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Seguito della discussione delle mozioni Elio Vito ed altri n. 1-00003 ed Evangelisti e Borghesi n. 1-00004 concernenti misure per ridurre i costi della politica, con particolare riferimento all'aumento del numero dei ministeri (ore 15,08).
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adenti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la mozione presentata dall'onorevole Elio Vito e da altri parlamentari richiama correttamente l'attenzione della nostra Assemblea sul problema del contenimento della spesa e, in particolare, sulla necessità di intervenire nella direzione di un contenimento dei costi vivi della politica al fine di contribuire al risanamento della finanza pubblica.
Se lodevole è l'intento, del tutto inaccettabili sono le ragioni che l'onorevole Elio Vito e i colleghi firmatari della mozione in questione pongono a premessa degli impegni chiesti al Governo. Da quanto si legge, infatti, sembra emergere l'intento, senza dubbio demagogico, di voler addossare all'attuale maggioranza la responsabilità dell'incremento dei costi della politica. Correttezza vorrebbe che con onestà si guardasse in casa propria prima di discettare sulle scelte dell'attuale Governo.
Il tempo a mia disposizione non è molto e, quindi, brevemente cercherò di dimostrare che, ancora una volta, ci troviamo di fronte ad uno stile politico strumentale. I colleghi del centrodestra, infatti, pur condannando a parole l'ingiustificato incremento dei costi della politica e degli apparati pubblici, non si sono risparmiati in questi anni quelle stesse spese di apparato, di rappresentanza; spese clientelari le cui negative conseguenze oggi vorrebbero imputare al Governo appena insediatosi.
I colleghi firmatari della mozione in esame sostengono che gli impegni assunti nei confronti dell'Unione europea sono sempre stati rispettati ma, forse, non ricordano che all'Ecofin si è consumata la rottura del Patto di stabilità e crescita con la decisione di non applicare sanzioni a Francia e Germania in cambio di un atteggiamento più morbido nei confronti dell'Italia. I colleghi firmatari dovrebbero anche ricordare, prima di vestire i panni di censori, che il deficit previsto per il 2006, lasciato in eredità dal Governo Berlusconi, nonostante i tagli previsti dalla legge finanziaria sfiorerà il 5 per cento del prodotto interno lordo, ben al di sopra diPag. 4quel 3,5 per cento che il Governo Berlusconi prevedeva e che ha presentato alla Commissione europea.
Chi oggi sta tentando di accreditarsi come oculato amministratore delle finanze pubbliche, ha lasciato in eredità a questo paese un deficit che rischia di causare un ulteriore effetto-crescita del debito pubblico. Risultato quest'ultimo raggiunto anche rinviando irresponsabilmente a dopo la scadenza elettorale importanti provvedimenti di spesa come il pagamento degli aumenti contrattuali ai dipendenti pubblici o i finanziamenti a Ferrovie ed ANAS.
I colleghi in questione dovrebbero anche prendere atto che, a fronte del loro richiamo, vi sono altre significative evidenze. Nel triennio 2001-2003 la spesa per acquisto di beni e servizi dei ministeri è aumentata dell'8,5 per cento, nonostante le leggi finanziarie degli ultimi anni abbiano introdotto l'obbligatorietà del ricorso a Consip. Nel 2003, secondo la relazione sul bilancio dello Stato della Corte dei conti, sono state autorizzate da parte dello Stato duecentomila incarichi di consulenze esterna, con un costo stimato dal Ministero della funzione pubblica di 680 milioni di euro. Incarichi che la Corte dei conti ha stigmatizzato, sottolineando il carattere pletorico degli uffici di diretta collaborazione rispetto all'esigenza che i ministri siano dotati di efficienti strutture di staff ed evidenziando la frequente sovrapposizione di funzioni fra consulenti e amministrazione attiva, sino al punto che in alcuni casi sono state attribuite ai collaboratori risorse finanziarie che avrebbero dovuto essere assegnate ai dipendenti amministrativi. E per il 2004 la situazione si presenta ancora più grave, come emerge dal libro-inchiesta pubblicato dagli onorevoli Salvi e Villone, con un costo degli staff dei ministri che raggiunge la spesa totale di quasi un milione e quattrocentomila euro. Il solo Ministero dell'economia e delle finanze vantava un apparato a supporto del vertice politico di quasi quattrocentocinquanta persone. Ministero quest'ultimo che si distingue anche per le esose spese a favore della Scuola superiore dell'economia, il cui costo dei docenti è aumentato del 30 per cento, con un'indennità di insegnamento che va dai 60 mila euro per i docenti ai 132 mila euro per il rettore, senza dare conto della pur significativa coincidenza di incarichi presso la scuola e di responsabilità dirigenziali di vertice presso lo stesso ministero, secondo quanto più volte denunciato dal senatore Benvenuto nel corso della scorsa legislatura.
