Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Informativa urgente del Governo sulla vicenda dell'uccisione di Gabriele Sandri e sugli incidenti che ne sono seguiti.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulla vicenda dell'uccisione di Gabriele Sandri e sugli incidenti che ne sono seguiti.
Avverto che, dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per otto minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del Ministro dell'interno)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'interno, deputato Giuliano Amato.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo riuniti qui stamani perché un ragazzo, che domenica mattina era uscito di casa con altri ragazzi, ora non c'è più. Uno sparo, proveniente dall'altro lato dell'autostrada, è penetrato nell'automobile nella quale si trovava il ragazzo, nel sedile posteriore, e il proiettile lo ha ucciso. Non so se qualche minuto prima il ragazzo fosse partecipe di una zuffa che stava intervenendo tra tifosi laziali (egli era un tifoso laziale) e tifosi della Juventus, i quali, giungendo dal Sud, andavano ad assistere, a loro volta, alla partita della propria squadra a Parma.
So che morire così, comunque, è assurdo, ingiusto e senza senso. Oggi, il suo sorriso - che abbiamo tutti visto successivamente - la sua giovinezza e il dolore della sua famiglia sono con noi in quest'Aula e portano in noi una tristezza infinita e un'amarezza senza possibile risposta.
La risposta che noi possiamo e dobbiamo dare ora, certamente, è di accertare in che modo si sono verificati i fatti e stabilire, almeno, la verità su ciò che è accaduto. Questa verità io, ancora, non laPag. 2conosco e la accerterà il magistrato. Abbiamo faticato anche a ricostruire quali fatti fossero accaduti nel corso della stessa mattina di domenica. Inizialmente ci era stato riferito che erano stati degli spari in aria e che, forse, era possibile che, sparando in aria mentre si corre, un colpo (il secondo) fosse partito con il braccio abbassato a causa della corsa.
Successivamente, sembra definitivamente accertato che lo sparo, comunque, è avvenuto con le braccia tese dall'altra parte dell'autostrada. Rimane da capire il perché, tra l'altro, ammesso che il primo sparo fosse stato in alto e la pistola non fosse stata riposta nella fondina - come è previsto dopo lo sparo in alto - vi fosse ancora un secondo sparo e ciò lo accerterà il magistrato e la perizia balistica. Noi abbiamo vissuto ore difficili la mattina di domenica e non siamo stati in grado, ne sono consapevole, di dare un'informazione tempestiva. Era difficile dare un'informazione tempestiva.
Voglio assicurare tutti i colleghi che il Viminale non ha occultato nulla che sapesse. In realtà, non aveva un'informazione che fosse in grado di erogare: non l'avevo io, come non l'aveva il Capo della Polizia. Le notizie si accavallavano e la questura di Arezzo, soltanto tra le 13,30 e le 14, è stata in grado di comunicare - spettava a loro che erano lì - che si era verificato un tragico errore. Anche sulle modalità di quest'ultimo abbiamo ancora bisogno di verificare: alla questura era giunta dall'autogrill la notizia che era in corso una zuffa tra tifosi; il personale della questura asserisce di averlo comunicato alle pattuglie che erano a Badia del Pino, sull'altro lato, ma è anche possibile che le pattuglie si siano mosse prima ancora di ricevere la comunicazione, attirate dalle urla e da ciò che vedevano. Non sappiamo ancora, quindi - lo confesso - se il giovane poliziotto che ha sparato fosse consapevole che, dall'altra parte, era in corso una rissa tra tifosi o se invece pensasse a qualcos'altro. Mi è dispiaciuto che anche i mezzi di informazione abbiano percepito un ritardo: più tempestiva è l'informazione, meglio è. Non abbiamo nulla da occultare e non avevamo alcun interesse a farlo: anzi, se avessimo avuto delle certezze - percependo che quanto è avvenuto potesse essere matrice di altri fatti - prima lo si fosse saputo, meglio sarebbe stato per noi. In ogni caso, in democrazia è bene far conoscere un avvenimento appena esso si verifica.
TEODORO BUONTEMPO. Lo ha spiegato al Capo della Polizia questo?
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Purtroppo, se anche l'informazione fosse stata erogata, con tutta la correttezza possibile, entro la tarda mattinata, assai difficilmente, credo, ciò avrebbe impedito ai violenti - che di questa uccisione hanno fatto occasione e premessa di un ritorno alla violenza - di comportarsi diversamente. Lo affermo non per una convinzione astratta, ma perché, sulla base delle notizie raccolte, i movimenti contro la polizia e contro bersagli fisici sono iniziati già alle 13. Vi è purtroppo un tam tam informativo - che, in Italia, funziona in una determinata cerchia di persone - totalmente disinteressato rispetto alle informazioni che, invece, giungono dal circuito dei mezzi di informazione.
Già alle 13, a Bergamo, una quindicina di tifosi locali aggrediva personale della Polizia di Stato, lanciando sassi contro i mezzi di polizia; alle 13,10, al passaggio presso la stazione di Treviglio del treno con a bordo quattrocento tifosi ospiti del Milan, sono stati lanciati sassi senza provocare danni a cose o a persone. A Taranto, sempre alle 13, alcune centinaia di tifosi si sono radunati nei pressi della curva nord, cominciando a scandire slogan contro le forze di polizia, e così via, altrove. Ciò è avvenuto perché la violenza con la quale si è reagito e l'irrazionale, ma esplicita, emotività con la quale ci si è appropriati del giovane morto dimostrano che l'occasione era stata cercata ed è stata trovata per rialzare le bandiere che si era stati costretti ad ammainare dopo la morte di Raciti: vi era di nuovo una ragione di vendetta e l'odio per la polizia, che comunque aveva sparato contro un tifoso, poteva riesplodere.Pag. 3
Questo è ciò che è realmente accaduto e mi riferisco alle due partite sospese dopo l'inizio - quelle di Bergamo e di Taranto - ed in particolare ai fatti accaduti a Roma.
Sorvolo sui dettagli, perché a questo punto i mezzi d'informazione vi hanno già dato tutte le informazioni al riguardo. Sarebbe fuor di luogo, quindi, che il Ministro dell'interno venisse alla Camera per una burocratica lettura di dati e di fatti specifici.
In questi fatti abbiamo visto una rabbia cieca, guidata da menti e da intenti che o sono follemente criminali o sono comunque eversivi. È una rabbia che si è sfogata - lo abbiamo capito a Roma - contro la polizia, le sue auto, i suoi simboli e, al di là di questo, contro i cassonetti della spazzatura.
C'è stata un'azione contro gli uffici del CONI. Inizialmente, ho pensato che si intendesse punire il CONI per le prese di posizione coraggiose e giuste contro il calcio violento, ma dalla dinamica che la questura di Roma ci ha fornito in seguito su quella vicenda sembra invece di capire che si trattasse di un'azione diversiva per attirare i poliziotti ed i carabinieri attorno al CONI, sguarnire le sedi di polizia e attaccarle, quindi, con maggiore facilità.
Infatti, mentre alcuni stavano attaccando la sede del CONI, molti stavano saltando giù sul lungofiume e si nascondevano, probabilmente, per fare qualcos'altro. Questa vicenda ha attirato attenzione giustamente non minore rispetto al fatto tragico della mattina. Certamente, la repressione di questi fatti da parte delle forze dell'ordine non è stata così dura come avrebbe potuto essere, ma questa è stata una scelta deliberata che il Capo della Polizia ha ritenuto di adottare, allo scopo di non fornire ulteriori occasioni per uno scontro fisico - perché era lo scontro fisico che si cercava - e non provocare altre situazioni umane che potessero essere utilizzate, come altre vittime ed altri feriti. Quindi, le forze dell'ordine hanno controllato e difeso le proprie sedi; hanno pagato un prezzo elevato anche in termini di feriti. Non hanno lasciato quella parte della città abbandonata alla violenza, perché era una violenza indirizzata solo contro di loro, contro le loro sedi. Hanno evitato, comportandosi così, come ha detto il Capo della Polizia, che vi fosse un'autentica mattanza. La gestione dell'ordine pubblico è una responsabilità delle forze dell'ordine...
PIER FERDINANDO CASINI. Si assuma le sue responsabilità.
PRESIDENTE. La prego di non interrompere.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Onorevole Casini, questa è l'ultima... [Commenti dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Scusate, avendo tutti la possibilità di intervenire dopo il Ministro per far valere le vostre osservazioni, vi prego di non interrompere.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. È doveroso.
IGNAZIO LA RUSSA. Non tocca a lei dirlo, ma al Presidente. Non faccia il Capo della Polizia.
PRESIDENTE. Per favore, vi prego di consentire al Ministro di proseguire senza interruzioni. Signor Ministro, la prego di proseguire.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. È esattamente quello che non voglio fare. Non voglio fare il Capo della Polizia. Il Capo della Polizia ha la responsabilità dei fatti, mentre io ne porto la responsabilità politica davanti al Parlamento. Mi assumo interamente la responsabilità politica davanti a voi della condivisione, da parte mia, delle scelte adottate dal Capo della Polizia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno e Verdi).
Le ho ritenute giuste e le ho condivise, così come ho condiviso la scelta di non farPag. 4sospendere, quel giorno, l'intero set delle partite di campionato, perché, quand'anche vi siano stati sporadici incidenti durante alcune di esse, sospenderle all'ultimo momento, con le tifoserie già concentrate, che poi sarebbero fuoriuscite dagli stadi, avrebbe provocato incidenti ben più gravi e con conseguenze ben più pesanti di quelle, sporadiche, che abbiamo registrato. Ho condiviso e fatta mia anche questa scelta.
Naturalmente, dalla vicenda di Roma sono emersi reati gravi: immediatamente sono stati arrestati quattro autori di tali reati; le identificazioni di altri sono tuttora in corso. Vi sono decine di identificazioni che stanno intervenendo e vi saranno ulteriori arresti.
Del resto, rispetto ai fatti accaduti in altre città, nella prima mattina della giornata odierna sono state arrestate in flagranza differita cinque persone a Taranto, sei a Milano e sette a Bergamo.
Ci troviamo davanti alla violenza e con essa dobbiamo fare i conti e dobbiamo sapere come liberarcene. Non ci si dica - e cerchiamo di avere la consapevolezza di quanto abbiamo realizzato - che stiamo ripartendo ogni volta da zero: fu adottato un decreto-legge, dopo la tragica morte dell'ispettore Raciti, ed esso (il Parlamento poi, modificandolo in parte, dimostrò di condividerlo e quindi ritenne di convertirlo in legge) ha prodotto effetti positivi significativi, nel senso che all'interno degli stadi la violenza è, se non interamente, quasi interamente scomparsa; gli incidenti sono nell'insieme diminuiti ed i feriti dovuti alle domeniche del calcio si sono statisticamente molto ridotti. Non vi fornisco i numeri, sapete dove si possono trovare.
Indiscutibilmente però, ciò che è accaduto non ha eliminato la violenza: l'ha spostata. In realtà, i «grumi» che la determinano sono rimasti quelli che erano prima e di questi ci dobbiamo francamente occupare. Abbiamo troppe palestre di violenza nella nostra società e non abbiamo ancora affrontato globalmente tale tema, ma se lo consideriamo complessivamente rischia di farci paura: il bullismo nelle scuole, le baby gang che si stanno diffondendo in più parti del Paese e poi questo tema della violenza che era diventato un vero e proprio mestiere negli stadi.
Il decreto-legge richiamato ha cercato di operare su alcuni dei gangli che determinano l'alimentazione e la stabilizzazione di tale violenza; ha cercato di rompere i rapporti anche economici fra le società e le tifoserie e di impedire quei movimenti di massa di tifoserie da una città all'altra, portatori di violenza nei pressi e dentro gli stadi delle città che ospitano le partite e nei mezzi di trasporto.
Abbiamo constatato che quest'ultimo divieto era stato in parte aggirato e, attraverso gli acquisti on-line dei biglietti, si finiva per realizzare lo stesso risultato. Infine l'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, l'altro ieri, ha deciso di porre ulteriori restrizioni proprio a queste forme di trasferimento per togliere anche questo passaggio della violenza.
Si è, altresì, deciso che il prossimo fine settimana, quando giocherà la nazionale e conseguentemente non la serie «A», siano sospesi gli altri campionati. È una decisione che condivido se e in quanto il mondo del calcio la saprà vivere non soltanto come espressione di un lutto per un giovane che non c'è più, ma anche per riflettere sul modo e sulle modalità volte a far scomparire la violenza presente ancora negli stadi.
Adopereremo e continueremo ad utilizzare tutta la fermezza che serve. Le forze di polizia, che hanno giustamente gestito i fatti di Roma due sere fa, sono sempre le medesime che avevano arrestato i Lo Piccolo, che stanotte hanno arrestato tutti i vertici della famiglia Lo Piccolo, che ieri hanno sgominato a Trento una banda italo-maghrebina che trafficava droga effettuando 56 arresti, sono le stesse che in un'operazione di mafia hanno arrestato, ieri, settanta persone nel siracusano. Non possiamo attribuire i meriti di ciò che riteniamo meritevole e poi, davanti a scelte difficili come quella che è stata presa a Roma, passare ad un giudizio totalmentePag. 5opposto. Ho espresso la mia fiducia nelle forze dell'ordine e continuo ad avere fiducia in loro.
