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Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Orientamenti del Governo in merito all'eventuale impugnazione presso la Corte costituzionale della legge finanziaria della regione Sardegna per l'anno 2007 - n. 2-00675)
PRESIDENTE. L'onorevole Pili ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00675, concernente orientamenti del Governo in merito all'eventuale impugnazione presso la Corte costituzionale della legge finanziaria della regione Sardegna per l'anno 2007 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 11).
MAURO PILI. Signor Presidente, illustrerò soltanto per brevi cenni l'interpellanza anche perché il sottosegretario la conosce bene, essendo stata reiterata in Assemblea per ben tre volte.
Sicuramente oggi la risposta del Governo sarà compiuta per una parte, quella relativa alle nuove tasse, che il Governo ha voluto impugnare con decisione del Consiglio dei ministri. Ma continua ad esserci una parte dell'interpellanza, la seconda, ancora inevasa e che attende dal Governo una risposta puntuale.
Mi riferisco ad operazioni economico-finanziarie - poi nella fase di replica sarò più esplicito - che non hanno niente a che vedere con le leggi dello Stato e con la legittimità costituzionale della norma che impone il rispetto del principio di veridicità del bilancio. Il Governo ha sottaciuto tale illegittimità, con grave lesione di un diritto costituzionale non soltanto della regione Sardegna ma, credo, di tutti quei cittadini che negli anni futuri potrebbero chiedere allo Stato una risposta rispetto a bilanci che presenteranno una mancanza sostanziale di risorse finanziarie in quanto anticipate con l'utilizzo negli esercizi attuali. È evidente che un tale modo di amministrare non è legittimo.
La Corte dei Conti - altro elemento che si aggiunge rispetto alle precedenti interpellanze - si è sostituita al Consiglio dei Ministri e ha «impugnato» il bilancio 2006, non parificandolo. Inoltre, ha dichiarato l'attuazione da quel punto di vista, assolutamente illegittima sul piano costituzionale, rimandando la parificazione stessa del bilancio della regione autonoma della Sardegna alla Corte costituzionale.
Il 25 settembre prossimo - il sottosegretario probabilmente lo annuncerà - la Corte costituzionale sarà chiamata ad un primo giudizio. Ancora non è chiaro se riunirà i due ricorsi del Consiglio dei Ministri e, per giunta, quello della stessa Corte dei conti. Credo che sia importante conoscere la risposta del Governo su questi due elementi, perché la Sardegna rischia davvero di essere nell'anarchia finanziaria per mano di chi gestisce le finanze pubbliche, nel peggior modo, privatistico e anzi distorsivo delle più elementari regole finanziarie e costituzionali che hanno, fino ad oggi, condizionato un andamento corretto della finanza pubblica.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari e le autonomie locali, Pietro Colonnella, ha facoltà di rispondere.
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Signor Presidente, come affermava l'onorevole Pili, siamo alla terza risposta a questa interpellanza, ma ci sono in ogni caso alcuni elementi di novità che cercherò di illustrare nel modo più puntuale possibile, sia pur in breve.Pag. 82
La regione Sardegna, con l'approvazione della legge n. 2 del 2007, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della regione» ha previsto, tra l'altro, prescrizioni in materia contabile nonché in materia tributaria, modificando alcune norme della precedente legge regionale n. 4 del 2006, già oggetto di impugnazione dinanzi alla Corte Costituzionale con delibera del Consiglio dei Ministri del 7 luglio 2006.
Il Governo - è questa la novità rispetto alle risposte precedenti - nella riunione del Consiglio dei Ministri del 27 luglio ultimo scorso ha deliberato l'impugnazione della legge di cui sopra, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, rilevando l'illegittimità costituzionale dell'articolo 3, commi 1, 2 e 3 (che sostituiscono gli articoli 2, 3 e 4 della legge regionale n. 4 del 2006), rispettivamente istitutivi dell'imposta regionale sulle plusvalenze delle seconde case ad uso turistico e dell'imposta regionale sulle seconde case ad uso turistico, nonché dell'articolo 4, che istituisce l'imposta regionale sullo scalo turistico degli aeromobili e delle unità da diporto.
Ciò che si è inteso porre in evidenza con tale impugnazione è la violazione dell'articolo 3 della Costituzione, che impedisce trattamenti diseguali a fronte di situazioni soggettive sostanzialmente equivalenti.
