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Discussione del disegno di legge: S. 1134 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'India sulla cooperazione nel campo della difesa, fatto a New Delhi il 3 febbraio 2003 (Approvato dal Senato) (A.C. 2267-A) (ore 15,37).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'India sulla cooperazione nel campo della difesa, fatto a New Delhi il 3 febbraio 2003.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2267-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.Pag. 2
Il relatore, deputato Mattarella, ha facoltà di svolgere la relazione.
SERGIO MATTARELLA, Relatore. Signor Presidente, il disegno di legge di ratifica in esame è particolarmente importante, in primo luogo in quanto si tratta di un'intesa, in una materia rilevante e delicata, con un grande Paese, sempre più protagonista sulla scena internazionale, con sempre maggiori prospettive di grande presenza nella politica della comunità internazionale e con cui l'Italia intrattiene rapporti di profonda e crescente amicizia, con una collaborazione sempre più ampia e sviluppata in molti settori.
Inoltre, le intese in materia di collaborazione nel campo della difesa tra i vari paesi costituiscono, a mio avviso, un reticolo collaborativo nella comunità internazionale che rafforza lo spirito di collaborazione e le prospettive di consolidamento e di sviluppo della pace nel mondo, poiché la cooperazione in tale settore sicuramente contribuisce alla migliore conoscenza, a reciproche intese e, di conseguenza, alla tessitura di relazioni proficue e positive nell'ambito della politica internazionale.
Vi è un ulteriore argomento per cui il disegno di legge di ratifica in esame assume rilievo: si tratta del fatto che esso costituisce il primo disegno di legge di ratifica in tema di collaborazione nel campo della difesa che giunge all'esame della Camera nell'attuale legislatura. Ciò, come dirò da qui a poco, consente di affrontare, e finalmente risolvere positivamente, una questione posta negli anni passati, che non si era risolta positivamente.
Il trattato, sottoscritto nel 2003, riveste dunque notevole importanza. Esso nel preambolo richiama - non è una formula di stile, ma costituisce una circostanza significativa - i valori e i principi della Carta delle Nazioni Unite e si collega alla precedente intesa tra Italia e India in materia di difesa e di armamenti, sottoscritta nel 1994 e ratificata dal nostro Paese nel 1998.
Il contenuto del disegno di legge di ratifica è quello consueto. Il trattato, la cui ratifica si chiede alla Camera, presenta alcuni punti significativi, che richiamo per la conoscenza più accurata dell'Assemblea.
L'articolo 3 enumera i settori nei quali si dovrà svolgere la collaborazione che il trattato prevede, e cita espressamente la sicurezza e la politica di difesa, le operazioni umanitarie e di peacekeeping, la partecipazione ad esercitazioni congiunte o multilaterali, l'organizzazione dei rispettivi Ministeri della difesa e le questioni ambientali che coinvolgono le Forze armate. Inoltre, l'articolo 3 del trattato prevede che la collaborazione possa estendersi ad altri campi, sempre in tema di difesa, che i due Governi potranno individuare.
L'articolo 5 contiene altre norme, che richiamo e sulle quali tornerò più ampiamente in seguito, con le quali si fa riferimento al rispetto delle normative interne e - particolare significativo, su cui mi soffermerò successivamente - si prevede che, in attuazione dell'intesa in esame, si possano svolgere collaborazioni e scambi di approvvigionamenti di materiale di armamento tra i due Governi o anche tra soggetti privati autorizzati dai rispettivi Governi.
L'articolo 6 disciplina gli aspetti finanziari e l'articolo 9, infine, regola lo scambio di informazioni, documenti e materiali classificati, rinviando alle rispettive normative interne e chiarendo, naturalmente, che la conoscenza dei documenti può essere utilizzata soltanto ai fini degli ambiti di collaborazione che il trattato prevede e non possa essere ceduta a Paesi terzi senza il consenso dell'altro Paese contraente.
Mi soffermo, come preannunciato, sull'articolo 5, che contiene il problema delicato che viene questa volta risolto, a differenza di quanto avvenuto negli anni passati. Chiedendo la ratifica di questo trattato la relazione illustrativa del Governo qualifica l'intesa tra l'Italia e l'India, come altre negli anni passati, come un'apposita intesa intergovernativa, ai sensi della legge n. 185 del 1990, che disciplina, per quanto riguarda il nostro Paese, le esportazioni delle armi. Si tratta di unPag. 3argomento delicato e di una normativa importante che deve essere rispettata in tutta la sua interezza e complessità.
