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Svolgimento di interpellanze urgenti.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Iniziative con riguardo alla vicenda di Abou Elkassim Britel, vittima di un'operazione di cosiddetta «consegna straordinaria» (extraordinary rendition) - n. 2-00890)
PRESIDENTE. Il deputato Locatelli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00890, concernente iniziative con riguardo alla vicenda di Abou Elkassim Britel, vittima di un'operazione di cosiddetta consegna straordinaria (extraordinary rendition) (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).
EZIO LOCATELLI. Signor Presidente, signora Viceministro, abbiamo già avuto modo di discutere in Assemblea del caso di Abou Elkassim Britel. Pertanto, do per assodato che il Governo sia in possesso di tutti gli elementi e di tutte le informazioni del caso. Voglio soltanto ricordare che quando parliamo di Elkassim ci riferiamo ad un cittadino italiano residente a Bergamo, uno dei due casi che hanno coinvolto il nostro Paese per quanto riguarda la pratica aberrante ed illegale delle extraordinary rendition attuata dei servizi segreti americani. Dal 2002, anno in cui è stato rapito, Elkassim sta vivendo una vicenda a dir poco allucinante, al di fuori di qualsiasi parvenza di legalità e di rispetto dei diritti umani. Si tratta di una vicenda fatta di carcerazioni segrete, di torture e di processi farsa. Voglio richiamare il fatto che Elkassim, additato a suo tempo dai mass media come persona collusa con organizzazioni vicine ad al-Qaeda è risultato del tutto estraneo a qualsiasi ipotesi di associazione sovversiva, come ha stabilito l'inchiesta condotta dalla magistratura italiana.
Voglio altresì richiamare il fatto che il Parlamento europeo ha sollecitato il Governo italiano a fare passi concreti per ottenere l'immediata liberazione di Elkassim, liberazione che ancora non è avvenuta.
Sono fatti risaputi, che abbiamo già avuto modo di richiamare in Assemblea a seguito delle prese di posizione di un centinaio di parlamentari italiani ed europei con cui abbiamo inoltrato istanza di liberazione direttamente al re del Marocco, Paese dove attualmente il nostro concittadino è detenuto, e per dare forza a tale istanza, in rappresentanza di tale folto gruppo di parlamentari, ci siamo recati proprio in Marocco, nel mese di marzo, unitamente ai colleghi parlamentari Alì Rashid e Guido Poletti, dove abbiamo avuto modo di incontrare, presenti le rappresentanze della nostra ambasciata, autorevoli esponenti di Governo e autorità varie di tale Paese. Abbiamo giudicato positivamente tali incontri, perché in quell'occasione abbiamo ricevuto risposte possibiliste se non addirittura rassicuranti circa l'esito della vicenda. Alla prova dei fatti, però, qual è stato il riscontro di tutte le prese di posizione e di tutte le iniziative? Nonostante le pressioni e le rassicurazioni intervenute, nonostante vi sia stato anche l'intervento in campo internazionale di alcune fra le più autorevoli associazioni che operano per il rispetto dei diritti umanitari, Elkassim è rimasto in carcere, contrariamente a tutte le previsioni.
A fronte di tale situazione, Elkassim ha deciso, dal 16 novembre, di intraprendere uno sciopero della fame che, dalle notizie in nostro possesso, vuole essere ad oltranza, ossia vuole essere uno sciopero che egli intende portare avanti fino in fondo. Le condizioni di salute del nostro concittadino,Pag. 19 già minate da una lunga detenzione e dalle privazioni e torture fisiche e morali subite, stanno diventando, giorno dopo giorno, sempre più preoccupanti. Cosa chiede Elkassim? Egli chiede giustizia e, in particolare, che il Governo italiano - non in maniera formale, insisto su questo aspetto, perché sembra che finora sia stato così - si attivi per la sua liberazione. Lo ricordiamo ancora una volta: Elkassim è stato completamente scagionato dalla magistratura italiana da qualsiasi addebito o sospetto e il 29 settembre 2006 il tribunale di Brescia ha disposto l'archiviazione del caso per totale insussistenza di qualsiasi elemento di accusa.
