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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della solidarietà sociale, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, il Ministro dell'università e della ricerca ed il Ministro del lavoro e della previdenza sociale.
(Soppressione dell'Autorità portuale di Trapani - n. 3-01364)
PRESIDENTE. Il deputato Lucchese ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-01364, concernente la soppressione dell'Autorità portuale di Trapani (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, signor Ministro, lo scorso 5 ottobre è stato disposto lo scioglimento dell'Autorità portuale di Trapani ed è stato nominato un commissario. Non più di una settimana fa, tuttavia, il rappresentante del Governo, il sottosegretario per le infrastrutture, Casillo, interpellato sulla vicenda, ha dichiarato che i due atti citati - lo scioglimento dell'Autorità portuale e la nomina del commissario - presentano forti elementi di illegittimità, in quanto non è stato ancora emanato il regolamento che avrebbe dovuto fissare i criteri per l'istituzione, la conferma o l'eventuale soppressione delle autorità portuali italiane.
Il porto di Trapani, sia commercialmente sia turisticamente, rappresenta una risorsa per il trapanese e per la Sicilia; gli operatori economici, pertanto, non comprendono una decisione così improvvisa ed immotivata.
Signor Ministro, le chiediamo dunque i motivi di tale decisione e se ne abbia valutato le conseguenze dal punto di vista economico ed occupazionale, nonché se non ritenga di annullare il provvedimento di soppressione ed evitare così che esso sia impugnato.
PRESIDENTE. Il Ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, desidero rispondere anzitutto al quesito finale posto dagli onorevoli interroganti - circa l'opportunità di annullare il provvedimento di soppressione dell'Autorità portuale di Trapani - per far rilevare che, trattandosi di un decreto del Presidente della Repubblica, non vi è alcun potere di annullamento da parte del Ministro dei trasporti. Peraltro, il decreto del Presidente della Repubblica in parola è stato emanatoPag. 10proprio su proposta del Ministro dei trasporti, che quindi ne condivide per intero i contenuti.
Ciò detto, mi preme fare talune precisazioni in merito alle premesse contenute nell'interrogazione in esame. La prima riguarda il fatto che non è stato ancora emanato il regolamento previsto dal comma 989, articolo 1, della legge n. 296 del 2006, che, tra l'altro, dovrà indicare la verifica del possesso dei requisiti previsti per la conferma o l'eventuale soppressione delle autorità portuali. Ciò significa che è attualmente ancora in vigore il comma 10 dell'articolo 6 della legge 28 gennaio 1994, n. 84, che costituisce il presupposto normativo sul quale si è basata la richiesta di soppressione, dovuta a mancanza dei requisiti minimi relativi ai volumi di traffico, come risulta dalla documentazione fornita dalla locale autorità marittima. In relazione a ciò, è opportuno notare che l'articolo 6, comma 10, della citata legge n. 84 del 1994, non attribuisce alcun potere discrezionale all'amministrazione nel caso che vengano meno i requisiti traffico in un porto sede di autorità portuale: la soppressione di detta autorità portuale si configura infatti in tal caso come un atto dovuto.
La seconda precisazione attiene al parere che è stato espresso dal sottosegretario Casillo in data 11 ottobre 2007, rispondendo ad un'interpellanza urgente, vertente sullo stesso argomento, presentata dall'onorevole Lucchese. Si tratta di un parere basato su presupposti non conosciuti circa la normativa vigente in materia e relativamente agli atti amministrativi emanati dal Ministero dei trasporti, e, pertanto, arrivato a conclusioni errate circa la legittimità degli atti compiuti.
Infine, per quanto riguarda l'importanza dal punto di vista socio-economico del porto di Trapani e la prospettiva che questo entri a far parte di un'autorità portuale di sistema che comprenda altri porti siciliani, il Ministero dei trasporti è pienamente d'accordo, essendo tale eventualità congruente con la logica dei sistemi portuali integrati che da tempo lo stesso sta promuovendo. A tal fine, non appena completata l'attività del commissario liquidatore nominato in data 15 ottobre 2007, il Ministro provvederà ad avviare i più opportuni contatti con le istituzioni locali al fine di individuare le modalità con cui avviare un reale processo di valorizzazione del porto di Trapani.
PRESIDENTE. Il deputato Lucchese ha facoltà di replicare per due minuti.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Ministro, mi dichiaro insoddisfatto per la risposta fornita alla mia interrogazione. Lei ha dato una risposta burocratica e si è arrampicato sugli specchi per giustificare una decisione che era politica e non tecnica.
Non comprendiamo le ragioni di una decisione così improvvisa e intempestiva, quando sarebbe stato sufficiente attendere la fine del mese per vedere come il regolamento avrebbe disciplinato l'intera materia, tanto che la popolazione e gli operatori della città di Trapani hanno accolto tale decisione come un vero e proprio atto di ostilità del Governo nei confronti della Sicilia in generale, e della città di Trapani in particolare.
Come ha affermato il Ministero delle infrastrutture, il provvedimento appare infatti dissonante rispetto al contesto normativo generale, e si espone, pertanto, ad essere impugnato per illegittimità, essendo stato tra l'altro avviato in assenza del concerto con il suddetto Ministero, nonché in virtù di una normativa destinata ad essere modificata nei suoi elementi essenziali.
Questa vicenda dice anche qualcosa di più, e cioè che i continui episodi di incomunicabilità tra i rappresentanti del Governo e le continue dissonanze - anche su argomenti prettamente tecnici - sono la dimostrazione che ormai il Paese è sottoposto al rischio di un continuo corto circuito: sarebbe meglio allora staccare la spina al più presto!
Il Governo litiga su tutto e, poiché è clinicamente morto, non è in grado di prendere alcuna decisione logica e coerente: non ha più nessun riflesso. Il PresidentePag. 11del Consiglio passa il suo tempo a dirimere le varie controversie tra i suoi Ministri. Di tutto ciò i cittadini terranno conto, perché a nessuno è lecito giocare sul destino di un territorio, della sua popolazione e delle future generazioni, come ha affermato lo stesso vescovo di Trapani, monsignor Micciché.
(Attività di monitoraggio sul ricorso da parte degli enti locali agli strumenti finanziari derivati - n. 3-01365)
PRESIDENTE. Il deputato Leo ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-01365, concernente attività di monitoraggio sul ricorso da parte degli enti locali agli strumenti finanziari derivati (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2), di cui è cofirmatario.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, come è noto la stampa - specializzata e non - ed i canali televisivi hanno dato ampio risalto ad una vicenda rilevantissima, quella dei cosiddetti prodotti finanziari strutturati.
Si tratta dei cosiddetti derivati, ossia contratti attraverso i quali gli enti locali e le imprese si coprono da certi rischi quali quello dell'oscillazione dei cambi o quello della variazione dei tassi. La questione è di estrema rilevanza per quanto attiene agli enti locali. Di recente, anche la procura di Milano sembra abbia avviato indagini su ipotesi di truffa che scaturiscono da tali operazioni. Sappiamo che il legislatore si è occupato della vicenda sia nella legge finanziaria per il 2002, sia, da ultimo, con la legge finanziaria per il 2007, nella quale sono state previste regole più stringenti per quanto attiene agli obblighi di comunicazione.
PRESIDENTE. Deputato Leo, la invito a concludere.
MAURIZIO LEO. Con la presente interrogazione chiediamo al Ministero dell'economia e delle finanze di rendere noto il monitoraggio svolto su questa vicenda, ed eventualmente quali siano l'alea e i rischi derivanti dall'utilizzo di tali prodotti.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, le disposizioni emanate per disciplinare il ricorso al debito e la relativa gestione da parte degli enti territoriali si inseriscono nel dettato costituzionale di autonomia e responsabilità garantite agli enti territoriali innanzitutto dall'articolo 5, nonché dagli articoli 114, 117 terzo comma e 119 secondo comma, della Costituzione.
L'utilizzo di strumenti derivati da parte di enti territoriali è stato introdotto con l'articolo 41 della legge 28 dicembre 2001, n. 448 (quindi, dal precedente Governo), e disciplinato ulteriormente dal successivo decreto interministeriale del 1o dicembre 2003, n. 389. Con la legge finanziaria per il 2007, questo Governo ha innovato e migliorato tale normativa, introducendo all'articolo 1, comma 736, il principio che le operazioni di gestione del debito tramite utilizzo di strumenti derivati devono essere improntate alla riduzione del costo finale del debito e alla riduzione dell'esposizione ai rischi di mercato.
Sempre dall'attuale Governo è stato ribadito, inoltre, che gli enti possono concludere tali operazioni solo in corrispondenza di passività effettivamente dovute, avendo riguardo al contenimento dei rischi di credito assunti.
Sempre dal Governo in carica è stata introdotta la comunicazione obbligatoria al Ministero dell'economia e delle finanze ai fini della validità dell'operazione, che ha rafforzato il monitoraggio delle operazioni stesse. In base ai dati comunicati dagli enti, dal 2002 al 30 giugno 2007, risultano pervenuti quasi novecento contratti: nel solo primo semestre 2007 sono 151 i contratti definitivi pervenuti. Va precisato che tali valori non riguardano solo lePag. 12nuove posizioni, ma anche la rinegoziazione di contratti esistenti.
Le norme definiscono, quindi, con chiarezza i criteri di prudenza a cui gli amministratori devono ispirarsi nella gestione del debito e dettagliano adeguatamente i limiti di utilizzo degli strumenti derivati.
Occorre chiarire che i derivati sono strumenti di gestione del debito. Per tale motivo la normativa chiede la piena corrispondenza tra passività effettivamente dovute e le operazioni effettuate tramite strumenti derivati. È opportuno aggiungere che il Governo in carica ha dato nuovo impulso ad alcune iniziative, tra cui quella in corso con l'Associazione bancaria italiana, per la definizione di un documento che illustri le linee guida per una gestione consapevole e cauta dei derivati, sia da parte degli istituti bancari, sia da parte degli enti locali.
Si stanno inoltre valutando ulteriori iniziative normative considerando i potenziali effetti dell'autonomia gestionale dell'ente, i costi di implementazione delle soluzioni e tenendo conto del contesto di generale evoluzione dell'autonomia delle responsabilità assegnate agli enti territoriali.
Si ritiene opportuno evidenziare, infine, che non risulta dagli atti in possesso che l'utilizzo di strumenti derivati abbia comportato direttamente il dissesto finanziario e il susseguente fallimento degli enti che li hanno utilizzati.