È ovvio, poi, che se qualcuno spara quando non dovrebbe, le sue responsabilità devono essere accertate con la massima severità ed essere poliziotti non esime dal rispetto delle regole, al contrario, impone che le regole siano rispettate con ancora maggiore impegno.
Detto tutto ciò, sono convinto che non è solo la fermezza delle forze dell'ordine quella che serve a risolvere il problema; ci sono altre soluzioni che sono necessarie.
Qualcuno ha scritto in questi giorni, dopo il tragico fatto di domenica mattina, che occorrono fermezza e dialogo: sono convinto anch'io che sia così. Non vi è però dialogo possibile con le centrali eversive che cercano di alimentare l'estremismo nel mondo delle tifoserie e di arruolare come propri soldati, come propri militanti armati contro la polizia, tanti giovani che trovano in quel modo una loro identità. Con questi giovani dobbiamo trovare il modo di parlare e il Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive è impegnato in questo tipo di lavoro, ma anche le società sportive, le istituzioni educative, gli enti locali, tutti debbono fare di più.
Non voglio fare sociologia - appena si parla di certe cose si viene accusati di fare sociologia - ma i Ministri dell'interno di tutta Europa, quando s'incontrano, hanno come uno dei temi di loro discussione come impedire la radicalizzazione dei giovani, perché vi è un tema, quello dell'estremismo che si diffonde tra i giovani, che, se riguarda giovani musulmani, diventa l'estremismo jihadista che conferisce loro un'identità attraverso i messaggi che arrivano attraverso la rete, mentre se si tratta di giovani che non appartengono al mondo musulmano l'estremismo è quello della violenza praticata nelle occasioni di incontri pubblici, e in particolare nelle occasioni determinate da taluni sport, tra i quali il calcio è quello determinante.
A tal proposito bisogna creare una rete di protezione dei nostri giovani nei confronti di queste centrali eversive, ed è vero che queste operano nell'ambito delle tifoserie.
Ho letto, e non so nulla di più, che la procura di Roma ha inteso verificare, anche in relazione agli arresti effettuati a Roma, se vi è la possibile connessione terroristico-eversiva, ma di sicuro questo è uno dei temi che noi abbiamo la responsabilità di affrontare e dobbiamo liberarne il calcio.
Non vedo perché le tifoserie debbano esprimersi in termini di violenza. Vi sono tifoserie, vi possono essere tifoserie, che sono esclusivamente sportive e che vivono l'antagonismo come antagonismo tra squadre, e non come odio e ostilità nei confronti delle forze dell'ordine.
Quel ragazzo, che oggi non c'è più, di sicuro non sarebbe morto se quel poliziotto non avesse sparato (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale), e ciò è comunque imperdonabile, ma non sarebbe morto neppure se i tifosi di due squadre diverse, incontrandosi in un autogrill, non si fossero cimentati in risse ma avessero bevuto un caffè insieme.
TEODORO BUONTEMPO. Bastava dare subito la notizia, non aspettare per un giorno intero!
PRESIDENTE. Per favore, la prego di non interrompere.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Nel basket, nel baseball e in quasi tutti gli altri sport è così che capita negli incontri tra i tifosi. Nel calcio continuano ad accadere questi fatti tremendi.
È una responsabilità mia, e me l'assumo in tutta la sua interezza, quella di provvedere all'uso della fermezza nei confronti della violenza. È una responsabilità di tutti noi, che quella che porto io non elimina, togliere le radici di questa violenza. Sarà la volta di cominciare ad occuparsene seriamente, e questo lo deve fare il Governo, ma non solo il Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Rifondazione Comunista-SinistraPag. 6Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno e Verdi).
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare il deputato Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, signor Ministro, colleghe e colleghi deputati, desidero esprimere la partecipazione più intensa al cordoglio della famiglia di Gabriele Sandri, un giovane di ventisei anni, che amava la musica e il calcio, e che è morto in una assurda domenica mattina.
Il calcio è una passione che anima milioni di cittadini e che ne fa un tratto che distingue la vita di molti italiani.
Il calcio non è solo un gioco, non si tratta solo di interessi economici, è anche senso di appartenenza, è un fatto di popolo che cerca e trova un'identità altrimenti smarrita, una realtà che è messa in discussione dalla barbarie e dal teppismo di poche migliaia di persone. Questo è il problema. Il commissario tecnico della nazionale di calcio, Donadoni, ieri diceva che ormai il calcio è ostaggio, ma tutti dobbiamo reagire: non possiamo essere schiavi di qualcuno.
Ringrazio il Ministro Amato e, con lui, il Governo, per il senso di responsabilità che hanno saputo dimostrare in quelle ore concitate di domenica, conseguenza di un tragico fatto di cronaca. Di questo, infatti, si è trattato: in quei terribili momenti che si sono consumati sull'autostrada vicino ad Arezzo, nulla di quanto è accaduto può essere messo in relazione con il calcio, il tifo e gli ultras. I fatti vanno accertati e, come ha detto lei, Ministro Amato, occorrerà stabilire con chiarezza colpe e responsabilità, ma noi, in questa Assemblea, dobbiamo avere la capacità di distinguere e di non essere travolti dalla turbolenza emotiva.
Ci dobbiamo confrontare con due realtà, senza confonderle tra loro. Da un lato, vi è la realtà di due famiglie - la famiglia Sandri, ma anche quella del poliziotto - che stanno piangendo un morto che non doveva morire così. Questa è la realtà più dolorosa, perché la tragicità delle ingiustizie non sta solo nella modalità con cui vengono commesse, ma soprattutto nel loro essere definitive.
L'altra realtà è quella di un Paese che non riesce a risolvere il problema della violenza nel tifo. Si tratta di una violenza che si rivolge contro tutto e tutti - la polizia, i tifosi, i giocatori, gli stadi e le cose - e che assume comportamenti tali da far ipotizzare, dalla procura di Roma, l'aggravante di terrorismo, non tanto per la contiguità con l'area della destra estrema, quanto piuttosto giustificata dalla possibile esistenza di un obiettivo dichiarato di colpire lo Stato nella figura degli operatori di polizia.
Questa è l'altra più grave faccia del problema: essere inflessibili, determinati a colpire queste degenerazioni in modo duro e definitivo, tuttavia sapendo che stiamo parlando di responsabilità personali di singoli che vanno identificati e isolati. È, infatti, un errore grave essere prigionieri delle emozioni e prendere di mira le categorie collettive a prescindere dal comportamento dei singoli.
Da questo punto di vista, quanto è accaduto a Bergamo è emblematico: gli ultras non volevano che si giocasse, tutto il resto dello stadio sì; hanno vinto gli ultras. Ma è proprio questo che è inaccettabile: non si può essere ostaggio di pochi violenti. Questo è l'obiettivo da inquadrare e da sconfiggere, e ciò non può essere fatto con una politica «muscolare» e indiscriminata contro il calcio e suoi tifosi, ma con una diversa politica della sicurezza, fatta di prevenzione e accertamento di responsabilità individuali, di punizione della convivenza con la violenza ancora diffusa in molti club e anche di formazione e preparazione delle forze dell'ordine.
Per questo motivo, non serve fermare il campionato. Non è possibile, in questoPag. 7caso, restituire il biglietto e andarsene altrove, perché un altrove non esiste. La sicurezza assoluta è un'illusione. Gli uomini sono circondati dal rischio per tutta la durata della loro esistenza, ma la libertà ha bisogno di sicurezza, perché è sempre libertà dall'asservimento e dalla violenza.
Vanno bene, dunque, i provvedimenti urgenti e contingenti, il blocco delle trasferte per le tifoserie violente e il potere di sospensione delle partite ai questori, ma la partita si vince con la prevenzione, che vuol dire anche individuare e punire quelle frange oltranziste che, troppo spesso, agiscono e se ne vanno indisturbate. Se il male non può essere cancellato, allora il solo rimedio consiste nel prevenirlo. Ciò compete al Governo, ma non solo, anche al Parlamento e all'intera comunità nazionale: senza giocare partite truccate, ciascuno si assuma la propria responsabilità!
Mi viene da pensare con infinita tristezza all'educazione emotiva che Umberto Galimberti vorrebbe nella scuola; provo infinita tristezza al pensiero di quanto lontano siamo da questo traguardo, se i primi a non avere un'educazione emotiva all'altezza delle proprie responsabilità, sono tanti esponenti delle istituzioni, come molte dichiarazioni e comportamenti testimoniano.
Come affermavo poc'anzi, la sicurezza assoluta è un'illusione, ma il corretto equilibrio tra libertà e sicurezza è il prezzo della democrazia.
Questo equilibrio non potrà mai contemplare la rinuncia al rispetto del più sacro dei diritti: il diritto alla vita.
Questo, purtroppo, è quello che è successo domenica e che è accaduto tante, troppe altre volte. Di questo dovremmo parlare, questa è la nostra responsabilità: perché siamo arrivati ad un clima sociale e culturale che produce queste reazioni, quest'aria brutta da giustizia sommaria, da spedizione punitiva.
Ma forse chiedere alla politica di occuparsi della politica e non della propaganda è davvero troppo per questo Paese! Grazie, Ministro Amato, per quanto il Governo ha fatto domenica, che sicuramente ha evitato che a quella tragedia seguissero esiti ancora più drammatici. Grazie e buon lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e La Rosa nel Pugno)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cicchitto. Ne ha facoltà.
FABRIZIO CICCHITTO. Onorevole Presidente, onorevole Ministro, credo che debba essere consapevolezza di tutti, pensando anche a quello che è successo a Roma qualche tempo fa con l'omicidio di Giovanna Reggiani, che viviamo una fase tra le più gravi e drammatiche.
Detto questo, rispetto al tema sul quale apriamo oggi questa riflessione vorrei esprimere due solidarietà: una solidarietà alla famiglia di Gabriele Sandri e una solidarietà alle forze dell'ordine, oggetto non solo di attacchi guerriglieri per tutto il pomeriggio e la serata di domenica, ma anche di tentativi di delegittimazione.
Voglio anche esprimere, però, un altro elemento: la mia insoddisfazione per la relazione del Ministro dell'interno e, specialmente, un rilievo fortemente critico rispetto al modo con cui il Governo ha gestito, specialmente nella giornata di domenica, questa vicenda. Ci troviamo di fronte alla morte di un ragazzo avvenuta alle 9,10 del mattino. Ebbene, nella sera ancora non sapevamo come questo giovane fosse morto e c'erano delle ricostruzioni, francamente, imbarazzanti.
Mi sono sentito imbarazzato come italiano, non come politico, quando ho sentito la conferenza stampa del questore di Arezzo, mandato lì a dire che si trattava di un morto e che qualcuno aveva sparato due colpi in aria.
Queste versioni sbagliate e reticenti hanno costituito benzina nei confronti di chi non aspettava certamente altro per innescare quello che è successo.
A mio avviso è stato anche un errore non avere sospeso le partite, non solo per motivi di ordine pubblico, ma perché c'era un morto! Questo era il punto: ci doveva essere la sospensione perché c'era unPag. 8morto. I morti sono uguali: si sospesero le partite perché fu ucciso Raciti, si sospendono le partite perché è morto un tifoso.
Ciò ha dato degli strumenti polemici a gente che non aspettava altro. Rispetto a questa incertezza, signor Ministro, rispetto a questa - diciamo così - reticenza, si è innescato un processo che poteva avere anche altre conseguenze, ancora più gravi, perché abbiamo capito benissimo quello che ci è stato detto in questa sede. Ci è stato detto che, in seguito a questo, le forze di polizia, sostanzialmente, si sono ritirate nella serata.
Ma pensiamo per un attimo a cosa sarebbe successo qualora la caserma di via Guido Reni fosse stata occupata da coloro che l'hanno presa d'assalto: avremmo avuto la sensazione, la percezione che lo Stato andava in pezzi, che si arrendeva.
C'è stata quindi una sommatoria di elementi sbagliati e negativi di opposto segno.
Detto questo, sappiamo tutti quanti che il problema fondamentale però è quello di esprimere il nostro sostegno alle forze dell'ordine, che non devono essere abbandonate a se stesse o lasciate nella loro autonoma responsabilità dal Governo, che le sta a guardare. Dobbiamo assicurare alle forze dell'ordine il massimo di solidarietà in una situazione che va anch'essa definita con attenzione.
Ho dei forti dubbi sull'applicazione della definizione di terrorismo a questa vicenda: ho più la sensazione che ci troviamo di fronte a gruppi guerriglieri eversivi che però hanno caratteristiche diverse, come sappiamo tutti quanti, dal terrorismo. Sarei estremamente attento a non dare configurazioni politiche univoche a questi processi; perché non c'è dubbio - lo leggo anche in un'analisi del dipartimento di pubblica sicurezza riportata da la Repubblica - che ci troviamo di fronte una complessità di estremismi nel tifo calcistico. Secondo questa analisi, ci sarebbero almeno 63 gruppi di estrema destra e 35 gruppi di estrema sinistra; ma la mia sensazione è che questi riferimenti (le croci celtiche o le maglie di Che Guevara, che vediamo negli stadi) costituiscano il pretesto per dare nobiltà di riferimento politico ad una scelta netta - in questo, solo in questo, sono d'accordo con un'analisi che ha fatto ieri il Presidente della Camera - di violenza e di contrapposizione tra amico e nemico.
