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Si riprende la discussione.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2852-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in pochi mesi si è passati dalla drammatizzazione eccessiva dello stato della finanza pubblica (come i colleghi ricordano, il Governo affermò l'anno scorso che lo stato dei conti dell'Italia era peggiore di quello registrato nel 1992 e che si era sull'orlo della bancarotta)Pag. 2ad una condizione che definirei, con molta semplicità, di irresponsabilità finanziaria.
Il decreto-legge al nostro esame - sulla cui conversione noi Repubblicani ci apprestiamo ad esprimere voto contrario, ma che la maggioranza vorrà approvare - costituisce, infatti, il primo passo di una politica di sciali: esso dispone spese per un totale di 7 miliardi di euro quest'anno e di 10 miliardi di euro per i prossimi due anni, ripartendole in una quantità di voci minuscole che descrivono una certa filosofia di impostazione. Vorrei che i telespettatori che assistono alla trasmissione della nostra seduta conoscessero nel dettaglio le pagine del provvedimento che comprendono centinaia di voci minute, disperse fra ministero e ministero, fra amministrazione e amministrazione: esse descrivono non una politica di sviluppo economico, ma una politica di sottogoverno, di mance e di sprechi che continua allegramente nel corso di questo periodo.
Signor Presidente, se il Governo avesse avuto una certa impostazione di politica economica - cosa che non è avvenuto -, avrebbe collocato le eventuali maggiori risorse risultanti solo al termine della trattativa con le parti sociali sulla previdenza (e sugli altri interventi) e nell'ambito della legge finanziaria di cui stiamo per discutere in questi giorni l'impostazione. Invece di far questo, abbiamo assistito e assistiamo con questo provvedimento ad una sorta di spreco prolungato: con il decreto-legge al nostro esame, infatti, nel modo che ho descritto, si utilizzano all'incirca 7 miliardi di euro per l'anno 2007 e 10 miliardi di euro per ciascuno dei prossimi due anni.
Contemporaneamente, nei giorni scorsi, è stato adottato un provvedimento - che considero irresponsabile - con il quale si è abbassata l'età pensionabile di questo Paese, fissata in 60 anni, portandola a 58 anni. In tutta Europa si guarda alla decisione del Governo italiano e della sua maggioranza con sorpresa e con ironia: un Paese, la cui aspettativa di vita va crescendo, decide di abbassare l'età pensionabile e di spendere 10 miliardi di euro per farlo! Peraltro, i fondi necessari per far ciò si recuperano in parte aumentando i contributi sui giovani che lavorano, con un provvedimento che è, dunque, profondamente ingiusto ed immorale...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIORGIO LA MALFA. ...in parte scaricandone i costi sulla finanza pubblica. Infine, nel DPEF, il Ministro dell'economia afferma che mancano 21 miliardi di euro!
PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.
GIORGIO LA MALFA. Concludo, signor Presidente. Dunque, 21 miliardi, più 10 miliardi, più 7 miliardi: ammontano quasi a 40 miliardi di euro gli sprechi che questo Governo regala all'Italia che non lo merita certamente (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lo Monte. Ne ha facoltà.
CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, il Movimento per l'Autonomia denuncia, ancora una volta, come con il provvedimento in esame il Governo penalizzi fortemente il Mezzogiorno.
Dall'ultimo rapporto ISTAT, relativo all'anno 2006, emerge che il 5 per cento dei residenti nel sud d'Italia non si alimenta adeguatamente per insufficienza di reddito: oltre un milione di cittadini del sud d'Italia, quindi, vive in condizioni di assoluta povertà.
Colleghi meridionali, desidero richiamarvi alla responsabilità di difendere le nostre popolazioni. Occorre riaffermare, oggi più che mai, la centralità della questione meridionale e delle due Italie: quella del nord che si arricchisce e cresce nella piena occupazione e quella del sudPag. 3che continua ad impoverirsi di reddito e risorse umane (i giovani laureati emigrano verso il Nord).
Il gettito aggiuntivo - il cosiddetto «tesoretto» -, della cui destinazione si occupa appunto il disegno di legge di conversione in esame, poteva essere utilizzato per cominciare a risarcire il Sud del ritardo che lo Stato unitario gli ha inflitto in questi centocinquanta anni di storia nazionale.
Invece, viene anteposta, tanto dal centrosinistra quanto dal centrodestra, una cosiddetta questione settentrionale alla questione meridionale.
Nessun intervento viene messo in atto per l'emergenza infrastrutturale del Mezzogiorno: i 700 milioni di euro per la realizzazione di investimenti nella rete ferroviaria tradizionale, previsti dal disegno di legge di conversione in esame, contribuiranno ad accentuare ancora di più, nei fatti, le differenze tra le due Italie.
La rete ferroviaria del Paese costituisce l'esempio lampante di una Italia a due velocità, e per tale ragione il gruppo parlamentare del Movimento per l'autonomia ha presentato un ordine del giorno in cui si chiedeva, appunto, di destinare il 65 per cento di queste risorse per recuperare una parte del ritardo delle infrastrutture ferroviarie che affligge il sud del Paese.
Colleghi, i cittadini del sud vi chiedono responsabilità politica e tutela dei loro interessi. Come federalista e parlamentare del Movimento per l'Autonomia, ricordo a tutti voi che siamo qui in Parlamento per rappresentare, innanzitutto, le ragioni dei nostri territori e delle nostre genti: la nostra terra e la nostra gente viene prima di ogni appartenenza politica e questa non è propaganda!
Purtroppo, il disagio sociale del Mezzogiorno è gravissimo e, a fronte di ciò, nessuno dei pochissimi interventi per il sud approvati con l'ultima legge finanziaria è stato ancora realizzato. Solo ieri pomeriggio, in un incontro a palazzo Chigi, cui ha partecipato l'onorevole Lombardo, è stato chiesto che fossero stanziate le poche risorse previste per la viabilità delle strade provinciali in Sicilia e in Calabria.
Vedremo cosa accadrà, ma restiamo dell'idea che, se anche le promesse fossero finalmente mantenute, si tratterebbe sempre di briciole.
Al Mezzogiorno il Governo continua soltanto a promettere e sbandierare la nuova «Visco-sud», una norma finanziaria che incentiverebbe l'acquisto di impianti, programmi informatici e brevetti nel Mezzogiorno, ma di cui ancora non abbiamo alcuna certezza né attuazione.
Purtroppo, di certo vi è che è stato sottratto un miliardo e 500 milioni di euro alla Sicilia e 450 milioni di euro alla Calabria, destinati, appunto, alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina.
Allo stesso modo, si continua ad ignorare la possibilità di introdurre la fiscalità compensativa nel Mezzogiorno.
Per concludere, il Movimento per l'Autonomia denuncia che, con il provvedimento al nostro esame, si è persa, ancora una volta, l'occasione per iniziare a colmare il profondo gap infrastrutturale del sud.
Per tali motivi, a nome del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia, preannunzio il voto contrario sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia, DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bezzi. Ne ha facoltà.
GIACOMO BEZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo Misto-Minoranze linguistiche ed il partito Autonomista Trentino, in particolare, voteranno a favore della conversione in legge del decreto-legge denominato «tesoretto», nonostante alcuni argomenti non ci convincano.
All'origine eravamo molto favorevoli all'idea che il Governo, con una parte di risorse provenienti dal «tesoretto», potesse attenuare alcuni degli effetti distorsivi prodotti dalla manovra correttiva affiancataPag. 4alla legge finanziaria per il 2007, destinando ad una parte di extragettito misure volte a favorire lo sviluppo e l'equità sociale che i cittadini chiedevano con insistenza.
La pressione fiscale reale è arrivata a livelli insostenibili; è di gran lunga superiore alla media europea ed i Paesi più avveduti si sono già orientati verso la riduzione della pressione ed, inoltre, in Italia non esiste alcun meccanismo o incentivo fiscale per chi investe.
Purtroppo, il decreto-legge in esame, non ha arginato il malcontento di una larga parte del mondo imprenditoriale e delle piccole imprese artigiane in particolare che, ogni giorno, lavorano nei paesi delle vallate di montagna e si trovano a doversi misurare con gli studi di settore che fanno della metodologia delle presunzioni semplici una condanna preventiva di evasione fiscale nei confronti degli artigiani. Il risultato sarà che, nel prossimo anno, gli artigiani, per rispettare queste assurde regole, licenzieranno degli operai per rientrare nei parametri previsti da questo Governo. Gli studi di settore, a nostro giudizio, sono diventati una minimum tax e l'intero meccanismo va ripensato.
Finalmente, il Governo ha anche preso atto della situazione, aprendo un confronto con le categorie interessate. Il provvedimento al nostro esame costituisce, in questo senso, una svolta positiva, anche perché dimostra che il Governo è intenzionato a cambiare rotta sulla pressione fiscale e sulla politica fiscale.
Salutiamo con favore il ripristino della deducibilità Ires, dei costi dei veicoli non utilizzati esclusivamente come beni strumentali dalle imprese, in particolare dell'applicazione retroattiva anche per l'anno 2006. Assieme alla detraibilità IVA, in misura del 40 per cento, viene pertanto ad introdurre un regime tutto sommato più favorevole rispetto al sistema previgente al 2006.
È altresì merito del Governo aver aumentato le pensioni minime ai pensionati destinatari degli assegni previdenziali più bassi, sennonché non possiamo non lamentare che l'alleggerimento della stretta sulla deducibilità dei costi dei terreni, ampiamente condiviso in Commissione finanze, nel maxiemendamento è stato stralciato. Non viene, quindi, corretta la retroattività di una delle norme più discutibili del primo decreto Visco-Bersani.
Non crediamo che tale correzione, richiesta giustamente dalle imprese, avrebbe compromesso la volontà del Senato ed auspichiamo l'approvazione in altra sede della correzione che, comunque, dovrà avvenire entro breve.
Siamo perfettamente convinti che il rapporto tra Stato e cittadino debba essere regolato diversamente e che il fatto che un cittadino debba provare di non essere un evasore cozza con il principio di civiltà giuridica.
Riteniamo, quindi, sbagliato l'approccio del Governo e siamo convinti che, in questo modo, si riaprirà una partita che i cittadini ritenevano già chiusa, cosa che non gioverà certamente alla popolarità dello stesso.
La Südtiroler Volkspartei non potrebbe, quindi, esprimere un voto favorevole sulla disciplina ora proposta per gli studi di settore, ma non essendo possibile esprimere un voto frazionato e contenendo il provvedimento che oggi stiamo per approvare misure positive, voteremo a favore della conversione del decreto-legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nardi. Ne ha facoltà.
MASSIMO NARDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo a nome della Democrazia Cristiana per le Autonomie e del Nuovo Partito Socialista per dire che siamo sinceramente e profondamente preoccupati ed irritati.
Lo siamo perché lo è tanta parte del popolo italiano, le cui ragioni, a nostro giudizio, non sono mai state così ampiamente e perfettamente giustificate.
Tali ragioni e le nostre critiche le indirizziamo direttamente al PresidentePag. 5Prodi perché, a nostro giudizio, è lui il primo e fondamentale responsabile delle storture contenute nel provvedimento che ci accingiamo a votare.
L'Italia è un paese ricco. La situazione economica internazionale è particolarmente favorevole, ma la stragrande maggioranza degli italiani è sempre più povera, arrabbiata e preoccupata. Il dato sulla povertà è dell'ISTAT, non nostro, signor Presidente!
Il decreto-legge al nostro esame, inoltre, aumenta le preoccupazioni e le irritazioni perché - noi lo sappiamo ed ora lo illustreremo - è una doppia presa in giro, considerato il contenuto del decreto stesso.
Come tutti sanno, il Governo Prodi, prima ha suonato la grancassa contro il Governo precedente per la storia del «buco» nelle casse dello Stato ed ora suona la stessa grancassa con la storia del «tesoretto» di ben 7.403 milioni di euro.
Sono due facce della stessa presa in giro. Signor Presidente, il primo aspetto della presa in giro è il seguente: era vero che il precedente Governo aveva lasciato l'Italia nel dissesto economico? No, assolutamente no, sicuramente no! Probabilmente tutti gli italiani lo sanno, anche gli elettori del centrosinistra lo sanno e lo sa anche la Democrazia Cristiana per le Autonomie: è stata solo propaganda, pura e semplice propaganda! Quindi, ci chiediamo se sia compito del Governo fare propaganda o se lo stesso debba governare per tutti, senza distinzione di parte e con senso dello Stato. Dov'è il senso dello Stato di questo Governo? È il Governo di tutti o il Governo di una parte? Infatti, se il Governo è di parte, noi siamo convinti che vada messo da parte, signor Presidente!
Gli italiani si sentono presi in giro, signor Presidente del Consiglio, perché i conti erano già stati sistemati, con benedizione quinquennale dell'Unione europea, con la legge finanziaria per il 2006, varata dal Governo Berlusconi. Vi era e vi è il solito pesantissimo deficit dello Stato, che tutti conosciamo. Non siamo morti ieri, non stiamo morendo oggi e non moriremo domani, ma prima perlomeno l'impegno riformatore della Democrazia Cristiana era tale che le riforme erano riforme e non controriforme fatte più per problemi interni alla maggioranza che per il bene del Paese! Le prospettive per il futuro, inoltre, c'erano e gli italiani lo sapevano. Ma ora siamo seriamente sconcertati, perché il Governo Prodi non solo non governa, non solo fa propaganda per una parte, ma sbaglia anche i conti o fa finta di sbagliarli per giustificare le proprie iniziative. E di un ragioniere che non sappia fare di conto o di un manipolatore della contabilità dello Stato veramente non abbiamo assolutamente bisogno!
Il secondo aspetto della presa in giro ai danni degli italiani è forse questione ben più rilevante: vi è il «tesoretto»? Lei, signor Presidente del Consiglio, chiede 21 mila milioni di euro per il risanamento del Paese, come si legge nel Documento di programmazione economico-finanziaria. Tuttavia, non sapendo evidentemente fare di conto, al contempo eroga ben 7.403 milioni di euro, di cui una parte anche giustificabili, ma una buona parte, cercando di tappare i tanti veri «buchi» fatti per far fronte alle tante richieste clientelari delle forze che compongono il suo Governo. Perché gli italiani dovrebbero accettare che da una parte si chiedono 21 mila milioni di euro per gli anni 2008-2011 a tutti i cittadini - è ciò significherà nuove tasse, nuove rinunce ai servizi - e dall'altra si distribuiscono circa 2 mila milioni di euro agli amici degli amici?
