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Si riprende la discussione (ore 10,07).
(Ripresa esame degli ordini del giorno - Doc. VIII, n. 4)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - Doc. VIII, n. 4, sezione 1).
Avverto che l'ordine del giorno Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/101 è stato ritirato dal presentatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Carta. Ne ha facoltà.
GIORGIO CARTA. Signor Presidente, il mio intervento verterà sul complesso degli ordini del giorno. Ho ascoltato e ho letto la relazione dei questori sul bilancio interno, che ho trovato esaustiva sia nelle proposizioni sia nelle risoluzioni finali. Non ho apposto la mia firma, signor Presidente, su alcun ordine del giorno e intendo astenermi su tutti gli strumenti di indirizzo presentati per una motivazione politica, e non perché voglia sindacare il merito delle numerose proposte che sono state avanzate, molte delle quali condivido.
Ritengo, signor Presidente, che la dignità di questa Camera vada, per una volta, salvaguardata, e non mi sembra che le modalità con cui si tende a salvaguardarla siano le più idonee. In questo momento, in cui il Parlamento è preso «sotto schiaffo», si vuole indulgere a forme di populismo, avanzando delle proposte che credono di sanare il problema dei costi della politica.
Ritengo che il malessere che esiste nel Paese - ed è molto grande - non si combatta in questo modo. Credo, signor Presidente, che la politica abbia il dovere morale e politico di dare risposte alle esigenze della collettività...
PRESIDENTE. La prego, prosegua. Capita a tutti di parlare in queste condizioni.
GIORGIO CARTA. Lo capisco, signor Presidente, ma il brusio dà fastidio...
PRESIDENTE. La prego, prosegua il suo intervento.
GIORGIO CARTA. Non pretendo maggiore attenzione degli altri, signor Presidente, ma di essere messo in grado di parlare e di argomentare.
Come dicevo, il Paese dimostra una certa insofferenza alla politica, che viene tradotta, ultimamente, in manifestazioni che superano la normale protesta. Il Paese è stanco, perché la politica non risponde ai suoi bisogni: non risponde alle esigenze di sicurezza, di equità sociale, di riforme che riguardano il sistema istituzionale e, pertanto, si protesta. La protesta si manifesta in diverse forme. Esiste, signor Presidente, il giornalismo di inchiesta (e ben venga), esiste il giornalismo che orienta, esistono le grandi firme, ma esistono anche i «pennivendoli», che ogni giorno imbrattano i giornali con forme destruenti le istituzioni. Esistono gli intellettuali, esistono gli artisti, che recepiscono con molta sensibilità certe richieste che vengono dal Paese, ma esistono anche i guitti.
Il Parlamento, mentre deve ascoltare gli uni, non può indulgere verso gli altri, e non credo che salvi la propria dignità andando a rincorrere e assumendo atteggiamenti da «segretari dell'opinione corrente». I «segretari dell'opinione corrente» ci sono sempre stati, in tutti i tempi, ma non hanno certo dato risposte adeguate.
Il poeta Ovidio, dicendo all'amico Bullazio «Neptunum procul e terra spectare furentem», lo invitava a guardare dal di sopra, con distacco, al sicuro della terra ferma, il mare tumultuoso delle passioni umane. Questo la politica non se lo può permettere, deve dare risposte adeguate, andando alla radice del problema.
A me dispiace - e lo dico con rammarico - di aver letto, negli ordini del giorno, tante richieste demagogiche e improponibili;Pag. 3credo che, con saggezza, i questori e l'Ufficio di Presidenza abbiano fatto e facciano bene a prendere nella dovuta considerazione solo quelle proposte che, veramente, portano alla ristrutturazione della politica.
PRESIDENTE. Deve concludere, la prego.
GIORGIO CARTA. Concludo, signor Presidente. Non mi sento di appartenere ad una casta. Credo di aver lavorato una vita: a 32 anni avevo una laurea e tre specializzazioni che mi hanno dato l'indipendenza di giudizio, che voglio continuare a mantenere in questo Parlamento. Non mi sento una casta...
PRESIDENTE. Deve concludere, la prego.
GIORGIO CARTA. Concludo, signor Presidente. Al massimo, per tanti motivi, mi posso sentire casto, e non puro, ma non certo appartenente ad una casta.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, intervengo per un brevissimo richiamo al Regolamento, ai sensi dell'articolo 41, in merito alle previsioni regolamentari concernenti l'ordine delle sedute garantito dal Presidente.
Ieri, mentre parlava il collega Leone, ho fatto, come è uso nell'attività parlamentare, alcuni commenti politici «fuori microfono» all'intervento del collega stesso, vicepresidente del gruppo di Forza Italia. Il collega Leone, ad un certo punto, ha affermato: «se gli tappate la bocca posso continuare a parlare». È, quindi, intervenuto il Presidente, dicendo: «per favore, scusate...», e poi Leone ha ripreso a parlare.
Non è accaduto niente di grave, niente di eccezionale, onorevole Presidente, tuttavia ritengo che quando un oratore - chiunque egli sia - pronuncia parole sconvenienti e offensive della dignità di un deputato, la Presidenza debba prestare una maggiore attenzione (non voglio dire che vi sia stata volontarietà, evidentemente nella concitazione del momento può essere sfuggito). La dignità del Parlamento, infatti, va difesa anche con un modo di parlare, in questa sede, che rispetti la dignità umana e le funzioni del parlamentare.
Potrei dire che ho difficoltà a parlare con l'onorevole Leone perché, a mio parere, chi ha votato a favore dell'indulto, specialmente se è di destra, è persona che dovrebbe recitare il mea culpa di fronte alle migliaia di delinquenti che escono dalle carceri, grazie anche a quel voto dell'onorevole Leone, di Forza Italia!
In conclusione, signor Presidente, politicamente si può dire di tutto, ma non si può offendere: chi mostra i muscoli con arroganza vuol dire che è debole, fortemente debole.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Campa n. 9/Doc. VIII, n. 4/1, Pisicchio n. 9/Doc. VIII, n. 4/2 e Bianco n. 9/Doc. VIII, n. 4/3, accolti come raccomandazione dal Collegio dei questori.
Prendo altresì atto che il deputato Borghesi non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/7
(Nuova formulazione), accolto come raccomandazione in un'ulteriore riformulazione, che accetta.
ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Mi scusi, signor Presidente, ma l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/7 (Nuova formulazione) è stato accettato, se ulteriormente riformulato, non accolto come raccomandazione.
PRESIDENTE. È così, la ringrazio, è stato accettato, se riformulato.Pag. 4
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n. 4/8, accolto come raccomandazione nei termini indicati dal Collegio dei questori.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n. 4/11, accettato nei termini indicati dal Collegio dei questori.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n. 4/12 e Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n. 4/13, accolti come raccomandazione nei termini indicati dal Collegio dei questori.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n. 4/14, accettato, se riformulato, accettano la riformulazione proposta e non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n. 4/15, Franco Russo n. 9/Doc. VIII, n. 4/16, Garavaglia n. 9/Doc. VIII, n. 4/17
(Nuova formulazione) e Garavaglia n. 9/Doc. VIII, n. 4/18, accettati nei termini indicati dal Collegio dei questori.
Prendo atto che il deputato Iannuzzi accede all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/19, formulato dal Collegio dei questori.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Oliva n. 9/Doc. VIII, n. 4/20, accettato dal Collegio dei questori, e D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/21, accettato nei termini indicati dal Collegio dei questori.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Crosetto n. 9/Doc. VIII, n. 4/23, accettato se riformulato, accettano la riformulazione proposta dal Collegio dei questori e non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Crosetto n. 9/Doc. VIII, n. 4/26 (Nuova formulazione), formulato dal Collegio dei questori in quanto già attuato per le parti di competenza.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Crosetto n. 9/Doc. VIII, n. 4/28, accolto come raccomandazione nei termini indicati dal Collegio dei questori, non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Crosetto n. 9/Doc. VIII, n. 4/29, accettato se riformulato, accettano la riformulazione proposta dal Collegio dei questori e non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Crosetto n. 9/Doc. VIII, n. 4/31, accettato nei termini indicati dal Collegio dei questori, non insistono per la votazione.
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Poretti n. 9/Doc. VIII, n. 4/32, se accettano la riformulazione proposta.
DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, chiedo di parlare brevemente, anche perché i tempi sono contingentati. Mi auguro una particolare attenzione non soltanto da parte delle parlamentari donne ma anche da parte degli uomini. Questo è l'anno delle pari opportunità, e ciò significa fornire l'opportunità anche alle donne che lavorano di poter avere dei figli.
La Camera dei deputati è l'unica istituzione in Europa che non prevede alcun luogo per i bambini, né un asilo nido né altro. L'ordine del giorno in esame - che trae spunto da un appello consegnato al Presidente della Camera e firmato da oltre 130 parlamentari - impegna l'Ufficio di Presidenza a reperire i locali adeguati per far partire il progetto di asilo nido. Ribadisco che in questo momento di antipolitica e di critica ai privilegi si tratterebbe di un progetto senza oneri per la Camera dei deputati, in quanto il servizio sarebbe a pagamento. Cito l'esempio di palazzo Medici Riccardi, sede della provincia di Firenze, museo e sede della prefettura, che è molto più piccolo di questo palazzo (fra l'altro, la Camera dei deputati ha palazzi disseminati in tutta Roma). Ebbene, palazzo Medici Riccardi riesce a far partire il progetto dell'asilo nido senza oneri per la provincia, completamente finanziato dalle rette degli utenti del servizio; si èPag. 5riusciti a trovare lo spazio in un unico palazzo.
È ridicolo trovarci qui a dibattere - dopo anni e anni in cui, in teoria, sono stati tutti d'accordo sul fatto che la Camera debba dotarsi dell'asilo nido - e discutere della riformulazione dell'ordine del giorno in discussione, con il quale si chiede di cogliere l'anno delle pari opportunità e di far partire il progetto. La riformulazione proposta dai questori è relativa, invece, a uno studio di fattibilità, per far sapere, alla fine di novembre, se il progetto è o meno realizzabile: tutto è possibile, se si vuole farlo.
Il Presidente della Camera, Bertinotti, e la Vicepresidente Meloni avevano affermato di voler far partire tale progetto: la risposta c'è già, ora bisogna semplicemente indicare quali debbano essere i locali.
Non accetto pertanto la riformulazione proposta dai Questori; al massimo, se dite che non vi sono i tempi tecnici per avviare il progetto alla fine del 2007, si potrebbe eliminare tale scadenza e sostituirla con l'inciso: «nel tempo più breve possibile». Vorrei, però, che un atto della Camera precisasse che vi è una volontà ed una decisione politica in tal senso, impegnando in tal modo l'istituzione Camera dei deputati.
PRESIDENTE. Se ho capito bene, la proposta della deputata Poretti è quella di sostituire alla data indicata nella prima formulazione dell'ordine del giorno la formula: «nel tempo più breve possibile». I questori hanno qualcosa da aggiungere in proposito? Prego, questore Galante.
SEVERINO GALANTE, Questore. Signor Presidente, siamo d'accordo. Come l'onorevole Poretti sa, l'obiezione non è al progetto, ma ad una scadenza tassativa fissata per la fine di novembre. È evidente che per quella data nessuna soluzione può essere effettivamente adottata. Pertanto, se la riformulazione è nel senso testé illustrato (potrebbe anche essere: «entro tempi ragionevoli») non vi è alcuna opposizione ad accettare l'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Deputata Poretti, accetta la riformulazione così proposta?
DONATELLA PORETTI. Sì signor Presidente, accetto la riformulazione.
TITTI DE SIMONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente con l'ordine del giorno Poretti n. 9/ Doc. VIII, n. 4/32 è stato affrontato un tema anche all'attenzione del Comitato pari opportunità della Camera, e non solo da questa legislatura, per dovere di cronaca; anche nella precedente è stato avviato infatti uno studio, un percorso in ordine a tale problematica. All'interno della Camera, fra le dipendenti, le lavoratrici, sono stati svolti veri e propri sondaggi ed inchieste per valutare l'importanza e il gradimento di tale progetto. Vi è un percorso lungo - vorrei ricordarlo all'onorevole Poretti - che sta andando avanti e che è all'attenzione anche dell'attuale Comitato pari opportunità, volto a creare, all'interno della Camera - vorrei specificarlo - un servizio rivolto innanzitutto alle dipendenti della Camera e, quindi, non solo ed esclusivamente alle parlamentari. Tale studio - ripeto - è all'attenzione del Comitato pari opportunità e dei questori. Ritengo necessario dare impulso allo sviluppo di questo progetto e so che vi sono (ne abbiamo già parlato anche con l'onorevole Poretti) difficoltà semplicemente di carattere logistico nella determinazione dello spazio, del luogo in cui realizzarlo, anche a fronte delle norme di sicurezza che penso sia necessario rispettare nell'interesse di tutti. C'è un'indagine in corso per determinare lo spazio migliore dove collocare eventualmente una struttura di questo tipo nelle forme che poi valuteremo. Penso che, dal momento che lo studio si sta facendo, porre una scadenza rigida possa mettere chiaramente in difficoltà i questori e chi nell'amministrazione sta lavorando in questi termini.
Penso che l'indicazione che i questori hanno dato tenga conto dell'importanzaPag. 6del progetto che vogliamo portare avanti e, poiché sappiamo che vi sono delle difficoltà, vorrei approfittare dell'occasione per fare un invito ai questori. È stato affermato in aula che è allo studio la possibilità di acquisire un immobile di proprietà del demanio dove trasferire alcuni uffici della Camera. Vorrei anche che si tenesse conto della possibilità di studiare una collocazione della struttura nido all'interno di questo immobile del demanio oggetto di acquisizione da parte della Camera dei deputati.
