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TESTO INTEGRALE DEGLI INTERVENTI DEI DEPUTATI LUIGI FEDELE, FRANCO CECCUZZI, MANUELA GHIZZONI E DOMENICO DI VIRGILIO IN SEDE DI DISCUSSIONE CONGIUNTA SULLE LINEE GENERALI DEI DISEGNI DI LEGGE N. 3256-A E N. 3257-A
LUIGI FEDELE. La Finanziaria 2008 è l'ennesima conferma della superficialità ed irresponsabilità del Governo Prodi che, distribuendo scriteriatamente preziose risorse a destra e a manca per accattivarsi e accontentare gruppi sociali e lobbies che lo sostengano o gli sono particolarmente vicini, porta il Paese verso un rovinoso declino.
Ormai, infatti, il livello della pressione fiscale ha raggiunto la cifra record di circa il 43 per cento: i due decreti-legge di spesa di quest'anno confermano il trend rovinoso della sinistra estrema del «tassa e spendi» che penalizza gravemente l'economia del nostro Paese, a svantaggio dei cittadini e delle imprese.
Se non si arresta la dinamica della spesa corrente non sarà possibile avviare un reale risanamento dei conti pubblici e non sarà possibile ridurre il livello di pressione fiscale. Un'eccessiva tassazione, infatti, corrisponde a meno sviluppo, alla compressione dei consumi e quindi della domanda interna in una spirale di impoverimento generale.
Troppe spese correnti significano meno risorse per gli investimenti in infrastrutture e opere pubbliche e meno sostegno alle attività produttive.
Ed è proprio su questo punto che bisogna soffermarsi.
Il Governo di centrosinistra, ancora una volta, conferma la sua pressoché totale indifferenza e superficialità verso il Paese in generale e, in maniera particolare, verso il Mezzogiorno, che già è attanagliato da numerose problematiche di vario genere e che neanche questa volta, nonostante i grandi proclami pre-finanziaria 2008, riceve la giusta attenzione.
Un Mezzogiorno oppresso dalle continue manovre fiscali e sfiduciato dallaPag. 124sofferta situazione politico-economica da cui il nostro Paese sembra non riuscire ad emergere.
Ad uno scenario già precario si aggiunge anche un rallentamento economico previsto per l'anno venturo dovuto, come evidenziato da uno studio di Unioncamere, ad una somma di fattori.
Nella finanziaria 2008 non vi è, purtroppo, traccia di una politica di sviluppo del Mezzogiorno, anzi le risorse che vengono assegnate sono sempre più scarse, con la giustificazione che le Regioni meridionali non sono in grado di utilizzare, al meglio, le risorse comunitarie. La legge finanziaria non attenua la pressione fiscale ormai stabilmente sopra la media europea con il rischio concreto di creare ulteriori difficoltà al cuore del nostro sistema produttivo ed in particolare a quel tessuto di piccole e medie imprese che rappresentano il volano di sviluppo del Mezzogiorno e devono essere sostenute attraverso forme di fiscalità di vantaggio, incentivi statali, potenziando gli investimenti in infrastrutture in tutto il territorio e creando condizioni di maggiore sicurezza nel territorio attraverso una decisa contrapposizione alla criminalità organizzata.
Un settore fortemente carente nel Mezzogiorno è quello delle infrastrutture. E il Governo che fa? Non solo non destina risorse sufficienti ma, addirittura, toglie. E infatti per finanziare il provvedimento del collegato fiscale è ricorso ad una riduzione per ben 1 miliardo e 100 milioni di euro del fondo per le aree sottoutilizzate, il che equivale sottrarre risorse allo sviluppo del Mezzogiorno.
Non va dimenticato che il Governo Prodi ha cancellato la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, che è invece un'opera essenziale ad assicurare un collegamento stabile tra le due sponde dello Stretto di Messina, la cui mancata realizzazione danneggia sia la Sicilia che la Calabria, soltanto per un ricatto mosso dagli ambientalisti fondamentalisti che si oppongono al ponte per un puro pregiudizio ideologico.
Nella Finanziaria 2008, l'articolo 62, comma 8, prevede l'autorizzazione alla spesa di 20 milioni di euro per il 2008, 22 milioni di euro per il 2009 e 7 milioni di euro per il 2010, per interventi necessari a fronteggiare i problemi di mobilità e sicurezza derivanti dai lavori di ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, nel tratto Gioia Tauro-Reggio Calabria e per migliorare la qualità del trasporto nello Stretto di Messina (il 50 per cento degli stanziamenti deve essere destinato ad interventi infrastrutturali). Nelle aree interessate da una infrastruttura strategica e prioritaria per il Sud come la Salerno-Reggio Calabria, le misure si risolvono nell'affrontare l'emergenza, ma non si prevedono interventi tesi a sostenere il peso del traffico stradale di persone e merci che gravita in quei territori, con l'inevitabile rischio di ricadute negative, che possono derivare da tale situazione, in termini economici e di mancato sviluppo nei territori.
