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Si riprende la discussione.
(Repliche del relatore e del Governo e posizione della questione di fiducia - A.C. 1287)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Boato.
MARCO BOATO, Relatore. Signor Presidente, vorrei intanto ringraziare i colleghi che sono intervenuti nella discussione sulle linee generali, Giovanelli, Giorgio Conte, Franco Russo, Giovanardi, Boscetto, Sandra Cioffi, Alessandri, Jole Santelli, D'Alia, Allasia, Biancofiore, Bodega, Forlani, Aprea, Caparini, Fabbri, Lazzari, Cota, Costa, Uggè, Lucchese e Fava, che ho ascoltato tutti con assoluta attenzione, anche quando questa Assemblea non era affollatissima. Del resto, il dovere del relatore è, ovviamente, quello di essere sempre presente.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Ti sei dimenticato di Buontempo!
MARCO BOATO, Relatore. Dopo avere ascoltato tutti, posso pronunciare alcune parole anch'io? Esprimo rispetto per tutti, salvo per coloro che mancano sistematicamente di rispetto. Comunque, sto intervenendo io e non lei.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Boato.
MARCO BOATO, Relatore. Grazie, signor Presidente.
Ringrazio tutti i colleghi per i loro interventi, sia quelli della maggioranza sia, prevalentemente, quelli dell'opposizione. Rispetto, ovviamente, tutte le valutazioni politiche che fanno parte del normale dibattito parlamentare. Voglio solo svolgere alcune osservazioni su altrettanti aspetti di carattere meramente tecnico-giuridico, per rispetto agli interventi che ci sono stati.
La collega Aprea, ieri sera, ha fatto riferimento al testo originario del decreto-legge riguardo al Ministero dell'istruzione - attualmente, della pubblica istruzione - non essendosi accorta, probabilmente per la fretta, che al Senato il testo era stato modificato all'articolo 1, comma 1, numero 15, con l'introduzione, appunto, della definizione di Ministero della pubblica istruzione. La collega Aprea non riusciva a rendersi conto del perché la stessa fosse utilizzata: è utilizzata perché è stata introdotta una norma legislativa al riguardo.
Il collega D'Alia, in un intervento - devo dire - pregevole e che ho ascoltato con grande interesse, si è lamentato di una norma introdotta dall'articolo 1, comma 22-ter, che riguarda le competenze dei ministri senza portafoglio. A me pare che questa norma sia stata introdotta opportunamente per modificare l'articolo 9, comma 2, della legge n. 400 del 1988 sulla Presidenza del Consiglio dei ministri. Essa prevede che ogni qualvolta la legge o altra fonte normativa assegni, anche in via delegata, compiti specifici ad un ministroPag. 32senza portafoglio, ovvero a specifici uffici o dipartimenti della Presidenza del Consiglio dei ministri, gli stessi si intendono comunque attribuiti, rispettivamente, al Presidente del Consiglio dei ministri, che può delegarli a un ministro o a un sottosegretario di Stato, e alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Ciò appare ovvio. Infatti, essendo i ministeri senza portafoglio istituiti non per legge e potendo di volta in volta essere mutevoli, mentre i ministeri con portafoglio hanno bisogno di un provvedimento legislativo per la loro istituzione o per le loro trasformazioni, ogni qual volta negli atti normativi si faccia riferimento a competenze di ministri senza portafoglio queste ultime sono da ritenersi attribuite per al Presidente del Consiglio dei ministri. A norma dello stesso articolo 9 della legge n. 400 del 1988, il Presidente del Consiglio provvede, con proprio provvedimento pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, ad attribuire le funzioni con le quali si esercitano le deleghe che egli intenda attribuire ai ministri senza portafoglio.