Se riteniamo - come fa l'Unità di oggi - che si tratta di un problema puro e semplice di «fascisti», significa che non abbiamo capito nulla, purtroppo, di qualcosa di più profondo ed articolato che fermenta in quei fenomeni [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)], e che ci crea dei problemi molto più rilevanti che se ci fosse una univocità di segno politico. Non c'è una univocità di segno politico: c'è una scelta comune di violenza e di contrapposizione alle forze dell'ordine, per cui è stata utilizzata questa occasione per scatenarsi contro di esse, quasi fosse stata data una parola d'ordine in questo senso.
A testimoniare che tali schemi sono sbagliati, leggetevi l'intervista di Casarini rilasciata oggi, che dà appuntamento ai gruppi di tifosi di destra e di sinistra a Genova per manifestare tutti quanti contro le forze dell'ordine.
Quindi, signor Ministro, ci troviamo di fronte a processi molto più complessi di come voi li venite definendo e che richiedono delle risposte chiare, nette e precise.
Leggo che alcuni esponenti della maggioranza mettono in questione le leggi che noi abbiamo approvato rispetto allo sport: esse, caso mai, vanno rese più dure e gestite in modo conseguente, non vanno certamente smantellate, perché se lo facessimo...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FABRIZIO CICCHITTO. ...significherebbe la resa rispetto a quanto sta avvenendo.
Queste sono le ragioni per cui noi riteniamo che il Governo si è comportato in modo debole e contraddittorio.
Vorrei concludere - lo debbo dire - esprimendo il mio dissenso più profondo sulla prima parte di una dichiarazione delPag. 9Presidente Bertinotti, che ha operato non solo una equiparazione fra l'omicidio di Giovanna Reggiani e quello di Gabriele Sandri, che già di per sé, secondo me, è aberrante, ma anche una equiparazione ancora più inaccettabile fra una la caccia ai romeni, che francamente non c'è stata, se non per due episodi fortunatamente assai limitati, e la guerriglia urbana contro le forze dell'ordine [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)], che invece si è scatenata con un'aggressività e un'estensione di una gravità straordinarie. Fraintendere questi fenomeni significa aggiungere errore ad errore [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non è formale, ma profondo e sincero, il cordoglio verso la famiglia di questo povero ragazzo: era un ragazzo che aveva gioia di vivere e che non faceva nulla di male; un ragazzo che voleva andare a vedere la partita della squadra del suo cuore e che aveva smesso di lavorare all'alba e all'alba era partito per raggiungere uno stadio. Veri, profondi e sentiti sono dunque la vicinanza alla famiglia di questo ragazzo e il dolore per questa vita stroncata.
Altrettanto vero, sentito e profondo è il senso di vicinanza e solidarietà alle centinaia di giovani in divisa che per tutta una giornata sono stati lasciati in balia di gente che li odiava e li aggrediva, senza uno Stato che gli stesse vicino, senza un Governo che gli desse sostegno, senza una società che gli facesse sentire la propria vicinanza, il proprio aiuto e il proprio conforto.
Ma noi siamo qui oggi per commentare le informazioni, l'informativa, che il Ministro dell'interno ci doveva - lo sottolineo - rendere. La delusione è profonda. Non abbiamo chiesto e non chiederemo le dimissioni, ma in nove Paesi civili su dieci, il Ministro oggi avrebbe esordito dicendo: signori, se mi assumo la responsabilità, ciò significa anche che lascio il mio ruolo ad una persona più capace e in grado di fronteggiare una situazione come questa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale). Lo dico senza iattanza, poiché per altri versi stimo la persona che oggi ricopre questo ruolo, ma questo aspetto non c'entra nulla.
Vede, signor Ministro, mi auguro di tutto cuore che lei oggi sia stato costretto a mentire, perché che lei abbia detto cose non verosimili lo capisce anche un bambino di 12 anni. Lei ci ha detto che ancor oggi non sa se la Polizia si mosse prima o dopo essere stata raggiunta dalla chiamata della centrale, quando per dirlo basterebbe confrontare l'orario in cui è partita la chiamata e l'orario in cui è accaduto il fatto. Fino a mezzogiorno ed oltre - io dico fino alle sei, poiché fino a quell'ora non era stata neanche sospesa la partita di Roma: solo alle sei del pomeriggio l'avete sospesa - lei non ha mai preso in mano la situazione. Lei ha lasciato che quel «povero Cristo» - mi si passi il termine: magari si tratta di una brava persona, ma anche lui non è apparso molto capace - di questore di Arezzo partecipasse ad un'incredibile conferenza stampa senza accettare domande: come a dire, il mare senz'acqua. Si fa un comunicato stampa, non una conferenza stampa se non si consentono le domande ai giornalisti! In un altro Paese, avremmo visto il Ministro dell'interno andare in televisione, fare un comunicato ufficiale e assumersi - lì ed allora, non qui ed oggi - facendo finta di coprire il Capo della Polizia per coprire se stesso! - le responsabilità politiche che gli competono.
Vede, signor Ministro, questi errori dimostrano non so se incapacità od impossibilità di muoversi. Mi auguro si tratti di incapacità, poiché se fosse impossibilità, vorrebbe dire che il condizionamento, che vi è all'interno del suo Governo da parte di chi, fino a ieri, ha chiesto una commissione di inchiesta contro la Polizia, creando un humus di odio nei confronti delle forze dell'ordine, è presente in tuttoPag. 10[Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]. Del resto, dopo che in Commissione quella richiesta è stata bocciata, avete detto: la recupereremo! La iattanza! La iattanza!
E poi vi meravigliate che alle frange più facinorose di chi, magari, ha il padre o il cugino in galera e odia quindi «strutturalmente» la Polizia, si uniscano i tanti giovani che si sono «abbeverati» a questo tipo di cultura, che vede oggi Casarini - destra, sinistra: non credo che si possa dare una colorazione politica ma semplicemente c'è chi cerca di approfittarne - essere l'unico che afferma che hanno fatto bene e che addirittura esordisce dicendo che vi sarà un'altra manifestazione. Si tratta di qualcuno che vota per il vostro Governo, che ha portato due deputati in quest'aula e che vi ha consentito di vincere le elezioni! Questa è la realtà!
È così o non è vero (Commenti di deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)? Non è vero? Casarini è uno di destra?
PRESIDENTE. Per favore colleghi, evitate le interruzioni.
IGNAZIO LA RUSSA. Quando la gallinella canta, è la prima che ha fatto l'uovo e - guarda un po'! - ha parlato Caruso, chissà come mai.
Signor Ministro, gli errori sono chiari: la partita di Roma rinviata alle 18, una conferenza stampa senza domande, disinformazione e la Polizia lasciata in balia di se stessa. Ma la madre di tutti gli errori è una scelta politica: persino il Capo della Polizia, mentre lei, signor Ministro, fa il Capo della Polizia, in un'intervista oggi è costretto a fare un po' il Ministro dell'interno, perché si sono invertiti i ruoli. Io stimo il Capo della Polizia, ma credo che sia stato costretto a dover fare anche lui un po' di politica (visto che non ci pensava la politica) e ha dovuto rilasciare una strana e per nulla condivisa intervista in cui si sostituisce al potere politico, mentre lei fa il Capo della Polizia.
La madre di tutti gli errori è avere sospeso a singhiozzo le partite. Anche un ragazzino di tredici anni - mio figlio ha tredici anni - ha capito prima di lei, signor Ministro, che non sospendendo tutte le partite lei offriva ai facinorosi il migliore degli alibi.
Vede, nelle curve non sono tutti facinorosi: vi sono tanti ragazzi che vanno per divertirsi, magari troppo esuberanti; vi è una parte di facinorosi. Lei ha offerto loro la migliore delle armi. Hanno scritto in tutti gli striscioni (per carità, sbagliati, come si vuole): «Per Raciti fermate il campionato, la morte di un tifoso non ha significato» - non era immaginabile? - e «La morte è uguale per tutti». Per carità, vi sono mille spiegazioni per dire che questo paragone con Raciti è assurdo, ma lei doveva sapere che, non sospendendo tutte le partite, metteva i facinorosi nelle condizioni di portarsi dietro altre migliaia di giovani e di scatenare quello che hanno scatenato.
Avrei capito se dietro la sua decisione ci fosse stata la fermezza: «noi vogliamo la fermezza, noi non ci facciamo...» Macché! Un'ora dopo viene sospesa la partita a Bergamo e nel pomeriggio la partita a Roma, mentre nella città «tutti indietro», perché se li picchiamo poi ci fanno un'altra Commissione di inchiesta! Quindi, per carità, il Governo di sinistra non può mica picchiare i facinorosi, deve lasciarli liberi, altrimenti chi li sente poi quelli di Rifondazione Comunista! Vi lasciano in braghe di tela (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)! Questa è la verità!
PRESIDENTE. Deputato La Russa, la invito a concludere.
IGNAZIO LA RUSSA. La ringrazio, signor Presidente, della scampanellata arrivata puntuale mentre casualmente nominavo Rifondazione comunista. Lo so, signor Presidente, è solo un caso. Mi avvio alla conclusione: lei si è rifugiato nella sociologia e ha ragione, perché la sociologia c'entra, ma non adesso! Lei qui ci deve dare notizie ed informazioni e ilPag. 11pressappochismo, l'incapacità di una ricostruzione, l'ammissione di una assoluta incompetenza nella risposta sono così palesi che, se non avessimo fiducia nei giovani in divisa, in quelli che per tante volte hanno salvato la baracca, noi oggi saremmo solo pieni di scoramento.
La nostra fiducia rimane, ma la fiducia in questo Governo e nel suo Ministro dell'interno è arrivata a zero [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, signori del Governo, domenica è stato un giorno doloroso per tutti, soprattutto per la famiglia e gli amici di Gabriele Sandri.
Non ci si può spiegare una morte così e non si può dare una spiegazione razionale a chi, uscito di casa per andare a sostenere la propria squadra, è morto assassinato.
Io, però, mi rifiuto di pensare che si possa parlare di una vita umana - e la nostra riflessione da qui dovrebbe partire - identificandola in una categoria sociale: il tifoso. Vede, signor Ministro, lei stesso ha chiamato «tifoso» Gabriele Sandri e ha chiamato «tifosi» quelli che hanno iniziato i tafferugli.
Lo ha detto nel suo intervento e, a mio avviso, rappresenta un indice del fatto che con troppa disinvoltura si sia voluto identificare un uomo, un ragazzo che ovviamente non voleva né danneggiare altri, né morire ed essere - così hanno fatto tutti i giornali - assimilato ad una categoria sociale che sembra essere divenuta, di per sé, un connotato e una categoria a rischio.
Noi dobbiamo dire, invece, che quella morte poteva capitare a chiunque si fosse trovato sulla linea di tiro di un poliziotto che ha estratto l'arma e sia io, sia il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, avremmo preferito che lei avesse speso qualche parola in più per spiegare in che modo educare le forze di polizia nell'uso delle armi e come si possa considerare legittima l'estrazione - lei lo ha ricordato - per un avvertimento e del tutto illegittimo l'utilizzo dell'arma ad altezza d'uomo. È assolutamente necessario fare luce.
Credo che sia giusto anche chiarire gli aspetti relativi all'informazione non tempestiva nel corso delle prime ore, perché penso anche io che vi siano stati elementi lacunosi che hanno contribuito a generare una mancanza di chiarezza, che ha indotto a privilegiare una ricostruzione giornalistica e dei mezzi di comunicazione informali che sosteneva, soprattutto all'inizio, la tesi della rissa tra tifosi, piuttosto che quella di una gravissima irresponsabilità di un tutore delle forze dell'ordine.
È stato del tutto improvvido e censurabile il riferimento ai depistaggi di Genova - lo voglio dire - che il questore, «a botta calda», ha fornito nella sua prima intervista: una ferita ancora aperta, che, probabilmente solo chi, come il presidente La Russa, ha paura della verità...
IGNAZIO LA RUSSA. È stata bocciata dalla Camera, non da La Russa!
GENNARO MIGLIORE. ...può essere ancora da rimarginare. Chiediamo più formazione, più controllo sull'uso delle armi e anche più risorse, se necessario, per garantire ciò.
Noi non sosteniamo che le forze di polizia siano tutte uguali, anzi pensiamo che, proprio allo scopo di rafforzarne il prestigio e l'autorevolezza, debbano essere fatte distinzioni e che debba essere assunto sempre il criterio liminare della verità. Infatti, non è corretto paragonare chi si addestra e svolge bene il suo lavoro per arrestare i Lo Piccolo e chi uccide in questura Federico Aldrovandi!
Al contempo, chiediamo il massimo della trasparenza, del rispetto delle garanzie e delle regole della democrazia. Concordo con lei, signor Ministro, che la violenza in questa circostanza è stata occasionata da un pretesto drammatico e che si è scatenata nella forma della violenza metropolitana nelle nostre città, maPag. 12è necessario capire se essa sia stata contrastata in maniera adeguata nel corso degli anni.
Distinguiamo la violenza dalle responsabilità individuali. Risale al 13 dicembre del 1989 l'inizio di una decretazione e di una legislazione emergenziale (tant'è che viene posposto sempre il limite cui può arrivare), che però non ha svolto una funzione di prevenzione, dando luogo alla fattispecie della flagranza differita e all'azione di criminalizzazione di tutte le forme del tifo popolare.