Mancano inoltre le risorse per completare in tempi ragionevoli l'ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria.
Sono scomparse, oltretutto, le misure originariamente previste per lo sviluppo dell'hub portuale di Gioia Tauro e della relativa filiera logistica, che avrebbero invece contribuito ad implementare una piattaforma strategica per gli scambi, soprattutto commerciali, nella parte bassa del Mediterraneo.
Altra questione quella delle zone franche, che dovevano rilanciare il Sud, e che invece saranno diffuse in tutto il Paese; e la fiscalità di vantaggio per il Sud, che ha così ben funzionato in Irlanda, è stata dimenticata in qualche cassetto ministeriale. Nella Finanziaria manca anche uno specifico programma di edilizia popolare per il Sud, dove enorme è il fabbisogno della gente, che spesso si ritrova a vivere in condizioni precarie.
Altra questione importante è quella legata alla sicurezza e legalità. Il Mezzogiorno d'Italia vive quotidianamente non solo la grande piaga della criminalità organizzata ma anche lo svilupparsi e ilPag. 125diffondersi della microcriminalità, fatta di furti, scippi, rapine che, in alcuni casi, degenerano provocando conseguenze gravissime.
E invece lo Stato, che dovrebbe garantire la sicurezza e la legalità sui territori particolarmente a rischio e disagiati, distribuisce risorse totalmente inadeguate per fronteggiare tali emergenze, ove sarebbe necessario impiegare un maggior numero di mezzi e di personale delle Forze dell'ordine, a tutela dei cittadini che si trovano a vivere in situazioni difficili e pericolose, in zone in cui cresce l'allarme sociale. La Finanziaria trascura un altro punto cardine per lo sviluppo del Mezzogiorno e, cioè, la disoccupazione. Il tasso di disoccupazione nel Mezzogiorno d'Italia, rispetto a quello del Centro e del Nord del nostro Paese, registra un divario enorme, costringendo tantissimi giovani ad emigrare verso centri del Nord Italia, lontani dalle loro famiglie e dalla loro terra, in cerca di un lavoro che gli permetta di sostenersi.
Dunque, la Finanziaria di quest'anno va decisamente bocciata in quanto non affronta in maniera adeguata le numerose esigenze che il popolo italiano reclama a gran voce anche scendendo in piazza: serve una politica che liberi le imprese italiane dalla burocrazia e dall'altissima tassazione che vige nel nostro Paese, serve una politica di sostegno alla famiglia e al mondo scolastico ed universitario che, come giustamente portato avanti dalla riforma Moratti, permetta attraverso la competizione e la formazione un accesso più agevole verso il mondo del lavoro, al pari degli altri Paesi europei e non solo. E invece, ancora una volta, le risorse destinate alla scuola e all'università sono del tutto inadeguate.
La politica economica del governo Prodi manca di qualunque attenzione per il Mezzogiorno dimenticando che in tale parte del Paese si gioca il futuro economico dell'Italia.
Solo nel Sud sono largamente presenti fattori di produzione inutilizzati: mi riferisco soprattutto alla forza lavoro (in larga misura qualificata) disponibile, alle aree disponibili per insediamenti produttivi.
Da ricordare anche la posizione centrale nel Mediterraneo delle regioni meridionali, che rappresenta un elemento non pienamente valorizzato.
Ma il professor Prodi si limita a vivacchiare o meglio a sopravvivere stentatamente e pericolosamente giorno per giorno, senza portare avanti nessuna azione strategica per affrontare i problemi del Paese, dimenticando tutta la questione meridionale. Mancano nella Finanziaria le risorse necessarie per eliminare il gap infrastrutturale che penalizza il Sud e mancano soprattutto politiche di sviluppo credibili.
Questo Governo inutile e dannoso per il Paese dedica tutto il suo impegno solo a mantenersi in sella e trascura tutto e tutti.
In conclusione, il giudizio dei deputati di Forza Italia sulla Finanziaria 2008 è fortemente negativo perché si tratta di uno sperpero di risorse a pioggia, estremamente dannoso ed involutivo per il Paese.
FRANCO CECCUZZI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, il disegno di legge finanziaria che arriva in aula è una manovra caratterizzata da provvedimenti apprezzati ed ormai molto attesi dal paese, grazie al testo presentato dal Governo, agli arricchimenti apportati dall'altro ramo del Parlamento e dalla Commissione bilancio di questa Camera, protagonista di un lavoro meticoloso nel raccogliere le proposte emendative dei propri componenti ed i miglioramenti suggeriti dai pareri e dagli emendamenti approvati dalle altre Commissioni.
