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Si riprende lo svolgimento delle interpellanze urgenti.
(Iniziative con riguardo alla situazione dell'organico del tribunale di Parma, in vista dello svolgimento del processo sul caso Parmalat - n. 2-00902)
PRESIDENTE. Il deputato Alessandri ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00902, concernente iniziative con riguardo alla situazione dell'organico del tribunale di Parma, in vista dello svolgimento del processo sul caso Parmalat (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).
ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, la vicenda della Parmalat è abbastanza nota a tutti. Nel 2003 si è diventati consapevoli di ciò che stava accadendo nella città di Parma, ovvero dell'ascesa di un'azienda a gestione familiare che era diventata il leader a livello forse mondiale nella distribuzione dei latticini e dei derivati.
A mano a mano si è scoperto che troppe persone, troppi gruppi di potere, troppi gruppi finanziari e troppe banche erano coinvolti all'interno della vicenda. Quest'ultima ha avuto dei risvolti incresciosi, dei quali si è parlato nei primi mesi, salvo poi essere messa, anche dalla stampa internazionale e dalla politica, nel dimenticatoio.
La vicenda, tuttavia, non è stata messa nel dimenticatoio dai tanti risparmiatori, i quali, come parti in causa, sono circa 30 mila, e cercheranno (se riusciranno) di ricorrere ad una sorta di class action. Vi sono, inoltre, altre centinaia di migliaia di persone che sono state truffate con la complicità anche delle banche, le quali vendevano i titoli senza la dovuta garanzia e senza aver svolto le dovute indagini. Si è scoperto con il tempo che anche le banche erano in qualche modo coinvolte all'interno del consiglio di amministrazione della Parmalat e, dunque, diventa facile capire perché i controlli che si sarebbero dovuti effettuare non vi sono stati.
Non è mio compito svolgere ora il processo, in quanto è stato svolto ampiamente sugli organi di stampa e nella società civile (se ne è dibattuto con libri, e in tutti i modi), per capire come sia possibile fare impresa e diventare leader mondiale senza soldi, ma semplicemente continuando a «fare i buchi». Questa vicenda ha fatto scoprire un modello tutto italiano.
Da un articolo pubblicato sul Corriere della sera il 6 dicembre scorso si evince Pag. 23che presso il tribunale di Parma vi è un problema, evidenziato dai responsabili del tribunale medesimo: vi si sostiene che, per lo svolgimento dell'udienza nella prossima primavera, potrebbero esservi alcuni problemi. Per presiedere la sezione del tribunale che celebrerà il processo - che, ripeto, è atteso da migliaia di persone - è stato nominato un giudice civile. Tale giudice vorrebbe comporre il collegio con giudici esperti nel settore civile, e non penale: ciò potrebbe causare molti problemi, considerato che il processo che sta per iniziare ha risvolti di carattere penale e che vi è anche il pericolo serio che (proprio per la serie di contrapposizioni fra le parti interessate e il collegio che dovrebbe far partire il processo) si possa giungere addirittura ad un rinvio.
Considerato che in tale processo sono coinvolti personaggi eccellenti (da Fausto Tonna a Callisto Tanzi, fino a Cesare Geronzi), la grande preoccupazione avvertita è che, attraverso rinvii e polemiche tali da far slittare la prima udienza e il regolare percorso del processo, questo possa prescriversi. Se ciò dovesse succedere, comprendete che verrebbero presi in giro tutti, ma in particolare quei cittadini che attendono con ansia di poter far valere le proprie ragioni: essi si sono fidati delle banche e dei titoli - che sembravano sani - e oggi si ritrovano a vedere svanire e sfumare i risparmi di un'intera vita.
Dal punto di vista giudiziario - ma anche politico - la vicenda non può essere trattata in maniera semplice, non si può semplicemente affermare che si vigilerà: considerata anche la grande importanza sociale che il processo svolge, credo sia compito del Ministero della giustizia attivarsi immediatamente per sollecitare (altro non si può fare, essendo la magistratura autonoma), affinché, anche dal punto di vista politico, vi sia la possibilità, e anzi la certezza, che in primavera il processo possa prendere corpo in modo corretto, regolare, senza sfasature e senza rinvii.
Lo affermo anche perché altri interventi e dichiarazioni seguiti alla pubblicazione dell'articolo sul Corriere della sera confermano la grande preoccupazione che abbiamo, e che proviene anche dagli ambienti legali di Parma; ritengo importantissimo e indispensabile non chiudere un occhio e non fare finta di niente: il Governo deve assumere un impegno chiaro, già a partire da oggi.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Alberto Maritati, ha facoltà di rispondere.