Le disposizioni regionali, peraltro, duplicando una forma di prelievo già esistente nell'ordinamento tributario, contrastano con il divieto della doppia imposizione, che costituisce un principio informatore dell'intero sistema tributario riconducibile al dettato costituzionale del rispetto della capacità contributiva, di cui all'articolo 53 della Costituzione repubblicana.
Così facendo le norme menzionate contrastano con gli articoli 3 e 8 dello Statuto speciale regionale e con la normativa comunitaria di cui agli articoli 12, 23 e 56 del Trattato dell'Unione europea.
Tutto ciò premesso, in questo quadro, il Governo e la regione Sardegna hanno convenuto, in ogni caso, di lavorare insieme per il superamento dei rilievi, attraverso una correzione del testo che, fra l'altro, possa meglio specificare la finalità ambientale e turistica dei tributi contestati.
In riferimento alle disposizioni di cui all'articolo 2 della legge regionale della Sardegna 29 maggio 2007, n. 2, si fa presente che tale articolo è il frutto di un impegno preciso presso la regione nei confronti del Governo in sede di esame di legittimità costituzionale della legge regionale della Sardegna 28 dicembre 2006, n. 21, recante «Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio della regione per l'anno 2007 e disposizioni per la chiusura dell'esercizio 2006».
L'articolo 2, comma 7, della legge regionale n. 21 del 2006 prevedeva, infatti, che lo stanziamento iscritto al capitolo 12106-01 del bilancio regionale per l'anno 2006 costituisse accertamento di entrata a valere su parte del gettito delle compartecipazioni tributarie che sarebbero spettate alla regione per gli anni 2013, 2014 e 2015.
Al riguardo, il Ministero dell'economia e delle finanze ha rilevato che la disposizione di cui sopra, accertando entrate a valere sul gettito futuro, si pone in contrasto con i principi di contabilità dello Stato (articolo 222 del regio decreto 23 maggio 1924, n. 287) e in particolare con quelli di annualità, veridicità e trasparenza del bilancio, vincolando, di fatto, la gestione per effetto degli elementi di rigidità introdotti nei bilanci futuri.
La norma in esame, inoltre, così come formulata, sarebbe in contraddizione con l'articolo 36, comma 1, della stessa legge regionale della regione Sardegna 2 agosto 2006, n. 11 (recante norme in materia di programmazione, di bilancio e di contabilità), che, nel fissare i principi generali in materia di contabilità, dispone che «l'entrata è accertata solo quando è appurata la ragione del credito, l'identità del debitore e l'ammontare del credito che viene a scadenza entro l'esercizio finanziario».
In virtù del principio di leale collaborazione che deve informare tutti i livelli di governo e nel tentativo di ridurre il contenziosoPag. 83davanti alla Corte costituzionale, attraverso accordi tra le regioni e le amministrazioni statali di volta in volta coinvolte nell'esame della legislazione regionale per eliminare l'incostituzionalità della norma considerata, il dipartimento ha convocato una riunione tra l'amministrazione regionale e i rappresentanti del Ministero dell'economia e delle finanze, al fine di tentare una soluzione.
Dalla riunione è scaturita la possibilità di addivenire ad un superamento delle censure effettuate attraverso un impegno della regione a modificare le disposizioni contestate, precisando da una parte, con una norma di interpretazione, la portata eccezionale di tali norme e rimodulando, dall'altra, quanto previsto dall'articolo 17 della legge regionale 5 maggio 1983, n. 11, che consente di stanziare, solo in casi urgenti e qualora la regione ne ravvisi la necessità, somme che verranno assegnate dallo Stato negli anni futuri.
Per tali ragioni, quindi, l'articolo 2 della legge regionale della Sardegna n. 21 del 2006, esaminato dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 27 febbraio 2007, non era stato impugnato.
Con l'articolo 2 della legge regionale n. 2 del 2007 il legislatore regionale ha dato esecuzione all'impegno di cui sopra attuando il principio di leale collaborazione, peraltro promosso dalla Presidenza del Consiglio attraverso l'istituzione di un apposito tavolo tecnico.
L'ufficio legislativo del Ministero dell'economia e delle finanze, in sede di esame di legittimità costituzionale della legge citata, pur contestando le ulteriori norme che poi sono state oggetto di impugnazione dinanzi alla Corte costituzionale, ha preso atto invece che l'articolo 2, riproducendo fedelmente l'impegno preso dal presidente della Sardegna, Soru, non doveva essere pertanto oggetto di censura governativa.
