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Si riprende la discussione (ore 10,07).
(Dichiarazioni di voto - Doc. VIII, nn. 3 e 4)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul conto consuntivo e sul progetto di bilancio.Pag. 17
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ronconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, questo è il tempo dell'antipolitica, dell'attacco alle istituzioni, figlio della debolezza della politica e di un Governo che ha deluso ed illuso i cittadini e che non riesce ad offrire risposte coerenti e soddisfacenti.
PRESIDENTE. Mi scusi un momento, per favore. Inviterei l'Assemblea, anche in questo passaggio parlamentare, a consentire lo svolgimento ordinato dei lavori.
Prego, deputato Ronconi.
MAURIZIO RONCONI. L'UDC non fa parte, però, del coro dell'antipolitica, perché la memoria storica di un partito come il nostro, dalle radici profonde, ci insegna che, quando la politica perde credibilità e autorevolezza, viene sostituita da gruppi di potere, da potenti lobby più preoccupate dei propri benefici che non del bene comune. Io attendo un attimo...
PRESIDENTE. Inviterei i colleghi che lasciano l'aula a farlo in modo da consentire la prosecuzione del dibattito e, soprattutto, a chi parla di poter svolgere il suo intervento e a chi vuole di ascoltare, come sarebbe necessario.
MAURIZIO RONCONI. Al di là di come la pensa l'UDC sull'antipolitica, dispiace, d'altra parte, che al coro dei facili censori si siano accodati anche alcuni gruppi politici, che scioccamente immaginano di guadagnare qualche credibilità declinando oggi il qualunquismo, forse anche per mascherare che sono stati gli stessi che hanno permesso, come dicevamo pochi minuti fa, il superamento del Regolamento della Camera e la proliferazione dei gruppi parlamentari, con una vera e propria esplosione esponenziale dei costi per servizi personali e contributi.
Questa decisione è ancora più grave, perché è dettata esclusivamente da convenienze politiche per sostenere un Governo malfermo e non certo per migliorare la produzione della politica.
A mio avviso, signor Presidente, colleghi, i parlamentari in Italia non sono «superpagati», almeno, non quelli che svolgono con diligenza il loro lavoro, che sono presenti in aula e nelle Commissioni, che garantiscono una presenza costante nel proprio collegio, raccogliendo esigenze e attese della gente, svolgendo un ruolo di rappresentanza.
D'altra parte, vi è da distinguere tra questi parlamentari e quelli che, invece, considerano il ruolo di parlamentare solo come un corollario per le loro principali attività private e che sono dunque beneficiari di altri ben maggiori guadagni.
Su tale aspetto incideremmo volentieri, perché non è più immaginabile sovrapporre attività parlamentari a tempo pieno, che comportano l'abbandono della propria professione, con attività svolte solo part-time. Ora perfino il segretario di un partito in estinzione, come i DS, propone il congelamento degli emolumenti dei parlamentari, peraltro definiti da una legge non approvata oggi ma alcune legislature addietro. Signor Presidente, non vi è nulla da eccepire rispetto a tale decisione, ma esiste una preoccupazione per una deliberazione che contrasta con le attuali disposizioni di legge e che, quindi, risulta probabilmente illegittima, oltre a presentare profili di dubbia costituzionalità, determinando una nuova differenziazione di trattamento tra deputati e senatori.
Bando alle demagogie! Congeliamo pure gli emolumenti dei parlamentari, ma congeliamo, allora, anche quelli dei magistrati, perché se troppo alta è la retribuzione di un parlamentare, evidentemente lo è anche quella dei magistrati, così come quella dei direttori generali, degli alti funzionari dello Stato e ancor più quella degli amministratori di società statali o parastatali, dei dirigenti della RAI e delle consociate della RAI, quella dei giudici costituzionali e dei membri del CSM; si rivedano i costi di tutti i palazzi della politica, non soltanto quelli di Montecitorio o di palazzo Madama.Pag. 18
Colleghi, la politica deve riguadagnare una propria autorevolezza e respingere al mittente le prediche a gettoni di comici che fanno politica a 50 mila, 60 mila, 70 mila euro a serata, guadagnando in due serate quanto un parlamentare nel corso di un intero anno. Respingiamo le prediche penose di parlamentari e di gruppi che razzolano male, molto male, magari con strani passaggi di proprietà di immobili di politici che diventano fruibili a pagamento da parte dei partiti e con altre amenità simili [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
È il segno dei tempi che il bilancio della Camera abbia interessato nella sua trattazione solo i trattamenti dei parlamentari, sorvolando invece su grandi temi come quelli della diminuzione del numero dei parlamentari e del bicameralismo perfetto. Tali questioni in verità a me pare continuino ad essere trattate con grande superficialità, con un irrefrenabile istinto demagogico, non riflettendo invece sul fatto che il combinato della fine del bicameralismo perfetto e della contestuale diminuzione dei parlamentari potrebbe rappresentare un formidabile incentivo all'attività di lobby che potrebbero così divenire determinanti nella produzione legislativa. Tutto ciò non sarebbe certo un servizio per il Paese e neppure per i più deboli.
Pur nell'autonomia delle Camere, è giunto il momento di fare chiarezza su una questione di assoluta delicatezza. La nostra Carta costituzionale pone su un identico piano deputati e senatori ed è ormai improcrastinabile rendere omogeneo, in tutto e per tutto, il trattamento economico e i servizi offerti ai parlamentari. Purtroppo, ciò non avviene neppure in questo bilancio, in cui ancora riscontriamo un trattamento diverso tra deputati e senatori che causa in questo modo una questione di rilevanza costituzionale.
Il rischio vero è quello di una progressiva proletarizzazione della politica, in cui il ruolo di parlamentare sarà riconosciuto solo per un avanzamento nella scala sociale ma certo non per il dedicarsi a tempo pieno all'attività legislativa e a quella della rappresentanza dei cittadini, almeno per alcune categorie di lavoratori, quali i liberi professionisti, gli imprenditori e i lavoratori autonomi.
Quando viene meno la libertà di fare politica, si determina un grave vulnus alla democrazia.
Sarebbe stato molto meglio esercitare una lungimirante prudenza, invece di abbandonarsi ad un qualunquismo che non serve a nessuno e che rischia di provocare danni irreparabili.
Tuttavia, i costi della politica debbono, ma con serietà, essere affrontati. La gestione degli affitti dei palazzi, il trattamento dei dipendenti, la selezione dei dipendenti, le consulenze e la moltiplicazione impropria dei gruppi sono tutte voci sulle quali si sarebbe potuto incidere per abbassare sensibilmente e credibilmente il costo della politica in modo molto più significativo rispetto a quello che si è riusciti a fare.
L'UDC voterà a favore di questo bilancio, ma con molte perplessità. Si tratta di un bilancio che deve coltivare la speranza che le contraddizioni, le strumentalizzazioni e la mancanza di volontà vengano superate, per garantire nel prossimo futuro una maggiore fruibilità della Camera dei deputati e, soprattutto, per motivi di assoluta agibilità al lavoro dei legislatori [(Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata De Simone. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Deputata De Simone, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazzocchi. Ne ha facoltà.
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ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli questori, attenendosi anche a quanto ieri il capogruppo, onorevole La Russa, ha sottolineato, il gruppo di Alleanza Nazionale si asterrà da questa votazione, soprattutto perché non è stato - se me lo consentite - ben recepito quanto, anche questa mattina, in maniera particolare e qualificante, l'onorevole Gregorio Fontana ha sottolineato.
Attraverso il bilancio in esame volevamo che la Camera desse una risposta politica a quanto l'opinione pubblica si attende. Anche l'intervento dell'amico che mi ha preceduto lo ha sottolineato: l'opinione pubblica si attende da parte nostra una risposta politica.
Non vi è dubbio, signor Presidente, che sarà necessario quanto prima rivedere l'articolo 14 del Regolamento. Non vogliamo entrare nel merito dell'aspetto normativo, perché forse sotto tale aspetto si può discutere e si può anche non essere d'accordo, però non vi è dubbio che dobbiamo arrivare quanto prima alla modifica dell'articolo 14, così come alla modifica del comma 6 dell'articolo 5 del Regolamento. Mi riferisco al fatto che è veramente scandaloso che in una Camera dei deputati vi siano diciotto segretari di Presidenza!