ALBERTO MARITATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, prima di entrare nel vivo della risposta, mi limito a ricordare all'onorevole interpellante, al fine di rassicurarlo - in merito a un passaggio del suo intervento, relativo al timore dallo stesso espresso sul fatto che un giudice civile che possa presiedere il collegio -, che il primo storico maxiprocesso che fu celebrato a Palermo fu presieduto da un magistrato di esperienza esclusiva nel settore civile. La struttura e la preparazione della nostra magistratura sono tali che questa eventuale particolarità non può e non deve preoccupare.
Rispondo all'interpellanza in esame rilevando con piacere che la sua formulazione ci solleva dalle risposte più difficili. Appare evidente, infatti, che gli onorevoli interpellanti siano consapevoli del carattere eccezionale della vicenda dalla quale scaturiscono i cinque processi penali riguardanti il fallimento della Parmalat.
I problemi che ci troviamo a fronteggiare derivano essenzialmente dall'enorme divario tra la mole, l'importanza e la difficoltà dei processi, da un lato, e la consistenza, dall'altro, della struttura giudiziaria, sulla quale si sono letteralmente rovesciate le responsabilità connesse agli esiti penali del fallimento.
Il tribunale penale di Parma aveva sempre onorato, senza troppe difficoltà, i suoi compiti ordinari, con una dotazione di mezzi e di personale concepita, però, per una provincia benestante e sostanzialmente quieta, nei limiti in cui un simile giudizio può applicarsi alle moderne realtà urbane.
I processi Parmalat hanno letteralmente sconvolto questa routine sotto più Pag. 24profili, creando dapprima un nutrito contenzioso civile relativo alle revocatorie fallimentari e alle azioni di responsabilità, dal quale è derivata l'incompatibilità dei giudici civili a conoscere delle stesse vicende in sede penale (sono norme che abbiamo voluto nel nostro Paese per garantire la serenità e la terzietà del giudice, ma che in questo caso hanno determinato questo effetto), e impegnando, poi, l'ufficio del GIP/GUP nella difficile celebrazione delle udienze preliminari, con decine di migliaia di persone offese e parti civili costituite già nel processo. Infine, è stata imposta la costituzione di più collegi giudicanti per ciascuno dei tre principali settori nei quali è stata canalizzata l'indagine penale.
Ben difficilmente una simile eccezionale contingenza sarebbe potuta trascorrere senza intoppi, né sembra possibile ridisegnare totalmente e stabilmente le dimensioni del tribunale a misura del processo Parmalat, per ritrovarci, poi, alla conclusione dei processi, con risorse sottoutilizzate, che sarebbe comunque difficile riallocare in altro contesto.
Il competente dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi di questo Ministero è stato prontamente investito della problematica riguardante la situazione del personale di magistratura del tribunale di Parma, rilevando che le sue attuali condizioni, se si potesse per assurdo prescindere dal processo Parmalat, sarebbero tra le migliori del Paese.
Infatti, secondo il parere espresso, in data 8 maggio 2006, dalla commissione per la valutazione dei flussi e delle pendenze istituita presso il distretto di Bologna «il tribunale di Parma si colloca tra i tribunali di quel distretto aventi il minor carico di procedimenti pendenti per magistrato in organico e/o in servizio».
L'organico del tribunale di Parma è tabellarmente costituito, oltre che dal capo dell'ufficio, da un presidente di sezione e da ventidue giudici togati, due dei quali con funzioni di giudice del lavoro. Allo stato, risulta vacante solo uno dei ventidue posti di giudice, ma questa vacanza è stata pubblicata dal Consiglio superiore della magistratura il 25 maggio 2007.
La situazione organica delineata tiene conto anche della recente assegnazione come giudice del dottor Carlo Saverio Ferraro, trasferito dal tribunale di Crotone al tribunale di Parma, con deliberazione assunta dal Consiglio superiore della magistratura nella seduta del 12 dicembre scorso. Per il dottor Ferraro è già stata avanzata richiesta di anticipato possesso.
Rappresento, quindi, che il presidente della Corte di appello di Bologna, a fronte delle necessità causate dalla mole degli incombenti riconducibili alla vicenda giudiziaria del gruppo societario Parmalat, ha disposto - e successivamente prorogato - l'applicazione presso l'ufficio parmense del dottor Domenico Truppa, proveniente dal tribunale di Modena. Anche il predetto presidente, nel motivare il decreto di proroga dell'applicazione, ha dovuto mettere in risalto «le differenti cause oggettive» a motivo delle quali il giudice applicato «non ha ancora potuto completare l'incarico relativo al processo Parmalat».
