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Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Vicenda relativa al regime carcerario e alla rimessione in libertà di Massimo Sparti - n. 2-00695)
PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di illustrare l'interpellanza Meloni n. 2-00695, concernente la vicenda relativa al regime carcerario e alla rimessione in libertà di Massimo Sparti (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3), che ha testé sottoscritto.
ENZO RAISI. Signor Presidente, come immagino probabilmente il sottosegretario saprà, nel processo per la strage di Bologna - un processo indiziario (lei è un uomo di legge, quindi sa cosa voglia dire quando uso tale termine) - ebbero un ruolo chiave due collaboratori di giustizia. Il primo è quel «sant'uomo» di Izzo, lo stupratore del Circeo, poi criminale condannato anche di recente per aver ucciso madre e figlia in un momento di libertà concessogli grazie ad un regime carcerario benevolo. A Izzo fu riconosciuto, proprio durante il processo di Bologna, lo status di collaboratore di giustizia dall'allora Pubblico Ministero Mancuso, oggi assessore nella giunta Cofferati.
L'altro testimone chiave era tale Massimo Sparti. Costui era un piccolo criminale con diverse pendenze con la giustizia e, trovandosi in carcere, rilasciò alcune dichiarazioni importanti, che in qualche modo furono macigni per la sentenza finale contro Mambro e Fioravanti, benché in sede di processo fu smentito dalla stessa moglie e - se non erro - dal suocero.
Sparti era destinato a morire. Infatti, nel 1982 gli venne diagnosticato un tumore al pancreas allo stato terminale con metastasi. Non sono un medico, ma vi è qualcosa di strano: il signor Sparti morì nel letto di casa sua nel 2002. Credo che sia un caso clinico eccezionale.
In una trasmissione televisiva della RAI condotta da Giovanni Minoli, La Storia siamo noi, e nel programma condotto da Toni Capuozzo, Terra, è stato dato spazio alle testimonianze del figlio di Sparti, grazie alle quali, nei mesi scorsi, si è appreso che suo padre, sul letto di morte, ammise di aver mentito perché gli furono garantite alcune condizioni, che poi non fu in grado di spiegare in cosa consistessero perché qualche giorno dopo morì. Tuttavia, un dato è certo: lo Sparti, che sarebbe dovuto morire in poco tempo, in quanto già nel 1982 gli era stato diagnosticato un tumore al pancreas allo stato terminale, beneficiò di una serie di agevolazioni giudiziarie; riuscì a ottenere la libertà condizionale, a uscire dal carcere grazie alla testimonianza-chiave resa nel processo e a sopravvivere, non si sa bene come, fino al 2002.
Nell'interpellanza da noi presentata ricostruiamo l'excursus (quindi non sto qui a ripeterlo perché sicuramente lei, signor sottosegretario, lo avrà letto o, almeno, spero lo abbiano letto gli uffici che le hanno preparato la risposta) di tutti i certificati medici, che nel corso del tempoPag. 45furono prodotti e che attestarono che lo Sparti aveva effettivamente il tumore al pancreas allo stadio terminale.
Successivamente, alla fine degli anni Novanta, la sua cartella clinica bruciò in un incendio. Con riferimento a tale episodio, accadde che tra i tanti incendi che scoppiano nei policlinici, venne bruciata proprio quella cartella clinica...! Insomma, vi sono tutta una serie di vicende che ci fanno capire che anche lo Sparti, dopo Izzo, sicuramente ha ricevuto qualche favore dalla nostra giustizia grazie alla sua collaborazione.
Nell'interpellanza chiediamo di avere dei chiarimenti ufficiali da parte del Ministero della giustizia su quali tipi di provvedimenti di libertà siano stati emessi a suo favore e con quali motivazioni, in modo tale che rimangano agli atti e che, finalmente, riusciamo a conoscere la vera storia di Sparti, un grande collaboratore della giustizia, miracolato da Dio e dalla giustizia stessa! Tali provvedimenti gli accordarono tutta una serie di agevolazioni di carattere giudiziario, che lo portarono a dover scontare pochi giorni di prigione rispetto a quelli che avrebbe dovuto scontare, e a morire tranquillamente nel suo letto di casa.
Immagino che lei abbia letto il testo dell'interpellanza, pertanto non le ripeto le domande in esso formulate, alle quali spero sia in grado di fornirci risposte chiarificatrici perché è chiaro che, anche sulla base della sue risposte, la nostra denuncia non si fermerà a questo punto.