Un'altra osservazione, signor Presidente, voglio svolgerla in riferimento all'intervento della collega Jole Santelli che mi dispiace non sia presente ma che ho ascoltato con grande attenzione questa notte. Anche il collega D'Alia è intervenuto in proposito. Ha lamentato, in particolare, la collega Santelli, che con questo provvedimento si reintroduca l'istituto delle direzioni generali, in alternativa ai dipartimenti che sarebbero stati, invece, la scelta prevalente in precedenza. Purtroppo, non è così. Dico purtroppo perché c'è stata un po' di fretta nell'analizzare questa materia che ho cercato di ricostruire. Nella scelta originaria compiuta con il decreto legislativo n. 300 del 1999, moltissime volte citato in questa discussione, c'era una elencazione dei ministeri organizzati per dipartimenti e di quelli articolati in direzioni generali, con una prevalenza per la cosiddetta dipartimentalizzazione. Questo, per intenderci, all'epoca del Governo di centrosinistra, nella XIII legislatura. Nella fase di attuazione di quella riforma, nella scorsa legislatura, quella del Governo Berlusconi, il decreto legislativo del 6 dicembre 2002, n. 287, ha stabilito, in via generale che nei ministeri costituiscono strutture di primo livello, alternativamente, i dipartimenti e le direzioni generali. Se si verifica che cosa in concreto è successo quanto alle scelte che sono state compiute nella scorsa legislatura, è accaduto esattamente l'opposto di quanto hanno lamentato i colleghi Santelli e D'Alia. Infatti, nella scorsa legislatura è emersa, in tutti i provvedimenti legislativi, una preferenza per il modello di organizzazione per direzioni generali rispetto a quella per dipartimento. Mi riferisco al Ministero dell'ambiente, al Ministero del lavoro, al Ministero delle attività produttive, oltre ai Ministeri degli affari esteri, della difesa e al Ministero delle comunicazioni. Invece, il Ministero dei beni culturali, con decreto legislativo n. 3, del 2004, fu organizzato attraverso quattro dipartimenti. Con l'attuale scelta legislativa - che si può condividere o meno, faccio solo una precisazione di carattere tecnico - risulterà di nuovo prevalente il modello di organizzazione per dipartimenti, quello che del resto auspicavano i colleghi Santelli e D'Alia.
Non intervengo, invece, nel merito del dibattito politico perché questo fa parte del normale confronto parlamentare, in questa Assemblea, e non è compito del relatore intervenire al riguardo. Rinnovo il ringraziamento a lei, signor Presidente, ai rappresentanti del Governo, al presidente della I Commissione, Violante, ed a tutti i colleghi che sono intervenuti.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il provvedimento oggetto del nostro esame è funzionale all'attuazione del programma di Governo. La riorganizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei ministeri tende a questo.
Vorrei richiamare alcuni esempi (certamente, non tutti, per non abusare delPag. 33tempo), ricollegandomi a diverse considerazioni che sono state svolte nel corso della discussione di questa notte e di questa mattina e che riguardavano il merito del provvedimento e non si limitavano a giudizi, schemi o luoghi comuni.
Mi riferisco agli interventi - lo ricordava precedentemente anche il relatore Boato - degli onorevoli D'Alia, Aprea, Santelli e di altri ancora. Quando, ad esempio, l'onorevole D'Alia sostiene di essere contrario alla costituzione di un ministero per la famiglia perché le politiche per la famiglia sono trasversali, intersettoriali, fa una considerazione che, dal suo punto di vista, può essere legittima, ma si può sostenere esattamente il contrario.
In campagna elettorale, abbiamo dichiarato (lo avete sostenuto anche voi dell'opposizione) che la famiglia ha un rilievo di fondo, che in Italia la famiglia ha bisogno di politiche attente e che tali politiche sono effettivamente di carattere orizzontale. Noi riteniamo che, per rispondere a questa impostazione, sia necessario avere un ministero che abbia questo richiamo, al fine di attuare il programma che abbiamo presentato ai cittadini italiani e con il quale abbiamo vinto le elezioni.
La stessa questione, negli stessi termini, potrei sollevarla con riferimento alle politiche giovanili. Per quanto riguarda le giovani generazioni, nel nostro paese esiste un deficit che ruba futuro, che attiene a molti campi, dall'istruzione al diritto permanente alla formazione, alla possibilità di formarsi per tempo una vita familiare, ad una precarietà che va distinta dalla flessibilità, agli ordinamenti professionali e via dicendo. Noi vogliamo avere un ministero che, in collaborazione con le regioni e gli enti locali, cerchi di portare avanti queste politiche.
D'altra parte, a nostro giudizio, la stessa esperienza è stata vissuta nei cinque anni precedenti dal Governo Berlusconi, e su questo non c'è polemica. Avete citato più volte il senatore Bassanini e le sue leggi: accade spesso che venga citato e valorizzato colui che non svolge più il suo ruolo da chi precedentemente si era opposto alle sue proposte. È normale.
Abbiamo valutato l'esperienza compiuta nell'unificazione della ricerca scientifica, dell'università e della pubblica istruzione, tanto più quando vogliamo che nel sistema dell'istruzione entrino a far parte, con una visione diversa, gli asili nido, o dell'economia e delle politiche di sostegno all'economia, che, a nostro giudizio, sono state assenti in questi anni. E potrei continuare.
