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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 12,15).
(Iniziative in relazione a presunte irregolarità nella gestione del comune di Catania - n. 2-00861)
PRESIDENTE. L'onorevole Licandro ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00861, concernente iniziative in relazione a presunte irregolarità nella gestione del comune di Catania (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 5).
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, si tratta di un'ulteriore interpellanza, che fa seguito ad altre analoghe, diretta a innalzare l'attenzione del Governo sulla drammatica situazione finanziaria - e direi anche sociale - della città di Catania, la nona città d'Italia.
Le dissennate politiche di gestione di bilancio condotte dalle giunte comunali negli ultimi sette anni hanno prodotto una situazione di estrema sofferenza finanziaria per l'ente. Non si tratta di un'opinione riconducibile a una parte politica, ma dell'accertamento della situazione, operata grazie all'invio, nei mesi scorsi, di due ispettori da parte del Ministero dell'economia e delle finanze.
Tutto ha avuto origine dalla costituzione di una società, Catania risorse Srl, interamente controllata dal comune di Catania, cui era stato trasferito un cospicuo numero di beni immobili, anche di pregio e rilevanza storico, artistica e architettonica enorme, sottoposti a una disciplina giuridica diversa rispetto agli altri, che non ne consente l'immediata commerciabilità, allo scopo di assicurare al comune di Catania, entro il 31 dicembre 2006, la liquidità necessaria per portare in pareggio il disavanzo accertato sino al 2003, così come prescrive la legge.
Questa operazione conteneva diversi profili di illegittimità, alcuni anche molto gravi, denunciati opportunamente in ogni sede e oggetto di censura anche degli ispettori del Ministero dell'economia e delle finanze. Peraltro, nonostante la relazione ministeriale, gli amministratori del comune di Catania sono andati avanti, tenendo in piedi una situazione divenuta ormai davvero esplosiva.
Il comune di Catania è, di fatto, in una situazione di dissesto. Sono state aumentate vertiginosamente le tariffe dei servizi e il livello di imposizione locale, ma non è stata dichiarata formalmente la situazione di dissesto, consentendo all'amministrazione di continuare a perseguire linee di politica e di governo certamente non rigorose e non orientate al risanamento della situazione.
Nel luglio scorso, oltre alla relazione degli ispettori, era intervenuta una relazione di censura altrettanto dura da parte della Corte dei conti, che invitava il consiglio comunale ad adottare tempestivi e strutturali interventi. Anche di questo non vi è traccia.
Signor sottosegretario, il bilancio preventivo per l'anno 2007 è stato approvato soltanto il 29 settembre scorso - quindi qualche mese fa - a termini ampiamente scaduti. Non è l'unico caso. In Sicilia, ormai, è divenuta una prassi consolidata disattendere e violare termini e prescrizioni di legge molto precise come queste.
Anche questo, signor sottosegretario, è esplicitamente descritto nella relazione dei due ispettori, che peraltro, con inusitata durezza, hanno rilevato che l'amministrazione comunale di Catania ha sovente violato norme e principi in materia di contabilità degli enti locali.
La situazione, come affermavo, è esplosiva anche sul piano sociale; Catania ha vissuto due proteste formidabili: quella dei netturbini (che non avevano percepito lo stipendio da sette mesi), che ha prodotto fortissimo disagio e dunque anche rischi per la salute pubblica; un'altra protesta, altrettanto violenta e pronta ad esplodere nuovamente (come oggi possiamo leggere sui quotidiani locali), da parte delle cooperative sociali, anch'esse martoriate da questa pessima gestione amministrativa, la peggiore che la nona città d'Italia abbia registrato dal dopoguerra ad oggi.Pag. 15
Pertanto, sapendo bene che esiste uno schermo quasi invalicabile, costituito dall'autonomia speciale, e che è competenza dell'assessorato regionale competente per gli enti locali intervenire, adottando quelli che sarebbero i più naturali ed immediati provvedimenti, chiediamo che il Governo attivi tutti i suoi canali e tutti gli strumenti affinché la Sicilia non sia considerata una zona franca: è parte del territorio italiano, parte della Repubblica, e merita ed esige il rispetto delle leggi.
Il Governo ha l'obbligo giuridico, ma anche morale, di intervenire sulla questione.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale, Rosa Rinaldi, ha facoltà di rispondere.