Penso che nel prosieguo del lavoro, tra Ufficio di Presidenza, Comitato pari opportunità e parlamentari che vorranno contribuire, nelle prossime settimane potremo focalizzare la nostra attenzione anche su tale possibilità.
ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, prendo la parola per sottoscrivere l'ordine del giorno in esame, ma anche per svolgere alcune considerazioni, rivolgendomi alle colleghe.
Capisco i tempi della politica; capisco purtroppo i tempi burocratici, ma stiamo parlando di fatto di un asilo nido aziendale, nei confronti del quale esiste una legge nazionale (esiste anche in questa regione una legge regionale). Abbiamo notizia di asili nido aziendali realizzati in vari Ministeri: non ravviso questa grande difficoltà nel realizzare uno o più asili nido - mi permetto di suggerirlo - per le tanti dipendenti della Camera dei Deputati; infatti, non parliamo di asili nido - lo voglio chiarire - per le deputate: sicuramente il discorso vale per motivi di età molto più per le dipendenti. Allora mi permetto di chiedere il sostegno di tutta la Camera sull'ordine del giorno in esame, stabilendo che, entro il 2008, tali strutture verranno realizzate; non parliamo del più breve tempo possibile, che in politichese significa: «non so quando avverrà»: chiedo una data certa, e credo che la data del 2008 - parliamo di un anno - possa essere prevista nell'ordine del giorno, dimostrando con ciò l'intenzione concreta di avviare e realizzare questo tipo di strutture. Parlare, infatti, di pari opportunità per le donne che lavorano e poi perdersi nei meandri della burocrazia per trovare una struttura idonea ad accogliere il primo asilo nido della Camera dei Deputati mi sembra veramente risibile! Tutto quello che si vuole si può realizzare in tempi certi; chiedo, quindi, alle colleghe di eliminare l'espressione: «entro il 2007», sostituendola con una dicitura che preveda, se siamo d'accordo, l'avvio delle procedure per la realizzazione entro il 2008. Se non siamo capaci nemmeno di stabilire questo tempo certo per la realizzazione di tale struttura, che non mi sembra sicuramente impossibile, allora credo che continueremo a fare solo chiacchiere sulle pari opportunità.
SANDRA CIOFFI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SANDRA CIOFFI. Signor Presidente, credo che proprio in questo momento di grande incertezza sull'immagine della politica il Parlamento debba dare un segnale forte, ponendo attenzione ad un problema così rilevante come quello degli asili nido. Le procedure lunghe non devono costituire un problema da tenere in considerazione, proprio perché dobbiamo dare il senso che questo Parlamento è attento ad un problema che non è solo delle deputate, ma di tutto il personale della Camera. Sappiamo - mi ha preceduto l'onorevole Formisano - che in tutte le aziende ed in tutte le istituzioni si sta affrontando il problema dell'inserimento di asili nido. Quindi, come affermato anche dall'onorevole Poretti, tenuto conto che è l'anno delle pari opportunità, chiedo che sia posta una vera e forte attenzione in tal senso, che ci si incontri su questo tema per evitare le lungaggini delle procedure burocratiche. Bisogna dare finalmente il senso che questo Parlamento è attento a un problema rilevante, che veramente nonPag. 7aiuta le donne, e non solo le donne, a conciliare i tempi della vita con i tempi di lavoro. Chiedo quindi anch'io che venga al più presto realizzato - non chiacchiere, ma realtà e concretezza - l'asilo nido alla Camera dei Deputati.
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, prendo la parola affinché non siano solo le donne a parlare su questo argomento ma anche colleghi deputati.
Ringrazio la collega Poretti, sottoscrivo anche io l'ordine del giorno in esame, ma dissento dalla collega Formisano che, di fronte alla proposta dei questori di inserire la data 30 novembre del 2007, propone invece la data: «entro il 2008». Ciò mi pare che sia un arretramento rispetto a quanto i questori hanno detto; suggerisco quindi alla collega Poretti di mantenere la data molto ravvicinata fissata dai questori. Voteremo a favore dell'ordine del giorno, se verrà posto in votazione, e comunque lo sottoscrivo (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei solo un chiarimento, perché alla luce dell'intervento del collega Boato confesso che ho le idee confuse. Avevo capito che la collega Poretti avesse indicato una data. La riformulazione che era stata in qualche modo proposta e accettata non stabiliva una data, ma indicava nel «tempo più breve possibile». Pertanto, si tratterebbe di un arretramento rispetto alla proposta della collega Poretti, ma spetta a lei valutare. Tuttavia, vorrei sapere cosa porremo in votazione.
PRESIDENTE. Naturalmente, ne avrà contezza. La deputata Poretti aveva avanzato la proposta di sostituire la formulazione: «entro il 2007» con l'espressione: «nel tempo più breve possibile». Avevo chiesto ai questori se tale formulazione poteva essere accolta e così mi era sembrato, ma chiedo conferma al deputato questore Galante se in tal modo vada intesa.
SEVERINO GALANTE, Questore. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Chiedo nuovamente, dopo questo breve dibattito, alla deputata Peretti se ritiene di insistere.
DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, mi sembra che dopo il dibattito che si è sviluppato forse potremmo anche porre in votazione l'ordine del giorno...
PRESIDENTE. Lei ha avanzato una proposta di riformulazione. Poniamo in votazione la proposta che lei ha avanzato?
DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, preferisco che sia posta in votazione la prima formulazione dell'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Lei ha avanzato una proposta ed il questore le ha risposto.
DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, nel frattempo si è svolto un dibattito parlamentare che ha sollecitato alcune modifiche.
PRESIDENTE. Pertanto, lei ritira la sua proposta?
DONATELLA PORETTI. Sì, signor Presidente, chiedo di votare l'ordine del giorno nella sua prima formulazione.
SEVERINO GALANTE, Questore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SEVERINO GALANTE, Questore. Signor Presidente, intervengo per effettuare un richiamo alla serietà. Piacerebbe anchePag. 8a me vivere in un mondo in cui vale il verso dantesco: «vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare». Ma non è così. Realisticamente possiamo fissare una data, ad esempio tra un mese, ma non sarà possibile materialmente realizzare tale risultato. Invito, da questo punto di vista, ad accogliere la formulazione proposta, che rappresenta un impegno del Collegio dei questori, e credo dell'intero Ufficio di Presidenza, ad agire per realizzarlo in tempi ragionevoli, cioè che siano praticamente percorribili. Poi, si può votare qualsiasi altra cosa.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che di fronte a chi ci ascolta e al Paese sia bene che vi sia chiarezza. Innanzitutto, stiamo discutendo di una questione che si pone all'interno delle norme generali che vigono nella Repubblica e quindi discutere di un asilo nido, per quanto riguarda le dipendenti e le parlamentari e i dipendenti e i parlamentari, per entrambi, significa dare un servizio che è dovuto per legge.
In secondo luogo, per dovere nei confronti del Paese, occorre comunicare chiaramente il fatto che non stiamo costruendo un servizio ad uso e consumo dei parlamentari da aggiungere ad altri servizi che invece dobbiamo abolire, in termini di costi della politica. Stiamo discutendo di un progetto da realizzare, che necessita di tempi per la progettazione e di compatibilità in termini delle spese richieste e anche di verifica dei costi che deve sopportare sia la struttura, sia la dotazione e anche chi può usufruire del servizio e stabilire l'entità delle spese che dovranno gravare su chi utilizza il servizio. Poiché tutto ciò non si fa in un giorno, penso che si possa trovare un'intesa; credo che anche i questori possano farlo, senza procedere al voto e dividerci su una questione su cui tutta l'Assemblea è d'accordo, in modo tale che sia chiaro che stiamo progettando non in tempi brevi o ragionevoli, ma nei tempi necessari perché vi sia un progetto realizzabile ed economicamente sopportabile.
PRESIDENTE. Tutti abbiamo chiaro di cosa stiamo discutendo. La proposta originaria dell'ordine del giorno Poretti n. 9/Doc. VIII, n. 4/32 risultava del seguente tenore: «impegna l'Ufficio di Presidenza a dare seguito alla proposta dei parlamentari, in particolare al fine di reperire i locali adeguati per far partire il progetto di realizzazione dell'asilo nido entro la fine del 2007».
La riformulazione del dispositivo, che ne condizionava l'accettazione, dell'ordine del giorno Poretti n. 9/Doc. VIII, n. 4/32 proposta dal Collegio dei questori era nei termini seguenti: «rassegnare, entro il 30 novembre 2007, le proprie valutazioni sulla complessiva fattibilità del progetto». La deputata Donatella Poretti, come avete sentito, aveva avanzato la richiesta, al contrario, di sostituire la scadenza «2007» con l'espressione: «nei tempi più brevi possibili». In questo senso i questori avevano accolto la riformulazione. Prima di dare la parola ad altre deputate e deputati che lo hanno chiesto, la deputata Poretti ha chiesto di parlare e vorrei sapere la sua opinione su questo punto.
Ha facoltà di parlare, deputata Poretti.
DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, credo che possiamo trovare un accordo in questi termini. Propongo di riformulare il dispositivo del suddetto ordine del giorno, introducendo la previsione: «entro i più brevi termini possibili e comunque entro il 2008», che è tutto il margine possibile di azione. Fissiamo un limite, una scadenza che, però, sia fattibile per operare.
PRESIDENTE. I questori?
SEVERINO GALANTE, Questore. Signor Presidente, sarebbe preferibile se la formulazione riprendesse ciò che aveva chiesto la collega e cioè: «avviare le procedure entro il 2008», perché non siamoPag. 9sicuri di riuscire a farcela e non perché manchi la volontà. Torno ad insistere su questo punto.
PRESIDENTE. Prendo atto che la deputata Poretti accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/32.
Prendo atto che l'onorevole Mazzocchi non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/36, accolto come raccomandazione nei termini indicati dal Questore.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Quartiani n. 9/Doc. VIII, n. 4/37, accolto come raccomandazione nei termini indicati dal Questore.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Volontè n. 9/Doc. VIII, n. 4/38 accettato, limitatamente al primo capoverso, nei termini indicati dal questore (il secondo capoverso non è stato accettato).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Barbieri n. 9/Doc. VIII, n. 4/39, accolto come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Stucchi n. 9/Doc. VIII, n. 4/41 accettato dal Collegio dei questori.
Prendo atto che l'onorevole Caparini accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/42, accolto, se riformulato, come raccomandazione, e non insiste per la votazione.
Prendo atto che gli ordini del giorno Pettinari n. 9/Doc. VIII, n. 4/43 e n. 9/Doc. VIII, n. 4/44 sono stati ritirati dai presentatori.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Nucara n. 9/Doc. VIII, n. 4/45.
FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, poiché non si tratta di una misura che comporta spese, ma di un disegno che, se e quando avverrà, farà risparmiare addirittura qualcosa al bilancio della Camera dei deputati, vorrei chiedere ai deputati questori di modificare il parere precedentemente espresso ed accogliere il mio ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/45 come raccomandazione.
Chiedo pertanto cortesemente ai deputati questori di rivedere il parere, se possibile.
GABRIELE ALBONETTI, Questore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GABRIELE ALBONETTI, Questore. Signor Presidente, abbiamo formulato l'invito al ritiro dell'ordine del giorno Nucara n. 9/Doc. VIII, n. 4/45, come su altri che affrontano lo stesso argomento, perché riteniamo opportuno affrontare la tematica del personale nei termini in cui ha riferito in sede di replica il collega Colucci.
Per farlo, data la delicatezza delle questioni, abbiamo bisogno di porre fine ad una storia che viene da lontano, di graduatorie che sono in piedi da molti anni, di chiudere quelle vicende ed aprire una nuova riflessione sulla riorganizzazione della «macchina Camera», sia in termini di outsourcing, sia in termini di implementazione, laddove c'è bisogno, di nuove figure professionali.
Pertanto, comprendiamo il senso dell'ordine del giorno, ma riteniamo che accoglierlo sarebbe in contraddizione con quanto dichiarato dal collega Colucci nella seduta di ieri in sede di replica.
PRESIDENTE. Deputato Nucara, accede all'invito al ritiro?
FRANCESCO NUCARA. Sentite le dichiarazioni del questore, considerato che il problema sarà affrontato in un quadro più generale, accedo all'invito al ritiro e non insisto per la votazione del mio ordine del giorno n.9/Doc. VIII n. 4/45.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Buemi accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/46.Pag. 10
Deputato Buemi, accede all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/47?
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, tale ordine del giorno tendeva a porre una questione che ho annunciato anche nel mio intervento in fase di discussione generale. La questione è inerente ad una non razionale utilizzazione delle risorse e degli spazi che abbiamo a disposizione. Accedo dunque all'invito al ritiro, ma la questione della razionalizzazione degli spazi è seria, perché altrimenti spendiamo una mole ingente di risorse, senza ottenere gli obiettivi di efficienza e di produttività: intervenire è necessario anche per poter svolgere il nostro lavoro.
PRESIDENTE. Deputato Buemi, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/48 proposta dal Collegio dei questori?
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, accetto la riformulazione, con una precisazione. I servizi alle persone che non sono direttamente pertinenti all'attività legislativa debbono essere messi a disposizione dei deputati, dei funzionari e dei dipendenti a costo zero per la Camera. Infatti, francamente, se la Camera contribuisce alla barbieria o alla ristorazione o ad altri servizi a domanda facoltativa, contraddice la linea di intervento che stiamo portando avanti nelle istituzioni e nel Paese, cercando di eliminare quelle sacche di privilegio sussistenti qui come altrove. Quindi, la messa a disposizione di servizi a prezzo di mercato, ma con l'integrazione della Camera, mantiene una contraddizione. Si mettono a disposizione i servizi a domanda a prezzo di mercato, senza partecipazione della risorsa pubblica: altrimenti, non capisco quale sia l'intervento di razionalizzazione operato.
PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Buemi n. 9/Doc. VIII, n. 4/49 è stato accettato dal Collegio dei questori.
Prendo atto, altresì, che l'onorevole Buemi accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/50.
Deputato Buemi, accede all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/51 formulato dal Collegio dei questori?
ENRICO BUEMI. Anche in questo caso non si tratta di fare le barricate, ma ci dobbiamo intendere. Il trattamento che deve essere riservato ai deputati - se non vogliamo mantenere privilegi, né introdurre discriminazioni - deve fare riferimento all'applicazione comune nel nostro Paese del trattamento per i manager, i direttori, eccetera. Tutto ciò affinché si capisca che, anche da questo punto di vista, il trattamento economico dei deputati non è certamente al vertice dei trattamenti. Ciò deve essere chiaro.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Buemi non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/52, accolto come raccomandazione; prendo altresì atto che il deputato Buemi non insiste per la votazione del suo ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 4/53, accolto come raccomandazione nei termini indicati dal questore.
Prendo atto che il deputato D'Elia non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/54, accolto come raccomandazione.
Ricordo che gli ordini del giorno D'Elia nn. 9/Doc. VIII, n. 4/55, 9/Doc. VIII, n. 4/56 e 9/Doc. VIII, n. 4/57 sono stati accettati nei termini indicati dal Collegio dei questori.
Prendo atto che il deputato D'Elia accetta le rispettive riformulazioni proposte e non insiste per la votazione dei suoi ordini del giorno nn. 9/Doc. VIII, n. 4/58, accolto, e 9/Doc. VIII, n. 4/59, accolto come raccomandazione dal Collegio dei questori.
Ricordo che l'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/60 è stato accettato nei termini indicati dal questore.
Prendo atto che il deputato D'Elia non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/61, accoltoPag. 11come raccomandazione nei termini indicati dal questore.
Prendo atto che il deputato D'Elia accede all'invito al ritiro dei suoi ordini del giorno nn. 9/Doc. VIII, n. 4/62 e 9/Doc. VIII, n. 4/63, formulato dal Collegio dei questori. Prendo atto che il deputato D'Elia accetta la riformulazione proposta dal Collegio dei questori del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/64 e non insiste per la votazione dei suoi ordini del giorno nn. 9/Doc. VIII, n. 4/64 e 9/Doc. VIII, n. 4/65, accolto nei termini indicati con riferimento all'ordine del giorno D'Elia n. 9/Doc. VIII, n. 4/64; prendo altresì atto che il deputato D'Elia accetta la riformulazione proposta dal Collegio dei questori e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/66, accolto come raccomandazione.
Deputato D'Elia, accede all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/69?
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, invito i colleghi questori a prestare attenzione soprattutto alla proposta che farò di riformulazione per evitare un voto su questo ordine del giorno che tratta della nota materia delle missioni autorizzate dal Presidente della Camera.
Si tratta di affermare lo spirito, ma anche la lettera del Regolamento contro abusi conclamati e anche reiterati riguardo a questo istituto. L'articolo 46, comma 2, del Regolamento dispone chiaramente che possono essere considerati in missione «i deputati che sono impegnati per incarico avuto dalla Camera, fuori della sua sede». Vorrei che i colleghi questori e i colleghi parlamentari prestassero attenzione anche al passo molto chiaro della circolare del 21 febbraio 1996 del Presidente della Camera laddove dispone che «le richieste di missione devono essere determinate nella loro durata e adeguatamente motivate».
Ebbene, noi sappiamo che le missioni ora sono spesso autorizzate sulla base di una semplice dichiarazione, insindacabile, che il deputato che chiede di essere collocato in missione invia al Presidente, nella quale scrive di essere autorizzato per impegni istituzionali. Vale a dire, dicendo semplicemente «impegni istituzionali» si richiama soltanto l'articolo del Regolamento, ma non si applica quanto la circolare del 1996 ha stabilito: le missioni devono essere determinate nel tempo, ripeto, e adeguatamente motivate.
Giungo alle conclusioni: colleghi questori, proporrei, per non arrivare a un voto, una riformulazione in base al quale si impegna l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori, per le rispettive competenze, a prendere le opportune iniziative affinché sia data applicazione rigorosa alla circolare del Presidente della Camera del 21 febbraio 1996 che dispone che «le richieste di missione devono essere determinate nella loro durata ed adeguatamente motivate». Aggiungerei che si preveda che le richieste di autorizzazione contengano almeno l'indicazione specifica, l'oggetto insomma, dell'impegno istituzionale per il quale si chiede di essere collocati in missione.
Propongo, colleghi questori, questa riformulazione che non fa altro che richiamare una circolare del Presidente della Camera che prescrive che le missioni debbano essere motivate, mentre nei fatti ciò non avviene. Pertanto, non è necessario rimandare la questione alla Giunta per il Regolamento; si tratta di dare applicazione al Regolamento secondo quanto già disposto nella circolare del Presidente della Camera.
PRESIDENTE. L'opinione dei questori?
GABRIELE ALBONETTI. Questore. L'ordine del giorno in esame è stato oggetto di discussione per il parere in Ufficio di Presidenza, come l'onorevole D'Elia sa perché ne fa parte. Pertanto, un mutamento del parere avrebbe bisogno di un'apposita discussione.
Potrei interloquire con l'onorevole D'Elia chiarendo che, naturalmente, noi ci impegniamo affinché il problema venga riaffrontato in Ufficio di Presidenza, per quanto riguarda l'applicazione di quella norma e le eventuali inadempienze rispettoPag. 12a quella applicazione e, se necessario, considerando anche un'eventuale revisione della stessa per essere più pregnanti.
Chiederei, però, in cambio all'onorevole D'Elia di consentirci di varcare questo Rubicone delineato dall'ordine del giorno in esame senza metterlo ai voti, perché l'impegno sussiste, a meno che il presentatore non accetti una riformulazione che vada nella direzione da me testé illustrata, nel senso di impegnare l'Ufficio di Presidenza a riesaminare le norme e le questioni connesse.
PRESIDENTE. Deputato D'Elia, accetta la riformulazione proposta dal Collegio dei questori del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/69?
SERGIO D'ELIA. Si, signor Presidente. Se ho capito bene, il collega Albonetti propone di impegnare l'Ufficio di Presidenza a riesaminare la questione nei termini della circolare del Presidente della Camera affinché essa sia rigorosamente applicata; dunque, accetto la riformulazione proposta in questi termini e non insisto per la votazione del mio ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/69.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII, n. 4/72, accolto come raccomandazione nei termini indicati dal questore.
Prendo atto che i presentatori ritirano l'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII, n. 4/73.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII, n. 4/74, accolto nei termini indicati dal questore.
Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro degli ordini del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII, n. 4/75 e Capotosti n. 9/Doc. VIII, n. 4/76.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII, n. 4/77, accolto come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro degli ordini del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII, n. 4/78 e Capotosti n. 9/Doc. VIII, n. 4/79.
Ricordo che l'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII, n. 4/80 è stato accettato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII, n. 4/81, accolto nei termini indicati dal questore.
Ricordo che gli ordini del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII, n. 4/82, n. 9/Doc. VIII, n. 4/83, n. 9/Doc. VIII, n. 4/85 e n. 9/Doc. VIII, n. 4/86 sono stati accettati dal Collegio dei questori.
Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro degli ordini del giorno Capotosti n. 9/Doc. VIII, n. 4/87.
Prendo atto che il presentatore ritira l'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/91.
Ricordo che l'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/92 è stato accettato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/93, accolto come raccomandazione.
Ricordo che vi è un invito al ritiro dell'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/94.
Ricordo, altresì che gli ordini del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/95 e n. 9/Doc. VIII, n. 4/96 sono inammissibili.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/97.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/98
(Nuova formulazione), accolto nei termini indicati dal questore.
Ricordo che l'ordine del giorno Mario Pepe n. 9/Doc. VIII, n. 4/99 è stato dichiarato inammissibile; ricordo altresì che l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/100 è stato accettato dalPag. 13Collegio dei questori e che, inoltre, l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/101 è stato ritirato.
Prendo atto che il deputato Gregorio Fontana accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/102.
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, con riferimento a un precedente ordine del giorno a prima firma del collega Gianfranco Conte, lei ha ricordato che vi era un invito al ritiro, ma io, avevo chiesto che venisse posto in votazione. Forse, non mi ha sentito...
PRESIDENTE. Non l'ho sentita, mi scusi. Mi può dire il numero dell'ordine del giorno, per cortesia?
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, non lo ricordo.
PRESIDENTE. Gli uffici mi rappresentano che l'atto in questione dovrebbe essere l'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/94, relativo all'eliminazione del ristorante per i deputati e alla previsione di buoni pasto sostitutivi. È quello?
ANTONIO LEONE. Il Collegio dei questori ha formulato un invito al ritiro?
PRESIDENTE. Sì.
ANTONIO LEONE. L'invito al ritiro non è accolto; insisto dunque per la votazione dell'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/94.
PRESIDENTE. Prendo dunque atto che l'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/94, attinente all'eliminazione del ristorante per i deputati e alla previsione di buoni pasto sostitutivi, non è accettato dal Collegio dei questori. La materia era parzialmente contenuta nell'ordine del giorno Volontè n. 9/Doc. VIII, n. 4/38 e da ciò è conseguito l'invito al ritiro che, non essendo stato accettato, ha dato ora luogo al parere contrario del Collegio dei questori.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/94, non accettato...
ROBERTO SALERNO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione. Prego, deputato Salerno, ha facoltà di parlare.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, intervengo solo per una considerazione molto breve e semplice: cerchiamo di essere più seri, e mi rivolgo anche ai colleghi!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/Doc. VIII, n. 4/94, non accettato dal Collegio dei questori.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 444
Votanti 411
Astenuti 33
Maggioranza 206
Hanno votato sì 88
Hanno votato no 323).
Prendo atto che il deputato Gregorio Fontana accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/103,Pag. 14mentre ricordo che l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/104 è stato accettato dal Collegio.
Prendo atto che il deputato Gregorio Fontana accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/105, accolto nei termini indicati dal Collegio dei questori, mentre ricordo che l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/106
(Nuova formulazione) è stato accettato dal Collegio.
Prendo atto che il deputato Gregorio Fontana non insiste per la votazione del suo l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/107, accolto come raccomandazione nei termini indicati dal Collegio dei questori.
Con riferimento all'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108 chiedo al deputato questore Galante di voler dare conto all'Assemblea del parere dell'Ufficio di Presidenza sull'ordine del giorno, nel testo riformulato dal presentatore nella seduta di ieri, che recita: «a ridurre nella massima misura compatibile con il rispetto dei parametri fissati dall'articolo 15, comma 3, del Regolamento, i contributi e la dotazione destinati ai gruppi di minore consistenza numerica, rimanendo inteso che i conseguenti risparmi verranno restituiti al Ministero dell'economia e delle finanze».
SEVERINO GALANTE, Questore. Signor Presidente, secondo il mandato conferito dall'Ufficio di Presidenza nella serata di ieri comunico che il parere sull'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108 nella nuova formulazione è il seguente: invito al ritiro; altrimenti, il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sta bene.
Deputato Gregorio Fontana, accede all'invito al ritiro?
GREGORIO FONTANA. Non accedo all'invito al ritiro e insisto per la votazione. La disponibilità che abbiamo avuto ieri, anche da parte sua, alla riformulazione mi pare che sia servita a poco (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, ieri, intervenendo sull'ordine del giorno in esame e non essendo stata ritenuta ammissibile la formulazione originaria, avevo inteso che questa riformulazione intendesse annullare e azzerare il patto scellerato - scellerato dal mio punto di vista, perché faceva lievitare i costi della Camera ad inizio di legislatura - con il quale, a fronte delle deroghe per la costituzione di gruppi con un numero di deputati inferiore a venti, in realtà, i partiti con più di venti deputati hanno acquisito somme ulteriori e aggiuntive come ha documentato e dichiarato ieri l'onorevole Stucchi. Quindi, presa visione della riformulazione, così come era ritenuta ammissibile, che prevede semplicemente un ordine del giorno (Commenti del deputato Crema)...
PRESIDENTE. Per favore, sia davvero consentito di svolgere l'intervento e di ascoltare. Ricordo che siamo in una fase ormai conclusiva.
ANTONIO BORGHESI. Si tratta di un ordine del giorno, dicevo, che prevede una riformulazione che, in realtà, colpirebbe solo i gruppi con meno di venti deputati. Quindi, ritengo di dover modificare - personalmente, ma penso che anche il gruppo che rappresento sia dello stesso avviso - la mia indicazione di voto di ieri, per cui esprimerò un voto, ma penso che lo esprimeremo tutti, contrario su tale ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, con la stessa coerenza con la quale votai contro l'aumento del numero dei gruppi perché violava - non si tratta di una deroga - il nostro Regolamento,Pag. 15esprimerò un voto contrario sull'ordine del giorno in esame, in quanto non ha alcun appiglio regolamentare.
PRESIDENTE. Deputato Buontempo, la prego di concludere: il tempo a sua disposizione è esaurito.
TEODORO BUONTEMPO. La ringrazio, Presidente, per avermi avvertito. Annuncio, pertanto, il mio voto contrario, anche perché il testo riformulato contiene una soluzione più grave rispetto a quella originaria. Non si possono punire i gruppi con un minor numero di deputati, senza stabilire alcun parametro!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, il testo dell'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108, così come riformulato, introduce due criteri assolutamente inconciliabili con il Regolamento della Camera. Il primo è quello dei gruppi definiti «di minore consistenza»: non si capisce quali siano e quale sia il confine tra i gruppi di minore e quelli di maggiore consistenza. Il secondo concetto è talmente vago che non può essere afferrato, perché si parla di contributi e di dotazioni da mettere in rapporto con la consistenza dei gruppi, ma non si sa di quali contributi e di quali dotazioni si parli.