PRESIDENTE. Il deputato Leo ha facoltà di replicare.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, la risposta del Ministro non è assolutamente soddisfacente, perché non fornisce delle chiare posizioni per il futuro, né tantomeno per il passato.
L'intervento ottimale sarebbe quello di vietare l'utilizzo degli strumenti derivati speculativi - non parliamo quindi di quelli di copertura - laddove questi presentino ampi margini di rischio. Sarebbe opportuno, pertanto, consentire l'utilizzo di talune tipologie di taluni derivati, ad esempio, i plain vacilla; tuttavia, sappiamo che molti istituti di credito utilizzano altri strumenti quali i collar, altamente speculativi.
Di fronte al dissesto finanziario verificatosi al comune di Taranto, dovuto anche al ricorso a tali prodotti derivati - mi meraviglia che il Ministro non conosca quanto lì sia accaduto -, non si interviene, ad esempio, con un commissariamento oppure con l'adozione di misure serie di ristrutturazione del debito.
Signor Ministro, è inammissibile che non si intervenga con un'azione di moral suasion operata nei confronti del sistema bancario: se non vado errato, il Ministro dell'economia e delle finanze è presidente del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio e, come tale, potrebbe convocare una seduta straordinaria di tale organo per valutare ciò che è accaduto a seguito dell'utilizzo di tali strumenti derivati. Le banche devono capire che è importante tenere alla propria clientela almeno quanto tengono ai profitti.
Signor Ministro, lei avrebbe avuto l'occasione di verificare, se si fosse letto i bilanci delle aziende di credito, che queste stavano deragliando perché grossa parte dei profitti scaturiva dai diritti di commissione e dai prodotti derivati.
La situazione è talmente grave per cui gli enti locali stanno compiendo dei veri e propri atti di irresponsabilità politica e amministrativa. Rinviare al domani la soluzione di tali problematiche è, a mio avviso, assolutamente dissennato. Queste problematiche come si risolveranno? Si risolveranno inasprendo la pressione fiscale. I cittadini, quindi, dovranno pagare più tasse per un debito che si è accumulato a seguito della scelta irresponsabile fatta dagli amministratori locali di utilizzare prodotti derivati speculativi.
Sappiamo bene, signor Ministro, che lei ritiene che le tasse siano «bellissime» però, al tempo stesso, non saranno troppo contenti i cittadini che le dovranno pagare a causa di amministratori locali dissennati (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
(Intendimenti relativi al fenomeno dell'indebitamento degli enti locali che hanno fatto ricorso agli strumenti finanziari derivati - n. 3-01366)
PRESIDENTE. La deputata Mungo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01366, concernente intendimenti relativi al fenomeno dell'indebitamento degli enti locali che hanno fatto ricorso agli strumenti finanziari derivati (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
DONATELLA MUNGO. Signor Presidente, l'oggetto della mia interrogazione è simile a quello dell'interrogazione del collega Leo, appena svoltasi.
La trasmissione televisiva Report, trasmessa su una rete nazionale, ha informato i cittadini su ciò che stava avvenendo in diverse amministrazioni locali, molte delle quali hanno fatto ricorso all'utilizzo di strumenti finanziari derivati altamente rischiosi (il collega Leo poc'anzi faceva riferimento al contratto collar, che è uno dei più rischiosi).
Questo tema non è nuovo perché di esso si erano già occupate riviste specializzate e Il Sole 24 Ore aveva svolto, più di un mese fa, un'inchiesta giornalistica.
Con la presente interrogazione chiedo se, alla luce di quanto sta avvenendo, il Ministero dell'economia e delle finanze sia intenzionato ad accogliere alcune proposte, attualmente in corso di esame al Senato, circa la istituzione di una cabina di regia e sulla possibilità di valutare...
PRESIDENTE. Deputata Mungo, concluda.
DONATELLA MUNGO.... ex ante il rischio che deriva dall'utilizzo di tali prodotti in modo da impedirne la sottoscrizione da parte delle amministrazioni locali.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa, ha facoltà di rispondere.
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, quanto ho detto poc'anzi rispondendo alla precedente interrogazione del deputato Leo, vertente sullo stesso tema, vale anche per quella in esame.
Siamo in un ambito nel quale il potere dei comuni e delle regioni è tutelato dalla Costituzione, pertanto spazi di avocazione al centro di poteri autorizzativi o addirittura di divieti non esistono nella misura in cui gli interroganti li hanno delineati.
All'onorevole Mungo, che chiede quali iniziative si intendano adottare in ordine a tali strumenti, faccio presente, ancora una volta, che i derivati sono strumenti di gestione del debito e che, quindi, nessun derivato è, di per sé, una passività, che è il presupposto ribadito anche di recente nella circolare del 22 giugno 2007 del dipartimento del Ministero dell'economia e delle finanze in tema di non applicabilità delle delegazioni di pagamento alle operazioni in derivati concluse da enti territoriali. Perciò l'utilizzo di questi strumenti non comporta incremento del debito. Con riferimento poi al Patto di stabilità interno, i flussi generati dagli strumenti derivati, che gli enti locali pongono in essere, hanno già evidenza in termini di variazione della spesa per interessi. Inoltre, tutta l'articolazione normativa primaria e secondaria definisce con chiarezza i criteri di prudenza cui gli amministratori devono ispirarsi e dettaglia adeguatamente i limiti all'utilizzo dei derivati.
Si ritiene, infine, di evidenziare che non risulta, dagli atti in nostro possesso, che l'utilizzo di strumenti derivati abbia comportato direttamente il dissesto finanziario e il conseguente fallimento, anche se valutazioni più puntuali potranno essere espresse dalla Corte dei conti.
In questo quadro ogni iniziativa volta a favorire la trasparenza dell'operazione e la piena conoscibilità dei rischi ad essa associati è considerata dal Governo con attenzione e in maniera favorevole, compresi gli emendamenti presentati in questo senso al decreto-legge in materia economica e finanziaria attualmente all'esame del Senato.
PRESIDENTE. La deputata Mungo ha facoltà di replicare.
DONATELLA MUNGO. Signor Presidente, sono parzialmente soddisfatta della risposta fornita dal Ministro. Prendo atto comunque che il Governo prenda in considerazione la possibile adozione di misure correttive per far fronte alla situazione attuale.
Faccio presente che non possiamo contare sulla competenza del singolo amministratore, anche se vi sono amministratori molto accorti che non hanno fatto uso di questi strumenti ed altri che ne hanno fatto uso solo a fini di riequilibrio del debito (che sarebbe la finalità precipua); tuttavia, vi sono anche amministratori meno accorti, oppure anche in malafede, che hanno fatto ricorso a tali strumenti ben sapendo che poi ne avrebbero scaricato gli effetti negativi sui bilanci successivi.
Non possiamo lasciare al buon cuore, alla buona competenza o alla capacità degli amministratori la decisone del ricorso o meno a tali strumenti derivati. Inoltre - e concordo con quanto diceva poc'anzi il collega Leo - si pone un problema che coinvolge direttamente il sistema bancario (Applausi del deputato Leo).
Sono lieta che l'ABI stia svolgendo un lavoro al riguardo. Immagino che, attraverso i suoi associati, farà un'opera di moralizzazione, ma ritengo che ciò non possa essere sufficiente.
Penso sia necessario che le banche spieghino con accuratezza quali siano i rischi cui si va incontro. Ciò vale anche per i singoli, per i privati, ma a maggior ragione quando c'è di mezzo il denaro pubblico. Dopodiché lei dice che non c'è contezza che ci sia una relazione fra l'uso di questi strumenti e alcuni dissesti, alcuni dei quali probabilmente non sono ancora tali, ma potrebbero diventarlo. Quindi, chiedo anche che ci sia una collaborazione con il Ministero dell'interno e un monitoraggio dal punto di vista finanziario, che ci deve essere sugli enti locali affinché si vengano a conoscere i possibili rischi per i bilanci degli anni futuri degli enti locali.
PRESIDENTE. Deputata Mungo, la prego di concludere.
DONATELLA MUNGO. Dopodiché, credo sia stato utile che sia Report sia Il Sole 24 Ore abbiano reso noto l'entità del fenomeno, in quanto è giusto che i cittadini del nostro Paese siano informati di ciò che sta avvenendo.
(Intendimenti sullo stanziamento dei fondi previsti dalla legge finanziaria per il 2007 per la viabilità secondaria in Sicilia e Calabria - n. 3-01367)
PRESIDENTE. Il deputato Rao ha facoltà di illustrare l'interrogazione Oliva n. 3-01367, concernente intendimenti sullo stanziamento dei fondi previsti dalla legge finanziaria per il 2007 per la viabilità secondaria in Sicilia e Calabria (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4), di cui è cofirmatario.
PIETRO RAO. Signor Presidente, l'azione di questo Governo, anche attraverso le sue leggi finanziarie, sia quella per l'anno 2007 sia il provvedimento attualmente all'esame del Senato, ha meritoriamente avviato importanti opere infrastrutturali. Come negarlo? Ha contribuito a finanziare la tratta del TAV Milano-Napoli, il Mose di Venezia, le metropolitane di Milano, Torino e Roma. Il Ministro Di Pietro si vanta, a ragione, di aver dato il via ad imponenti lavori infrastrutturali in Lombardia, come la Pedemontana. Come negarlo? Sono tutte opere che si stanno realizzando in Italia, o meglio in quella parte del Paese che questo Governo considera la vera Italia, ossia quella parte che, nella migliore delle ipotesi, si ferma a Napoli.
Alla Sicilia e alla Calabria invece, con la legge finanziaria dello scorso anno, avevate destinato poche briciole, non alle grandi opere, non al ponte sullo Stretto di Messina, non all'alta velocità, ma per laPag. 15viabilità delle strade secondarie, dove forse qualcuno vorrebbe che si circolasse ancora con il carretto siciliano.
PRESIDENTE. Deputato Rao, dovrebbe concludere.
PIETRO RAO. Signor Ministro Padoa Schioppa, il Movimento per l'Autonomia le chiede che fine hanno fatto i soldi destinati alla Sicilia e alla Calabria.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa, ha facoltà di rispondere.
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, con la loro interrogazione a risposta immediata gli onorevoli Oliva ed altri pongono quesiti in ordine alla viabilità secondaria della Sicilia e della Calabria. Al riguardo, avendo sentito anche il Ministero delle infrastrutture, vorrei far presente che la legge finanziaria per il 2007, all'articolo 1, comma 1152, riguardante interventi di ammodernamento e potenziamento della viabilità secondaria nelle regioni di Sicilia e Calabria, ha previsto per gli interventi di ammodernamento e potenziamento della viabilità secondaria non in gestione all'ANAS un finanziamento di 350 milioni di euro per la regione Sicilia e di 150 milioni di euro per la regione Calabria, per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009. In data 11 luglio 2007 è stato firmato il decreto interministeriale che prevede la ripartizione delle risorse tra le province delle due regioni. È stato anche predisposto il decreto recante i criteri e le modalità di gestione delle risorse che le province dovranno seguire per l'utilizzo dei finanziamenti, il quale è in corso di definizione.
Va peraltro evidenziato che il disegno di legge finanziaria per l'anno 2008 prevede il rifinanziamento del Fondo per le aree sottoutilizzate di un miliardo e 200 milioni per il 2008. Aggiungo che il Ministero dello sviluppo economico, competente per la gestione del Fondo per le aree sottoutilizzate, ha presentato nella riunione del CIPE del 3 agosto scorso un'informativa nella quale ha proposto l'assegnazione, in occasione dell'adozione della prossima delibera di riparto del Fondo per le aree sottoutilizzate, di una prima quota di 500 milioni. Le ulteriori risorse necessarie a dare piena attuazione della disposizione saranno rese disponibili in relazione all'andamento della programmazione e all'utilizzo della prima quota assegnata e delle ulteriori risorse previste dal disegno di legge finanziaria attualmente all'esame del Senato.
La suddetta proposta dovrà, comunque, essere sottoposta all'approvazione della Conferenza Stato-regioni e del CIPE.
PRESIDENTE. Il deputato Neri, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, signor Ministro, ritengo che alla «fiera delle parole» lei ci abbia ormai abituati, anche con alcune estemporanee uscite, che ci avrebbe potuto risparmiare. Il comma 1152 della legge finanziaria prevedeva, già per l'anno in corso, l'erogazione di 500 milioni di euro per la viabilità secondaria di Sicilia e Calabria. Si è scoperto poi, dopo che era stata sbandierata tale destinazione di risorse al Mezzogiorno d'Italia, che i suddetti fondi non erano disponibili e all'incontro di luglio si stava provvedendo a reperirli nel Fondo per le aree sottoutilizzate (il FAS). In altri termini, la destinazione delle risorse veniva realizzata utilizzando soldi che sarebbero già stati nostri, ad altro titolo. Ciò costituiva la prima presa in giro. Adesso, lei ci viene a dire che solo per il 2008 è previsto che sul fondo FAS si possano trovare i primi 500 milioni di euro. Veda, signor Ministro, il ponte sullo stretto di Messina lo avete già cancellato, ma per fortuna insieme al ponte finirà cancellato anche questo Governo che ci sta coprendo di ridicolo davanti al mondo. Altre risorse non le avete destinate. La verità è che avete deliberatamente voluto penalizzare il Mezzogiorno, probabilmente perché non è responsabile della sciagura che, con questaPag. 16maggioranza e con questo Governo, si è abbattuta sull'Italia.
Quando tra privati si assumono degli impegni e non si rispettano, in altre parti del mondo (e anche d'Italia) si parla di scorrettezza, mentre da noi si tende a parlare di «furbi». Ma quando è un Governo ad assumere impegni che non mantiene, allora si tratta solamente di volgari imbroglioni. Questo è un Governo di volgari imbroglioni (Il deputato Minardo espone una maglietta recante la scritta «Bugiardi» - Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia - Commenti del deputato Pettinari)!
PRESIDENTE. Deputato Minardo, lei sa che non lo può fare, quindi eviti di essere richiamato inutilmente.
(Iniziative per l'istituzione del fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima casa - n. 3-01368)
PRESIDENTE. La deputata Rossi Gasparrini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01368, concernente iniziative per l'istituzione del fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima casa (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), per un minuto.
FEDERICA ROSSI GASPARRINI. Signor Presidente, la casa, l'abitazione, è una necessità primaria dei cittadini e delle famiglie che si indebitano e fanno sacrifici per potersela assicurare. Eppure non riusciamo ad aiutare tali famiglie, mentre emergono dati allarmanti, ricavati dall'Associazione bancaria italiana (ABI), dalle associazioni dei consumatori e da altre fonti. Come Popolari-Udeur, con la firma di tutto il gruppo, abbiamo presentato una proposta di legge per l'istituzione di un Fondo di solidarietà che intervenga laddove i mutuatari non siano in condizione di far fronte al pagamento del mutuo, per un certo periodo. Si tratta di una proposta che non ha costi alti, ma che avrebbe un grande valore democratico. Ebbene, come conseguenza di questa situazione drammatica si è ucciso un operaio in fabbrica, perché non poteva onorare la rata del mutuo. Chiedo al Ministro e al Governo se in questa finanziaria, come abbiamo letto...
PRESIDENTE. Deputata Rossi Gasparrini, deve concludere.
FEDERICA ROSSI GASPARRINI. ...verrà istituito il Fondo di solidarietà per il mutuo per la prima casa.
PRESIDENTE. Il Ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Gasparrini per l'interrogazione perché, come sa, abbiamo insieme discusso su questo tema a cui sono stato sollecitato.
La situazione è la seguente: il Ministero della solidarietà sociale ha proposto un emendamento alla legge finanziaria su tale materia, che ad oggi non è stato accolto, tra quelli presentati dal Governo al Senato. Per quanto mi riguarda, riproporrò l'emendamento nella fase dell'esame in questo ramo del Parlamento, sempre che durante l'esame del Senato non venga accolto un emendamento simile, di iniziativa parlamentare.
Dunque, sono assolutamente favorevole ad istituire un Fondo che abbia le caratteristiche da lei descritte, onorevole Rossi Gasparrini, anche se nella nostra proposta è leggermente meno definito perché, forse, le fattispecie attraverso le quali intervenire possono essere più ampie. A me pare che tali fattispecie debbano essere le seguenti: disporre di uno strumento che possa intervenire sui casi di impossibilità a pagare da parte di persone che hanno acceso un mutuo e che ciò sia previsto nell'ambito di un protocollo che deve essere firmato dal Governo e dalle banche, attraverso l'ABI, in modo da garantire un quadro d'intesa, in cui le singole persone possono provare a muoversi. Il problema più grave è,Pag. 17infatti, che il mutuatario, a seconda della banca o dell'intermediario con i quali si trova a contrattare, è posto di fronte a condizioni molto diverse.
A ciò si aggiunge un elemento che vi segnalo: non sempre il cosiddetto decreto Bersani viene applicato nel modo in cui dovrebbe essere applicato. Sappiamo che tale provvedimento prevede la portabilità dei mutui e, quindi, la possibilità di ricontrattare i medesimi cambiando anche la banca, senza dover pagare penali; tuttavia vi sono alcuni problemi nella sua applicazione. Perciò, oltre a riproporre nell'iter della legge finanziaria la previsione della costituzione del Fondo, per quanto mi riguarda, mi farò interprete presso i Ministeri competenti della necessità di aumentare i livelli di controllo sul comportamento delle banche in tutti i casi ai quali l'interrogante ha fatto riferimento. Spero che con l'iter della legge finanziaria riusciremo - non dico a risolvere la questione, perché il Fondo non risolve il problema enorme dell'aumento dei tassi ed altro - per lo meno a evitare che situazioni molto gravi producano effetti drammatici, come quello che lei citava, onorevole Gasparrini, di un suicidio o elementi di sofferenza sociale, francamente indegni per un Paese civile.
PRESIDENTE. La deputata Rossi Gasparrini ha facoltà di replicare.
FEDERICA ROSSI GASPARRINI. Signor Ministro, la ringrazio molto per la sua attenzione verso i problemi della gente, che ho avuto modo di conoscere; tuttavia, sono preoccupata perché da alcune voci ho appreso che in taluni Ministeri, e in particolare in quello dell'Economia e delle finanze, non vi sarebbe disponibilità al riguardo. Sarei troppo poco accorta se accettassi una modifica in questo ramo del Parlamento; il provvedimento al quale si è fatto riferimento, se sarà approvato, dovrà nascere al Senato. Pertanto, informo anche il Ministro Chiti, presente in Aula, che da questo momento inizierò una sciopero della fame a tempo indeterminato, a favore di tutti i lavoratori e le lavoratrici che chiedono a questo Governo di sinistra di garantire la loro serenità e la loro casa.
Vi ricordo che l'operaio si è ucciso in fabbrica; questo particolare mi ha fatto capire che l'uomo ci ha voluto mandare un messaggio, ossia che non sono solo il lavoro e la sua tutela a dover essere oggetto di attenzione da parte del legislatore, ma che il Parlamento deve aiutare le famiglie anche nel proprio iter di vita e su tale problematica, sul banco di questo Governo che ho votato, metto a disposizione anche la mia vita (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur)!
(Motivazioni alla base della recente sostituzione di tre vicepresidenti del Comitato nazionale di bioetica - n. 3-01369)
PRESIDENTE. La deputata Poretti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01369, concernente motivazioni alla base della recente sostituzione di tre vicepresidenti del Comitato nazionale di bioetica (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, il Comitato nazionale di bioetica è in una situazione imbarazzante. Per avere maggiore funzionalità, infatti, il presidente Francesco Paolo Casavola ha richiesto e ottenuto che il Governo rimuovesse i tre vicepresidenti Cinzia Caporale, Elena Cattaneo e Luca Marini: ignoto è il motivo del loro ostacolo alla funzionalità di tale Comitato. Altrettanto ignota, inoltre, è la risposta alle contestazioni di tre membri del Comitato su alcune nomine di Casavola, in spregio alla prassi e al regolamento. Gilberto Corbellini, Demetrio Neri e Carlo Flamigni hanno contestato, ad esempio, l'incarico al presidente del Comitato «Scienza & vita», professore Bruno Dallapiccola, nella commissione per rivedere le linee guida della legge sulla fecondazione assistita. Il Governo non ha ancora notificato la rimozione, ma venerdì si terrà la plenaria del Comitato nell'assolutaPag. 18illegalità: tre vicepresidenti dimissionati a mezzo stampa e tre nuovi nominati con decreto mai notificato.
Credo che occorra una spiegazione.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il sottosegretario D'Andrea, rispondendo ad una interrogazione in Commissione sullo stesso argomento, ha già illustrato le ragioni che hanno portato alla sostituzione dei tre vicepresidenti. In questa sede devo rilevare che non vi è dubbio che ogni collegio amministrativo rechi in sé un elemento di confronto e di dialettica interna, a volte anche particolarmente pronunciata. Ciò è tanto più vero nel caso del Comitato nazionale di bioetica che, per definizione, deve affrontare temi particolarmente delicati attraverso, dunque, un confronto tra diverse posizioni culturali. La dialettica non può che essere considerata in modo estremamente positivo. Tuttavia, la valutazione è stata che, allorché il confronto - anche aspro e vivo - di idee e di convincimenti determini una impasse dell'organo, è specifico compito dell'autorità di governo intervenire per assicurare la sua funzionalità.
In ordine alle specifiche questioni poste dall'interrogante voglio precisare quanto segue. Per quanto concerne la lettera firmata dai professori Flamigni, Neri e Corbellini, si ritiene che le nomine effettuate dal presidente del Comitato siano state fatte nel rispetto del regolamento interno. Per quanto riguarda il riferimento ad uno stesso orientamento ed una stessa parte utilizzati nei confronti di alcuni membri del Comitato, voglio sottolineare che, in relazione alla natura scientifica del Comitato, ogni membro è chiamato a farne parte per le sue specifiche e rilevanti competenze e non per propensioni ideologiche. Quindi, ogni componente ha e deve avere una sua autonoma legittimazione a rappresentare in ogni sede la pluralità degli orientamenti dello stesso. Per quanto concerne la nomina del professore Dallapiccola in qualità di esperto nella commissione incaricata di rivedere le linee guida della legge n. 40 del 2004, la scelta fu ritenuta dalla presidenza e dalla vicepresidenza come tecnicamente la più idonea, considerato che il professore Dallapiccola è anche tra i più illustri ordinari di genetica nel nostro Paese e lavora presso l'istituto Mendel di Roma.
Per quanto concerne la partecipazione dei professori Bompiani, Dallapiccola e Marini nella commissione congiunta Comitato nazionale per la bioetica-Comitato nazionale per la biosicurezza, voglio chiarire che a tale nomina si pervenne manifestandosi la disponibilità dei tre membri, senza alcuna obiezione anche da parte dei firmatari della lettera citata. Dal verbale della seduta non risulta che la professoressa Toraldo di Francia abbia dato la sua disponibilità che, in tal caso, la presidenza e la vicepresidenza avrebbero preso in prevalente considerazione anche e proprio in nome di quel pluralismo di idee e di posizioni culturali che è non solo presente, ma necessario al Comitato. Infine, la nomina del professore Marini come delegato italiano presso il forum dei comitati etici dei Paesi dell'Unione europea non può che ritenersi temporanea. La scelta è ricaduta su di un illustre studioso che all'epoca ricopriva il ruolo di vicepresidente e per tale nomina non vi erano proposte alternative all'interno della vicepresidenza. Tuttavia, come afferma l'interrogazione, non può essere che un ruolo temporaneo.
PRESIDENTE. La deputata Poretti ha facoltà di replicare per due minuti.
DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, tengo a ricordare che il Comitato nazionale di bioetica è un organo di consulenza su materie sensibili ed importanti, dove le posizioni diverse sono la necessaria dialettica e ricchezza per i pareri che vi vengono formulati. Il presidente Casavola, prima della rimozione dei tre vicepresidenti, li salutò con lettera e testualmentePag. 19scrisse la vera motivazione alla base di tutti gli eventi, ossia la temuta dialettica interna che egli considera, quindi, non una ricchezza ma un problema e un pericolo non in sé, ma in quanto avrebbe impedito di difenderlo dai suoi accusatori.
E ancora: «Mi rendo conto che la vicinanza di due di voi», ossia Caporale e Cattaneo «con lo schieramento cui appartengono i miei tre accusatori non poteva non causarvi obiettivo imbarazzo». Vicinanza con lo schieramento laico sui temi della bioetica: ecco la colpa.
Di fatto, la Presidenza del Consiglio ha deciso di avvalorare questa impostazione e di passare da una vicepresidenza con due donne e un uomo (due laici e un cattolico), ad una con due uomini e una donna, di cui un religioso (il rabbino capo), un cattolico membro del direttivo «Scienza e vita» e un cattolico laico moderato, con posizioni ben diverse da quelle referendarie di Caporale e Cattaneo e da quelle di un cattolico indipendente come Marini.
Considerata l'inadeguatezza della gestione del Comitato, la scelta più funzionale sarebbe stata proprio la rimozione del presidente.
(Misure a favore dei rifugiati iracheni, con particolare riferimento all'accesso alla procedura d'asilo - n. 3-01370)
PRESIDENTE. La deputata De Zulueta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01370, concernente misure a favore dei rifugiati iracheni, con particolare riferimento all'accesso alla procedura d'asilo (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).
TANA DE ZULUETA. Signor Presidente, la nostra interrogazione è particolarmente tempestiva, alla luce degli eventi in Turchia e alla frontiera con l'Iraq: pertanto, ritengo opportuno un chiarimento, riguardante la certezza delle piene garanzie dei richiedenti asilo in fuga da quel Paese, al fine di raccogliere l'appello dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, che ha chiesto all'Europa di aprire le porte ai fuggiaschi da quel Paese.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, come è noto, a seguito dell'Accordo di Schengen, la frontiera marittima tra Italia e Grecia non è più considerata interna, ma esterna, con la conseguenza che i collegamenti regolari via mare tra i due Paesi non soggiacciono ad alcun tipo di controllo di frontiera.
Nei casi citati dall'onorevole De Zulueta, quindi, tecnicamente non siamo in presenza di provvedimenti di respingimento alla frontiera, ma di riammissioni nel Paese di provenienza, effettuate sulla base dell'Accordo bilaterale Italia-Grecia sottoscritto il 30 aprile 1999, entrato in vigore il 1o febbraio 2001, la cui importanza come strumento di contrasto dell'immigrazione clandestina è universalmente riconosciuta.
In base ai principi generali della Convenzione di Dublino, peraltro, in questi casi la competenza a esaminare le eventuali richieste di asilo spetta alla Grecia, in quanto Paese membro la cui frontiera il richiedente abbia varcato illegalmente provenendo da un Paese terzo.
Ricordo, comunque, che la legislazione vigente - questo è il tema fondamentale - offre strumenti per garantire la protezione degli stranieri a rischio di persecuzione. In particolare, l'articolo 20 del testo unico sugli stranieri prevede l'adozione di un decreto del Governo per stabilire misure di protezione temporanea, da adottarsi per rilevanti esigenze umanitarie. Si tratta di uno strumento già utilizzato in passato e al quale si potrà fare di nuovo ricorso.
Inoltre, lo stesso testo unico prevede il divieto di espulsione e di respingimento verso uno Stato in cui lo straniero possa essere oggetto di persecuzione. Più che un problema di carenza di norme, pertanto, in questo caso vi è l'esigenza di un'armonizzazionePag. 20tra diverse fonti normative e di una loro applicazione che non conduca - come sottolineava l'onorevole De Zulueta - a conseguenze lesive dei diritti delle persone. Questo è il problema sollevato e che certamente merita attenzione. In una situazione che, come lei ricordava, si sta addirittura aggravando, vi è l'impegno a garantire agli iracheni richiedenti asilo, rifugiati o titolari di protezione umanitaria, l'esercizio dei diritti riconosciuti dalla legge e il godimento delle opportunità previste, attuate attraverso il sistema di protezione, che riunisce anche la rete dei progetti territoriali di accoglienza che realizzano gli enti locali.
È, inoltre, costante - e si potrà rafforzare - la sensibilizzazione dei prefetti delle province di frontiera per una corretta applicazione delle norme vigenti e per l'attivazione eventuale di servizi di accoglienza validi.
Infine, ricordo che, già in occasione della Conferenza di Ginevra - promossa dall'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati sul tema dei rifugiati iracheni, che lei ricordava - da parte italiana si è chiesta la disponibilità di dati aggiornati sul fenomeno, proprio per prevedere forme nuove e più adeguate di assistenza.
Di recente, la cooperazione allo sviluppo ha provveduto a stanziare 3 milioni di euro a favore dell'Alto Commissariato per i rifugiati, anche per attività che consentano il reinsediamento dei rifugiati iracheni nelle regioni meridionali.
Comunque, lei ha posto un problema su cui il Governo intende porre la massima attenzione e il massimo impegno.
PRESIDENTE. La deputata De Zulueta ha facoltà di replicare.
TANA DE ZULUETA. Signor Presidente, ringrazio il Governo per la condivisione della preoccupazione e soprattutto per essersi già mosso per venire incontro all'emergenza umanitaria generata dalla guerra in Iraq.
Stiamo parlando di oltre 4 milioni di rifugiati. La stragrande maggioranza è stata ospitata da due Paesi, la Siria e la Giordania, che sono - come ha detto l'Alto Commissariato per i rifugiati - al collasso.
Raccomando, dunque, al Governo - vedo che c'è un'attenzione in proposito - la piena attuazione della risoluzione già votata dal Parlamento europeo, che sollecita i Paesi membri dell'Unione europea, in applicazione del regolamento Dublino II, a non procedere a trasferimenti verso quegli Stati - qui parliamo della Grecia - nei quali vi è il pericolo che i diritti dei richiedenti asilo iracheni vengano lesi, ossia che venga messo in pericolo il loro diritto alla protezione. Vi ricordo, onorevoli Ministri, che il tasso di accettazione dei rifugiati iracheni in Grecia è pari allo zero.
Pertanto, la ringrazio per l'attenzione e speriamo di poter proseguire nella direzione di prestare un'ulteriore assistenza alle persone che sono dovute fuggire dalla guerra in Iraq (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
(Misure per contrastare il potere economico della criminalità organizzata di stampo mafioso - n. 3-01371)
PRESIDENTE. La deputata Samperi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maran n. 3-01371, concernente misure per contrastare il potere economico della criminalità organizzata di stampo mafioso (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8), di cui è cofirmataria.
MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, il decimo rapporto di Sos impresa della Confesercenti indica la mafia come la prima «azienda» italiana, con un utile annuo che si aggira intorno ai 90 miliardi di euro (con 1.300 reati al giorno subiti da commercianti e da esercenti), 30 miliardi appannaggio dell'usura e 10 miliardi del racket.
È un cancro capillarmente diffuso, che spesso registra forme di sostanziale rassegnazione delle imprese. Tutto ciò è aggravato da una scarsa trasparenza del sistema finanziario e creditizio.Pag. 21
Questa è soltanto l'anticamera di un fenomeno ancora più preoccupante: quello della mafia che si trasforma in attività di impresa, esercitata con metodi e sistemi tali da stravolgere il corretto funzionamento del mercato.
In questo difficile contesto, sempre più frequentemente, imprenditori, piccoli esercenti e giornalisti denunciano coraggiosamente intimidazioni e storie di criminalità organizzata, da Saviano a Vecchio.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARILENA SAMPERI. Chiediamo al Governo quali iniziative intenda assumere per contrastare il potere economico in capo alla criminalità organizzata...
PRESIDENTE. Deve concludere.
MARILENA SAMPERI. ...e per tutelare e proteggere gli atti di reazione provenienti da imprenditori, associazioni ed esponenti delle istituzioni locali.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, concordo pienamente con le considerazioni contenute nell'interrogazione sull'esigenza di contrastare in modo sempre più efficace il potere economico delle organizzazioni criminali e di assicurare sempre la presenza dello Stato a sostegno di chi con coraggio denuncia le minacce che riceve.
Di questo aspetto, come sapete, si occupa, per rafforzare la presenza dello Stato, anche uno dei provvedimenti sulla sicurezza di cui il Consiglio dei ministri ha già completato la discussione ieri sera e che riguarda il contrasto della grande criminalità e della criminalità mafiosa.
Da parte delle forze di polizia è in atto uno sforzo sistematico di aggressione dei patrimoni dei sodalizi criminali, con il «tracciamento» delle condotte di arricchimento illegale e di reimpiego di capitali in attività imprenditoriali anche apparentemente lecite.
Proprio l'aggressione degli affari economici e dei patrimoni mafiosi è l'obiettivo fondamentale del Ministero dell'interno. La DIA, in particolare, ha proposto, nei primi otto mesi di quest'anno, sessantuno misure di prevenzione personali e patrimoniali e adottato misure coercitive sui beni appartenenti alla criminalità organizzata, per un totale di oltre 128 milioni di euro di confische e oltre 250 milioni di euro di sequestri.
Rammento anche la positiva sperimentazione, in Calabria, di un'innovativa metodologia operativa, promossa sempre dalla DIA, che sta per essere estesa anche alla Campania: essa consente di raccordare i contributi informativi e le specifiche professionalità delle forze di polizia verso l'obiettivo comune del depauperamento delle cosche.
Tra le iniziative, voglio ancora segnalare la recente intesa (del 12 settembre scorso) tra Ministero dell'interno, Confindustria, Commissario straordinario per le iniziative antiracket e antiusura e Federazione antiracket italiana, che apre la strada a una nuova stagione di collaborazione, finalizzata a innalzare i livelli di sicurezza e di tutela delle imprese nel Mezzogiorno.
Il 7 giugno sono stati anche istituiti appositi mini pool antiracket e antiusura, per eliminare le criticità relative all'iter istruttorio delle istanze presentate dalle vittime e per accelerare l'erogazione dei benefici.
Il 31 luglio scorso inoltre è stato siglato un accordo-quadro tra il Ministero dell'interno, il Governatore della Banca d'Italia, il vicepresidente dell'ABI e tutti i soggetti istituzionali e sociali interessati alla prevenzione del fenomeno dell'usura e al sostegno delle vittime di racket, estorsione e usura.
Per ciò che concerne i dati complessivi in materia di contrasto alle attività illecite di tipo mafioso, comunico che nel primo semestre dell'anno in corso sono state denunciate o arrestate 10.677 persone.Pag. 22
Infine, con riferimento alle minacce subite dalle personalità indicate dagli interroganti, desidero precisare che sono state disposte adeguate misure di protezione, estese, in un caso, anche ai familiari.
PRESIDENTE. Il deputato Bordo, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due minuti.
MICHELE BORDO. Signor Presidente, esprimo soddisfazione per la risposta data alla nostra interrogazione dal Ministro Chiti.
È evidente che le organizzazioni criminali fondano il proprio potere sulla forza economica di cui dispongono: come è stato detto nell'interrogazione, producono 90 miliardi di euro di utili (il 7 per cento del prodotto interno lordo) e sono la prima azienda d'Italia.
Sarà possibile ridimensionare e vincere la sfida lanciata dalle organizzazioni criminali se lo Stato interverrà principalmente per colpire i patrimoni frutto delle attività illecite.
È necessario lavorare in tre direzioni, come tra l'altro il Governo sta già facendo. In primo luogo, occorre aggiornare la normativa sulla confisca e l'assegnazione dei beni sottratti alle organizzazioni mafiose: la procedura vigente è piuttosto lenta, poiché passano molti anni prima che un bene confiscato possa essere utilizzato.
Con la nuova normativa, oggetto di discussione in questi giorni in Commissione antimafia, dobbiamo accorciare i tempi per l'assegnazione del bene confiscato. Quando un bene confiscato alla mafia è utilizzato, per esempio, per fini sociali o trasferito alle forze di polizia, lo Stato dimostra di essere più forte dei poteri criminali.
In secondo luogo, dobbiamo varare in fretta - ciò avverrà nei prossimi giorni, in sede di Consiglio dei ministri - il cosiddetto «pacchetto sicurezza», che prevede l'inasprimento delle pene per alcuni reati che destano grave allarme sociale e attribuisce nuovi poteri a sindaci e prefetti.
Inoltre, credo sia necessario prevedere una corsia preferenziale in Parlamento per i disegni di legge che costituiscono l'articolazione normativa del «pacchetto sicurezza».
In terzo luogo, occorre favorire lo snellimento delle procedure che prevedono il risarcimento per le vittime del racket e dell'usura.
PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.
MICHELE BORDO. Dunque, credo che, se riuscissimo a realizzare tutto ciò in poco tempo, daremmo una risposta molto chiara contro le organizzazioni criminali: dobbiamo farlo, perché ce lo chiedono i cittadini del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
(Iniziative in relazione ad atti intimidatori compiuti nei confronti del sindaco di Verona - n. 3-01372)
PRESIDENTE. Il deputato Bricolo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-01372, concernente iniziative in relazione ad atti intimidatori compiuti nei confronti del sindaco di Verona (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9), di cui è cofirmatario.
FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, nei giorni scorsi il sindaco di Verona ha ricevuto nella sua abitazione una lettera minatoria accompagnata da un proiettile e questo è solo uno dei tanti atti di intimidazione che ha subito e che subiscono molti altri sindaci nelle nostre città, soprattutto al Nord, in Padania.
Le ricordo, caro Ministro, che in questo momento mentre voi del Governo continuate a litigare - lo sottolineo -, tagliate i trasferimenti ai comuni, aumentate le tasse e così via, solo i sindaci sul territorio cercano di dare delle risposte ai cittadini e voi li lasciate sempre più soli.
Le chiedo, dunque, che fine ha fatto il pacchetto sicurezza, che ieri sera doveva emanare il Consiglio dei ministri, che davaPag. 23più poteri ai sindaci per contrastare la criminalità nelle nostre città. Cosa state facendo per garantire più sicurezza nelle nostre città? A noi risulta zero, niente, signor Ministro.
Attendo una risposta e spero che sia meno ipocrita possibile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Osvaldo Napoli).
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, al di là della propaganda, rispetto ai trasferimenti di risorse alle autonomie locali vi sono degli atti visibili che testimoniano come si siano ridotti nei cinque anni dal 2001 al 2006. Quando vuole li può consultare e si può fare un dibattito pubblico anche con un ulteriore question-time.
Per quanto riguarda le questioni oggetto dell'interrogazione (Commenti del deputato Osvaldo Napoli)...
PRESIDENTE. La prego di non interrompere il Ministro mentre sta svolgendo la sua risposta.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, mi auguro comunque che per lo meno non si conteggino i tempi dell'interruzione, tanto ormai sono abituato: si tratta spesso di propaganda.
Rispetto, invece, alle questioni segnalate, voglio partire dall'ultima che riguarda non una regione del Nord, ma il comune di Soverato, in provincia di Catanzaro, dove ieri sera è stato collocato un ordigno esplosivo presso la sede della polizia municipale che ha danneggiato la porta di ingresso.
Il fatto mi induce a fornire dei dati circa gli atti intimidatori ai danni di amministrazioni pubbliche e di sedi di partito: nel corso del 2006, su 1.433 attentati e danneggiamenti, 429 sono stati effettuati contro sedi di partiti politici e 116 contro sedi di enti locali. Le categorie più colpite sono i pubblici amministratori e i rappresentanti politici, rispettivamente destinatari di 158 e 37 atti di intimidazione.
Le autorità di pubblica sicurezza e le forze di polizia non dormono, ma seguono con la massima attenzione tutti gli eventi che incidono negativamente sulla sicurezza e sulla libertà di espressione dei cittadini, sul ruolo degli amministratori e sulle attività delle forze politiche. In tale ottica, dispongono e periodicamente rivedono le misure idonee ad assicurare, da un lato, il capillare controllo del territorio, garantendo prioritariamente la sorveglianza sugli obiettivi più esposti, quali le sedi delle istituzioni, dei partiti politici, dei circoli e dei movimenti politici e sindacali, dall'altro lato, l'intensificazione dei servizi di informazione per il monitoraggio costante delle situazioni di rischio.
Venendo ai fatti oggetto dell'interrogazione, secondo quanto riferito dalla prefettura, lo scorso 20 ottobre il sindaco di Verona ha consegnato al comando provinciale dei carabinieri una busta contenente una cartuccia inesplosa calibro 9 e un cartoncino bianco recante minacce contro la sua persona e contro il presidente del comitato per il traforo delle Torricelle.
La minaccia si riferisce, come ricordato nell'interrogazione, alla realizzazione di un traforo stradale in località Torricelle. I diversi orientamenti che si registrano nella città di Verona riguardo a questa scelta fanno parte della normale e legittima dialettica politica. Quello che a Verona e che ovunque risulta assolutamente inaccettabile è che un amministratore locale riceva minacce finalizzate a condizionarne le scelte.
La persona del sindaco è già da tempo oggetto di misure di tutela da parte dell'Arma dei carabinieri per le minacce ricevute a seguito della decisione di chiudere un campo nomadi e per lo sgombero di un centro sociale. Nell'imminenza del fatto in questione è stata intensificata la protezione...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. ...nei confronti del sindaco e sono state contestualmente disposte misure di vigilanza nei confronti del presidente del comitato per il traforo. Ieri si è tenuta una riunione del coordinamento delle forze di polizia, nel corso della quale, pur non essendo emersi ulteriori elementi sotto il profilo investigativo, sono state intensificate le misure nei confronti del sindaco e la tutela per il presidente del comitato per il traforo.
PRESIDENTE. Signor Ministro, deve concludere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Dei fatti è stata informata l'autorità giudiziaria.
PRESIDENTE. Il deputato Bricolo ha facoltà di replicare per due minuti.
FEDERICO BRICOLO. Signor Ministro, lei non ha risposto alla mia domanda. Voi, ormai, nel corso dello svolgimento del question time siete abituati a prendere in giro i parlamentari che vi rivolgono le domande, ma non vi rendete conto che state prendendo in giro anche chi vi ascolta e guarda la televisione da casa.
Lei non ha risposto alla mia domanda e, come al solito, raccontate balle in Parlamento: tutte balle! Io le ho chiesto che fine ha fatto il pacchetto sicurezza promesso ai sindaci che doveva conferire loro maggiori poteri per contrastare la criminalità sul territorio. Che fine ha fatto?
Ieri sera, in sede di Consiglio di ministri, non lo avete votato. Si tratta di un provvedimento importante e complesso. Le ricordo alcuni punti. Ad esempio, le norme sulla guida in stato di ebbrezza, che erano inserite nel pacchetto sicurezza e che voi - pur definendovi paladini della difesa dei diritti dei cittadini - non avete varato. Ricordo, ancora, le norme contro la pedofilia, quelle per contrastare le mafie, quelle contro l'accattonaggio, i rom e lo sfruttamento dei minori. Sono tutti strumenti contemplati dal pacchetto sicurezza che avrebbero attribuito anche poteri ai sindaci per contrastare questi fenomeni, e che voi non siete riusciti ad approvare. Non siete riusciti a farlo non solo litigando all'interno della vostra maggioranza, ma addirittura all'interno del Consiglio dei Ministri. Quattro Ministri ieri sera si sono rifiutati di approvare questo provvedimento: si tratta dei Ministri di Rifondazione Comunista, dei Verdi, dei Comunisti Italiani; i soliti, insomma, quelli della sinistra radicale. Vergogna, Ministro Chiti! Il Ministro Amato ne è uscito completamente delegittimato.
Noto che lei non ha alcun imbarazzo nel sentire queste parole perché è evidente che - come per il Ministro Amato - anche per lei non è importante l'interesse dei cittadini. Per voi è importante mantenere la poltrona e i posti di potere. Il vostro sarà ricordato come il peggior Governo nella storia della Repubblica. Tutti ricordiamo le balle che avete raccontato in campagna elettorale. Prodi sosteneva che avrebbe ridotto i costi della politica, e la prima cosa che ha fatto è stata quella di costituire il Governo con il più alto numero di ministri, viceministri e sottosegretari nella storia di questa Repubblica. Dunque, dovreste vergognarvi e vi chiediamo, ancora una volta, di dimettervi! Lasciate le poltrone...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FEDERICO BRICOLO....lasciate la libertà ai cittadini di andare a votare e cambiare il Governo [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
PRESIDENTE. Invito tutti coloro che intervengono, ferma restando ovviamente la libertà di espressione politica di cui ognuno si assume la responsabilità, ad usare un linguaggio consono con l'Assemblea parlamentare.
Pag. 25FEDERICO BRICOLO. Presidente, il Ministro non ha risposto! Non deve riprendere me, Presidente: è il Ministro che non ha risposto ai deputati! Lei non deve riprendere i deputati!
ROBERTO COTA. È lei che deve dire qualcosa, Presidente!
(Disagi relativi ai servizi di vigilanza carceraria in Piemonte e Valle d'Aosta - n. 3-01373)
PRESIDENTE. Il deputato Stradella ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-01373, concernente disagi relativi ai servizi di vigilanza carceraria in Piemonte e Valle d'Aosta (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10), di cui è cofirmatario.
FRANCO STRADELLA. Signor Presidente, assieme ad altri colleghi piemontesi abbiamo presentato questa interrogazione al Ministro della giustizia per avere notizie circa l'atteggiamento che il Governo intende assumere in un delicato servizio che lo Stato deve compiere, cioè quello della polizia carceraria.
Ci risulta che in Piemonte - e, ahimè, abbiamo timore che ciò riguardi tutto il territorio nazionale - vi siano carenze dovute alla obsolescenza dei mezzi di trasporto, carenze di servizi igienici nella disinfestazione delle carceri e degli automezzi, e che si sia verificato il mancato pagamento dei corrispettivi dovuti per le missioni, con la conseguente necessità da parte degli agenti di far fronte con risorse personali a tali spese.
Inoltre, in Piemonte, in modo particolare, vi è anche una carenza di personale che raggiunge il 15 per cento degli effettivi. Per tali ragioni, chiediamo al Governo quali misure intenda adottare al riguardo.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il dipartimento per l'amministrazione penitenziaria ha assicurato che presso tutti gli istituti del Piemonte e della Valle d'Aosta viene garantita in modo adeguato ai detenuti l'assistenza sanitaria. Infatti, in quasi tutte le strutture è prevista l'assistenza medica di ventiquattr'ore, sono attive convenzioni con specialisti e liberi professionisti. In caso di necessità è poi disponibile il centro clinico annesso alla casa circondariale di Torino e ci si può avvalere dei reparti detentivi ospedalieri dislocati presso i diversi ospedali della regione.
I detenuti, all'atto dell'ingresso in istituto, sono sottoposti a visita medica e contestualmente vengono effettuati esami ematochimici.
Per quanto riguarda, invece, la problematica concernente il numero delle guardie carcerarie a disposizione, sappiamo che vi sono problemi e che questa condizione - come del resto lei ha affermato - riguarda gran parte delle regioni del Nord e del Centro Italia.
L'amministrazione segue con attenzione questa situazione, cercando di fare ogni sforzo per alleviare le condizioni di disagio che, allo stato attuale, effettivamente esistono. In questa direzione si iscrive, da ultimo, l'assegnazione di 450 unità di personale che appartengono al ruolo degli agenti di polizia penitenziaria, delle quali 82 sono state assegnate al provveditorato del Piemonte. Si sta, inoltre, perfezionando il procedimento di assegnazione di 520 unità che provengono anche dal ruolo degli ispettori.
Per quanto si riferisce in merito al pagamento delle indennità al personale inviato in servizi di missione, è vero che vi è una criticità sulla questione della gestione dei fondi per le situazioni generali della finanza pubblica; tuttavia, è altrettanto vero che da ciò - come si afferma nell'interrogazione a risposta immediata - non devono derivare disfunzionalità e pregiudizi per il personale che è impegnato in un'attività così delicata.Pag. 26
Per tale motivo, l'amministrazione ha garantito che, attraverso operazioni di compensazioni tra le varie postazioni di bilancio, si potrà far fronte alle esigenze immediate, mentre il disegno di legge di assestamento del bilancio per l'anno 2007 prevede un incremento dei capitoli interessati - sia in termini di competenza che di cassa - di 4 milioni di euro. Quest'ultimo, non appena approvato, potrà consentire di dar corso alla relativa ripartizione e assegnazione tra vari provveditorati regionali, compreso quello del Piemonte e della Valle d'Aosta.
Riguardo, infine, alla mancata fornitura di gradi, mostrine e fregi, i responsabili del servizio hanno assicurato che la distribuzione delle insegne metalliche di qualifica avverrà in concomitanza con la consegna degli effetti di vestiario, per ottimizzare le risorse disponibili e non duplicare le spese da sostenere per la loro spedizione. Con specifico riferimento alle regioni del Piemonte e della Valle d'Aosta, la consegna sarà esperita nel più breve tempo possibile, tenuto conto delle necessità di approvvigionamento delle sedi che sono state programmate.
PRESIDENTE. Il deputato Stradella ha facoltà di replicare.
FRANCO STRADELLA. Signor Presidente, se non fosse che le strade dell'inferno sono lastricate di buone intenzioni, dovrei dichiararmi soddisfatto. Tuttavia, signor Ministro, lei ha manifestato una serie di buone intenzioni da parte del Governo, non ha fornito risposte - se non evasive - ai quesiti e, tutto sommato, ha sottolineato e confermato che questi disagi vi sono.
Pertanto, le vorrei chiedere come è possibile che, rispetto ad un servizio così delicato, che attiene anche alla sicurezza del Paese e che svolge funzioni importanti (sappiamo tutti, infatti, quanto sia importante la regolarità della detenzione e dei trasferimenti), lei non abbia detto nulla sull'obsolescenza del materiale di trasporto; ma anche su questo si potrebbe discutere.
Ritengo che uno Stato serio e consapevole, un Governo che voglia davvero bene al Paese non dovrebbe farsi sollecitare per svolgere funzioni di questo genere, e dovrebbe pagare i compensi agli agenti di polizia carceraria, così come agli agenti di pubblica sicurezza. Si tratta di un dovere che dovrebbe essere svolto in tempi congrui e non è possibile che venga adempiuto soltanto su sollecitazione, così come non è possibile affermare che l'assistenza sanitaria è garantita. So anch'io che una minima assistenza sanitaria è garantita, tuttavia le posso citare alcuni esempi di disinfestazione di mezzi di trasporto che non è stato possibile effettuare per mancanza di materiale medico.
Pertanto, se l'amministrazione pubblica non riesce a garantire il minimo vitale per lo svolgimento di funzioni così importanti - non voglio associarmi al collega Bricolo che vi invitava a cambiare mestiere - tuttavia ritengo che abbiate dimostrato di non saper svolgere molto bene il vostro mestiere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
(Erogazione dei finanziamenti dei progetti relativi al programma nazionale della ricerca 2005-2007 - n. 3-01374)
PRESIDENTE. Il deputato Del Bue ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cirino Pomicino n. 3-01374, concernente l'erogazione dei finanziamenti dei progetti relativi al programma nazionale della ricerca 2005-2007 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11), che ha sottoscritto in data odierna.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, signor Ministro Mussi, nel luglio del 2005 l'allora Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca invitò a presentare progetti di ricerca nell'ambito del programma triennale del Ministero. Vennero presentati 744 progetti, con costi dai 7,3 ai 23 milioni di euro. Attualmente, nel bilancio del suo Ministero, risultano disponibili 1,1 miliardi di euro, a carico del cosiddetto fondo rotativo, a cui si aggiungono ulteriori fondi.Pag. 27
Pertanto, con l'interrogazione a risposta immediata Cirino Pomicino n. 3-01374, si chiede di sapere per quali ragioni - ad oggi, dopo due anni e tre mesi - tali somme non siano state erogate, perché si sia verificato questo ritardo e, infine, quando il suo Ministero intenda erogare fondi che sono dovuti.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'università e della ricerca, Fabio Mussi, ha facoltà di rispondere.
FABIO MUSSI, Ministro dell'università e della ricerca. Signor Presidente, naturalmente i Governi in carica rispondono anche degli effetti delle decisioni e delle azioni dei Governi che li hanno preceduti, e io non mi sottraggo. È la regola, tanto più che in ballo ci sono questioni fondamentali per qualità (ricerca scientifica e innovazione) e per quantità (le risorse destinate).
In relazione al quesito posto dall'interrogazione, primo firmatario l'onorevole Cirino Pomicino, ricordo che la legge finanziaria per il 2005, all'articolo 1, comma 354, ha previsto l'istituzione, presso la gestione separata della Cassa depositi e prestiti Spa, del Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e agli investimenti in ricerca, con una dotazione iniziale stabilita di 6.000 milioni di euro.
Con il decreto-legge n. 35 del 2005 è stata destinata una quota pari ad almeno il 30 per cento delle risorse del Fondo a progetti strategici di ricerca e sviluppo delle imprese, da realizzarsi anche congiuntamente con soggetti della ricerca pubblica. Questo diceva il decreto-legge!
Con decreto interministeriale del marzo 2006 sono stati definiti i requisiti, le condizioni e altre modalità per l'accesso ai finanziamenti. Il Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e agli investimenti in ricerca è stato ripartito dal CIPE in due successive tranche, con la prima delle quali, nel luglio 2005, si è proceduto ad una prima ripartizione, prevedendo l'assegnazione a questo Ministero di una quota di 1.100 milioni di euro, da utilizzarsi per il sostegno ai grandi programmi strategici ricompresi nel Programma nazionale della ricerca 2005-2007.
In particolare, con decreto del luglio 2005, il MIUR ha invitato ogni soggetto pubblico e privato, attivo nella ricerca e nell'innovazione, a presentare congiuntamente idee progettuali e poi, con successivo decreto, è stata istituita la commissione di valutazione, che è pervenuta alla selezione - attenti alle date - delle migliori idee il 7 febbraio 2006.
Sono pervenute complessivamente 744 idee progettuali, per un costo complessivo di 10.417 milioni di euro. La commissione ha ritenuto che abbiano conseguito il punteggio minimo per le successive fasi, previamente stabilito in 85 punti su 100, 196 idee progettuali, per un costo di 3.104 milioni.
Con decreto del 10 marzo 2006 sono stati preliminarmente invitati a presentare i progetti esecutivi i proponenti delle idee con punteggio da 90 a 100, per un numero complessivo di 138 idee.
I progetti esecutivi pervenuti sono stati 130 e in relazione ad essi è stata svolta l'attività istruttoria prevista dal decreto 8 marzo 2006.
Allo stato attuale le istruttorie sono terminate per la quasi totalità. Di queste, trenta hanno ricevuto il decreto definitivo. In conclusione, siccome i decreti devono essere registrati dalla Corte dei conti, tenendo conto degli ulteriori passaggi procedurali, molto complessi, che richiedono anche l'intervento dei soggetti bancari, le prime risorse potranno essere effettivamente erogate entro la fine dell'anno in corso. Ci siamo, la procedura è stata lunga, ma ci siamo.
PRESIDENTE. Il deputato Del Bue ha facoltà di replicare.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, sono soddisfatto che il Ministro rassicuri che almeno le prime risorse verranno ripartite entro la fine dell'anno in corso, anche se lei mi consentirà - è un uomo politico di spicco - di far capire ai telespettatori che...
Pag. 28FABIO MUSSI, Ministro dell'università e della ricerca. Condivido quello che sta per dire!
MAURO DEL BUE. .... essendo la situazione politica così precaria, queste rassicurazioni rischiano di essere vanificate dal superamento dell'attuale quadro politico.
Tuttavia, questa non è una responsabilità sua e del suo Ministero. Fa piacere che ella si assuma anche la responsabilità del Governo precedente. Diciamo che la responsabilità di certi ritardi, in questo caso, è bipartisan, oppure possiamo anche definirla così: è una responsabilità della procedura amministrativa, che ritarda l'erogazione di somme che dovrebbero essere più celermente accordate ai soggetti proponenti, perché lei sa che la dinamica economico-sociale a volte non rispetta i tempi della pubblica amministrazione.
Quindi dichiaro la mia soddisfazione per avere avuto la possibilità di comprendere bene i motivi e le responsabilità del ritardo, e anche per l'assicurazione, per quel che vale, signor Ministro, che queste somme verranno dal suo Governo erogate entro la fine dell'anno.
(Iniziative per la salvaguardia e l'incremento dei livelli occupazionali con riferimento allo stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco - n. 3-01375)
PRESIDENTE. Il deputato Scotto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01375, concernente iniziative per la salvaguardia e l'incremento dei livelli occupazionali con riferimento allo stabilimento FIAT di Pomigliano d'Arco (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12), per un minuto.
ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, signor Ministro, il 5 ottobre scorso l'amministratore delegato Marchionne ha dichiarato che per logica e razionalità la nuova Alfa 149 dovrebbe essere costruita nella stabilimento FIAT di Cassino: un'indicazione in contrasto con l'accordo dell'aprile 2003 tra le organizzazioni sindacali metalmeccaniche e l'impresa, che riconfermava il ruolo strategico dell'area industriale di Pomigliano d'Arco per il quadriennio successivo in merito alla produzione di vetture Alfa del segmento «C» e «D», e all'incremento occupazionale di mille unità e altrettante cinquecento nell'indotto.
Quest'uscita ha destato sorpresa, determinato tensione tra i lavoratori, tant'è che i sindacati unitariamente hanno deciso di procedere al blocco di ogni forma di straordinario.
Per questo chiediamo come il Governo intenda riaprire il confronto tra le parti sulla vocazione produttiva di Pomigliano d'Arco e sull'aumento dell'occupazione prevista e mai realizzata nell'accordo del 2003.
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, l'onorevole Scotto solleva l'attenzione sulla situazione relativa allo stabilimento FIAT di Pomigliano d'Arco, con riferimento alle scelte strategiche operate dalla società.
La competente Direzione del lavoro di Napoli ha reso noto che la FIAT produce nello stabilimento di Pomigliano d'Arco diverse versioni dei modelli Alfa Romeo 147 e 159 GT, secondo quanto previsto dall'accordo del 2003-2007 richiamato nell'atto in discussione.
Nell'ambito del periodo di riferimento dell'accordo medesimo, nello stesso stabilimento sono stati complessivamente assunti oltre 1600 lavoratori con contratto a tempo indeterminato e con contratto di apprendistato professionalizzante. L'assessorato al lavoro della regione Campania ha, inoltre, reso noto che nel febbraio scorso la FIAT ha presentato il nuovo piano industriale avente validità fino al 2010; in quella stessa sede ha annunciato che renderà note le allocazioni dei nuoviPag. 29modelli, non prima però del prossimo mese di dicembre.
Nell'ambito della presentazione del nuovo piano industriale la società ha, inoltre, dichiarato che l'organizzazione non sarà più basata sui marchi ma su nuove piattaforme per segmenti. La società avrebbe in quella stessa sede, pur in attesa della definitiva pronuncia sulle allocazioni, preannunciato che l'assegnazione ai vari stabilimenti dei nuovi modelli, secondo questo nuovo piano organizzativo, dovrebbe riguardare prioritariamente Termini Imerese, Pomigliano d'Arco e, in parte, Mirafiori.
Infine, la società ha informato che non saranno aperti nuovi stabilimenti in Italia e che, nel contempo, non ne saranno chiusi altri nel nostro paese, e che per il biennio 2008-2010 i modelli prodotti in Italia passeranno da un milione 100 mila a un milione 500 mila unità.
Vorrei aggiungere da ultimo che ad oggi le parti sociali non hanno richiesto alcun incontro per l'esame della situazione occupazionale.
PRESIDENTE. Il deputato Scotto ha facoltà di replicare.
ARTURO SCOTTO. Ringrazio il signor Ministro. Riteniamo indubbiamente ambizioso l'obiettivo illustrato dall'amministratore delegato, di portare entro il 2010 la produzione automobilistica del gruppo FIAT da un milione 100 mila a un milione 500 mila unità, e siamo quindi soddisfatti della risposta del Ministro. Crediamo, allo stesso tempo, che questo nuovo piano industriale vada inserito all'interno di un quadro di rilancio produttivo e occupazionale dell'insieme degli stabilimenti. Pomigliano, da questo punto di vista, deve poter partecipare a pieno titolo a tale programma di ripresa, non relegandolo ad un ruolo marginale come appariva dalla dichiarazione del dottor Marchionne, né accontentandosi del semplice mantenimento dei livelli attuali.
È dunque necessario qualificare la missione produttiva e raggiungere pienamente gli obiettivi del 2003, compresa la sfida di contribuire al ritorno sul mercato automobilistico degli Stati Uniti. È chiaro che il rispetto degli accordi, da questo punto di vista, è essenziale, come è essenziale il coinvolgimento dei sindacati.
Per queste ragioni, è fondamentale la possibilità di costruire a Pomigliano l'Alfa 149, il modello destinato a sostituire l'Alfa 147 nel segmento C, poiché ciò comporterebbe volumi produttivi e livelli occupazionali commisurati. Al contrario, se si stabilisse di lasciare a Pomigliano soltanto la produzione dell'alta gamma dell'Alfa 159, e di non portarvi anche quella dell'Alfa 149, ciò contribuirebbe a determinare ulteriori difficoltà. In questo modo, verrebbero prodotte solo 400 auto al giorno, circa la metà dell'attuale capacità produttiva dello stabilimento. Ciò potrebbe condurre ad un rischio di ridimensionamento, oltre che mettere in discussione un'identità, una storia e una memoria che ha fatto di Pomigliano il centro principale di produzione dell'Alfa Romeo nel Mezzogiorno.
(Gestione della spesa all'interno dell'Inps e iniziative disciplinari della Direzione generale dell'ente - n. 3-01376)
PRESIDENTE. Il deputato Leoluca Orlando ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01376, concernente la gestione della spesa all'interno dell'Inps e iniziative disciplinari della Direzione generale dell'ente (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13).
LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, signor Ministro, alcuni parlamentari di diversa estrazione politica hanno presentato atti di sindacato ispettivi attinenti la gestione della spesa all'interno dell'INPS e in particolare riguardo alla legittimità dei comportamenti e delle scelte della Direzione generale dello stesso ente. Tali atti non hanno ancora ricevuto risposta. Si sono susseguiti invece una serie di atti punitivi e censori ai danni dei membri del comitato di redazione, che sono stati in ultimo deferiti alla commissione di disciplina:Pag. 30fra i motivi di contestazione, quello di essersi rivolti a parlamentari a tutela dei propri diritti (su tale aspetto richiamo l'attenzione del signor Presidente della Camera dei deputati). I dipendenti dell'ente hanno infatti lamentato l'assenza di trasparenza e il continuo ricorso ad esternalizzazioni di attività che dovrebbero invece essere proprie del personale inquadrato nell'organico dell'istituto. Non sembra che sia possibile accettare un comportamento punitivo nei riguardi di lavoratori che rivendicano i propri diritti e che, per tutelarli, hanno commesso l'errore di rivolgersi a parlamentari.
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, con riferimento all'interrogazione presentata dall'onorevole Leoluca Orlando relativa alle scelte strategiche operate dall'INPS in materia di comunicazione, fornisco le notizie acquisite presso l'istituto.
L'INPS ha reso noto preliminarmente che la sua struttura «Comunicazione e relazioni esterne» realizza iniziative volte ad informare e sensibilizzare gli iscritti nell'ambito degli indirizzi e degli obiettivi delineati dagli organi dell'istituto attraverso la presentazione di un piano annuale. Negli ultimi anni, le politiche di comunicazione dell'istituto sono state rivisitate nell'ottica di un più efficiente servizio e di una maggiore informazione all'utenza. In questo senso, molte iniziative di comunicazione sono state realizzate anche allo scopo di sviluppare una buona comunicazione interna fondata su un'ampia circolazione delle informazioni sulle attività e sui processi lavorativi.
Per la realizzazione di tali iniziative si è privilegiata la riqualificazione delle professionalità e del lavoro interno, anche con l'obiettivo di ottimizzare l'impiego delle risorse finanziarie a ciò destinate. Per l'anno 2007, con un budget di circa 900 mila euro, sono state attivate iniziative volte a far conoscere in particolare le nuove disposizioni sul trattamento di fine rapporto, sull'erogazione della cosiddetta «quattordicesima» e sui benefici agli incapienti.
In merito alla specifica vicenda relativa all'avvio dei procedimenti disciplinari a carico di alcuni dipendenti, l'istituto ha precisato che i lavoratori in questione non fanno parte di alcun comitato di redazione e non rivestono la qualifica di giornalisti, osservando che l'azione nei loro confronti è ancora in corso e si svolge nell'osservanza delle vigenti norme regolamentari in materia.
Posso comunque garantire che, nel rispetto dell'autonomia dell'istituto, il Ministero che rappresento continuerà, comunque, a svolgere la propria opera di vigilanza.
PRESIDENTE. Il deputato Leoluca Orlando ha facoltà di replicare.
LEOLUCA ORLANDO. Signor Ministro la ringrazio per i dati forniti, anche se si tratta di dati resi dalla Direzione generale dell'Inps, oggetto della censura da parte dei parlamentari e, quindi, non costituisce probabilmente la fonte migliore per rispondere a contestazioni che, come lei sa, sono state portate anche davanti all'autorità giudiziaria penale, per alcuni risvolti che potrebbero identificarsi come penalmente rilevanti nei comportamenti della Direzione generale dell'istituto.
Voglio anche aggiungere, con riferimento a quanto detto, che si è assistito ad una spesa spropositata volta a promuovere il logo dell'Inps, che, come è noto, agisce senza concorrenza in materia di previdenza (ed è veramente singolare che si faccia una promozione del logo di un istituto che detiene il monopolio in materia di previdenza).
Tengo, altresì, a richiamare la posizione assunta dalla Federazione nazionale della stampa italiana a difesa dei lavoratori in questione, la loro mortificazione e la sottoposizione a procedimento disciplinare che reca nelle motivazioni il riferimento, come motivo di censura, al fatto diPag. 31essersi rivolti a parlamentari per la tutela dei loro diritti.
Richiamo l'attenzione del signor Presidente sulla possibile eventuale violazione del diritto dei parlamentari ad esercitare il proprio mandato, senza che ciò induca una rappresaglia nei confronti dei dipendenti di un ente pubblico.
(Iniziative in relazione alla sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della legge della regione Puglia n. 4 del 2006 - n. 3-01377)
PRESIDENTE. Il deputato Napoletano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01377, concernente iniziative in relazione alla sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della legge della regione Puglia n. 4 del 2006 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 14).
FRANCESCO NAPOLETANO. Signor Ministro, con la legge n. 4 del 2006 la regione Puglia aveva previsto la conservazione dello status di disoccupato per quei lavoratori iscritti nelle liste di collocamento che avessero accettato un lavoro a tempo determinato (o, comunque, temporaneo) per un periodo diverso e più lungo - fino a dodici mesi, anziché fino ad otto mesi - rispetto a quello indicato dalla legge statale, e ciò indipendentemente dal reddito che ne potesse derivare.
Questa legge, su ricorso della Presidenza del Consiglio dei Ministri, non ha superato il vaglio della Corte costituzionale che, con sentenza n. 268 del 2007, ne ha dichiarato l'incostituzionalità per violazione dell'articolo 117, terzo comma, della Costituzione.
La conseguenza è che moltissimi disoccupati pugliesi, per aver stipulato contratti di lavoro a tempo determinato superiore agli otto mesi ed entro i dodici mesi, sono stati cancellati dalle graduatorie presso i centri per l'impiego della Puglia, e quindi fortemente pregiudicati nei loro diritti.
PRESIDENTE. Deputato Napoletano, la invito a concludere.
FRANCESCO NAPOLETANO. Si chiede di conoscere quali provvedimenti il Governo intenda urgentemente adottare per salvaguardare quei diritti che i lavoratori pugliesi avevano prima della promulgazione della legge in parola e della successiva sentenza della Corte costituzionale.
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, l'onorevole Napoletano solleva l'attenzione sulla legge della regione Puglia che disciplina le condizioni per il mantenimento dello stato di disoccupazione, disponendo in particolare che lo stesso venga conservato anche per i soggetti che accettano un'offerta di lavoro a tempo determinato (o di lavoro temporaneo) di durata fino a dodici mesi, ovvero sei mesi se si tratta di giovani, indipendentemente dal reddito che ne sia derivato.
Più precisamente, è previsto che in tali circostanze lo stato di disoccupazione non cessi, bensì venga semplicemente sospeso. La legge regionale in questione, come ricordato dall'onorevole Napoletano, è stata dichiarata incostituzionale con sentenza n. 268 del 2007 per contrasto con le relative disposizioni statali recate dal decreto legislativo n. 181 del 2000, costituenti i principi fondamentali in materia di lavoro.
La Corte costituzionale ha ritenuto, infatti, che le norme regionali impugnate attengono anche alla tutela e sicurezza del lavoro e ledono le prerogative dello Stato, riguardo alla determinazione dei principi fondamentali in materia di competenza legislativa concorrente.
L'Alta Corte ha ribadito, in tal modo, un principio già più volte affermato ovvero che le disposizioni dirette a regolare, favorendolo, l'incontro tra domanda e offerta di lavoro attengono, appunto, alla tutela del lavoro. Lo stato di disoccupazione,Pag. 32con la fissazione delle evenienze che ne comportano la perdita, ha, in questo senso, un carattere polivalente, costituendo il presupposto anche di diverse ipotesi e modalità di regolamentazione tra domanda e offerta di lavoro. È evidente che, in un ambito siffatto, pur essendo comprensibili le istanze di quei lavoratori ricadenti nelle fattispecie descritte nella legge censurata non si può, allo stato attuale, che rispettare il primario ruolo che la Costituzione assegna alla Corte costituzionale. D'altro canto, pur nel rispetto delle prerogative regionali e delle statuizioni del supremo giudice costituzionale, posso assicurare che il Governo si farà carico di valutare la situazione venutasi a creare a seguito della succitata pronuncia.
PRESIDENTE. Il deputato Napoletano ha facoltà di replicare.
FRANCESCO NAPOLETANO. Signor Presidente, non ho elementi per esprimermi diversamente rispetto al giudizio costituzionale che, molto opportunamente, è stato reso dalla suprema Corte perché, a nostro avviso, è indubbio che la competenza in tema di tutela e sicurezza del lavoro appartenga alla legislazione statale. Tuttavia, la regione Puglia - devo ammettere con intenti anche lodevoli - ha provato ad estendere una tutela nei confronti di tali lavoratori, disoccupati iscritti nelle liste di collocamento che accettassero un lavoro a tempo determinato o comunque temporaneo, anche per un lasso superiore agli otto mesi e quindi conservando le prerogative e quanto altro potesse loro derivare. A conclusione di tale vicenda, purtroppo, è accaduto che invece di ricevere un beneficio viene addirittura corrisposto un danno. Ciò è avvenuto non per colpa loro, ma tale fatto non ci sembra assolutamente giusto.
Sono soddisfatto per la sensibilità che il Governo, attraverso di lei, signor Ministro, ha manifestato, cercando di individuare una soluzione in grado di ripristinare i diritti di tali lavoratori e delle loro famiglie; mi permetto di aggiungere che questi lavoratori, tornati disoccupati, rischiano di perdere altre occasioni di lavoro. Occorre, eventualmente, che sia riconosciuto lo status di disoccupato, perché in questi tempi di precariato non bisogna assolutamente perdere alcuna occasione di lavoro, tanto meno a causa di conflitti istituzionali.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 17.
La seduta, sospesa alle 16,35, è ripresa alle 17,05.