Giocare la carta dell'assedio alla cittadella del tifo ha dato più forza ai violenti, responsabili degli ignobili scontri e delle violenze che sono avvenuti a Roma e in altre città. Il Capo della Polizia ha individuato, giustamente, un'infiltrazione della destra eversiva all'interno di tali scontri...
TEODORO BUONTEMPO. Perché non li arresta se li conosce?
GENNARO MIGLIORE. ...e penso che, così come egli condivide l'azione di chi ha voluto utilizzare una maggiore sobrietà nel corso degli scontri, oggi dovrebbe intervenire proprio sui focolai che la stanno alimentando consapevolmente.
Dobbiamo rilanciare il dialogo, impedire ai violenti di agire, affiancare all'osservatorio una consulta per i tifosi ed avere anche la consapevolezza che talvolta lo spettacolo non può continuare.
Nel provvedimento varato da ultimo in materia abbiamo approvato una norma per mandare gratis i quattordicenni allo stadio, ma non è stata applicata. Non è stato applicato ciò che normalmente viene considerato un elemento di coesistenza. Quello che accade nel calcio, pieno di interessi economici, non accade nel rugby e nei concerti rock. Per questo motivo la coppia amico-nemico, la questione della non violenza e l'educazione emotiva che dovremmo avere appartengono ai compiti della politica. Infatti, quando per uno pagano tutti, siano essi uomini in divisa o rumeni, ne deriva un decadimento profondo della nostra convivenza e anche della nostra capacità di agire. Per tali motivi, signor Ministro, la invito davvero ad intervenire con forza sugli elementi che possono ricostruire una capacità di dialogo anche con quelle parti del tifo che non possono essere indiscriminatamente criminalizzate e, nello stesso tempo, ad intervenire sulle radici alla base dei violenti fenomeni che si sono determinati. Si tratta di elementi anche ben noti, perché si rappresentano spesso in forme esplicite e non solamente incappucciati e con il passamontagna. Ritengo che questo sia il compito del nostro Governo e che attraverso tale via renderemmo un servizio soprattutto a coloro i quali pensano che vivere in pace anche un'esperienza di divertimento come il calcio non sia un'occasione rara, ma la normalità (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Casini. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, anzitutto esprimo solidarietà vera e sincera da parte dell'UDC, come penso da parte di tutti gli altri parlamentari, alla famiglia Sandri. Tuttavia, vogliamo abbinare alla solidarietà alla famiglia Sandri la solidarietà verso i poliziotti che ieri sono stati oggetto di una caccia all'uomo in alcune delle principali città italiane e che con 1.200 euro o poco più al mese si sacrificano tutte le domeniche negli stadi italiani per la sicurezza dei cittadini. Lo Stato, onorevole Migliore, non ha paura della verità. Uno Stato come il nostro non deve avere alcuna paura della verità e deve essere il primo a riconoscere se un suo servitore sbaglia. In tal caso, la magistratura ne decreterà le conseguenze che, purtroppo, il malcapitato si assumerà, come è doveroso che accada in uno Stato di diritto, che noi vogliamo difendere anche in quest'Aula.
Dunque, sgombriamo il tavolo della presente discussione da false questioni. Nessuno ha e può avere reticenze; forse si è avuta un po' di confusione, ma non certo una dolosa reticenza, che sarebbe inammissibile. Io sono scorato - debbo dire laPag. 13verità - desolato per le parole che ci è venuto a dire questa mattina il Ministro dell'interno. Gli chiedo scusa per un'interruzione che ho fatto e che non dovevo fare, ma fatte le scuse per tale gesto poco rispettoso del galateo parlamentare da parte mia, devo ammettere che sono desolato, perché Amato ha plasticamente rappresentato la resa dello Stato [Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale]. È venuto in quest'Aula spiegando e facendo analisi sociologiche sulla situazione. Si tratta di analisi anche giuste perché Amato è una persona perbene, seria e capace ed ha fatto affermazioni che tutti condividiamo, ma è mancata l'anima, signor Ministro, che oggi deve avere il Ministro dell'interno per fronteggiare una situazione così drammatica nel nostro Paese. L'unico aspetto positivo della sua dichiarazione è stata, dopo la mia interruzione, l'assunzione di responsabilità chiara e limpida da parte sua rispetto alle forze di polizia. Infatti, citare per dieci volte il Capo della polizia dà la sensazione, anche a chi non la vorrebbe avere, di cercare un «paravento» tra sé e il Parlamento.
Il Capo della polizia è un funzionario, il più alto in grado, esattamente come il Segretario generale della Camera dei deputati. Tuttavia, se qualcosa non funziona, il Presidente della Camera non viene a dirci che è colpa del Segretario generale, perché è il Presidente ad avere la responsabilità politica per assumersi la responsabilità davanti alla Camera dei deputati. Pertanto, è scontato che il Ministro dell'interno debba coprire il Capo della polizia, altrimenti lo sostituisce. Quindi, non c'è bisogno di tale diaframma, ma di una assunzione precisa e chiara di responsabilità.
Noi dell'UDC non sappiamo nemmeno spiegare se è stato giusto o sbagliato sospendere alcune partite, acconsentire che si svolgessero le altre: è una scelta tecnica. Oggettivamente, non ho la competenza tecnica sufficiente per dire se la gente era già in marcia, era dentro gli stadi. Forse ha fatto anche bene chi ha ritenuto che tali partite dovessero essere disputate, al fine di evitare incidenti peggiori. Tuttavia, in questo caso il problema vero è un altro, quando parlo di messaggio sbagliato. Lei, signor Ministro, nel suo intervento ha dichiarato che le sedi istituzionali della Polizia di Stato e dei Carabinieri nella giornata di domenica sono state oggetto di un vero e proprio tiro al bersaglio e di una sorta di caccia all'uomo. Ci ha detto che, per limitare i danni, non si è reagito e che la città non è stata in preda a queste forze eversive. Sostanzialmente, lo Stato ha accettato che le sedi istituzionali delle forze di polizia diventassero bersagli autorizzati, sia pure con il nobile intento di salvaguardare gli uomini. Ma questo è un messaggio devastante [Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale]!
Questa è la resa, esattamente come la resa è quella di chi, in nome di un'accademica preoccupazione di garantismo, non capisce che, in questa vicenda, lo sport c'entra limitatamente. Poi discuteremo se le società sportive debbono mantenere la sicurezza all'interno degli stadi con delle loro forze, come nel Regno Unito, ma non scendo su questo terreno, perché non c'è dubbio che tali forze sono eversive e paraterroristiche. Non sono solo «ragazzi che sbagliano». Sicuramente c'è una parte di ragazzi che sbagliano, ma c'è una regia dei capi tifosi che intimano ai giocatori certi comportamenti e che usano una politica di ricatto verso le società sportive. Davanti a tutto ciò, rispondiamo che si sono limitati i danni, per cui si sono indirizzati verso le forze di polizia, che hanno pagato un caro prezzo! Le posso dare un consiglio? Poiché i consigli tecnici non glieli posso fornire (in quanto non so cosa è necessario fare, non potendomi sostituire da parlamentare a gente che da trenta anni ha le competenze delle forze dell'ordine, come il Capo della Polizia), le dico che la prima cosa che lei deve fare è andare in Consiglio dei Ministri, in vista dell'approvazione della legge finanziaria per il 2008, e dire che gli stanziamenti perPag. 14le forze di polizia fanno ridere e minacciare di dimettersi - e, se del caso, farlo - se la sua maggioranza non la segue su tale piano [Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia]! Infatti, abbiamo mezzi insufficienti, in gran parte non in grado di contrastare la criminalità, poliziotti demotivati, tutti i sindacati di polizia, di destra e di sinistra, sul piede di guerra. Il documento distribuito a tutti noi è sottoscritto, tra gli altri, anche del sindacato della CGIL, per cui non credo che siano solo pericolosi sovversivi di estrema destra a sostenere che così non si può andare avanti.
Ministro Amato, tutto ciò ricade nella sua responsabilità politica, altrimenti il Ministro dell'interno non ha responsabilità: sul piano tecnico c'è il Capo della polizia, ma sul piano politico il Ministro si deve assumere la responsabilità di un contrasto vero, di un messaggio reale. Questa mattina lei ha simbolizzato uno Stato che si arrende, che perlomeno cerca di convivere e, in qualche modo, di passare anche questa buriana e poi si vedrà. Non si può fare così! Inoltre, non si possono, Presidente Bertinotti, fare le similitudini tra le questioni dei rom e quelle dei tifosi. Ha estremamente ragione l'onorevole Cicchitto. Non c'entrano nulla: da parte della gente responsabile non c'è stata la caccia ai rom. Non facciamo una falsificazione su questi punti, perché può sorgere una grande questione politica e istituzionale! Accantoniamo tale questione, non ne parliamo più [Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale - Congratulazioni]!
PRESIDENTE. Deputato Casini, dovrebbe concludere.
PIER FERDINANDO CASINI. Credo che oggi forse sarebbe irresponsabile chiedere le dimissioni del Ministro dell'interno - oggi - perché significherebbe fare di tutta l'erba un fascio. Però noi chiediamo al Ministro e allo Stato l'assunzione di un atteggiamento fermo, per dimostrare che sulla guerra contro l'illegalità e la criminalità non è possibile scendere a patti [Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale - Congratulazioni].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maroni. Ne ha facoltà.
ROBERTO MARONI. Signor Presidente, signor Ministro, ormai agli occhi dell'opinione pubblica italiana ed europea l'Italia è il Paese della violenza. Persino il consigliere speciale del Segretario generale dell'ONU è intervenuto per chiedere alle istituzioni italiane, al Governo della Repubblica e al governo dello sport, di fare qualche cosa, di prendere provvedimenti. È molto triste dirlo, è molto triste vedere questa situazione. Ovviamente, esprimo il cordoglio ai familiari di Gabriele Sandri. Tuttavia, non si tratta solo di ciò, non si tratta solo di un atto di violenza nello sport. Qualche giorno fa abbiamo assistito sgomenti all'assassinio di Giovanna Reggiani e proprio questa notte, poche ore fa, vi è stato un altro fatto di sangue, di violenza, in una casa nel centro di Milano, non in una villa isolata, come avvenuto finora. Nel centro di Milano, al settimo piano, una banda di rapinatori è penetrata nel cuore della notte ed ha ucciso un medico imbavagliandolo, per rubare poche migliaia di euro. Nel centro di Milano, al settimo piano di un condominio, in un quartiere signorile. Questa è oggi l'Italia, questa è la situazione di violenza diffusa e generalizzata che il Governo non è in grado di fronteggiare!
Abbiamo ascoltato con attenzione la sua relazione, signor Ministro, e devo dire che non ci ha soddisfatto. Non tanto per l'analisi, non tanto per ciò che è avvenuto. Vede, io non credo che sia il caso di polemizzare sui ritardi dell'intervento del Ministro, domenica, sull'aver mandato il questore di Arezzo allo sbaraglio, sull'immagine di uno Stato assente, che è già stata sottolineata con grande efficacia da chi mi ha preceduto, soprattutto dal presidente Casini. Io sono sgomento per lePag. 15cose che lei non ha detto, per ciò che il Governo intende fare, o meglio per ciò che il Governo non intende fare. Non mi riferisco solo a lei, ma anche al Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive, che le è seduto accanto. Abbiamo lasciato al governo dello sport il compito di decidere, in modo frettoloso e non efficace, un intervento che ha determinato poi gli incidenti che sono accaduti l'altro ieri, senza che lo stesso governo dello sport - inteso in senso politico - abbia fatto sentire la sua voce, se non per auspicare qualche cosa.
Oggi su un quotidiano nazionale, la Repubblica, Michele Serra scrive: «Il calcio è la quarta regione italiana sotto il controllo dell'anti-Stato»: stiamo parlando dell'analisi di un sistema che ha molto a che fare con la criminalità organizzata, e lo dice uno di sinistra. La procura di Roma ha ventilato l'accusa di terrorismo: non si tratta di atti vandalici, ma di un disegno eversivo e criminoso che ha la stessa forza e la stessa potenza distruttiva della mafia, della 'ndrangheta e della camorra. Signor Ministro, lei ha citato - ed ha fatto bene - i successi della polizia. Siamo tutti grati alle forze dell'ordine per il sacrificio con cui quotidianamente combattono la criminalità. Ma ha parlato di interventi di successo da parte di strutture della polizia che sono organizzate e specializzate in ciò, dal punto di vista delle indagini, dell'investigazione e del contrasto.
Mi pare che, invece, nei confronti di questa vera e propria criminalità del mondo dello sport, non vi sia una struttura adeguata in termini di investigazioni e di contrasto. Questa sarebbe la prima cosa da fare: considerare tale mondo, non come se fosse costituito da pochi teppisti violenti, ma da un sistema organizzato che gode anche della connivenza e della copertura di alcune società calcistiche, perché è in tale ambito che bisogna incidere, creando prima di tutto una struttura che sappia capire e prevenire, non certo gli incidenti casuali, ma la dinamica di tali azioni, perché di dinamica organizzata si tratta. Oggi non abbiamo ascoltato nulla di tutto ciò; non chiediamo interventi straordinari, ma che la Polizia sia messa in condizione di agire per prevenire gli episodi di violenza, senza che ogni volta i poliziotti siano accusati di essere la causa di tutti i mali! Certamente possono essere stati commessi errori, ma se in tutti questi anni non avessimo avuto l'azione efficace dei corpi di polizia, oggi la situazione sarebbe ancora più grave di quanto non lo sia.