ROSA RINALDI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, in riferimento all'interpellanza urgente ora illustrata si fa presente quanto segue.
Ai fini della razionalizzazione e della gestione del patrimonio immobiliare, il consiglio comunale di Catania, con atto deliberativo del 24 ottobre 2006, ha autorizzato la costituzione della società a responsabilità limitata Catania Risorse, approvando contestualmente lo statuto societario.
Successivamente, con provvedimento del 30 dicembre 2006, lo stesso consiglio comunale ha autorizzato il trasferimento alla predetta società di quattordici immobili.
Il 31 dicembre, avendo i rappresentanti dell'ente dichiarato l'appartenenza di tutti gli immobili al patrimonio disponibile del comune e l'insussistenza di motivi ostativi all'alienazione di questi, si è proceduto alla stipula di un atto di compravendita tra il comune di Catania e la società Catania Risorse.
In data 22 febbraio 2007 la locale soprintendenza per i beni culturali ed ambientali ha eccepito che otto degli immobili, oggetto di trasferimento, fossero inalienabili, ai sensi dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 42 del 2004 (codice dei beni culturali), fintanto che non venisse concluso il procedimento volto a verificare l'interesse culturale dei beni.
Le predette operazioni di trasferimento sono state finalizzate, oltre che alla razionalizzazione e gestione del patrimonio del comune, anche all'acquisizione di risorse finanziarie per ridurre la cospicua situazione debitoria dell'ente.
Pertanto, nel caso in cui le operazioni di trasferimento non potessero essere perfezionate, ricorrerebbero i presupposti per la dichiarazione dello stato di dissenso finanziario, ai sensi dell'articolo 245 del decreto legislativo n. 267 del 2000.
In relazione alle competenze riguardanti il controllo sugli organi degli enti locali in Sicilia, queste - come lei ha appena ricordato - sono riservate alla regione, che vi provvede mediante un apposito assessorato regionale.
Inoltre, la normativa vigente non riserva al Ministero dell'interno l'esercizio di forme di controllo sugli atti degli enti locali, i quali, dopo l'entrata in vigore della legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001, hanno visto estendere la loro autonomia e capacità di autodeterminazione, anche a seguito dell'abolizione del controllo preventivo di legittimità prima esercitato dal comitato regionale di controllo.
Anche eventuali iniziative per accertare l'effettiva sussistenza di gravi e persistenti violazioni di legge, di cui all'articolo 141 del decreto legislativo n. 267 del 2000, ai fini dello scioglimento degli organi amministrativi, rientrano nelle attribuzioni della regione siciliana.
Infatti, la legge regionale n. 44 dell'11 dicembre 1991 prevede che il consiglio comunale venga sciolto con provvedimento emesso dal presidente della regione, su proposta dell'assessore regionale per gli enti locali, previo parere del Consiglio di giustizia amministrativa.
Ciò premesso, con una nota del 15 marzo 2007, la prefettura di Catania ha segnalato al competente assessorato regionale le presunte irregolarità relative alla costituzione della società Catania Risorse e al trasferimento degli immobili, richiedendo un'apposita indagine ispettiva aiPag. 16sensi dell'articolo 25 della legge regionale n. 44 del 1991 per verificare l'esatta osservanza delle leggi. Analoga segnalazione è stata inoltrata al presidente della sezione regionale della Corte dei conti. La relazione dei dirigenti dei servizi ispettivi di finanza pubblica del Ministero dell'economia e delle finanze, ai quali è affidata la verifica dell'andamento delle spese dei bilanci degli enti pubblici, sugli accertamenti svolti nel corso del corrente anno presso il comune di Catania, unitamente all'elenco delle irregolarità e delle carenze riscontrate, è stata inviata il 23 luglio 2007 dal Ragioniere generale dello Stato al sindaco di Catania, al Ministero dell'economia e delle finanze (dipartimento del tesoro) alla procura regionale presso la sezione giurisdizionale per la regione Sicilia della Corte di conti, alla sezione regionale di controllo della Corte di conti per la Sicilia e anche alla regione siciliana (giunta regionale - affari istituzionali).