PRESIDENTE. L'onorevole Pili ha facoltà di replicare.
MAURO PILI. Signor Presidente, prendo atto delle comunicazioni che il sottosegretario ha dato riguardo alla prima parte dell'interpellanza, ma quelle sulla motivazione che ha portato all'impugnazione del Consiglio dei Ministri della parte relativa alle nuove tasse erano notizie ormai conosciute.
Nella comunicazione del sottosegretario sorge il sospetto che nell'esame della vertenza finanziaria della Sardegna sia intervenuto un metodo che il Consiglio dei Ministri, e in particolar modo palazzo Chigi, hanno reiterato più volte e cioè quello di tentare di mettere al di sopra dell'interesse generale e del diritto l'interesse di parte, di partito e particolare.
Dico ciò perché quando il sottosegretario afferma - come ha affermato poc'anzi - che bisogna lavorare per correggere il testo e che la regione si sarebbe impegnata affinché le tasse fossero orientate sulla politica ambientale, stiamo parlando di qualcosa che non ha niente a che fare con le argomentazioni puntuali che invece sono contenute nel dispositivo di impugnazione da parte del Governo. Quindi non vi sono scusanti, seconde vie, né possibilità di equilibrismi politici, che appartengono davvero al mercanteggiamento e non al diritto, né all'applicazione delle norme costituzionali, statali e regionali.
Quindi, signor sottosegretario, il mio invito è alla maggiore puntualità nelle risposte fornite perché stiamo parlando di atti amministrativi, di atti legislativi che hanno una valenza che prescinde, appunto, dalle interpretazioni di parte che molto spesso vengono date.
Vengo al tema, dichiarandomi totalmente insoddisfatto. Prendo atto del reiterato silenzio di complicità del Governo in quella manovra spericolata della finanza pubblica messa in campo in Sardegna. Non lo dice il sottoscritto né i trenta interpellanti, ma la Corte dei conti.
La Corte dei conti richiama il Governo all'obbligo di impugnare davanti alla Corte costituzionale quella norma che utilizza tremila miliardi delle vecchie lire imputandoli ai bilanci futuri del 2013-2014-2015 - rendendo l'Italia simile ad un Paese sudamericano che autorizza l'utilizzoPag. 84di entrate future, sicuramente non censibili e non verificabili - e che non è conforme alle norme costituzionali di questo Paese.
Quando il Governo si rende complice di questa partita è perché, politicamente, vuole coprire un'azione che punta a utilizzare denaro che non esiste soltanto per mercificare la politica, per mettersi nella posizione di condizionare, attraverso promesse finanziarie, partite che poi non si potranno concretizzare. Si tratta di operazioni economico-finanziarie, onorevole sottosegretario, capaci di fare impallidire quelle operazioni spericolate che si sono verificate, tempo addietro, nelle Borse italiane - cito per tutte la bolla dell'information technology e dell'Internet provider - quando si dichiarava che ci sarebbero stati grossi introiti nell'investire in quei titoli e poi invece i piccoli risparmiatori hanno perso praticamente tutto.
Oggi, sul bilancio della regione, ipotizzando entrate future, si spendono 3 mila miliardi delle vecchie lire senza avere alcuna documentazione certa su possibili entrate. Anzi, dicendo che quelle risorse finanziarie, quei 500 milioni per il triennio successivo, dovranno essere sottratte ai bilanci futuri.
Lei, signor sottosegretario, nella sua risposta ha puntualmente richiamato ciò che il Ministero dell'economia e delle finanze vi ha trasmesso, dicendo che vi era una violazione di legge costituzionale e statale, di veridicità e di rispondenza del bilancio della regione sarda alle norme statali, alle regole fondamentali della finanza pubblica. Avete invece tentato - l'ha fatto il suo Ministro, che non abbiamo ancora avuto il piacere di conoscere, su questa materia, nelle parole e nella presenza in quest'aula -, per le ragioni che esponevo in apertura del mio intervento (politiche, di parte, partigiane), di mettere un velo davvero pietoso e impietoso su questa vicenda.
Voglio cogliere l'occasione per richiamare quanto la Corte dei conti ha scritto, dichiarando il bluff totale della finanziaria dello Stato, e ciò che uno degli aspiranti alla guida del Partito democratico in Italia, insieme all'aspirante guida del Partito democratico in Sardegna, hanno congegnato. Questi ultimi dicevano: voi avrete la restituzione di 500 milioni di euro. La Corte dei conti afferma che emerge chiaramente dalla norma - e mi riferisco al comma 835 dell'articolo 1 della legge finanziaria - che nulla è dovuto e certamente non lo è la somma di tutti gli importi annuali, pari a 500 milioni di euro, iscritti dall'amministrazione regionale nei propri documenti contabili. La Corte dei conti dice, esaminando il bilancio dello Stato, che non vi è nessuna cifra stanziata che possa far raggiungere i suddetti 500 milioni. La Corte dei conti, quindi, vi sta dicendo che avete autorizzato doppiamente un bluff economico finanziario, perché da una parte non date loro i soldi nemmeno negli anni futuri e dall'altra li autorizzate a spendere quei denari che non arriveranno mai.
Avete compiuto davvero un atto illegittimo sul piano costituzionale, ma da veri spericolati della finanza pubblica. Altro che finanza creativa: questa è una finanza distruttiva, per oggi e per domani! Ma la Corte dei conti aggiunge in maniera puntuale che non si tratta di un'operazione straordinaria. Leggo testualmente il parere della Corte dei conti, che risponde a ciò che lei ha poc'anzi dichiarato, signor sottosegretario: «La stessa viene già ripetuta nel 2007». Qual è la straordinarietà del provvedimento, se è stata dichiarata nel 2006 e poi reiterata nel 2007?
La Corte dei conti aggiunge: «La straordinarietà dichiarata dalla legge non è sufficiente per affermare la conformità della legge regionale n. 21 del 2006, articolo 2, comma 7, al parametro costituzionale degli articoli 81 e 117». La Corte lo afferma in base ad una sentenza della Corte costituzionale, la n. 54 del 1983, che esplicita che l'iscrizione in bilancio di somme future non è consentita dalle norme. Leggo sempre il parere della Corte dei conti, che ha vietato, bloccato, negato la parificazione - unico caso che conosciamo in Italia - del bilancio regionale. E aggiunge: «Né può giustificarsi quale operazione straordinaria, proprio perché tanto straordinaria non è, perché già laPag. 85manovra viene ripetuta, come detto, con riferimento ad entrate del 2010». Mi pare che il bilancio dello Stato non possa oggi decidere e disciplinare le entrate del 2010, né della regione Sardegna, né, tanto meno, quelle dello stesso Stato. Aggiunge il presidente della Corte dei conti: «Tra l'altro, una volta ammesso di poter assumere questo orientamento, non sembra oziosa la domanda che riguarda a quale esercizio ci si possa spingere in futuro per anticipare entrate di competenza dell'esercizio corrente». E se la regione Sardegna avesse messo il 2050 per recuperare le predette somme, quale sarebbe stato l'elemento discrezionale, tecnico, utilizzato per valutare tale apporto?
La realtà, onorevole sottosegretario, è che avete commesso una illegittimità di fondo, una copertura politico-partitica nei confronti della regione Sardegna, mettendo in disgrazia le finanze della stessa regione sarda, e di quei molti giovani che probabilmente nel 2010, 2011, 2012, 2013, 2014 e 2015 - tante sono le annualità coinvolte in questa partita - troveranno i bilanci della regione privi delle ricordate risorse perché qualcuno le ha volute anticipare, sottraendole magari alle politiche sociali, magari alle politiche dell'occupazione, magari agli investimenti necessari per creare politiche di sviluppo nella regione, soltanto con la smania di utilizzare denaro a mani basse per qualche funzione preelettorale. È evidente che questo non è accettabile, e credo che la norma che è stata richiamata, della diversità e mancanza di equità di trattamento tra le popolazioni europee, riguardi in Sardegna soprattutto una categoria di persone, i figli della Sardegna che in Sardegna non sono potuti rimanere: mi riferisco agli emigrati, onorevole sottosegretario. La tassazione imposta è una tassazione che allontana, che sradica i nostri emigrati dalla nostra terra.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MAURO PILI. Credo che sia assolutamente indispensabile che il Governo si impegni affinché le suddette norme vengano impugnate e cancellate dallo scenario legislativo nazionale e regionale, per il bene della Sardegna e dei sardi.