Il cammino che dal lo ottobre ha portato la legge finanziaria sin qui ha mantenuto, con coerenza, le linee indicate nel DPEF 2008-2011, proseguendo il percorso avviato dal Governo già con la manovra di bilancio dello scorso anno. La legge finanziaria per il 2008 si focalizza, in particolare, sulla riduzione del deficit pubblico, sul rilancio della competitività, sul sostegnoPag. 126della crescita economica e sul miglioramento dell'equità nella distribuzione del reddito.
Il primo scorcio di legislatura ha visto l'attuazione di norme incisive, anche di natura straordinaria, volte a consentire alla finanza pubblica di superare una situazione di emergenza. L'efficacia dell'azione di Governo, si è concretizzata su due fronti indispensabili per diminuire il divario con gli altri partner: la riduzione del debito e la lotta all'evasione fiscale. Una politica che ha già consentito di ridistribuire circa 7,5 miliardi di euro, con le disposizioni del decreto-legge n. 159, senza dover ricorrere ad alcuna manovra correttiva.
In dieci mesi, da gennaio ad ottobre di quest'anno, sono entrati nelle casse dell'erario 22 miliardi di euro in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.
Il risanamento ed il contrasto all'evasione hanno avuto successo consentendo di recuperare le risorse per avviare quella, tanto attesa, riduzione della pressione fiscale, quale leva di giustizia sociale e di redistribuzione dei redditi. Il primo articolo della manovra di bilancio per il 2008 è un inedito quanto chiaro manifesto di intenti che rappresenta un messaggio al paese. Con l'articolo 1, infatti, si stabilisce che «le eventuali maggiori entrate derivanti nel 2008 dalla lotta all'evasione fiscale sono destinate, se di carattere permanente, prioritariamente, alla riduzione della pressione fiscale dei lavoratori dipendenti, a partire dalle fasce di reddito più basse».
La riduzione della pressione fiscale non andrà solo a vantaggio del lavoro dipendente e, in senso più generale, delle persone fisiche. Con la manovra dello scorso anno era stato chiesto un contributo importante anche al mondo della piccola e media impresa, per raggiungere gli obiettivi di risanamento, essenziali anche per la crescita economica del paese e la forza di tutto il sistema produttivo.
Le PMI sono un nucleo di forze vitali per lo sviluppo. Esse rappresentano il 95 per cento delle imprese in Italia e coprono il 45 per cento del livello di occupazione totale, svolgendo così un ruolo di primaria importanza nel processo di creazione di valore aggiunto.
Le PMI contribuiscono in misura decisiva allo stile, alla creatività, alla qualità delle produzioni che insieme sono conosciute nel mondo con il marchio del «made in Italy». Per innalzare la loro competitività e la loro penetrazione sui mercati era doveroso porsi, come ha fatto questo Governo, l'obiettivo di modernizzare il regime di trattamento fiscale delle imprese.
Nel quadro di un intervento di riorganizzazione del sistema della fiscalità d'impresa, senza precedenti per portata e per impatto sistemico, la nuova disciplina della tassazione dei redditi delle imprese, delineata dalla legge finanziaria per il 2008, introduce elementi di modernizzazione e di semplificazione idonei a mettere il nostro ordinamento al passo con i sistemi tributari più evoluti ed in grado di attrarre più investimenti dall'esterno. Una riforma che, a regime, porterà grandi benefici al sistema Italia ed alle singole imprese.
La riforma si caratterizza per almeno tre innovazioni strutturali.
La prima si riferisce alla riduzione delle aliquote IRES e IRAP, rispettivamente al 27,5 e al 3,9 per cento, con un avvicinamento alle aliquote effettive.
La seconda riguarda la semplificazione degli adempimenti e delle procedure con beneficio tanto per le imprese, in termini di abbattimento dei costi di gestione, quanto dell'amministrazione tributaria, sotto il profilo del risparmio di risorse umane e strumentali per le attività di accertamento.
La terza, ed ultima, prevede l'introduzione di un maggior grado di trasparenza nel prelievo sulle imprese, attraverso il recupero della coincidenza tra l'utile risultante dal bilancio civilistico e quello imponibile.
La Commissione finanze, in sede consultiva, sottolineando il proprio apprezzamento per l'impianto della riforma, aveva portato alla valutazione della CommissionePag. 127di merito l'opportunità di apportare modifiche e correzioni migliorative al fine di renderne più graduale l'impatto.
Anche per questo vanno apprezzate le modifiche introdotte, che vado rapidamente a sottolineare. In primo luogo, è stato previsto che gli interessi passivi che eccedono gli interessi attivi sono deducibili nel limite del 30 per cento del risultato operativo lordo, a partire dal periodo di imposta 2010.
In via transitoria si è poi previsto che il limite di deducibilità degli interessi passivi aumenti, nel primo periodo di imposta di applicazione del nuovo regime, di 10 mila euro e di 5 mila euro nel secondo periodo di imposta.
Il nuovo testo, approvato dalla Commissione bilancio, innalza il limite delle deduzioni IRAP, per le imprese con valore di produzione sotto i 180 mila euro, da 8 mila a 9.500 euro, evitando così il rischio di un'eventuale diminuzione della franchigia.
