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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Direttive da impartire al prefetto di Treviso in merito alla corretta interpretazione della normativa che vieta il travisamento in pubblico delle persone - n. 3-01313)
PRESIDENTE. Il deputato Dozzo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-01313, concernente direttive da impartire al prefetto di Treviso in merito alla corretta interpretazione della normativa che vieta il travisamento in pubblico delle persone (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4), di cui è cofirmatario.
GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, da quanto si apprende dalle notizie pubblicate sugli organi di stampa in data 5 ottobre 2007, al termine di una riunione con la Consulta per l'immigrazione e l'associazione Migrantes, il prefetto di Treviso ha affermato che, se per motivi religiosi una persona indossa il burqa, lo può fare purché si sottoponga all'identificazione e alla rimozione del velo. Non è la prima volta che la prefettura di Treviso si pronuncia in merito.
Devo far rilevare che il Ministro dell'interno ha più volte ribadito come l'utilizzo del burqa o di altri indumenti sia incompatibile con il nostro ordinamento giuridico, perché non rende possibile l'identificazione della persona e, soprattutto, perché rappresenta un'offesa alla dignità della donna.
In contrapposizione a tali affermazione del Ministro Amato, il Ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, in questa occasione si è espressa dichiarando allo stesso modo...
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Dozzo.
GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, le chiedo di sottrarmi i minuti che ho a disposizione per la replica.
PRESIDENTE. Purtroppo non posso farlo, onorevole Dozzo. Deve concludere.
GIANPAOLO DOZZO. Il Ministro Bindi ha dichiarato che «allo stesso modo con il quale vogliamo vedere i crocefissi appesi nelle nostre aule, siamo tenuti a essere rispettosi del velo con cui le donne islamiche si coprono il volto».
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Dozzo.
GIANPAOLO DOZZO. In poche parole, desidereremmo sapere se è vietato l'uso del burqa in luogo pubblico.
PRESIDENTE. Ricordo che, come tutti i deputati sanno, il Presidente non può alterare il Regolamento, che prescrive rigidamente la scadenza dei tempi per gli interventi.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, non si può condividere l'uso del burqa né sottovalutare le conseguenze che esso determina sul piano della dignità della donna.
Rispetto al suo uso, a nome del Governo, hanno parlato il Presidente del Consiglio e il Ministro dell'interno: quella da loro espressa è la linea del Governo.
Del resto la Carta dei valori, che è stata varata lo scorso giugno e assunta dal Ministero dell'interno, sottolinea come in Italia non si pongano - cito testualmente - restrizioni all'abbigliamento della persona, purché liberamente scelto e non lesivo della sua dignità.
Non sono accettabili forme di vestiario che coprono il volto perché ciò impedisce il riconoscimento della persona e la ostacola nell'entrare in rapporto con gli altri.
Il quadro normativo del nostro Paese non è adeguato e presenta anche delle ambiguità da questo punto di vista. Dobbiamo assumere questo dato e superarlo rapidamente. Ad esempio, le Forze di polizia, dal punto di vista normativo, hanno due riferimenti principali: l'articolo 85 del testo unico delle leggi di pubblica Pag. 36sicurezza e l'articolo 5 della cosiddetta legge Reale, riguardante la prevenzione del terrorismo.
Per quanto riguarda l'articolo 5 della cosiddetta legge Reale sul terrorismo, si è di fronte ad una fattispecie di natura penale che fino a oggi è stata ritenuta applicabile solo in presenza di un rilevante interesse pubblico all'identificazione della persona. In altre parole, si è fin qui seguito il principio di carattere generale, secondo cui le forze di polizia procedono all'identificazione delle persone quando ravvisano un'effettiva esigenza di tutela della sicurezza pubblica, contemperando così le esigenze di prevenzione con la tutela delle libertà individuali garantite dalla Costituzione.
Concludendo, se come ho detto il quadro normativo deve essere adeguato, lo si deve fare in coerenza con i principi della nostra Costituzione e con quelli della Carta dei valori che ho richiamato all'inizio. Su questa base che ho indicato nel principio del mio intervento, devono muoversi a tutti i livelli i responsabili dello Stato.
PRESIDENTE. Il deputato Dozzo ha facoltà di replicare.
GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, signor Ministro, sono parzialmente soddisfatto della sua risposta e devo dare atto e merito al prosindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini, che, già tre anni fa, ha dato disposizioni ai propri vigili urbani per il divieto di circolazione di persone coperte dal burqa.
Devo rilevare, innanzitutto una contraddizione esistente nel Governo: da un lato, lei afferma che non si può circolare con il burqa o altri indumenti simili; d'altro lato, anche oggi le dichiarazioni del Ministro Bindi vanno in senso inverso. Infatti, il Ministro Bindi ha detto - leggo testualmente - che il burqa non è una forma di oppressione, ma un simbolo culturale. Quindi, viene accettato che si indossi: per il Ministro Bindi è consentito portare il burqa, se si vuole.
Non solo: il buon Fassino afferma che non si può risolvere il problema a colpi di legge, ma si deve transitare per una fase di confronto tra le culture.
Penso, invece, che vi siano normative chiare, come lei ha affermato. Esiste una legge ben precisa dove è stabilito il divieto per chi indossa il casco e altri indumenti che non rendono possibile il riconoscimento delle persone. La legislazione è chiara.
Mi sembra inappropriato che un'ordinanza o una circolare del Ministero dell'interno possano far sì che una legge venga disattesa.
Quindi, signor Ministro, mi aspetto che domani il suo collega, il Ministro Amato, emani subito una circolare, in cui si dica molto chiaramente - con poche parole, ma che siano molto chiare - che è vietato l'uso del burqa o di altri indumenti che non consentono l'identificazione delle persone.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIANPAOLO DOZZO. Mi aspetto questo, perché è un segno di civiltà verso quelle donne che sono costrette a portare un indumento che offende la loro dignità di persona (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).