Ci aspettiamo un intervento urgente del Governo, in termini di organizzazione contro questo fenomeno, che non è solo rappresentato dalla violenza nello sport ma, come ho già affermato, dalla violenza in generale, compresa quella dei criminali clandestini che colpiscono poveri e inermi cittadini nelle loro case, mentre dormono di notte al settimo piano di uno stabile. Occorre un intervento urgente del Governo per garantire la sicurezza nello sport, negli stadi e fuori dagli stadi. Fino ad allora credo che il Ministro Melandri, per rispetto di ciò che è avvenuto, dovrebbe chiedere la sospensione di tutti i campionati o, perlomeno, che le partite vengano giocate a porte chiuse.
Signor Ministro, lei fa troppo il sociologo e fa poco il Ministro! Il suo compito è quello di agire subito per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, ma evidentemente prendere decisioni rapide ed efficaci è proprio ciò che questo Governo non sa fare, preda com'è del ricatto di residui ideologici vecchi di un secolo. Si faccia sentire! Si faccia portavoce e interprete delle richieste e delle proposte che i suoi poliziotti hanno formulato in questi giorni e nelle scorse settimane, con grande perizia ed efficacia, predisponendo misure idonee a contrastare la criminalità e la violenza! Lo faccia subito, oppure lasci il suo posto a qualcuno più capace di lei (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, signor Ministro, siamo in quest'Aula anzitutto - vorrei che venisse detto chiaramentePag. 16anche dai colleghi dell'opposizione, invece di scegliere la strada facile della propaganda politica - per accertare i fatti gravissimi, avvenuti in una domenica drammatica, che hanno condizionato fortemente la cronaca, i media, la sicurezza urbana delle nostre città e le vite di molte persone. Al contempo, ci troviamo in quest'Aula non semplicemente per commemorare la morte di un ragazzo di ventotto anni che amava la vita, la musica e il calcio, che non c'entrava nulla e che, purtroppo, si è trovato in una situazione drammatica, in cui vi è stata una responsabilità chiara e precisa da parte dell'uomo in divisa che ha sparato ad altezza d'uomo, invece di riporre la pistola nella fondina, com'era suo dovere.
Siamo qui a parlare di ciò, così come di quanto è accaduto successivamente, nel momento in cui una schiera di facinorosi ha scelto di occupare le nostre città, di metterle a ferro e fuoco, di aggredire le caserme dei carabinieri e della polizia, la sede del CONI, di rovesciare i cassonetti e di determinare un precedente pericolosissimo.
Diceva bene il Ministro Amato quando ci descriveva di come la scelta di assaltare il CONI rappresentava un diversivo. Sotto questo profilo ci troviamo di fronte ad una strategia di guerriglia urbana pericolosissima che rappresenta un precedente grave e siamo qui ad individuarne, innanzitutto, le soluzioni. Rimango sempre più stupito del fatto che, di fronte ad eventi di questo tipo, si dimentichino le ragioni del perché sono accaduti, mentre si sceglie di fare propaganda e di lanciare messaggi sbagliati. Per noi la responsabilità penale è sempre personale. Non diremo mai che le responsabilità (che sono direttamente in capo al poliziotto che ha sparato e ucciso un ragazzo) sono attribuibili a tutte le forze di polizia nel loro insieme, così come non diremo mai - come hanno affermato, invece, più volte da questi banchi i colleghi della destra - che di fronte al drammatico omicidio di Tor di Quinto, era necessario mandare a casa almeno 200 mila rumeni. Il principio della responsabilità penale, infatti, è sempre personale e non si può mai semplificare, né si può mai indicare come responsabili un'intera categoria sociale e un intero corpo di persone.
È necessario che la politica si assuma la responsabilità di scavare di più in ordine a cosa accade ai nostri giovani tra i venti e i trent'anni e se si tratta solo di un problema di ordine pubblico; dobbiamo, inoltre, interrogarci sul perché si siano spezzati i fili della solidarietà tra territori, ceti e generazioni. È necessario domandarsi perché dentro ai nostri stadi alligni un messaggio eversivo, come quello dell'estrema destra. È vero, infatti, che vi sono frange radicali anche da altre parti, ma fino ad oggi non ci siamo mai interrogati seriamente del perché, ogni tanto, spuntano gli striscioni xenofobi che attaccano gli stranieri nel nostro Paese e i cittadini extracomunitari che mettono in discussione la democrazia e la sua qualità nel Paese.
Su tale aspetto non ho ascoltato alcuna parola da parte dei colleghi della destra. Noi come Sinistra Democratica vorremmo che si facesse chiarezza; abbiamo sottolineato fin da subito che sarebbe stato necessario fornire un'informazione maggiormente tempestiva. Quel vuoto di quattro ore, infatti, è stato troppo, in quanto ha consentito ad altri mezzi di informazione di fornire altre notizie e di alimentare un altro clima che, successivamente, ha armato la rabbia, insopportabile e sempre condannabile, delle migliaia di tifosi violenti, ultras, che devono essere condannati (e su cui va fatta chiarezza) e che devono essere messi in galera.
Successivamente, avremmo voluto che anche da parte del questore di Arezzo giungessero notizie un pochino più precise e messaggi un po' meno confusi, ovvero la verità, subito, per accertarla, per individuare le responsabilità personali, per intervenire e, soprattutto, per evitare che si ripetano tragedie di questo tipo. Non c'entra nulla - caro La Russa, caro Cicchitto, caro Casini - la richiesta di istituire una Commissione d'inchiesta sul G8. Infatti, fare chiarezza su quanto accaduto in quei giorni drammatici a Genova consente di evitare che vi siano ancora zone d'ombraPag. 17troppo grandi sulla democrazia italiana e sulla qualità delle nostre forze dell'ordine, in quanto la verità costituisce una garanzia per tutti.
Allo stesso tempo chiediamo che vi siano interventi concreti. È stato varato un decreto-legge importante che ha dato dei risultati, ma che deve essere accelerato sotto alcuni profili, innanzitutto, spezzando i legami ancora troppo profondi tra società e tifoserie violente.
Allo stesso tempo, come sosteneva il Ministro Amato, deve essere avviato un dialogo con i tifosi, nella fermezza, isolando le frange violente e impedendo le trasferte organizzate, fino al punto - come ha affermato stamattina il Ministro Melandri - di sospendere il campionato quando ciò sia necessario. È quello che chiediamo: la risposta sta sempre nella prevenzione. Non si tratta di cattivo sociologismo, ma di capacità di assumersi responsabilità politiche. Se non ce le assumiamo, il rischio è che tra qualche mese ci troveremo di nuovo a svolgere un dibattito di questo tipo: rischieremo di dover nuovamente seppellire ragazzi troppo giovani, dell'una o dell'altra parte, massacrati dalla logica sbagliata e aberrante dell'«amico-nemico».
È questo l'elemento di verità che vogliamo introdurre nella discussione parlamentare: perciò chiediamo che venga fatta subito chiarezza e che vengano accertati fino in fondo i fatti. Lo dobbiamo agli amici, ai familiari di Gabriele e anche a quelle forze dell'ordine che agiscono correttamente e che hanno dovuto subire un'aggressione ingiustificata da parte di ultrà facinorosi. Lo dobbiamo anche ai giovani italiani, verso i quali devono essere utilizzate parole un po' più serie, senza metter tutto nello stesso calderone (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Evangelisti. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, innanzitutto desidero esprimere un apprezzamento per le parole, partecipi e responsabili, del Ministro Amato. Noi del gruppo Italia dei Valori, infatti, siamo stati stato fra coloro che hanno richiesto che il Governo venisse a riferire in Aula, non solo per chiarire le condizioni in cui domenica è stato tragicamente ucciso il giovane Gabriele Sandri, ma anche per avere una disamina e una prospettiva più concreta in merito alla guerriglia seguita a Roma, a Milano e a Bergamo. Ciò è avvenuto e, per tale motivo, esprimiamo un compiacimento, anche per i successi ricordati contro la mafia e le associazioni criminali.
Tornando, però, agli avvenimenti di domenica, per noi, prima di tutto, deve essere chiaro che la tragica morte di Gabriele è e deve restare, in tutta la sua drammaticità, ben distinta da quello che è accaduto prima e dopo le partite per rispetto dei suoi familiari - ai quali va tutta la nostra solidarietà - e dello stesso Gabriele, un ragazzo che in alcun modo è assimilabile ai vandali che hanno messo a ferro ed a fuoco le nostre città.
Pur riconoscendo, quindi, il buon lavoro condotto dal Governo e dal Ministro con l'emanazione, lo scorso febbraio, del «pacchetto» sulla sicurezza negli stadi, ciò che è accaduto domenica ha comunque scosso il Paese e non può lasciare la politica e le istituzioni indifferenti, né, tantomeno, inerti. È evidente che è stato concesso fin troppo spazio ai facinorosi: pur essendo stato fatto tanto per debellare il vandalismo da stadio, è da riconoscere che non è stato fatto tutto il possibile per estirpare questa piaga dalla nostra società.
Serve, quindi, uno scatto d'orgoglio, un gesto forte che sappia andare oltre l'ondata emotiva del momento e che, al di là delle richieste tardive - e di dubbia utilità - di interruzione del campionato calcistico, veda non solo lo Stato, ma anche le associazioni calcistiche e le stesse forze dell'ordine impegnarsi in un'azione concreta, efficace e articolata. Punto di partenza per un processo di riqualificazione del rapporto tra calcio e sicurezza in Italia non può che essere, quindi, il dovere di fare chiarezza, in maniera rapida, intransigentePag. 18e inequivocabile sull'accaduto, compiendo un'indagine accorata nei confronti di tutti gli episodi e verso tutti i responsabili dei fatti di domenica, siano essi gli agenti di polizia o i cosiddetti tifosi.
Da un lato, infatti, è gravissimo che un agente di polizia si sia fatto carico di una tale responsabilità, scegliendo di usare un'arma da fuoco in un luogo pubblico, per di più - si afferma - a braccia tese, con il rischio di colpire anche altre auto in sosta e quelle di passaggio sulla carreggiata. Dall'altro, invece, rimane inconcepibile che alcuni personaggi, da una vicenda drammatica come questa, abbiano desunto il pretesto per consumare un attacco allo Stato e alle istituzioni, mettendo in scena una guerriglia urbana che non trova giustificazioni in alcuna fede politica, religiosa o nazionale; figuriamoci in una fede calcistica!
Avremmo gradito, tuttavia, una valutazione più approfondita del carattere eversivo di tale violenza. In entrambi i casi, la condanna deve giungere netta, senza distinzioni, senza scaricabarili, senza strumentalizzazione e senza caccia alle streghe. Non possiamo, infatti, tollerare che il tifo venga assimilato alla violenza, tanto meno possiamo permettere che il Paese divenga ostaggio di un teppismo sportivo che già all'inizio dell'anno uccise un agente e che qualche tempo fa ebbe il potere di fermare una partita in corso a Roma, per la notizia, rivelatasi poi falsa, di un bambino rimasto vittima di una carica delle forze dell'ordine fuori dallo stadio; domenica è giunto persino ad attaccare la sede del CONI e le forze dell'ordine, offrendo all'intera nazione non solo l'immagine di un Paese allo sbando e che ha perso la bussola, ma soprattutto l'idea di una minoranza violenta, così forte da poter competere con lo Stato.
Al di là delle mere soluzioni temporanee e delle polemiche strumentali che hanno già saturato l'ambiente politico e giornalistico, chiediamo al Governo una dura azione di contrasto, mirata e capillare, che privi questi teppisti dello spazio sociale e culturale in cui «sguazzano», piuttosto che togliere il calcio agli italiani. In tal senso, chiudere gli stadi o interrompere il campionato sarebbe come chiedere ai cittadini delle regioni martoriate dalla mafia di abbandonare la propria terra, piuttosto che combatterne la delinquenza.
Termino con un riferimento, certamente improprio, ad una poesia di Pierpaolo Pasolini. L'ho ritrovata in un blog. È una poesia del 1968, di trentanove anni fa, e si intitola: Valle Giulia. Con una mia personalissima ed arrogante licenza poetica, ma senza per questo dare alcuna nobiltà d'animo a certa teppaglia, sostituisco in particolare il termine: Valle Giulia con via Reni e PCI con CONI e Governo. Nel mutato contesto, mantiene forte il suo carattere di denuncia. Scrive Pierpaolo Pasolini: «È triste. La polemica contro il CONI e il Governo andava fatta prima. Siete in ritardo, figli. Adesso i giornalisti di tutto il mondo (compresi quelli delle televisioni) vi leccano (come credo ancora si dica nel linguaggio delle Università) il culo. Io no, amici. Avete facce di figli di papà. Buona razza non mente. Avete lo stesso occhio cattivo. Siete paurosi, incerti, disperati (benissimo) ma sapete anche come essere prepotenti, ricattatori e sicuri: prerogative piccoloborghesi, amici. Quando ieri a Via Reni avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti! Perché i poliziotti sono figli di poveri. Vengono da periferie, contadine o urbane che siano (...). Hanno vent'anni, la vostra età, cari e care (...). I ragazzi poliziotti che voi per sacro teppismo (di eletta tradizione risorgimentale) di figli di papà, avete bastonato, appartengono all'altra classe sociale (...). E voi, amici (benché, forse, dalla parte della ragione) eravate i ricchi, mentre i poliziotti (che, forse, erano dalla parte del torto) erano i poveri. Bella vittoria, dunque, la vostra! In questi casi, ai poliziotti si danno i fiori, amici» (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Schietroma. Ne ha facoltà.
