dimentichiamo, in quanto il Sahara occidentale è un paradigma di tutto ciò.
Non possiamo occultare, inoltre, le tonnellate di analisi di esperti antropologi che hanno sempre evidenziato, proprio in questa zona, il legame storico e antropologico tra il potere sovrano e le tribù nomadi del Sahara occidentale. Non possiamo neanche sottovalutare il fatto che questo grande problema politico non deve essere più inquadrato nella dimensione di una dialettica tra Algeria e Marocco, ma nella dimensione geopolitica mediterranea di una macro-regione concernente tutto il Maghreb unito.
Io ovviamente riconosco il Fronte Polisario e il popolo saharawi, ma non è detto che tutti i saharawi si riconoscano in tale Fronte. Credo sia necessario essere molto attenti...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
KHALED FOUAD ALLAM. ...a questo spiraglio e a proporre questo tipo di mozione perché si rischia, in un certo senso, di incidere negativamente...
PRESIDENTE. Grazie...
KHALED FOUAD ALLAM. ...sulla ricerca della pace all'interno di tale contenzioso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crema. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CREMA. Signor Presidente, condivido appieno l'intervento del Viceministro Intini e sono molto preoccupato per la mozione in esame.
In particolare, non concordo con la sua parte finale e specificamente con il penultimo capoverso, la cui permanenza non mi induce a votare a favore della mozione. Mi riconosco, infatti, nelle risoluzioni dell'ONU e nella recente risoluzione, molto prudente, dell'Internazionale socialista, tenutasi ad Accra il 15 e 16 giugno, che si rifà al negoziato e ad una soluzione pacifica del problema. Sono convinto che non si risolvono in modo diplomatico tensioni internazionali come questa partendo da posizioni di carattere ideologico. Sono favorevole, invece, ad aiutare, come Parlamento, il nostro Governo nell'opera di mediazione e di ricerca di una soluzione pacifica e diplomatica. Se permarrà nel testo della mozione questa parte, non sarò assolutamente d'accordo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marcenaro. Ne ha facoltà.
PIETRO MARCENARO. Signor Presidente, intervengo per associarmi, a nome del gruppo dell'Ulivo - per il quale l'onorevole Motta ha già dichiarato il voto a favore della mozione Leoni ed altri n. 1-00159 (Nuova formulazione) - alla richiesta dell'onorevole De Zulueta di votazione per parti separate della mozione in esame.
In particolare, tenendo conto della fase delicata nella quale ci troviamo e delle preoccupazioni che lo stesso Governo ha annunciato, annuncio il voto contrario del nostro gruppo per quanto riguarda il riconoscimento dello status diplomatico, in questo momento e in questa fase, alla vigilia della tornata dei negoziati di agosto, alla rappresentanza del Fronte Polisario.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Ricordo che la mozione Fabris ed altri n. 1-00203 è stata ritirata.Pag. 24
Ricordo, inoltre, che è stata richiesta la votazione per parti separate della mozione Leoni ed altri n. 1-00159 (Nuova formulazione), nel senso di votare il terzo capoverso del dispositivo distintamente dalla restante parte della mozione.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Leoni ed altri n. 1-00159 (Nuova formulazione) limitatamente alla premessa nonché al primo, al secondo e al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 483
Votanti 384
Astenuti 99
Maggioranza 193
Hanno votato sì 372
Hanno votato no 12).
Prendo atto che i deputati Volontè e Rao hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Leoni ed altri n. 1-00159 (Nuova formulazione) limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Alleanza Nazionale, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Lega Nord Padania e Comunisti Italiani - Vedi votazioni).
(Presenti 486
Votanti 379
Astenuti 107
Maggioranza 190
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 165).
Prendo atto che i deputati Rao e Ciro Alfano hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Sperandio e Rocchi hanno segnalato che avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che il deputato Brandolini ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario e che il deputato Martella ha segnalato di aver erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.