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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderà il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema.
Pag. 72(Posizione del Governo in merito al finanziamento di ricerche sulle cellule staminali embrionali - n. 3-00129)
PRESIDENTE. Il deputato Volontè ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00129 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).
LUCA VOLONTÈ. Onorevole Presidente, onorevole Vicepresidente del Consiglio, non è la prima volta che interroghiamo il Governo su tale posizione.
A seguito dell'appello di centinaia di parlamentari del centrodestra e del centrosinistra, riproponiamo tale richiesta, vale a dire se, nell'ambito delle sue prerogative e delle sue responsabilità, garantirà il voto contrario dell'Italia al finanziamento, nell'ambito del VII programma quadro, di ricerche che implichino la distruzione di embrioni umani, coerentemente a quanto stabilito dalla legge n. 40 del 2004 e in ossequio alla volontà popolare espressa con il referendum del 12 giugno 2005. Il popolo, allora, attraverso l'astensione, dichiarò che quella legge garantiva e vietava contemporaneamente la ricerca sugli embrioni umani.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Com'è noto, il ministro Mussi ha ritirato l'adesione dell'Italia alla proposta di dichiarazione etica che invita l'Europa, nell'attuazione del VII programma quadro, a non disporre finanziamenti europei per ricerche che prevedano la distruzione di embrioni umani.
Credo che tale iniziativa sia stata certamente opportuna e che abbia tolto il nostro paese da una situazione di evidente difficoltà in quanto l'intenzione di proibire lo svolgimento in altri paesi di ricerche sulla base di quanto stabilito dalla legge italiana era a nostro giudizio non sostenibile ed esponeva l'Italia al rischio di ritorsioni per quanto attiene al finanziamento di ricerche alle quali il nostro paese è particolarmente interessato.
Si deve fare presente, tra l'altro, che nel VII programma quadro vi sarà la possibilità di accesso a finanziamenti significativi per la ricerca sulle cellule staminali adulte che, nei nostri laboratori, è ampiamente sviluppata.
Quindi, è evidente che, così come noi chiediamo sostegno al finanziamento per le ricerche a cui è interessato il nostro paese, non ci possiamo opporre a programmi di ricerca che si sviluppano in altri paesi sulle base delle proprie legislazioni.
Ritengo inoltre che, parlando di ricerche che avvengono in Europa - cioè nell'ambito dell'Unione europea e quindi di quei paesi che sono tenuti a rispettare i principi fondamentali dell'Unione europea -, vi siano sufficienti garanzie per ritenere che le ricerche che si svolgono nei paesi europei non siano contrarie ai principi etici fondamentali - alla difesa dei quali ci sentiamo tutti impegnati - e che tali ricerche non siano lesive della vita e della dignità delle persone.
PRESIDENTE. Il deputato Volontè ha facoltà di replicare.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, presidente D'Alema, lei è qui nella veste di Vicepresidente del Consiglio e a queste prerogative richiamo non solo lei, ma anche chi rappresenta in questa sede, ossia il Presidente del Consiglio.
Il Presidente del Consiglio di un paese, di qualunque paese, deve rappresentare all'estero la volontà di quel paese, non deve rappresentare all'estero un'altra volontà. Non è vero, come lei ha affermato e come è noto, che il ritiro della firma dell'onorevole Mussi sia indifferente. Non è indifferente. I paesi europei che ricercano sugli embrioni umani lo possono fare da prima della firma di Mussi, finanziando queste ricerche con i propri fondi. Qual è la novità introdotta dall'onorevole Mussi? Quella di rappresentare, diversamente dalla legge italiana, diversamente dallaPag. 73volontà del popolo italiano, una accettazione del semplice fatto che con i soldi degli italiani e di altri paesi europei si finanzi quel tipo di ricerca che il nostro paese ed il nostro Parlamento ritiene contro i propri convincimenti etici.
Lei ha detto, con belle parole, che ciò era dannoso. Ma forse l'hanno informata male, perché il VII programma quadro già prevedeva il finanziamento sulle cellule staminali adulte. Quindi, questo tipo di finanziamento non era contrattabile per gli altri paesi europei.