Comunico, inoltre, che la III commissione del Consiglio superiore della magistratura ha proposto l'applicazione extradistrettuale presso il tribunale di Parma del magistrato dottor Alessandro Conti, proveniente dal tribunale di Lodi e che, proprio da qualche giorno, il Consiglio superiore della magistratura ha accolto un'altra richiesta di applicazione nel settore penale di un magistrato proveniente da fuori distretto. Il presidente del tribunale di Parma, dottor Stellario, ha infatti riferito che, a decorrere dal 7 gennaio 2008, prenderà servizio presso il tribunale di Parma il giudice Modestino Villani, proveniente dal tribunale di Napoli.
Infine, il presidente Stellario ha fatto sapere che il 14 marzo 2008 verranno celebrati i cinque processi scaturiti dall'insolvenza Parmalat. Tali processi, sicuramente complessi per la mole di documenti e di atti di indagine, saranno inizialmentePag. 25 chiamati singolarmente, visto che l'azione penale è stata esercitata in momenti distinti.
Termino comunicando che nell'assemblea del 18 dicembre 2007, indetta dal presidente del tribunale tra tutti i magistrati del tribunale di Parma, il presidente della sezione penale tabellarmente competente a trattare i reati associativi e fallimentari, dottoressa Eleonora Fiengo, ha comunicato di essere disponibile a presiedere il primo collegio giudicante del caso Parmalat e di riservarsi la decisione sul numero e sulla composizione dei collegi nominati per gli altri filoni, che, presumibilmente, dovrebbero essere due.
Attualmente, dunque, sempre secondo quanto riferito dal presidente Stellario, il primo collegio giudicante dovrebbe essere costituito dalla dottoressa Eleonora Fiengo, dal dottor Carlo Saverio Ferraro e dal dottor Conti.
PRESIDENTE. L'onorevole Alessandri ha facoltà di replicare.
ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, non sono del tutto soddisfatto, perché il sottosegretario mi ha illustrato il quadro della situazione del tribunale di Parma, che in parte conoscevo. La dottoressa Fiengo aveva sollevato dubbi sulla composizione di questo collegio, dai quali era scaturita la nostra interpellanza.
Tali dubbi, però, non sono del tutto fugati, perché comunque lei avrebbe richiesto di estrarre dall'organico civile di Parma alcuni magistrati, che stanno già seguendo una serie di procedimenti.
Ciò potrebbe significare lasciare incompiuto tutto il loro lavoro e creerebbe una serie di problemi al tribunale di Parma.
Ciò che avevo chiesto nello specifico e con i colleghi interpellanti avevo cercato di evidenziare - senza naturalmente, come lei ha affermato in premessa, entrare nel merito, perché la magistratura ha la sua autonomia e un processo deve avere il suo corso: noi non possiamo entrare nelle pratiche del tribunale di Parma - era se lo Stato e il Governo e, in particolare, il Ministero della giustizia avessero intenzione di garantire la sicurezza dei cittadini.
Infatti, è questo ciò che stanno chiedendo a Parma i cittadini che si apprestano ad assistere all'udienza: sarà sicuramente una mole enorme di lavoro, sarà un processo complesso, riguarderà tre filoni e non è escluso che se ne debba individuare anche un quarto.
Chiediamo se vi è un impegno, da parte del Governo, a garantire che il 14 marzo 2008 si proceda con la prima udienza, di fronte al primo collegio giudicante, in modo del tutto regolare, senza intoppi, senza rinvii, assicurando che si farà di tutto per sollecitare il CSM, il tribunale e tutti gli organi che devono essere interessati, affinché questo processo parta e inizi, magari anche in tempi stretti, ad offrire significative conclusioni.
Si tratta, secondo me, di un impegno politico importantissimo, sul quale il Governo, considerata l'eccezionalità del caso, non può esimersi dal prendere una posizione, che non deve essere quella di intervenire nel merito, ma quella di assumersi la responsabilità di intervenire come garanti, assicurando ai cittadini che questo processo non diventi, come purtroppo in questo Paese spesso siamo stati abituati ad assistere, un processo-farsa, nel quale - magari - i cittadini dovranno protestare fuori dal tribunale perché non sono stati riconosciuti i loro diritti o qualche imputato viene prosciolto per prescrizione (non risale a molto tempo fa un processo riguardante le banche che ha avuto conclusioni simili).
Sarebbe davvero l'ennesima beffa, l'ennesima brutta figura per un Governo e uno Stato come quello italiano: ci siamo abituati ed è anche uno dei motivi per i quali credo che i cittadini ormai non vi si riconoscano più. Però, credo che da parte vostra sia importante assumere un impegno chiaro davanti alla stampa e davanti ai cittadini, altrimenti avreste davvero rinunciato a svolgere l'unico vero ruolo che spetta ad un Governo e, in particolare, ad un Ministero della giustizia in questi casi.