Devo rammentare ai colleghi che la legge n. 185 del 1990, che regola l'esportazione e il commercio delle armi da parte del nostro Paese, prevede due diverse procedure: l'una, più rigorosa, più approfondita, anche più lunga e più onerosa, che è quella ordinaria; l'altra, un po' più snella, meno onerosa, meno rigorosa, che riguarda i rapporti del nostro Paese con gli altri paesi dell'Unione europea o della NATO. Infatti, i rapporti del nostro Paese con gli altri membri dell'Unione europea e della NATO sono rapporti peculiari e quindi, se vi sono tra il nostro Governo e questi Governi delle intese intergovernative per lo scambio di armamenti, è logico che si applichi una procedura, sempre rigorosa e di garanzia, ma comunque meno pesante e meno rigorosa di quanto non avvenga per altri Paesi che non fanno parte dell'Unione europea o della NATO e per le attività svolte da privati, sia pure autorizzati.
Ebbene, da qualche tempo, in base alla singolare interpretazione di intese come quella che stiamo per ratificare (mi riferisco, ad esempio, a trattati con Gibuti, il Kuwait, la Giordania, l'Algeria), è iniziata una lenta - oggi la interrompiamo - e progressiva erosione, se uno non svuotamento, della disciplina prevista dalla legge n. 185 del 1990.
Infatti, l'interpretazione per cui tali intese tra il nostro ed altri Paesi costituiscono apposite intese intergovernative, ai sensi della legge n. 185 del 1990, determina una conseguenza concreta e amplissima, e cioè che con quei Paesi si applicherebbe sempre - chiunque fosse il protagonista dello scambio di armi (il Governo o soggetti privati verso altro soggetto privato) - la procedura più snella, più agile e meno rigorosa prevista per i Paesi della NATO e dell'Unione europea.
Ciò, come abbiamo posto in evidenza più volte negli anni passati in occasione dei trattati che ho ricordato (Giordania, Gibuti, Kuwait, Algeria e via dicendo), ha come conseguenza da un lato la cancellazione dello specifico e peculiare rapporto che sussiste tra Italia e Paesi NATO e dell'Unione europea, parificando a questi ultimi qualunque altro Paese che stipula un trattato internazionale, e dall'altro lato uno svuotamento progressivo, una prospettiva di svuotamento gradualmente crescente della procedura ordinaria della legge n. 185 del 1990, perché a tutti questi Paesi verrà applicata una disciplina più leggera, più agile, più snella e meno rigorosa di quella ordinaria. Per questo, abbiamo chiesto più volte in quelle circostanze che si chiarisse che tali accordi, come quello in esame, non sono apposite intese intergovernative previste dalla legge n. 185 del 1990, perché le intese, come quella di cui oggi autorizziamo la ratifica, sono accordi di carattere astratto e generale, non intese intergovernative con contenuto concreto e definito con un'indicazione specifica, precisa e chiara del tipo di armamenti, del loro numero, della categoria, vale a dire di ciò che si esporta e si commercia. Sono due cose diverse: un conto è un'intesa come quella in esame, che è astratta e generale e prevede una collaborazione per scambio di armamenti; altro è un'apposita intesa intergovernativa, storicamente definita, che ha un contenuto concreto, attuale e che deve essere evidenziato in quella intesa tra due Governi.
Per questo abbiamo chiesto - questa volta riuscendovi, a differenza degli anni precedenti - che la legge di ratifica fosse integrata da una nuova disposizione, vale a dire l'articolo 3 del testo che la Commissione affari esteri presenta all'Assemblea per l'approvazione, ove si prevede che ai fini dell'esecuzione di quanto previsto dall'accordo in questione, di cui oggi autorizziamo la ratifica, si stipulino per le operazioni concrete di scambio di armamenti delle apposite intese intergovernative, perché è soltanto a queste apposite intese tra Governi che si applica la procedura più snella, più agile, meno rigorosa, meno lunga di quella che è, invece, ordinariamente, e opportunamente, prevista dalla legge n. 185 del 1990.