Sempre riferibile alla stessa inchiesta sono poi quei dati che evidenziano come il totale degli incarichi e dei compensi liquidati a consulenti e collaboratori esterni nel 2003 siano stati pari a 754 milioni di euro. I colleghi firmatari della mozione sapranno poi come, con il loro assenso, sono state approvate le assunzioni dei segretari dei ministri con la legge finanziaria 2006, privilegio intollerabile se paragonato al blocco dei concorsi pubblici che vige in Italia da ben quattro anni. Eppure il centrodestra cavalca populisticamente proposte come il taglio del 10 per cento dello stipendio dei parlamentari, che di fronte a queste cifre assume le caratteristiche di una goccia nel mare, dal momento che, giusto per fare un esempio, la sola Commissione antimafia, nella precedente legislatura, è costata al paese oltre due milioni e mezzo di euro, una spesa fuori controllo ed assolutamente eccessiva, che va decisamente ridimensionata, pur sottolineando l'importanza della materia di cui detta Commissione si occupa.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo di fronte all'evangelica faccenda della pagliuzza e della trave. Non sono certo demagogia e populismo sulle scelte prossime del Governo Prodi in materia economica e fiscale, non è certo l'uso strumentale dell'aumento di pochi incarichi rispetto al Governo Berlusconi, i cui costi dovrebbero essere ben verificati prima di censurare questa scelta, che possono costituire la premessa per determinare una più rigorosa politica di risanamento della finanza pubblica da parte dell'attuale maggioranza.
L'attuale Governo ha ereditato una situazione in cui i progressi raggiunti nellaPag. 5stagione dei Governi di centrosinistra sono stati annullati; dai 15 punti percentuali di riduzione del rapporto tra debito pubblico e PIL si è passati a soli due punti di diminuzione nello scorso anno. Dalla diminuzione del deficit fino a quattro punti percentuali si è passati all'aumento della spesa totale e di quella al netto degli interessi. L'avanzo primario si è azzerato. La spesa in conto capitale e quella per gli investimenti è diminuita.
Noi Popolari-Udeur intendiamo esprimere un voto negativo su questa mozione, ribadendo la nostra fiducia nell'operato del Governo Prodi e del ministro dell'economia. È necessario porre in essere provvedimenti seri e concreti, non populisti e demagogici, tesi a sanare le finanze pubbliche anche mediante interventi di contenimento dei costi della politica. Ne va della legittimazione e della credibilità della politica del nostro paese. Questi interventi sono un tema centrale per l'Unione, che ad esso ha dedicato un intero capitolo del programma, individuando diversi strumenti da attuare, che noi Popolari-Udeur pienamente condividiamo; e in questa direzione ci sembra che stia correttamente muovendo i primi passi l'esecutivo, dopo la ricognizione effettuata dalla commissione Faini.
Il ministro Padoa Schioppa ha chiarito gli interventi e gli strumenti esecutivi da adottare per contenere il disavanzo dei conti pubblici, attuando con massimo rigore le disposizioni della legge finanziaria 2006 in materia di contenimento della spesa. Vengono infatti ridefiniti i criteri di priorità generali per un efficace controllo e monitoraggio dell'andamento della finanza pubblica, imputando all'azione dei ministri, dei dirigenti pubblici e dell'amministrazione in generale la prima responsabilità del controllo e del monitoraggio della spesa stessa.
Il Governo ha altresì definito con precisione le linee amministrative di intervento. Saranno escluse le azioni suscettibili di determinare un aumento degli oneri, sarà garantito il contenimento degli organici e dei vincoli in materia di nuove assunzioni a tempo determinato e per le altre tipologie di lavoro flessibile, saranno improntati ad un rigoroso contenimento i contratti per studi ed incarichi di consulenza, rappresentanza, pubblicità ed autovetture di servizio. Tutti i ministeri, per espresso impegno del Governo, taglieranno le proprie spese del 10 per cento entro il 2006. Per noi Popolari-Udeur il Governo si sta muovendo nella giusta direzione, lontano da atteggiamenti strumentali, con grande attenzione a che gli interventi siano efficaci, senza ledere l'efficienza dello Stato e delle amministrazioni locali.
La maggioranza di centrosinistra, come già in passato ha saputo dimostrare nei fatti, opererà - ne siamo certi - un'efficace risanamento della finanza pubblica, con equità e giustizia sociale, nello spirito di garantire il bene comune per questo paese, e senza il bisogno dello sprone di chi usa toni censori nel giudicare l'agire altrui e raramente applica a sé la stessa morale (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. La Presidenza deve una risposta all'onorevole Volontè, che ha posto la questione relativa alla sospensione dei lavori nelle Commissioni. Ebbene, risultano in corso solo quelli della X Commissione, dove l'audizione del ministro Bersani è in fase conclusiva. Il tempo stimato è di pochi minuti; conseguentemente, ritengo che possiamo proseguire i lavori dell'Assemblea.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Cristofaro. Ne ha facoltà.
PEPPE DE CRISTOFARO. Signor Presidente, signori deputati, se non fosse così demagogica e strumentale, la mozione presentata dall'onorevole Elio Vito meriterebbe un ben più serio approfondimento perché, a nostro avviso, riguarda non solo un tema davvero complesso quale quello del risanamento dei conti dello Stato ma anche, in realtà, il rapporto tra la politica e la percezione della stessa da parte dei cittadini del nostro paese.
Riteniamo, tuttavia, che questa mozione sia profondamente strumentale, inPag. 6quanto chi la presenta oggi non può dimenticare di aver governato l'Italia negli ultimi cinque anni e di averla lasciata, almeno in tante sue zone, in uno stato di autentico abbandono.
Ma è strumentale, ancora, perché chi richiama oggi l'attenzione sulla necessità del risanamento dei conti pubblici dovrebbe ricordare che l'andamento negativo si è aggravato negli ultimi anni e non può essere considerato semplicemente un'eredità della prima Repubblica.
A nostro avviso, la dinamica del debito in tema di risanamento della finanza pubblica dimostra chiaramente la negligenza e l'inefficacia dell'azione di Governo svolta dal Polo; l'incidenza del debito sul PIL è oggi tornata a crescere sensibilmente: anche ciò dovrebbe essere ricordato da chi oggi agita il facile strumento della demagogia e del populismo. Consentitemi di osservare - lo dico anche da parlamentare meridionale - che è davvero insopportabile il richiamo agli enti locali, ai comuni, alle province e alle regioni che, soprattutto nel Mezzogiorno, sono stati posti, in questi anni, soprattutto nell'ultimo quinquennio, in uno stato di enorme difficoltà, con leggi finanziarie fatte di tagli che hanno rappresentato per i cittadini un vero massacro sociale. Anche solo per tali ragioni, si potrebbe sostenere la strumentalità della mozione presentata.
Ma vorrei in questa sede aggiungere un'altra considerazione, che mi sembra rappresentare il vero centro del problema; la discussione sui costi della politica, e segnatamente sul funzionamento delle istituzioni, diventa seria solo se ad essa se ne farà seguire un'altra, con un impegno vero sul nodo essenziale della redistribuzione del reddito e delle risorse, dai profitti e dalla rendita al lavoro e alle politiche sociali. Solo così i risparmi, pur necessari, da realizzare nei costi del funzionamento delle istituzioni diventeranno appunto un tema serio e non invece uno specchietto per le allodole di stampo populista e demagogico.
L'Italia in questi anni non è cresciuta, i consumi sono fermi; si è estesa la precarietà e si sono moltiplicate le crisi industriali. Quali sono stati, vi chiedo, gli strumenti utilizzati dal precedente Governo per rilanciare l'economia? Quali sono stati gli strumenti per sostenere pensionati e disoccupati, per riprendere un intervento a favore dello sviluppo produttivo del paese, ...
EMERENZIO BARBIERI. E voi, cosa fate?
PEPPE DE CRISTOFARO. ... per allineare le retribuzioni da lavoro dipendente all'aumento del costo della vita?
EMERENZIO BARBIERI. Voi cosa fate?
PEPPE DE CRISTOFARO. Come è del tutto evidente, in ciò risiede il cuore del problema; altro che facili strumentalizzazioni! Altro che facile demagogia! In ciò è il cuore del problema, signor Presidente, e vorremmo rivolgerci non solo alle destre ma anche a tutta la maggioranza che oggi governa. Parlare di sprechi e di tagli senza citare nemmeno l'enorme contesto, ovvero la questione sociale e salariale ormai dirompente, occulta il nodo vero della discussione.
Dobbiamo intervenire in mare aperto immaginando finalmente scelte autentiche di giustizia sociale e, per questo, chiediamo di applicare fino in fondo e senza sconti per nessuno il programma della coalizione che ha vinto le elezioni.
Il nostro paese ha aspettato troppi anni ed è più interessato alla condizione materiale che non a misure populiste, che non incantano più nessuno. Il Governo deve, oggi, affrontare seriamente tale stato di difficoltà e, se pensiamo che per un rilancio economico bisogna intervenire non solo sullo sviluppo e sulla competitività ma anche sull'equità e sulla giustizia sociale, dobbiamo saper affrontare con questo approccio il tema serissimo del risanamento dei conti dello Stato.
L'Italia non merita, oggi, discussioni strumentali, ma chiede risposte concrete alle domande sociali rimaste inevase per troppi anni. Per fare ciò, occorre metterePag. 7il Governo nella condizione di applicare, nel migliore dei modi possibili, il programma e, se per un migliore funzionamento del Governo stesso è necessaria anche una riorganizzazione, anche una migliore distribuzione delle responsabilità e delle competenze, noi non ostacoleremo questo processo. Il paese non può più attendere (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, debbo dire molto sinteticamente che, così come anche altri colleghi hanno sottolineato prima di me, la mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003 pone un problema corretto, opportuno ed attuale, ma lo fa partendo da presupposti che sono assolutamente inaccettabili. Oltre ad essere inaccettabili, i presupposti sono perfino antistorici, superano talvolta i limiti che sono pure consentiti in un paese in cui la rimozione del passato è operazione semplicissima.
Leggo nel testo della mozione che: «La causa maggiore del perdurante squilibrio dei conti pubblici» sarebbe da ravvisare nei disagi e nel «debito pubblico accumulato negli ultimi anni della cosiddetta "prima Repubblica" e, in particolare, nel periodo del consociativismo». Quando s'intende affrontare un problema serio, come quello dei costi della politica, che è anche quello dei costi della democrazia, si deve cercare di centrare gli argomenti con i fatti ed evitare di «slogheggiare», come talvolta viene fatto da certi banchi dell'aula. Quando si ascrive la responsabilità del precipitare del debito pubblico agli eredi di quei partiti, bisognerebbe piuttosto guardare in casa propria e non ascrivere all'attuale maggioranza una così pesante eredità.
Onorevoli colleghi, quando alcuni autorevoli esponenti parlamentari, anche della Casa delle libertà (mi riferisco, soltanto a titolo esemplificativo, all'ex ministro dell'interno Pisanu o all'onorevole Cirino Pomicino, che tuttora militano nei banchi dell'opposizione), governavano il paese, chi vi parla portava i pantaloni corti. Non basta talvolta cambiare maglietta per dire che si è cambiata situazione storica o che sono cambiate le situazioni politiche. Perciò, nell'attribuzione di responsabilità, bisogna essere storicamente rigorosi e particolarmente attenti. Se l'operazione fosse fatta con correttezza, non si dubiti che si troverebbe anche all'interno del Parlamento l'intesa tra maggioranza e opposizione sul contenimento dei costi della politica. Ma, piuttosto che sentire ancora proposte demagogiche, come quelle a chi la dice più grossa sulla riduzione del numero dei parlamentari, a chi riesce a cavalcare meglio l'onda sulla riduzione dell'indennità dei parlamentari, verrebbe da chiedersi quanto costa alla politica l'espletamento di un referendum su una proposta di stravolgimento della Costituzione, che i cittadini hanno rigettato in blocco: quanto tempo, quante risorse, quante energie economiche perdute! Verrebbe da chiedere se la pratica delle convenzioni, talvolta anche clientelari, abbia sempre o debba sempre avere un colore politico o se non sia una pratica, purtroppo, invalsa nel paese, che il Governo, già con i primi provvedimenti, sta cercando di limitare.
Vorrei sottolineare, anche con riferimento al provvedimento sulle liberalizzazioni, che il Governo sta procedendo concretamente nella direzione auspicata dai presentatori della mozione. Annunziando il voto contrario dei Comunisti italiani sulla mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, credo si possa trovare un'intesa sul contenimento dei costi della politica che non vada a discapito dell'esercizio dell'azione democratica. Tuttavia, se si vuole trovare tale intesa, bisogna andare al merito dei problemi, evitando inopportuni richiami storici, specialmente quando le firme sono manifestamente contrastanti con quanto asserito nel corpo del testo (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il tema dei costi della politica è centrale per un sistema politico funzionante e legittimato. Il problema non è se la politica costa, ma quanto e attraverso quali modi. I costi devono essere trasparenti e controllabili e la collettività deve conoscerli con chiarezza. Le ricette populistiche contingenti non servono. Quello che serve è un impegno vero, quello di una politica che prenda in carico questo grande sforzo di risanamento.
Sto citando non a memoria, ma testualmente il programma per il bene dell'Italia, alle pagine 22 e 23, programma della maggioranza che ha vinto le elezioni. Avete messo nero su bianco parole forti, convincenti, belle e responsabili per le quali pensavamo che avreste preso molto sul serio il contenuto del vostro programma.
Ci saremmo aspettati un segnale forte sin dal primo vagito del Governo Prodi. Ebbene, l'esordio è stato scoppiettante e contrassegnato da un decreto-legge che eleva il numero dei ministeri da 14 a 18, conferendo numerosissimi incarichi a viceministri e sottosegretari, fino ad arrivare ad un ottimo risultato, un record assoluto: 102 incarichi ministeriali! Come impegno vero contro le ricette populistiche contingenti non c'è che dire!
Sempre a pagina 22, leggiamo: «I danni causati dal Governo Berlusconi richiederanno anni per essere riassorbiti». Ma veramente - lo dico con tutta franchezza ed onestà intellettuale - pensate che il debito accumulato dall'Italia sia imputabile alle azioni di questi ultimi cinque anni? Come se i due maggiori partiti della vostra coalizione, figli naturali o discendenti, legittimi o illegittimi, della stagione della storia repubblicana fino al 1992, fossero immuni da colpe! Per favore, ci vuole un minimo di onestà!
Il vostro record, avendo superato persino l'ultimo record del Governo Andreotti, è il naturale corollario di una coalizione rissosa che può essere messa a tacere solo elargendo posti e prebende. Ma quale buongoverno è questa o quella responsabilità di affermare un forte principio di trasparenza e di riduzione dei costi della politica, per cui ne va della legittimazione, della credibilità della politica, come scrivete, come si legge a pagina 23 del vostro elefantiaco quanto ampio programma elettorale?
È ora di finirla di raccontare che lo «spacchettamento» sarà a costo zero. Forse, i nuovi ministri si organizzeranno in uffici a proprie spese, viaggeranno con la propria macchina o servendosi di agenzie di proprietà personale. Sono veramente curioso di sapere come la pensa in realtà l'onorevole Bassanini, padre della legge che aveva dato, quello sì, un segnale di riduzione dei costi, con l'accorpamento di alcuni ministeri, con i pro e con i contro, ma, ovviamente, anche lui tace per convenienza e per lealtà di coalizione.
Se un giornale come l'Unità si vergogna, in prima pagina, per il nuovo record di sottosegretari imbarcati da Prodi, è la conferma che qualcosa non va. È una questione non solo contabile, ma politica!