Questa occasione grave e la riaffermazione da parte sua, a nome del Presidente del Consiglio, che è lecita la posizione dell'onorevole Mussi ed è intenzione del Governo non contrastare questo tipo di ricerca, lede il rapporto tra il Parlamento, il popolo, che si espresso esplicitamente su questo punto, e l'esecutivo, che non rappresenta in questo modo né la volontà popolare né la volontà del Parlamento.
La ricerca sugli embrioni deve essere vietata, se si vuole rispondere coerentemente e con rispetto alla volontà del popolo italiano e alla volontà di questo Parlamento che, in dieci anni, ha ribadito esplicitamente il divieto alla ricerca sugli embrioni umani (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
(Iniziative per promuovere in ambito comunitario e in tutte le sedi la ricerca sulle cellule staminali adulte - n. 3-00128)
PRESIDENTE. Il deputato Pedrizzi, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione, ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00128 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2), di cui è cofirmatario.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, questa interrogazione, grosso modo, è analoga a quella del collega Volontè e vuole ribadire, nel caso in cui il Governo di centrosinistra se ne fosse dimenticato, che, con l'approvazione della legge n. 40 del 2004, confermata dalla volontà popolare espressa a larghissima maggioranza con il referendum del 12 giugno 2005, l'Italia e le sue istituzioni si sono impegnate in favore della difesa della vita umana fin dal suo concepimento e della famiglia.
Vicepresidente del Consiglio, vorrei rivolgerle alcune domande molto precise e vorremmo delle risposte altrettanto precise.
Il Governo italiano garantirà il voto contrario dell'Italia al finanziamento, nell'ambito del VII programma quadro europeo, di ricerche che implichino la distruzione di embrioni umani? Ripristinerà la precedente situazione e riconfermerà l'adesione dell'Italia alla «Dichiarazione dei principi etici»? Si impegnerà a proporre e a promuovere, in ambito comunitario e in tutte le sedi istituzionali e politiche, la ricerca sulle cellule staminali adulte, rinnovando la contrarietà del nostro paese alle sperimentazioni sulle cellule staminali embrionali, nonché a tutelare in ogni caso ed in ogni fase della vita l'embrione umano?
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, al quale ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, insisto nel dire che il Governo intende, senza dubbio, sostenere, nell'ambito dei programmi europei di finanziamento alla ricerca, la ricerca sulle cellule staminali adulte cui il nostro paese è fortemente interessato.
Il Governo non intende promuovere il cambiamento della legge n. 40 del 2004, che è stata approvata dal Parlamento e che non è stata confermata dalla volontà popolare espressa, in verità, come qualsiasi giurista potrebbe facilmente dimostrare, bensì, semplicemente, il referendum per la sua cancellazione non ha raggiunto il quorum (Commenti del deputato Giovanardi).
È molto difficile considerare, come spiegano i manuali di diritto costituzionale,Pag. 74l'assenza dal voto come volontà popolare espressa.
LUCA VOLONTÈ. È una posizione politica!
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Tanto è vero che quando il referendum non raggiunge il quorum sarebbe consentita l'iniziativa parlamentare per cambiare le leggi. Se, invece, ci fosse una volontà popolare espressa, questo sarebbe proibito per un certo numero di anni, come lei sa.
Tuttavia, ciò che il Governo non può fare è imporre il rispetto della legge italiana all'estero.
CARLO GIOVANARDI. Non è vero! Non è così!
PRESIDENTE. Scusate, avrete tempo in sede di replica...
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Questo non è nei poteri del nostro Governo. Come è noto, il Governo partecipa alla definizione di un budget complessivo e, pertanto, in tale ambito può accadere che in altri paesi si svolgano ricerche che nel nostro paese non sono svolte o non sono consentite, né noi possiamo pensare di impedire che ciò avvenga.
Questa è la posizione del Governo e credo non si possa chiedere altro al Governo se non, com'è doveroso, di rispettare le leggi del nostro paese, cosa che il Governo intende fare e non mettere in discussione (Commenti).
PRESIDENTE. Il deputato Pedrizzi ha facoltà di replicare.