Dai dati trasmessi dal comune di Catania per effetto degli obblighi di monitoraggio (ai sensi dell'articolo 41, comma 1, della legge n. 448 del 28 dicembre 2001 e successivi decreti attuativi) e da quelli pervenuti dalla Cassa depositi e prestiti risulta che il valore nominale dell'indebitamento complessivo contratto dal predetto comune e ancora in ammortamento al 30 settembre 2007, è pari a quasi 508 milioni di euro, di cui il 25 per cento circa già ammortizzato. Inoltre l'attività di monitoraggio ha evidenziato che sussistono al momento tre contratti derivati stipulati nell'aprile 2003, con scadenza dicembre 2017, per circa 416,4 milioni di euro.
Si fa presente tuttavia che gli uffici del Ministero dell'economia e delle finanze hanno più volte sollecitato un aggiornamento dei dati anche attraverso contatti telefonici e messaggi di posta elettronica (l'ultimo risale al 6 settembre 2007) ai quali, però, il comune di Catania non ha ancora dato seguito. Anche l'assessorato della famiglia, politiche sociali e delle autonomie locali della regione Sicilia debitamente informato sulla situazione riscontrata dai suddetti ispettori ha valutato l'opportunità di esercitare i poteri di controllo di competenza. In seguito a tali osservazioni, l'assessore regionale ha invitato il competente dirigente dell'assessorato a porre in essere gli adempimenti necessari per un intervento ispettivo presso il comune di Catania.
Infine si fa presente che l'adozione della delibera di dissesto finanziario ai sensi del predetto decreto legislativo n. 267 delle 2000 è di competenza del consiglio comunale o, laddove ne ricorrano i presupposti, di un commissario, come dianzi detto, ad acta espressamente nominato dall'assessorato regionale delle autonomie locali, peraltro già interessato dalla prefettura di Catania.
PRESIDENTE. L'onorevole Licandro ha facoltà di replicare.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, signor sottosegretario, sono solo parzialmente soddisfatto della risposta. Purtroppo, dalla risposta fornita dal Governo, si evince una conferma inquietante delle nostre preoccupazioni. Dalle sue parole emerge, infatti, quale sia l'atteggiamento dell'amministrazione comunale di Catania nonostante i continui interventi, le sollecitazioni nei confronti del Governo e del Governo nei confronti dell'amministrazione comunale di Catania e degli organi preposti ai controlli. Si tratta di un atteggiamento che supera di gran lunga la singola questione specifica e denota il disprezzo del rispetto delle leggi e della legalità.
Ci è noto quanto affermato dal signor sottosegretario in quanto conosciamo bene la disciplina e le competenze della regione siciliana. Inoltre, sappiamo bene quanto sia forte e assorbente lo schermo protettivo dell'autonomia speciale, e non ho alcuna esitazione ad affermare in questa Aula che, per certi versi, l'autonomia speciale in Sicilia ha prodotto danni peggiori persino di quelli prodotti dalla mafia. Il comune di Catania è, sul piano fattuale, in una situazione di dissesto finanziario che i cittadini stanno micidialmente pagando con aumenti del 100, 200 e persino del 300 per cento dell'entità di tariffe relative aPag. 17servizi importanti; servizi che misurano proprio la qualità del buon governo e la vicinanza dell'ente nei confronti dei più deboli e dei portatori del disagio.
Accennavo alle proteste dei lavoratori delle cooperative sociali; ebbene, si pongono, al riguardo, due profili: da un lato, il diritto sacrosanto dei lavoratori ai quali da sette-otto mesi non viene pagato lo stipendio - ma come si fa a tirare avanti? -; dall'altro, la caduta verticale delle prestazioni e dei servizi sociali.
Torno a dire che siamo dinanzi ad una vera e propria emergenza rispetto alla quale non vi è elemento o schermo che possa spingere o condurre un Governo ad allargare le braccia o a voltare la testa da un'altra parte. Lei, signor sottosegretario, ha passato in rassegna molto sinteticamente tutta la vicenda di Catania Risorse Srl, che costituisce il nodo fondamentale della questione. Ha ricordato la delibera del 30 dicembre 2006; ebbene, a mio avviso, si cerca di sostenere una deliberazione del consiglio comunale illegittima in quanto quell'atto del comune riguarda il contratto di compravendita degli immobili concluso, signor sottosegretario, in data 31 dicembre, di domenica mattina - quando gli italiani, normalmente, preparano il «cenone» - in uno studio notarile importante. Si tratta di un'operazione che è stata realizzata perché il 31 dicembre doveva essere ripianato il disavanzo del 2003. Dunque si tratta di una chiara operazione elusiva, di aggiramento di un principio, anche costituzionale; operazione tesa ad ottenere la concessione di mutui non per effettuare investimenti, non per realizzare strade, scuole e ospedali ma per ripianare il disavanzo, ovverosia i risultati della pessima e deteriore amministrazione.