Dov'è ora quel Presidente del Consiglio che aveva parlato della assoluta priorità del risanamento e della riduzione dell'indebitamento netto, come obiettivo primario di tutti gli italiani? Sono parole sue Presidente Prodi, non nostre! Ha capito o no Presidente Prodi che, con il provvedimento in esame, lei peggiora l'indebitamento netto di 7.403 milioni di euro e che ciò è l'esatto contrario di quello che lei ha sempre detto di voler fare? Ha tenuto conto poi che il decreto-legge in esame produce una serie di oneri pluriennali che determineranno un progressivo peggioramento dei conti pubblici? Non lo sappiamo, però crediamo che lei finga di nonPag. 6saperlo, perché, altrimenti, rischia che, in un attimo, le si sbriciola la sua già traballante maggioranza.
La questione più importante è, tuttavia, la beffa di far passare per una elargizione ad alcune categorie ciò che in realtà è, in gran parte, una toppa ad un «buco» da voi stessi prodotto in precedenza. Un «buco» creato per far quadrare i vostri conti sbagliati, finalizzati a soddisfare l'ingerenza rossa con le sue priorità, signor Presidente.
Sì, signor Presidente del Consiglio, il vostro «tesoretto» non è altro che una toppa, come siamo in grado di dimostrare anche se con un ragionamento un po' complesso, perché siamo sicuri che i cittadini - che sono intelligenti e non vanno presi in giro - capiranno comunque. Nel corso del mio ragionamento avrò come punto di riferimento gli effetti delle norme sulla misura dell'indebitamento, la sola rilevante ai fini del rispetto degli accordi con l'Europa in materia di disavanzo. Per semplicità mi riferirò soltanto all'anno 2007. Il Governo afferma di disporre interventi per un saldo maggiore di spesa pari a 7.403 milioni di euro. Tale nuova potenzialità di maggiore spesa è conseguenza, secondo il Governo Prodi, del maggior gettito.
Al contrario, mi propongo di dimostrare che il 40 per cento di tale maggiore spesa, ossia 2.205 milioni di euro, è conseguenza della modifica di errate operazioni di natura normativa, con conseguenze contabili, già poste in essere da questo Governo. In altre parole, il Governo nel corso dell'ultimo anno ha proposto misure a dir poco inadeguate al fine di sgonfiare artificiosamente la spesa, allo scopo di migliorare in modo fittizio il saldo e creare liquidità da mettere a disposizione delle clientele dei singoli Ministeri, ed ora ha dovuto correggere il tiro.
Citerò tre esempi per spiegarmi. Primo esempio: all'articolo 4 e all'articolo 7, comma 2, del decreto-legge in esame, si dispone il disaccantonamento di somme che lo stesso Governo aveva imposto di accantonare a fini di risparmio di spesa. In concreto, si disfa quello che si era fatto non più di un anno fa nella legge finanziaria per il 2007. Secondo esempio: all'articolo 7, comma 1, vi è un'integrazione di fondi destinati alle spese di funzionamento della Protezione civile e dell'ARAN, che dovevano essere stanziati nella legge finanziaria per il 2007, e non si capisce perché ciò non sia stato fatto a suo tempo. Infine, il terzo esempio: all'articolo 11, comma 1, si autorizza un'ulteriore spesa di 180 milioni di euro per le supplenze brevi nella scuola per l'anno 2007, anch'esse ampiamente prevedibili e che solo la superficialità di questo Governo poteva trascurare.
Insomma, il Governo sta solo facendo adesso quello che avrebbe dovuto fare prima; nella migliore delle ipotesi ha sbagliato i conti, ma ha l'impudenza di far passare come un «tesoretto» quella che in gran parte è una semplice correzione di conti in precedenza sbagliati. È cioè una toppa per un «buco» che - mi fa piacere ripeterlo - è stato creato dal Governo stesso. Non credo che ciò sia molto rispettoso dei cittadini italiani, che possono solo sentirsi presi spudoratamente in giro.
Perciò, signor Presidente del Consiglio, fra conti sbagliati, trucchetti contabili e un diffuso e scarso rispetto per l'intelligenza degli italiani, i motivi per non votare a favore del provvedimento in discussione ci sommergono ampiamente. Pertanto, la Democrazia Cristiana per le Autonomie e il Nuovo Partito Socialista voteranno contro questo decreto-legge, con la convinzione che ben presto tanti altri voti contrari verranno e sommergeranno anche il suo Governo. È un augurio che le rivolgiamo, forse non per il suo bene, ma sicuramente per il bene di tutti gli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI e Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il cammino è statoPag. 7lungo e a tratti in salita, ma alla fine la Camera è riuscita a licenziare il provvedimento in esame, che restituisce ai cittadini risorse ed opportunità secondo principi di equità. La questione di fiducia posta sul decreto-legge concernente l'extragettito non è stata una manovra politica, ma era necessaria per rispettare gli impegni, tra cui quelli presi per gli aumenti alle pensioni minime.
Di cosa stiamo discutendo in modo particolare? Del cosiddetto «tesoretto»? No, assolutamente no! Un tesoro, o un «tesoretto» che dir si voglia, si può paragonare a una piccola fortuna accumulata - chissà da chi e chissà come - nascosta agli occhi di tutti per essere conservata. È stato affermato che tali importanti somme che il nostro Governo sta redistribuendo ai cittadini con il provvedimento di cui ci stiamo occupando provengono dalla precedente gestione o sono frutto di azioni messe in campo dal passato Governo. Niente di più sbagliato! Ve lo immaginate il precedente Governo, anzi, i due governi precedenti della stessa legislatura, il secondo e il terzo Berlusconi, impegnati ad accumulare tesori da lasciare in eredità al futuro Governo Prodi!
La realtà invece ci dimostra che altri tesori e ricchezze personali sono stati accumulati da importanti leader del centrodestra, ma di sicuro non per essere regalati ai cittadini. Il Governo che ci ha preceduto è riuscito a inanellare una serie impressionante di sconfitte ad ogni competizione elettorale: dalle consultazioni amministrative (comunali, provinciali e regionali) per finire - ma nel senso di finire proprio di governare - con le consultazioni politiche; fino ad arrivare ad essere minoranza nel Paese e a non sentire il bisogno non solo di restituire i «tesoretti» mai messi da parte, ma anche la parola ai cittadini.
Di fronte a queste difficoltà mi chiedo e vi chiedo: se veramente vi fossero stati «tesoretti» da redistribuire per riconquistare un minimo di consenso dai cittadini elettori delusi dal Governo che ha preceduto il nostro, avrebbero rinunciato ad una così ghiotta opportunità? Credo proprio di no. Oggi invece, per la prima volta, ci troviamo di fronte ad un provvedimento che, anziché togliere o prelevare risorse dalle tasche dei cittadini - o. come spesso si dice, mettere le mani nelle tasche degli italiani - mette le mani al proprio forziere per attingere risorse da dare a chi ha maggiore bisogno, a chi ha bisogno di sostegno e di essere aiutato perché non ce la fa.
Si tratta, quindi, di una manovra che dà, anziché togliere, in tanti ambiti e settori. È sufficiente pensare, infatti, ai cantieri che ripartono, alle ferrovie, all'ANAS e alle tante opportunità che finalmente hanno la possibilità di vedere la luce, in quanto le inaugurazioni, alle quali il precedente Governo ci ha abituato, avevano bisogno di essere sostenute dalla risorsa finanziaria che non vi era, ma che noi stiamo rimettendo su importanti opere che finalmente potranno vedere la luce.
Si tratta di 900 milioni di euro nel 2007 per dare una boccata d'ossigeno ai pensionati con gli assegni più bassi, dell'estensione del cuneo fiscale a banche, assicurazioni e holding finanziarie, ma anche di tante altre misure in svariati settori per ripristinare capitoli dello Stato sociale che erano stati totalmente cancellati dal precedente Governo. Il decreto-legge è diventato, infatti, anche il veicolo legislativo per altre norme rimaste in attesa. Vi è stata la rimodulazione delle detrazioni per l'IVA sulle auto aziendali, il recepimento - da noi Popolari-Udeur fortemente voluto - degli accordi con le categorie sugli studi di settore, l'agevolazione dell'accesso ai fondi previsti dalla legge n. 488 del 1992 per le imprese.
Noi Popolari-Udeur siamo convinti che l'obiettivo resti quello di sempre, ovvero coniugare equità e crescita senza dimenticare l'equilibrio dei conti così faticosamente raggiunto negli ultimi mesi. Con l'extragettito si varano misure positive per i ceti deboli, per lo sviluppo e l'occupazione, ma si attuano anche le prime misure contenute nell'intesa raggiunta nei giorni scorsi con le parti sociali sul tema delle pensioni. Alcune misure, come quelle sull'innalzamento delle minime e la totalizzazionePag. 8dei contributi per i giovani, sono già inserite nel decreto-legge che oggi approviamo. Vi sono state molte critiche in questi giorni, ma a queste critiche noi Popolari-Udeur rispondiamo con le parole del Ministro Padoa Schioppa: sarebbe bello destinare tutto l'extragettito alla riduzione del debito, ma un euro non si può spendere due volte quando è uscito dalle proprie tasche. Le risorse non bastano per tutto e occorre fare delle scelte: è questo il nostro ruolo all'interno del Parlamento. Noi Popolari-Udeur pensiamo che in questo momento sia necessario dare una risposta concreta alle attese e alle richieste che ci giungono dai cittadini, dalle famiglie e dalle imprese. Non possiamo fare della politica economica di un Paese solo una questione di numeri: l'economia è fatta anche e soprattutto dai bisogni dei cittadini, da quei pensionati che non arrivano alla fine del mese, dai giovani che vogliono creare una nuova impresa. Pensiamo alla risoluzione di vere e proprie emergenze sociali cui, con il decreto-legge in esame, cerchiamo di dare una risposta.
È sufficiente citare, ad esempio, che sono quasi tre milioni i cittadini non autosufficienti, di cui oltre il 60 per cento vive in casa da solo. È a queste persone che noi politici dobbiamo delle risposte e, dopo una stagione di rigore per risanare i conti, ora è arrivato il momento di redistribuire le risorse per rilanciare i consumi e le imprese, e rendere così strutturale la ripresa economica. Utilizzare l'extragettito per risanare esclusivamente il debito ci avrebbe reso virtuosi di fronte all'Europa ma avrebbe rischiato di affossare una ripresa economica appena agli inizi e che ancora ha molto bisogno di sostegno e di aiuto.
Ora dovremmo concentrarci, soprattutto, sulla riduzione della pressione fiscale, specialmente per chi le tasse le paga, anche se dobbiamo ricordare, purtroppo, che solo lo 0,8 per cento dei contribuenti dichiara redditi al di sopra dei 100 mila euro. In ordine a tale aspetto, noto con piacere che anche le imprese sono orientate sulla giusta strada, ovvero quella di coniugare la lealtà all'obbligo fiscale con la prospettiva di una riduzione del carico fiscale.
Questo è l'obiettivo che noi Popolari-Udeur ci siamo posti ed abbiamo espresso all'interno del DPEF. A questo riguardo, ricordo la nostra battaglia per la riduzione dell'ICI nella prossima manovra finanziaria, che dovrebbe finalmente essere a costo zero per le tasche dei cittadini.
Sono necessari un sostegno ai redditi più bassi - che paradossalmente, proprio in quanto tali, non ottengono benefici dagli interventi di defiscalizzazione e di abbassamento delle aliquote - ed iniziative strutturali (quali la riduzione dell'ICI, il contenimento degli affitti e le opere di edilizia pubblica) che affrontino, in maniera decisa, quella che ormai è una vera e propria emergenza abitativa.
Mentre mi avvio alla conclusione, voglio ribadire con forza che noi Popolari-Udeur siamo attenti a tutte le questioni alle quali ho accennato in precedenza: siamo attenti affinché la politica di questo Governo continui ad essere seria e rigorosa e sappia intervenire dove è necessario per garantire la crescita del Paese. Il nostro è un lavoro impegnativo che svolgiamo con umiltà, consapevoli di essere stati investiti dagli elettori della grande responsabilità del servizio, che vogliamo rendere senza privilegi. Si tratta, ancora una volta, di scelte coraggiose e responsabili, che testimoniano con l'esempio che, quando si invocano rigore, semplicità e pulizia, non bisogna farlo in maniera demagogica, pretendendo che tali azioni partano dal nostro vicino di casa e ci coinvolgano il meno possibile.
Ma non siamo ipocriti e non ci entusiasmiamo eccessivamente nell'ascoltare i tanti falsi profeti che, solo per il fatto di non essere politici, ma godendo spesso di privilegi e trattamenti economici ben superiori di quelli di cui noi tutti godiamo, si sentono in dovere di pontificare, facendo solo teoria in merito ai risparmi che la politica - e non solo la politica - deve essere in grado di dimostrare di saper fare. In questi giorni lo abbiamo fatto e continueremo a farlo, insieme ad un'ulteriore attenta analisi di tutti i settori neiPag. 9quali è necessario intervenire per evitare sprechi e per garantire una professionalità ed un ritrovato impegno da parte di tutti, in ossequio al principio della meritocrazia, del quale siamo sostenitori convinti.
Concludo affermando che tutte queste misure e le altre in cantiere, queste sì, contribuiranno a formare un cosiddetto «tesoretto», che in futuro potrà essere nuovamente messo a disposizione dei cittadini: tutte le risorse che si riescono a mettere da parte, infatti, devono necessariamente tornare, secondo un principio di equità e giustizia sociale, nelle mani di coloro che hanno dato il loro contributo alla causa. Per tali motivi, signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo dei Popolari-Udeur (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, quello che la Camera si appresta ad approvare è forse il primo provvedimento di questa legislatura che rende evidente l'intento di unire le finalità di equità sociale e di sviluppo con quelle del risanamento. In tal senso, esso rappresenta un punto di svolta nell'azione del Governo. Si tratta di un provvedimento che trova origine nel miglioramento del quadro generale della finanza pubblica e nelle positive previsioni di crescita e che è in armonia con la necessaria politica di rigore finanziario, considerato, peraltro, che resta fermo l'obiettivo del pareggio di bilancio del 2011.