RICCARDO PEDRIZZI. Io sono assolutamente e completamente insoddisfatto di una risposta speciosa, che si arrampica sugli specchi e che cita addirittura la Costituzione italiana per quanto riguarda il referendum, che prevede il quorum e, quindi, l'astensione come forma di espressione della volontà del popolo elettore. Quindi, a differenza di tutte le leggi e delle altre procedure normative, la Costituzione italiana prevede, appunto, l'astensione dalla votazione. Quell'astensione del 75 per cento mai si era verificata per altri referendum e per altre consultazioni popolari. È stata un'astensione attiva, come la definimmo allora, che ha dato un segnale ed una conferma molto importanti.
Una cosa è certa, signor Vicepresidente del Consiglio: la nostra legislazione e, soprattutto, la volontà del popolo non sono state rispettate, anzi, sono state violate in data 30 maggio allorché il ministro Mussi ha ritirato, con una sua personale iniziativa - altra parte del Governo, altri rappresentanti della sua compagine governativa e della sua maggioranza non hanno condiviso la decisione del ministro Mussi -, il sostegno italiano alla dichiarazione etica sulla ricerca sulle staminali, sottoscritta il 28 novembre 2005, oltre che dall'Italia - glielo ricordo, signor Vicepresidente - da Germania, Polonia, Slovacchia, Austria e Malta. Altri paesi europei hanno assunto il nostro stesso atteggiamento.
I valori della vita, della persona e della famiglia non sono negoziabili, ma nemmeno - voglio ribadirlo con forza, con grande forza - sono in contrasto con la promozione e lo sviluppo della ricerca scientifica, anche quella più qualificata ed avanzata.
PRESIDENTE. La prego...
RICCARDO PEDRIZZI. Ho finito, signor Presidente. Questo soprattutto alle luce delle recenti scoperte della scienza medica, che confermano la notevole importanza delle ricerche condotte sulle cellule staminali adulte, che, a differenza di quelle embrionali, stanno dando risultati importanti ed estremamente soddisfacenti.
La ringrazio per la pazienza, signor Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
(Iniziative del Governo volte a scongiurare l'istituzione, da parte del Governo afgano, di una polizia morale - n. 3-00131)
PRESIDENTE. Il deputato Venier ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00131 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
IACOPO VENIER. Signor Presidente, è giunta la notizia che il Presidente Karzai ha emanato un decreto con cui autorizza la rinascita in Afghanistan della polizia per la prevenzione del peccato, con il compito di vigilare, tra l'altro, sul controllo dell'abbigliamento delle donne e sui programmi radiotelevisivi.
La polizia per la prevenzione del peccato è tristemente nota, perché fu istituita dal regime dei talebani per terrorizzare la popolazione.
Questa notizia si aggiunge ad una serie di fatti gravissimi, come la condanna a morte di un convertito al cristianesimo e la persecuzione della deputata Malalai Joya, minacciata di stupro in pieno Parlamento afghano.
Signor Vicepremier, le chiediamo se il Governo italiano abbia intenzione di intervenire presso il presidente Karzai per esprimere tutta la riprovazione del nostro paese verso decisioni che negano i più basilari diritti di libertà, in particolare, delle donne e della stampa.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo afghano effettivamente ha approvato una bozza di provvedimento per il ripristino del dipartimento per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio, che dovrebbe essere guidato dal ministro per gli affari religiosi Nematollah Shahrani. Non è, tuttavia, al momento, definito l'ambito di competenze di tale dipartimento che, secondo le dichiarazioni dello stesso Shahrani, si concentrerebbe sulla repressione del consumo di droghe ed alcolici, del crimine e della corruzione.
La bozza di provvedimento dovrà, comunque, essere discussa e approvata dal Parlamento afghano, cui sarà presentata al termine della pausa estiva, e potrà entrare in vigore soltanto una volta ottenuta l'approvazione delle Camere.
Nel caso in cui il provvedimento dovesse entrare in vigore, il Governo italiano, di concerto con i partner europei, non mancherà di vigilare sul rispetto dei diritti umani e delle libertà civili, intervenendo ove necessario presso le autorità afghane e lo stesso Karzai.
Da questo punto di vista, desidero ricordare che, nell'ambito della Commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite, l'Italia ha promosso, sin dal 2004, una risoluzione sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan. In occasione della sessione della Commissione dei diritti umani del 2005, pur riconoscendosi gli indubbi e sostanziali progressi nel settore delle riforme istituzionali, dei diritti civili e politici e in quello giudiziario, si faceva stato di una serie di gravi violazioni.
In vista della prossima sessione del neocostituito consiglio dei diritti umani, l'Alto commissario per i diritti umani ha predisposto un rapporto sulla situazione in Afghanistan, sottolineando come, nel complesso, il quadro dei diritti umani mostri alcuni progressi, specie in aree importanti, quali il successo rappresentato dalle elezioni parlamentari con la partecipazione della popolazione femminile.
Siamo, comunque, consapevoli che progressi in questo campo non possono imporsi rapidamente. Permangono difficoltà tanto dal punto di vista della sicurezza come da quello del consolidamento di un sistema di governo realmente efficace.
Tuttavia, malgrado innegabili ostacoli, i progressi esistono e vanno sostenuti con forza. In questo spirito l'Italia è impegnata da tempo con un ruolo di primo piano nel settore della riforma della giustizia. Siamo determinati a sviluppare e potenziare il nostro impegno in settori strategici come questo, nella convinzione che ciò contribuisca,Pag. 76fra l'altro, proprio a sensibilizzare le autorità e la popolazione al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Anche a tal fine, il Governo ha voluto aumentare la dimensione civile del nostro intervento in Afghanistan, con la messa a disposizione di significative risorse finanziarie.
PRESIDENTE. Il deputato Venier ha facoltà di replicare, per due minuti.
IACOPO VENIER. Signor Vicepresidente D'Alema, noi siamo parzialmente soddisfatti per la sua risposta, soprattutto perché ci ha detto che non è stata ancora istituita la polizia morale per la prevenzione del peccato, tristemente nota in Afghanistan, che rappresenta un segnale della continuità di parte del Governo Karzai con i poteri precedenti e che mostra la presenza nelle istituzioni afghane dei signori della guerra, di ex talebani e di una fortissima pressione per il ristabilimento di una violenta repressione nei confronti della stampa e delle donne.
Sono queste le ragioni che ci portano ad esprimere grande preoccupazione per la situazione afghana. Per le stesse ragioni, chiediamo al nostro Governo di accompagnare sempre la denuncia delle violazioni dei diritti umani in Afghanistan alle iniziative che assumerà in sede internazionale per la ridefinizione delle presenze militari e civili della comunità internazionale in questo paese, tema di cui stiamo discutendo in Parlamento in queste ore.
(Misure per contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina - n. 3-00132)
PRESIDENTE. L'onorevole Bricolo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00132 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4), di cui è cofirmatario.
FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, stiamo assistendo ad una drammatica intensificazione di sbarchi di immigrati clandestini sulle nostre coste.
Solo negli ultimi tre giorni sono stati soccorsi non meno di mille clandestini nelle regioni del sud, in massima parte provenienti dai porti libici. È del tutto evidente che la posizione di questo Governo sull'immigrazione diventa un incentivo per coloro che intendono sfidare la sorte e attraversare il Mediterraneo per entrare nel nostro paese.
Del resto, voi siete l'unico Governo in Europa, compresi quelli di centrosinistra, che ha abbandonato ogni forma di contrasto all'immigrazione clandestina in nome di una politica dell'accoglienza, che non è altro che una resa a un'invasione senza precedenti. Mi sembra evidente il vostro intento: far entrare più immigrati possibili a casa nostra, allo scopo di concedere loro poi il voto per raggiungere quella maggioranza che adesso non avete nel paese.
Chiediamo a questo Governo di cambiare rotta, di intervenire con decisione per contrastare l'afflusso di clandestini e, in particolare, di allestire un efficace dispositivo di sicurezza, tenendo conto anche di quello realizzato dal governo spagnolo del premier Zapatero per difendere le nostre frontiere dalle ondate degli immigrati.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Vorrei rassicurare gli interroganti che vi è una costante attività dei dispositivi di vigilanza e di controllo in mare e che, tuttavia, come già avveniva negli anni scorsi, tale attività non può da sola realizzare un soddisfacente contrasto dell'immigrazione clandestina diretta verso il nostro paese.
È per questo che occorre sviluppare ogni possibile forma di collaborazione con i paesi di origine e di transito dei clandestini. Innanzitutto, ricordo che l'Italia ha sottoscritto 29 accordi di riammissione al fine di conseguire un più agevole rimpatrio o allontanamento degli stranieri rintracciati in posizione irregolare sul territorioPag. 77nazionale, attività che il Governo intende proseguire e che sta proseguendo.