Il disegno di legge finanziaria che è arrivato alla Camera già conteneva, inoltre, molte disposizioni apprezzabili, come quella sui contribuenti minimi e marginali, che prevede l'assoggettamento ad un'imposta forfettaria del 20 per cento per i soggetti che abbiano conseguito ricavi ovvero abbiano percepito compensi, ragguagliati ad anno, non superiori a 30 mila euro.
Per molte piccole realtà imprenditoriali, che spesso incontrano enormi difficoltà economiche e gestionali nell'adempimento degli obblighi tributari, la convenienza del nuovo regime si prospetta tale da far supporre anche un significativo effetto di spontanea «emersione», parziale o totale, di basi imponibili fino ad oggi sottratte al fisco. Si tratta di una platea stimata dal Governo in circa 930 mila contribuenti, che potranno aderire ad un regime semplificato ai fini IVA, IRPEF e IRAP, con un abbattimento pressoché totale degli adempimenti amministrativi e dei relativi costi.
Importanti modifiche sono inoltre recate dai commi 75-bis e 75-ter dell'articolo 9 alla disciplina connessa con gli studi di settore. Tali disposizioni stabiliscono che gli accertamenti ai fini delle imposte sui redditi e dell'IVA, anche basati sulle risultanze degli studi di settore, devono prioritariamente essere rivolti nei confronti di soggetti diversi dalle imprese manifatturiere che svolgono attività per conto terzi. Si tratta del recepimento dell'articolo 6 del progetto di legge n. 3087 in corso di esame, in sede referente, presso la Commissione finanze, proposto da un primo nucleo di deputati del PD-Ulivo e che contiene negli altri articoli ulteriori spunti di riforma necessari per gli studi di settore, che andranno valutati e sostenuti.
L'ultimo punto che voglio richiamare, che è stato al centro delle modifiche alle disposizioni in materia di regime fiscale delle imprese, riguarda i commi da 24-bis a 24-sexies dell'articolo 3, che introducono una serie di modifiche al regime di determinazione della base imponibile ai fini IRES per le società e gli enti commerciali, al fine di adeguare tale disciplina con l'adozione dei principi contabili internazionali (IAS).
In particolare, si prevede l'applicazione dei criteri di qualificazione, imputazione temporale e classificazione a bilancio dettati dai predetti IAS. In tale ambito si prevede l'emanazione di un decreto ministeriale per l'attuazione di tali modifiche e per i necessari coordinamenti normativi.
Questa è una breve analisi dei provvedimenti fiscali che riguardano il rapporto tra fisco e imprese e danno forza ed apprezzamento alla parte fiscale di tutta la manovra di bilancio, grazie all'impostazione del Governo ed alle modifiche proposte dalla maggioranza parlamentare, anche per iniziativa del gruppo del Partito Democratico. Anche per questo l'approvazione di questa legge finanziaria è nell'interesse e nelle aspettative del paese.
MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, è difficile ci si possa compiacere per una manovra finanziaria, dato il difficile assetto economico ed il delicato contesto politico che caratterizzano il nostro Paese, ma per la finanziaria 2008 possiamo provare soddisfazione, perché in essa il pur necessario intervento di risanamento dei conti pubblici si salda con importantiPag. 128azioni a sostegno della crescita e di una maggiore equità sociale.
Voglio qui ricordare, perché è bene ribadirlo agli italiani, che in finanziaria ci sono importanti provvedimenti di restituzione fiscale, di semplificazione, di protezione sociale, già delineati nel testo originario del Governo, poi corroborati dalla lettura del Senato e ulteriormente rinforzati dagli emendamenti recentemente approvati in Commissione bilancio, quali, ad esempio gli sgravi fiscali per le famiglie numerose, la previsione di ridurre il peso fiscale sui redditi da lavoro dipendente con l'impiego del futuro extragettito, il potenziamento delle risorse per la sicurezza, l'incremento dei finanziamenti per il sistema ferroviario di media e lunga percorrenza e per il trasporto pubblico locale, il maggiore equilibrio nel patto di stabilità per gli enti locali. Si tratta di risposte efficaci a problemi che impattano sulla società quotidianamente: risposte serie ed autorevoli, frutto di un fare politica senza demagogia, che vuole rimettere in moto il Paese con equità e senso di responsabilità, con attenzione per chi è in posizione di svantaggio e per le reali aspettative dei cittadini.
A questi principi corrispondono anche le norme che riguardano i beni culturali ed il sistema della conoscenza, sulle quali desidero soffermarmi. Scuola, università e cultura furono al centro della discussione politica e pubblica sulla finanziaria 2007, sia per le importanti modifiche apportate al quadro ordinamentale e normativo, sia per il contenimento delle risorse a disposizione di questi settori; nella finanziaria 2008 forte, invece, è la volontà di investire, di semplificare e di recuperare in efficienza, di gratificare il merito e di premiare il conseguimento degli obiettivi. Forse è per questo motivo - per la giusta impostazione di questa finanziaria - che le forze di opposizione hanno disertato la discussione in Commissione.