Il Governo è fatto da 102 uomini, perché molti incarichi da sottosegretario sono stati assegnati con il manuale Cancelli, vale a dire in base a logiche legate agli equilibri di partito e non alla qualità dei personaggi. Accanto ai sottosegretari che gli hanno imposto i partiti, Prodi ha dovuto metterne altri con un minimo di competenza tecnica. Moltiplicate questo processo per ogni dicastero e per ogni partito dell'Unione e arrivate al numero dei 102, per ora, incarichi complessivi all'interno del Governo.
Nel corso della trasmissione Tetris, condotta da Luca Telese, andata in onda tre giorni dopo il voto, due menti ispirate dell'Ulivo, come Arturo Parisi e Giovanna Melandri, assicurarono che mai e poi mai il Governo Prodi sarebbe stato creato tenendo in mano ed in conto quel famoso manuale. Più pesante il giudizio di Eugenio Scalfari che, nel suo editoriale dell'11 giugno del 2005, su la Repubblica, scriveva: «Il Governo Prodi sta dando, almeno perPag. 9ora, un'immagine di sé scomposta, sciancata, mediocre. Analoghe sensazioni suscita la maggioranza parlamentare che dovrebbe sostenerlo. Emergono spinte centrifughe nella coalizione, si accentua la nefasta gara, mai sopita, alla visibilità dei partiti, la corsa agli incarichi, l'affanno delle mediazioni infinite; continua l'aumento della falange di sottosegretari, le liti sullo spacchettamento delle competenze ministeriali, le dispute sui temi che il programma di Governo pretendeva di aver risolto una volta per tutte». Scalfari scriveva ancora: «Questo quadro desolante - che rischia di dissipare una parte del credito e le aspettative riposte in Prodi e nella sua squadra, ancora così poco coesa - fa temere l'avverarsi delle peggiori previsioni». Infine, egli concludeva con un sensatissimo avvertimento: «Una cosa debbono temere i dirigenti del centrosinistra, che la verifica sia chiesta a tutti loro da chi ha dato loro un consenso e ora dubita dei risultati. Non c'è molto tempo a disposizione, anzi, ce n'è assai poco».
Nella mozione presentata dai colleghi di Forza Italia si ricorda come la legge finanziaria del 2006 del Governo Berlusconi abbia ridotto gli emolumenti dei parlamentari: è stata una storica decisione per essere stata votata dagli stessi parlamentari che si sono visti ridurre i propri emolumenti. Sono passati molti giorni dall'insediamento del Governo Prodi e ne mancano pochi al taglio dei fatidici cento giorni. In genere, si dice che vi sia un periodo di «luna di miele» tra la compagine che ha vinto e l'elettorato in generale. Penso che il Governo Prodi abbia dissipato già questa carica empatica e credo che nessuno sia disposto, visti gli esordi pirotecnici, a fare sconti o a concedere troppe dilazioni.
Lo scopo della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003 è proprio quello di mettere sotto gli occhi del Parlamento e del popolo italiano - qualora ce ne fosse ancora bisogno - l'inganno messo in atto dalla coalizione che hanno votato. Vedremo se avrete il coraggio di tagliare le 140 mila consulenze citate dal segretario generale della CISL Bonanni. Noi voteremo a favore della mozione a prima firma del collega Elio Vito, e sono curioso di vedere come voterà la maggioranza, visto che in campagna elettorale ha sbandierato i suoi propositi di risanamento e di contenimento dei costi della politica.
Concludendo, permettetemi ancora una volta di citare un altro passaggio importante. A pagina 27 del programma dell'Ulivo, leggiamo che la concezione che il centrodestra avrebbe avuto della pubblica amministrazione ha soltanto aumentato i costi e le spese dell'amministrazione, operando una politica di appropriazione, un aumento delle nomine politiche ed un'eliminazione delle regole. Se guardassimo al comportamento avuto dall'attuale maggioranza in queste settimane in tema di approvazione di cariche, aumento di nomine politiche ed eliminazione di regole, dovremmo stracciarci le vesti, come faceste voi in campagna elettorale.
Cari colleghi, George Bernard Shaw diceva che è pericoloso essere sinceri, a meno di essere anche stupidi. Noi vi chiediamo solo di essere sinceri, per il bene del paese; al resto penserà l'elettorato (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, con la mozione a prima firma degli onorevoli Elio Vito e Leone la minoranza ha scelto di porre l'accento sullo stato dei conti pubblici e sui costi della politica.
Con questa mozione, la minoranza ha posto in essere un ragionamento, quello di dire che c'è necessità di proseguire in un'azione di risanamento della finanza pubblica - e già qui vi è la nostra prima critica -, che il risanamento dei costi della finanza pubblica deriva dal fatto che lo hanno determinato i Governi lontani, e non quello Berlusconi, e che il primo segnale che si dovrebbe dare per il risanamento dei costi della finanza pubblica lo si individua nella necessità di opporsiPag. 10alla modalità con la quale si è insediato il Governo Prodi.
Onorevoli colleghi, per noi non c'era bisogno di porre l'accento sullo stato dei costi della politica o dei conti pubblici: grave stato - lo hanno detto molti colleghi che mi hanno preceduto, anche il capogruppo dell'UDC che ha appena parlato -, come risulta ancora più evidente dalla recente relazione sul rendiconto generale dello Stato della Corte dei conti.