Per questo motivo, ritengo che l'Assemblea debba votare contro l'ordine del giorno in discussione, come, certamente, faremo noi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, a me risulta che non vi sia nessuna riformulazione: non essendo stato accolto l'invito al ritiro formulato dall'Ufficio di Presidenza, si vota il testo originario dell'ordine del giorno dell'onorevole Gregorio Fontana, come riportato nel fascicolo, naturalmente modificato.
PRESIDENTE. Deputato Stucchi, il testo originario è stato dichiarato inammissibile. La riformulazione ha passato il vaglio di ammissibilità e, pertanto, si vota su quest'ultima.
GREGORIO FONTANA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GREGORIO FONTANA. Signor Presidente, prendo atto del parere contrario dell'Ufficio di Presidenza: credo che le quattro ore trascorse ieri a discutere sull'ordine del giorno a mia prima firma siano servite poco a convincere chi, probabilmente, sentendosi oggetto di questi tagli, è stato portato a difendersi, a mio parere in maniera sbagliata, in quella sede (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Ognuno si deve assumere le proprie responsabilità, esprimendosi sull'ordine del giorno in esame, che cerca di rimediare agli effetti economici della decisione che il 18 maggio 2006 - lo ricordo a tutti - è stata presa con un voto senza precedenti dall'Ufficio di Presidenza della Camera, che aveva autorizzato la costituzione, in deroga a quanto previsto dal Regolamento, di cinque gruppi parlamentari, poi diventati sei. Tutto il centrodestra, allora, si è opposto con tutti i mezzi a questa decisione e a questa forzatura, sia nell'Ufficio di Presidenza, sia in sede politica.
Considerato che parliamo di bilancio, però, chiariamo quali sono gli effetti pratici di quella decisione. Nel capitolo 135, sui «Contributi ai gruppi parlamentari», è prevista una spesa di più di 4 milioni di euro per tutta la legislatura, con tanto di aggravi relativi al contributo unico per i gruppi parlamentari, al contributo per il personale di segreteria e a quello per il personale dipendente, senza contare che, per tutti i nuovi gruppi presenti in ParlamentoPag. 16sono necessari ben sei segretari di Presidenza, ai quali spettano indennità di ufficio, spese di rappresentanza e personale di segreteria: si tratta di risorse per quasi 8 milioni di euro in tutta la legislatura.
Se dovessimo calcolare anche i costi relativi ai locali, alle attrezzature e per l'autoparco derivanti dalla costituzione di questi nuovi gruppi, arriveremmo a stimare un maggior onere per l'amministrazione di più di 15 milioni di euro per l'intera legislatura.
Questi sì, ritengo siano costi ingiustificati della politica! Ecco perché, quando si parla di questo argomento, a volte si generalizza troppo: si parla forse anche troppo dell'aereo di Mastella utilizzato per andare a vedere il Gran Premio di Monza, ma non si parla abbastanza delle decisioni politiche che determinano i nuovi costi e i nuovi sprechi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia), quali la proliferazione dei Ministri, dei sottosegretari e, come in questo caso, dei gruppi parlamentari: tutte scelte di diretta responsabilità di questa maggioranza.
Comunque, in questa sede, visto che la decisione era già stata presa l'anno scorso, non abbiamo mai messo in discussione la possibilità per i gruppi costituiti in deroga di essere opportunamente rappresentati in questo Parlamento, bensì abbiamo chiesto che le spese derivanti dalla loro costituzione in gruppo parlamentare, ai sensi della deroga approvata dall'Ufficio di Presidenza, fossero ridotte e che avessero un impatto minore sul bilancio della Camera e, quindi, sulle tasche dei cittadini.
Evidentemente, qualcuno ha una visione un po' strana della democrazia parlamentare e della rappresentanza se pensa che il fatto di non avere qualche segretaria in più o l'auto blu possa minare la rappresentanza dei gruppi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
È giusto, quindi, che ognuno, come dicevo prima, si prenda le proprie responsabilità. Per queste ragioni, insieme ai colleghi dell'opposizione abbiamo presentato e sosteniamo questo ordine del giorno. Da giorni, signor Presidente, assistiamo a numerosissime dichiarazioni dei leader del centrosinistra, dall'onorevole Fassino all'onorevole Di Pietro, e anche ad apprezzabili sue dichiarazioni, signor Presidente, che promettono rigore per quanto riguarda l'argomento dei costi della politica. Questo ordine del giorno costituisce l'occasione per passare dalle parole ai fatti. Votando quest'ordine del giorno, riusciremmo ad evitare ai contribuenti un aggravio di più di 15 milioni di euro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/Doc. VIII, n. 4/108
(Nuova formulazione), non accettato dal Collegio dei questori.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia - Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 455
Astenuti 11
Maggioranza 228
Hanno votato si 202
Hanno votato no 253).
Prendo atto che la deputata Santelli ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole e che il deputato Ronchi ha segnalato che non è riuscito a votare.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto - Doc. VIII, nn. 3 e 4)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul conto consuntivo e sul progetto di bilancio.Pag. 17
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ronconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, questo è il tempo dell'antipolitica, dell'attacco alle istituzioni, figlio della debolezza della politica e di un Governo che ha deluso ed illuso i cittadini e che non riesce ad offrire risposte coerenti e soddisfacenti.
PRESIDENTE. Mi scusi un momento, per favore. Inviterei l'Assemblea, anche in questo passaggio parlamentare, a consentire lo svolgimento ordinato dei lavori.
Prego, deputato Ronconi.
MAURIZIO RONCONI. L'UDC non fa parte, però, del coro dell'antipolitica, perché la memoria storica di un partito come il nostro, dalle radici profonde, ci insegna che, quando la politica perde credibilità e autorevolezza, viene sostituita da gruppi di potere, da potenti lobby più preoccupate dei propri benefici che non del bene comune. Io attendo un attimo...
PRESIDENTE. Inviterei i colleghi che lasciano l'aula a farlo in modo da consentire la prosecuzione del dibattito e, soprattutto, a chi parla di poter svolgere il suo intervento e a chi vuole di ascoltare, come sarebbe necessario.
MAURIZIO RONCONI. Al di là di come la pensa l'UDC sull'antipolitica, dispiace, d'altra parte, che al coro dei facili censori si siano accodati anche alcuni gruppi politici, che scioccamente immaginano di guadagnare qualche credibilità declinando oggi il qualunquismo, forse anche per mascherare che sono stati gli stessi che hanno permesso, come dicevamo pochi minuti fa, il superamento del Regolamento della Camera e la proliferazione dei gruppi parlamentari, con una vera e propria esplosione esponenziale dei costi per servizi personali e contributi.
Questa decisione è ancora più grave, perché è dettata esclusivamente da convenienze politiche per sostenere un Governo malfermo e non certo per migliorare la produzione della politica.
A mio avviso, signor Presidente, colleghi, i parlamentari in Italia non sono «superpagati», almeno, non quelli che svolgono con diligenza il loro lavoro, che sono presenti in aula e nelle Commissioni, che garantiscono una presenza costante nel proprio collegio, raccogliendo esigenze e attese della gente, svolgendo un ruolo di rappresentanza.
D'altra parte, vi è da distinguere tra questi parlamentari e quelli che, invece, considerano il ruolo di parlamentare solo come un corollario per le loro principali attività private e che sono dunque beneficiari di altri ben maggiori guadagni.
Su tale aspetto incideremmo volentieri, perché non è più immaginabile sovrapporre attività parlamentari a tempo pieno, che comportano l'abbandono della propria professione, con attività svolte solo part-time. Ora perfino il segretario di un partito in estinzione, come i DS, propone il congelamento degli emolumenti dei parlamentari, peraltro definiti da una legge non approvata oggi ma alcune legislature addietro. Signor Presidente, non vi è nulla da eccepire rispetto a tale decisione, ma esiste una preoccupazione per una deliberazione che contrasta con le attuali disposizioni di legge e che, quindi, risulta probabilmente illegittima, oltre a presentare profili di dubbia costituzionalità, determinando una nuova differenziazione di trattamento tra deputati e senatori.
Bando alle demagogie! Congeliamo pure gli emolumenti dei parlamentari, ma congeliamo, allora, anche quelli dei magistrati, perché se troppo alta è la retribuzione di un parlamentare, evidentemente lo è anche quella dei magistrati, così come quella dei direttori generali, degli alti funzionari dello Stato e ancor più quella degli amministratori di società statali o parastatali, dei dirigenti della RAI e delle consociate della RAI, quella dei giudici costituzionali e dei membri del CSM; si rivedano i costi di tutti i palazzi della politica, non soltanto quelli di Montecitorio o di palazzo Madama.Pag. 18
Colleghi, la politica deve riguadagnare una propria autorevolezza e respingere al mittente le prediche a gettoni di comici che fanno politica a 50 mila, 60 mila, 70 mila euro a serata, guadagnando in due serate quanto un parlamentare nel corso di un intero anno. Respingiamo le prediche penose di parlamentari e di gruppi che razzolano male, molto male, magari con strani passaggi di proprietà di immobili di politici che diventano fruibili a pagamento da parte dei partiti e con altre amenità simili [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
È il segno dei tempi che il bilancio della Camera abbia interessato nella sua trattazione solo i trattamenti dei parlamentari, sorvolando invece su grandi temi come quelli della diminuzione del numero dei parlamentari e del bicameralismo perfetto. Tali questioni in verità a me pare continuino ad essere trattate con grande superficialità, con un irrefrenabile istinto demagogico, non riflettendo invece sul fatto che il combinato della fine del bicameralismo perfetto e della contestuale diminuzione dei parlamentari potrebbe rappresentare un formidabile incentivo all'attività di lobby che potrebbero così divenire determinanti nella produzione legislativa. Tutto ciò non sarebbe certo un servizio per il Paese e neppure per i più deboli.
Pur nell'autonomia delle Camere, è giunto il momento di fare chiarezza su una questione di assoluta delicatezza. La nostra Carta costituzionale pone su un identico piano deputati e senatori ed è ormai improcrastinabile rendere omogeneo, in tutto e per tutto, il trattamento economico e i servizi offerti ai parlamentari. Purtroppo, ciò non avviene neppure in questo bilancio, in cui ancora riscontriamo un trattamento diverso tra deputati e senatori che causa in questo modo una questione di rilevanza costituzionale.
Il rischio vero è quello di una progressiva proletarizzazione della politica, in cui il ruolo di parlamentare sarà riconosciuto solo per un avanzamento nella scala sociale ma certo non per il dedicarsi a tempo pieno all'attività legislativa e a quella della rappresentanza dei cittadini, almeno per alcune categorie di lavoratori, quali i liberi professionisti, gli imprenditori e i lavoratori autonomi.
Quando viene meno la libertà di fare politica, si determina un grave vulnus alla democrazia.
Sarebbe stato molto meglio esercitare una lungimirante prudenza, invece di abbandonarsi ad un qualunquismo che non serve a nessuno e che rischia di provocare danni irreparabili.
Tuttavia, i costi della politica debbono, ma con serietà, essere affrontati. La gestione degli affitti dei palazzi, il trattamento dei dipendenti, la selezione dei dipendenti, le consulenze e la moltiplicazione impropria dei gruppi sono tutte voci sulle quali si sarebbe potuto incidere per abbassare sensibilmente e credibilmente il costo della politica in modo molto più significativo rispetto a quello che si è riusciti a fare.
L'UDC voterà a favore di questo bilancio, ma con molte perplessità. Si tratta di un bilancio che deve coltivare la speranza che le contraddizioni, le strumentalizzazioni e la mancanza di volontà vengano superate, per garantire nel prossimo futuro una maggiore fruibilità della Camera dei deputati e, soprattutto, per motivi di assoluta agibilità al lavoro dei legislatori [(Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata De Simone. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Deputata De Simone, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazzocchi. Ne ha facoltà.
Pag. 19
ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli questori, attenendosi anche a quanto ieri il capogruppo, onorevole La Russa, ha sottolineato, il gruppo di Alleanza Nazionale si asterrà da questa votazione, soprattutto perché non è stato - se me lo consentite - ben recepito quanto, anche questa mattina, in maniera particolare e qualificante, l'onorevole Gregorio Fontana ha sottolineato.
Attraverso il bilancio in esame volevamo che la Camera desse una risposta politica a quanto l'opinione pubblica si attende. Anche l'intervento dell'amico che mi ha preceduto lo ha sottolineato: l'opinione pubblica si attende da parte nostra una risposta politica.
Non vi è dubbio, signor Presidente, che sarà necessario quanto prima rivedere l'articolo 14 del Regolamento. Non vogliamo entrare nel merito dell'aspetto normativo, perché forse sotto tale aspetto si può discutere e si può anche non essere d'accordo, però non vi è dubbio che dobbiamo arrivare quanto prima alla modifica dell'articolo 14, così come alla modifica del comma 6 dell'articolo 5 del Regolamento. Mi riferisco al fatto che è veramente scandaloso che in una Camera dei deputati vi siano diciotto segretari di Presidenza!
Come esistono tre questori e quattro vicepresidenti che rappresentano tutta la Camera dei deputati, possono esistere benissimo otto segretari Presidenza, di cui cinque alla maggioranza e tre all'opposizione, che rappresentano tutta la Camera dei deputati.
Dispiace che non sia presente il collega Colucci, al quale mi legano amicizia e stima, perché quando egli afferma che il bilancio non è un atto della maggioranza ma di tutta la Camera, dovrebbe ricordare che tutto ciò avviene quando si rispettano tre principi fondanti: l'equità, l'equilibrio e la trasparenza amministrativa. Non ritengo che nel bilancio all'esame dell'Assemblea siano rispettati questi tre principi.
Assistiamo ad un'ingiustificata polemica nei confronti dei costi della politica, anzi, più che nei confronti dei costi della politica, nei confronti dei parlamentari. Ringrazio, per il nobile intervento svolto ieri, l'amico Gerardo Bianco, il quale ha giustamente sottolineato che se andassimo dietro qualche istrione, significherebbe veramente cedere, da parte di tutti noi, al nostro compito e significherebbe, altresì, un cedimento della politica alla piazza.
Quando la politica cede alla piazza non siamo certamente sulla via della democrazia. Vengo ai motivi della nostra astensione nella votazione sul bilancio. Si tratta anche di questioni tecniche. Mi riferisco in particolare - l'ho sottolineato spesso nell'Ufficio di Presidenza - agli strumenti di autocontrollo interno e a quanto prevede l'articolo 68 del regolamento di amministrazione e contabilità, che, in tema di accesso agli atti amministrativi della Camera, sancisce, com'è noto, la facoltà di ciascun membro dell'Ufficio di Presidenza di prendere visione di tutti gli atti amministrativi, oltre alla facoltà attribuita a qualsiasi deputato in carica di accedere a tutte le delibere del Collegio dei questori, ai contratti, all'albo dei fornitori e degli appaltatori della Camera. Lo ricordo ancora una volta, dopo essermi soffermato sul punto nell'Ufficio di Presidenza, perché ritengo utile rammentare a tutti i colleghi - i quali spesso non leggono il bilancio, ma poi vengono in aula a sostenere dure critiche o, meglio, difese - che possono accedere agli atti della Camera e agli atti del bilancio.
Un primo rilievo, sul quale Alleanza Nazionale continuerà in sede di Ufficio di Presidenza a verificare se il Collegio dei questori porterà a compimento quanto richiesto, riguarda la mancata applicazione dell'articolo 4 del Regolamento di amministrazione e contabilità. Infatti, al bilancio che viene presentato non risulta annessa alcuna tabella, per quanto tassativamente prevista, in cui le spese vengano ripartite secondo un'analisi funzionale, così come - consentitemi, signori questori - avviene in tutte le amministrazioni, in cui si adotta il sistema di contabilità analitica. Questa è l'unica amministrazione nella quale il regolamento di amministrazione e contabilità, all'articolo 14,Pag. 20comma 2, prevede non da oggi l'obbligo di articolare il sistema contabile nella contabilità generale e nella contabilità analitica, senza che ciò venga fatto; ripeto, prevede l'obbligo della contabilità analitica. Su questo tema saremo vigili: vogliamo assolutamente che ci sia un bilancio la cui lettura sia accessibile a tutti, ma soprattutto possa essere compreso da tutti i deputati.
Un ulteriore ordine di problemi riguarda la prassi contrattualistica della Camera. In particolare, vi è un'impressionante frequenza di contratti a tempo indeterminato stipulati con contraenti selezionati con affidamento diretto anche per importi molto rilevanti: abbiamo, cioè, contratti a tempo indeterminato anche per importi molto rilevanti, pur essendo vietato.
Infine, mi consenta un'osservazione l'onorevole Colucci, che si è soffermato sul settore informatico. Il collegamento wireless dell'aula esige che, dopo una limitata fase di sperimentazione, si faccia ora sul serio. Analoghe considerazioni valgono anche per il progetto del portale dedicato ai deputati, che consenta a ciascuno di essi di presentare anche dall'esterno della sede della Camera proposte di legge, emendamenti, iniziative di sindacato ispettivo, oltre che di interagire informaticamente con gli uffici della Camera, per le incombenze più strettamente amministrative connesse allo status di parlamentare.
Concludo con un cenno ai risparmi che potrebbero derivare dal ricorso estensivo al software cosiddetto open source. Invito al riguardo le competenti strutture e il Collegio dei questori a non accontentarsi di semplici slogan: indagate sotto la superficie, considerando che spesso, per non dire sempre, l'open source ad un calo di costi iniziali fa seguire una vera esplosione di costi nelle fasi successive. In ogni caso preannuncio, come ho già fatto presente nell'Ufficio di Presidenza, una vigilanza particolarmente attenta a questo versante.
A questi dubbi, perplessità e motivazioni politiche che il gruppo di Alleanza Nazionale aveva già espresso nell'Ufficio di Presidenza e che attraverso il suo presidente, Ignazio La Russa, aveva ripetuto in Assemblea, ci aspettavamo una risposta politica, non tanto normativa, da parte di questa Camera. Non l'abbiamo avuta. Per questi motivi, responsabilmente, il gruppo di Alleanza nazionale si asterrà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, questo nostro dibattito, che precede l'approvazione del progetto di bilancio della Camera, avviene in un clima di sospetto nei confronti della classe politica e dei suoi privilegi, veri o presunti.
È in atto nel Paese un'ondata populistica e qualunquistica, che deve essere contrastata apertamente, con vigore e senza alcuna esitazione. Osservo che vi sono troppi esponenti politici, che, per «lisciare il pelo» a movimenti di contestazione, si candidano a primi della classe, invocando per deputati e senatori una vita austera e stipendi più bassi, per poi comportarsi in modo completamente opposto nella propria vita privata.
Non bisogna, tuttavia, confondere le critiche che vengono dal mondo dell'informazione con i sussulti scomposti, che si generano all'interno della società. È necessario saper distinguere le critiche, che vengono avanzate e documentate nel libro di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo o le campagne giornalistiche dell'Espresso dai movimenti «alla Grillo». A queste spinte e controspinte, che si sprigionano dalla nostra società, non può essere data come risposta una nuova chiusura e l'arroccamento, ma neppure una rincorsa, piuttosto artificiale, ai richiami del momento.
Occorrono soluzioni strutturali, per rendere meno costosa e più efficiente la Camera. Noi deputati non possiamo essere soddisfatti di come funziona la Camera dei deputati: non lo possiamo essere né dal punto di vista istituzionale, né da quello della gestione finanziaria. Questo stato di cose non è colpa degli attuali questori, ma deriva da un'eredità del passato prossimo e di quello remoto. Non sono, quindi,Pag. 21sufficienti alcuni ritocchi, ma è necessaria una vera e propria svolta, che prenda ad esempio le grandi democrazie occidentali.
Noi sappiamo, onorevoli colleghi, dove bisognerebbe mettere mano e le segnalazioni che sono state fornite nel dibattito e nell'opinione pubblica ce lo hanno, in qualche modo, ricordato. Occorre distinguere le attività connesse alla funzione legislativa - il «core business» della Camera dei deputati, che è necessariamente oneroso - da quelle che si riferiscono ai servizi, che devono essere a costo zero per i deputati). È necessario unificare e rendere trasparenti le retribuzioni e le indennità dei parlamentari. Occorre eliminare qualsiasi benefit per gli ex deputati: si tratta di un'anomalia che deve essere assolutamente cancellata. Occorre superare la situazione, assai onerosa, degli affitti dei locali della Camera, con l'acquisizione di proprietà e con l'uso del demanio pubblico.
La Camera ha personale di alta qualità e di alta competenza, ma non possiamo non vedere che vi sono anomalie che vanno superate e un'asimmetria molto forte tra il personale esecutivo a quello qualificato o altamente qualificato.
Queste sono le direttrici in cui occorre muoversi. Interroghiamoci su ciò, onorevoli colleghi, perché la critica che viene avanzata ai deputati, come casta, non si riferisce ai loro poteri, ma ai loro privilegi e questo già rappresenta un segnale di crisi della nostra democrazia. Onorevoli colleghi, in questo modo si può difendere meglio la dignità delle nostre assemblee elettive. I partiti non sono carrozzoni clientelari e corporativi, ma strumenti - per quanto imperfetti e pieni di difetti - della vita di qualsiasi democrazia liberale. La stampa, con la sua informazione e la sua critica, è essenziale: senza una libera stampa non c'è libertà e non ci può essere democrazia.
La Camera svolge, però, un ruolo diverso da quello dei mass media. Troppo spesso le assemblee elettive e lo stesso Governo considerano le leggi e gli atti che hanno forza di legge come prodotti mediatici. Giornali e telegiornali sono destinati a vivere l'evento del momento, mentre le leggi devono o dovrebbero durare a lungo. Questa tendenza a fare riforme per un giorno, per una settimana, per un anno, per una legislatura non corrisponde ad un Paese, che dev'essere rettamente governato e diventare come tutte le altre democrazie europee.
Occorre quindi - come ho già detto tante volte in quest'aula - sulle grandi riforme, ma anche sul funzionamento della Camera, un patto repubblicano, che, pur nel rispetto delle distinzioni tra maggioranza e opposizione consenta di varare riforme che durino almeno per una generazione.
Le nostre istituzioni, a cominciare da quelle rappresentative, devono essere case di vetro. Nulla dev'essere nascosto all'opinione pubblica e ai cittadini. Il principio della trasparenza è il più forte antidoto ai movimenti populisti, che vogliono contrapporre i vizi delle classi dirigenti alle virtù di tutti cittadini.
Infine, mi sia permesso - a conclusione di queste mie considerazioni ed augurando un buon lavoro ai questori - di rivolgermi al Presidente della Camera. Signor Presidente, ci troviamo in una situazione di grande tensione e di grande crisi. Tutti noi difenderemo la dignità di quest'aula parlamentare. So che lei è intervenuto, sempre, nei confronti di coloro, che in qualche modo volevano offendere il prestigio del Parlamento. Confido, signor Presidente, che lei continuerà in quest'opera, che è essenziale per la difesa non dei deputati, ma delle nostre istituzioni democratiche. Annunzio, quindi, il voto favorevole sul progetto di bilancio della Camera (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, nell'annunciare il voto favorevole del nostro gruppo sul progetto di bilancio presentato dal Collegio dei questori, intendo innanzitutto rivolgere loro il più sentitoPag. 22ringraziamento per il lavoro svolto e per le idee, anche nuove, che sono state sottoposte al dibattito di quest'Assemblea.
Ritengo che sia giusto - tale, almeno, è l'auspicio che rivolgo loro - che vi sia un intervento pubblico per chiarire, anche attraverso i giornali e la televisione, come stanno realmente le cose, qual è il costo della Camera dei deputati, qual è il costo dei parlamentari; che, ad esempio, paragonandolo a quello dei deputati francesi e tedeschi, il divario non sia assolutamente sensibile, soprattutto se, nel paragone, viene considerato anche il diverso servizio che in questi Paesi viene offerto ai parlamentari. Occorre un intervento, quindi, per chiarire come stanno le cose e distinguere il costo della Camera dei deputati da quella della politica (che è problema ben più complesso, perché riguarda un insieme di istituzioni che agiscono e interagiscono nel nostro Paese), individuando in un passaggio storico - cioè, nella fine dei partiti pesanti - l'inizio di un maggior appesantimento delle istituzioni, perché un tempo, come si sa, sindaci, vice sindaci, assessori comunali, provinciali e regionali spesso gravavano sulle finanze dei partiti e non su quelle delle istituzioni.
Finita la fase dei partiti pesanti, questo costo è stato scaricato sulle istituzioni. Sono state introdotte nuove norme, che hanno aumentato gli stipendi degli amministratori locali. Bisogna chiarire che lo stipendio dei consiglieri regionali è deliberato da ciascuna regione e a volte, in alcuni consigli regionali, addirittura capita di trovarsi di fronte a stipendi più alti di quanto non siano quelli dei deputati della Camera. Francamente, anche questa è un'anomalia da discutere. Per tali ragioni ritengo che, quando si parla di costi della politica, sarebbe opportuno mettere in atto un tavolo comune, che impegni il sistema delle autonomie, le regioni, la Camera e il Senato in uno sforzo congiunto.
Infine, anche noi certamente dobbiamo intervenire, per quel che si può - come, d'altronde, hanno fatto i questori - per rimodulare determinati costi e annullare alcuni privilegi. Non stupisca il fatto che recentemente i questori hanno avanzato una proposta per rimodulare le nuove pensioni, portandole ad un tetto massimo del 60 per cento rispetto a quelle attuali, per abolire il rimborso dei viaggi all'estero e per sopprimere alcuni servizi all'interno della Camera dei deputati.
Detto ciò, arrivo al centro del problema, che è stato per così dire il cuore di questo dibattito. Si tratta dell'attacco che viene mosso alla politica e ai partiti nel corso di queste ultime settimane. Consiglio a tutti di non scendere mai sul terreno proposto da coloro che ci considerano un bersaglio: è, per così dire, fare il gioco di coloro che ci attaccano, accettare come terreno d'azione quello che ci viene proposto.
Inoltre sconsiglio francamente a tutti i partiti e agli esponenti politici di fare a gara per diventare il più puro. Infatti, questa fase mi ricorda quella che ho vissuto in quest'aula tra il 1992 e il 1994 quando, a fronte dell'attacco della magistratura, alcuni partiti ed esponenti politici hanno fatto a gara per diventare i più puri, i «vergini» e gli «intonsi», rispetto alla vicenda della corruzione.
Vedete, è paradossale perché la storia, successivamente, si ripete. Quella rincorsa non servì a niente, se non a consegnare al patibolo e al cambiamento radicale dei partiti e della politica italiana un'intera classe dirigente. Tuttavia, oggi è proprio la politica, cambiata allora, che viene sottoposta a sua volta a processo e messa sul banco degli imputati. Inoltre, è paradossale e contraddittorio che uno dei massimi esponenti che allora condusse l'attacco al sistema dei partiti e produsse, attraverso il referendum di Segni, il cambiamento epocale della nostra democrazia - mi riferisco all'onorevole Di Pietro - si trovi alleato con colui, che vuole sottoporre a processo proprio il sistema che egli stesso ha contribuito ad edificare. C'è un'anomalia nell'anomalia, cioè la circostanza che, per la prima volta, non si fa distinzione tra partiti di Governo e di opposizione, contrariamente alla fase del 1992-1994. La ragione di ciò è molto semplice: non c'è nessun partito presente in quest'aula che non sia stato al Governo nel corso degliPag. 23ultimi cinque anni, non c'è nessuna forza politica che possa vantarsi della rendita dell'opposizione e di una situazione di «verginità».
PRESIDENTE. Deve assolutamente concludere, per favore.
MAURO DEL BUE. Ritengo che, come in molti casi in Italia, così si rischi di passare dalla tragedia alla farsa. Credo che non possiamo permettercelo. Per questa ragione, dobbiamo rilanciare la politica - non già scendere su questo terreno - creando ammortizzatori sociali per i giovani e introducendo una riforma istituzionale ed elettorale che il Paese attende.
PRESIDENTE. Deve concludere.
MAURO DEL BUE. Mi consenta una battuta.
PRESIDENTE. Lei ha superato ampiamente il tempo a sua disposizione, quindi la prego di concludere.
MAURO DEL BUE. La battuta è questa: è paradossale che alcuni gruppi subordinino il proprio voto all'accoglimento di una proposta...
PRESIDENTE. Non mi faccia insistere la prego; sta parlando da parecchio tempo oltre quello concessogli.
MAURO DEL BUE. ...che è quella di abolire alcuni gruppi parlamentari, altrimenti il voto sul bilancio è contrario (Applausi dei deputati del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito socialista Nuovo PSI)....
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà, per un minuto.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente credo che si stia assistendo ad una farsa. Sono stati presentati ordini del giorno tra chi la sparava più grossa mentre il vero costo della politica, anche in termini di democrazia, è rappresentato dal fatto che i deputati non vengono più eletti dai cittadini, ma nominati dalle oligarchie dei partiti, con gli stessi bilanci dei partiti che vengono votati, approvati senza una vera partecipazione degli iscritti, con gli statuti che vengono violati costantemente. Dobbiamo riconoscere, in primo luogo, con molto senso di responsabilità, che a servizio della Camera vi sono professionisti di altissima qualità e dobbiamo fare modo di evitare che la critica generica alla politica possa colpire anche il personale, i funzionari della Camera...
PRESIDENTE. Deputato Buontempo, concluda.
TEODORO BUONTEMPO. Concludo, Presidente... che invece vengono elogiati per la loro capacità. Dunque «sì» ai tagli della politica, «sì» ai risparmi: diamo più servizi e meno soldi ai parlamentari.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, questori, colleghi e colleghe, nel mio intervento di ieri ho segnalato un paradosso: ascoltiamo continuamente interventi, in cui si dice di tutto di più e di male nei confronti di Beppe Grillo per esorcizzarlo, ma se esaminiamo quanto avvenuto in sede di discussione di questi giorni, se confrontiamo la discussione dello scorso anno con quella di quest'anno, ci troviamo di fronte al fatto che, in realtà, tutti vanno a toccare i punti portati all'attenzione dall'opinione pubblica dal libro «La casta», nonché dalla manifestazione di Beppe Grillo. Assistiamo addirittura ad una corsa un po' demagogica nella presentazione di ordini del giorno, che permettano di appuntarsi una medaglietta con cui fregiarsi all'esterno perché in tal modo si è intervenuti sui costi della politica.
Tra l'altro qualcuno è intervenuto a sproposito, parlando di tutt'altro rispettoPag. 24al bilancio della Camera, evocando le problematiche dei Ministri (che certamente esistono) o quelle relative agli aerei di Stato, dimenticandosi che nel 2005 - l'«era di Berlusconi» - le ore di volo degli aerei di Stato sono state esattamente il doppio di quelle registrate quest'anno con il Governo Prodi.
Vorrei però soffermarmi sulle problematiche e sul contenuto del bilancio della Camera per dire che lo scorso anno intervenni, preannunziando il voto favorevole, felice del fatto che i colleghi questori e l'Ufficio di Presidenza avessero accolto un mio ordine del giorno, che prevedeva una riduzione del costo della Camera per il futuro pari a quanto stava facendo il Governo.
Ciò mi portava ad immaginare che il bilancio di quest'anno avrebbe visto una riduzione delle somme indicate nel totale del titolo I e II delle spese (spese correnti e in conto capitale). In effetti se esaminiamo i totali citati li troviamo aumentati rispetto allo scorso anno nella previsione per il 2008 e per il 2009. Allora, non dobbiamo lamentarci se domani i giornali diranno che, in realtà, il costo del funzionamento della Camera è ulteriormente aumentato. Apprezzo lo sforzo dei colleghi questori nel dire che hanno limitato tale crescita, che non sono andati al di là, che sono rimasti al di sotto dei tassi di crescita possibili, ma dobbiamo avere maggiore coraggio, dobbiamo fare di più.
Avevamo chiesto addirittura che si operasse un assestamento nel corso di quest'anno, con un nostro ordine del giorno che poi è stato modificato; solo gli interventi che in modo apprezzabile i questori stanno ponendo in essere porteranno ad una riduzione del costo di funzionamento della Camera nel prossimo anno. Perché allora non dirlo subito ai cittadini? Perché non documentare immediatamente il fatto che sono in corso interventi, che permetteranno quantomeno una razionalizzazione dei costi?
Credo che si tratti di un dato importante, ma non basta. Non basta l'intervento dell'Ufficio di Presidenza sulle cosiddette pensioni, che com'è noto pensioni non sono, perché, come riconosciuto anche da una sentenza della Corte costituzionale, è improprio parlare di pensioni per i parlamentari. Va riconosciuto l'intervento che l'Ufficio di Presidenza ha compiuto, ma è troppo poco. Dobbiamo avere il coraggio di rispondere a queste manifestazioni dell'opinione pubblica e a questa presenza forte sui mezzi di informazione della protesta nei confronti della politica! Dobbiamo avere il coraggio intanto di far sì che questo assegno sia sottoposto alla legge e non ad una semplice delibera dell'Ufficio di Presidenza, che può cambiare in qualunque momento! E non si dica che ciò lede l'autonomia dell'organo costituzionale, perché sta a noi decidere di essere sottoposti alla legge anche per quanto riguarda questo assegno. E poi, lo si applichi a tutti, anche agli ex parlamentari, perché non ci può essere alcun diritto acquisito, posto che non è una pensione vera e che i contributi che paghiamo per questa supposta pensione in cinque anni sono recuperati (considerato che a 65 anni nella media della popolazione ci arrivano tutti) in poco meno di due anni. È improprio parlare di pensione con riferimento ai cittadini, che vanno in pensione dopo quarant'anni e per i quali vi è un parametro che li lega ai contributi veramente versati!
Pertanto, si abbia il coraggio di intervenire anche con misure immediate! Scopro che questi ex parlamentari godono addirittura di benefit, come viaggi sui treni o in aereo o sulle autostrade gratis, con l'aggiunta forfettaria, come recitava un ordine del giorno che ne chiedeva l'abolizione, di milleduecentocinquanta euro, non si sa bene a che titolo. Si abbia il coraggio almeno di intervenire su cose minimali, perché quello che i cittadini vogliono è un segno del cambiamento!
Non dimentichiamo anche questo: permettetemi di dire che i «fannulloni» non sono solo fuori da quest'aula, non sono solo tra i dipendenti della scuola o quelli statali; chi, con un minimo di occhio critico, si aggira per le stanze di questo palazzo si può rendere conto che ci sono tante persone che non fanno nulla. Bisogna,Pag. 25pertanto, avere il coraggio di intervenire, perché esistono dei criteri per stabilire se si procede bene o male. Tali criteri derivano da una regoletta, che gli americani chiamano benchmarking e che vuol dire confronto. Per quanto riguarda il costo medio per un parlamentare, sappiamo tutti che è di un milione e 500 mila euro in Italia, contro 257 mila in Spagna, la metà in Francia e Germania. Qualcuno ha affermato che i servizi sono diversi: come si fa a misurare i servizi? Allora, andiamo a verificare il costo per i cittadini della Camera bassa, con la quale ci confrontiamo, negli altri Paesi: in Italia è di sedici euro a cittadino, contro due in Spagna, circa quattro euro nel Regno Unito, otto in Francia, cioè la metà rispetto a noi. Vuol dire dunque che comunque, complessivamente, sul piano dell'efficienza non ci siamo. Si guardi allora a ciò che fanno gli altri e si decida di intervenire!
In conclusione, ciò che voglio dire è che credo alla volontà dei colleghi questori e dell'Ufficio di Presidenza di intervenire.
Facciamolo con più coraggio. L'Italia dei Valori esprimerà un voto favorevole, anche perché l'Ufficio di Presidenza ha accettato il nostro ordine del giorno che prevede due elementi. Il primo sostiene che non ha molto senso svolgere una discussione sul bilancio interno della Camera nel mese di settembre per l'anno corrente. È evidente che dobbiamo anticiparlo. Chiediamo che, entro fine anno, l'Ufficio di Presidenza licenzi il nuovo bilancio di previsione per il 2008, perché, se interveniamo in modo rapido, ha anche significato cercare di modificare determinate condizioni o situazioni contenute nel bilancio. Ma soprattutto vorrei evidenziare, sono certo, la seconda parte del nostro ordine del giorno che prevede di ridurre di almeno il 10 per cento le spese non insopprimibili. Ciò dovrebbe complessivamente portare, con gli interventi di razionalizzazione in atto, a far sì che, per l'anno prossimo, il bilancio complessivo, somma di spese correnti e in conto capitale, non sia ancora in aumento, come è avvenuto per quest'anno e negli anni successivi.
Per tali motivi, l'Italia dei Valori voterà a favore del conto consuntivo e del bilancio preventivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, signori questori, colleghi deputati, il gruppo dei Verdi voterà a favore del bilancio interno della Camera predisposto dai questori. Per ragioni di brevità, signor Presidente, mi richiamo integralmente all'intervento che ho già svolto, a nome dei Verdi, martedì scorso nel dibattito sulle linee generali. In questa occasione, tuttavia, voglio ringraziare nuovamente il Collegio dei questori e in particolare il questore anziano Albonetti che ancora sta seguendo, giustamente, le dichiarazioni di voto, nonché l'amministrazione della Camera per il prezioso lavoro svolto al fine di predisporre il bilancio, in una linea di maggiore efficienza, di miglior funzionamento e di graduale e progressivo contenimento delle spese da parte della Camera dei deputati.
In tale occasione, quest'anno, abbiamo avuto il singolare fenomeno di un'enorme proliferazione di ordini del giorno (credo di ricordare che non vi siano precedenti): 108 ordini del giorno presentati in relazione al bilancio interno della Camera. Si tratta della sintomatologia di un disagio e anche di un disorientamento politico, a mio parere che caratterizza l'attuale fase storica. Obiettivamente, alcuni ordini del giorno erano effettivamente finalizzati ad un migliore funzionamento della Camera sotto il profilo politico, istituzionale e amministrativo e ad un equilibrato contenimento delle spese. In generale, mi auguro che la logica che ha caratterizzato il lavoro dei questori e dell'amministrazione della Camera per questo ramo del Parlamento venga applicata anche all'altro ramo del Parlamento, il Senato della Repubblica, e a tutti i diversi organi costituzionaliPag. 26e di rilevanza costituzionale, dal Quirinale in giù.
Altri ordini del giorno, onorevoli colleghi, sembravano scritti soltanto per assecondare un clima politico improntato a demagogia, populismo e auto-delegittimazione dell'istituzione parlamentare e della nostra stessa funzione di parlamentari. Non abbiamo condiviso tali ordini del giorno e abbiamo assistito con una certa pena, voglio anche dire, con un po' di commisurazione, a questa fiera della demagogia che in alcuni casi si è rappresentata anche in quest'aula. In modo particolare, abbiamo ritenuto, da parte nostra di tutto il centrosinistra, ma anche di buona parte del centrodestra o una parte del centrodestra, totalmente inaccettabile l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/108 del collega Gregorio Fontana di Forza Italia, che era palesemente in totale contrasto con la Costituzione e con il Regolamento della Camera e che, a nostro sommesso parere, signor Presidente, non solo era palesemente inammissibile, come lei ha del resto detto - giustamente - nella sua formulazione originaria, ma avrebbe dovuto essere dichiarato inammissibile anche nella nuova e strumentale formulazione, che non aveva alcuna possibilità di compatibilità costituzionale e regolamentare.
Del resto, va detto in modo esplicito, che l'onorevole Fontana si è semplicemente dimenticato nel suo comizio - o meglio - nel suo intervento finale, di ricordare che l'attuale legislatura è iniziata con una delibera dell'Ufficio di Presidenza del 16 maggio con cui, prima del suo allargamento (con le deroghe), sono stati aumentati in modo assai consistente tutti i contributi per i gruppi maggiori, al di sopra dei 20 deputati.
Questo Fontana si è semplicemente dimenticato di dirlo e di ricordarlo in quest'aula, nella sua foga di ridurre i costi della politica, non propri, ma degli altri, non del «partito del gruppo di Berlusconi» - che risorse finanziarie, forse, di qualche dimensione c'è l'ha - ma dei gruppi parlamentari minori, evidentemente scaricando su questi le problematiche che, in questo momento, lo turbano.
L'onorevole Fontana pretendeva, con il suo ordine del giorno, di violare totalmente sia l'articolo 14, comma 2, del Regolamento, sia quell'articolo 15, comma 3, dello stesso Regolamento che lei, signor Presidente, ha giustamente e ripetutamente richiamato come unico punto di riferimento sotto questo profilo.
Quindi, se contenimento delle spese vi deve essere - e noi siamo assolutamente favorevoli se si ritiene di farlo - questo deve riguardare, indistintamente, tutti i gruppi parlamentari, a cominciare da quello dell'onorevole Fontana se tanto si è impegnato in questo senso.
Il centrodestra dimentica che la prioritaria responsabilità della frammentazione politica va attribuita alla perversa e sciagurata legge elettorale imposta, con un colpo di mano unilaterale, dallo stesso centrodestra alla fine della scorsa legislatura.
Del resto, questo colpo di mano non gli è bastato per vincere le elezioni, obiettivo a cui quella sciagurata legge elettorale era finalizzata.
LUCA VOLONTÈ. Perché ti sei candidato? Non dovevi candidarti!
MARCO BOATO. Lo ripeto, quella infame legge elettorale ha totalmente espropriato i cittadini elettori di qualunque possibilità di incidere sulla selezione della classe politica e della propria rappresentanza ed ha reintrodotto quella logica proporzionale che ha prodotto la conseguente frammentazione - che oggi si lamenta -, cancellando quel sistema prevalentemente uninominale e maggioritario che aveva garantito la governabilità per ben tre legislature di seguito, in conseguenza del grande referendum popolare del 18 aprile 1993 che, con un colpo di mano, il centrodestra ha cancellato.
Il centrodestra deve, dunque, attribuire a se stesso la responsabilità della frammentazione e della tendenziale ingovernabilità del sistema politico e istituzionale.
È del resto gravissimo che, per la prima volta nella storia del Parlamento, per unaPag. 27polemica così strumentale, che tende a nascondere le proprie responsabilità, una gran parte del centrodestra si accinga a non votare il bilancio interno della Camera, che non riguarda la maggioranza politica pro tempore, ma l'insieme dell'istituzione parlamentare e tutti i suoi componenti.
Questo, a nostro parere, è assai grave che avvenga. Noi Verdi voteremo a favore del bilancio e continueremo a batterci per continuare il percorso di contenimento dei costi della politica, di riforma istituzionale, di riforma costituzionale e per il radicale cambiamento dell'attuale perversa legge elettorale imposta dal centrodestra.
In conclusione, signor Presidente, ringrazio lei e i colleghi questori per l'attenzione e confermo il voto favorevole dei Verdi sul bilancio interno della Camera (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, intervengo con molto piacere su questo argomento perché qualche «sassolino» nelle scarpe è da tempo che vorrei toglierlo. Dopo magari 45 anni di attività di professione o di altro impiego nella società, bisogna varcare questa soglia ed entrare in Parlamento per essere automaticamente etichettato come ladro, imbroglione, truffatore, grand viveur delle folli notti romane e di una dolce vita che non c'è più. Tale definizione è la più qualunquista che si possa usare, senza tener conto del passato, dell'esperienza, della professionalità e dell'onorabilità di ognuno di noi, a qualsiasi gruppo politico, maggioranza o minoranza, egli appartenga (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia).
Non mi sento il dipendente di alcuno, di alcun ex comico che non fa più ridere - non so se faceva ridere qualcuno nel passato -, ma mi sento l'amministratore delegato dell'azienda Italia, la più grande azienda che, in questo Paese, svolge o dovrebbe svolgere il compito più alto e più nobile: amministrare il bene comune dei cittadini che ci hanno dato il loro consenso.
Se la definizione di «amministratore dell'azienda Italia» è calzante, dobbiamo guardare anche nel privato e nel pubblico quale sia la sorte di un amministratore delegato ingaggiato per produrre utili, efficienza e risultati. È su tale tema che richiamerei la nostra discussione; si parla di costi come se, eliminato qualche capitolo di spesa - che pure va eliminato, «tagliato» o armonizzato - si risolvessero i problemi di questa nostra grande azienda, di questo Paese che tutti quanti noi amiamo. Il problema più in generale è che dobbiamo recuperare tale efficienza, non tanto l'essere considerati ladri di uno stipendio, che chissà chi ci elargisce ogni mese. Piuttosto, dobbiamo essere persone in grado di guadagnare con il lavoro e l'impegno quel compenso, che ci viene riconosciuto e che non ritengo scandaloso. Non lo ritengo tale, perché comparato ad alcuni compensi di alcuni amministratori pubblici e privati, che pur brillano nei risultati, è notevolmente inferiore.
Fatta tale precisazione, signor Presidente, direi che forse è anche venuto il momento di coinvolgere i cittadini in questa nostra attività. Non propongo giornate con titoli complicati, ma una semplice «giornata a Montecitorio» in compagnia di ogni singolo deputato che voglia invitare il cittadino a rendersi conto di quali sono il lavoro, i ritmi e le tensioni che qui si subiscono quotidianamente. In alcune situazioni, non vi è nemmeno il tempo di consumare un pasto e poi si fa strumentale demagogia sul fatto che al ristorante della Camera lavorano ottanta camerieri. Sfido qualsiasi ristorante a far mangiare duecento deputati in quindici minuti! Ecco perché tale attacco ci sembra strumentale.
Abbiamo, inoltre, letto che questa «casta» è sorda alle esigenze del cittadino. Proporrei di quantificare il valore di tale casta. Stabiliamo, fatti i dovuti conteggi, quanto porta a casa - pagate le imposte - uno come me, che ha regolarmente a contratto i propri collaboratori, chePag. 28spende dignitosamente e onestamente i rimborsi spesa. Così facendo, stabiliremmo la soglia di reddito oltre la quale si entra a far parte della casta. Ditemi qual è la contribuzione che debbo offrire per il bene del mio Paese e al servizio del bene comune e contribuisco, ma con me debbono contribuire anche coloro i quali superano quel reddito per concessione pubblica, perché magari sono manager con compensi di una certa rilevanza. Diversamente, è comodo stare dall'altra parte e avere compensi tripli, quadrupli, quintupli o decupli rispetto ai nostri ed essere considerati dei galantuomini.
LUCA VOLONTÈ. Bravo!
DANTE D'ELPIDIO. Quindi, se ci debbono essere impegno e sacrificio per il bene del Paese, che siano di tutti!
Vorrei, inoltre, aggiungere che in occasione del dibattito sul provvedimento che ci apprestiamo ad approvare (e, a nome del gruppo Popolari-Udeur, annuncio il voto favorevole anche sul progetto di bilancio della Camera), la demagogia è stata grande. Si è, infatti, voluto sempre ed in ogni caso ricorrere alla famosa pratica di far pulizia cominciando dall'orto del vicino, perché non si è voluto prendere in seria considerazione l'abbattimento dei costi della struttura politica, che è anche pesante, importante ed imponente.
Si vuole molto più demagogicamente far solo riferimento ai costi della politica. Se, infatti, avessimo voluto parlare di strutture, qui alla Camera c'è la Fondazione Camera dei deputati, che costa circa 400 mila euro l'anno. Avremmo potuto prendere in considerazione l'utilità della permanenza di tale istituzione e quali impegni e compiti assolva oppure se essa potesse in un momento del genere in cui siamo tutti chiamati a fare un sacrificio, registrare una battuta di arresto. Queste considerazioni sono valide anche nel caso delle Commissione di indagine sugli errori in campo sanitario: qualcuno ne rivendica la presidenza e mi riferisco a qualche rappresentante di partiti politici importanti dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
Allora, se veramente vogliamo diminuire i costi delle strutture, facciamo lavorare le Commissioni già istituite, le quali potrebbero occuparsi anche di tali temi!
Ormai, signor Presidente, la moda tra questi «cacciatori di grilli» consiste quasi in una gara a chi la «spara più grossa» e le proposte demagogiche «privilegiano», rispetto a tante altre, come dicevo dianzi, i costi della politica e non quelli delle strutture.
Intravedo un disegno che a me spiace, quello di diminuire il peso dei piccoli partiti cercando di ottenere un bipartitismo «coatto», che altri inseguono con il referendum. Il problema dei costi della politica non è determinato dai piccoli partiti e voglio sottolineare, non perché senta di appartenere ad un piccolo partito, che sono le idee che fanno grandi gli uomini che poi fanno i partiti! Mi pongo invece un problema: se qualche pseudo grande partito non riesce ad essere tale nei numeri nemmeno per decreto, per legge o per referendum e milioni di cittadini, per fortuna, si affidano alla rappresentanza dei piccoli partiti, dobbiamo riconoscere che il problema non è nostro, ma è di chi non riesce ad essere grande pur volendolo essere a tutti i costi, anche per - lo ripeto - decreto-legge, per legge o per referendum. Non è questa la via che noi privilegiamo.
Signor Presidente, stiamo già cercando di compiere questo sacrificio di asciugare i costi intervenendo qui alla Camera, dentro casa nostra, perché la migliore testimonianza è l'esempio. Il modo di partire è giusto. Poi, certamente questo lavoro dovrà proseguire anche al di fuori, altrimenti correremmo il rischio di attirarci addosso le colpe e le responsabilità di un malessere diffuso, che non investe solo questi luoghi e gli uomini che qui esercitano la rappresentanza dei cittadini che li hanno eletti; dobbiamo pertanto mettere mano a tutti gli altri ambiti nei quali si decide e si fa politica, dove magari si sperpera denaro senza che l'organismo centrale, che poi è chiamato a rispondere del bilancio complessivo dello Stato, possaPag. 29assumere una decisione, frenando la spesa o esercitando un controllo che consenta ad esso di normalizzare la spesa.
PRESIDENTE. Deputato D'Elpidio, la invito a concludere.
DANTE D'ELPIDIO. Concludo, Presidente. Ribadiamo il nostro voto favorevole sul progetto di bilancio e auspichiamo che il nostro esempio sia la migliore testimonianza per tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur e di deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, è innegabile che attorno a questo provvedimento ci siano state una serie di boutade da tutte le parti politiche, che hanno creato in questa tornata un interesse maggiore rispetto a quanto è avvenuto negli anni precedenti. Ciò è accaduto forse perché ci siamo fatti prendere la mano, compresi noi naturalmente, dal clima politico che si respira. Ciò è avvenuto giustamente o ingiustamente, ma in ogni caso siamo stati costretti a portare in quest'Assemblea, all'interno di questo provvedimento, tutta una serie di tensioni e di movimenti che, come dice qualcuno, ci «azzeccano» o forse, molte volte, non ci «azzeccano».
Però la strumentalizzazione non deve condurre a «scannarci» all'interno di quest'Assemblea su alcuni argomenti di riflessione. Dico questo perché qualche collega, su punti specifici, si è piccato alcune proposte, addirittura tacciandole di mancanza di serietà, quando esse possono essere provocatorie, ma di avere anche un substrato reale e veritiero, così com'è accaduto per la proposta di soppressione del servizio ristorante. Scusate, mi domando perché ci si è piccati di quella proposta quando tutti sappiamo che il ristorante costa alla Camera, per ogni pasto, una somma esosissima? La conoscete benissimo, non sono io a dover far conoscere le somme, tra l'altro spese per i pasti non solo dei deputati, ma anche dei giornalisti.
Sapete benissimo che altrove vi è un'organizzazione diversa, legata anche ai buoni pasto e ad altri tipi di movimentazione del sistema della ristorazione. Allora, perché scandalizzarsi per una proposta del genere? In questo contesto - torno a ripetere - non la si deve ritenere non seria, ma valutarla; la si può condividere o meno, la si può «bocciare» o approvare, ma, con tutto ciò che sta accadendo, non si può reputare che una proposta sia meno seria rispetto ad un'altra (ad esempio, rispetto a quella relativa all'asilo nido o a tante altre avanzate). Non ho mai pensato di sostenere che la proposta di creare l'asilo nido non sia seria! Posso non condividerla...
LUCA VOLONTÈ. Non «arrabbiarti» con il collega Boato, poverino!
ANTONIO LEONE. No, con l'onorevole Boato devo chiarire un'altra questione.
Infatti, considerato che poi alla fine solo per apparire, si viene a fare i professori all'interno di quest'Assemblea, voglio ricordare al collega Boato - visto che il collega Volontè mi ha incitato - che é vero che il collega Fontana ha dimenticato che i gruppi maggiori, all'inizio dell'attuale legislatura, con la delibera del 16 maggio dell'Ufficio di Presidenza, hanno ricevuto un aumento di contribuzione; ma perché il collega Boato, in maniera scientifica, ha dimenticato di affermare che quell'aumento si è reso necessario perché per due gruppi - quello dei Democratici di Sinistra e quello della Margherita - la somma non raggiungeva il totale, nel momento in cui si dovevano fondere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)? Perché, collega, prenderci per i fondelli tra di noi?
Dunque, il collega Boato si astenga dallo svolgere considerazioni che gli si ritorcono contro, nel tentativo di rimanere a galla sempre e comunque in qualsiasi situazione! Lo stesso ragionamento vale con riferimento a quanto ha affermato in merito all'astensione, dopo le dichiarazioniPag. 30di voto del collega Mazzocchi di Alleanza Nazionale - ossia che in quest'Assemblea non è mai accaduta una cosa del genere - perché non posso non ricordare al collega Boato che negli anni 1993, 1995, 1999 e 2000 vi sono state da 160 a 240 astensioni per volta da 38 a 64 voti contrari espressi da gruppi che oggi fanno parte della sua maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia) E allora smettiamola di ricorrere a tali personalizzazioni legate agli interessi personali!
È innegabile, ed è sotto gli occhi di tutti, che anche i conti dei due rami del Parlamento non sono esenti da pecche e che vanno comunque ridimensionati, rimessi in sesto e ridisegnati con l'obiettivo di una razionalizzazione. Pertanto, non ci si deve piccare del fatto che il gruppo di Forza Italia richiede una razionalizzazione della spesa per quanto riguarda il personale della Camera, che ringrazio, in quanto eccellentissimo e di alta professionalità; ma non si può contemporaneamente e contraddittoriamente sostenere che c'è bisogno di professionalità e di contenere la spesa e che, nel contempo - so che l'ha voluto il questore Galante - occorre stabilizzare i precari! Si tratta di contrarietà e contraddittorietà! La razionalizzazione deve essere considerata in un'ottica più generale e, in questa sede, non devono trovare spazio le aspirazioni politiche di un gruppo o di un questore appartenente a un gruppo piuttosto che a un altro.
Con ciò voglio affermare che, se si consente alla politica di entrare in questa discussione, occorre dire tutte le cose come stanno; se, invece, non la si deve fare entrare, è necessario approvare il provvedimento in esame in maniera tecnica, asettica e apolitica per far sì che, alla fine, emerga un bilancio che sia di risparmio, ma che, contemporaneamente, dia soddisfazione alle esigenze dei parlamentari, rappresentate dall'efficienza della struttura.
Non posso che ringraziare l'opera del Collegio dei questori, che si è trovato tra l'incudine e il martello nel momento in cui sono state presentate richieste e aspirazioni legittime.
Mi domando perché il collega Gregorio Fontana è stato invitato dallo stesso Presidente della Camera ad una riformulazione di un suo l'ordine del giorno - che tutti auspicavano venisse ritirato - con la quale si potessero accogliere, anche se parzialmente, le aspettative circa una questione politica, che noi abbiamo posto all'attenzione della Camera sin dall'inizio della costituzione dei gruppi parlamentari in deroga al previsto numero di venti componenti ai sensi dell'articolo 14 del Regolamento.
Mi domando, inoltre, per quale motivo si sia posto questo ordine del giorno in un calderone, che si riferisce solamente ad una volontà, che viene dall'esterno, di apparire all'esterno. È una battaglia che stiamo conducendo fin dal momento della costituzione di quei gruppi e che abbiamo continuato coerentemente, in quanto quella costituzione di gruppi, che noi abbiamo osteggiato, oggi ci risulta aver prodotto, oltre ad una «nefandezza politica», anche un costo aggiuntivo. Due più due fa quattro, quindi non avremmo potuto sottrarci dal sottoporre all'attenzione della Camera e dell'opinione pubblica quanto è accaduto con quella delibera e le conseguenze che ne sono scaturite.
Abbiamo sentito tutta una serie di dichiarazioni, principalmente da parte di chi evidentemente non riesce a trovare ancora un ruolo. Mi riferisco al «disoccupato» Fassino, che punta il dito contro gli stipendi dei parlamentari e che scrive al Presidente della Camera di non applicare l'aumento, così come previsto per legge. Il Presidente della Camera ha risposto che ha già agito in tale modo e non lo ha applicato. Tuttavia, il Presidente della Camera non potrebbe non applicare l'aumento, perché è previsto da una legge, che va rispettata.
Chiediamo il rispetto di quella legge. Questa è demagogia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)! In un momento in cui il Senato non si cura di tale aspetto ed effettua l'aumento,Pag. 31così come previsto per legge, noi ci sottoponiamo e rispondiamo al blog di Tizio, Caio e Sempronio, in quanto siamo stati capaci di bloccare l'aumento automatico previsto per legge.
Mi chiedo di cosa stiamo discutendo? Ci delegittimiamo da soli (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)! Mi riferisco al problema a cui accennava il collega D'Elpidio, di cui ho apprezzato l'intervento, per la verità. Tutto ciò fa sì che, purtroppo, il gruppo di Forza Italia si asterrà sul provvedimento in esame e lo farà legittimamente. Quando si parla, infatti, di produttività e del rapporto tra il costo del Parlamento e la produttività...
Scusate, ma devo sottolineare che, è vero, noi non produciamo, ma sapete il perché? Perché noi ostacoliamo la produttività, poiché quante più leggi fate, più rovinate il Paese: questo è il problema (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
Quindi, ben venga la non produttività in una situazione politica come questa. Tuttavia, non bisogna farne una bandiera da questo punto di vista, da parte di chi oggi è sbandato, perché tutti i personaggi che ha «creato» in quella sinistra oggi gli si ritorcono contro.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANTONIO LEONE. Concludo, signor Presidente. Purtroppo sta accadendo ciò. Vi siete coccolati tutta una serie di personaggi, che oggi vi stanno «sparando» contro. Teneteveli (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, esprimo il pieno consenso e il convinto apprezzamento del gruppo dell'Ulivo per il lavoro del Collegio dei questori. La relazione e la replica consentono di capire quanto sia stato fatto per razionalizzare e rendere più efficiente l'attività della Camera dei deputati, per restituire verità e trasparenza al trattamento economico e alle competenze dei singoli parlamentari, così come al costo del Parlamento italiano rispetto ad altri Parlamenti europei.
Forse varrebbe la pena di dare pubblicità a questi documenti, per stabilire un termine di paragone realistico rispetto ad altri dossier annunciati dalla stampa. Tuttavia, la discussione odierna - come affermava molto bene il questore Albonetti nella sua relazione - deve servire anche per effettuare alcune considerazioni utili a restituire dignità e autorevolezza all'istituzione di cui facciamo parte, alla democrazia parlamentare e al nostro lavoro di singoli deputati.
Max Weber (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)) nel 1918, in un tempo ben più drammatico di questi nostri giorni, diceva: «Si può odiare o amare l'istituzione parlamentare, abolirla non si può. La si può soltanto rendere politicamente impotente».
Credo che il rischio vero, che stiamo correndo, sia proprio di essere politicamente impotenti, in quanto incapaci di reagire agli attacchi della retorica populista.
È chiaro che, se c'è la febbre, non serve maledirla, ma occorre capire da cosa sia causata e cercare di trovare la cura. Non possiamo consentire alla febbre di essere la medicina! Uno dei virus della modernità è la riduzione dell'individuo a massa: si diventa massa quando si accetta automaticamente e senza critiche un linguaggio dettato da altri. Onorevoli colleghi, può il Parlamento essere ridotto a massa? Può la retorica populista diventare il nostro linguaggio? Può la demagogia impadronirsi del Parlamento? Davvero questo Parlamento non ha la capacità, la dignità e l'orgoglio di una propria risposta alla crisi delle istituzioni e alla difficoltà della politica? Credo sia dovere e responsabilità del Parlamento fornire una risposta, partendo da un dato per me incontestabile,Pag. 32che è la ragione vera delle difficoltà in cui ci imbattiamo: non pensiamo che la politica sia il problema e la società civile la soluzione!
Aldo Moro ha sempre combattuto l'illusione di una società civile buona, contrapposta ad una società politica cattiva. Una democrazia compiuta esige e presuppone insieme una cittadinanza compiuta: bisogna coniugare diritti e senso del dovere e il nostro dovere è fornire risposte ai cittadini.
La democrazia italiana, dopo il crollo delle grandi contrapposizioni ideologiche, ha bisogno di una nuova legittimazione, che si guadagna per la capacità di costruire benessere, dignità e senso di appartenenza dei cittadini, non per la sola capacità di opporsi l'uno all'altro. Risposte concrete, diritti e doveri di cittadinanza: questa deve essere la risposta del Parlamento, non opache e compiacenti scimmiottature della retorica populista! Se è nostro dovere intervenire - come stiamo facendo - per eliminare dalle prerogative del parlamentare tutto ciò che è ingiusto e incomprensibile, sia chiaro che tutto ciò può avvenire senza far venire meno il rispetto dell'articolo 69 della Costituzione, perché l'indennità parlamentare non è stata pensata come il compenso, il soldo per il mestiere di politico, ma come condizione di libertà, a salvaguardia dell'autonomia politica del mandato parlamentare: stiamo attenti, perciò, a cedere alla bassa e pericolosa demagogia di questi momenti (Applausi del deputato Zaccaria)!
Caro collega Leone, a proposito di questioni altrettanto importanti, anche se un po' più frivole, se si ritiene che il costo del ristorante sia esorbitante, se ne proponga l'abolizione e la chiusura, non l'introduzione dei ticket per poter stipulare convenzioni con qualche ristoratore amico fuori del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Questa è serietà: il resto non ci deve appartenere.
Non dobbiamo dimenticare (questa è la cosa più importante), come chiaramente sostenuto dal questore Albonetti nella sua relazione, che i costi della politica sono in diretto rapporto con le libertà politiche: la democrazia, cari colleghi, non è il regime spontaneo e naturale della convivenza umana, ma una conquista della civiltà che non ha prezzo. Altra cosa sono i costi dell'efficienza delle istituzioni della democrazia e di questo dobbiamo seriamente occuparci.
Cari colleghi, dobbiamo essere consapevoli che i parlamenti restano, oltre che un simbolo, una condizione della democrazia nel nostro emisfero politico-culturale, sicché la loro evoluzione, quale che sia la direzione che essa prenderà sotto il profilo funzionale, rappresenta una delle sfide più rilevanti alla trasformazione della politica democratica e alla sua comprensione. Colleghi, se la sfida è questa, davvero pensate che il problema sia qualche gruppo parlamentare in più e qualche milione di euro in più? O, piuttosto, la vera sfida è la riforma costituzionale del Parlamento, attuabile riducendo consistentemente il numero dei parlamentari, superando il modello di bicameralismo perfetto, semplificando e rendendo più snello ed efficace il procedimento legislativo, rivedendo il rapporto Parlamento-Governo nel procedimento di formazione dei decreti-legge e dei decreti legislativi, ripensando alla funzionalità dei lavori parlamentari, disegnando un nuovo e diverso rapporto fra Commissioni ed aula?
Questa sfida è depositata in Commissione affari costituzionali. Questi sono i costi veri della politica: sta al Parlamento decidere se giocarla o no. Lo stesso dicasi per la sfida della nuova legge elettorale, che, in una società «a coriandoli», polverizzata e individualista, costituisce lo strumento per superare la crisi dei processi di rappresentanza degli interessi, dei bisogni, delle identità e delle appartenenze. Questo la gente chiede al Parlamento: risposte vere a problemi veri.
La logica puramente oppositiva tra schieramenti, che rifiuta la ricerca, anche se difficile, di risposte concrete, è forse il male più grande della nostra democrazia ed è la ragione della sfiducia e dell'ostilità verso il mondo della politica.
Per questo, non è un bel segnale, anche se legittimo, la vostra astensione sul bilancioPag. 33della Camera, perché, anziché assumere la fatica di una responsabilità comune in difesa del Parlamento o meglio delle forme della democrazia rappresentativa, scegliete una logica oppositiva fine a se stessa, sempre improduttiva, ma oggi anche pericolosa.
Aldo Moro sosteneva che la politica è un fatto di consapevolezza, di fiducia nel proprio compito, ma ci debbono essere più in fondo una ragione, un fondamento ideale, una finalità umana per i quali ci si costituisce in potere e il potere si esercita.
Ecco, forse si è smarrita questa ragione morale, quella che Berlinguer definiva il pensiero lungo della questione morale, a fondamento degli impegni per il nostro tempo. Per ritrovarla, cari colleghi, ci deve essere in noi maggiore fiducia nel nostro compito, maggiore consapevolezza delle responsabilità che ci spettano, maggiore coraggio e orgoglio nell'essere e fare i parlamentari, perché - lo sappiamo e chi se non noi deve testimoniarlo? - non c'è democrazia senza istituzioni rappresentative e non c'è democrazia senza Parlamento, che è l'unico luogo dove la sovranità popolare non è mito, ma principio ispiratore di un sistema bilanciato di poteri.
Restituire dignità alla rappresentanza e all'impegno civile della rappresentanza è il nostro compito. Assolviamolo con serietà e responsabilità, senza il timore dell'impopolarità, perché la difesa del Parlamento e della democrazia non ha prezzo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, sarò brevissimo. Rimandiamo, per quanto riguarda le valutazioni sul bilancio della Camera, a quanto già affermato in discussione generale e negli interventi sugli ordini del giorno. Condividiamo parecchie argomentazioni svolte dai colleghi Leone e Mazzocchi poc'anzi e anche noi ci asterremo su questo documento. Non si tratta, peraltro, di una bocciatura dell'operato del Collegio dei questori. Ci mancherebbe altro! È, però, una scelta precisa che dà un segnale. In questo momento, riteniamo che - naturalmente non è nemmeno presa in considerazione la possibilità di un voto contrario - l'astensione possa costituire un segnale importante.
Non aggiungo altro, ma faccio riferimento, come dicevo prima, a quanto già discusso ampiamente, sia in aula sia all'interno dell'Ufficio di Presidenza. Confermo, quindi, il voto di astensione del gruppo Lega Nord Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI. Signor Presidente, mentre confermo l'astensione del gruppo Alleanza Nazionale sul bilancio della Camera, voglio precisare che, nel corso della nostra discussione, nessuno dei nostri parlamentari intervenuti ha voluto conculcare il diritto di alcuno e tanto meno dei gruppi parlamentari che si sono costituiti. Come le è noto, signor Presidente, la decisione della costituzione di cinque gruppi parlamentari, che non avevano i requisiti di cui all'articolo 14, comma 2, del vigente Regolamento, è dipesa, in questa legislatura, da una sua personale scelta e da un suo personale voto, risultato decisivo.
A tal fine, le ho inviato una nota nella quale chiedo che la Giunta per il Regolamento possa esaminare una proposta di modifica, che il gruppo Alleanza Nazionale chiede, nel senso di prevedere che il voto dell'Ufficio di Presidenza debba avere il quorum dei due terzi per decidere la costituzione di questi gruppi parlamentari.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul conto consuntivo e sul progetto di bilancio.
(Votazioni - Doc. VIII, nn. 3 e 4)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul Doc. VIII,Pag. 34n. 3, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2006» (Doc. VIII, n. 3):
Presenti 450
Votanti 292
Astenuti 158
Maggioranza 147
Hanno votato si 289
Hanno votato no 3.
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Prendo atto che il deputato Drago ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul Doc. VIII, n. 4, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2007» (Doc. VIII, n. 4):
Presenti 459
Votanti 286
Astenuti 173
Maggioranza 144
Hanno votato sì 284
Hanno votato no 2
(La Camera approva - Vedi votazioni).