Vorrei iniziare questa ricognizione dalla scuola, per la quale, in questi 18 mesi, abbiamo approvato molte norme, quali la riforma dell'esame di Stato, l'innalzamento dell'obbligo a 16 anni, il piano triennale di assunzioni dei precari, la valorizzazione dell'istruzione tecnica e professionale e la sospensione della riforma delle superiori, le nuove modalità di pagamento delle supplenze per maternità, il ripristino del tempo pieno. La tensione di questi provvedimenti, che hanno rilanciato la scuola pubblica ed impresso una decisa azione di modernizzazione al sistema nazionale di istruzione e formazione, trovano continuità nelle norme della finanziaria, come ad esempio l'incremento di 20 milioni del Fondo per l'adeguamento antisismico degli edifici scolastici.
La manovra 2008 prevede inoltre la sperimentazione di una nuova organizzazione scolastica, da attuare in rete con i diversi livelli di governo, e finalizzata ad innalzare il servizio di istruzione, a migliorare la qualità dell'apprendimento e ad accrescere l'efficacia della spesa, perché la scuola italiana non soffre solo di carenza di risorse ma anche di gestione inefficiente delle medesime, come dimostra il fatto che negli anni passati, ad eccezione delle ultime immissioni estive, il personale docente sia aumentato nelle regioni nelle quali si è registrato un decremento degli alunni. La norma introduce inoltre un meccanismo premiante che prevede la restituzione alle sedi locali delle risorse risparmiate, da investire per il personale e per l'edilizia.
Ma la finanziaria include molte altre norme come, ad esempio, il reclutamento del personale docente mediante concorsi ordinari a cadenza biennale, al fine di eliminare la formazione di precariato e l'assunzione di 10 mila ATA aggiuntivi rispetto al contingente previsto, che riteniamo possa comunque essere incrementato in considerazione dei prossimi e massicci pensionamenti. E a proposito del personale amministrativo, tecnico e ausiliario e ITP, crediamo non sia più differibile una soluzione al problema salariale e di inquadramento, oggi oggetto di sperequazione, del personale trasferito per legge dagli enti locali alle istituzioni scolastiche.
Vi sono inoltre nuove disposizioni in merito all'organico dei docenti di sostegno,Pag. 129che ne determinano la stabilizzazione - a vantaggio della continuità didattica - prevedendone l'assegnazione secondo parametri quantitativi: affinché la scuola sia in grado di attuare una vera integrazione degli alunni disabili, auspichiamo tuttavia che la dotazione organica di diritto sia elevata ad almeno l'80 per cento e che in presenza di indifferibili e accertate esigenze siano previste nomine in deroga. Analogamente, alla luce del costante incremento degli alunni stranieri e della loro integrazione, chiediamo che siano destinate appropriate risorse per la dotazione di docenti di lingua italiana per gli alunni alloglotti, così che la padronanza della lingua sia veicolo di comunicazione e di conoscenza, oltre che di integrazione. L'accoglimento di questi auspici renderà la scuola italiana maggiormente inclusiva e, in assonanza alla Strategia di Lisbona, consentirà ai giovani, ed in particolare a quelli svantaggiati, di acquisire le competenze indispensabili per affrontare le sfide poste dalla contemporanea società della conoscenza.
In merito a università e ricerca, che non dovranno più provvedere al taglio del 20 per cento sui costi dei consumi intermedi, desidero sottolineare una inversione di tendenza sul piano degli investimenti: al Fondo di funzionamento ordinario è infatti destinato un incremento di 550 milioni per ogni anno del prossimo triennio, mentre a favore degli enti di ricerca vi sono 80 milioni aggiuntivi. Ma l'apprezzamento non si limita all'aumento delle risorse, riguarda anche le modalità della loro assegnazione, sottoposta all'adozione di un piano programmatico, coerente con il Patto per l'università siglato tra i Dicasteri dell'università e dell'economia. Con tale piano università e ricerca e atenei sanciscono una reciproca assunzione di responsabilità per la quale il primo si impegna a trasferire adeguate risorse tenendo conto del tasso di inflazione e delle dinamiche delle retribuzioni, mentre gli atenei, sottoposti ad un efficace sistema di valutazione, si vincolano al rispetto di strategie di razionalizzazione della spesa, all'adozione di un sistema programmatori degli interventi, al miglioramento della qualità dei servizi e dell'offerta didattica. Con l'adozione del piano, i due criteri del finanziamento incentivante e della programmazione connessa alla valutazione trovano finalmente concreta applicazione nel nostro sistema universitario, seppur limitati alla distribuzione di una percentuale dell'FFO.