Troppo spesso si è dichiarata la necessità di realizzare efficaci politiche redistributive che però, nei fatti, si è continuato a rimandare in nome dell'esigenza primaria di risanamento dei conti pubblici. Il decreto-legge in esame ha l'ambizione di coniugare seriamente entrambe le esigenze e di renderle perfettamente compatibili tra di loro.
Riteniamo che questa sia la strada migliore e più giusta da percorrere. Siamo in presenza di un provvedimento che, con tutti i suoi limiti e comunque la si pensi, dà e non toglie: questo è indiscutibile. Peraltro, esso si muove nell'ambito delle linee programmatiche indicate dal programma dell'Unione, che, con chiarezza, poneva su un piano di contestualità il risanamento dei conti, la redistribuzione sociale e lo sviluppo sostenibile.
La parte certamente più positiva del decreto-legge interviene su un settore della società che vive con maggior sofferenza la crisi dello Stato sociale. I pensionati più deboli, che non riescono ad arrivare alla fine del mese, vengono, con questo provvedimento, parzialmente risarciti.
In 3 milioni avranno circa 400 euro in più all'anno. Certamente non è molto, ma sicuramente è un primo e importante passo, che, oltre ad avere un evidente significato in termini di equità sociale e di sostegno ai ceti più disagiati, rappresenta un sostegno alla domanda interna, con effetti positivi sulla nostra economia.
Anche per i giovani, altro segmento della società italiana che vive spesso le difficoltà del presente, il provvedimento riserva positive novità, certamente piccole, ma comunque significative, che si muovono nell'ambito di interventi volti a ridurre la precarietà e a costruire un nuovo sistema di protezione e di incentivi.
È del tutto evidente che la società e il mondo del lavoro sono cambiati. Va pensato un nuovo welfare. Accogliamo favorevolmente, quindi, le misure che agevolano il riscatto degli anni del corso legale di laurea e che facilitano la totalizzazione dei periodi assicurativi maturati presso le diverse gestioni previdenziali, così come le norme tese a favorire l'accesso al credito per le nuove generazioni. Il decreto-legge, però, dà anche un po' di respiro e una risposta, seppure parziale, ad un indiscutibile stato di sofferenza di molti settori della pubblica amministrazione, interessati in tutti questi anni da continui interventi e pesanti tagli alle proprie risorse. Si tratta di misure che, in alcuni casi, hanno rischiato di strozzare molti comparti e la stessa attività amministrativa, in particolare quella degli enti locali. In questo senso, non possiamo che vedere con favore l'intervento previsto dal decreto-legge, chePag. 10mette a disposizione risorse per i comuni e le province che hanno rispettato il patto di stabilità nel triennio 2004-2006.
Insomma, l'Italia sta compiendo uno sforzo di risanamento, in linea, se non in misura superiore, rispetto a quanto richiesto. Ciò giustifica il provvedimento e, pertanto, continuiamo a difendere con convinzione la scelta operata dal Governo di utilizzare le risorse aggiuntive provenienti dall'extragettito per la redistribuzione e lo sviluppo.
Va detto, però, che il decreto-legge è anche un'occasione mancata per inserire interventi di carattere ambientale, capaci non solo - e forse più di altri - di dare un contributo positivo e un sostegno alla nostra economia, ma anche di rispondere alla vera emergenza del presente: il mutamento del clima, che inficia la vita stessa del pianeta e la nostra.
Fortunatamente, siamo riusciti a prevedere almeno 20 milioni di euro per i vigili del fuoco, dei 100 milioni destinati alle forze dell'ordine. I vigili del fuoco sono chiamati - lo vediamo in questi giorni - a presidiare situazioni estreme senza mezzi adeguati, a partire anche dalla loro retribuzione, che è davvero vergognosa.
Assistiamo all'Italia che brucia e sicuramente - come ha detto anche il nostro Ministro Pecoraro Scanio - i colpevoli vanno perseguiti con severità, ma non possiamo arrivare sempre tardi. Non dobbiamo pensare all'ambiente quando sono chiuse le possibilità di prevenire, ma occorre capire che le risorse preziose e non rinnovabili, indispensabili alla vita nostra e alle nostre generazioni, vanno salvaguardate e che, quindi, è necessario concepire una politica ambientale del fare bene e subito.
Nel rinnovare, come gruppo parlamentare, l'espressione di cordoglio per il sacrificio del pilota del canadair, Andrea Golfera, morto nel tentativo di spegnere un incendio pauroso sviluppatosi nella provincia de L'Aquila, e nel rinnovare le nostre condoglianze per le altre persone morte a causa di tali disastri, chiediamo al Governo un impegno particolare, che rappresenti davvero un'inversione di rotta sulla centralità della questione ambientale.
Salutiamo con favore il DPEF, che mette al centro delle linee di intervento del Governo i cambiamenti climatici. Tali cambiamenti climatici, con gli effetti che comportano anche dal punto di vista economico-finanziario, costituiscono una vera e propria emergenza, che va assolutamente considerata per la sua portata. La prossima legge finanziaria dovrà confermare sì il risanamento in atto, proseguire con la politica di equità e di sviluppo, ma realizzare anche un serio programma economico, in cui l'ambiente occupi il ruolo centrale e strategico di ogni futura scelta di politica industriale e di sviluppo. Vi è, insomma, più che mai bisogno di una forte azione, di una svolta culturale che veda la massima sinergia tra economia ed ecologia, attraverso provvedimenti strutturali di riduzione della CO2, nel campo dell'edilizia, dei trasporti, della politica energetica, mettendo al centro le fonti rinnovabili, così come nella difesa del suolo, dell'agricoltura e anche all'interno delle scelte in tema di innovazione tecnologica. Non è un caso che a settembre si terrà la prima conferenza nazionale sui cambiamenti climatici e, sempre a settembre, vi sarà anche la presentazione della legge finanziaria, per noi, da questo punto di vista, un appuntamento assolutamente ineludibile.
Insomma, lavoreremo affinché la prossima manovra economica sia una manovra di vera svolta, di contrasto, di lotta ai cambiamenti climatici; una scelta strategica dello sviluppo davvero - alla lettera - sostenibile, da considerare non solo e non tanto per le implicazioni ambientali, ma anche per il forte, fortissimo impatto che l'emergenza climatica ha sul prodotto interno lordo del nostro Paese: è stato calcolato che i mutamenti climatici incidono sulla nostra economia per ben 20 miliardi di euro, quindi quanto una legge finanziaria.
PRESIDENTE. Deve concludere, la prego.
Pag. 11LUANA ZANELLA. Signor Presidente, ho concluso: confermiamo il voto favorevole del gruppo dei Verdi sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Napoletano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO NAPOLETANO. Signor Presidente, illustri rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il gruppo dei Comunisti Italiani voterà a favore, e in modo convinto, della conversione in legge del presente decreto-legge in materia finanziaria. È necessario dare al Paese, ma soprattutto ai ceti meno abbienti, come anche al settore produttivo e agli enti locali, un segnale importante e concreto. Bisogna guardare agli interessi collettivi e non alle finalità di parte, a cui ci ha abituato un certo modo di fare opposizione più attento a distruggere che a costruire.
Il decreto-legge in esame presenta un elemento di significativa novità, rispetto alle manovre estive del passato: i soldi, questa volta, si danno e non si prendono. Ciò è possibile perché il contesto economico del Paese ha registrato un indubbio miglioramento, rispetto alla pesante situazione che ci ha lasciato il Governo precedente. Gli indicatori economici segnalano un'importante risalita del prodotto interno lordo, una sensibile diminuzione dell'indebitamento netto e una decisa correzione dei conti pubblici, tanto da portarci fuori dall'emergenza.
Di assoluto rilievo, rispetto alle previsioni iniziali, sono inoltre le maggiori entrate dovute ai segnali di ripresa dell'economia e soprattutto alla lotta all'evasione fiscale che va ascritta a merito di questo Governo e di questa maggioranza. Tutto ciò consente un provvedimento di redistribuzione delle risorse che interviene sul fronte della spesa in molte situazioni di sofferenza della stessa, in settori penalizzati e compressi dalla rigidità delle regole. Se il Governo non avesse chiesto e ottenuto la fiducia, alcuni dei provvedimenti contenuti in questo decreto-legge, così attesi da milioni di cittadini e di pensionati, non avrebbero potuto trovare soluzione in tempi brevi.
Nel merito, il decreto-legge in esame pone in evidenza come le distanze con l'opposizione fossero e restino notevoli. La verità è che il centrodestra non avrebbe voluto dare neppure un euro ai cittadini e alle imprese, propendendo per una destinazione del cosiddetto «tesoretto» totalmente finalizzata ad una ulteriore riduzione del debito pubblico. Ma questo Governo non è nato solo per aggiustare i conti ma anche per avviare politiche di equità e di sviluppo. Uno dei provvedimenti, infatti, più significativi di questo decreto-legge consiste nell'aumento delle pensioni più basse, che interesserà già dal prossimo autunno oltre tre milioni di pensionati. È un provvedimento che avevamo chiesto da tempo e che salutiamo con favore poiché conosciamo le condizioni difficili in cui sono costretti a vivere numerosi anziani nel nostro Paese. Diciamo, però, al Governo che trentatré euro sono importanti ma non bastano, per cui è necessario compiere uno sforzo ulteriore al fine di andare oltre.
È di questi giorni l'intesa Governo-sindacati sul problema dell'età pensionabile che ha del tutto disatteso la collegialità ed il programma di Governo. Rifiutiamo l'idea di un presunto patto generazionale che riduca i diritti dei padri per dare una pensione da fame ai figli: diluire lo scalone in scalini non rappresenta una svolta ma un regresso. Mandare in pensione i padri il più tardi possibile significa liberare il più tardi possibile quei posti di lavoro che potrebbero essere occupati dai figli. L'introduzione delle quote per individuare l'età pensionabile rappresenta un modo sbagliato e, per molti versi, ingannevole di soluzione del problema perché non considera che milioni di persone, soprattutto i giovani al sud, entrano in tarda età nel mercato del lavoro e in gran parte con un'occupazione precaria e, quindi, con contributi insufficienti che li costringeranno a lavorare, se andrà bene, fino ad un'età esageratamente avanzata, e,Pag. 12comunque, ben oltre i sessantadue anni previsti a regime. Questo sarebbe il patto tra le generazioni? Noi pensiamo che un patto generazionale serio debba saldare il problema di pensioni più giuste con il problema del lavoro. Il nodo politico vero è quello di attuare una politica che favorisca la creazione di posti di lavoro stabili, che combatta realmente il lavoro precario e che faccia del lavoro a tempo indeterminato la regola è non l'eccezione. Noi ci batteremo, in Parlamento e nel Paese, affinché le intese raggiunte sulle pensioni possano essere utilmente emendate.
Sosterremo questo provvedimento finanziario anche perché prevede agevolazioni per i giovani finalizzate al riscatto contributivo del corso legale di laurea e all'accesso al credito, nonché la destinazione di maggiori fondi alle Ferrovie, all'ANAS, alle poste, All'ENAV, ai ministeri, alla scuola, alle imprese e all'università. Significative appaiono, inoltre, quelle norme che premiano i comuni e le province più virtuosi aumentando di molto e sganciandola dal patto di stabilità la quota di avanzo di amministrazione da destinare agli investimenti; cogliamo, altresì, come primo segnale positivo, le risorse aggiuntive destinate alla sicurezza pubblica e ai vigili del fuoco.
Ci appaiono, altresì, innovative ed utili le misure introdotte per il settore della pesca, dai contributi ai marittimi imbarcati sui pescherecci al potenziamento delle flotte, al piano triennale della pesca, al credito d'imposta introdotto anche in questo importante settore.
Chiediamo al Governo, con il DPEF e con la legge finanziaria per il 2008, di proseguire nel risanamento e nella riqualificazione della spesa e nelle politiche tendenti ad aumentare i tassi di crescita e di competitività, ad intensificare l'attenzione rivolta al Mezzogiorno, a favorire l'adozione di nuove e più moderne tecnologie, a proseguire negli investimenti in infrastrutture, a tutelare la scuola pubblica e a favorire la ricerca scientifica e lo sviluppo della cultura. Chiediamo anche di rafforzare sempre di più il concetto che il risanamento e la crescita economica devono saldarsi ancora di più con l'equità, aumentando così il potere di acquisto delle famiglie, dei lavoratori e dei pensionati, e guardando realmente ai giovani come ad una risorsa fondamentale per l'avvenire del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, il provvedimento che stiamo per votare, che ha già ricevuto la fiducia da parte della Camera, si muove in diverse direzioni, di cui l'aspetto principale e più significativo è costituito dall'aumento una tantum delle pensione più basse, seguito da un incremento permanente a partire dal prossimo anno. Tutti siamo consapevoli che siamo di fronte a pensioni al minimo e sarebbe più giusto definirle al di sotto dei livelli di sopravvivenza.
Signor Presidente, non ripercorrerò tutti gli aspetti contenuti nel decreto-legge in via di conversione, per certi versi obbligati dal richiamo dell'Europa, per altri dal soddisfacimento di necessità considerate urgenti. Ricordo, comunque, il contributo che ha dato al suo miglioramento, come relatore in Commissione bilancio, l'onorevole Lello Di Gioia.
Cercherò di collocare il provvedimento in esame nel quadro della politica economica seguita dal Governo. Con la legge finanziaria per il 2007 si è portata avanti un'azione indispensabile per il risanamento dei nostri conti pubblici. Ne va dato atto al Presidente Prodi e al Ministro dell'economia e delle finanze, Padoa Schioppa. Da questa opera il Governo non ha certo tratto consenso.
A suo tempo invitammo il Governo, senza essere ascoltati, ad accompagnare il risanamento con una scelta molto chiara e visibile che desse un'anima alla nostra politica economica. Tutti sappiamo che l'aridità dei conti non esercita fascino sull'opinione pubblica. Chiedemmo che si destinasse alla ricerca un miliardo di euro: non lo si fece e fu un errore, perché nelPag. 13futuro del nostro Paese vi è l'innovazione, la ricerca e la formazione.
Il Governo dà l'impressione di compiere un percorso a ostacoli, e tutti si aspettano che prima o poi inciampi e cada: troppo ristretta la maggioranza al Senato e sono troppe le differenze all'interno della coalizione per prefigurare un percorso sereno e duraturo. Ciò che manca è un messaggio politico e programmatico, che segni la direzione di marcia del Governo. Più che essere scelte consapevoli, quelle compiute appaiono come continui compromessi, spesso a livelli minimi, tra riformisti ed estrema sinistra.
Le scelte che sono state compiute dopo la legge finanziaria non sono state esaltanti; neppure le liberalizzazioni - mi riferisco ai due provvedimenti che portano il nome del Ministro Bersani - hanno avuto quel respiro che dovrebbe offrire al cittadino-consumatore notevoli vantaggi.
Grossi potentati economici e finanziari, dalle banche alle assicurazioni, non sono stati neppure scalfiti. L'Italia delle corporazioni e degli ordini professionali è viva e vegeta e continua a chiudere la porta ai giovani.
Il tasso di riformismo del Governo non è certo alle stelle. Il Governo è reduce da un accordo con i sindacati per il superamento dello scalone, che nel giro di una notte cambiava, senza gradualità, la situazione. Al risultato si è arrivati non solo sulla base di un compromesso con i sindacati, che era pure necessario, ma anche sotto l'evidente pressione dei partiti di estrema sinistra, che il Ministro Bonino ha cercato di contrastare sostenuta dal segretario dello SDI, Enrico Boselli. Quest'esito è stato evitato; l'accordo si è fatto, non è un capolavoro, non è un grande disegno, ma è sicuramente meglio di niente. Un certo grado di scontentezza c'è stato tra i riformisti, che avrebbero voluto scelte più innovative; mentre molto più forti sono state le riserve e i dissensi di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani.
Esiste nel Paese una grande questione, che non deve essere posta sotto il titolo «pensioni » ma sotto quello più generale che riguarda il riequilibrio della spesa sociale tra le generazioni. Noi non vogliamo diminuire la spesa sociale, vogliamo che sia resa più equa. Oggi i giovani si sentono penalizzati, non hanno un lavoro stabile e non avranno una pensione della stessa entità di quella che hanno i padri. Non hanno una scuola che funzioni e vedono svalutati i propri studi universitari. Non si possono formare una famiglia e contrarre un mutuo per acquistare una casa perché non hanno certezza nel futuro. Da parte dell'estrema sinistra si attribuisce questo stato di cose alla flessibilità, che andrebbe abolita per tornare ad un mondo antico fatto di posti fissi e, possibilmente, a vita. A tali trasformazioni si devono accompagnare grandi scelte di natura sociale.
Nello scorso secolo la socialdemocrazia riuscì a portare avanti la costruzione dello Stato sociale che rappresenta la conquista di civiltà più importante del Novecento. Allora c'era chi diceva che lo Stato sociale non era altro che uno strumento di razionalizzazione capitalista e che serviva per imbrigliare la classe operaia. Oggi che è necessaria la flessibilità, bisogna avere il coraggio di trovare le risorse per mettere mano ad un nuovo sistema di sicurezza sociale. La flessibilità da sola non va bene: occorre che alla flessibilità sia strettamente collegata la sicurezza. Questa è la visione riformista che è stata alla base del Libro bianco di Marco Biagi. Questa è la posizione che hanno assunto la stragrande parte delle socialdemocrazie europee. Non si tratta di creare un puro e semplice meccanismo di sussidi che creino nuovi dipendenti dello Stato sociale, ma bisogna, certo, partire dal fatto che il lavoro può essere intermittente, ma non lo può essere il reddito. Occorre affiancare alle politiche di sostegno meccanismi che attivino la responsabilità individuale, l'aggiornamento professionale e il reinserimento nel lavoro. Solo in questo modo flessibilità e sicurezza non avranno nulla a che vedere con la precarietà e consentiranno di ampliare il mercato del lavoro.
Non è, infatti, una società giusta quella nella quale esiste un alto tasso di disoccupazione, soprattutto femminile. TaliPag. 14scelte non possono essere fatte se non con un riequilibrio delle risorse tra le generazioni. Non si possono mantenere le pensioni di giovinezza e, nello stesso tempo, portare avanti una politica per i giovani: esiste un vincolo rappresentato dalle risorse a disposizione, altrimenti potremmo realizzare il paradiso in terra!
Il basso tasso di riformismo del Governo non è addebitabile al Presidente del Consiglio: se al posto di Prodi ci fosse un altro Presidente le cose non cambierebbero molto. È per sue controversie interne, di natura politica, che il Governo ha perso la sua spinta propulsiva e, difficilmente, riuscirà ad avere un colpo d'ala, perché appesantito da un continuo estenuante braccio di ferro tra riformisti e sinistra alternativa.
Occorre uscire da una logica di puro bilanciamento delle forze in campo o di una pura mediazione su tutto e su tutti i dossier che si trovano sul tavolo del Governo. Si può capire che si segua tale logica con i sindacati, ma non si può comprendere ed accettare che essa si verifichi tra le forze politiche della maggioranza. Invitiamo il Governo a fare scelte più coraggiose, meno timide, più chiare e più comprensibili. Si scelgano fronti sui quali attestarsi, come l'innovazione, la ricerca e la scuola. Occorre scegliere!
Come Rosa nel Pugno, come socialisti e radicali, voteremo a favore del provvedimento in discussione, nella consapevolezza che, tra le moltissime difficoltà e i gravi ritardi, il centrosinistra deve continuare a governare, perché qualsiasi alternativa a questa coalizione richiede il passaggio a nuove elezioni. Questo è lo spirito con il quale il gruppo della Rosa nel Pugno, radicali e socialisti, voteranno positivamente questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raiti. Ne ha facoltà.
SALVATORE RAITI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, mi accingo ad esprimere il voto favorevole dell'Italia dei Valori sull'importante provvedimento in discussione.
Il provvedimento odierno - come è già stato ricordato dagli interventi di coloro che mi hanno preceduto - è il frutto della politica del Governo di centrosinistra di quest'anno e del risanamento iniziato a seguito dell'iniziativa politica del centrosinistra.
Dopo il DPEF dello scorso anno, i cosiddetti decreti Bersani, i decreti fiscali e la legge finanziaria, abbiamo finalmente riagganciato - come ho sostenuto più volte - la «locomotiva Italia» all'Europa. Oggi, che corriamo insieme all'Europa, possiamo pensare di affrontare in maniera diversa le problematiche della nostra società. Il risanamento è iniziato, anche se non è concluso.
Con questo provvedimento si affronta con più parsimonia l'altro cardine della nostra azione politica: l'equità sociale, lo sviluppo e la crescita economica. Riteniamo, infatti, che il cardine fondamentale, affinché il nostro Paese possa tornare a essere sempre più forte e sempre più grande nello scenario europeo e mondiale, sia quello dello sviluppo giusto e solidale, che passi, però, attraverso il risanamento.
Tale risanamento - come dicevo - è iniziato: basti osservare il rapporto deficit-PIL, che, nonostante le spese previste da questo provvedimento, si mantiene al 2,5 per cento, anziché al 2,1 per cento, come sarebbe potuto essere.
Ci troviamo, senza dubbio, all'interno dei parametri previsti dall'Unione europea e abbiamo, altresì, invertito totalmente la tendenza rispetto al passato; basti ricordare ciò che è accaduto negli ultimi cinque anni e che abbiamo preso la guida del Paese quando il rapporto deficit-PIL andava pericolosamente oltre il 4,6 per cento. Ci saremmo potuti fermare al 2,1 per cento per arrivare all'obiettivo finale, entro il 2010, del risanamento complessivo della finanza e dell'economia nel nostro Paese.
Avremmo potuto fare di più e, per noi dell'Italia dei Valori, ciò rappresenta un piccolo rammarico, perché riteniamo chePag. 15occorra continuare nel miglioramento dei conti. È possibile farlo - e lo stiamo facendo - innanzitutto aumentando la base imponibile, continuando la lotta all'elusione e all'evasione fiscale, che sta producendo risultati ottimi, forse meglio di quanto si pensasse. Nello stesso tempo, è necessario ridurre il debito e il disavanzo. Occorre, quindi, un maggior rigore e una maggiore qualità della spesa pubblica.
A ciò vogliamo prestare la nostra attenzione e sottolineare ancora una volta - come ha fatto il collega Ossorio nella dichiarazione di voto sulla questione di fiducia - che bisogna puntare ad una migliore qualità della spesa, che significa meno sprechi, più controlli e che vi sarà la possibilità di rispettare totalmente gli obiettivi europei entro il 2010, che per noi è una priorità assoluta.
In tale provvedimento, da questo punto di vista, si sarebbe potuto fare di più e ci aspettavamo di più: ad esempio, un taglio delle spese dei ministeri, un maggiore taglio delle spese per l'editoria, lo sblocco del 20 per cento per l'aumento delle risorse o in merito ad alcuni rivoli di spesa che sono stati aumentati. Avremmo potuto fare di più.
Per quanto ci riguarda, quindi, occorre puntare ad una riduzione strutturale del debito e gli interventi previdenziali che sono stati presi in questi giorni vanno nella direzione giusta. Riteniamo che occorre pensare al futuro e il futuro ci prospetta, per fortuna, un aumento dell'età della vita e un aumento demografico del nostro Paese. Pertanto, una ristrutturazione dell'assetto previdenziale del nostro Paese è assolutamente necessaria e opportuna e il Governo e la maggioranza fanno bene a muoversi in tale direzione.
Fatto ciò, certamente, riteniamo che sia assolutamente importante l'abbassamento della pressione fiscale: è uno degli elementi fondamentali che deve vederci presto, già da oggi - forse anche da ieri - puntare in tale direzione. Il risanamento e la migliore qualità della spesa devono portare alla riduzione della pressione fiscale per liberare risorse ed energie.
Come dicevo, questi sono alcuni elementi che valutiamo non assolutamente positivi, tuttavia - come diceva qualcuno prima di noi - l'ottimo, a volte, è nemico del buono e questo è un buon provvedimento, perché prende atto di un extragettito di 11,4 miliardi di euro e ne spende 7,4 nel 2007 e 10 nel prossimo 2008 verso alcune direzioni che riteniamo positive - così come ho fatto cenno all'inizio del mio intervento - ossia per una maggiore equità sociale.
L'aumento delle pensioni minime di 900 milioni di euro nel 2007 e di 1,2 miliardi di euro nel 2008, per 3,5 milioni di pensionati che vivono sotto la soglia di 650 euro al mese, portando questo aumento, sostanzialmente, a 400 euro in più l'anno per ciascuno di questi soggetti svantaggiati, certamente è un intervento meritorio.
Inoltre, si tratta di un intervento - lo dobbiamo ricordare noi del centrosinistra - che faceva parte del programma di Governo del centrodestra non solo nella tornata elettorale del 2006, ma anche in quella del 2001, e non sono riusciti a farlo! Noi, con questo provvedimento, lo stiamo facendo, dando un po' di ossigeno a quei disagiati che ne hanno tanto bisogno.
Il provvedimento in esame va anche nella direzione di agevolare i giovani: offre ai precari facilitazioni per il riscatto, ai fini pensionistici, del corso di laurea, che costituisce una misura assolutamente positiva, e crea un fondo per il credito. Noi riteniamo che su tale politica bisogna continuare a battere: il fondo per il credito va potenziato con misure di prestiti a tasso zero per i giovani precari, per consentire loro di immaginare un futuro più stabile e tranquillo e per mettere su famiglia. Vanno dati incentivi per il lavoro part-time alle donne, che possano consentire loro di avere una migliore distribuzione del tempo per svolgere, più attivamente e propositivamente, la loro iniziativa in famiglia, così come vanno potenziati i servizi all'infanzia: è previsto un aumento delle risorsePag. 16per il bonus bebè, che va nella direzione giusta e dobbiamo continuare in tale direzione.
Pertanto, tali misure, che hanno anche carattere espansivo e non solo di giustizia sociale, vanno nella direzione di aumentare e aiutare la crescita del Paese.
Inoltre, vi sono le misure nei confronti degli enti locali virtuosi perché, rispettando il patto di stabilità, hanno avuto degli avanzi di amministrazione e, con questo provvedimento, consentiamo loro di cominciare ad investirli ed in misura maggiore, creando sviluppo e premiando coloro i quali gestiscono bene la cosa pubblica.
Tale norma va nella direzione di rispettare la qualità della spesa.
Abbiamo individuato delle risorse importanti, come i 100 milioni di euro per la sicurezza, che sono andati non solo al reparto della polizia e dei carabinieri, ma anche a quello della protezione civile e dei vigili del fuoco.
In tale contesto, noi dell'Italia dei Valori esprimiamo, soprattutto per quello che sta accadendo in questi giorni e che è accaduto ieri, un forte apprezzamento per l'attività e per il rischio che questi servitori dello Stato corrono ogni giorno per garantire sicurezza e una maggiore qualità della vita dei cittadini.
Avremmo potuto fare di più in questa materia, ma certamente abbiamo dato un segnale importante e speriamo di proseguire in questa direzione per garantire la legalità. Certo, l'incendio dei boschi potrebbe essere prevenuto e sarebbe opportuno che si facesse uno sforzo maggiore, anche mettendo in atto quei sistemi che hanno dato un particolare risultato quando ad alcuni cittadini si è data in gestione la protezione del bosco per tutelarlo, coinvolgendo chi vive in quei luoghi nel rispetto e nella tutela dei boschi stessi. Sarebbe un elemento importante per garantire prevenzione, sicurezza e legalità, ma anche tutela dell'ambiente.
Ho illustrato molti degli aspetti del provvedimento in esame...
PRESIDENTE. Deputato Raiti, concluda.
SALVATORE RAITI. ... insieme a quelli - concludo, Presidente - che riguardano lo sblocco degli investimenti previsti dalla legge n. 488 del 1992, che agevola gli investimenti delle imprese private.
Molte altre risorse e molta attenzione...
PRESIDENTE. Deputato Raiti, deve concludere.
SALVATORE RAITI. ...per quanto ci riguarda - ho concluso, Presidente - devono essere riservate alle infrastrutture, soprattutto al sud e per l'alta velocità.
Siamo sulla strada giusta, continuiamo con più serietà, con più pacatezza e, forse, con meno distinzioni e i risultati saranno a portata di mano (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Spini. Ne ha facoltà.
VALDO SPINI. Signor Presidente, mi preme sottolineare subito un dato: intervenendo in aula nello scorso aprile affermai che, se non si fosse provveduto a saldare le pendenze debitorie dell'Italia verso il Fondo globale per la lotta contro l'Aids, la malaria e la tubercolosi, non avrei più votato nessuno dei documenti finanziari del Governo.
È con soddisfazione che oggi posso notare che tra i contenuti di questo decreto-legge è previsto che l'Italia pagherà il suo debito al Fondo globale contro l'Aids, la malaria e la tubercolosi per 260 milioni di euro. Lo rilevo con soddisfazione perché, dietro questa cifra, ci sono 152 mila vite umane che vengono salvate nell'anno 2007. È un dovere umanitario sul quale uno dei più grandi Paesi industrializzati del mondo, come, nonostante le sue difficoltà, è l'Italia, non poteva e non doveva in alcun modo sottrarsi. È importante, quindi, che tale decreto vi provveda.Pag. 17
Più in generale, il provvedimento al nostro esame costituisce uno degli atti più importanti di questo Governo. Non sempre i Governi si trovano di fronte alla possibilità di decidere in merito alla destinazione di maggiori entrate nette rispetto alle previsioni di bilancio. In Italia ciò avviene per due motivi: il primo motivo è che l'economia italiana ha ricominciato a crescere dopo anni di stagnazione; il secondo è che la politica di recupero dell'evasione fiscale, portata avanti dall'attuale Governo, ha avuto successo.
Vogliamo ricordare, però, anche ciò che ha preceduto la stesura di questo decreto-legge: come gruppo parlamentare della Sinistra Democratica Per il Socialismo europeo, abbiamo voluto che l'elaborazione dell'utilizzazione dell'extragettito non fosse il risultato di una riunione di vertice di tre o quattro ministri a palazzo Chigi, ma fosse preceduta da un'adeguata consultazione all'interno della maggioranza.
In questo senso, abbiamo anche sviluppato un'azione comune con le altre forze disponibili della sinistra italiana per affermare insieme determinate priorità nell'utilizzare questo sovrappiù.
L'azione è stata condotta dai quattro gruppi parlamentari, dai quattro ministri della Sinistra Democratica, Verdi, PdCI e Rifondazione. Tale azione è stata efficace: vorrei ricordare che i segretari di questi quattro partiti si sono incontrati positivamente con i tre sindacati confederali, CGIL, CISL e UIL, e dopo questo incontro sono state ribadite due priorità: equità e giustizia sociale e crescita sostenibile della nostra economia.
Ecco che il decreto-legge al nostro esame prevede lo stanziamento di 900 milioni di euro per l'anno 2007 al fine di incrementare i trattamenti pensionistici più bassi, che ne avevano profondamente bisogno.
I pensionati al minimo riceveranno da 262 a 392 euro pro capite una tantum in quest'anno, a seconda degli anni di contribuzione, e la cifra crescerà da 336 a 504 euro nel 2008: non quanto vorremmo, certamente, ma si tratta di un segnale importante.
Ed ecco perché, per il 2008, vi saranno 1.500 milioni l'anno per l'incremento dei trattamenti pensionistici bassi, il miglioramento del meccanismo di perequazione per le pensioni di importo non superiore a cinque volte il minimo, nonché, per quanto riguarda i giovani, misure agevolate per il riscatto del corso legale di laurea e per la totalizzazione dei periodi assicurativi maturati all'interno di diverse gestioni previdenziali.
In realtà, i due obiettivi della giustizia sociale e della crescita si saldano. È vero: l'economia italiana si è rimessa in cammino, anche perché trainata dalla ripresa tedesca, tuttavia, l'aumento del PIL che si prevede per il 2007 (2 per cento annuo) è inferiore consistentemente (0,6 per cento) a quello medio dell'economia dell'area dell'euro.
La nostra domanda è costituita per circa un terzo dalle esportazioni e per due terzi dalla domanda interna di beni e consumi. È evidente che se riusciamo a sollevare le situazioni di reddito di quei ceti che hanno dovuto comprimere i loro consumi, ma che sono pronti ad esprimerli sul mercato non appena ne abbiano la possibilità, i provvedimenti che prendiamo ai fini di giustizia e di coesione sociale possono avere anche un effetto positivo e incisivo sulla crescita economica in termini di aumento della domanda interna.
È vero altresì, infatti, che senza crescita non si hanno le risorse da destinare al rientro del debito pubblico, con buona pace di qualche economista un po' estremista. Dobbiamo attivare un circuito virtuoso di risanamento e sviluppo al posto del vecchio circuito di stagnazione e di aumento dell'indebitamento italiano.
Per quanto attiene all'altro aspetto ossia la competitività delle nostre merci e dei nostri servizi a livello internazionale essa dipende evidentemente, oltre che dall'efficienza generale del sistema Italia, dalla nostra capacità di reggere la competizione sull'innovazione. Da questo punto di vista, il decreto-legge che ci accingiamo a votarePag. 18sblocca i fondi per la ricerca scientifica e tecnologica, in particolare quelli per i progetti di ricerca d'interesse nazionale (PRIN), che erano stati congelati dai provvedimenti economici precedenti.
Si tratta di una decisione molto importante, senza la quale ci saremmo trovati in una condizione mai vista nella storia della Repubblica: vedere bloccata la ricerca scientifica di base nel nostro Paese.
Vorrei sottolineare, altresì, le altre misure previste per gli enti locali, gli enti e organismi pubblici non territoriali, la Protezione civile, l'ENEA, il Fondo per le aree sottoutilizzate, la difesa del mare, l'Agenzia di tutela dell'ambiente, i trasferimenti correnti alle imprese pubbliche e le missioni internazionali di pace.
Ma vorrei sottolineare che il nostro gruppo parlamentare - vorrei ringraziare in questa occasione gli onorevoli Aurisicchio e Rotondo - si è diretto in particolare su due interventi: gli enti locali e il fondo per la sicurezza.
Per gli enti locali si è ottenuta la maggiorazione della quota di avanzo di gestione che gli stessi potranno utilizzare, in particolare, per i piccoli e medi comuni con popolazione inferiore a 100 mila abitanti.
Per quanto riguarda il fondo per la sicurezza, si è istituito un fondo per l'acquisizione di beni e servizi indilazionabili per la Polizia di Stato, i vigili del fuoco, l'Arma dei carabinieri e la Guardia di finanza. Colgo l'occasione per dire, signor Presidente Bertinotti, che credo che il Governo debba venire in quest'aula a riferire su quanto sta avvenendo in tema di incendi, in particolare nell'Italia meridionale.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, le ultime elezioni amministrative hanno segnato quella che non esito a definire una sconfitta preoccupante per la coalizione di Governo.
Con questo provvedimento è cominciata una ripresa dell'iniziativa dell'Unione di centrosinistra, che ha poi trovato ulteriori sviluppi nell'accordo sulle pensioni e, sia pure in una dialettica sindacale ancora aperta, che speriamo possa chiarirsi positivamente a settembre, nel protocollo fra Governo e parti sociali sul welfare degli ultimi giorni scorsi.
Ci auguriamo che ciò segni una ripresa di iniziativa coerente ed efficace in applicazione del programma del Governo dell'Unione: un Governo - mi sia consentito - che vorremmo veder «dimagrito», cioè capace di autoridursi, perlomeno in modo da evitare di battere ogni record del numero di componenti la compagine di Governo nella storia della Repubblica.
Vorremmo che un nuovo spirito di unità e di coesione soffiasse nella maggioranza di centrosinistra e la portasse a superare le altre decisive prove che la attendono, come quella della nuova legge elettorale.
È umiliante per questo Parlamento che la modifica della legge elettorale debba avvenire solo per iniziativa referendaria e non per la normale capacità di funzionamento e di decisione delle istituzioni del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo)! Non vi è dubbio che ci troviamo in un momento delicato. Non vi è, infatti, solo quella che dovrebbe essere la normale funzione critica dei cittadini verso le istituzioni, i partiti e il loro funzionamento; vi è di più: vi è un pericoloso distacco, se non addirittura manifestazioni di ostilità che ci preoccupano non poco.
Ecco perché, di fronte ad un decreto-legge positivo ed importante come quello che ci apprestiamo a votare, vorremmo che si affermasse uno spirito di piena attuazione del programma dell'Unione del centrosinistra e di unitarietà e concordia nel suo adempimento. Il nostro gruppo - Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo - è sorto nella convinzione che, dopo la formazione di quello che sarà il partito democratico, il Paese avesse bisogno di quella che voglio definire con molta chiarezza una sinistra normale, democratica, solidamente collocata nel Partito socialista europeo, laica e solidale col mondo del lavoro. Ci proponiamo quindi di rappresentare un legame nuovo ed efficace fra i cittadini e le istituzioni e fra gliPag. 19elettori dell'Unione e il Governo di centrosinistra: un compito che riteniamo non solo utile ma necessario. Questa parte l'abbiamo svolta con risultati positivi, cercando di avvicinare con grande determinazione le posizioni del Governo e dei sindacati nel percorso che ha condotto all'elaborazione e alla conversione di questo decreto-legge che ci accingiamo ad approvare.
Signor Presidente e onorevoli colleghi, intendiamo continuare a svolgere tale ruolo di stimolo e di capacità di realizzazione efficace nelle prossime, decisive scadenze che ci attendono (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dozzo. Ne ha facoltà.
GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, dopo che il Governo ha posto la ventesima questione di fiducia, ci troviamo ad esaminare la conversione in legge del famoso decreto-legge sul «tesoretto». Generalmente, Presidente, quando si parla di tesoro (o, come in questo caso, di «tesoretto»), viene subito alla mente qualcosa che si è scoperto casualmente: un dono piovuto dal cielo, una sorta di manna. Mai come in questi mesi tale termine è stato utilizzato in maniera impropria ed a sproposito: purtroppo, infatti, nulla è caduto dal cielo, né vi è stato alcun ritrovamento di tesoro da parte del Ministro Padoa Schioppa. Semplicemente, vi sono state entrate extratributarie dovute all'aumento della pressione fiscale attuata da questo Governo.
Vorrei ricordare, infatti, che, ormai, la pressione fiscale è giunta al 42 per cento: queste sono le tasse che vengono pagate dai cittadini e, in maniera particolare, dai cittadini del nord, dai cittadini padani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Il nord, la Padania: questa è la vostra vera isola del tesoro da cui, ancora una volta, avete spremuto ogni risorsa! Quell'isola, che voi della maggioranza avete sempre considerato abitata da un popolo di evasori totali, da gente, il cui unico scopo nella vita, secondo la vostra delirante immaginazione (specialmente quella del viceministro Visco), è quello di evadere il fisco e di fare la bella vita. Vorrei veder voi lavorare 12, 14 o 15 ore al giorno e portare avanti piccole aziende per poi trovarsi di fronte a questa pressione fiscale! Vorrei vedere se è «bella vita» questa o se si tratta, invece, di una vita votata ad ogni sacrificio!
Continuate a spremere: ma ricordate che la sopportazione ha raggiunto il limite del non ritorno. Continuate su questa strada fino all'ultima goccia, senza mai dare nulla in cambio. Anzi, a dirla tutta, qualcosa in cambio alla Padania avete dato: avete inasprito gli studi di settore, assoggettando più che mai intere categorie produttive a metodi iniqui di presunzione del reddito; avete aumentato i controlli della Guardia di finanza in maniera spropositata guarda caso sugli scontrini fiscali; avete incrementato gli organici, in certe province, per aumentare i controlli da parte dell'Agenzia delle entrate. Mi piacerebbe, signor Ministro Chiti, avere le statistiche dei controlli effettuati dalla Guardia di finanza: mi piacerebbe avere il numero delle ispezioni effettuate nei pubblici esercizi e nelle province del nord e quello delle ispezioni effettuate in altre regioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Cito un dato della Guardia di finanza provinciale di Treviso: nei primi sei mesi del 2007 sono state effettuate 8 mila ispezioni presso i pubblici esercizi. Vorrei sapere quanti controlli sono stati eseguiti in altre province d'Italia, perché, se vi è equità fiscale, ciò deve valere per tutto il territorio dello Stato italiano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Armani)!
Vi sono da un lato, gli studi di settore, lasciando, peraltro, l'onere della prova al contribuente - cosa che ritengo demenziale -, e, dall'altro, maggiori controlli fiscali: continuate così, mentre le imprese continuano a chiudere i battenti, altrePag. 20spostano la loro attività all'estero, altre ancora non investono più! Avete infuso un clima di terrore fiscale.
Ma, signor Ministro, se si vuole combattere, effettivamente, l'evasione fiscale, mi domando perché non si proceda ad attuare l'unica riforma che effettivamente stronca da subito l'evasione: dare, cioè, a tutti i cittadini la possibilità, come si fa in altri Paesi, di detrarre dai loro redditi le spese sostenute e pagare le tasse solo sul reddito effettivamente disponibile.
Penso che si tratti di una riforma semplice, comprensibile da tutti e chiara: il cittadino, allora, richiederà la fattura per i lavori eseguiti e, in un solo momento, si assesterebbe un colpo all'evasione fiscale ed al lavoro nero, quello svolto, magari, da certe persone andate, in maniera precoce, in pensione, e che fanno, in questo momento, il doppio lavoro.
Per mesi, signor Presidente, si è parlato dell'utilizzo del «tesoretto», ed abbiamo sentito da più parti, dagli esponenti della maggioranza, le proposte più disparate: Rutelli ha proposto di abbassare l'ICI, mentre in esternazioni di rappresentanti dell'Udeur veniva indicata la priorità all'utilizzo dei fondi per il sostegno alla famiglia.
Non vedo, però, nel disegno di legge di conversione al nostro esame nulla di tutto ciò: nessuna riduzione dell'ICI, nessun sostegno alla famiglia, a meno che non si ritenga il misero aumento una tantum dato alle pensioni come una soluzione ai problemi di chi stenta ad arrivare a fine mese.
Qualcuno, in questa sede, ha sostenuto che è stata realizzata una operazione di equità sociale: ma quale equità sociale, se, con la legge finanziaria per il 2007, avete «pescato», in maniera prioritaria, in anticipo e a piene mani, nelle tasche dei contribuenti, penalizzando, soprattutto, chi percepisce un basso reddito!
Non sono solamente io ad affermare ciò, ma anche alcuni esponenti della vostra maggioranza.
A proposito della legge finanziaria, sono trascorsi sette mesi dalla sua approvazione e il Governo ha emanato solamente sessantasette provvedimenti attuativi della legge finanziaria stessa sugli oltre quattrocento previsti; a sei mesi dall'approvazione della legge finanziaria, novantadue provvedimenti da emanare sono scaduti per decorrenza dei termini.
Signor Ministro, questo è un ottimo lavoro da parte del Governo. Ricordo a tutti che il Governo attuale ha battuto ogni record per numero di Ministri e sottosegretari, ma che, pur avendo un così alto numero di Ministri e sottosegretari, non è riuscito a tutt'oggi ad emanare i provvedimenti di accompagnamento alla legge finanziaria per il 2007, mentre, tra poco, discuteremo della legge finanziaria per il 2008: questo Governo ha svolto un gran lavoro, veramente un buon lavoro!
Ma cosa ci si può aspettare da una maggioranza che non trova un accordo su nulla?
Mastella e Di Pietro ogni giorno litigano come due comari: Di Pietro dice a Mastella di stare attento alla Costituzione; Mastella, di rimando, invita Di Pietro a stare attento al buonsenso; e ancora, Di Pietro afferma che a Mastella mancano i fondamentali del diritto e continuare ad infierire su di lui è come sparare sulla Croce rossa, mentre Mastella dichiara che Di Pietro è devastante per il Governo: o la smette o lui se ne va.
Ma allora, cosa aspettate ad andare a casa tutti e due! Cosa aspettate: andate a casa, per cortesia e non fate più questi litigi da cortile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Per non parlare, poi, dello scontro tra le forze politiche della maggioranza, specialmente sulla riforma delle pensioni.
Si pensi alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Prodi, che ha parlato di tappa storica fondamentale per il futuro del Paese; di rimando, Diliberto, dei Comunisti italiani, ha affermato che si tratta di una riforma inaccettabile, peggio della riforma Maroni, mentre ancora Giordano, segretario di Rifondazione comunista, utilizza espressioni del tipo: non ci stiamo a questa riforma, indiremo un referendum di consultazione!Pag. 21
Bene, il referendum è un metodo democratico, talvolta usato a sproposito, ma allora mi chiedo che cosa ci state a fare voi di Rifondazione comunista nella maggioranza di questo Governo! Abbiate il coraggio di sfilarvi da questo Governo, di dire «no» a riforme come quella delle pensioni e non paratevi dietro il paravento del referendum.
Signor Presidente della Camera, sono riusciti persino a far riesumare politicamente il senatore Dini. È da settimane che questo imperversa su tutti i telegiornali, dettando ultimatum al Governo. Molto probabilmente qualcuno gli ha soffiato all'orecchio - o gli ha fatto credere - che potrebbe essere il prossimo Primo Ministro di un Governo tecnico.
Sia ben chiaro che noi della Lega non ci stiamo a nessuna prova tecnica. Noi vogliamo che questo Governo se ne vada subito a casa e si ritorni subito a votare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Lo affermiamo da mesi e, al di là anche di alcune componenti politiche della minoranza, noi siamo su questa posizione. Che sia chiaro a tutti coloro che ci ascoltano.
PRESIDENTE. Deputato Dozzo, concluda.
GIANPAOLO DOZZO. Ho già esaurito il tempo, signor Presidente?
PRESIDENTE. Sì.
GIANPAOLO DOZZO. Dicevo che su tutto questo aleggia il nuovo della politica italiana, signor Presidente, colui che non è mai stato comunista, che è appena arrivato in politica, ma, nello stesso tempo, è stato iscritto al partito comunista italiano, colui che si dimentica di essere stato Vicepresidente del Consiglio, colui che detta i nuovi dieci comandamenti...
PRESIDENTE. La prego, deve concludere.
GIANPAOLO DOZZO. ... e cioè il sindaco di Roma, Valter Veltroni, il volto nuovo della politica! Quindi, signor Presidente, noi della Lega voteremo contro questo Governo e questo provvedimento.
PRESIDENTE. Non mi costringa a nuovi richiami, deve concludere, per favore.
GIANPAOLO DOZZO. Prendetevi pure questo ultimo bottino, ma andate, per cortesia, subito a casa, per il bene del Nord e per il bene della Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, a prima vista appare del tutto evidente che il decreto-legge che stiamo discutendo oggi è un decreto demagogico; basta guardare gli interventi che vi sono contenuti.
Chi non potrebbe essere d'accordo sull'aumento delle pensioni minime o sul rafforzamento degli investimenti che deve fare l'ANAS in grandi opere per il nostro Paese?
Vedete, il problema non è questo. Il problema che noi sottoponiamo all'Assemblea è duplice: uno di metodo e l'altro di merito.
Il primo è di metodo: siamo alla ventesima fiducia. Ho fatto un conto: i provvedimenti che quest'Assemblea ha varato in un anno di attività sono quarantadue. Ciò vuol dire che avete richiesto la fiducia sulla metà dei provvedimenti che sono stati votati da quest'aula.
Penso che questo dato debba far riflettere in maniera significativa. Si tratta del 50 per cento! Se andiamo avanti con questa progressione alla fine della legislatura, se durerà cinque anni, come noi non ci auguriamo, le questioni di fiducia da voi poste saranno oltre cento, più del doppio di quelle richieste nella scorsa legislatura. Questo è un dato politico, non tecnico. Il problema non sono i lavori tecnici di questa Camera, il problema siete voi!Pag. 22
Sono le incongruenze all'interno della vostra maggioranza che vi spingono, in continuazione, a richiedere la fiducia. Se avessimo svolto un dibattito vero sul provvedimento in esame, probabilmente non sarebbe stato approvato nella versione nella quale lo approviamo oggi perché, nei mesi in cui ne avete discusso, le vostre opinioni erano totalmente diverse, in particolare fra la sinistra riformista e la sinistra più radicale.
Quello della richiesta della fiducia è un metodo per fare in modo che non si discuta dei provvedimenti e ciò sta diventando un problema per questo Parlamento e per tutto il Paese!
Ci lamentiamo che la politica sta perdendo in termini di credibilità. Io penso che uno degli elementi per cui questo Parlamento sta perdendo parte della sua credibilità sia proprio il fatto che abbiamo smesso di discutere e di confrontarci: voi all'interno della vostra maggioranza e, all'interno di questo Parlamento, fra maggioranza e opposizione. Questo è il primo dato sul metodo che contestiamo in maniera forte.
Nel merito, se andate a vedere come si è svolto il dibattito negli ultimi mesi, siamo alla schizofrenia e al paradosso! Vi cito alcune frasi pronunciate dal Ministro dell'economia negli ultimi mesi. Era partito dal presupposto che, al massimo, soltanto 2,5 miliardi di euro di questi 10 miliardi di «tesoretto» - ammesso che esista - potevano essere destinati a nuove spese sociali. Il resto doveva essere destinato alla riduzione del debito. Su tale impostazione, noi potevamo essere anche in parte d'accordo. Il problema è sorto successivamente. Il Ministro negli ultimi mesi ha dichiarato: confermo l'impegno di destinare 2,5 miliardi di euro del «tesoretto» a misure per lo Stato sociale, se facessi ora le stime di 2,5 miliardi sarebbero da correggere in negativo, ma non torno indietro dal mio impegno.
Oggi, lo stesso Ministro ci presenta un provvedimento che va nella direzione esattamente contraria, destinando 7,5 miliardi di euro alla spesa sociale e solo 2,5 miliardi di euro alla riduzione del debito. Così non va, così non può andare, perché tutti gli organismi internazionali, dalla Banca centrale mondiale alla Banca centrale europea, alla Banca d'Italia ci ricordano che tali risorse vanno portate a diminuzione del debito pubblico, che è indispensabile per il risanamento dei nostri conti portare tali somme a decremento del nostro debito pubblico.
Noi abbiamo fatto una scelta, voi ne state facendo un'altra: gonfiare la spesa pubblica! La spesa pubblica nel 2006 ha raggiunto il livello massimo della sua espansione. Non abbiamo mai registrato una spesa pubblica così forte come nel 2006 e rispondiamo a tale sentore di allarme aumentando ulteriormente la stessa spesa pubblica. Ciò significa che il prossimo anno, per sostenere tale spesa, dovremo aumentare ancora le imposte odiose ai cittadini italiani, come le addizionali IRPEF e l'ICI, gravando ancora sulle tasche dei cittadini e delle famiglie.
Ammesso che esista, tale «tesoretto» proviene semplicemente dall'aumento di imposte che il Governo Prodi ha stabilito nel 2007. Ricordo un Ministro dell'economia che, non più di un anno fa, denunciava a tutto il mondo lo sfascio dei nostri conti pubblici, sostenendo che dovevamo intervenire assolutamente con una legge finanziaria di rigore. Abbiamo approvato una legge finanziaria per il 2007 che ha comportato 40 miliardi di maggiori imposte per le famiglie italiane, sotto forma di aumento delle addizionali IRPEF e dell'ICI.
Dopo qualche mese ci troviamo in una situazione in cui, sempre secondo il Ministro dell'economia, abbiamo delle risorse aggiuntive addirittura da distribuire in interventi sociali. Signori, delle due l'una: o il Ministro dell'economia qualche tempo fa ha detto una bugia o ha sbagliato i conti. Ritengo che, in entrambi i casi, questo Ministro dell'economia vada mandato via, perché sia che abbia detto una bugia, sia che abbia sbagliato i conti, ha dimostrato la sua incompetenza. Questo è il primo dato (Applausi dei deputati deiPag. 23gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale)!
Oggi vi è un problema grave: l'Italia, lo dicevo prima, è il Paese con il più alto debito pubblico al mondo. Siamo fra i Paesi con il debito pubblico più alto del mondo. Tutti gli organismi internazionali ci ricordano che un tale debito pubblico è insopportabile, e noi rispondiamo, aumentando la spesa. Vi invito a prestare attenzione a quanto stiamo facendo. Vi ricordo che il buon governante pensa alle generazioni future, non al riscontro elettorale immediato!
Con il provvedimento in esame guardiamo al presente, ma non stiamo guardando al futuro. In una famiglia, un buon padre di famiglia è colui che si preoccupa di non lasciare debiti ai propri figli, di lasciare loro la casa, ma non gravata dal mutuo, e noi non stiamo facendo questo (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))! Di fatto ai nostri figli non stiamo lasciando neppure la casa, ma solo il debito! E tale debito peserà ulteriormente sulle loro spalle e diventerà più gravoso anche a causa della proposta del Governo sulle pensioni presentata in questi giorni. Come possiamo pensare che le generazioni future possano reggere questo trend di spesa pubblica?
Dunque, le motivazioni che ci spingono a votare contro il provvedimento in discussione sono tante. Speravamo di poter svolgere in quest'aula un dibattito molto più approfondito e di portare avanti le nostre proposte, che sarebbero state molto semplici: avremmo voluto destinare gran parte di questo «tesoretto» - ammesso che esista davvero - alla riduzione del debito pubblico e, per un'altra parte, l'avremmo voluto restituire alle famiglie italiane, vale a dire ai soggetti che lo hanno creato, sotto forma di minori imposte per il 2008. Invece, non stiamo facendo questo; l'onorevole Giordano ha coniato un nuovo termine, il «risarcimento sociale», e con la storia del risarcimento sociale stiamo dando mance a pochi. Noi, al contrario, avremmo voluto dare molto a tutti (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Ricci. Ne ha facoltà.
ANDREA RICCI. Signor Presidente, per la prima volta dopo molti anni, l'ormai consueto provvedimento finanziario di luglio non chiede nuovi sacrifici agli italiani, ma, al contrario, mette a disposizione ulteriori 6,5 miliardi di euro per nuovi interventi di spesa. Tra questi, quelli che ci sembrano più significativi riguardano, in primo luogo, l'aumento medio di circa 35 euro mensili delle pensioni basse, inferiori a 650 euro, per tre milioni e mezzo di pensionati. Si tratta di una prima, anche se ancora parziale e insufficiente, misura redistributiva, che però inizia ad affrontare concretamente, e non soltanto a parole, una grave emergenza sociale che vede milioni di anziani vivere sulle soglie della povertà.
In secondo luogo, ci riferiamo ad alcune misure volte a garantire una migliore copertura previdenziale per i giovani lavoratori, come il riscatto agevolato degli anni di laurea e la totalizzazione dei contributi versati.
In terzo luogo, nel decreto-legge vi è lo stanziamento di 260 milioni di euro per il Fondo mondiale di lotta all'AIDS, che consente finalmente all'Italia di onorare un impegno internazionale solennemente assunto e mai rispettato. Infine, si prevedono nuove risorse per la scuola, l'università, le infrastrutture ferroviarie e stradali, le forze di sicurezza e i vigili del fuoco, il sistema di welfare e il finanziamento degli enti locali.
Dunque, il provvedimento in esame contiene una serie di misure destinate alla redistribuzione del reddito, allo sviluppo economico e al potenziamento dell'efficienza della pubblica amministrazione. Per tali ragioni esso avrà il voto favorevole del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea.Pag. 24
Il nostro motivato consenso sul provvedimento non annulla, tuttavia, i rilievi critici e le preoccupazioni che nutriamo nei confronti della politica economica del Governo, sia rispetto al passato, sia rispetto al presente e al futuro. Rispetto al passato, perché è certamente vero che gli 11,5 miliardi di euro di nuove entrate aggiuntive derivano da un'efficace lotta all'evasione fiscale e da una più alta crescita economica, e che entrambi questi fattori sono ascrivibili, in grande misura, all'azione del Governo e della maggioranza. È vero anche, tuttavia, che tale miglioramento della situazione era già prevedibile quando discutevamo dell'ultima legge finanziaria, e per questo noi allora sostenemmo la necessità di una manovra meno pesante di quella che fu varata.
Se così non fu è perché, ancora una volta, si è utilizzato un infondato allarmismo economico e finanziario, fomentato ad arte dagli organismi economici nazionali ed internazionali, dal Fondo monetario alla Banca d'Italia, per impedire l'avvio del progetto riformatore scritto nel programma dell'Unione. La stessa cosa sta succedendo oggi sul terreno della riforma delle pensioni e su quello della riforma del mercato del lavoro.
Le proposte avanzate dal Governo alle parti sociali, pur contenendo alcuni aspetti positivi, sono complessivamente insoddisfacenti e costituiscono un arretramento rispetto a quanto concordato nel programma dell'Unione. In particolare, sul terreno previdenziale, il brusco aumento dell'età pensionabile previsto dallo scalone Maroni non è superato ma soltanto attenuato e diluito nel tempo, mentre sul terreno del mercato del lavoro le misure proposte per combattere la precarietà non sembrano in grado di intaccare l'impianto neoliberista della legge n. 30 del 2003 e di garantire sicurezza di lavoro e di vita ai giovani.
In questo modo si deludono le aspettative e le speranze tanto degli anziani quanto dei giovani, tanto dei padri quanto dei figli: altro che patto tra le generazioni, caro Villetti! Per questo motivo non accetteremo nessun diktat sull'inemendabilità delle proposte del Governo. Siamo in Parlamento, infatti, per fare il nostro lavoro, per chiedere il rispetto pieno del programma dell'Unione e per migliorare le proposte che giungono dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
Le incertezze e le timidezze sul terreno delle riforme necessarie per l'equità e la giustizia sociale mostrano che l'azione di governo viene rallentata e ostacolata dal condizionamento dei poteri forti nazionali ed internazionali, che agiscono al fine di mantenere in vita un modello economico e sociale fondato sulla conservazione di privilegi e diseguaglianze. È bene essere chiari e fare un'operazione di verità di fronte alle tante cassandre interessate, che descrivono una situazione di collasso dei conti pubblici. L'Italia sta, oggi, effettuando un risanamento delle finanze pubbliche, devastate da cinque anni di Governo Berlusconi, più rapido rispetto a quello a suo tempo concordato con l'Unione europea. Chi, in questa situazione, continua a ripetere, come un disco rotto, la solita litania dei sacrifici per i lavoratori, i pensionati e i giovani o è in malafede - perché dai sacrifici altrui trae un indebito profitto - o ha la mente oscurata da un'ideologia perversa, che fa del rigore finanziario, a prescindere, l'obiettivo supremo della vita di una nazione, un feticcio cui sacrificare il benessere attuale e futuro della popolazione.
Oggi vi sono dei margini più ampi che nel passato per una politica economica volta alla redistribuzione del reddito e allo sviluppo, come mostra il carattere espansivo del provvedimento in esame. Questi margini possono essere ampliati da ulteriori misure di giustizia, dalla riduzione dei costi della politica alla lotta alle rendite speculative finanziarie, dalla riduzione degli immensi profitti delle grandi imprese al recupero dell'evasione fiscale e contributiva. Questi margini vanno allora utilizzati non per conservare l'esistente, non per far star peggio la stragrandePag. 25maggioranza dei cittadini italiani, ma per cambiare l'Italia e per rendere il Paese più giusto e più civile.
Noi ci batteremo, quindi, nei prossimi mesi, nel Parlamento e nel Paese, per sconfiggere le resistenze moderate e conservatrici, interne ed esterne al Governo, che si oppongono al cambiamento. Siamo convinti che in questo modo interpretiamo il sentimento e la volontà non solo dei nostri iscritti e dei nostri elettori, ma anche di tutti coloro che nell'aprile dello scorso anno scelsero di voltare pagina e di chiudere la buia e triste esperienza del Governo di centrodestra. Sappiamo fin troppo bene che da soli non ce la faremo, perciò ci rivolgiamo ai lavoratori, ai giovani, alle donne, ai pensionati, in breve al popolo della speranza e del cambiamento, affinché nei prossimi mesi si mobiliti e faccia sentire con più forza la propria voce. Inoltre, ci rivolgiamo in quest'aula a tutti coloro che ancora credono nel ruolo e nella missione futura della sinistra italiana, la cui unità, a partire dai temi concreti della politica economica e sociale, appare sempre più necessaria.
Oggi votiamo con convinzione e responsabilità questo decreto-legge, ma i nostri sguardi sono già rivolti all'autunno ed alla prossima legge finanziaria. Il nostro, dunque, non è un voto di pacificazione, ma di conflitto: è il segno di una partita - quella per la giustizia e l'equità sociale - che ancora non consideriamo esaurita e che intendiamo proseguire anche fuori da quest'aula, chiamando i lavoratori e le lavoratrici ad essere protagonisti di questa fase decisiva della politica italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, Alleanza Nazionale denuncia al Paese come, con l'ennesima fiducia, la maggioranza voglia spossessare il Parlamento delle sue prerogative e che questa fiducia non derivi da un'attività ostruzionistica svolta dall'opposizione, ma piuttosto dalle incongruenze palesi dimostrate anche oggi, in aula, da parte di una maggioranza che non c'è più.
Cari colleghi, dobbiamo denunciarlo con chiarezza: la maggioranza che dovrebbe sostenere il Governo non è più tale né in materia di politica estera (come si è dimostrato anche ieri al Senato), né in materia di politica economica e finanziaria (come dimostrano i vari interventi che si sono succeduti) alla luce degli eventi legati a temi ampi e connessi alle risorse pubbliche ed alle scelte importanti per le nuove generazioni.
I Verdi hanno annunciato in quest'aula che, nella prossima legge finanziaria, chiederanno più risorse legate alla tutela dell'ambiente. Lo SDI ha denunciato come non vi sia un percorso riformista adeguato in materie importanti come quella delle pensioni e del sistema del welfare ed ha annunciato che chiederà un miliardo di euro aggiuntivi per le risorse tecnologiche. I Comunisti Italiani hanno sostenuto che voteranno a favore del provvedimento esclusivamente per la risposta fornita alle categorie più deboli. Più in generale, Rifondazione Comunista ha affermato con chiarezza, anche oggi, come il confronto attorno a importanti temi legati alle riforme sia di fatto spostato, grazie alla loro azione nel Paese, in un confronto duro che vi sarà proprio prima della prossima manovra finanziaria. Questa è la maggioranza che vuole portare avanti un'iniziativa che noi di Alleanza Nazionale consideriamo assolutamente inadeguata e indecente, con riferimento ad una ripartizione di risorse legate al presunto «tesoretto», che, in realtà, non esiste, e che rappresenta un ulteriore danno per il Paese.
Cari colleghi, la realtà è che il risanamento non c'è. Più volte il Ministro Padoa Schioppa ha accusato il Governo precedente di un presunto «buco» di bilancio. La realtà è che la legge finanziaria che voi avete varato e noi abbiamo osteggiato ha colpito i cittadini: da una parte avete tolto - chiedendo risorse aggiuntive e prelevandole dalle tasche dei cittadini e dei soggetti più deboli - anche con una pressionePag. 26fiscale indiretta legata agli enti locali, dall'altra andate a restituire tali risorse alle fasce oggi più deboli dando una sorta di mancia.
Dobbiamo dirlo con chiarezza agli italiani: 300 euro di bonus da assegnare in autunno e 33 euro al mese non significa risolvere i problemi delle fasce sociali più deboli e dei pensionati con minor reddito; si tratta, sicuramente, di un provvedimento che tutti noi voteremo, ma, allo stesso tempo, sosteniamo con chiarezza che non si compra, con poco più di un caffè al giorno, una soglia di povertà difficile da affrontare, in particolar modo per i soggetti deboli.
Dobbiamo dire le cose come stanno esattamente: nel testo del provvedimento non vi è risposta né ai temi sociali delle situazioni disagiate, né ai soggetti deboli, ma vi è solo una risposta all'interno della maggioranza. La verità, cari colleghi e cittadini italiani, è che attraverso questo provvedimento si intendeva spegnere anticipatamente le riserve, su scelte importanti che l'Esecutivo avrebbe dovuto affrontare, poste dalla sinistra massimalista, che ricatta costantemente questo Governo e mette in difficoltà il Paese. Basti pensare alle risorse che sono state destinate al Ministro Ferrero, a Rifondazione Comunista e al Ministro Mussi, che hanno ottenuto il pieno ristoro rispetto agli accantonamenti effettuati in legge finanziaria. Tale percorso permetteva di pagare anticipatamente, a fronte di un tentativo di accordo sul tema delle pensioni.
Allora, 900 milioni di euro, più 1 miliardo e 200 milioni, spalmati in questo modo così inadeguato nei confronti delle categorie più deboli, non costituiscono una giustificazione al fatto che vi sia una spesa aggiuntiva di oltre 10 miliardi di euro per andare ad ammorbidire una riforma sulle pensioni che avrebbe garantito alle giovani generazioni un futuro adeguato, che oggi non è più assicurato.
Non solo non state contribuendo a ristabilire un patto sociale degno di questo nome tra nuove e vecchie generazioni, ma andate a metterlo in discussione in termini di finanza pubblica, che ha un impatto concreto sulla vita di tutti cittadini. Basti pensare alle risorse che avete annunciato di voler reperire: circa 21 miliardi di euro all'interno del DPEF, oltre 10 miliardi relativi al «buco» della sanità, che sta continuando ad aumentare, 10 miliardi di euro a regime - e anche molto di più - relativamente al superamento del cosiddetto «scalino».
Allora, in tale contesto, è ovvio che il percorso della prossima legge finanziaria non sarà, cari colleghi dell'Italia dei Valori, nel senso di un abbattimento della pressione fiscale. Non vi saranno risorse aggiuntive per le fasce sociali più deboli, né risorse, caro Villetti, per l'innovazione tecnologica e la ricerca. Vi sarà, invece, la necessità di andare a prelevare risorse nelle tasche dei cittadini e delle imprese, esattamente come è stato fatto fino ad oggi.
È stata pagata parte della maggioranza, che oggi in quest'aula protesta, minacciando gravemente il senso di responsabilità. Nonostante, infatti, vi sia stato un accordo forzato con i rappresentanti delle categorie ed i sindacati, voi minacciate in quest'aula di ricorrere alla piazza e a grandi mobilitazioni all'interno delle aziende, per mettere in discussione una riforma che costerà a tutti i cittadini italiani 10 miliardi di euro.
Quali sono, quindi, le risposte per le nuove generazioni? Quali sono le risposte per il mondo dell'impresa, che ha denunciato, ancora una volta, come non sia stato risolto il problema della retroattività degli indici di normalità sugli studi di settore?
Le nostre imprese, che non trovano risposta, sono in affanno, nonostante siano state raccolte decine di migliaia di firme da parte delle categorie che oggi trainano lo sviluppo del Paese. Si tratta di uno sviluppo che voi avete, ancora una volta, declamato in quest'aula, ma che, in realtà, avete frenato. Lo dimostrano i dati sull'aumento della spesa pubblica, che ha superato il 50 per cento (mai accaduto nella storia repubblicana), mentre la pressione fiscale ha superato il 42 per cento (mai accaduto nella storia repubblicana). Non siete riusciti a dare ordine a unaPag. 27materia così complessa come quella del fisco, mettendo gli imprenditori nelle condizioni di sentirsi in uno Stato di polizia fiscale, in cui il percorso e l'atteggiamento sono quelli dell'intimidazione. Un conto è la lotta all'evasione, un conto è l'intimidazione fiscale, che sta portando avanti il vostro Ministro Visco. Pertanto, su questi temi, per i quali le risposte non sono quelle che il Paese attende, noi vi sfidiamo per i prossimi appuntamenti.
Non ci bastano quei 100 milioni di euro stanziati per l'ordine pubblico e per le forze di polizia, anche se li annunciamo con forza, perché nascono da un emendamento di Alleanza Nazionale - condiviso anche dalla maggioranza - che ha puntato con chiarezza a dare una risposta immediata ai temi dell'ordine pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
Ma non pensate di cavarvela così, perché è indecente che in quest'aula si venga a declamare il sostegno alle nostre forze impegnate nelle missioni internazionali, quando si tratta semplicemente di un atto dovuto per una questione di dignità dei rapporti a livello internazionale e per dare sostegno ai nostri ragazzi pericolosamente impegnati nelle missioni all'estero, ma non si affronta il tema dei contratti delle forze dell'ordine. State affrontando una serie di questioni che riguardano il pubblico impiego, mentre vi sono problemi legati ai rinnovi contrattuali delle forze dell'ordine che, a fronte di emendamenti presentati al provvedimento in discussione, potevano e dovevano essere affrontati.
Voi avete fatto spallucce, e avete deciso di tralasciare i temi legati alla competizione internazionale delle imprese, le questioni fiscali per un concreto sostegno alle nostre imprese e allo sviluppo, i temi legati all'internazionalizzazione delle nostre aziende e alla competizione globale, il tema delle infrastrutture, che viene solo sfiorato con la previsione di poche risorse, che consentiranno solo ad alcuni cantieri di proseguire i lavori, ma non certamente di risolvere i nodi legati alle infrastrutture del Paese, che mantengono uno stato di arretratezza assolutamente grave.
Non state portando avanti con completezza nemmeno l'importante programma varato dal Governo Berlusconi per quanto riguarda le grandi opere. Nulla è previsto, poi, sul piano del welfare, del sostegno ai giovani, alle pensioni più basse, ai soggetti deboli e alle famiglie.
Sarebbe piaciuto, stamattina, assistere ad un po' di onestà intellettuale da parte di quella sinistra che ancora vuole manifestare interesse sul tema delle riforme, per riconoscere con chiarezza, così come in parte è stato fatto, che la cosiddetta legge Biagi (del 14 febbraio 2003, n. 30) è una buona legge. Una norma che consente oggi al Paese di crescere. Nonostante ciò, buona parte della sinistra, in particolar modo quella massimalista, attacca questo tipo di riforma.
Cari colleghi e cittadini italiani, il gruppo di Alleanza Nazionale manifesta ovviamente tutta la sua opposizione al provvedimento in esame e rimanda il confronto alla prossima legge finanziaria. Il nostro obiettivo è che l'attuale Governo se ne vada a casa, liberi gli italiani da un peso insopportabile in modo che si possa ricominciare un percorso di sviluppo per il Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, dal dibattito sul provvedimento in esame è emerso a chiare lettere che, con questo decreto-legge, siamo tornati indietro di parecchi anni nel modo di legiferare. Si tratta proprio dell'esempio classico di come non si dovrebbe legiferare. Ci troviamo di fronte, infatti, ad una distribuzione di risorse finanziarie aggiuntive di cui non si comprende bene, per la verità, l'effettiva consistenza (si parla di 7,4 miliardi di euro nel 2007 e di 100,7 miliardi di euro annui a decorrere dal 2009).
Ad una prima analisi, tutto ciò starebbe a dimostrare che la «torchiatura fiscale»Pag. 28a cui è stato sottoposto il nostro Paese, per il combinato disposto dei provvedimenti tributari voluti dal famigerato Viceministro Visco e dalla legge finanziaria per il 2007, sia stata del tutto eccedente rispetto alle esigenze effettive di risanamento della finanza pubblica. È evidente che tale eccesso di prelievo fiscale era finalizzato, sin dall'inizio, a costituire una riserva di risorse da destinare secondo le esigenze e le convenienze politiche della stessa maggioranza. Tale eccesso di prelievo fiscale ha vessato inutilmente i cittadini e le imprese ed ha prodotto l'effetto di rallentare la crescita e lo sviluppo economico del Paese.