Siamo riusciti a risolvere una lunga e pluriennale questione che si era aperta inPag. 4questo Parlamento tra il Parlamento stesso e il Governo. In tal modo si risolvono i problemi, si evita che venga svuotata nei fatti la legge n. 185 del 1990 e l'ordinaria procedura, da essa prevista, del commercio internazionale degli armamenti, e si consente che rimanga la distinzione fondamentale che la legge stessa prevede tra rapporti con i Paesi della NATO e dell'Unione europea e rapporti con altri Paesi. Segnalo anche - concludo, signor Presidente - che tale disciplina più agile per le intese intergovernative non si estende a rapporti tra soggetti privati, del nostro Paese come di altri paesi contraenti.
Il trattato, naturalmente, è ineccepibile e non viene toccato dalla modifica alla legge di ratifica. Il trattato tra l'India e il nostro Paese è importante, nel suo contenuto ineccepibile, e va ratificato così come è. È la legge di ratifica che va integrata e corretta ed è ciò che abbiamo fatto con la norma che ho ricordato. È su questa base che, a nome della Commissione, raccomando all'Assemblea l'approvazione del provvedimento.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, aggiungo solo poche parole a quanto detto dal relatore, in quanto concordo con il suo intervento. Desidero peraltro sottolineare l'urgenza dell'approvazione del provvedimento.
In occasione della visita in India del febbraio scorso del Presidente del Consiglio, i due Paesi si sono impegnati, con una dichiarazione congiunta adottata dai due primi ministri, a lavorare per l'istituzione di una partnership strategica italo-indiana in tutti i campi. Proprio nei prossimi giorni, a partire dal 10 ottobre, è prevista anche la visita in India del Ministro degli affari esteri, D'Alema.
Il settore della difesa, menzionato in questa dichiarazione come tra quelli nei quali esistono opportunità per un'accresciuta cooperazione, rappresenta uno degli elementi fondanti per il consolidamento di questo partenariato strategico. Come sottolineato opportunamente anche dal relatore, ciò contribuisce al rafforzamento delle prospettive di pace, sulla base dell'intensificazione della collaborazione italo-indiana. Da parte indiana, infatti, la mancata ratifica dell'Accordo quadro, adottato nel 2003, ha ingenerato la percezione che la materia non sia stata trattata con attenzione sufficiente. Ci sono state difficoltà, ma sono state superate. Mi pare dunque che non esista più alcun ostacolo.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, mi pare che l'onorevole Mattarella, il cui emendamento è stato del resto approvato all'unanimità dalla Commissione, sia stato chiarissimo. Il trattato, in effetti, è ineccepibile. Tuttavia mi permetto di far presente, ma senza voler sollevare polemiche, perché mi pare che il contesto non lo consenta, di ricordare che in questo momento in quell'area sta accadendo qualcosa di orribile. È in atto un sostegno a un regime dittatoriale, quello della Birmania, di cui si conoscono gli orrori sempre più approfonditamente, e conosciamo il ruolo che i due giganti vicini alla Birmania, la Cina e l'India, stanno svolgendo.
Ritengo che ci debba essere grande prudenza nell'accogliere tali accordi, in virtù dei quali comunque si verificheranno degli scambi di armamenti. Mi sembra che l'onorevole Mattarella abbia ben spiegato che, per quanto riguarda la commercializzazione, l'articolo 9 del trattato tuteli abbastanza rispetto alla possibilità di distribuire, senza il permesso dell'Italia, armi a terzi
Tuttavia, considerato che parliamo comunque di armi in una regione che in questo momento è insanguinata da una guerra violentissima, credo che il Parlamento italiano potrebbe accompagnare l'approvazione del provvedimento con un ordine del giorno condiviso che inviti allaPag. 5prudenza. Ciò proprio in vista del viaggio che sta per compiere il nostro Ministro degli affari esteri, il quale potrà far valere quanto l'ordine del giorno prospetterà, vale a dire l'invito ad un'estrema prudenza.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, abbiamo a disposizione pochi minuti, purtroppo, per un argomento molto importante; spero che il mio intervento possa portare ad un'ulteriore riflessione.
Storicamente, da radicale della Rosa nel Pugno, sono convinto che i rapporti con l'India rappresentino una chiave geopolitica importantissima che gli Stati occidentali devono giocare, proprio per avere un ruolo e determinare, in qualche modo, le evoluzioni di quel quadrante mondiale. Tuttavia, nel momento in cui andiamo ad approvare un protocollo sugli armamenti, non posso non ricordare al Governo, ma anche ai colleghi (non faccio parte della Commissione difesa, né della Commissione affari esteri), che non i radicali, ma la CISL ha scritto più volte al Governo, in particolare al sottosegretario Vernetti e al sottosegretario Forcieri, chiedendo di avere garanzie certe sul fatto che la triangolazione, di cui ha parlato la collega Paoletti Tangheroni, fosse certamente esclusa.