Positivi, inoltre, i due provvedimenti introdotti al Senato per aumentare l'assegno di dottorato e per destinare una quota non inferiore del 10 per cento al FIRST ai progetti di ricerca di base presentati dai giovani ricercatori: provvedimenti che si sommano, grazie all'emendamento approvato dalla VII Commissione della Camera e ratificato dalla Commissione bilancio, alla costituzione di un nuovo Fondo di promozione della ricerca di base, a valere su risorse aggiuntive pari a 10 milioni per ogni anno del triennio 2008-2010. Sono provvedimenti importanti, che valorizzano i nostri giovani talenti e testimoniano la volontà di considerare la conoscenza e la ricerca investimenti strategici e non un costo. E a proposito di giovani ricercatori, devo fare riferimento al dibattito
E a proposito di giovani ricercatori, devo fare riferimento al vivace dibattito che ha preso spunto dalla norma che prevede la stabilizzazione del personale delle amministrazioni pubbliche titolare di contratti a tempo determinato o di contratti di collaborazione continuativa. Abbiamo ricevuto critiche, aspre, per la presentazione di un emendamento che escludeva dal programma di stabilizzazione il personale con compiti di insegnamento, di ricerca e di collaborazione alla ricerca nelle università. La nostra decisione non cela atti di piaggeria verso qualche istituzione universitaria, al contrario è coerente con quanto abbiamo convintamente sostenuto nella finanziaria 2007, cioè un piano di assunzione straordinario di ricercatori con nuove modalità procedurali snelle, trasparenti, meritocratiche e allineate agli standard internazionali. L'università non ha bisogno di ope legis - poiché tutti ricordiamo gli esiti della sanatoria del 1980, che per l'intero decennio successivoPag. 130impedì il normale afflusso di nuovi ingressi alla carriera accademica - l'università italiana ha bisogno di qualità, di concorsi trasparenti che valutino con rigore il valore dei titoli e delle esperienze scientifiche e didattiche maturate, che gratifichino quindi i giovani migliori, molti dei quali, ma non tutti, sono i precari che oggi ci contestano. Comprendiamo il loro punto di vista, la l'amarezza per quanti non hanno avuto l'occasione di dimostrare con procedure comparative limpide il proprio valore scientifico - e su questo punto non facciamo velo alla responsabilità di molti atenei che hanno basato l'offerta didattica e il piano di ricerche sulla disponibilità dei precari, senza prevederne un conseguente piano di stabilizzazione. Ma ora questo piano c'è: e prevede 1.050 posti in regime di cofinanziamento a valere sui 20 milioni messi a disposizione nel 2007, a cui si aggiungeranno 4.200 posti per nuovi ricercatori grazie ai 120 milioni messi a disposizione nel biennio 2009-2010. E da ieri è realtà anche il regolamento delle nuove modalità di reclutamento dei ricercatori. Abbiamo quindi i posti e un nuovo strumento di selezione: stiamo realmente riaprendo le porte ai giovani meritevoli, in adesione con il dettato costituzionale.
Concludo le mie considerazioni sul sistema universitario ricordando l'approvazione in Commissione bilancio dell'emendamento che stabilisce un fondo di 10 milioni, per ogni anno del triennio futuro, per le necessità del sistema dell'alta formazione artistica e musicale: è un emendamento importante, ma è necessario uno sforzo ulteriore per reperire le risorse necessarie per consentire al nostro prestigioso sistema di arte, musica, danza e recitazione di esprimere compiutamente le proprie potenzialità.
Senza poter fare riferimento, per mancanza di tempo, alle norme che sostengono lo sport di cittadinanza - ossia lo sport promosso dai territori e che ha forte valenza sociale in quanto strumento per la formazione della persona e per la tutela della salute - o a quelle in favore delle emittenti televisive locali, potenziate dalla discussione alla Commissione bilancio della Camera, analogamente a quanto è accaduto per il fondo per gli interventi all'editoria, desidero concludere il mio intervento soffermandomi sui provvedimenti a favore dei beni culturali, cioè sulle politiche che intervengono più direttamente sulla nostra identità nazionale, che si manifesta nel mirabile ed irripetibile patrimonio di opere, di idee dell'ingegno e dell'estro.
Non posso che richiamarli per titoli, purtroppo, e me ne dispaccio perché si tratta di interventi di grande rilievo, sia per il profilo dell'impegno finanziario, sia per la qualità delle misure adottate, che prevedono meccanismi premianti del merito, razionalizzazione delle spese, tutela e valorizzazione del patrimonio.