La minoranza vuole mettere l'accento sui cosiddetti costi vivi della politica, sul proliferare di cariche e incarichi pubblici, come si afferma nella mozione a prima firma dell'onorevole Elio Vito, sull'aumento ingiustificato delle consulenze esterne per funzioni che si potrebbero svolgere tramite le consulenze interne, sulle auto blu e sulle scorte, nonché sul numero dei ministeri, che viene individuato come elemento primo di questa grave situazione.
Credo che noi dobbiamo ringraziarvi, cari colleghi della Casa delle libertà, perché quello che ci consegnate con il testo di questa mozione non è altro che la fotografia dei conti che voi ci avete consegnato, dei conti del vostro Governo. D'altra parte, credo sia una tecnica abbastanza conosciuta quella di partire da un punto di vostra debolezza per coprirlo con un'accusa al neonato Governo. Perché chi, se non voi, ha consegnato alla storia dell'economia di questo paese un valore medio dell'indebitamento netto rispetto al PIL, nel periodo compreso tra il 2001 ed il 2005, pari al 3,4 per cento, superiore, come ben sapete, al parametro europeo richiesto del 3 per cento? Perché chi, se non voi, è responsabile della previsione che per l'anno in corso lo stesso parametro può attestarsi ben oltre il 4 per cento? Perché chi, se non voi, è responsabile nel nostro paese di aver fatto crollare il valore dell'avanzo primario dal 3,2 per cento del PIL nel 2001 allo 0,5 per cento nel 2005? Perché chi, se non voi, è responsabile del fatto che il rapporto tra debito e PIL, dopo un decennio di costante riduzione, è ritornato a crescere nel 2005, anno in cui ha raggiunto il 106, 37 per cento, con un incremento rispetto al 2004 di 2,56 punti percentuali, mentre molti autorevoli istituti prevedono per il 2006 un rapporto superiore al 108 per cento, se non addirittura oltre il 109 per cento?
È certamente vero, come si afferma nella mozione della maggioranza, che il risanamento deve, tra l'altro, basarsi sull'eliminazione delle spese inutili e di tipo clientelare e sulla riduzione dei costi connessi al proliferare degli incarichi pubblici. Come hanno già detto i colleghi che mi hanno preceduto, conviene, ovviamente, per tutti leggere le cifre che la Corte dei Conti ha richiamato. Secondo queste stime, elaborate nel marzo 2006, la pubblica amministrazione spende non meno di 750 milioni di euro per 200 mila esterni. Secondo fonti sindacali - lo ricordava poco fa il collega Volontè -, nel 2005 la cifra delle consulenze avrebbe sfiorato addirittura le 300 mila unità, la metà delle quali presso regioni ed enti locali, e di queste il 25 per cento soltanto nella mia regione, la Lombardia.
Come è noto, il Governo Berlusconi aveva inserito nella precedente legge finanziaria tagli del 10 per cento su alcuni di questi costi, interventi, però, che sono serviti a ben poco. Dopo lo scandalo delle consulenze d'oro al Ministero della giustizia, sono stati recentemente resi noti i risparmi sulle auto blu: non più di un milione di euro all'anno. Ancora oggi, dopo la cura della finanziaria, nei soli ministeri sono state contate oltre 43 mila macchine di Stato. Secondo i calcoli di un consulente del Governo Berlusconi, Luigi Cappugi, il costo delle auto blu in Italia sfiora i 10 miliardi euro.
Tutti questi dati, che derivano dall'aver applicato le ragioni della vostra mozione ai conti attuali, fanno risalire al vostro Governo la situazione che abbiamo ereditato; certo non solo al vostro Governo, ma in gran parte ad esso. È opportuno ricordare ciò che ha già dichiarato questo Governo: in quest'Assemblea il Governo ha già annunciato, attraverso il ministro Nicolais, la riduzione delle consulenze dei ministeri, e cioè che non verranno rinnovate quelle in scadenza; il contenimento alPag. 11minimo degli staff dei ministeri; un taglio effettivo delle auto blu e delle scorte; la riduzione nella misura del 10 per cento delle spese per gli uffici di diretta collaborazione dei ministeri, proprio per costituire a costo zero i nuovi ministeri senza portafoglio.
Il tema che voi avete sollevato è certamente vero dal punto di vista politico. Tuttavia, la fotografia sulla quale si può compiere un'analisi di questi costi è quella che possiamo far derivare dall'azione totalmente negativa del Governo Berlusconi e ne è la sua eredità. Certo, ciò non è conseguenza soltanto dell'azione del Governo Berlusconi, ma con il vostro Governo la situazione è gravemente peggiorata.
Il tema del taglio delle spese della politica non può essere agitato come bandiera di un modo di fare politica. Infatti, chi lo agita, onorevole Presidente e onorevole Elio Vito - lei che per primo ha firmato questa mozione -, non ha le carte in regola per farlo. I malanni e le patologie dei costi della politica che vengono sbandierati derivano dal modo con cui si è governato questo paese negli ultimi cinque anni; dal modo in cui si è gestita la spesa pubblica in Italia negli ultimi cinque anni; dal modo con cui sono state gestite le consulenze dei ministeri negli ultimi cinque anni; dal modo con cui si sono effettuate le assunzioni, anche clientelari, che voi richiamate nella vostra mozione, e sono state distribuite le auto blu, in questo paese, negli ultimi cinque anni, nei ministeri del Governo che voi avete diretto.