Sappiamo che in India vengono assemblati gli elicotteri d'attacco (ALH), con il serbatoio prodotto in Gran Bretagna, il lancia missili in Belgio, i motori e le pistole in Francia e i freni in Italia, dall'Elettronica Aster, che poi normalmente sono venduti dall'India alla Birmania.
In questi giorni stiamo assistendo a una grande partecipazione, anche emotiva, della nostra popolazione e di noi rappresentanti della classe politica, rispetto alla situazione in Birmania; credo pertanto che per svolgere un buon lavoro, il Parlamento debba cercare di vincolare l'accordo di cooperazione in discussione, riconoscendo che è importante interagire con l'India e che, avendo ad oggetto le armi, stiamo affrontando una questione molto delicata. Occorre, dunque, vincolare l'accordo all'assunzione di un impegno preciso, che spero il Ministro degli affari esteri possa acquisire durante la prossima visita a New Delhi, in relazione a una questione che non può essere aggirata perché è fondamentale, in quanto ne va della vita e della libertà di molte popolazioni.
Conosciamo il ruolo importante e tragico che la Cina riveste in questo momento in Birmania e nel sud est asiatico e sappiamo che, per interessi geopolitici, anche l'India gioca una sua partita in quel settore. Ebbene, all'India, nostra amica, da noi vista tradizionalmente con grande favore perché è l'unica grande democrazia di quella parte del mondo, dobbiamo chiedere di fornire garanzie certe. Vorrei che svolgessimo una riflessione più approfondita e adeguata sulla ratifica in esame in quanto, sebbene il 14 per cento del nostro export sia costituito da armamenti, dobbiamo tuttavia essere certi che le nostre armi non servano a colpire le popolazioni inermi come quelle birmane, ma non solo.
Su questo spero davvero che si possa ottenere qualcosa di più che l'accettazione di un ordine del giorno.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole De Zulueta. Ne ha facoltà.
TANA DE ZULUETA. Signor Presidente, il gruppo dei Verdi ha seguito la discussione sul provvedimento in esame con attenzione; un accordo che riguarda la cooperazione nel settore della difesa con un paese come l'India, che è un grande partner dell'Italia in campo commerciale e un'importante democrazia parlamentare in una zona molto instabile, non può che presentare un profilo di delicatezza.
L'India ha un conflitto aperto con il Pakistan per quanto riguarda la zona di confine; è una disputa che non è ancora stata risolta, su quella frontiera da decenni vi sono osservatori e si spara e si muore ancora. L'India è anche un paese nucleare che non ha voluto aderire al Trattato di non proliferazione e, pertanto, la questione è in sé sensibile.Pag. 6
Vi è, inoltre, l'aspetto affrontato dai colleghi, vale a dire che la vendita di armi all'India pone la necessità di avere sufficienti garanzie per quanto concerne il rischio di eventuali triangolazioni, in quanto l'India, insieme alla Cina, è storicamente un importante fornitore di armi, per citarne solo uno, del regime della Birmania.
La vicenda dell'elicottero da combattimento rappresenta un caso importante.
Grazie ad una mobilitazione nel nostro Paese - ma anche nel resto d'Europa - delle associazioni pacifiste è stata messa in luce la grave anomalia che consente al nostro Paese di vendere componenti ad un altro Paese europeo, la Gran Bretagna, la quale tranquillamente stava fornendo all'India l'elicottero destinato alla Giunta birmana.
Sono molto contenta che la settimana scorsa, il 2 ottobre, il Governo indiano ha annunciato la sospensione della vendita dell'elicottero e lo considero un importante risultato di una mobilitazione della società civile ma, mi immagino, anche delle diplomazie. L'emendamento formulato dall'onorevole Mattarella è importante, in quanto chiarisce senza mezzi termini i limiti entro i quali eventuali futuri accordi dovranno esercitarsi ed è per tale motivo che è «passato» all'unanimità in Commissione.
Credo che il gruppo dei Verdi presenterà o contribuirà alla presentazione di un ordine del giorno volto a chiedere al Governo una grandissima attenzione per assicurarsi che le vendite dall'Italia non proseguano per altre operazioni di triangolazione, come quella che era in atto con l'elicottero già citato.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2267-A )
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore ed il rappresentante del Governo rinunziano alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.