Del resto, chi mi conosce sa che sono molto interessato a questa vicenda anche perché sono di Bologna e si tratta di un tema sul quale ho lavorato anche in Commissione Mitrokhin. Inoltre, ho presentato alcuni esposti relativamente a delle omissioni d'indagini, evidenziate anche da parte di realtà estere, che hanno segnalato che quel giorno a Bologna vi era la presenza di terroristi di altri Paesi (ma su questo non si è mai indagato!).
È certo, però, che occorre fare chiarezza, ad esempio sulla trasparenza con cui la nostra giustizia ha portato avanti il processo di Bologna. Ricordo un episodio su tutti e concludo: durante il processo di Bologna, un avvocato delle parti civili denunciò il fatto che queste ultime s'incontrarono con i PM del processo (uno dei quali era il pubblico ministero Mancuso, che oggi ricopre la carica di assessore della giunta della mia città) nella sede dell'allora Partito Comunista italiano. Questo fu un fatto clamoroso però in questa Italia, dove di fronte a certi scandali della magistratura ci si volta sempre dall'altra parte, non accadde nulla e morì nel dimenticatoio. Si trattò, però, di un chiaro segnale del fatto che quel processo abbia subito dei forti condizionamenti politici e, man mano che si vanno a verificare le testimonianze-chiave, scopriamo fatti che sono veramente da fantascienza! Oggi le raccontiamo in questa sede parlamentare, però credo che il percorso clinico di questo super teste sia stupefacente e che sia veramente incredibile che qualcuno possa ancora credere alla sua attendibilità! Eppure, quel super teste è stato sufficiente per chiudere, con sentenza definitiva della Corte di cassazione, un processo sulla strage più efferata compiuta nel nostro Paese, sulla quale ancora io, e credo anche tanti cittadini, nutro molti dubbi.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Li Gotti, ha facoltà di rispondere.
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, come necessaria premessa ai quesiti posti dagli onorevoli interpellanti, si precisa che già nella XIII legislatura l'allora Ministro di grazia e giustizia Flick, nel rispondere all'interrogazione n. 4-07879 dell'onorevole Storace, ebbe modo di fornire una puntuale ricostruzione delle circostanze di fatto menzionate anche nell'interpellanza urgente oggi in discussione. Si tratta di circostanze che costituiscono, indubbiamente, la premessa logica ai quesiti posti, che hanno formato oggetto di alcuni provvedimenti giurisdizionali assunti in relazione alla vicenda riguardante Massimo Sparti.Pag. 46
Appare utile, pertanto, ricordare ciò che in occasione della precedente risposta si è posto in evidenza, ossia che l'autorità giudiziaria ha esaminato lo specifico argomento menzionato espressamente nell'interrogazione dell'onorevole Storace - ma sotteso anche all'interpellanza di oggi e ripreso nell'illustrazione della stessa - secondo cui Massimo Sparti avrebbe, o potrebbe avere, calunniato Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, dichiarando falsamente che Fioravanti, due giorni dopo la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, gli aveva richiesto con minacce di procurare documenti falsi per sé e per la Mambro, per sottrarsi alle ricerche dell'autorità, dato che essi si trovavano alla stazione ferroviaria di Bologna al momento dell'esplosione.
Secondo tale argomento la calunnia di Sparti sarebbe stata premiata favorendolo con la formazione di un falso reperto, rilasciato dai sanitari legati alla massoneria, attestante una sua grave infermità incompatibile con il carcere, consentendogli così di ottenere la libertà provvisoria.
Come ricordato in occasione della risposta alla precedente interrogazione parlamentare, dalle informazioni acquisite risulta che la procura della Repubblica di Bologna nel richiedere l'archiviazione del procedimento contro lo Sparti, indagato per calunnia in danno del Fioravanti Valerio e Mambro Francesca, nel provvedimento del 27 febbraio 1997, ha dettagliatamente ricostruito i fatti e le vicende citati (in particolare nei punti da n. 24 a 77 della richiesta di archiviazione, integralmente recepita dal pubblico ministero).
In particolare, la predetta autorità giudiziaria ha accertato che la diagnosi formulata nel certificato del Centro clinico penitenziario di Pisa del 13 febbraio 1982, cui si fa riferimento nell'interpellanza, era effettivamente sbagliata, ma che non vi fu alcuna dolosa falsificazione di diagnosi. L'errore valutativo emerse allorché lo Sparti, subito dopo essere stato posto in libertà provvisoria il 3 marzo 1982, fu ricoverato in ospedale a Roma il 6 marzo 1982, trattenuto per esami quasi un mese e, al termine degli stessi, sottoposto ad una pesante operazione chirurgica esplorativa che consentì di escludere la natura neoplastica delle formazioni createsi sul pancreas. L'autorità giudiziaria ha ritenuto che, proprio per l'importanza dell'intervento chirurgico, lo stesso Sparti non vi si sarebbe certo sottoposto se fosse stato consapevole della falsità della diagnosi.
Per quanto concerne gli asseriti legami massonici, cui si è fatto cenno nell'interpellanza, gli accertamenti condotti dall'autorità giudiziaria li hanno esclusi, sia per il radiologo professore Michelassi che stilò il referto iniziale, sia per gli altri sanitari delle strutture pubbliche di Pisa. Il GIP ha potuto, invece, risalire, attraverso argomenti valutativi, alla ragione dei sospetti formulati dal dottor Ceraudo, già direttore del Centro clinico giudiziario di Pisa, nei confronti dei suoi colleghi, ricollegandoli ad un possibile risentimento dello stesso Ceraudo che riteneva gli stessi coinvolti, in qualche modo, nel suo allontanamento dall'incarico.
Nella motivazione del decreto di archiviazione si legge anche che «lo Sparti rese l'unica testimonianza favorevole a Fioravanti e Mambro (il 5 maggio 1982, due mesi dopo la sua liberazione), sostenendo che la richiesta minacciosa di falsi documenti da parte del Fioravanti stesso era avvenuta nel settembre 1980 e non il 4 agosto, come aveva più volte dichiarato mentre era ancora detenuto e come ebbe poi a ribadire in seguito. Sembrerebbe, cioè» scrive il magistrato «che la sua scarcerazione fosse stata favorita nel modo indicato solo per consentire una sua rettifica testimoniale in favore e non in danno dei due terroristi. ». Il GIP ha perciò concluso che «manca qualsiasi elemento indiziario che consenta di ritenere calunniose le dichiarazioni rese da Massimo Sparti nel processo della strage del 2 agosto 1980 (...), dichiarazioni d'altronde sottoposte a vaglio critico ripetuto da parte dei vari giudici che si sono occupati della vicenda nei vari gradi di giudizio, compreso quello in sede di rinvio».
Per quanto riguarda, poi, gli specifici quesiti posti dagli interpellanti, si comunicaPag. 47che Massimo Sparti è stato detenuto presso la casa di reclusione di Orvieto dal 13 aprile 1981 al 7 dicembre 1981; dal 23 agosto 1981 al 21 settembre 1981 e dal 7 dicembre 1981 al 3 marzo 1982 è stato ristretto presso la casa circondariale di Pisa. Come sopra riportato, il 3 marzo 1982 lo Sparti è stato dimesso dall'istituto penitenziario di Pisa, a seguito di provvedimento di scarcerazione n. 6696/81 A.P.M. n. 1291 della procura della Repubblica di Roma dello stesso 3 marzo, per libertà provvisoria concessa dalla XII sezione istruttoria del Tribunale di Roma, per incompatibilità del detenuto con il regime carcerario.
Lo Sparti è stato, poi, ristretto dal 18 luglio 1987 all'8 luglio 1989 nella casa circondariale di Velletri, per espiazione della pena di quattro anni e otto mesi inflitta dalla corte di assise di appello di Roma con sentenza del 19 aprile 1986, resa esecutiva il 9 aprile 1987, per associazione sovversiva, costituzione e organizzazione di banda armata, rapina, detenzione e porto illegale di armi da guerra, esplosivo ed altro.
Successivamente, lo Sparti è stato condannato dal tribunale di Roma, con sentenza del 29 marzo 1988, irrevocabile dal 1o luglio 1988, per ricettazione continuata in concorso e per falsità materiale, alla pena complessiva di due anni di reclusione e a una multa di due milioni di lire. Lo Sparti è stato, inoltre, arrestato il 27 maggio 1992 per violazione della legge sulle armi; convalidatogli l'arresto, gli è stata applicata dal tribunale di Roma, in data 28 maggio 1992, la misura della custodia cautelare in carcere. Il 2 giugno 1992 la seconda sezione del tribunale di Roma, a seguito di giudizio abbreviato, ha condannato lo Sparti ad otto mesi di reclusione e ad una multa di 300 mila lire, revocando contestualmente la misura della custodia cautelare e ordinando la sua rimessione in libertà. Il tribunale, testualmente, nel motivare il provvedimento in questione, ha ritenuto di revocare la misura cautelare disposta, non persistendo le esigenze di cui all'articolo 274 del codice di procedura penale, «considerato il comportamento processuale ed extraprocessuale avuto dall'imputato che indicò ai carabinieri il luogo ove deteneva l'arma, attese le risultanze del certificato penale attestanti che gli ultimi fatti criminosi risalgono a circa dieci anni or sono, nonché la mancanza di carichi pendenti». Tale sentenza è stata confermata dalla corte di appello nel 1994 e la Cassazione, il 25 novembre 1994, ha rigettato il ricorso.
In sede esecutiva, visto che gli interpellanti chiedono ulteriori notizie, nei confronti dello Sparti sono stati emessi tre provvedimenti di cumulo di pene.
Il primo, emesso dalla procura generale della Repubblica di Bologna il 21 settembre 1995, cumulando le pene inflitte con le decisioni del 19 aprile 1986, del 29 marzo 1988, del 18 gennaio 1989 e del 6 ottobre 1992, ha determinato la pena detentiva da scontare in anni due, mesi due e giorni sette di reclusione. Con ordinanza della corte d'appello di Bologna, in data 19 dicembre 1995, sono stati condonati anni due di reclusione, per effetto del decreto del Presidente della Repubblica del 22 dicembre 1990, n. 394, di concessione di indulto. Con ordinanza del Tribunale di sorveglianza di Bologna del 28 maggio 1998 è stato disposto l'affidamento in prova al servizio sociale.
Il secondo provvedimento di cumulo è stato adottato dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Roma in data 6 novembre 1998, in relazione alle pene inflitte con le decisioni del 19 aprile 1986, del 29 marzo 1988, del 18 gennaio 1989, del 6 ottobre 1992 e del 19 gennaio 1994. In questo caso, la pena detentiva da scontare è stata determinata in anni due e giorni ventidue di reclusione.
Il terzo provvedimento, emesso dalla procura della Repubblica di Roma il 22 maggio 1999, comprendente anche la condanna inflitta il 2 giugno 1992 dal tribunale di Roma, unificando le pene concorrenti, ha determinato la pena residua da espiare in mesi nove e giorni venticinque di reclusione. La procura di Roma ha precisato che detta pena è stata espiata dal 10 luglio 2000 al 4 maggio 2001 in regimePag. 48di affidamento in prova al servizio sociale, misura alternativa alla detenzione disposta con ordinanza del 17 marzo 2000 del tribunale di sorveglianza di Roma.
Il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha fatto infine presente che dopo l'ultimo periodo di detenzione per l'applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, risalente, come sopra riferito, all'anno 1992, dalla procedura Sidet non risulta che lo Sparti sia stato ristretto in un istituto penitenziario.
Infine, nei confronti dello Sparti sono stati emessi, nel tempo, i seguenti provvedimenti di riduzione della pena, da parte del tribunale di sorveglianza di Roma: ordinanza di liberazione anticipata del 21 giugno 1988, che ha ridotto la pena inflitta di giorni centotrentacinque; ordinanza in materia di semilibertà del 28 dicembre 1988, che ha ridotto la pena inflitta di giorni quarantacinque; ordinanza del 17 marzo 2000, che ha deliberato l'affidamento in prova al servizio sociale per tutto il periodo della pena da scontare, pari a mesi nove e giorni venticinque; ordinanza del 21 novembre 2002 di esito positivo della misura della messa in prova.
PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di replicare.
ENZO RAISI. Signor Presidente, non solo non sono soddisfatto, ma devo dire che sono indignato, ovviamente non con il sottosegretario, che in questo caso svolge una funzione, per così dire, notarile, ma con gli uffici del Ministero della giustizia che, ogni volta che preparano questo tipo di risposte, soprattutto in ordine alla strage di Bologna, dimostrano che in questo Dicastero ci sono muri di gomma eccezionali.
Nella risposta mi si cita una precedente interrogazione presentata dall'onorevole Storace - devo dire anche con cattivo gusto, se vogliamo, visto quello che è accaduto recentemente - riferendo, tra l'altro, anche su questioni mai poste: si è parlato, ad esempio, di massoneria, di medium. Nella nostra interpellanza urgente non si parla di nulla di tutto ciò, ma si pone all'attenzione del Governo che in due trasmissioni televisive, che hanno trattato della questione Sparti, sono emersi elementi di novità, tra cui anche la testimonianza clamorosa del figlio dello Sparti, il quale ha spiegato come si è giunti a quel certificato falso con il quale si è decretata la famosa diagnosi del tumore al pancreas per il padre. Vi è stato - lo ricordo - un percorso attraverso il quale si è arrivati a ciò: allo Sparti sono state fatte ingerire alcune cose in carcere e vi è stata una sostituzione dei certificati. Vi è, inoltre, una testimonianza televisiva di persone che hanno dichiarato questo.