Su questi temi, sulla scelta di istituire un ministero per la famiglia ed uno per le politiche giovanili e di prevedere una separazione tra ricerca scientifica, università e pubblica istruzione, tra politiche allo sviluppo ed economia, il senatore Bassanini, che legittimamente e pubblicamente ha espresso alcuni elementi di dissenso rispetto a questa riorganizzazione, aveva manifestato il suo accordo, a dimostrazione che le questioni sono un po' meno strumentali di come sono state presentate in questa sede.
A noi è apparsa fondata anche la distinzione tra infrastrutture e trasporti. In Italia c'è un bisogno enorme di modernizzazione infrastrutturale. Ormai, non è più un problema solo del sud, del centro o del nord; è un problema di tutta l'Italia che deve essere affrontato e che richiede un'autonomia per la nostra valutazione rispetto alle politiche specifiche per i trasporti.
Potrei continuare, facendo riferimento all'organizzazione di tutte le politiche sociali all'interno di uno specifico ministero che faccia della solidarietà un'opportunità per la coesione, per la civiltà e la giustizia, per uno sviluppo che sia umanamente di maggiore qualità e più ricco.
Non stiamo facendo una filosofia dell'organizzazione del Governo fine a se stessa, una lode della perfetta organizzazione della Presidenza del Consiglio e dei ministeri (ho superato da molti anni la fase in cui credevo che vi fosse un'organizzazione perfetta e permanente). Forse tutti noi dovremmo riflettere maggiormente (e qui c'è un elemento di autocritica). Le strutture dei governi hanno qualcosa di permanente e qualcosa di flessibile; ciò deve essere ancorato alla situazionePag. 34di un paese e alla priorità che il programma di governo vuole portare avanti. Quindi, non sto facendo una lode della perfetta organizzazione. Io stesso constato che, in questa organizzazione, vi sono aspetti di cui non sarei sicuro. L'esperienza ci dirà se funzioneranno o se dovremo metterci mano. E, dunque, proprio per questo, non pretendo - ne lo riterrei possibile - che su queste scelte possa essere convinta l'opposizione.
Questa è l'organizzazione che il Governo, in questa fase, ha ritenuto giusta e possibile per attuare il suo programma, quel programma con il quale si è presentato ai cittadini e sul quale ha ottenuto la fiducia delle Camere.
Queste misure di organizzazione della Presidenza del Consiglio e dei Ministeri sono una parte integrante e, di fatto, collegata a quella scelta e a quel rapporto di fiducia con le Camere. Comprendo la sfida dell'opposizione. L'opposizione, legittimamente, giustamente, così è in democrazia, è alternativa al programma della nostra coalizione, alle nostre priorità, agli strumenti con cui vogliamo realizzare questa priorità.
Comprendo la critica, il confronto ed anche il voto negativo. Quello che capisco meno, cari colleghi, lo voglio dire con franchezza e con tranquillità, anche se non ne discuto la legittimità (è del tutto legittimo), è che l'opposizione contrasti per giorni e giorni (Commenti dell'onorevole Buontempo). ..Onorevole Buontempo, poi le risponderò con i numeri, ma veda, se tra noi vogliamo che ci sia un confronto franco e serio, se si fa ostruzionismo, lo si chiami ostruzionismo. Se si fa ostruzionismo e lo si chiama volontà di confronto amorevole, non si ottiene alcun risultato serio! È come se dicessi di volermi recare a Milano, prendendo il treno per Palermo: non posso convincere i miei compagni di viaggio che stiamo andando effettivamente a Milano!
In un paese normale, a mio avviso, e in un rapporto normale tra maggioranza ed opposizione, che si contrastino, ma che si rispettino, saranno i fatti, i risultati conseguiti, la verifica di questi fatti e di questi risultati conseguiti il terreno comprensibile - che noi non rifiutiamo, ma è legittimo volere, e vogliamo - per la sfida tra maggioranza ed opposizione; non la voglia di ostacolare le scelte di organizzazione di un Governo, non la contrarietà generica, senza reali indicazioni di merito, che si sa, non possono essere accolte! Infatti, l'organizzazione è parte di una impostazione e di un programma.
Quando, in sede di discussione sulle linee generali, ci si iscrive a parlare in 176 (ieri sera; oggi erano 170, l'ho chiesto al Presidente), si lancia - ma è legittimo - un segnale.
EMERENZIO BARBIERI. L'avete fatto voi, nella legislatura precedente!
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Quando, per la seconda volta in tre giorni, non si partecipa alla votazione, abbandonando l'aula, addirittura, ieri, sulle pregiudiziali di costituzionalità che l'opposizione aveva posto (ieri, purtroppo, anche con il concorso dell'UDC, che invece, la settimana scorsa, positivamente, aveva preferito la presenza ed il ruolo istituzionale), si lancia un segnale, certamente legittimo (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)... L'abbiamo fatto anche noi l'ostruzionismo, credo su temi e in modi diversi (Commenti del deputato Barbieri),... ma, certamente, su questo ognuno avrà una sua opinione. Lei non convincerà me della giustezza (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)...
ANTONIO LEONE. Ci vediamo oggi pomeriggio!
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Si lancia - dicevo - un segnale certamente legittimo, però si dà un'indicazione che non è di confronto; va bene forte, decisa, ma non di confronto.
Non spetta a me valutare il senso e la portata di queste strategie.
ANTONIO LEONE. Ma bravo, bravo, l'hai detta giusta!
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VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Non spetta a me valutarle.
Con certezza esprimo forti dubbi sul fatto che su questa strada si costruiscano costruttive e utili relazioni, visto che dobbiamo in questa sede confrontarci e lavorare insieme su ruoli diversi per cinque anni. Non credo che su questa strada si costruiscano relazioni costruttive tra maggioranza ed opposizione e neppure un confronto di merito che sia utile al paese. La mia convinzione è che il paese ci chieda altro.
Una parte di voi può anche ritenere che non sarà all'opposizione fino al 2011: questo lo vedrete. In ogni caso, penso che il tempo potrebbe essere impiegato per tutti in modo migliore (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Ritengo che il paese non chieda più la contrapposizione continua né la politica per non far fare, ma chieda invece una politica che sfidi nel fare, nell'agire e nell'assumersi le responsabilità.
Voglio ribadire che questo decreto-legge riguardo all'organizzazione della Presidenza del Consiglio e dei Ministeri reca in sé l'obbligo, inserito nel decreto stesso già a partire dal confronto svoltosi in sede di Commissione bilancio al Senato, dell'invarianza della spesa e la previsione degli strumenti per poter esercitare il controllo da parte delle due Camere.
Noi ci siamo impegnati e intendiamo impegnarci ad andare oltre. Come è stato ricordato - ironizzandovi sopra, ma credo che a consuntivo non sarà motivo di ironia - con un atto di indirizzo la Presidenza del Consiglio ha determinato l'obbligo, e non solo l'impegno, per i ministeri di un risparmio di almeno il 10 per cento. A tale proposito sono in atto ricognizioni per ridurre fortemente le convenzioni sparse, le convenzioni di studio che forse «studiano» poco, così come sono state adottate, ad esempio, misure verso il personale di diretta collaborazione dei Ministeri e per la riduzione delle segreterie dei viceministri.
Il ministro Nicolais ha già portato alla Camera, a proposito della discussione di una mozione presentata dall'onorevole Vito ed altri, alcuni dati ed alcune nostre valutazioni. Alla fine dell'anno porteremo ulteriore cifre, dati ed esiti: su questo è giusto che vi sia un terreno di confronto e di sfida. È questo ciò che avviene in democrazia!
Vi sono stati poi alcuni interventi sia presso le Commissioni che in aula che hanno espresso preoccupazioni relativamente alle funzioni proprie di dirigenti o di aree del personale interessati alle riorganizzazioni. Tali timori - intendo dirlo perché del tutto legittimi - non hanno ragione di essere, in quanto le funzioni, le professionalità, il trattamento economico del personale sono salvaguardati e ciò è scritto nel decreto-legge: è aperto un tavolo di confronto con i sindacati, all'interno del quale verranno esaminati e risolti - e verso tale direzione va la nostra volontà e il nostro impegno - eventuali problemi che si dovessero porre.
Svolgerò un'ultima considerazione - e concludo - riguardante la delega prevista nel decreto-legge. Su questo punto non devo fare altro che riaffermare l'impegno assunto dal Governo una settimana fa, durante la discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge sulla proroga dei termini, su sollecitazione sia della maggioranza che dell'opposizione, e con l'intervento del presidente Violante.
Ribadiamo che l'impegno sarà quello di non utilizzare la delega inserita nel decreto-legge, nonché di predisporre nei prossimi mesi un complessivo disegno di legge delega da presentare alle Camere, con il quale affrontare le problematiche aperte. Come è emerso nella discussione della scorsa settimana, vi sono differenti interpretazioni all'interno dei regolamenti della Camera e del Senato riguardo all'ammissibilità nei decreti-legge di previsioni di deleghe. A tale proposito esiste la questione del confronto autonomo, su cui, naturalmente, il Governo non ha né la volontà né la possibilità di intervenire, di Camera e Senato rispetto ad una opportuna omogeneità di comportamenti e, possibilmente, di norme regolamentari.Pag. 36
Per quanto ci riguarda, il Governo - questa è la responsabilità - si è già impegnato in quest'aula (e ribadisce oggi tale scelta) a non dare attuazione, come del resto è nelle nostre prerogative, a deleghe che siano state inserite in decreti e, soprattutto, a non inserire più previsioni di deleghe nei decreti-legge.