Quella deliberazione è illegittima. Il 31 dicembre del 2003 non si è pareggiato il bilancio perché otto dei quattordici immobili oggetto dell'operazione erano vincolati in quanto rispetto ad essi non era stata avviata la procedura di sdemanializzazione. Ex impianti conventuali e monastici, espressione del barocco siciliano, del XVI e XVII secolo, che appartengono al patrimonio dell'UNESCO: signor sottosegretario, li avevano venduti! Hanno superato davvero la fiction; mi riferisco a Totò e Peppino nell'episodio della vendita della fontana di Trevi. Hanno potuto realizzare tale operazione, e continuano nel loro intento. Sono stati costretti dai nostri interventi a scorporare quegli immobili, ma vanno avanti nell'operazione; quella delibera è illegittima, ma la si è mantenuta in piedi con una seconda e poi ancora con una terza deliberazione.
Le faccio notare, signor sottosegretario, che siamo al 5 dicembre e non vi è ancora alcun istituto bancario che abbia dato il via libera a tale operazione perché i profili oscuri e poco trasparenti sono enormi e noi abbiamo temuto che si aprisse il varco per un'operazione formidabile di speculazione immobiliare. Per tale ragione ritengo che il Governo debba continuare a pressare, magari non attraverso e-mail.
Capisco il cosiddetto «villaggio globale» e le nuove tecnologie, ma dobbiamo essere più rigorosi di fronte a fatti di questa portata! Infatti, se Catania si fosse trovata in qualunque angolo del resto della penisola - come Taranto, per molto meno - sarebbe già stata raggiunta da provvedimenti duri e drastici. Infatti, si stanno colpendo i cittadini e personalmente, per quanto si muove in Sicilia, per gli equilibri politici, per i sistemi di potere, per gli interessi in gioco, non credo che il Governo regionale compirà mai un atto forte.
Assistiamo da sette anni al balletto - francamente stucchevole, e non uso altri aggettivi - dei commissari ad acta che vengono inviati perché il comune non rispetta mai il termine prescritto dalla legge. È da almeno cinque anni che i bilanci preventivi vengono approvati a fine anno, sotto l'albero, a chiusura dell'esercizio finanziario, davvero in barba e in spregio alle più elementari norme di legge e ai principi della contabilità pubblica.
Nella relazione dei due ispettori, il dottor Cimbolini e il dottor Vallante, è scritto, nero su bianco, che la situazione è così seria e drammatica da poter produrre serie ripercussioni sulla credibilità dell'intero settore della finanza pubblica nazionale.Pag. 18
Il bilancio preventivo per il 2007, come ricordavo dianzi, signor sottosegretario, è stato approvato a fine settembre, con un parere sostanzialmente negativo persino del collegio dei revisori dei conti, che, com'è noto, ha una composizione politicamente vicina a chi governa.
Il parere del collegio dei revisori dei conti è negativo: sostanzialmente, non hanno potuto dare il via libera perché, come prescrive la legge, bisogna dare il via libera se il bilancio è attendibile, congruo e in pareggio. Dunque, il parere dell'intero collegio dei revisori dei conti, che ovviamente si guarda bene dall'assumersi responsabilità che non gli competono, è quello che concerne un bilancio preventivo a fine anno, non attendibile, non congruo e non in pareggio.
Dunque, vi è una responsabilità enorme degli organi preposti al controllo, almeno di legittimità, a cominciare dal segretario generale. Vi è un'esigenza forte, insuperabile di razionalizzazione e moralizzazione della spesa pubblica nel comune di Catania. Vi è una responsabilità davvero pesante del governo regionale, dell'assessorato regionale competente per gli enti locali.
Ritengo che il Governo, al di là di mere sollecitazioni, debba prendere atto di una grande questione politica che grava sulla Sicilia e su una città che non è di piccole o medie proporzioni, ma rappresenta la nona città d'Italia.