Come esistono tre questori e quattro vicepresidenti che rappresentano tutta la Camera dei deputati, possono esistere benissimo otto segretari Presidenza, di cui cinque alla maggioranza e tre all'opposizione, che rappresentano tutta la Camera dei deputati.
Dispiace che non sia presente il collega Colucci, al quale mi legano amicizia e stima, perché quando egli afferma che il bilancio non è un atto della maggioranza ma di tutta la Camera, dovrebbe ricordare che tutto ciò avviene quando si rispettano tre principi fondanti: l'equità, l'equilibrio e la trasparenza amministrativa. Non ritengo che nel bilancio all'esame dell'Assemblea siano rispettati questi tre principi.
Assistiamo ad un'ingiustificata polemica nei confronti dei costi della politica, anzi, più che nei confronti dei costi della politica, nei confronti dei parlamentari. Ringrazio, per il nobile intervento svolto ieri, l'amico Gerardo Bianco, il quale ha giustamente sottolineato che se andassimo dietro qualche istrione, significherebbe veramente cedere, da parte di tutti noi, al nostro compito e significherebbe, altresì, un cedimento della politica alla piazza.
Quando la politica cede alla piazza non siamo certamente sulla via della democrazia. Vengo ai motivi della nostra astensione nella votazione sul bilancio. Si tratta anche di questioni tecniche. Mi riferisco in particolare - l'ho sottolineato spesso nell'Ufficio di Presidenza - agli strumenti di autocontrollo interno e a quanto prevede l'articolo 68 del regolamento di amministrazione e contabilità, che, in tema di accesso agli atti amministrativi della Camera, sancisce, com'è noto, la facoltà di ciascun membro dell'Ufficio di Presidenza di prendere visione di tutti gli atti amministrativi, oltre alla facoltà attribuita a qualsiasi deputato in carica di accedere a tutte le delibere del Collegio dei questori, ai contratti, all'albo dei fornitori e degli appaltatori della Camera. Lo ricordo ancora una volta, dopo essermi soffermato sul punto nell'Ufficio di Presidenza, perché ritengo utile rammentare a tutti i colleghi - i quali spesso non leggono il bilancio, ma poi vengono in aula a sostenere dure critiche o, meglio, difese - che possono accedere agli atti della Camera e agli atti del bilancio.
Un primo rilievo, sul quale Alleanza Nazionale continuerà in sede di Ufficio di Presidenza a verificare se il Collegio dei questori porterà a compimento quanto richiesto, riguarda la mancata applicazione dell'articolo 4 del Regolamento di amministrazione e contabilità. Infatti, al bilancio che viene presentato non risulta annessa alcuna tabella, per quanto tassativamente prevista, in cui le spese vengano ripartite secondo un'analisi funzionale, così come - consentitemi, signori questori - avviene in tutte le amministrazioni, in cui si adotta il sistema di contabilità analitica. Questa è l'unica amministrazione nella quale il regolamento di amministrazione e contabilità, all'articolo 14,Pag. 20comma 2, prevede non da oggi l'obbligo di articolare il sistema contabile nella contabilità generale e nella contabilità analitica, senza che ciò venga fatto; ripeto, prevede l'obbligo della contabilità analitica. Su questo tema saremo vigili: vogliamo assolutamente che ci sia un bilancio la cui lettura sia accessibile a tutti, ma soprattutto possa essere compreso da tutti i deputati.
Un ulteriore ordine di problemi riguarda la prassi contrattualistica della Camera. In particolare, vi è un'impressionante frequenza di contratti a tempo indeterminato stipulati con contraenti selezionati con affidamento diretto anche per importi molto rilevanti: abbiamo, cioè, contratti a tempo indeterminato anche per importi molto rilevanti, pur essendo vietato.
Infine, mi consenta un'osservazione l'onorevole Colucci, che si è soffermato sul settore informatico. Il collegamento wireless dell'aula esige che, dopo una limitata fase di sperimentazione, si faccia ora sul serio. Analoghe considerazioni valgono anche per il progetto del portale dedicato ai deputati, che consenta a ciascuno di essi di presentare anche dall'esterno della sede della Camera proposte di legge, emendamenti, iniziative di sindacato ispettivo, oltre che di interagire informaticamente con gli uffici della Camera, per le incombenze più strettamente amministrative connesse allo status di parlamentare.
Concludo con un cenno ai risparmi che potrebbero derivare dal ricorso estensivo al software cosiddetto open source. Invito al riguardo le competenti strutture e il Collegio dei questori a non accontentarsi di semplici slogan: indagate sotto la superficie, considerando che spesso, per non dire sempre, l'open source ad un calo di costi iniziali fa seguire una vera esplosione di costi nelle fasi successive. In ogni caso preannuncio, come ho già fatto presente nell'Ufficio di Presidenza, una vigilanza particolarmente attenta a questo versante.
A questi dubbi, perplessità e motivazioni politiche che il gruppo di Alleanza Nazionale aveva già espresso nell'Ufficio di Presidenza e che attraverso il suo presidente, Ignazio La Russa, aveva ripetuto in Assemblea, ci aspettavamo una risposta politica, non tanto normativa, da parte di questa Camera. Non l'abbiamo avuta. Per questi motivi, responsabilmente, il gruppo di Alleanza nazionale si asterrà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, questo nostro dibattito, che precede l'approvazione del progetto di bilancio della Camera, avviene in un clima di sospetto nei confronti della classe politica e dei suoi privilegi, veri o presunti.
È in atto nel Paese un'ondata populistica e qualunquistica, che deve essere contrastata apertamente, con vigore e senza alcuna esitazione. Osservo che vi sono troppi esponenti politici, che, per «lisciare il pelo» a movimenti di contestazione, si candidano a primi della classe, invocando per deputati e senatori una vita austera e stipendi più bassi, per poi comportarsi in modo completamente opposto nella propria vita privata.
Non bisogna, tuttavia, confondere le critiche che vengono dal mondo dell'informazione con i sussulti scomposti, che si generano all'interno della società. È necessario saper distinguere le critiche, che vengono avanzate e documentate nel libro di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo o le campagne giornalistiche dell'Espresso dai movimenti «alla Grillo». A queste spinte e controspinte, che si sprigionano dalla nostra società, non può essere data come risposta una nuova chiusura e l'arroccamento, ma neppure una rincorsa, piuttosto artificiale, ai richiami del momento.
Occorrono soluzioni strutturali, per rendere meno costosa e più efficiente la Camera. Noi deputati non possiamo essere soddisfatti di come funziona la Camera dei deputati: non lo possiamo essere né dal punto di vista istituzionale, né da quello della gestione finanziaria. Questo stato di cose non è colpa degli attuali questori, ma deriva da un'eredità del passato prossimo e di quello remoto. Non sono, quindi,Pag. 21sufficienti alcuni ritocchi, ma è necessaria una vera e propria svolta, che prenda ad esempio le grandi democrazie occidentali.
Noi sappiamo, onorevoli colleghi, dove bisognerebbe mettere mano e le segnalazioni che sono state fornite nel dibattito e nell'opinione pubblica ce lo hanno, in qualche modo, ricordato. Occorre distinguere le attività connesse alla funzione legislativa - il «core business» della Camera dei deputati, che è necessariamente oneroso - da quelle che si riferiscono ai servizi, che devono essere a costo zero per i deputati). È necessario unificare e rendere trasparenti le retribuzioni e le indennità dei parlamentari. Occorre eliminare qualsiasi benefit per gli ex deputati: si tratta di un'anomalia che deve essere assolutamente cancellata. Occorre superare la situazione, assai onerosa, degli affitti dei locali della Camera, con l'acquisizione di proprietà e con l'uso del demanio pubblico.