Per questi motivi, anticipo l'accoglimento di due ordini del giorno presentati su questo tema dall'onorevole Boato e dall'onorevole Boscetto, vale a dire da esponenti sia della maggioranza sia dell'opposizione. Questo è l'impegno che il Governo ribadisce.
Ho già detto, signor Presidente, che l'organizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri per me si collega in parte e discende dalle priorità programmatiche che abbiamo presentato alle Camere. Del resto, il Presidente del Consiglio Prodi vi ha fatto riferimento nel discorso di presentazione del Governo alle Camere.
A queste considerazioni si aggiunge che questo decreto-legge, già approvato dal Senato, scade il prossimo 17 luglio. Abbiamo tentato un'intesa con le opposizioni sull'organizzazione dei nostri lavori. Avremmo voluto non dover porre la questione di fiducia.
Abbiamo accolto l'indicazione politica relativa alle questioni delle deleghe avanzata dalla Camera dei deputati, che, dunque, su questo aspetto ha svolto un ruolo non passivo, ma determinante rispetto agli orientamenti e agli indirizzi del Governo. Il Governo, infatti, ha ascoltato, compreso e modificato le sue scelte. Darne atto alla Camera non costituisce certamente un elemento di debolezza, ma la considerazione del fatto che anche rispetto ai decreti, com'è stato fatto, sì può modificare un orientamento e un comportamento.
Tuttavia, questa intesa sull'organizzazione dei lavori non c'è stata e ho detto quando scade il decreto.
Per tutti questi motivi, a nome del Governo, a ciò espressamente autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi (Commenti dei deputati Barbieri e Buontempo), dell'articolo unico del disegno di legge n. 1287, di conversione del decreto-legge n. 181 del 2006, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato (Applausi del deputato Boato - Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. A seguito della decisione del Governo di porre la questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle 12,30 nella biblioteca del Presidente per l'organizzazione del seguito del dibattito. La seduta dell'Assemblea riprenderà subito dopo la conclusione di tale riunione.
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Innanzitutto, vorrei fare gli auguri all'onorevole Chiti e alla maggioranza. Siamo alla prima e riteniamo che non sarà l'ultima (Commenti del deputato Barbieri)...
PRESIDENTE. Onorevole Barbieri, non disturbi l'onorevole Leone...
ANTONIO LEONE. Siamo alla prima questione di fiducia. Non potrei tacere sul fatto che l'onorevole Chiti - per la verità, non ci è riuscito molto abilmente - ha tentato di far intendere agli italiani che questa fiducia deriva dall'ostruzionismo delle opposizioni. Gli italiani devono sapere, come diceva un vecchio brocardo nella scorsa legislatura, che questo decreto-legge è arrivato qui alla Camera a distanza di poche ore dalla sua scadenza, in quanto scade lunedì prossimo. Non comprendiamo il perché, oppure lo comprendiamo... ma dobbiamo puntare l'attenzione sul fatto che si tratta di un provvedimento basilare per il Governo.
Questo è il primo vero atto del Governo e l'organizzazione dello stesso, nonché il funzionamento e l'attuazione del programma dipendono solo da questo. Vi sembra normale, in un paese normale, inPag. 37un Parlamento normale, che si chieda la fiducia su un provvedimento che deve costituire l'avvio dei lavori del Governo? Per colpa dell'opposizione voi sareste costretti a chiedere la fiducia. Trovatemi un solo intervento ostruzionistico, nel momento in cui il relatore e lo stesso onorevole Chiti sono venuti a dare spiegazioni e risposte a richieste avanzate negli interventi dell'opposizione in materia di istruzione, di economia e finanze, di trasporti, di pesca e di agricoltura.
In questo provvedimento sono contenute delle nefandezze enormi. Pensate a cosa accadrà nel momento in cui esso sarà approvato e, quindi, passerà quell'appropriazione indebita, fatta da Pecoraro Scanio, della parola «mare». Con essa si sottrarrà tutto il settore della pesca a quello dell'agricoltura per trasferirlo all'ambiente. Vi siete chiesti quali saranno le conseguenze di tutto ciò (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)?