Sembra però, secondo quanto afferma il Governatore della Banca d'Italia, che tale «tesoretto» si sia poi volatilizzato. Vi è il pericolo concreto che si stiano distribuendo risorse che, in effetti, non esisterebbero più, dato l'aumento incontrollato di alcune voci di spesa. Queste non sono parole nostre, ma del Governatore della Banca d'Italia il quale, peraltro, ha anche opportunamente sottolineato che, in una situazione di disavanzo e di indebitamento come quella italiana, sarebbe opportuno destinare le entrate aggiuntive alla riduzione del deficit, così come anche la stessa Europa ci ha chiesto.
Ci sembra che il Governo si sia incamminato su una strada che è quella di una «finanza allegra», quella del cosiddetto deficit spending, tentando così di recuperare quel consenso perduto, in vista di imminenti scadenze elettorali; in tal modo, però, si pensa solo a danneggiare il Paese e si compie un'opera di miope e piccolo cabotaggio politico. Ma tant'è, questa sinistra è abituata così.
Le risorse distribuite, letteralmente a pioggia con una minuziosità di argomenti, dal provvedimento in esame si disperdono in mille rivoli e non configurano alcun disegno politicamente organico di coerenza in politica economica e finanziaria. Com'è sotto gli occhi di tutti, alcune di tali spese sono state disposte e letteralmente dettate dai sindacati.
Ricordo che è il Parlamento che svolge, o meglio che dovrebbe svolgere, l'essenziale funzione democratica di rappresentanza generale degli interessi di tutti i cittadini. Signor Presidente, la critica che muoviamo al presente provvedimento non è solo nel merito...
PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Leone: invito l'Assemblea a ridurre il brusio, in modo che si possa ascoltare il deputato che sta svolgendo il suo intervento. Colleghi, come vedete, faticate ad ascoltare persino la mia parola.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, quando ridurremo il numero dei parlamentari andrà meglio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Il Parlamento, lo ripeto, dovrebbe svolgere tale funzione di rappresentanza, ma questo Governo e questa maggioranza, come hanno fatto sin dall'inizio della legislatura, anche con il presente provvedimento se ne sono infischiati del Parlamento! Tant'è vero, che registriamo la presenza in aula solo dell'illustre Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Chiti, e di un paio di sottosegretari, simpatici ed amici, fra cui il sottosegretario Lettieri, però non vediamo nessun altro interessato al provvedimento in esame, tantomeno il premier Prodi.
Ha incassato la fiducia - l'ennesima fiducia - ma il metodo con cui si è portato a termine questo provvedimento è vergognoso! Il Parlamento non ha potuto cambiare una sola virgola, tutto quello che è stato «confezionato» dal Governo è stato fatto ingoiare non solo all'opposizione ma anche alla stessa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Questo è il motivo per cui è stata posta la questione di fiducia dato che mai, come questa volta, è mancata ogni forma di ostruzionismo: il Ministro Chiti ha lealmente ammesso - a lui va il mio apprezzamento - che non c'è stato alcun ostruzionismo da parte dell'opposizione.
Ci sono una serie di emblematiche ed irrazionali dispersioni di ingenti fondi presenti nel provvedimento; una, addirittura, sfiora il ridicolo e si trasforma in autogoal favoloso per il Governo. Che cosa significa lo stanziamento di 700 milioni di euro perPag. 29le infrastrutture ferroviarie e di 426 milioni di euro per l'ANAS? Significa che il bilancio di previsione dello Stato e la legge finanziaria per il 2007 sono praticamente sbagliati, in quanto hanno indicato risorse insufficienti a coprire esigenze di spesa. Se c'è stata l'esigenza di destinare risorse a favore di questi comparti evidentemente è stato commesso qualche errore nel DPEF prima e con legge finanziaria per il 2007 dopo. Si potrebbero fare tanti altri esempi, ma ci sembra inutile tediare chi ci sta ascoltando in questo momento.
Con il provvedimento in esame sta tornando un modo di distribuire le risorse a pioggia tipico della parte terminale della prima Repubblica che, com'è noto, portò tra il 1992 e il 1993 il Paese sull'orlo della catastrofe finanziaria. Tutto ritorna e non a caso le forze egemoni dell'attuale Governo sono figlie di quelle che egemonizzavano la scena politica degli anni ruggenti della prima Repubblica: faccio riferimento alla sinistra democristiana presente in questa maggioranza, e al partito Comunista che, anche quando era formalmente all'opposizione - lei, Presidente, ricorderà bene quello che sto dicendo - condizionava in modo decisivo la politica di bilancio dello Stato. Per tale ragione riteniamo che il provvedimento, particolarmente dannoso per le finanze pubbliche e per l'economia del Paese, debba essere avversato e sarà avversato dal nostro voto.
La verità è che stiamo vivendo un momento di degrado della politica che non è dovuto certo a chi vi sta parlando, alle forze politiche dell'opposizione, ma è dovuto a chi sta gestendo questo particolare momento della vita politica. Con la vostra connivenza stiamo prendendo una brutta piega, siete in uno stato confusionale allucinante; non riuscite ancora a comprendere e non riuscirete mai a comprendere la differenza tra la politica virtuale e quella reale! Pensate ancora che gli italiani abbiano gli occhi chiusi, che siano manipolabili con le chiacchiere. Ritenete di cavalcare la demagogia dei costi della politica che sono, sì alti, ma siete stati voi stessi a contribuire ancora di più ad alzarli con la proliferazione dei gruppi in Parlamento, dei ministri, dei sottosegretari, delle auto blu, delle consulenze; avete introdotto di tutto per aumentare i costi della politica.
Siete patetici! Vi siete presentati solo un anno fa al Paese come i salvatori della patria e, a distanza di un solo anno, siete già alla ricerca di un nuovo salvatore della patria, di un salvatore che ci salvi dal vostro ex salvatore, con tanto di ammissione di fallimento. Fateci un piacere: nell'attesa che troviate il salvatore del salvatore, fateci salvare questo Paese a noi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delbono. Ne ha facoltà.
EMILIO DELBONO. Signor Presidente, colleghi deputati, il provvedimento che tra qualche minuto andremo ad approvare segna con nitidezza il profilo programmatico del Governo, la sua serietà, la sua coerenza e il suo orizzonte ideale.
Lo stesso provvedimento rende più comprensibile e compiuto il cammino intrapreso dall'inizio della legislatura ad oggi e rende visibili e concrete le sue coordinate.
Il risanamento realizzato con la legge finanziaria per il 2007, testimoniato da un rapporto tra deficit e prodotto interno lordo entro i parametri di Maastricht, da un debito pubblico che torna a scendere, da una ricostruzione dell'avanzo primario e da un andamento positivo delle entrate tributarie, frutto della lotta all'evasione fiscale e dell'andamento dell'economia, ha liberato risorse significative ed utili ad assicurare la salute dei conti pubblici e insieme politiche di sviluppo, di equità e di giustizia sociale.
Abbiamo ascoltato in questa Assemblea sorprendenti interventi di esponenti del centrodestra che hanno motivato il loro no al provvedimento in esame con la mancata destinazione dell'intero extragettito al risanamento della finanza pubblica. Ma come? Proprio la coalizione che ci ha lasciato in eredità uno stato dei conti assaiPag. 30problematico - e siamo buoni a dirlo - non ha certo titolo per spiegare a questo Governo quali misure adottare su tale versante. Questa posizione della destra rende ancora più evidente la distinzione tra noi e loro: noi siamo preoccupati di coniugare insieme salute dei conti pubblici e salute dei conti delle imprese, dei cittadini italiani, rigore ed equità.
Nel provvedimento in esame ritroviamo la forte attenzione del Governo alla crescita e al consolidamento delle nostre imprese: va in tale direzione il definitivo via libera alla riduzione delle tasse sul lavoro, il cosiddetto cuneo fiscale, per il settore industriale e per quello bancario e delle assicurazioni. Tutto ciò metterà in circolo, a regime, nei prossimi anni, per le imprese nove miliardi di euro di liquidità, utili per gli investimenti e per la competitività.
Il disegno di legge risolve inoltre felicemente lo snodo della rimodulazione dell'IVA sulle auto aziendali, semplifica finalmente - elemento da sottolineare - le procedure di erogazione degli incentivi alle imprese della pur buona legge n. 48 del 1992 e blocca altresì risorse pari a 3 miliardi di euro per il 2007 ed altrettanti per il 2008 per il sistema economico produttivo. Tutto ciò consoliderà, a vantaggio di tutti, la crescita dell'economia.
Non ci siamo certamente dimenticati di dotare di altri 105 milioni di euro, oltre 200 miliardi di vecchie lire, l'Arma dei carabinieri, la Polizia di Stato, la Guardia di finanza e il Corpo dei vigili del fuoco, perché per noi la sicurezza del cittadino è un diritto inalienabile e un dovere dello Stato. Ha ragione il sindaco di Roma Valter Veltroni: per noi la difesa della sicurezza del cittadino si declina senza «se» e senza «ma».
Questo disegno di legge, che presto diventerà legge, recepisce i frutti positivi della concertazione, che vogliamo forte e plurale. Mi riferisco alla concertazione con il mondo degli artigiani, dei commercianti, dei professionisti e degli imprenditori, così come con il sindacato dei lavoratori dipendenti. Va bene, quindi, il recepimento dell'accordo con gli autonomi sulla revisione degli studi di settore che tanto aveva preoccupato. Si stabilisce che gli indicatori di normalità economica previsti per le imposte del 2006, e fino alla revisione degli studi di settore, abbiano natura sperimentale e valenza di prescrizione semplice fino al 2009. L'onere della prova, in caso di accertamenti, grava sull'amministrazione finanziaria e viene così definitivamente smontata la paura, peraltro infondata e strumentalmente sventolata dall'opposizione, di una surrettizia reintroduzione della minimum tax.
Giudico molto positivamente l'inserimento nel provvedimento dell'accordo con il sindacato sulle felicissime misure di rivalutazione delle pensioni basse: oltre 3 milioni di pensionati italiani con più di 64 anni beneficeranno di un buon aumento che oscillerà, sotto forma di una tantum, per il 2007 tra 262 e 392 euro, e per il 2008 tra 336 e 504 euro annui. Inoltre - decisione che non si assumeva da oltre un decennio - verranno rivalutate automaticamente, al 100 per cento dell'indice ISTAT dell'inflazione, le pensioni che percepiscono tra tre e cinque volte il minimo dell'INPS: ciò rappresenta - cari colleghi - quello che si dice rispettare le promesse assunte.
Si è ascoltato e letto di tutto - caro Presidente - sul tema giovani e sistema pensionistico. Si è detto giustamente che dobbiamo seriamente preoccuparci di garantire una pensione dignitosa e certa alle nuove generazioni: siamo d'accordo.
Ma questo grande obiettivo, cari colleghi, si persegue mantenendo in equilibrio il sistema previdenziale - e lo abbiamo assicurato anche con il recente accordo sul superamento dello «scalone Maroni» - ma anche e soprattutto, garantendo qualità, quantità e continuità dei contributi previdenziali versati dai giovani. Questo è possibile - cosa che non è stata fatta con la riforma Maroni - costruendo un funzionante sistema di totalizzazione dei contributi, affinché ogni euro versato sia recuperabile e ricongiungibile. Con le misure introdotte si mette in moto un sistema che permette di riscattare gli anni di studi universitari.Pag. 31
Per tali destinazioni il provvedimento ha previsto un fondo non banale di oltre 700 milioni di euro, appostati per il periodo 2008-2010. Con l'operazione sull'utilizzo del TFR per costruirsi una solida previdenza complementare e con la totalizzazione dei contributi figurativi per chi ha lavori discontinui, si aiutano davvero le nuove generazioni. Non ci ricordiamo, cari colleghi della destra, di provvedimenti a favore dei giovani nei lunghi cinque anni della legislatura scorsa. Questo, invece, noi facciamo e faremo: garantire una serena vecchiaia agli anziani e costruire una forte protezione sociale per i giovani e le donne. Si deve dire, infatti, basta alla retorica dei padri contro i figli! Noi dell'Ulivo siamo a favore di politiche dei «con», non dei «contro»: giovani con anziani, padri con i figli; solo così, con tali scelte e con tale intendimento, il Paese potrà guardare al futuro con serenità e fiducia.
Siamo determinati anche a infrastrutturare il Paese: sono previsti 250 milioni di euro in più nel 2007 per le Ferrovie dello Stato, l'ANAS, le Poste Italiane, l'ENAV. Si è poi data risposta, seppur parziale, a richieste degli enti locali per permettere l'utilizzo degli avanzi di amministrazione, incentivando così gli investimenti.
Dunque si può, cari colleghi, trovare una sintesi, un equilibrio utile al Paese. Si può tornare ad avere come stella polare una comune etica pubblica, una visione di interesse generale, una composizione degli interessi individuali in una prospettiva collettiva e comunitaria. Aveva ragione un autore classico quando scriveva che «non è popolo qualsiasi moltitudine organizzata, bensì una società che ha per fondamento, da una parte, l'osservanza della giustizia, dall'altra, la comunanza degli interessi». Questo è il contenuto del provvedimento che ci accingiamo a votare ed è ciò che abbiamo fatto con il sostegno determinante del gruppo dell'Ulivo e questo continueremo a fare (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2852-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 2852-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria» (2852-A):
Presenti 519
Votanti 518
Astenuti 1
Maggioranza 260
Hanno votato sì 278
Hanno votato no 240
(La Camera approva - Vedi votazioni).
GIUSEPPE ROMELE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, intervengo per segnalarle che il mio dispositivo di voto non ha funzionato, cosicché non ho potuto esprimere il mio voto.
PRESIDENTE. Ne prendiamo atto. Si proceda ad effettuare le opportune verifiche.
Prendo atto altresì che il deputato D'Agrò ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario, che i deputati Bocciardo e Forlani hanno segnalato di aver erroneamente votato a favore mentre avrebbero voluto esprimere un voto contrario.
Prendo atto, infine, che la deputata Balducci ha segnalato di non essere riuscitaPag. 32a votare e che la deputata Froner ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.