La Camera ha personale di alta qualità e di alta competenza, ma non possiamo non vedere che vi sono anomalie che vanno superate e un'asimmetria molto forte tra il personale esecutivo a quello qualificato o altamente qualificato.
Queste sono le direttrici in cui occorre muoversi. Interroghiamoci su ciò, onorevoli colleghi, perché la critica che viene avanzata ai deputati, come casta, non si riferisce ai loro poteri, ma ai loro privilegi e questo già rappresenta un segnale di crisi della nostra democrazia. Onorevoli colleghi, in questo modo si può difendere meglio la dignità delle nostre assemblee elettive. I partiti non sono carrozzoni clientelari e corporativi, ma strumenti - per quanto imperfetti e pieni di difetti - della vita di qualsiasi democrazia liberale. La stampa, con la sua informazione e la sua critica, è essenziale: senza una libera stampa non c'è libertà e non ci può essere democrazia.
La Camera svolge, però, un ruolo diverso da quello dei mass media. Troppo spesso le assemblee elettive e lo stesso Governo considerano le leggi e gli atti che hanno forza di legge come prodotti mediatici. Giornali e telegiornali sono destinati a vivere l'evento del momento, mentre le leggi devono o dovrebbero durare a lungo. Questa tendenza a fare riforme per un giorno, per una settimana, per un anno, per una legislatura non corrisponde ad un Paese, che dev'essere rettamente governato e diventare come tutte le altre democrazie europee.
Occorre quindi - come ho già detto tante volte in quest'aula - sulle grandi riforme, ma anche sul funzionamento della Camera, un patto repubblicano, che, pur nel rispetto delle distinzioni tra maggioranza e opposizione consenta di varare riforme che durino almeno per una generazione.
Le nostre istituzioni, a cominciare da quelle rappresentative, devono essere case di vetro. Nulla dev'essere nascosto all'opinione pubblica e ai cittadini. Il principio della trasparenza è il più forte antidoto ai movimenti populisti, che vogliono contrapporre i vizi delle classi dirigenti alle virtù di tutti cittadini.
Infine, mi sia permesso - a conclusione di queste mie considerazioni ed augurando un buon lavoro ai questori - di rivolgermi al Presidente della Camera. Signor Presidente, ci troviamo in una situazione di grande tensione e di grande crisi. Tutti noi difenderemo la dignità di quest'aula parlamentare. So che lei è intervenuto, sempre, nei confronti di coloro, che in qualche modo volevano offendere il prestigio del Parlamento. Confido, signor Presidente, che lei continuerà in quest'opera, che è essenziale per la difesa non dei deputati, ma delle nostre istituzioni democratiche. Annunzio, quindi, il voto favorevole sul progetto di bilancio della Camera (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, nell'annunciare il voto favorevole del nostro gruppo sul progetto di bilancio presentato dal Collegio dei questori, intendo innanzitutto rivolgere loro il più sentitoPag. 22ringraziamento per il lavoro svolto e per le idee, anche nuove, che sono state sottoposte al dibattito di quest'Assemblea.
Ritengo che sia giusto - tale, almeno, è l'auspicio che rivolgo loro - che vi sia un intervento pubblico per chiarire, anche attraverso i giornali e la televisione, come stanno realmente le cose, qual è il costo della Camera dei deputati, qual è il costo dei parlamentari; che, ad esempio, paragonandolo a quello dei deputati francesi e tedeschi, il divario non sia assolutamente sensibile, soprattutto se, nel paragone, viene considerato anche il diverso servizio che in questi Paesi viene offerto ai parlamentari. Occorre un intervento, quindi, per chiarire come stanno le cose e distinguere il costo della Camera dei deputati da quella della politica (che è problema ben più complesso, perché riguarda un insieme di istituzioni che agiscono e interagiscono nel nostro Paese), individuando in un passaggio storico - cioè, nella fine dei partiti pesanti - l'inizio di un maggior appesantimento delle istituzioni, perché un tempo, come si sa, sindaci, vice sindaci, assessori comunali, provinciali e regionali spesso gravavano sulle finanze dei partiti e non su quelle delle istituzioni.
Finita la fase dei partiti pesanti, questo costo è stato scaricato sulle istituzioni. Sono state introdotte nuove norme, che hanno aumentato gli stipendi degli amministratori locali. Bisogna chiarire che lo stipendio dei consiglieri regionali è deliberato da ciascuna regione e a volte, in alcuni consigli regionali, addirittura capita di trovarsi di fronte a stipendi più alti di quanto non siano quelli dei deputati della Camera. Francamente, anche questa è un'anomalia da discutere. Per tali ragioni ritengo che, quando si parla di costi della politica, sarebbe opportuno mettere in atto un tavolo comune, che impegni il sistema delle autonomie, le regioni, la Camera e il Senato in uno sforzo congiunto.
Infine, anche noi certamente dobbiamo intervenire, per quel che si può - come, d'altronde, hanno fatto i questori - per rimodulare determinati costi e annullare alcuni privilegi. Non stupisca il fatto che recentemente i questori hanno avanzato una proposta per rimodulare le nuove pensioni, portandole ad un tetto massimo del 60 per cento rispetto a quelle attuali, per abolire il rimborso dei viaggi all'estero e per sopprimere alcuni servizi all'interno della Camera dei deputati.
Detto ciò, arrivo al centro del problema, che è stato per così dire il cuore di questo dibattito. Si tratta dell'attacco che viene mosso alla politica e ai partiti nel corso di queste ultime settimane. Consiglio a tutti di non scendere mai sul terreno proposto da coloro che ci considerano un bersaglio: è, per così dire, fare il gioco di coloro che ci attaccano, accettare come terreno d'azione quello che ci viene proposto.
Inoltre sconsiglio francamente a tutti i partiti e agli esponenti politici di fare a gara per diventare il più puro. Infatti, questa fase mi ricorda quella che ho vissuto in quest'aula tra il 1992 e il 1994 quando, a fronte dell'attacco della magistratura, alcuni partiti ed esponenti politici hanno fatto a gara per diventare i più puri, i «vergini» e gli «intonsi», rispetto alla vicenda della corruzione.
Vedete, è paradossale perché la storia, successivamente, si ripete. Quella rincorsa non servì a niente, se non a consegnare al patibolo e al cambiamento radicale dei partiti e della politica italiana un'intera classe dirigente. Tuttavia, oggi è proprio la politica, cambiata allora, che viene sottoposta a sua volta a processo e messa sul banco degli imputati. Inoltre, è paradossale e contraddittorio che uno dei massimi esponenti che allora condusse l'attacco al sistema dei partiti e produsse, attraverso il referendum di Segni, il cambiamento epocale della nostra democrazia - mi riferisco all'onorevole Di Pietro - si trovi alleato con colui, che vuole sottoporre a processo proprio il sistema che egli stesso ha contribuito ad edificare. C'è un'anomalia nell'anomalia, cioè la circostanza che, per la prima volta, non si fa distinzione tra partiti di Governo e di opposizione, contrariamente alla fase del 1992-1994. La ragione di ciò è molto semplice: non c'è nessun partito presente in quest'aula che non sia stato al Governo nel corso degliPag. 23ultimi cinque anni, non c'è nessuna forza politica che possa vantarsi della rendita dell'opposizione e di una situazione di «verginità».
PRESIDENTE. Deve assolutamente concludere, per favore.
MAURO DEL BUE. Ritengo che, come in molti casi in Italia, così si rischi di passare dalla tragedia alla farsa. Credo che non possiamo permettercelo. Per questa ragione, dobbiamo rilanciare la politica - non già scendere su questo terreno - creando ammortizzatori sociali per i giovani e introducendo una riforma istituzionale ed elettorale che il Paese attende.
PRESIDENTE. Deve concludere.
MAURO DEL BUE. Mi consenta una battuta.
PRESIDENTE. Lei ha superato ampiamente il tempo a sua disposizione, quindi la prego di concludere.
MAURO DEL BUE. La battuta è questa: è paradossale che alcuni gruppi subordinino il proprio voto all'accoglimento di una proposta...