GIAN FRANCO SCHIETROMA. Signor Presidente, signor Ministro, signori delPag. 19Governo, colleghi, desidero iniziare il mio intervento, associandomi a quanti hanno voluto esprimere sentito cordoglio ed affettuosa solidarietà ai familiari di Gabriele, vittima innocente di questa enorme disgrazia. La mia parte politica chiede innanzitutto che siano tempestivamente accertate le responsabilità e che venga fatta giustizia, anche perché ciò che è avvenuto è gravissimo, tanto più se verrà acclarato che lo sparo è avvenuto ad altezza d'uomo.
D'altro canto, voglio esprimere l'auspicio che il sacrificio di Gabriele Sandri e quello di tante vittime del passato, anche recente, sia tra i civili sia tra le forze dell'ordine, non risulti vano.
Siamo ancora sotto shock per l'assurda tragedia di domenica scorsa. Questa stessa seduta del Parlamento è caratterizzata da uno stato d'animo di angoscia e di profonda tristezza. È veramente grave dover constatare con amarezza che il calcio debba essere l'occasione per scatenare addirittura la guerriglia urbana. Lo sport deve costituire un momento di gioia e di divertimento, non di scontro e di dolore.
Al di là delle misure restrittive in materia di sicurezza e di ordine pubblico, di competenza del Governo (necessarie perché anche i fatti avvenuti nella giornata di domenica dopo la morte di Gabriele sono gravissimi; sono fatti avvenuti ad opera di tifosi, non di terroristi - il terrorismo è altra cosa e peraltro il nostro Paese lo ha conosciuto bene - che hanno però tenuto un comportamento inaccettabile; assolutamente necessarie per isolare i violenti dalla stragrande maggioranza dei tifosi, che sono persone perbene) credo che tutti noi, nessuno escluso, dobbiamo adoperarci seriamente per far prevalere altri sentimenti e una diversa cultura. Dobbiamo cercare di trasmettere altri valori ai nostri giovani.
È soprattutto un fatto culturale che viene ancora prima dell'aspetto relativo alla repressione. Sono convinto che la materia più importante, a scuola e non solo, debba essere proprio l'educazione civica, materia che invece viene purtroppo colpevolmente sottovalutata. D'altra parte, alcuni modelli di vita basati soprattutto sull'esigenza di apparire ad ogni costo, sull'eccessiva importanza del Grande Fratello, delle «veline» o, peggio ancora, sull'affermazione dell'odio e della violenza, sono modelli di vita che rischiano di determinare l'imbarbarimento e quindi il fallimento della nostra società.
Dobbiamo invece far sì che prevalgano altri valori: quelli della correttezza, dell'impegno civile, della serietà, della lealtà, della fratellanza, del rispetto reciproco, dell'onestà e della solidarietà.
A proposito di solidarietà, a nome dei deputati socialisti e dei deputati radicali desidero esprimere piena solidarietà a tutte le forze dell'ordine, che ringraziamo sentitamente per il loro lavoro, davvero difficile e così pericoloso.
Ebbene, questo evento luttuoso gravissimo, che va sanzionato seriamente, secondo giustizia e senza sconti, non può e non deve costituire però un pretesto per un attacco indiscriminato e generalizzato nei confronti delle forze dell'ordine.
Peraltro, come è stato già ricordato, non dobbiamo mai dimenticare che gli agenti di polizia appartengono alle nostre famiglie: sono nostri figli, nostri fratelli, nostri padri e ad essi va tutto il nostro affetto e la nostra riconoscenza.
Con l'occasione desidero ringraziare il Governo di centrosinistra, ed in particolare il Ministro Amato, non solo per le puntuali informazioni fornite, ma anche e soprattutto per l'impegno teso a garantire la sicurezza dei cittadini e del nostro Paese, tanto più che non è affatto di destra porre il tema della sicurezza al centro dell'iniziativa politica. Infatti, se il deficit di sicurezza può ostacolare lo sviluppo, allontanando operatori economici anche esteri, che sarebbero potenzialmente disposti ad investire sul sistema Italia, esso è maggiormente patito dai ceti meno abbienti, che, anche sotto tale profilo, non sono autosufficienti.
Quindi, deve rientrare tra i compiti qualificanti l'azione del Governo, far sì che lo Stato possa assicurare sempre più, tanto nelle grandi aree metropolitane quanto neiPag. 20piccoli centri della provincia italiana, le condizioni del benessere e, tra di esse, la sicurezza individuale e collettiva.
Con tale auspicio, che è anche una certezza, i deputati socialisti e i deputati radicali rinnovano piena fiducia al Governo e al Ministro Amato, che hanno manifestato, anche in questa occasione, sensibilità e serio impegno in ordine alle difficili problematiche inerenti il delicato settore della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vacca. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, signor Ministro e colleghi deputati, il senso del cordoglio che, come gruppo Comunisti Italiani intendiamo esprimere alla famiglia del povero giovane ucciso sull'autostrada nelle vicinanze di Arezzo credo possa essere riassunto, tenendo conto che otto minuti possono non essere un tempo sufficiente per riflettere collettivamente su una vita così giovane che si è spezzata in meno di otto secondi.
Signor Ministro, contrariamente ad altri colleghi dell'opposizione che mi hanno preceduto, devo ringraziarla per quanto ha fatto, per l'assunzione di responsabilità che ha ritenuto di compiere questa mattina di fronte a questa Assemblea, e devo esprimere anche nei suoi confronti, oltre che nei confronti delle forze di polizia, personalmente e per il ruolo che interpreta, la fiducia e la solidarietà del gruppo Comunisti Italiani.
Ci rendiamo conto, infatti, che non è facile accertare la verità delle cose e assumere i provvedimenti conseguenti nell'immediatezza di fatti così sorprendentemente e forse banalmente drammatici.
Personalmente non intendo iscrivermi al club di quelli che le vogliono insegnare il mestiere, che le vogliono dire se in quel momento fosse stato più giusto sospendere una partita, tutte o cancellare il campionato; non è questo il punto. A tutti è chiaro che domenica si sono consumate due vicende che la riguardano come Ministro e che ritengo debbano per correttezza essere mantenute distinte l'una dall'altra. Se così non fosse consegneremmo la morte di questo povero giovane a una dimensione alla quale lui stesso non credeva: quella dell'esaltazione, del tifo violento, della devastazione.
Questo giovane non apparteneva a niente di tutto ciò, è morto tragicamente mentre si recava semplicemente ad assistere ad una partita e il fatto, poi, che in quella piazzola di sosta si stesse consumando un tafferuglio, una rissa, uno scontro, un diverbio tra tifosi, non deve farci dimenticare che, forse, molto più banalmente si stava consumando un diverbio tra persone.
Non credo che possiamo oggi già stabilire quali fossero i caratteri, le origini di quello che andava accadendo. Quello che però possiamo affermare è che il servizio più importante che può essere realizzato da lei come vertice politico delle forze di polizia, dal questore Manganelli come vertice tecnico e dal Parlamento tutto, consiste nel contribuire a dare soluzioni effettive, non rapide, nel rispondere alla famiglia di questo ragazzo in maniera definitiva e nell'aiutare l'operato della magistratura ad accertare ciò che è accaduto.
Con un banale tecnicismo giuridico quello che è accaduto lo potrei ascrivere a ciò che viene definito dolo eventuale: sparare ad altezza d'uomo sapendo e accettando l'eventualità di poter ferire, di poter uccidere; questa è la condotta che è stata descritta.
Al di là della perseguibilità del poliziotto che ha compiuto questo gesto vi è un'altra questione che dobbiamo raccomandarle signor Ministro: deve contribuire a sconfiggere un virus grave che si annida nelle istituzioni dello Stato, un virus che riguarda tutti i corpi dello Stato, un malinteso senso di solidarietà, di spirito di corpo che coinvolge il mondo della politica, allorché vi è omertà quando un politico sbaglia o ruba, e le forze dell'ordine, quando un singolo esponente sbaglia e non è all'altezza del compito che gli è stato affidato, anche se risulta complicatoPag. 21nell'immediatezza dei fatti accertare la verità perché ci si muove in un terreno difficile.
Anche alla luce di ciò rivendico al gruppo dei Comunisti Italiani l'aver voluto approfondire e accertare anche i fatti di Genova. Tale volontà non rappresenta un atto contro la polizia, così come non lo è l'accertamento dei fatti accaduti sull'autostrada o la giustizia che si deve a Federico Aldrovandi - lo ricordava prima di me il deputato Migliore - ai suoi familiari, alle istituzioni dello Stato.
Ho ascoltato con attenzione il collega che poco fa evocava i versi di Pasolini e che ha inteso per una sorta di licenza poetica escludere il riferimento al Partito Comunista Italiano. Ma perché lo si doveva escludere? Vi è forse un dubbio sul fatto che storicamente il Partito Comunista Italiano quando ha dovuto scegliere se stare dalla parte dello Stato o da quella dell'eversione ha scelto lo Stato? Vi è forse un dubbio su quello che ci è stato insegnato dalla storia democratica, dal ruolo che il Partito Comunista Italiano ha avuto in questo Paese? Io ritengo che non ci siano equivoci.
Per tali motivi le vicende di domenica vanno tenute distinte. Vanno tenuti distinti i fatti, le analisi e i provvedimenti relativi. Potremo rendere giustizia alle istituzioni del Paese se accerteremo la verità, puniremo i responsabili e chi li ha coperti qualora qualcuno abbia tentato di coprire i responsabili di ciò che si è verificato sull'autostrada.
Tuttavia ritengo che, nell'accertare, nel colpire e nel perseguire gli autori delle devastazioni, dei disastri, degli atti di violenza e di teppismo, anche in danno della polizia, che sono stati commessi domenica, renderemo la migliore giustizia alle forze di polizia. Infatti, difendere le forze di polizia non significa occultare la verità o riferire versioni edulcorate della stessa, ma colpire chi genericamente e indistintamente intende attaccare la polizia col pretesto, appunto, di vendicare qualcuno la cui memoria tutto chiede tranne che vendette di questo tipo.
Non vi sono vendette, non vi sono scambi di prigionieri, non vi sono scambi di vittime - come qualcuno ha voluto far intendere - tra la morte dell'agente Raciti e la morte di questo povero ragazzo. La miglior cosa che possiamo fare è distinguere tali situazioni e, come lei sta facendo signor Ministro, distinguere i provvedimenti che verranno assunti, sui quali ha la nostra fiducia e la nostra solidarietà (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, signor Ministro, sottosegretario Rosato e colleghi, vorrei anch'io - è doveroso farlo - esprimere, sul piano personale, a nome della collega Balducci che è qui presente e dei capigruppo di tutti i deputati e senatori del gruppo dei Verdi, la nostra solidarietà alla famiglia di Gabriele Sandri.
Ha fatto bene lei, signor Ministro, all'inizio delle sue comunicazioni a usare espressioni non rituali come «tristezza infinita», «amarezza senza possibile risposta» e «morire così è senza senso» - se ho appuntato bene le sue parole - e le condivido. Si tratta di parole non rituali, non dette col linguaggio «politichese» e burocratico e le condividiamo pienamente.
Mi permetto anche di auspicare - spiegherò in che termini - un comportamento rigoroso da parte della magistratura e della polizia giudiziaria, in questo caso, nei confronti dell'appartenente alla polizia che ha ucciso Gabriele Sandri. Deve valere per lui quello che vale per qualunque imputato. Devono valere le garanzie dello Stato di diritto, ma vi sono garanzie nello Stato di diritto che riguardano anche la vittima e i suoi familiari. Anche se tutto ciò non dipende dal Governo, mi permetto di dire che non credo che si possa partire da un'ipotesi soltanto di omicidio colposo nei confronti di un'uccisione di questo genere, se è vero quanto è stato testimoniato, cioè che è stata presa la mira, sparato ad altezza d'uomo e, non a caso,Pag. 22è stata colpita quella macchina e ucciso quell'uomo.
In seguito, gli accertamenti dell'indagine e quelli nell'ambito del processo dovranno essere caratterizzati dal massimo delle garanzie e della verifica dell'aspetto doloso della responsabilità.
Si tratta di verifiche che non dobbiamo celebrare in quest'Aula, però partire da quell'ipotesi di reato è francamente incongruente rispetto a ciò che sta emergendo dall'accertamento graduale e difficile - come lei, signor Ministro, ha detto - della verità dei fatti. Da questo punto di vista do atto non solo alle sue dichiarazioni ma anche a quella del Capo della Polizia, secondo le quali ciò che adesso bisogna fare - oltre a tutti gli aspetti di cui ha parlato e parleremo - è dare verità e giustizia ai familiari di Gabriele Sandri.