Quando qualcuno richiama un tema vero, un'accusa in parte condivisibile, ma non ha le carte in regola per farlo, vuol dire che agita la bandiera della demagogia e del populismo per coprire un problema che da lui stesso deriva; e la demagogia non ha mai curato nessuna patologia vera delle istituzioni. Noi che abbiamo a cuore, certamente, la cura vera dei malanni di questo paese e dei suoi conti pubblici, annunciamo - ovviamente - che rigettiamo il senso della vostra mozione e voteremo contro la stessa. Tuttavia, contemporaneamente, come già ha annunciato il Governo, opereremo con serietà, e noi parlamentari dell'Ulivo e - ne sono certo - dell'Unione lo faremo insieme al Governo Prodi, per risanare questo paese con equità, con trasparenza, con giustizia sociale, riducendo i costi inutili e quelli dannosi, nonchè quelli clientelari della politica.
Tutto questo senza illudere gli italiani, onorevole Volontè - che certamente non difettano d'intelligenza -, come voi vorreste, che con un viceministro in meno si possa, come con un colpo di bacchetta magica, tappare le tante falle che la nave che voi avete guidato fino a poco tempo fa presenta in grande quantità e che gli italiani - giustamente - hanno rimandato in porto (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Onorevole Presidente, il mio intervento sarà brevissimo, lasciando ad altri oratori un po' più di tempo, perché mi limiterò semplicemente a formulare dei ringraziamenti. Il primo di questi prego i signori del Governo di volerlo trasmettere all'onorevole professor Prodi, perchè è proprio a lui indirizzato, in quanto abbiamo visto ieri sera che non ha cantato l'inno d'Italia. Da leghisti, ciò ci ha riempito di legittimo orgoglio e, quindi, è chiaro che egli merita dei ringraziamenti (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Detto questo, il problema del costo della politica è certamente un problema vero. Qui siamo di fronte ai fatti: sir Bertrand Russell diceva che mille teorie sono state travolte da un fatto e mai un fatto è stato travolto da mille teorie. Il fatto è che c'è una mozione, che indica una strada per far diminuire taluni costi. La risposta è: «Questi costi li avete creati voi!». Ammesso che ciò sia vero, tale circostanza non inficia assolutamente il fatto che gli stessi debbano essere ridotti.
Dunque, prendo atto del fatto che voterete contro la mozione Elio Vito ed altriPag. 12n. 1-00003, e vi ringrazio ancora una volta, perché le vostre votazioni saranno registrate, io ne farò fare copia e la presenterò ad un'amica che è nella sezione diessina del Piemonte, il cui marito fa il sindacalista. Essi non credono al vostro comportamento in quest'aula e con questa copia sarò in grado di mettere in tutta evidenza il fatto che la sinistra non intende ridurre questo tipo di costi.
A proposito di demagogia, vorrei raccontarvi un piccolo aneddoto. Due anni fa, nel consiglio regionale della regione Piemonte, fu deciso di aumentare, alla stregua di quanto era stato stabilito dagli altri consigli regionali d'Italia, il numero dei consiglieri da 60 a 70, affinché i partiti avessero una maggiore rappresentatività all'interno delle singole province. Ovviamente, la sinistra si oppose, perché non si potevano spendere tutti quei soldi.
Cosa è successo? Dopo l'elezione della signora Bresso a presidente della regione Piemonte, tutti gli assessori sono stati dimissionari, ancorché eletti. Dunque, la regione Piemonte si trova a pagare 12 stipendi in più, come se vi fossero 12 consiglieri regionali in più, ma con una minore rappresentatività.
PRESIDENTE. Onorevole Brigandì...
MATTEO BRIGANDÌ. Infatti, un assessore regionale rappresenta non il popolo, ma la giunta; è, quindi, facilmente ricattabile: nel caso di non allineamento, può essere dimesso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi, al quale ricordo che ha tre minuti il tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei solo richiamarmi a quanto ho dichiarato in sede di discussione sulle linee generali e nel corso del mio precedente intervento, quando ho ritirato la mozione da me sottoscritta, motivandone le ragioni.
Vorrei ribadire che la mozione dell'onorevole Elio Vito, in termini calcistici, è un «autogol», perché, pur arrivando a conclusioni parzialmente condivisibili, parte da premesse errate, dimostrate tali dai dati che alcuni colleghi hanno citato e ai quali anch'io mi sono richiamato nel mio intervento precedente. Questi dati dimostrano come, in cinque anni, la situazione non solo non sia migliorata, ma si sia largamente aggravata sul fronte del costo della politica.
Per queste motivazioni, confermo il voto contrario del gruppo dell'Italia dei Valori sulla mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, prendendo atto delle dichiarazioni del sottosegretario Scanu circa la volontà del Governo di svolgere un ruolo attivo presentando una proposta complessiva entro il mese di settembre.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, le dichiarazione dei colleghi che mi hanno preceduto sotto alcuni aspetti hanno un sapore quasi kafkiano. Mi riferisco, in particolare, all'intervento dell'onorevole Borghesi, del gruppo dell'Italia dei Valori, il quale, insieme all'onorevole Evangelisti, ha presentato una mozione che, sotto certi aspetti, è analoga a quella presentata dal gruppo di Forza Italia e, sotto altri, addirittura identica. Allora, perché dichiarare il voto contrario sulla nostra mozione? Preannuncio la richiesta di votare la nostra mozione per parti separate, per mettere distintamente in votazione le parti uguali contenute nella mozione ritirata dal gruppo dell'Italia dei Valori, perché abbiano il coraggio di votare contro se stessi. Evidentemente sono stati richiamati all'ordine dal sottosegretario che ha espresso il parere sulla mozione.