In questi giorni, Elkassim ha intrapreso uno sciopero della fame, che, signori del Governo, rappresenta il senso di una richiesta disperata di aiuto. Con tale richiesta, sta rischiando la vita nel silenzio e nell'indifferenza di quegli stessi mass media italiani che, con la loro campagna del tutto infondata, hanno direttamente contribuito al suo dramma personale ed umano. Credo che ci sia una responsabilità della campagna di disinformazione attuata da alcuni organi di stampa del nostro Paese per il sequestro illegale, che ha visto come vittima innocente Elkassim. Lo dico in questa sede, perché sia ben chiaro a tutti: oggi Elkassim non solo è prigioniero di un'ingiustizia, ma del silenzio colpevole di tanti organi di stampa, che hanno scelto, con pochissime eccezioni, di girare la testa da un'altra parte. Trovo ciò semplicemente vergognoso. La moglie di Elkassim dichiara: «È forte la sensazione che mio marito sia considerato un cittadino di serie B, perché non è nato in Italia o perché di religione musulmana». Quindi, penso che il Governo debba dimostrare di voler fugare tale dubbio.
Concludo, chiedendo al Governo italiano, sulla scorta degli elementi e delle motivazioni che anche oggi sosteniamo in questa sede, di fare tutto quanto è possibile e di farlo presto. Non vi è molto tempo davanti per salvare una vita umana e per rendere giustizia ad una persona, vittima innocente di questa pratica illegale ed aberrante dell'extraordinary rendition. In questo caso, non si tratta semplicemente - vorrei insistere molto su tale punto - di decidere di fare passi semplicemente formali e di reiterarli, mettendosi così la coscienza a posto. Naturalmente, non chiediamo al Governo di intervenire, sappiamo che ci sono stati alcuni interventi per mettersi la coscienza a posto.
In questo caso, si tratta di decidere di muoversi con determinazione ai massimi livelli. Vogliamo chiedere, in particolare, che i Ministri D'Alema e Mastella battano un colpo e che spendano una parola autorevole, che intervengano con grande fermezza e che, quindi, ci sia un intervento ai massimi livelli, come del resto si è fatto in altre circostanze, andando fino in fondo. Chiediamo che vengano poste in essere un'iniziativa e una pressione forte, non atti semplicemente formali per la liberazione di Elkassim, insieme ad una iniziativa, che riteniamo doverosa, all'accertamento delle responsabilità di chi si è reso protagonista o complice di un sequestro illegale di persona.
PRESIDENTE. Il Viceministro degli affari esteri, Patrizia Sentinelli, ha facoltà di rispondere.
PATRIZIA SENTINELLI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, la situazione descritta dall'onorevole interpellante è certamente molto grave e desta grande preoccupazione, anche per le azioni che sta portando avanti il cittadino detenuto, di cui l'onorevole Locatelli si è fatto espressione diretta. Naturalmente, assicuriamo il nostro dovuto interesse al caso per portarlo a soluzione positiva. Come l'onorevole interpellante ben sa, il caso del signor Elkassim Britel, in possesso di doppia cittadinanza italiana e marocchina è seguito da tempo con la massima attenzione dal Governo. Il sottosegretario Li Gotti aveva dato conto, un anno fa, delle azioni intentate a suo favore dal Governo, in particolare del sostegno assicurato dalla nostra ambasciata alla domanda di grazia inoltrata dai legali del signor Britel alle autorità marocchine.
L'impegno non è venuto meno in questo anno. Sul piano dell'assistenza consolare,Pag. 20 la nostra ambasciata a Rabat e il nostro consolato generale a Casablanca hanno continuato da adoperarsi al fine di fornire al connazionale ogni possibile assistenza provvedendo, nel contempo, a stabilire e a mantenere costanti contatti con i familiari in Italia. Durante il periodo di reclusione sono state effettuate diverse visite consolari, l'ultima delle quali lo scorso 12 dicembre, e sono stati compiuti diversi passi nei confronti delle autorità carcerarie, al fine di ottenere un miglioramento delle condizioni di detenzione. La nostra ambasciata ha continuato ad appoggiare, nelle dovute forme, le richieste di grazia presentate dai legali del signor Britel. Negli scorsi giorni l'ambasciatore in persona ha inviato una lettera al nuovo Ministro della giustizia marocchino, chiedendo la concessione di un provvedimento di clemenza a favore del connazionale, in occasione della prossima festività islamica dell'Aid al Adha, prevista per il 21 dicembre prossimo.
Quanto all'ipotesi alternativa che il signor Britel sconti la sua condanna in Italia, va tenuto presente che il Marocco non ha aderito alla Convenzione sul trasferimento delle persone condannate, sottoscritta a Strasburgo il 21 marzo 1983; sicché, allo stato, non esiste un altro accordo idoneo a consentire il trasferimento in Italia. Sono in corso, peraltro, contatti a livello tecnico per pervenire alla stipula di un accordo bilaterale per il trasferimento dei detenuti. Qualora tale accordo venga firmato e ratificato da entrambi gli Stati, potrebbe esser applicato anche a vantaggio del cittadino Britel. L'auspicio del Governo, e mio personale, è che si pervenga quanto prima ad una soluzione di questo caso, per la ricerca della quale assicuro il mio operato. Va ricercata una soluzione che rispetti le regole e le procedure del diritto internazionale, naturalmente, ma che valga ad assicurare la giustizia e ad alleviare quanto prima le sofferenze del nostro concittadino e della sua famiglia.
PRESIDENTE. Il deputato Locatelli ha facoltà di replicare.
EZIO LOCATELLI. Signor Presidente, ringrazio anzitutto la signora Viceministro per i chiarimenti forniti relativamente all'iniziativa intrapresa e a quelle che si intende portare avanti in ordine al caso che abbiamo sollevato. Rispetto a quanto già realizzato a seguito della prima interpellanza da noi presentata, mi permetto di dire che forse non si è fatto abbastanza. Si è parlato, ad esempio, dell'intervento delle nostre autorità consolari per migliorare le attuali condizioni carcerarie di Britel; porto a conoscenza che nella giornata di oggi, egli è stato trasferito in un altro carcere di Casablanca, con il rischio di un ulteriore peggioramento delle sue attuali condizioni di detenzione. Lo dico sapendo di trovarmi di fronte ad un esponente del Governo molto attenta e molto disponibile. Voglio sperare, anzi ne sono certo, che la sua presenza oggi in quest'Aula contribuisca a determinare una svolta in termini di maggiore attenzione e di maggiore determinazione in ordine ad una vicenda che non è soltanto un caso umano disperato, ma rappresenta anche un caso politico di rilevanza internazionale. Si tratta di uno dei tanti abusi, di una delle tante violazioni dei diritti umani in relazione alle cosiddette «consegne straordinarie» portate avanti dai servizi segreti di alcuni Paesi stranieri. Ritengo pertanto che la situazione sia quella esposta e per tali motivi pensiamo vi debba essere un'assunzione forte di responsabilità e di impegno da parte del Governo, il quale non deve più tollerare che un suo cittadino rimanga in carcere in Marocco, dopo avere subito un rapimento illegale e torture, nonché dopo aver patito innumerevoli violazioni dei diritti umani; non è più possibile tollerare questa situazione. In Marocco siamo stati i primi italiani a poter incontrare Elkassim, il quale ci ha parlato della sua drammatica odissea e della sua estraneità a qualsiasi associazione eversiva. Desidero rimarcarlo ancora una volta: la sua estraneità a qualsiasi associazione eversiva è confermata anche e soprattutto dall'indagine accurata svolta dalla magistratura italiana.Pag. 21
Persino le autorità marocchine, che abbiamo incontrato, ci hanno adombrato la possibilità che - cito testualmente - siano stati commessi degli errori. Ebbene, a fronte di tali possibili errori, adombrati dalle stesse autorità marocchine, trovo incredibile che non si sia posto ancora rimedio alla situazione! Comunque sia, errori o non errori, voglio rimarcare che non è pensabile che vi siano Paesi o servizi di intelligence che ritengano di condurre un'azione di contrasto nei confronti del terrorismo internazionale - che noi tutti in quest'Aula condanniamo - con metodi barbari e violenti. Ciò vale a prescindere dallo stato giuridico degli individui interessati, perché tali metodi, oltretutto, finiscono per essere controproducenti ai fini della stessa lotta al terrorismo.
Credo che il Governo italiano non possa più tollerare il protrarsi di una situazione che vede coinvolto un suo cittadino: Abou Elkassim Britel, infatti, è di origine marocchina, ma a tutti gli effetti è un cittadino italiano, che come tale va considerato e protetto. Penso che non sia più possibile il protrarsi di una situazione in cui un cittadino, sequestrato illegalmente e vittima innocente di un sequestro illegale, rimanga in carcere! Ovviamente, il problema immediato che dobbiamo risolvere non è semplicemente quello di assistere il nostro concittadino, ma è quello di intervenire per salvaguardare e ridare libertà ad una vita umana. Detto ciò, ritengo che vi sia l'urgenza di predisporre questo intervento immediato; tuttavia, riguardo a ciò, non ho ancora ascoltato il Governo assumersi un impegno o spendere una parola, nonostante il Parlamento europeo ci abbia richiesto di intervenire per effettuare un accertamento delle responsabilità, con una denuncia forte nei confronti di quanti si sono resi protagonisti e complici di un sequestro illegale.
Peraltro, qui non siamo soltanto in presenza di responsabilità dei servizi di intelligence americani, ma di responsabilità che riguardano il ruolo svolto dal nostro Paese, così come è indicato nella risoluzione del Parlamento europeo, nella quale - cito testualmente - lo stesso Parlamento «si rammarica del fatto che, secondo la documentazione trasmessa alla commissione temporanea dall'avvocato di Abou Elkassim Britel, il Ministero dell'interno italiano all'epoca fosse in "costante cooperazione" con i servizi segreti stranieri in merito al caso di Abou Elkassim Britel dopo il suo arresto in Pakistan». Queste sono le parole contenute nella risoluzione finale approvata dal Parlamento europeo, e credo che siano molto gravi. Il fatto che si affermi che un Ministero era in costante cooperazione in relazione ad un sequestro illegale di persona - per inciso, sia detto che il Ministero in questione faceva riferimento al precedente Governo Berlusconi - è di per sé di una gravità che non ha bisogno di commenti!
Pongo, allora, una domanda: può il Governo attuale non affermare alcunché in merito agli elementi di responsabilità che hanno contraddistinto la linea di condotta del nostro Paese negli anni precedenti, dal momento che, peraltro, contrariamente alla linea di condotta tenuta dall'Esecutivo precedente in ordine al caso specifico, si è sempre contraddistinto e adoperato in senso positivo in tema di sequestri di persona?
Ciò che chiediamo, molto semplicemente, è che vi sia la conferma di tale linea di condotta, considerato che nel caso specifico parliamo - insisto su questo aspetto - di un rapimento e di un sequestro illegale di persona, che è all'origine di una sequenza infernale di violenze e di violazioni di diritti umani, compreso il processo farsa celebrato in Marocco nella fase finale della vicenda, per giustificare in qualche modo la detenzione di Abou Elkassim Britel.
Credo che sussista la necessità di questo intervento urgente, tanto più a fronte di uno sciopero della fame. Abbiamo, quindi, pochissimo tempo a disposizione, in presenza di una forma di protesta estrema che rischia di essere portata alle estreme conseguenze.
Signora Viceministro, la mia netta impressione è che finora non è stata riconosciuta la giusta valenza ad un caso che Pag. 22ha avuto una risonanza e una rilevanza internazionale, ma che paradossalmente non ha trovato a livello nazionale la giusta considerazione, l'attenzione e l'impegno che il caso grave e drammatico - torno a ripetere che si tratta di un caso politico e non umano - meritava.
Spero che d'ora in avanti - facendo affidamento anche sulla sua presenza e sulla sua disponibilità, ma con la necessità di far presto e di muoversi subito, sapendo che la vita di un uomo è in serio pericolo - qualcosa cambi, e che si possa giungere ad una conclusione positiva e alla liberazione di Elkassim.
Prendo atto della risposta e della disponibilità del Governo, in particolare della sua disponibilità. Tuttavia, chiedo che tale disponibilità sia accompagnata da una più forte pressione e dalla volontà, da parte del Governo, di voler andare fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).