Mi permetta di dire con pacatezza che a noi è sembrato - è emerso forse anche dalle sue parole - francamente discutibile il comportamento del questore di Arezzo nella giornata di domenica, perché purtroppo quella reticenza e quell'incertezza - lui le ha definite come un difetto di comunicazione, ma è troppo poco - non hanno provocato ciò che è avvenuto, ma sicuramente lo hanno, pur del tutto involontariamente, incentivato e aggravato.
Da questo punto di vista non capisco perché qualche collega della destra abbia accusato lei di scaricare le responsabilità sul questore di Arezzo. Il questore di Arezzo è il principale responsabile, per il nostro ordinamento, delle forze di polizia che da lui dipendono, quindi si tratta semplicemente di prendere atto di quelli che sono i rapporti istituzionali, dopo di che è ovvio che vi è il Capo della Polizia e, sopra tale carica, il Ministro dell'interno, che non a caso risponde politicamente al Parlamento.
Ho trovato disgustose le accuse, sotto questo profilo, che pur autorevoli esponenti del centrodestra le hanno rivolto in questa aula, urlando come forsennati. Secondo me, quando si urla tanto vuol dire che non si è tanto consapevoli del fondamento delle proprie accuse.
Vorrei anche esprimere, a nome dei Verdi, la nostra solidarietà alle forze di polizia che sono state oggetto di aggressioni violente, in modo particolare a Roma, ma anche in altre città che lei ha giustamente citato. La prima osservazione, la più banale - ci vergogniamo persino di doverla fare, nel 2007, in un'aula del Parlamento - riguarda il fatto che le responsabilità penali sono personali e che, quindi, nessun altro appartenente alle forze di polizia ha alcuna responsabilità rispetto al tragico omicidio di Gabriele Sandri.
Tuttavia, vorrei anche ricordare che è agghiacciante che qualcuno, come il presidente di gruppo di Alleanza Nazionale, abbia urlato in quest'Aula che le forze di polizia erano senza uno Stato che stesse loro vicino, perché le forze di polizia, in questi compiti, sono lo Stato! Loro rappresentano lo Stato! Dovevamo forse immaginare che vi fossero altre forze di polizia che tutelavano le forze di polizia? Queste logiche - quando si vuole fare una polemica strumentale con toni francamente agghiaccianti - sviano da qualunque concezione dell'ordinamento e del ruolo istituzionale delle forze di polizia; queste ultime, in quel momento, rappresentavano lo Stato nel modo in cui si sono comportate con i loro comandanti, con il questore e il prefetto di Roma, con il Capo della Polizia e, ancora una volta, con il Ministro dell'interno che ne risponde politicamente.
Ho sentito urlare il Presidente Casini - e me ne dispiace - riguardo alle risorse delle forze di polizia. In merito all'aumento di tali risorse, lei, Ministro, il suo sottosegretario di Stato Rosato e il Viceministro Minniti, molte volte, avete sentito la piena solidarietà da parte, ad esempio, della I Commissione (Affari costituzionali), che ne ha la competenza sotto il profilo istituzionale; da essa, ripeto, avete avuto la piena solidarietà.
Tuttavia, non ho sentito il Presidente Casini urlare in questo modo durante i cinque anni di Governo di centrodestra, quando le risorse delle forze di polizia venivano radicalmente ridimensionate dalPag. 23«suo» Ministro dell'economia e delle finanze, Tremonti. Non ho sentito tante urla nei cinque anni precedenti!
Mi permetta, inoltre, signor Ministro, di rivolgermi, in questo caso, non a lei ma al Presidente della Camera, Bertinotti, il quale non ha certo bisogno della difesa d'ufficio da parte mia. Tuttavia, poiché è stato attaccato ripetutamente in quest'Aula, vorrei dire che condivido pienamente il parallelo che egli ha fatto sui rischi gravissimi di criminalizzazioni indiscriminate dopo vicende drammatiche come l'omicidio di Giovanna Reggiani e quello di due giorni fa di Gabriele Sandri. Come qualcuno ha inteso criminalizzare la polizia perché un poliziotto ha ammazzato Gabriele Sandri, allo stesso modo qualcuno, qualche settimana fa, ha inteso criminalizzare i romeni in generale, e i rom in particolare, perché è stata uccisa la povera signora Giovanna Reggiani.
Mi ricordo un alto esponente della destra dichiarare che 200 mila romeni andavano espulsi. Lo ha dichiarato in quelle ore e qui, in quest'Aula, qualcuno ha affermato che nessuno ha fatto operazioni di questo genere! Operazioni di questo genere, invece, sono state compiute e sono state irresponsabili; dunque, giustamente il Presidente Bertinotti ha fatto tale parallelo.
Vorrei anche ricordare che, per quanto riguarda i comportamenti eversivi e violenti come quelli che si sono verificati domenica, in particolare a Roma, ma non soltanto (tuttavia a Roma hanno assunto una gravità inaudita), qualunque sia la matrice politica, essi vanno condannati. Tuttavia, non possiamo non chiederci: perché urlavano tanto alcuni esponenti del centrodestra? Perché sulle agenzie e sui giornali di queste ore e di questi giorni, il Capo della Polizia Antonio Manganelli - e nessuno lo ha smentito, perché non può farlo - ha affermato testualmente: «Abbiamo dimostrazioni evidenti di come l'area di estrema destra abbia occupato le curve degli ultras». Se un Capo della polizia arriva a dire ciò, evidentemente qualche ragione c'è.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARCO BOATO. Per concludere, signor Presidente, voglio associarmi a quanto ha detto il Presidente della Repubblica, Napolitano, affermando che questa non è l'Italia, l'Italia è altrove. Tuttavia, desidero aggiungere che, purtroppo, anche questa è l'Italia e, quindi, dobbiamo avere la consapevolezza dei problemi che dobbiamo affrontare.
Se il Presidente Bertinotti mi lascia 30 secondi, volevo concludere con le parole del padre e del fratello di Gabriele Sandri. Il padre ha affermato: «Evidentemente c'è qualcuno che vuole usare questa tragedia per fomentare gli animi e trasformare l'Italia in un campo di battaglia (...). Chi ha sparato e ucciso mio figlio deve pagare. Solo lui, gli altri poliziotti non hanno colpa per quanto è accaduto».
Il fratello Cristiano, riferendosi ai funerali che si svolgeranno domani, dichiara di sperare che i tifosi non trasformino un momento di dolore in un'occasione per attaccare e insultare le forze dell'ordine, perché per Gabriele il calcio era solo un gioco e usare il suo nome per creare disordini sarebbe un oltraggio alla sua memoria (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, La Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Li Causi. Ne ha facoltà.
VITO LI CAUSI. Signor Presidente, signor Ministro dell'interno, signori del Governo, onorevoli colleghi, ci troviamo oggi, ancora una volta, a dovere affrontare un avvenimento che coinvolge tutti noi.
Prima di ogni valutazione e di ogni altra cosa, a nome dei Popolari-Udeur voglio esprimere il nostro più profondo cordoglio alla famiglia di Gabriele Sandri, la cui giovane vita è stata prematuramente interrotta in una giornata che si è trasformata in lutto generale.
Quanto siamo chiamati a fare oggi non è, però, strumentalizzare quello che è tragicamente accaduto domenica, ma rifletterePag. 24e capire cosa sia effettivamente successo, come sia possibile fermare la spirale di violenza che sembra ormai imprigionare il mondo del calcio e come fare per riportare il calcio a una dimensione di sano agonismo, per vivere serenamente la domenica allo stadio.
Ringrazio il Ministro dell'interno Amato, che ha tutta la nostra solidarietà, anche se riteniamo che domenica mattina ci sia stato un difetto di comunicazione. Ci saremmo, oggi, aspettato qualcosa in più. Ovviamente, comunque, siamo chiamati in primo luogo a non nascondere la verità e ad impegnarci perché ogni responsabilità sia chiarita nell'interesse della famiglia della vittima, dei cittadini di questo Paese e delle forze dell'ordine, le quali andrebbero, forse, meglio addestrate.
Il servizio che migliaia di agenti ogni giorno svolgono sul nostro territorio è di fondamentale ed assoluta importanza e siamo tutti immensamente grati per lo spirito di sacrificio con il quale affrontano questo mestiere, che difficilmente porta a grandi onori.
Quello che come istituzione siamo chiamati a fare è dare una risposta forte. Lo sport è rispetto delle regole, di chi si identifica in te, ma, soprattutto, è rispetto dell'avversario. Non si sbaglia a definire teppismo assoluto, e forse anche più, la guerriglia di domenica sera a Roma, gli assalti che sono avvenuti alle caserme, la distruzione di edifici e palazzi.
Possiamo anche sospendere il campionato, ma domenica è avvenuta una tragica disgrazia, come avvengono in tante altre occasioni della vita, mentre è necessario offrire un segnale forte e definitivo a questa gente, che non ha nulla a che spartire con lo sport. Hanno innescato una situazione che ci fa notare come dentro gli stadi ci sia un terreno fertile per la violenza, che dobbiamo sapere individuare e sul quale dobbiamo intervenire.
Molto, comunque, è stato fatto e i provvedimenti presi dimostrano, dati alla mano, che le misure assunte dal Governo e dal Parlamento si sono dimostrate efficaci. Andare allo stadio non deve essere più un rischio, ma semplicemente uno svago, un pomeriggio di sport e di allegria.
Non è accettabile quanto accaduto ad Arezzo, ma è parimenti inaccettabile, signor Ministro, quanto è accaduto a Roma. Laddove hanno sospeso le partite sono avvenuti i tafferugli; laddove le partite di calcio si sono svolte regolarmente non è avvenuto nulla di facinoroso o di criminale.
Non si può essere ostaggi della violenza di pochi criminali. Se è comprensibile il dolore per la perdita del giovane Sandri, non è ammissibile che la sua morte sia la scusa per porre in essere un'autentica guerriglia urbana: caccia ai poliziotti, caccia ai bersagli istituzionali da parte di chi vuole intimidire, attraverso lo sport, che non c'entra, le forze dell'ordine o lo Stato.
Come è testimoniato, questo ragazzo era profondamente innamorato della propria squadra di calcio e lo dimostrava seguendo la sua squadra senza alcuna manifestazione di violenza; ma un tragico evento, una disgrazia che era in agguato, lo ha colpito: lo sport non c'entra nulla - lo ribadisco - con la vicenda di domenica mattina in autostrada.
Chi ha preso a pretesto la sua morte per sfogare ben altro che la rabbia per un amico perduto ne infanga soltanto la memoria e, per giunta, aiuta coloro i quali, con il pretesto della morte di Sandri, innescano una guerriglia, una rivolta organizzata contro le forze di polizia, contro le caserme e contro lo Stato.
C'è necessità, come ho già detto in apertura del mio intervento, di pervenire nel più breve tempo possibile all'accertamento della verità, anche nell'interesse dell'agente che ha esploso il colpo, anche se dobbiamo dire che le responsabilità penali sono di natura personale: la responsabilità penale è solo di chi commette un'azione, chiunque esso sia.
Si tratta di un agente la cui carriera, a quanto riportano i colleghi, era finora senza macchia e piene di encomi, lodi e soddisfazioni professionali; ma, comunque, è prioritario ristabilire un clima di serenità dopo le tensioni di domenica e lei, Ministro, ha il compito di accertare nonPag. 25solo la verità, ma tutte le verità che stanno attorno alle vicende avvenute dalla mattina fino alla notte di domenica scorsa.
Signor Ministro, è assolutamente fondamentale evitare che si scateni una caccia al poliziotto, perché l'errore di uno, se errore c'è stato, non è l'errore di tutti, non è l'errore dell'istituzione ed è per questo che noi Popolari-UDEUR riteniamo che si debba agire e reagire con determinazione e con la compattezza di tutte le forze politiche per respingere l'assalto allo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, non siamo ancora di fronte ad una ricostruzione chiara, come ha ammesso il Ministro Amato, della tragedia perpetrata sull'Autogrill di Arezzo, che ha portato all'uccisione di un giovane dj romano appena ventiseienne, che si apprestava, assieme ad alcuni amici, a seguire a Milano la propria squadra del cuore, la Lazio.
Non sappiamo perché un agente abbia deciso di sparare, pur trovandosi dall'altra parte della carreggiata dell'Autosole, di fronte ad una rissa tra tifosi juventini e tifosi laziali. Non sappiamo, in particolare, perché egli abbia deciso di sparare ad altezza d'uomo, né sappiamo perché il questore di Arezzo, in una tragicomica conferenza stampa, abbia deciso di dare dell'accaduto una versione assurda, paradossale e non credibile, in particolare, quand'egli ha affermato che si trattava di due colpi sparati in alto, uno dei quali «ha attinto al corpo del povero Sandri», per poi cambiare sostanzialmente versione, contraddicendo clamorosamente se stesso, fino al punto di definire quell'episodio meritevole di un'accusa non di solo omicidio colposo, come ho letto questa mattina sul giornale.
Conosco bene lei, Ministro Amato, la sua sensibilità e la sua determinazione: spero dunque che su questo episodio si possa fare chiarezza e che si possa arrivare a scoprire la verità e le responsabilità, come impongono la morte di questo giovane e il dolore della sua straziata famiglia.