PRESIDENTE. Non mi faccia insistere la prego; sta parlando da parecchio tempo oltre quello concessogli.
MAURO DEL BUE. ...che è quella di abolire alcuni gruppi parlamentari, altrimenti il voto sul bilancio è contrario (Applausi dei deputati del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito socialista Nuovo PSI)....
PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà, per un minuto.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente credo che si stia assistendo ad una farsa. Sono stati presentati ordini del giorno tra chi la sparava più grossa mentre il vero costo della politica, anche in termini di democrazia, è rappresentato dal fatto che i deputati non vengono più eletti dai cittadini, ma nominati dalle oligarchie dei partiti, con gli stessi bilanci dei partiti che vengono votati, approvati senza una vera partecipazione degli iscritti, con gli statuti che vengono violati costantemente. Dobbiamo riconoscere, in primo luogo, con molto senso di responsabilità, che a servizio della Camera vi sono professionisti di altissima qualità e dobbiamo fare modo di evitare che la critica generica alla politica possa colpire anche il personale, i funzionari della Camera...
PRESIDENTE. Deputato Buontempo, concluda.
TEODORO BUONTEMPO. Concludo, Presidente... che invece vengono elogiati per la loro capacità. Dunque «sì» ai tagli della politica, «sì» ai risparmi: diamo più servizi e meno soldi ai parlamentari.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, questori, colleghi e colleghe, nel mio intervento di ieri ho segnalato un paradosso: ascoltiamo continuamente interventi, in cui si dice di tutto di più e di male nei confronti di Beppe Grillo per esorcizzarlo, ma se esaminiamo quanto avvenuto in sede di discussione di questi giorni, se confrontiamo la discussione dello scorso anno con quella di quest'anno, ci troviamo di fronte al fatto che, in realtà, tutti vanno a toccare i punti portati all'attenzione dall'opinione pubblica dal libro «La casta», nonché dalla manifestazione di Beppe Grillo. Assistiamo addirittura ad una corsa un po' demagogica nella presentazione di ordini del giorno, che permettano di appuntarsi una medaglietta con cui fregiarsi all'esterno perché in tal modo si è intervenuti sui costi della politica.
Tra l'altro qualcuno è intervenuto a sproposito, parlando di tutt'altro rispettoPag. 24al bilancio della Camera, evocando le problematiche dei Ministri (che certamente esistono) o quelle relative agli aerei di Stato, dimenticandosi che nel 2005 - l'«era di Berlusconi» - le ore di volo degli aerei di Stato sono state esattamente il doppio di quelle registrate quest'anno con il Governo Prodi.
Vorrei però soffermarmi sulle problematiche e sul contenuto del bilancio della Camera per dire che lo scorso anno intervenni, preannunziando il voto favorevole, felice del fatto che i colleghi questori e l'Ufficio di Presidenza avessero accolto un mio ordine del giorno, che prevedeva una riduzione del costo della Camera per il futuro pari a quanto stava facendo il Governo.
Ciò mi portava ad immaginare che il bilancio di quest'anno avrebbe visto una riduzione delle somme indicate nel totale del titolo I e II delle spese (spese correnti e in conto capitale). In effetti se esaminiamo i totali citati li troviamo aumentati rispetto allo scorso anno nella previsione per il 2008 e per il 2009. Allora, non dobbiamo lamentarci se domani i giornali diranno che, in realtà, il costo del funzionamento della Camera è ulteriormente aumentato. Apprezzo lo sforzo dei colleghi questori nel dire che hanno limitato tale crescita, che non sono andati al di là, che sono rimasti al di sotto dei tassi di crescita possibili, ma dobbiamo avere maggiore coraggio, dobbiamo fare di più.
Avevamo chiesto addirittura che si operasse un assestamento nel corso di quest'anno, con un nostro ordine del giorno che poi è stato modificato; solo gli interventi che in modo apprezzabile i questori stanno ponendo in essere porteranno ad una riduzione del costo di funzionamento della Camera nel prossimo anno. Perché allora non dirlo subito ai cittadini? Perché non documentare immediatamente il fatto che sono in corso interventi, che permetteranno quantomeno una razionalizzazione dei costi?
Credo che si tratti di un dato importante, ma non basta. Non basta l'intervento dell'Ufficio di Presidenza sulle cosiddette pensioni, che com'è noto pensioni non sono, perché, come riconosciuto anche da una sentenza della Corte costituzionale, è improprio parlare di pensioni per i parlamentari. Va riconosciuto l'intervento che l'Ufficio di Presidenza ha compiuto, ma è troppo poco. Dobbiamo avere il coraggio di rispondere a queste manifestazioni dell'opinione pubblica e a questa presenza forte sui mezzi di informazione della protesta nei confronti della politica! Dobbiamo avere il coraggio intanto di far sì che questo assegno sia sottoposto alla legge e non ad una semplice delibera dell'Ufficio di Presidenza, che può cambiare in qualunque momento! E non si dica che ciò lede l'autonomia dell'organo costituzionale, perché sta a noi decidere di essere sottoposti alla legge anche per quanto riguarda questo assegno. E poi, lo si applichi a tutti, anche agli ex parlamentari, perché non ci può essere alcun diritto acquisito, posto che non è una pensione vera e che i contributi che paghiamo per questa supposta pensione in cinque anni sono recuperati (considerato che a 65 anni nella media della popolazione ci arrivano tutti) in poco meno di due anni. È improprio parlare di pensione con riferimento ai cittadini, che vanno in pensione dopo quarant'anni e per i quali vi è un parametro che li lega ai contributi veramente versati!
Pertanto, si abbia il coraggio di intervenire anche con misure immediate! Scopro che questi ex parlamentari godono addirittura di benefit, come viaggi sui treni o in aereo o sulle autostrade gratis, con l'aggiunta forfettaria, come recitava un ordine del giorno che ne chiedeva l'abolizione, di milleduecentocinquanta euro, non si sa bene a che titolo. Si abbia il coraggio almeno di intervenire su cose minimali, perché quello che i cittadini vogliono è un segno del cambiamento!
Non dimentichiamo anche questo: permettetemi di dire che i «fannulloni» non sono solo fuori da quest'aula, non sono solo tra i dipendenti della scuola o quelli statali; chi, con un minimo di occhio critico, si aggira per le stanze di questo palazzo si può rendere conto che ci sono tante persone che non fanno nulla. Bisogna,Pag. 25pertanto, avere il coraggio di intervenire, perché esistono dei criteri per stabilire se si procede bene o male. Tali criteri derivano da una regoletta, che gli americani chiamano benchmarking e che vuol dire confronto. Per quanto riguarda il costo medio per un parlamentare, sappiamo tutti che è di un milione e 500 mila euro in Italia, contro 257 mila in Spagna, la metà in Francia e Germania. Qualcuno ha affermato che i servizi sono diversi: come si fa a misurare i servizi? Allora, andiamo a verificare il costo per i cittadini della Camera bassa, con la quale ci confrontiamo, negli altri Paesi: in Italia è di sedici euro a cittadino, contro due in Spagna, circa quattro euro nel Regno Unito, otto in Francia, cioè la metà rispetto a noi. Vuol dire dunque che comunque, complessivamente, sul piano dell'efficienza non ci siamo. Si guardi allora a ciò che fanno gli altri e si decida di intervenire!
In conclusione, ciò che voglio dire è che credo alla volontà dei colleghi questori e dell'Ufficio di Presidenza di intervenire.
Facciamolo con più coraggio. L'Italia dei Valori esprimerà un voto favorevole, anche perché l'Ufficio di Presidenza ha accettato il nostro ordine del giorno che prevede due elementi. Il primo sostiene che non ha molto senso svolgere una discussione sul bilancio interno della Camera nel mese di settembre per l'anno corrente. È evidente che dobbiamo anticiparlo. Chiediamo che, entro fine anno, l'Ufficio di Presidenza licenzi il nuovo bilancio di previsione per il 2008, perché, se interveniamo in modo rapido, ha anche significato cercare di modificare determinate condizioni o situazioni contenute nel bilancio. Ma soprattutto vorrei evidenziare, sono certo, la seconda parte del nostro ordine del giorno che prevede di ridurre di almeno il 10 per cento le spese non insopprimibili. Ciò dovrebbe complessivamente portare, con gli interventi di razionalizzazione in atto, a far sì che, per l'anno prossimo, il bilancio complessivo, somma di spese correnti e in conto capitale, non sia ancora in aumento, come è avvenuto per quest'anno e negli anni successivi.