Innanzitutto voglio richiamare l'impegno inedito e importante a rilanciare l'industria cinematografica nazionale, attraverso meccanismi di incentivazione fiscale, cioè crediti di imposta, a favore delle imprese che investono in tutta la filiera del cinema. Nella stessa direzione vanno anche le modifiche al testo unico della radiotelevisione introdotte per assicurare promozione e diffusione ala produzione audiovisiva europea ed italiana: la norma prevede, per la prima volta, che anche gli operatori di comunicazioni elettroniche su reti fisse e mobili partecipino alla promozione e al sostegno finanziario di queste opere. Ma voglio ricordare anche il provvedimento che, tenuto conto dei rilievi della Corte dei Conti, consente la riprogrammazione in via ordinaria dei residui di spesa, così che possano essere indirizzati efficacemente verso interventi nuovi o prioritari. Infine richiamo le disposizioni per il risanamento delle fondazioni lirico-sinfoniche in stato di crisi, che prevedono, da un lato nuovi criteri sulla governance ed interventi per riduzione delle spese, dall'altro l'istituzione di un apposito fondo di 20 milioni di euro - per ogni anno del triennio 2008-2010 - per contribuire alla ricapitalizzazione delle fondazioni stesse. Grazie all'introduzione di meccanismi premiali e a norme rigorose per il risanamento dei bilanci, è tracciata la stradaPag. 131per intervenire efficacemente all'ordinato funzionamento delle fondazioni lirico-sinfoniche.
Concludo, signor Presidente, esprimendo apprezzamento per una manovra che restituisce serenità ai settori citati, non solo perché mette a disposizione nuove risorse per l'intero sistema della conoscenza, ma per le scelte assunte, tese a gratificare il merito e il senso di responsabilità, a sostenere la creatività, a realizzare il principio di equità, a disporre pratiche di programmazione, innovazione e valutazione.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la finanziaria in esame rappresenta, diciamolo chiaramente, un'occasione mancata. Il testo risulta privo di misure convincenti finalizzate a contenere la crescita della spesa, come peraltro recita il documento del commissario Joaquin Almunia. Di conseguenza, il prossimo anno, non ci sarà nessun miglioramento nel rapporto deficit-Prodotto interno lordo (Pil).
L'avanzo primario rimarrà sostanzialmente invariato e la spesa in interessi aumenterà di un altro 0,1 per cento.
Il risultato complessivo per il 2008 vedrà il Pil crescere meno del previsto - solo l'1,4 per cento, contro il 2,2 della zona euro e il 2,4 dell'Unione Europea - per cui, se non fosse per la Danimarca, il nostro Paese sarebbe all'ultimo posto in Europa. L'Italia paga, dunque, il prezzo delle controriforme del Governo Prodi.
Se nel secondo dopoguerra la crescita è stata prevalentemente inflazionistica, da metà degli anni Novanta la parità monetaria con le altre economie europee non consente più di compensare le inefficienze strutturali del sistema Italia con le svalutazioni competitive. Così si spiega il differenziale di crescita con il resto d'Europa, quello 0,8 per cento in meno rispetto alla zona euro previsto per il 2008.
In questo ultimo quinquennio altri Stati hanno implementato riforme strutturali, liberalizzato l'economia, ridotto le tasse, aumentato la competitività, migliorato la qualità della spesa pubblica. Il Governo Berlusconi aveva aperto il cantiere delle riforme - la Legge Biagi, le pensioni, la riduzione della pressione fiscale e le infrastrutture - pur in un ciclo di stagnazione europea. Non appena si è manifestata la ripresa (fine 2005-2006), il Governo Prodi ha potuto beneficiare di «tesoretti» insperati, frutto delle riforme strutturali del suo predecessore. L'extragettito 2007 è stato di oltre 16 miliardi di euro e largamente associato a entrate tributarie, superiori per più di 13 miliardi a quelle preventivate, ma di esso ben 11 miliardi sono stati impiegati per spese aggiuntive e soltanto i rimanenti 5 miliardi sono stati utilizzati per ridurre l'indebitamento. Vorrei ricordare ai signori del Governo che per risanare i conti pubblici bisogna ridurre la spesa pubblica, che invece corre inesorabilmente!
È necessario ridurre la spesa delle pubbliche amministrazioni, il carico fiscale sulle imprese, liberalizzare il mercato del lavoro e dei servizi, introdurre la concorrenza anche tra pubblico e privato e spendere molto di più per la ricerca, la sanità e le infrastrutture.
Invece questo Governo ha lasciato correre la spesa delle pubbliche amministrazioni, che incide sui conti dello Stato arrivando al 46 per cento, il numero dei dipendenti pubblici è aumentato del 4 per cento e il rinnovo dei contratti del pubblico impiego è costato 6 miliardi di euro solo nel 2007. Nella finanziaria 2008 non ci sono «misure convincenti», con il paradosso che, qualora non venisse approvata, l'economia e i conti pubblici andrebbero meglio: l'esercizio provvisorio permetterebbe di eliminare la maggiore spesa pubblica programmata. Se il Governo cadesse, l'Italia risparmierebbe notevoli risorse: 14-15 miliardi di euro, avrebbe un migliore rapporto deficit/Pil (attorno all'1,8), riceverebbe il plauso dall'Unione Europea.