In questo provvedimento avete fatto di tutto e, poi, ci venite a dire che a causa della nostra posizione, del nostro ostruzionismo, siete stati costretti a porre la questione di fiducia. Il provvedimento in esame, a distanza di pochi giorni dalla sua scadenza, non siete stati capaci di approvarlo e, quindi, siete stati costretti, non a causa del nostro ostruzionismo ma per la vostra incapacità, a porre la questione di fiducia. Per tutto ciò vi faccio i miei migliori auguri!
Ho chiesto la parola anche per sollevare un'altra questione. Ieri, il gruppo di Forza Italia ha presentato un'interrogazione a risposta immediata alla quale il Governo sarebbe chiamato a rispondere nel corso del question time previsto per oggi. Data la posizione della questione di fiducia da parte del Governo, non so se il question time si svolgerà nel pomeriggio di oggi. La nostra interrogazione faceva riferimento all'alluvione che nei giorni scorsi ha colpito la zona di Vibo Valentia; a seguito di quell'evento, parte della popolazione locale si trova ancora in mezzo ad una strada, priva di acqua e di corrente elettrica. La nostra interrogazione non è stata neanche pubblicata e non ci sarà risposta da parte del Governo perché vi è stato un ballottamento di competenze su chi doveva rispondere.
Detto ciò, pongo una questione regolamentare e chiedo alla Presidenza che la stessa sia portata all'attenzione sia della Conferenza dei presidenti di gruppo sia della Giunta per il regolamento. A me pare che ciò che è accaduto rappresenti un fatto gravissimo: il nostro gruppo rimarrà senza interrogazione a risposta immediata perché il Governo non viene a rispondere. Faccio presente che noi non possiamo essere costretti a presentare interrogazioni sulla scorta di quelli che sono i desiderata del Governo. Noi interroghiamo il Governo anche attraverso, così come è stato sempre fatto, il ministro per i rapporti con il Parlamento, il quale deve venire e rispondere in questa sede alle nostre interrogazioni, altrimenti si configura un'ipotesi di violazione dei diritti del parlamentare e dei relativi gruppi parlamentari.
Questo è quello che sta accadendo e che pongo all'attenzione del Presidente della Camera affinché, una volta per tutte, siano rispettate, non con l'arroganza di questo Governo, i diritti dei singoli parlamentari e dei relativi gruppi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Onorevole Antonio Leone, in merito alla questione da lei sollevata relativamente al question time, lei sa che è convocata, fra un quarto d'ora, la Conferenza dei presidenti di gruppo. In quella sede, pertanto, tale questione potrà essere posta e discussa.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, a nome del gruppo di Alleanza Nazionale, desidero smascherare, almeno per chi ci ascolta, questo imbroglio.
Nel corso del mio precedente intervento, avevo contestato l'affermazione con la quale si sosteneva che l'opposizionePag. 38avesse fatto ostruzionismo e, visto che la maggioranza chiedeva, come previsto dal regolamento, la chiusura anticipata della discussione sulle linee generali con un voto, avevo proposto che si passasse alla discussione sul complesso delle proposte emendative presentate.
Il ministro Chiti ha poc'anzi «depositato» la verità e se ne è andato. Si tratta di persone che non hanno una tradizione parlamentare e, quindi, fanno fatica a rispettare il Parlamento: se non si è entrati qui con il voto dei cittadini, alla fine, ci si ritiene degli impiegati della politica e si pensa di fare a meno del Parlamento. Comunque sia, il ministro Chiti non ha detto la verità, perché noi gruppi di opposizione, come ha sottolineato poc'anzi anche l'onorevole Antonio Leone, eravamo disponibili a procedere con la discussione sul complesso delle proposte emendative presentate. La maggioranza, anche per via delle divisioni presenti al suo interno sulla questione dei poteri - perché non dire della grande rissa scatenatasi dietro le quinte tra ministri e sottosegretari che si ritengono spogliati di quei poteri che hanno avuto sempre i ministri della Repubblica? -, proprio per mascherare queste divisioni, questi personalismi, questo modo misero di concepire la politica, ha posto la questione di fiducia sul provvedimento in esame. E ciò avviene non a causa dell'opposizione, ma perché si vuole imprigionare i deputati della maggioranza in una logica di potere assolutamente inaccettabile.
Concludo, signor Presidente: si pone la questione di fiducia non per l'ostruzionismo, bensì per ingabbiare i deputati della maggioranza!
Alcuni ministri, finora, hanno effettuato delle spese, mentre non potevano usare neppure le auto blu! È con l'approvazione di questo provvedimento che verranno attribuiti i poteri a tali ministri. Tutto ciò che è stato speso per consulenti, impiegati, autisti, macchine, uffici e lampadine non si poteva pagare: è un abuso d'ufficio, un abuso di potere!
Mi auguro che le opposizioni vogliano esaminare anche questo problema. Credo, infatti, si possa presentare una buona denuncia contro questi abusi di potere. Personalmente, valuterò insieme al gruppo di Alleanza Nazionale la possibilità di un ricorso alla Corte dei conti. Finché non interverrà il voto della Camera, quei ministri non sono tali, anche se hanno fatto un giuramento. E quest'ultimo somiglia più ad una comparsata di Cinecittà, che non ad un giuramento fatto nel rispetto della nostra Costituzione.
Voi siete colpevoli del fatto che non si passi all'esame degli emendamenti! Avete già disegnato questo percorso, e lo avete fatto alla Camera dove disponete di una maggioranza di oltre 60 deputati. Ebbene, al Senato, volete togliere ai nostri senatori il diritto di entrare a Palazzo Madama? Se in questa sede, dove disponete di una maggioranza schiacciante, avete paura di confrontarvi con l'opposizione, al Senato, dove avete una maggioranza «ortopedica» e «cardiologica» - poiché sono i medici che vi assicurano quella esigua maggioranza -, credo che la vostra impazienza ed intolleranza rischierà di portarvi a pensare che la democrazia sia cosa vostra, all'interno di voi e della vostra maggioranza.
Mi auguro che potremo dimostrarvi, insieme al popolo italiano, che vi sbagliate di molto (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, devo ammettere che la questione di fiducia posta dal Governo e motivata dal ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Chiti, lascia veramente l'amaro in bocca. È l'ennesima dimostrazione che non è possibile ricorrere nemmeno ad un meccanismo che consenta, almeno a questa Assemblea, di continuare a discutere sulle questioni di merito. Viene negata anche a questo ramo del Parlamento la legittimità politica di utilizzare tutti gli strumenti previsti dalla democrazia parlamentare ePag. 39dal regolamento. Siamo assolutamente sconcertati dall'atteggiamento di questo Governo, che non ha una maggioranza al Senato e che utilizza lo strumento del voto di fiducia in maniera assolutamente strumentale, per mantenere in piedi un Governo che non c'è. Inoltre, utilizza lo stesso metro, la stessa mano pesante, anche in questo ramo del Parlamento.
Allora, non vi è alcuna possibilità - l'assenza del ministro Chiti lo dimostra - che nelle sue argomentazioni vi sia un giudizio politico sulla legittimità dell'uso, anche strumentale, dell'ostruzionismo. Questa considerazione verrà sollevata anche nell'interesse del Presidente della Camera, per assicurare il buon andamento dei lavori. Durante la passata legislatura, siamo stati tristemente testimoni dell'utilizzo indiscriminato e strumentale dell'ostruzionismo da parte dell'attuale maggioranza in tutte le forme possibili ed immaginabili. Evidentemente, abbiamo avuto cattivi maestri!
In quest'aula, sono state sostenute argomentazioni sulla legittimità del confronto democratico, sulla concertazione con il paese e con le parti sociali.
Oggi regalate poltrone: non si tratta, infatti, del legittimo utilizzo di strumenti parlamentari per la riorganizzazione dei ministeri in funzione della necessità di dare al Governo una composizione contingente. È stato sconfessato quanto era stato indicato non nella passata legislatura, ma nella legislatura ancora precedente, dall'allora ministro Bassanini. Non si usa il politichese in quest'aula per dimostrare che lo strumentale «spacchettamento» dei ministeri serve a tenere insieme una maggioranza che non c'è!
Ancora una volta, constatiamo, anche in questo ramo del Parlamento, l'uso strumentale della questione di fiducia per impedire ad una parte del paese, che legittimamente rappresentiamo, di usare tutti gli strumenti legittimi: questo è un fatto gravissimo. Signor Presidente, le chiedo di sottolineare alla Presidenza, e lo faremo comunque durante la Conferenza dei presidenti di gruppo, come non sia accettabile che in Commissioni, Giunte e quant'altro vi siano deroghe alla possibilità che si continui a lavorare. Il paese ha espresso un giudizio politico su questa maggioranza che non c'è. Usate gli strumenti della democrazia, ma ne risponderete alla democrazia ed al paese: state mettendo il bavaglio alla possibilità di continuare a confrontarsi con il Governo.
Inoltre, da dove nasce il giudizio sugli interventi strumentali ed evidentemente di carattere ostruzionistico? Decide l'onorevole Chiti, e questo Governo e questa maggioranza, nel merito degli interventi dei parlamentari dell'opposizione? Questo non sta scritto da nessuna parte! Se il motivo per contrastare diventa il giudizio espresso da quei banchi sulla legittimità degli interventi da parte dei deputati dell'opposizione, useremo sempre tutti gli strumenti che il regolamento ci mette a disposizione per sostenere le nostre sacrosante ragioni (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Forza Italia).