Per tali motivi, l'Italia dei Valori voterà a favore del conto consuntivo e del bilancio preventivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, signori questori, colleghi deputati, il gruppo dei Verdi voterà a favore del bilancio interno della Camera predisposto dai questori. Per ragioni di brevità, signor Presidente, mi richiamo integralmente all'intervento che ho già svolto, a nome dei Verdi, martedì scorso nel dibattito sulle linee generali. In questa occasione, tuttavia, voglio ringraziare nuovamente il Collegio dei questori e in particolare il questore anziano Albonetti che ancora sta seguendo, giustamente, le dichiarazioni di voto, nonché l'amministrazione della Camera per il prezioso lavoro svolto al fine di predisporre il bilancio, in una linea di maggiore efficienza, di miglior funzionamento e di graduale e progressivo contenimento delle spese da parte della Camera dei deputati.
In tale occasione, quest'anno, abbiamo avuto il singolare fenomeno di un'enorme proliferazione di ordini del giorno (credo di ricordare che non vi siano precedenti): 108 ordini del giorno presentati in relazione al bilancio interno della Camera. Si tratta della sintomatologia di un disagio e anche di un disorientamento politico, a mio parere che caratterizza l'attuale fase storica. Obiettivamente, alcuni ordini del giorno erano effettivamente finalizzati ad un migliore funzionamento della Camera sotto il profilo politico, istituzionale e amministrativo e ad un equilibrato contenimento delle spese. In generale, mi auguro che la logica che ha caratterizzato il lavoro dei questori e dell'amministrazione della Camera per questo ramo del Parlamento venga applicata anche all'altro ramo del Parlamento, il Senato della Repubblica, e a tutti i diversi organi costituzionaliPag. 26e di rilevanza costituzionale, dal Quirinale in giù.
Altri ordini del giorno, onorevoli colleghi, sembravano scritti soltanto per assecondare un clima politico improntato a demagogia, populismo e auto-delegittimazione dell'istituzione parlamentare e della nostra stessa funzione di parlamentari. Non abbiamo condiviso tali ordini del giorno e abbiamo assistito con una certa pena, voglio anche dire, con un po' di commisurazione, a questa fiera della demagogia che in alcuni casi si è rappresentata anche in quest'aula. In modo particolare, abbiamo ritenuto, da parte nostra di tutto il centrosinistra, ma anche di buona parte del centrodestra o una parte del centrodestra, totalmente inaccettabile l'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 4/108 del collega Gregorio Fontana di Forza Italia, che era palesemente in totale contrasto con la Costituzione e con il Regolamento della Camera e che, a nostro sommesso parere, signor Presidente, non solo era palesemente inammissibile, come lei ha del resto detto - giustamente - nella sua formulazione originaria, ma avrebbe dovuto essere dichiarato inammissibile anche nella nuova e strumentale formulazione, che non aveva alcuna possibilità di compatibilità costituzionale e regolamentare.
Del resto, va detto in modo esplicito, che l'onorevole Fontana si è semplicemente dimenticato nel suo comizio - o meglio - nel suo intervento finale, di ricordare che l'attuale legislatura è iniziata con una delibera dell'Ufficio di Presidenza del 16 maggio con cui, prima del suo allargamento (con le deroghe), sono stati aumentati in modo assai consistente tutti i contributi per i gruppi maggiori, al di sopra dei 20 deputati.
Questo Fontana si è semplicemente dimenticato di dirlo e di ricordarlo in quest'aula, nella sua foga di ridurre i costi della politica, non propri, ma degli altri, non del «partito del gruppo di Berlusconi» - che risorse finanziarie, forse, di qualche dimensione c'è l'ha - ma dei gruppi parlamentari minori, evidentemente scaricando su questi le problematiche che, in questo momento, lo turbano.
L'onorevole Fontana pretendeva, con il suo ordine del giorno, di violare totalmente sia l'articolo 14, comma 2, del Regolamento, sia quell'articolo 15, comma 3, dello stesso Regolamento che lei, signor Presidente, ha giustamente e ripetutamente richiamato come unico punto di riferimento sotto questo profilo.
Quindi, se contenimento delle spese vi deve essere - e noi siamo assolutamente favorevoli se si ritiene di farlo - questo deve riguardare, indistintamente, tutti i gruppi parlamentari, a cominciare da quello dell'onorevole Fontana se tanto si è impegnato in questo senso.
Il centrodestra dimentica che la prioritaria responsabilità della frammentazione politica va attribuita alla perversa e sciagurata legge elettorale imposta, con un colpo di mano unilaterale, dallo stesso centrodestra alla fine della scorsa legislatura.
Del resto, questo colpo di mano non gli è bastato per vincere le elezioni, obiettivo a cui quella sciagurata legge elettorale era finalizzata.
LUCA VOLONTÈ. Perché ti sei candidato? Non dovevi candidarti!
MARCO BOATO. Lo ripeto, quella infame legge elettorale ha totalmente espropriato i cittadini elettori di qualunque possibilità di incidere sulla selezione della classe politica e della propria rappresentanza ed ha reintrodotto quella logica proporzionale che ha prodotto la conseguente frammentazione - che oggi si lamenta -, cancellando quel sistema prevalentemente uninominale e maggioritario che aveva garantito la governabilità per ben tre legislature di seguito, in conseguenza del grande referendum popolare del 18 aprile 1993 che, con un colpo di mano, il centrodestra ha cancellato.
Il centrodestra deve, dunque, attribuire a se stesso la responsabilità della frammentazione e della tendenziale ingovernabilità del sistema politico e istituzionale.
È del resto gravissimo che, per la prima volta nella storia del Parlamento, per unaPag. 27polemica così strumentale, che tende a nascondere le proprie responsabilità, una gran parte del centrodestra si accinga a non votare il bilancio interno della Camera, che non riguarda la maggioranza politica pro tempore, ma l'insieme dell'istituzione parlamentare e tutti i suoi componenti.
Questo, a nostro parere, è assai grave che avvenga. Noi Verdi voteremo a favore del bilancio e continueremo a batterci per continuare il percorso di contenimento dei costi della politica, di riforma istituzionale, di riforma costituzionale e per il radicale cambiamento dell'attuale perversa legge elettorale imposta dal centrodestra.
In conclusione, signor Presidente, ringrazio lei e i colleghi questori per l'attenzione e confermo il voto favorevole dei Verdi sul bilancio interno della Camera (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, intervengo con molto piacere su questo argomento perché qualche «sassolino» nelle scarpe è da tempo che vorrei toglierlo. Dopo magari 45 anni di attività di professione o di altro impiego nella società, bisogna varcare questa soglia ed entrare in Parlamento per essere automaticamente etichettato come ladro, imbroglione, truffatore, grand viveur delle folli notti romane e di una dolce vita che non c'è più. Tale definizione è la più qualunquista che si possa usare, senza tener conto del passato, dell'esperienza, della professionalità e dell'onorabilità di ognuno di noi, a qualsiasi gruppo politico, maggioranza o minoranza, egli appartenga (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia).
Non mi sento il dipendente di alcuno, di alcun ex comico che non fa più ridere - non so se faceva ridere qualcuno nel passato -, ma mi sento l'amministratore delegato dell'azienda Italia, la più grande azienda che, in questo Paese, svolge o dovrebbe svolgere il compito più alto e più nobile: amministrare il bene comune dei cittadini che ci hanno dato il loro consenso.
Se la definizione di «amministratore dell'azienda Italia» è calzante, dobbiamo guardare anche nel privato e nel pubblico quale sia la sorte di un amministratore delegato ingaggiato per produrre utili, efficienza e risultati. È su tale tema che richiamerei la nostra discussione; si parla di costi come se, eliminato qualche capitolo di spesa - che pure va eliminato, «tagliato» o armonizzato - si risolvessero i problemi di questa nostra grande azienda, di questo Paese che tutti quanti noi amiamo. Il problema più in generale è che dobbiamo recuperare tale efficienza, non tanto l'essere considerati ladri di uno stipendio, che chissà chi ci elargisce ogni mese. Piuttosto, dobbiamo essere persone in grado di guadagnare con il lavoro e l'impegno quel compenso, che ci viene riconosciuto e che non ritengo scandaloso. Non lo ritengo tale, perché comparato ad alcuni compensi di alcuni amministratori pubblici e privati, che pur brillano nei risultati, è notevolmente inferiore.
Fatta tale precisazione, signor Presidente, direi che forse è anche venuto il momento di coinvolgere i cittadini in questa nostra attività. Non propongo giornate con titoli complicati, ma una semplice «giornata a Montecitorio» in compagnia di ogni singolo deputato che voglia invitare il cittadino a rendersi conto di quali sono il lavoro, i ritmi e le tensioni che qui si subiscono quotidianamente. In alcune situazioni, non vi è nemmeno il tempo di consumare un pasto e poi si fa strumentale demagogia sul fatto che al ristorante della Camera lavorano ottanta camerieri. Sfido qualsiasi ristorante a far mangiare duecento deputati in quindici minuti! Ecco perché tale attacco ci sembra strumentale.
Abbiamo, inoltre, letto che questa «casta» è sorda alle esigenze del cittadino. Proporrei di quantificare il valore di tale casta. Stabiliamo, fatti i dovuti conteggi, quanto porta a casa - pagate le imposte - uno come me, che ha regolarmente a contratto i propri collaboratori, chePag. 28spende dignitosamente e onestamente i rimborsi spesa. Così facendo, stabiliremmo la soglia di reddito oltre la quale si entra a far parte della casta. Ditemi qual è la contribuzione che debbo offrire per il bene del mio Paese e al servizio del bene comune e contribuisco, ma con me debbono contribuire anche coloro i quali superano quel reddito per concessione pubblica, perché magari sono manager con compensi di una certa rilevanza. Diversamente, è comodo stare dall'altra parte e avere compensi tripli, quadrupli, quintupli o decupli rispetto ai nostri ed essere considerati dei galantuomini.
LUCA VOLONTÈ. Bravo!
DANTE D'ELPIDIO. Quindi, se ci debbono essere impegno e sacrificio per il bene del Paese, che siano di tutti!
Vorrei, inoltre, aggiungere che in occasione del dibattito sul provvedimento che ci apprestiamo ad approvare (e, a nome del gruppo Popolari-Udeur, annuncio il voto favorevole anche sul progetto di bilancio della Camera), la demagogia è stata grande. Si è, infatti, voluto sempre ed in ogni caso ricorrere alla famosa pratica di far pulizia cominciando dall'orto del vicino, perché non si è voluto prendere in seria considerazione l'abbattimento dei costi della struttura politica, che è anche pesante, importante ed imponente.
Si vuole molto più demagogicamente far solo riferimento ai costi della politica. Se, infatti, avessimo voluto parlare di strutture, qui alla Camera c'è la Fondazione Camera dei deputati, che costa circa 400 mila euro l'anno. Avremmo potuto prendere in considerazione l'utilità della permanenza di tale istituzione e quali impegni e compiti assolva oppure se essa potesse in un momento del genere in cui siamo tutti chiamati a fare un sacrificio, registrare una battuta di arresto. Queste considerazioni sono valide anche nel caso delle Commissione di indagine sugli errori in campo sanitario: qualcuno ne rivendica la presidenza e mi riferisco a qualche rappresentante di partiti politici importanti dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
Allora, se veramente vogliamo diminuire i costi delle strutture, facciamo lavorare le Commissioni già istituite, le quali potrebbero occuparsi anche di tali temi!
Ormai, signor Presidente, la moda tra questi «cacciatori di grilli» consiste quasi in una gara a chi la «spara più grossa» e le proposte demagogiche «privilegiano», rispetto a tante altre, come dicevo dianzi, i costi della politica e non quelli delle strutture.
Intravedo un disegno che a me spiace, quello di diminuire il peso dei piccoli partiti cercando di ottenere un bipartitismo «coatto», che altri inseguono con il referendum. Il problema dei costi della politica non è determinato dai piccoli partiti e voglio sottolineare, non perché senta di appartenere ad un piccolo partito, che sono le idee che fanno grandi gli uomini che poi fanno i partiti! Mi pongo invece un problema: se qualche pseudo grande partito non riesce ad essere tale nei numeri nemmeno per decreto, per legge o per referendum e milioni di cittadini, per fortuna, si affidano alla rappresentanza dei piccoli partiti, dobbiamo riconoscere che il problema non è nostro, ma è di chi non riesce ad essere grande pur volendolo essere a tutti i costi, anche per - lo ripeto - decreto-legge, per legge o per referendum. Non è questa la via che noi privilegiamo.
Signor Presidente, stiamo già cercando di compiere questo sacrificio di asciugare i costi intervenendo qui alla Camera, dentro casa nostra, perché la migliore testimonianza è l'esempio. Il modo di partire è giusto. Poi, certamente questo lavoro dovrà proseguire anche al di fuori, altrimenti correremmo il rischio di attirarci addosso le colpe e le responsabilità di un malessere diffuso, che non investe solo questi luoghi e gli uomini che qui esercitano la rappresentanza dei cittadini che li hanno eletti; dobbiamo pertanto mettere mano a tutti gli altri ambiti nei quali si decide e si fa politica, dove magari si sperpera denaro senza che l'organismo centrale, che poi è chiamato a rispondere del bilancio complessivo dello Stato, possaPag. 29assumere una decisione, frenando la spesa o esercitando un controllo che consenta ad esso di normalizzare la spesa.
PRESIDENTE. Deputato D'Elpidio, la invito a concludere.
DANTE D'ELPIDIO. Concludo, Presidente. Ribadiamo il nostro voto favorevole sul progetto di bilancio e auspichiamo che il nostro esempio sia la migliore testimonianza per tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur e di deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, è innegabile che attorno a questo provvedimento ci siano state una serie di boutade da tutte le parti politiche, che hanno creato in questa tornata un interesse maggiore rispetto a quanto è avvenuto negli anni precedenti. Ciò è accaduto forse perché ci siamo fatti prendere la mano, compresi noi naturalmente, dal clima politico che si respira. Ciò è avvenuto giustamente o ingiustamente, ma in ogni caso siamo stati costretti a portare in quest'Assemblea, all'interno di questo provvedimento, tutta una serie di tensioni e di movimenti che, come dice qualcuno, ci «azzeccano» o forse, molte volte, non ci «azzeccano».
Però la strumentalizzazione non deve condurre a «scannarci» all'interno di quest'Assemblea su alcuni argomenti di riflessione. Dico questo perché qualche collega, su punti specifici, si è piccato alcune proposte, addirittura tacciandole di mancanza di serietà, quando esse possono essere provocatorie, ma di avere anche un substrato reale e veritiero, così com'è accaduto per la proposta di soppressione del servizio ristorante. Scusate, mi domando perché ci si è piccati di quella proposta quando tutti sappiamo che il ristorante costa alla Camera, per ogni pasto, una somma esosissima? La conoscete benissimo, non sono io a dover far conoscere le somme, tra l'altro spese per i pasti non solo dei deputati, ma anche dei giornalisti.
Sapete benissimo che altrove vi è un'organizzazione diversa, legata anche ai buoni pasto e ad altri tipi di movimentazione del sistema della ristorazione. Allora, perché scandalizzarsi per una proposta del genere? In questo contesto - torno a ripetere - non la si deve ritenere non seria, ma valutarla; la si può condividere o meno, la si può «bocciare» o approvare, ma, con tutto ciò che sta accadendo, non si può reputare che una proposta sia meno seria rispetto ad un'altra (ad esempio, rispetto a quella relativa all'asilo nido o a tante altre avanzate). Non ho mai pensato di sostenere che la proposta di creare l'asilo nido non sia seria! Posso non condividerla...
LUCA VOLONTÈ. Non «arrabbiarti» con il collega Boato, poverino!
ANTONIO LEONE. No, con l'onorevole Boato devo chiarire un'altra questione.
Infatti, considerato che poi alla fine solo per apparire, si viene a fare i professori all'interno di quest'Assemblea, voglio ricordare al collega Boato - visto che il collega Volontè mi ha incitato - che é vero che il collega Fontana ha dimenticato che i gruppi maggiori, all'inizio dell'attuale legislatura, con la delibera del 16 maggio dell'Ufficio di Presidenza, hanno ricevuto un aumento di contribuzione; ma perché il collega Boato, in maniera scientifica, ha dimenticato di affermare che quell'aumento si è reso necessario perché per due gruppi - quello dei Democratici di Sinistra e quello della Margherita - la somma non raggiungeva il totale, nel momento in cui si dovevano fondere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)? Perché, collega, prenderci per i fondelli tra di noi?
Dunque, il collega Boato si astenga dallo svolgere considerazioni che gli si ritorcono contro, nel tentativo di rimanere a galla sempre e comunque in qualsiasi situazione! Lo stesso ragionamento vale con riferimento a quanto ha affermato in merito all'astensione, dopo le dichiarazioniPag. 30di voto del collega Mazzocchi di Alleanza Nazionale - ossia che in quest'Assemblea non è mai accaduta una cosa del genere - perché non posso non ricordare al collega Boato che negli anni 1993, 1995, 1999 e 2000 vi sono state da 160 a 240 astensioni per volta da 38 a 64 voti contrari espressi da gruppi che oggi fanno parte della sua maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia) E allora smettiamola di ricorrere a tali personalizzazioni legate agli interessi personali!
È innegabile, ed è sotto gli occhi di tutti, che anche i conti dei due rami del Parlamento non sono esenti da pecche e che vanno comunque ridimensionati, rimessi in sesto e ridisegnati con l'obiettivo di una razionalizzazione. Pertanto, non ci si deve piccare del fatto che il gruppo di Forza Italia richiede una razionalizzazione della spesa per quanto riguarda il personale della Camera, che ringrazio, in quanto eccellentissimo e di alta professionalità; ma non si può contemporaneamente e contraddittoriamente sostenere che c'è bisogno di professionalità e di contenere la spesa e che, nel contempo - so che l'ha voluto il questore Galante - occorre stabilizzare i precari! Si tratta di contrarietà e contraddittorietà! La razionalizzazione deve essere considerata in un'ottica più generale e, in questa sede, non devono trovare spazio le aspirazioni politiche di un gruppo o di un questore appartenente a un gruppo piuttosto che a un altro.
Con ciò voglio affermare che, se si consente alla politica di entrare in questa discussione, occorre dire tutte le cose come stanno; se, invece, non la si deve fare entrare, è necessario approvare il provvedimento in esame in maniera tecnica, asettica e apolitica per far sì che, alla fine, emerga un bilancio che sia di risparmio, ma che, contemporaneamente, dia soddisfazione alle esigenze dei parlamentari, rappresentate dall'efficienza della struttura.
Non posso che ringraziare l'opera del Collegio dei questori, che si è trovato tra l'incudine e il martello nel momento in cui sono state presentate richieste e aspirazioni legittime.
Mi domando perché il collega Gregorio Fontana è stato invitato dallo stesso Presidente della Camera ad una riformulazione di un suo l'ordine del giorno - che tutti auspicavano venisse ritirato - con la quale si potessero accogliere, anche se parzialmente, le aspettative circa una questione politica, che noi abbiamo posto all'attenzione della Camera sin dall'inizio della costituzione dei gruppi parlamentari in deroga al previsto numero di venti componenti ai sensi dell'articolo 14 del Regolamento.
Mi domando, inoltre, per quale motivo si sia posto questo ordine del giorno in un calderone, che si riferisce solamente ad una volontà, che viene dall'esterno, di apparire all'esterno. È una battaglia che stiamo conducendo fin dal momento della costituzione di quei gruppi e che abbiamo continuato coerentemente, in quanto quella costituzione di gruppi, che noi abbiamo osteggiato, oggi ci risulta aver prodotto, oltre ad una «nefandezza politica», anche un costo aggiuntivo. Due più due fa quattro, quindi non avremmo potuto sottrarci dal sottoporre all'attenzione della Camera e dell'opinione pubblica quanto è accaduto con quella delibera e le conseguenze che ne sono scaturite.
Abbiamo sentito tutta una serie di dichiarazioni, principalmente da parte di chi evidentemente non riesce a trovare ancora un ruolo. Mi riferisco al «disoccupato» Fassino, che punta il dito contro gli stipendi dei parlamentari e che scrive al Presidente della Camera di non applicare l'aumento, così come previsto per legge. Il Presidente della Camera ha risposto che ha già agito in tale modo e non lo ha applicato. Tuttavia, il Presidente della Camera non potrebbe non applicare l'aumento, perché è previsto da una legge, che va rispettata.
Chiediamo il rispetto di quella legge. Questa è demagogia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)! In un momento in cui il Senato non si cura di tale aspetto ed effettua l'aumento,Pag. 31così come previsto per legge, noi ci sottoponiamo e rispondiamo al blog di Tizio, Caio e Sempronio, in quanto siamo stati capaci di bloccare l'aumento automatico previsto per legge.
Mi chiedo di cosa stiamo discutendo? Ci delegittimiamo da soli (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)! Mi riferisco al problema a cui accennava il collega D'Elpidio, di cui ho apprezzato l'intervento, per la verità. Tutto ciò fa sì che, purtroppo, il gruppo di Forza Italia si asterrà sul provvedimento in esame e lo farà legittimamente. Quando si parla, infatti, di produttività e del rapporto tra il costo del Parlamento e la produttività...
Scusate, ma devo sottolineare che, è vero, noi non produciamo, ma sapete il perché? Perché noi ostacoliamo la produttività, poiché quante più leggi fate, più rovinate il Paese: questo è il problema (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
Quindi, ben venga la non produttività in una situazione politica come questa. Tuttavia, non bisogna farne una bandiera da questo punto di vista, da parte di chi oggi è sbandato, perché tutti i personaggi che ha «creato» in quella sinistra oggi gli si ritorcono contro.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANTONIO LEONE. Concludo, signor Presidente. Purtroppo sta accadendo ciò. Vi siete coccolati tutta una serie di personaggi, che oggi vi stanno «sparando» contro. Teneteveli (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, esprimo il pieno consenso e il convinto apprezzamento del gruppo dell'Ulivo per il lavoro del Collegio dei questori. La relazione e la replica consentono di capire quanto sia stato fatto per razionalizzare e rendere più efficiente l'attività della Camera dei deputati, per restituire verità e trasparenza al trattamento economico e alle competenze dei singoli parlamentari, così come al costo del Parlamento italiano rispetto ad altri Parlamenti europei.
Forse varrebbe la pena di dare pubblicità a questi documenti, per stabilire un termine di paragone realistico rispetto ad altri dossier annunciati dalla stampa. Tuttavia, la discussione odierna - come affermava molto bene il questore Albonetti nella sua relazione - deve servire anche per effettuare alcune considerazioni utili a restituire dignità e autorevolezza all'istituzione di cui facciamo parte, alla democrazia parlamentare e al nostro lavoro di singoli deputati.
Max Weber (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)) nel 1918, in un tempo ben più drammatico di questi nostri giorni, diceva: «Si può odiare o amare l'istituzione parlamentare, abolirla non si può. La si può soltanto rendere politicamente impotente».
Credo che il rischio vero, che stiamo correndo, sia proprio di essere politicamente impotenti, in quanto incapaci di reagire agli attacchi della retorica populista.
È chiaro che, se c'è la febbre, non serve maledirla, ma occorre capire da cosa sia causata e cercare di trovare la cura. Non possiamo consentire alla febbre di essere la medicina! Uno dei virus della modernità è la riduzione dell'individuo a massa: si diventa massa quando si accetta automaticamente e senza critiche un linguaggio dettato da altri. Onorevoli colleghi, può il Parlamento essere ridotto a massa? Può la retorica populista diventare il nostro linguaggio? Può la demagogia impadronirsi del Parlamento? Davvero questo Parlamento non ha la capacità, la dignità e l'orgoglio di una propria risposta alla crisi delle istituzioni e alla difficoltà della politica? Credo sia dovere e responsabilità del Parlamento fornire una risposta, partendo da un dato per me incontestabile,Pag. 32che è la ragione vera delle difficoltà in cui ci imbattiamo: non pensiamo che la politica sia il problema e la società civile la soluzione!
Aldo Moro ha sempre combattuto l'illusione di una società civile buona, contrapposta ad una società politica cattiva. Una democrazia compiuta esige e presuppone insieme una cittadinanza compiuta: bisogna coniugare diritti e senso del dovere e il nostro dovere è fornire risposte ai cittadini.
La democrazia italiana, dopo il crollo delle grandi contrapposizioni ideologiche, ha bisogno di una nuova legittimazione, che si guadagna per la capacità di costruire benessere, dignità e senso di appartenenza dei cittadini, non per la sola capacità di opporsi l'uno all'altro. Risposte concrete, diritti e doveri di cittadinanza: questa deve essere la risposta del Parlamento, non opache e compiacenti scimmiottature della retorica populista! Se è nostro dovere intervenire - come stiamo facendo - per eliminare dalle prerogative del parlamentare tutto ciò che è ingiusto e incomprensibile, sia chiaro che tutto ciò può avvenire senza far venire meno il rispetto dell'articolo 69 della Costituzione, perché l'indennità parlamentare non è stata pensata come il compenso, il soldo per il mestiere di politico, ma come condizione di libertà, a salvaguardia dell'autonomia politica del mandato parlamentare: stiamo attenti, perciò, a cedere alla bassa e pericolosa demagogia di questi momenti (Applausi del deputato Zaccaria)!
Caro collega Leone, a proposito di questioni altrettanto importanti, anche se un po' più frivole, se si ritiene che il costo del ristorante sia esorbitante, se ne proponga l'abolizione e la chiusura, non l'introduzione dei ticket per poter stipulare convenzioni con qualche ristoratore amico fuori del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Questa è serietà: il resto non ci deve appartenere.
Non dobbiamo dimenticare (questa è la cosa più importante), come chiaramente sostenuto dal questore Albonetti nella sua relazione, che i costi della politica sono in diretto rapporto con le libertà politiche: la democrazia, cari colleghi, non è il regime spontaneo e naturale della convivenza umana, ma una conquista della civiltà che non ha prezzo. Altra cosa sono i costi dell'efficienza delle istituzioni della democrazia e di questo dobbiamo seriamente occuparci.
Cari colleghi, dobbiamo essere consapevoli che i parlamenti restano, oltre che un simbolo, una condizione della democrazia nel nostro emisfero politico-culturale, sicché la loro evoluzione, quale che sia la direzione che essa prenderà sotto il profilo funzionale, rappresenta una delle sfide più rilevanti alla trasformazione della politica democratica e alla sua comprensione. Colleghi, se la sfida è questa, davvero pensate che il problema sia qualche gruppo parlamentare in più e qualche milione di euro in più? O, piuttosto, la vera sfida è la riforma costituzionale del Parlamento, attuabile riducendo consistentemente il numero dei parlamentari, superando il modello di bicameralismo perfetto, semplificando e rendendo più snello ed efficace il procedimento legislativo, rivedendo il rapporto Parlamento-Governo nel procedimento di formazione dei decreti-legge e dei decreti legislativi, ripensando alla funzionalità dei lavori parlamentari, disegnando un nuovo e diverso rapporto fra Commissioni ed aula?
Questa sfida è depositata in Commissione affari costituzionali. Questi sono i costi veri della politica: sta al Parlamento decidere se giocarla o no. Lo stesso dicasi per la sfida della nuova legge elettorale, che, in una società «a coriandoli», polverizzata e individualista, costituisce lo strumento per superare la crisi dei processi di rappresentanza degli interessi, dei bisogni, delle identità e delle appartenenze. Questo la gente chiede al Parlamento: risposte vere a problemi veri.
La logica puramente oppositiva tra schieramenti, che rifiuta la ricerca, anche se difficile, di risposte concrete, è forse il male più grande della nostra democrazia ed è la ragione della sfiducia e dell'ostilità verso il mondo della politica.
Per questo, non è un bel segnale, anche se legittimo, la vostra astensione sul bilancioPag. 33della Camera, perché, anziché assumere la fatica di una responsabilità comune in difesa del Parlamento o meglio delle forme della democrazia rappresentativa, scegliete una logica oppositiva fine a se stessa, sempre improduttiva, ma oggi anche pericolosa.
Aldo Moro sosteneva che la politica è un fatto di consapevolezza, di fiducia nel proprio compito, ma ci debbono essere più in fondo una ragione, un fondamento ideale, una finalità umana per i quali ci si costituisce in potere e il potere si esercita.
Ecco, forse si è smarrita questa ragione morale, quella che Berlinguer definiva il pensiero lungo della questione morale, a fondamento degli impegni per il nostro tempo. Per ritrovarla, cari colleghi, ci deve essere in noi maggiore fiducia nel nostro compito, maggiore consapevolezza delle responsabilità che ci spettano, maggiore coraggio e orgoglio nell'essere e fare i parlamentari, perché - lo sappiamo e chi se non noi deve testimoniarlo? - non c'è democrazia senza istituzioni rappresentative e non c'è democrazia senza Parlamento, che è l'unico luogo dove la sovranità popolare non è mito, ma principio ispiratore di un sistema bilanciato di poteri.
Restituire dignità alla rappresentanza e all'impegno civile della rappresentanza è il nostro compito. Assolviamolo con serietà e responsabilità, senza il timore dell'impopolarità, perché la difesa del Parlamento e della democrazia non ha prezzo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, sarò brevissimo. Rimandiamo, per quanto riguarda le valutazioni sul bilancio della Camera, a quanto già affermato in discussione generale e negli interventi sugli ordini del giorno. Condividiamo parecchie argomentazioni svolte dai colleghi Leone e Mazzocchi poc'anzi e anche noi ci asterremo su questo documento. Non si tratta, peraltro, di una bocciatura dell'operato del Collegio dei questori. Ci mancherebbe altro! È, però, una scelta precisa che dà un segnale. In questo momento, riteniamo che - naturalmente non è nemmeno presa in considerazione la possibilità di un voto contrario - l'astensione possa costituire un segnale importante.
Non aggiungo altro, ma faccio riferimento, come dicevo prima, a quanto già discusso ampiamente, sia in aula sia all'interno dell'Ufficio di Presidenza. Confermo, quindi, il voto di astensione del gruppo Lega Nord Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI. Signor Presidente, mentre confermo l'astensione del gruppo Alleanza Nazionale sul bilancio della Camera, voglio precisare che, nel corso della nostra discussione, nessuno dei nostri parlamentari intervenuti ha voluto conculcare il diritto di alcuno e tanto meno dei gruppi parlamentari che si sono costituiti. Come le è noto, signor Presidente, la decisione della costituzione di cinque gruppi parlamentari, che non avevano i requisiti di cui all'articolo 14, comma 2, del vigente Regolamento, è dipesa, in questa legislatura, da una sua personale scelta e da un suo personale voto, risultato decisivo.
A tal fine, le ho inviato una nota nella quale chiedo che la Giunta per il Regolamento possa esaminare una proposta di modifica, che il gruppo Alleanza Nazionale chiede, nel senso di prevedere che il voto dell'Ufficio di Presidenza debba avere il quorum dei due terzi per decidere la costituzione di questi gruppi parlamentari.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul conto consuntivo e sul progetto di bilancio.