Tutto ciò faciliterebbe il rientro del deficit pubblico, verso il pareggio di bilancio, riportandolo più che in linea con gli obiettivi e gli impegni internazionali.
Più in particolare nel campo della sanità, sottolineo solo alcuni aspetti.Pag. 132
Il Ministro della salute, all'indomani dell'approvazione della Finanziaria da parte del Consiglio dei Ministri, ebbe a dichiarare pomposamente che «Il Fondo sanitario nazionale per finanziare i livelli essenziali di assistenza passa dai 97,040 miliardi del 2007 ai 100,623 miliardi di euro del 2008 (+3,583 miliardi rispetto al 2007 e + 9,6 miliardi rispetto al 2006). Nella quota sono compresi anche i fondi per i rinnovi contrattuali del personale e per garantire una migliore erogazione delle prestazioni assistenziali a tutti i livelli e in tutti i sevizi sanitari, dall'ospedale, alla medicina di famiglia e specialistica, per l'assistenza domiciliare e per la farmaceutica.» Ebbene, i fatti la smentiscono in modo eclatante; tutte le categorie degli operatori del Servizio sanitario nazionale hanno attuato uno sciopero pesante, chiamandola direttamente in causa, tra l'altro, proprio per il mancato rinnovo del contratto, scaduto da quasi due anni. Il presidente dell'Ordine dei medici di Roma, in una grande manifestazione al Teatro Capranica, affermò testualmente «Al di là dei trionfalistici messaggi diffusi dal Ministro della Salute attraverso l'accattivante manifesto «Pane, amore e sanità», il nostro sistema sanitario ha bisogno, pena la sua definitiva estinzione, di profondi e strutturali cambiamenti. Il sistema sanitario nazionale pubblico è secondo noi affetto da pluripatologie per le quali occorre mettere rapidamente in campo appropriate pluriterapie con coraggio e determinazione, abbandonando la politica degli sterili annunci.
Ancora il Ministro della Salute sentenziava «Viene potenziato con risorse aggiuntive il fondo per la non autosufficienza con ulteriori 200 milioni di euro che andranno a finanziare l'avvio dei nuovi servizi previsti dal disegno di legge delega per la non autosufficienza». Ma il Ministro chi crede di prendere in giro ? Sa benissimo che per rispondere alle giuste aspettative dei cittadini e delle famiglie più fragili, su cui pesa il grave problema della non autosufficienza, occorrono ben altri finanziamenti, nell'ordine di 3-4 miliardi di euro, come anche affermato in un comunicato dal presidente della Commissione affari sociali della Camera Mimmo Lucà.
E che dire delle altre promesse non mantenute, come l'indennizzo ai danneggiati da trasfusioni e vaccinazioni infette? E perché vaccinare soltanto le dodicenni contro il papilloma virus?
Un altro difetto di questo Governo è di mettere tutto nel calderone, senza indicare obiettivi chiari e certi, come nel caso delle risorse messe a disposizione dell'edilizia sanitaria: 23 miliardi di euro non bastano di certo a coprire le spese per attuare tutto ciò che avete messo in programma in questo ambito!
Insomma, questa finanziaria fotografa lo stato di confusione e di totale irrequietezza (con un termine medico direi di »fibrillazione«) di questo Governo che, invece di prendere decisioni coraggiose, necessarie nel momento presente così preoccupante per il nostro Paese non soltanto dal punto di vista economico, pensa a «bivacchiare» e a firmare ogni giorno compromessi pur di sopravvivere.
Inoltre, i continui richiami degli organismi europei - ricordo che facciamo parte integrante e siamo fondatori dell'Unione europea - al risanamento della nostra economia sembrano essere caduti nel vuoto. Ogni volta che veniamo richiamati è come se ciò non riguardasse noi. È il segno di un'assoluta presunzione e dell'instabilità di questo Governo, che è noto ai cittadini soprattutto per il grado di indecisione dei suoi provvedimenti, presi per accontentare ora questa, ora quella componente governativa, multiforme e variegata, denotando, per l'appunto, insicurezza. È un segnale d'allarme molto preoccupante per il futuro del nostro Paese. Avete scelto di intraprendere una strada che non condividiamo.
La situazione attuale in cui vige un ciclo economico in rallentamento ed una ripresa dell'inflazione è provocata da scelte sbagliate di questo Governo.
Siamo dunque di fronte, signor Presidente, onorevoli colleghi, ad una finanziaria che ancora una volta peserà sullePag. 133tasche degli italiani, specialmente di quelli più bisognosi, e sulla nostra finanza pubblica.
Presidente Prodi, la sua maggioranza è ormai alla frutta, è in frantumi, il suo Governo è vittima di una specie di »accanimento terapeutico", anche i cittadini italiani lo hanno capito, soltanto voi non lo capite, o meglio fate finta di non capirlo!