GABRIELE FRIGATO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, credo che la posizione della questione di fiducia da parte del Governo sia sempre un elemento non ordinario. Però, vorrei ricordare ai colleghi che, quando ci troviamo ad esaminare un provvedimento sul quale, dopo diverse ore di discussione in quest'aula, mi pare fino alla mezzanotte scorsa, vi sono ancora 170 iscritti a parlare, probabilmente il sospetto che si tratti di qualche azione ostruzionistica mi pare legittimo.
Credo che, guardando a quanto ci aspetta per le prossime settimane - l'esame del cosiddetto decreto Bersani e del DPEF, un documento di programmazione economica che non riguarda i prossimi mesi ma tutta la prossima legislatura -, si debba riconoscere al Governo un atto di responsabilità. Infatti, non si vuole certamente tagliare il confronto, ma chiedere al Parlamento di creare condizioniPag. 40migliori di discussione ed anche di ragionare sugli elementi di rapporto tra i tempi della discussione e le domande presenti nel paese. Discuteremo dei temi posti dal decreto Bersani e dal DPEF, che mi paiono più pregnanti.
Con riguardo al numero dei ministeri, colleghi, non credo vi possano essere numeri positivi e numeri negativi. Non può essere una posizione ideologica quella di dire che dodici ministeri vanno bene, ma undici sono troppi. Non credo in questa valutazione e ritengo non sia utile arrabattarsi su questo. Vi sono temi molto più importanti sui quali siamo chiamati a confrontarci nelle prossime settimane, che riguardano le liberalizzazioni, il risanamento del bilancio dello Stato, la necessità e l'urgenza di dare certezza all'economia, al sistema produttivo, alle nostre imprese. Nessuno di noi potrà esimersi dall'affrontare tali questioni, che dovranno essere ampiamente discusse anche in Parlamento.
Pertanto, mi permetto di osservare che è stato l'ampio numero di iscrizioni a parlare in sede di discussione sulle linee generali, per una posizione ideologica riguardante il numero dei ministeri, a indurre il Governo a tale decisione. Non voglio affermare il contrario di quanto, fino a qualche mese fa, ho sostenuto dai banchi dell'opposizione. Riconosco che porre la questione di fiducia costituisce sempre un atto grave, che toglie la parola, blocca il confronto. Non mi pare che i temi sui quali il paese chiede il confronto e le decisioni siano il numero dei ministeri o le competenze di questo o quel sottosegretario, quanto invece quelli riguardanti il risanamento economico, lo sviluppo, vale a dire i temi che stanno a cuore alle nostre famiglie e alle nostre imprese. Su tali argomenti le prossime settimane evidenzieranno se effettivamente siamo all'altezza della situazione (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
LUCIO BARANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, vorrei precisare che non si può fare di tutta l'erba un fascio. Il gruppo che rappresento non si è iscritto a parlare in sede di discussione sulle linee generali e non ha presentato emendamenti. Intendevamo fornire il nostro contributo ascoltando una discussione che doveva essere svolta.
Non è possibile porre la questione di fiducia su un argomento così importante, trattandosi della partenza di quello che sarà il treno di questo Governo. Il ministro Chiti, da un punto di vista infrastrutturale, ha fatto un esempio, secondo il quale si andrebbe tutti a Milano: con lo sdoppiamento dei ministeri tra il ministro Bianchi e il ministro Di Pietro, a Milano non ci arriverà mai!
Il concetto del tiro della fune è un concetto serio. Infatti, se i vari partecipanti non tirano tutti nella stessa direzione, ma tirano in modo diverso, la partita si perde, con la conseguenza che non vi sarà né sviluppo, né occupazione, né risanamento.
Ammiro e riconosco l'onestà politica del relatore Boato, che ha dovuto ascoltare tutti gli interventi, che tra l'altro sarebbero stati molti di più se non fosse stata deliberata la chiusura della discussione. Proprio in tale discussione intendevamo portare avanti gli interessi del paese; infatti, il paese non può essere rappresentato solo da una parte che ha vinto le elezioni per una manciata di voti. Il paese è rappresentato da tutti!
Quindi, quando il ministro Chiti ha citato l'esempio della famiglia, che rappresenta un qualcosa di trasversale, mancava solo che nel presente decreto fosse previsto anche il Ministero della felicità perché questo Governo toccasse veramente il fondo!