Nella risposta fornita dal sottosegretario si è ripreso ciò che la procura di Bologna, chiaramente parte in causa, disse all'epoca, senza tener conto di quegli elementi di novità che oggi abbiamo citato nell'interpellanza in esame. A cosa serve, quindi, presentare interpellanze urgenti evidenziando detti elementi di novità, quando vengono fornite risposte già date in anni precedenti? Questo è accaduto anche per altre questioni, come, ad esempio, per il caso Thomas Kram.
Ci si riferisce sempre alla procura di Bologna, la quale ha il proposito di tenere tutto immutato perché non ha intenzione di riaprire questo processo o comunque certi filoni di questo processo, indi per cui si ripropongono esattamente le stesse precedenti risposte.
È evidente, quindi, che siamo di fronte ad uno scandalo: lei, signor sottosegretario, ha enumerato le sentenze di condanna inflitte e quanto quest'uomo sia rimasto in carcere; di qui il percorso privilegiato, rispetto a quello che lo stesso ha commesso nel corso della sua vita, goduto da questo supertestimone insieme a quel sant'uomo di Izzo (i due supertestimoni che hanno garantito la conclusione di quel processo).
Lei mi ha confermato, grazie alle dubbie scelte compiute in parte dalla procura e dal tribunale di Bologna, nonché dalla procura di Roma, la concessione di percorsi privilegiati al signor Sparti: questi è stato agevolato sia nelle libertà condizionali che gli sono state concesse, sia conPag. 49l'assistenza ai servizi sociali e così via. Di fatto, questo signore rispetto ai gravi crimini che ha commesso nella sua vita poco o nulla ha scontato nelle patrie galere, salvo qualche periodo di detenzione (a fronte di queste scelte sfacciate, ci sono comunque dei termini di legge da dover rispettare).
Quello che è certo è che la vicenda di Sparti è scandalosa per la giustizia del nostro Paese. È una vicenda, lo ripeto in questa sede, scandalosa! Si tratta di un altro di quei buchi neri della storia del nostro Paese. È incredibile la storia di questo malato terminale di tumore al pancreas le cui cartelle vengono bruciate stranamente, per il modo in cui viene agevolato nella sua vita. Malgrado tutto ciò, lo Sparti è stato un testimone chiave di uno dei processi più importanti di questo Paese.
Siamo di fronte, lo ricordo, a due trasmissioni televisive importanti (una andata in onda su una rete pubblica e l'altra trasmessa da Canale 5), condotte da persone sicuramente al di sopra di ogni sospetto come Minoli e Capuozzo, non riconducibili a questa o quella parte politica ma grandi professionisti che hanno fatto dell'inchiesta una della peculiarità del loro lavoro professionale. Nonostante ciò cala il silenzio. Qui mi si risponde dando la stessa risposta fornita ad un'interrogazione presentata dal mio collega Storace nel 1997, come dire che nel frattempo non è accaduto nulla, cioè siamo sempre fermi alla sentenza definitiva. In questo Paese anche il giorno in cui verrà qualcuno ad affermare di aver messo lui la bomba alla stazione di Bologna, gli si risponderà che non è successo nulla. Nulla è cambiato e nulla cambierà mai!
Credo che questa sia una pagina nera della giustizia del nostro Paese. Noi continueremo a fare la nostra parte denunciando tali gravi atti compiuti anche nel corso dei processi che si sono svolti a vari livelli sulla strage di Bologna. Non ci fermeremo e per tali motivi ci dichiariamo insoddisfatti della risposta. Mi dispiace per il sottosegretario che, ripeto, non ha colpa avendo solamente letto ciò che è stato predisposto dagli uffici del Dicastero. Probabilmente, se in quegli uffici qualcuno cominciasse a svolgere un lavoro un po' più serio anche in ordine alle risposte da dare agli atti di sindacato ispettivo, forse vi sarebbe qualche dubbio in più rispetto a quelli che sono gli elementi di novità e ci verrebbero risparmiate risposte anche un po' stucchevoli: quando si risponde ad una interpellanza urgente facendo riferimento a contenuti che non sono i nostri, ciò mi sembra quanto meno un po' bizzarro.