Credo anch'io che sia stato un errore - che dipende non dal Governo ma dalla Federazione italiana giuoco calcio - non rinviare immediatamente tutte le partite di domenica al fine di evitare di incorrere nel rischio di dare un pretesto alle frange violente del tifo, che hanno agitato la mancata equiparazione delle due morti di Raciti e di Sandri come causa della loro protesta e della loro furiosa e teppistica reazione.
Può darsi - come lei ha affermato - che, se le partite fossero state rinviate a poche ore dal loro inizio, si sarebbero verificati incidenti. Quel che so, però, è che gli incidenti si sono verificati ugualmente, anche a fronte di partite che hanno avuto inizio, come quella di Bergamo o quella di Taranto e che si sono verificati comunque nelle città di Milano e, soprattutto, di Roma a fronte della decisione di giocare in ogni caso. Ritengo che la reazione degli ultras sia stata ingiustificata e di stampo teppistico ed eversivo: vorrei che riflettessimo insieme, non «sociologicamente», ma politicamente, per arrivare a comprendere la natura di questi movimenti eversivi che si annidano nel gioco del calcio.
Oggi non ci troviamo di fronte a scontri fra tifoserie organizzate: ci troviamo di fronte all'unità delle tifoserie organizzate estreme contro la Polizia. Ecco perché ritengo discutibile o, comunque, non sufficientemente motivata la decisione di vietare le trasferte ai tifosi di quasi tutte le squadre. Il pericolo vero non è infatti oggi lo scontro tra tifoserie organizzate, ma l'unità delle tifoserie organizzate estreme contro le forze di polizia. Ciò mi riporta alla memoria un'equiparazione fra le responsabilità del singolo poliziotto e quelle di tutta la Polizia che era instaurata da alcune frange violente del movimento giovanile del Sessantotto, quando, a fronte di un tragico incidente e di una tragica morte, si attaccava la Polizia al grido - lei loPag. 26ricorderà - di «Polizia fascista». Nelle manifestazioni che si sono verificate ritrovo lo stesso astio e lo stesso odio nei confronti delle autorità costituite, dei rappresentanti dello Stato e delle forze preposte a tutelare e vigilare sull'ordine pubblico.
Non posso non vedere in ciò una tendenza pericolosa del mondo giovanile di oggi. Certo, questo mondo deve fare i conti con un profondo disagio, poiché i giovani di oggi si trovano in una situazione assai peggiore rispetto a quella in cui ci trovavamo noi. Corriamo però un rischio serio se non interveniamo con provvedimenti selettivi (lei ha dunque ragione quando parla di repressione e di dialogo insieme) e se non sappiamo dividere i giovani di questi movimenti della tifoseria organizzata e dissociarli dai capi carismatici che, trattandosi di organizzazioni militarizzate, hanno il potere di determinare le decisioni della loro base.
In proposito, mi ha molto impressionato - e credo che abbia impressionato tutti - l'atteggiamento di qualche capo-tifoso nella curva dello stadio di Bergamo, che dava gli ordini agli altri tifosi su cosa dovevano fare e addirittura ai giocatori di non continuare la partita. Ciò mi rimanda ad un episodio simile che è avvenuto a Roma allo stadio Olimpico qualche anno fa - lei lo ricorderà - nel corso del derby Roma-Lazio, quando i capi-tifosi della Roma e della Lazio si sono addirittura trovati in campo assieme ai giocatori, minacciandoli che se avessero continuato loro si sarebbero opposti alla prosecuzione della partita, a causa di un incidente e di una morte che non erano mai avvenuti.
Alla luce di tutto questo e di quel che ho visto in televisione, cioè del fatto che nella curva di Bergamo si è fatto entrare addirittura un tombino, devo dire, signor Ministro, che siamo ben oltre la questione dei biglietti nominativi e dei tornelli elettronici. Mi chiedo in quale modo, in questi anni, abbiamo affrontato il problema della violenza negli stadi. Lo abbiamo affrontato attraverso due decreti emanati dal Ministro Pisanu; lo abbiamo affrontato attraverso un decreto convertito in legge, e votato anche da me, che ella ha firmato e proposto alle Camere, che è fatto di divieti e di forme di repressione. Queste soluzioni sono importanti.
Ma prendiamo il caso dei biglietti nominativi e dei tornelli elettronici, di cui tanto si è parlato. Mi sa spiegare per quale motivo i biglietti nominativi non vengono fatti rispettare proprio nei settori più «caldi» degli stadi, cioè nelle curve? Abbiamo introdotto, forse, i biglietti nominativi per le tribune, dove non si verifica mai alcun episodio di violenza? Come facciamo a far rispettare i biglietti nominativi - cioè l'attribuzione del posto al possessore del biglietto - nelle curve, se in esse sono presenti queste bande organizzate e violente e neppure la Polizia entra? Figurarsi, allora, se ci può entrare lo steward! Sarebbe veramente paradossale. Del resto, ancora non sappiamo cosa sono gli steward e non vi è ancora una legge che regolamenti le funzioni giuridiche di questa nuova figura che abbiamo introdotto all'interno degli stadi.
Dobbiamo fare, dunque, un bilancio anche di quel che si è fatto in questi anni, sapere se e dove si è sbagliato e apportare le dovute correzioni, come laicamente sono convinto che ella saprà fare.
Da ultimo, occorre aprire - uso un termine veltroniano - una nuova stagione per quanto riguarda gli impianti sportivi: una stagione fatta anche di impianti polivalenti, luoghi dove non si va solo a vedere la partita, e di strutture (del resto, abbiamo preso a modello quello inglese) del tipo che già esiste in Inghilterra. Dobbiamo farlo perché alla fase dei divieti e della repressione non possiamo non far corrispondere e seguire la fase della costruzione di un nuovo modello di impianto sportivo, dove si può gustare una partita di calcio, andare al cinema, fermarsi con gli amici al ristorante e al bar, per passare, insomma, una domenica come si deve, una domenica di festa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Neri. Ne ha facoltà per quattro minuti.
Pag. 27
SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, signor Ministro, ovviamente anche io mi aggiungo a coloro i quali hanno ritenuto - certo sinceramente - di partecipare alle condoglianze alla famiglia Sandri. Ma poiché ci troviamo in una sede istituzionale, credo che le condoglianze vere a chi subisce un lutto in circostanze surreali debbano essere fatte con l'indicazione di una strada che possibilmente eviti ad altre famiglie, in circostanze analoghe, di dover subire gli stessi lutti.
Lutti di questo tipo e in tali circostanze, infatti, appartengono all'intero Paese e debbono davvero farci riflettere sull'adeguatezza delle misure adottate, delle scelte fatte e di ciò che ordinariamente viene predisposto per consentire che, in simili occasioni, vi possa essere la sicurezza massima.
Sto parlando di questo evento come se davvero fosse collegato alle manifestazioni sportive, mentre ormai è assodato che la vicenda in sé è tecnicamente estranea alle manifestazioni sportive, ma non lo è in un contesto generale. Se non si fosse assistito in questi anni alla degenerazione dei comportamenti in occasione delle manifestazioni sportive più importanti e coinvolgenti, oggi probabilmente non saremmo a piangere l'ennesimo morto che, in qualche modo, si inscrive in una lavagna scura nella quale ormai sono troppi - davvero troppi - i caduti.
All'indomani della morte dell'ispettore Raciti, noi - che riteniamo che la cultura di Governo sia la capacità di individuare i problemi e di proporre le soluzioni efficaci - presentammo una proposta di legge che, pur stando all'opposizione e pur avendo in più occasioni esercitato io stesso in modo aspro il diritto di opposizione al Governo, consiste in una delega al Governo, perché su tali fatti riteniamo che non vi possa essere contrapposizione frontale, ma vi debba essere volontà di collaborazione per raggiungere i risultati.
Ovviamente essa non è stata presa in nessuna considerazione e ovviamente ancora oggi, rileggendola, ne traggo la sua validità (si tratta dell'atto Camera 2216): se il Ministro dell'interno decidesse di avere cinque minuti per dargli un'occhiata, potrebbe rappresentare un contributo utile alla soluzione dei problemi in questione.
La verità è che affrontiamo una situazione surreale, quasi ribaltata. All'indomani della morte dell'ispettore Raciti si diffuse una notizia nota a tutti gli occupanti della curva dello stadio di Catania - oso pensare che, in un lavoro di basilare intelligence, qualcheduno della Polizia andasse a fare il tifo nella curva insieme agli ultras -, ossia che alla prima occasione utile, nel corso di questo campionato, vi sarebbe stato un collegamento degli ultras di tutta Italia per aggredire le forze di polizia e fargliela pagare.
Pertanto, mi domando, se tutto questo era in qualche modo noto e prevedibile, è davvero il caso di prendere ragazzi di vent'anni e metterli di fronte al timore di un'aggressione, anche quando questa non avviene, come risulta...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
SEBASTIANO NERI. ... e dover pensare di difendere non solo l'ordine e la sicurezza pubblica, ma anche la loro vita sparando? Credo che sia un problema che non può essere più differito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato La Malfa. Ne ha facoltà per due minuti.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, signor Ministro dell'interno, nei commenti dei colleghi che si sono uditi nell'aula e soprattutto fuori di essa in ordine al suo intervento, tutti hanno manifestato la loro sorpresa per la debolezza e l'imbarazzo - qualcuno ha parlato di reticenza - del suo intervento, poiché è stato debolissimo nella ricostruzione dell'episodio doloroso dello sparo del poliziotto. Lei ha detto che fino all'una e mezza non si sapeva di che cosa si trattasse e ha aggiunto che di tale fatto se ne occuperà la magistratura. È stato un intervento fragilissimo anche nella spiegazione del motivo per cui le forze delloPag. 28Stato abbiano retrocesso e fatto marcia indietro di fronte alla violenza e non abbiano difeso con più fermezza, come era loro diritto e dovere ed era vostro dovere imporlo, i simboli dello Stato, ossia le caserme, il CONI e gli altri edifici pubblici.
Bisogna dire le cose come stanno, con onestà e chiarezza politica. Se la maggioranza non ha una visione comune sui problemi della sicurezza e ritiene che l'omicidio della signora di cui abbiamo parlato la settimana scorsa (uccisa a Roma dalla violenza di un immigrato, di un clandestino) sia paragonabile all'uccisione, da parte di un poliziotto, di un giovane sull'autostrada Roma-Milano, come può il Ministro dell'interno parlare al Parlamento? Come fa un Governo a parlare ad un Paese e stabilire un'autorità?
Lei rappresenta un Governo in cui la metà dei componenti chiede l'istituzione di una Commissione di inchiesta sull'operato della Polizia a Genova. Come fate a parlare alla Polizia e al Paese? Come fate a dichiarare la responsabilità della Polizia, se vi è stata, o di un poliziotto, se vi è stata? Come fate a difendere la Polizia, come avete il dovere di fare?
Questo è il problema politico in cui ci troviamo in questo momento. Prima il Governo Prodi lascia il campo a delle soluzioni politicamente più mature, prima l'Italia potrà ritrovare la base necessaria per affrontare i problemi gravi di convivenza civile come quelli cui assistiamo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Buontempo. Ne ha facoltà per due minuti.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, nel poco tempo a disposizione intendo esprimere, a nome de La Destra, la solidarietà alla famiglia Sandri, alle forze dell'ordine e anche ai giovani tifosi non violenti, che costituiscono la maggioranza. Esprimo, inoltre, la solidarietà ai giovani tifosi coinvolti in una spirale in cui, se sono noti i protagonisti materiali, restano ancora una volta nell'ombra i registi.
Signor Ministro, lei sarebbe dovuto andare ad Arezzo immediatamente per chiarire cosa era accaduto e dare subito la notizia dei fatti e non lasciare che si alimentasse, per tutto il giorno, una notizia falsa, cioè che in uno scontro tra tifosi e polizia era stato ucciso, con un colpo di pistola, un tifoso della Lazio.
Il questore di Arezzo ha fornito quattro versioni diverse dei fatti alimentando, come è ovvio, tutto quello che poi è accaduto nel pomeriggio. Con il passare delle ore mi chiedevo: che gioco è questo? Che sta facendo il Governo? Ogni volta che in Italia vi è una forte crisi politica, che sembra essere la vigilia di radicali cambiamenti, il Paese sprofonda o nel terrorismo, o nei moti di piazza o in una recrudescenza di violenze e di uccisioni della malavita organizzata, creando così una tale insicurezza nel cittadino da giustificare poi interventi reazionari e blocchi d'ordine.
Che gioco è questo, signor Ministro? Dite che ci sono violenti identificati anche per appartenenza politica...
PRESIDENTE. Deputato Buontempo, la invito a concludere.
TEODORO BUONTEMPO. ...e poi lasciate la caserma di via Guido Reni, non una caserma qualsiasi poiché credo vi siano quattrocento o cinquecento agenti...
PRESIDENTE. Deputato Buontempo, concluda.
TEODORO BUONTEMPO. Concludo, Presidente. Mi sono fatto la convinzione che ieri qualcuno, signor Ministro, voleva altri morti ed altri incidenti per giustificare quanto ho appena detto, per distrarre l'opinione pubblica.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 14 con il seguito dell'esame del testo unificato delle proposte di legge costituzionale.
La seduta, sospesa alle 12,50, è ripresa alle 14.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI