Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Ipotesi di chiusura dello stabilimento Unilever di Cagliari - n. 2-00815)
PRESIDENTE. L'onorevole Schirru ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00815, concernente l'ipotesi di chiusura dello stabilimento Unilever di Cagliari (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 5).
AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, intervengo brevemente richiamando solo alcuni punti essenziali della mia interpellanza anche a nome dei colleghi che l'hanno sottoscritta.
Quella in esame è un'interpellanza rivolta a conoscere le misure per scongiurare la chiusura di uno stabilimento di Unilever Srl di Cagliari. Si tratta di un'azienda che fa parte di un gruppo nazionale denominato Unilever che è un grande produttore mondiale di beni di largo consumo. La divisione italiana produce e vende gelati e surgelati con marchi Findus e Algida e opera in alcune unità italiane, quelli di Latina, Caivano e Cagliari con una rete distributiva su tutto il territorio nazionale.
In data 21 settembre 2007, la Unilever ha comunicato alle organizzazioni sindacali e associazioni degli industriali di Cagliari la chiusura dello stabilimento entro il 31 dicembre 2007 e, contemporaneamente, l'apertura della procedura di mobilità di lavoratori con la motivazione di una riorganizzazione complessiva del gruppo a livello mondiale ed europeo.
Tale riorganizzazione prevede in particolar modo la realizzazione di una struttura organizzativa in ogni Paese europeo con un coordinamento di un amministratore delegato per gestire la produzione e la commercializzazione.
Lo stabilimento di Cagliari, grazie anche ad una buona organizzazione del lavoro e alla presenza permanente di duecento lavoratori, tra operai e impiegati, altamente qualificati e con un bassissimo tasso di assenteismo, ha assunto il ruolo di azienda pilota nella sperimentazione di prodotti di nicchia, soprattutto, per aver assunto la cultura del miglioramento della produzione. Proprio grazie a questi fattori esso è riuscito a ritagliarsi un ruolo di protagonista nel difficile mercato nazionale e mondiale del gelato.
Da oltre otto mesi, i lavoratori sono impegnati nella difesa di questa realtà produttiva. Vi sono state diverse iniziative ed incontri istituzionali, locali, regionali - e, mi risulta, anche nazionali, proprio con lo stesso Ministero delle attività produttive Pag. 54che sta esaminando la situazione - per rispondere alla richiesta unitaria che proviene dalle istituzioni e dai lavoratori di promuovere il recupero di questo sito produttivo e, soprattutto, favorire un'eventuale cessione dello stesso ed altri imprenditori, senza però altri condizionamenti o limitazioni di produzione.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 17,20)
AMALIA SCHIRRU. Risulta, infatti, che l'Unilever pone il vincolo ai possibili acquirenti di non produrre gelati. A questo proposito, vorrei rilevare che il vincolo posto dall'azienda, secondo cui i candidati all'acquisto dello stabilimento sardo non devono produrre gelati, non è chiaro. Si tratta di una condizione dettata dalla volontà del colosso anglo-olandese di non perdere le quote di mercato, evitando, così, la concorrenza. Questa, per noi, è una grave limitazione, perché condiziona in modo negativo la vendita dello stabilimento e dell'azienda: a questo punto, diventa difficile determinare il numero dei possibili acquirenti né si conosce cosa lo stabilimento produrrà a partire dal gennaio 2008.
Ma non è tutto. La situazione preoccupa, altresì, perché sono a rischio le professionalità dei lavoratori, che potrebbero essere disperse, soprattutto se l'acquirente avesse un'altra vocazione produttiva.
La presente interpellanza nasce per questi motivi: per chiedere di assumere iniziative per scongiurare la chiusura dello stabilimento; per chiedere se il Ministro non ritenga opportuno fornire un chiarimento in merito alla situazione dei dipendenti con contratto a tempo indeterminato destinati a risolversi nei prossimi mesi e, soprattutto, per conoscere la situazione dei lavoratori part time che, in questi giorni, vedrebbero scadere il programma triennale di formazione e lavoro, mentre, invece, si aspettavano l'assunzione a tempo indeterminato.
Quindi, quello che si chiede con questa interpellanza è se non sia il caso di convocare un tavolo tecnico con la partecipazione dell'Unilever Italia Srl., della regione Sardegna, della provincia e del comune di Cagliari per esaminare tutta la situazione. Inoltre, si chiede se esistano delle previsioni e delle condizioni per una riconversione industriale dello stabilimento e se sia possibile conoscerle, per far sì che si diano garanzie certe ai lavoratori che, in questo momento, sono molto preoccupati.
PRESIDENTE. Il Viceministro dello sviluppo economico, Sergio Antonio D'Antoni, ha facoltà di rispondere.
SERGIO ANTONIO D'ANTONI, Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, vorrei far subito presente che le preoccupazioni dell'interpellante sono le stesse del Governo, che ha seguito questa vicenda sin dal suo nascere, sia mediante contatti con la realtà cagliaritana sia, successivamente, mediante un incontro che si è svolto presso il Ministero dello sviluppo economico, in occasione del quale si è tenuta una riunione presieduta dal sottosegretario Gianni.
Purtroppo, ad oggi, le notizie riportate dall'interpellante corrispondono alle nostre. La società Unilever ha confermato la volontà di chiudere lo stabilimento e di cedere l'attività ad altri imprenditori. Non ha precisato né di quali imprenditori si tratti, né di quale tipo di produzioni, né quali siano le prospettive o il futuro.
Pertanto, è chiaro che ciò desta una grave preoccupazione per l'avvenire dello stabilimento e dei lavoratori, considerato anche che ci troviamo in una regione come la Sardegna: in pieno Mezzogiorno e in presenza di situazioni che conosciamo perfettamente, ove la mobilità tra un posto di lavoro e l'altro non è facile e, quando vi è processo di mobilità di tale natura, il rischio è che la mobilità si svolga - come purtroppo sappiamo - da un posto di lavoro alla disoccupazione.
Per questo motivo, dobbiamo fare di tutto perché la società Unilever, comunque, si assuma le proprie responsabilità in tale processo e ci fornisca una risposta Pag. 55chiara. L'ipotesi, ancora auspicabile, sarebbe quella della continuità della stessa società Unilever o, nel caso in cui ciò non sia possibile, di una prospettiva che dia continuità allo stabilimento.
Per tali ragioni, nei prossimi giorni, ci adopereremo per fare in modo che ciò avvenga, attraverso un tavolo nazionale che convocheremo presso il nostro Ministero con la partecipazione di tutte le parti interessate, come ha già detto l'interpellante, delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni locali, affinché la società Unilever, assumendosi le proprie responsabilità, possa fornire una risposta certa o in relazione a se stessa o sul futuro dello stabilimento attraverso altri imprenditori.
Vi è tutto l'impegno del Governo, che esprimo a mio nome e dell'intero Governo, perché ciò si realizzi e il tavolo possa produrre tali risultati.
PRESIDENTE. L'onorevole Schirru ha facoltà di replicare.
AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatta. Mi premeva richiamare l'interesse del Viceministro e dell'intero Governo. Soprattutto, raccomando, per tenere fermo l'impegno, di fare in modo che questa realtà non chiuda e che, comunque, i possibili acquirenti possano non solo mantenere la produzione - che è di grande qualità - ma, in particolar modo, far salvi i posti di lavoro. Infatti, come lei stesso, signor Viceministro, ha affermato, gli scenari in Sardegna sono abbastanza drammatici per quanto riguarda i lavoratori e i disoccupati, che ormai rappresentano una realtà piegata dalla crisi industriale oltre che agricola e pastorale delle quali abbiamo discusso in questa sede, anche ieri.
Tra l'altro, in tanti, abbiamo assistito al programma televisivo Annozero dove si è parlato della povertà in Sardegna, di quanti non hanno un lavoro e di come sia difficile tirare avanti onestamente.
Per questo motivo, la ringrazio e premo perché si risolva la crisi di questa grande azienda.