Ma non solo questo è un aspetto rilevante. Una serie di dichiarazioni mirano a sostenere che nei cinque anni passati del Governo Berlusconi nulla è cambiato, che le cose non sono migliorate e che il costo della politica non è diminuito! Ma dimenticate che voi, che oggi parlate in quest'aula, avete inserito nel vostro programmaPag. 13elettorale la diminuzione dei costi della politica.
Avete fatto un'equazione allucinante. Infatti, inizialmente da parte di chi è nella maggioranza di Governo - mi riferisco ai colleghi Evangelisti e Borghesi, dell'Italia dei Valori, che, se non vado errato, sono all'interno della compagine governativa - si chiede al Governo di impegnarsi ad adottare iniziative volte a ridurre le consulenze esterne (le stesse consulenze esterne cui si riferiva il collega di Rifondazione Comunista in precedenza ed il collega dell'Ulivo successivamente) e si afferma che bisogna ridurre il numero delle auto di servizio a disposizione sia dei vertici politici sia del loro collaboratori - quindi, dei ministri, dei viceministri e dei sottosegretari - e, successivamente, si compie un certo tipo di operazione con il decreto-legge sullo «spacchettamento», che è il primo atto di questo Governo per aumentare i ministeri e, di conseguenza anche le auto di servizio; allora mi dovete spiegare come fa la relazione che accompagna tale decreto-legge a sostenere che tutta l'operazione citata viene fatta a costo zero. Mi sono già permesso di affermare, in altra occasione, che la moltiplicazione dei ministeri e, quindi, dei «pani e dei pesci» l'ha fatta solo e soltanto un altro personaggio a costo zero, ma il paragone è veramente irriguardoso! Infatti, non si può prendere in giro il Parlamento nel momento in cui si dice di aver fatto un certo tipo di operazione, aumentando il numero dei ministeri, dei sottosegretari e dei viceministri, e nel contempo affermare che tutto ciò lo si fa a costo zero. Come si fa? Non ce lo avete spiegato; altrimenti, bisogna pensare che evidentemente la «moltiplicazione» siete in grado di farla ma solo per poteri divinatori e non per poteri contabili!
Inoltre, cari colleghi, avete dimenticato ciò che è accaduto nella scorsa legislatura, nel momento in cui alcuni autorevoli esponenti della vostra compagine si sono addirittura dilettati a scrivere libri in materia di sprechi - mi riferisco ai senatori Salvi e Villone -, sottoponendo all'attenzione dei cittadini gli sprechi della politica, a qualsiasi livello, e mi riferisco a quanto avviene dai ministeri in giù. Avete dimenticato, ancora, ciò che è accaduto con la contestazione degli sprechi fatta dall'onorevole Fassino, quando quest'ultimo parlò addirittura di sprechi ostentati e disse che si trattava di - cito testualmente - «cacicchi», determinando la conseguente ira del governatore Bassolino? Queste cose le avete dimenticate o no? O pensate a ciò che ha fatto il Governo Berlusconi e non pensate a ciò che avete detto nei cinque anni trascorsi, che avete scritto nel vostro programma e che avete ribadito oggi, senza pudore, in quest'aula?
Mi si potrebbe contestare che la riduzione dei costi della politica può diminuire di poco gli sprechi in Italia, ma è pur sempre un primo atto. Noi abbiamo avuto il coraggio di ridurre, anche se di poco, il costo della politica in questo palazzo del 10 per cento con la legge finanziaria dello scorso anno. Noi abbiamo avuto il coraggio, attraverso quella riforma costituzionale, che successivamente il popolo italiano ha bocciato, di ridurre il numero dei parlamentari. Noi abbiamo fatto seguire atti consequenziali a ciò che dicevamo. Voi, evidentemente, non siete in grado di farlo e vi legate solo e soltanto ad una serie di parole che rimangono tali, mentre i fatti dimostrano esattamente il contrario di ciò che affermate.
Dunque, nel momento in cui constato un'anima all'interno della vostra maggioranza in linea con ciò che noi diciamo, facciamo, scriviamo e sottoponiamo alla vostra attenzione ed al vostro voto, non solo invito ad esprimere un voto favorevole nei confronti della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, che dovrebbe trovare un consenso condiviso da parte di tutta l'Assemblea, indipendentemente dalla «casacca politica» di appartenenza di ciascuno, ma chiedo anche la votazione per parti separate per quanto riguarda le parti simili alla mozione Evangelisti ed altri n. 1-00004, spontaneamente ritirata dai colleghi dell'Italia dei Valori, così come dichiarato poc'anzi. Mi auguro che questa farsa da parte della maggioranza, unaPag. 14volta per tutte, finisca e che alle parole seguano i fatti (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!