È del tutto evidente, inoltre, che occorre consolidare la cooperazione con i paesi africani e proseguire nell'impegno in favore della Libia (che ha un ruolo cruciale poiché è oggi il paese di transito verso l'Italia della gran parte della immigrazione clandestina), utilizzare le quote d'ingresso attribuendone parte ai paesi che collaborano al contrasto dell'immigrazione clandestina e collaborare con l'Agenzia europea per la gestione operativa delle frontiere esterne, nel cui ambito è stato istituito, a seguito delle decisioni del Consiglio europeo, un gruppo di esperti per lo studio di un sistema integrato delle frontiere marittime, di cui fa parte anche l'Italia.
Vorrei dire poi che, in particolare in queste ultime settimane, si è intensificato un impegno europeo per una cooperazione euroafricana per governare il complesso fenomeno della immigrazione e combattere quella clandestina. Si è tenuto a Rabat un vertice euroafricano per iniziativa della Spagna e del Marocco, a conclusione del quale si è deciso che entro l'anno vi sia una nuova più ampia riunione da tenersi a Tripoli.
La mia convinzione è che l'Europa dovrebbe, in modo più comune, sviluppare una politica dell'immigrazione, una politica dell'accoglienza ed anche, sulla base di criteri comuni, una politica della cooperazione con i paesi di provenienza per prevenire il flusso dei clandestini, anche favorendo processi di sviluppo di quei paesi, una politica di lotta alla immigrazione clandestina e al traffico delle persone.
Siamo alle prese con un grande problema del nostro tempo, che mi pare un po' ridicolo presentare come un complotto del centrosinistra per migliorare la situazione elettorale del nostro paese, con una grande sfida che investe tutti i paesi e che dovrebbe essere oggetto di un impegno comune e non di sterili polemiche di politica interna.
PRESIDENTE. Il deputato Bricolo ha facoltà di replicare.
FEDERICO BRICOLO. Grazie, Presidente. Non mi ritengo assolutamente soddisfatto di questa risposta, ministro D'Alema, vergognosamente ipocrita che, alla fine, non è andata ad affrontare assolutamente il problema.
Da quando siete al Governo, di fatto non fate più rispettare la legge Bossi-Fini: avete bloccato le espulsioni che, grazie soprattutto alla Lega Nord, venivano fatte nella passata legislatura. Ora chi entra nel nostro paese irregolarmente non viene più esplulso, gli è concesso di restarvi liberamente. Dovete però tener conto di una cosa: a nord, in Padania, la gente è stanca, è stufa, e non è più disposta a sopportare nuovi extracomunitari clandestini, marocchini, africani, albanesi, slavi, zingari, nomadi, che vengono nel nostro paese molto spesso per spacciare droga fuori dalle scuole, per sfruttare bambini o prostitute, fare rapine, e rubare nei nostri appartamenti.
Questa gente a casa nostra non la vogliamo; vogliamo e pretendiamo, invece, che gli irregolari vengano di nuovo espulsi!
Per di più, in questi giorni, avete deciso la fuga dalla missione di pace in Iraq. Le nostre coste, come sappiamo, sono un colabrodo: chiunque può accedervi. Ebbene, ora vi chiediamo di usare questi uomini, questi mezzi, questi finanziamenti che si rendono nuovamente disponibili per contrastare chi vuole entrare irregolarmente nel nostro paese. La Spagna di Zapatero già lo fa: nei mesi scorsi, a Ceuta, la Guardia Civil è arrivata all'uso delle armi per contrastare gli immigrati clandestini. Noi non vi chiediamo tanto. Vi chiediamo, però, di affrontare il problema con decisione, di controllare e monitorare le nostre coste con i nostri militari, di impedire alle imbarcazioni cariche di clandestini di entrare nel nostro paese e di costringerle a ritornare da dove sono venute.
È del tutto evidente che ci volete imporre di vivere in una società multietnicaPag. 78e multireligiosa. Noi non siamo in alcun modo disposti ad accettare questo perverso progetto. Noi siamo convinti che la nostra storia, la nostra cultura, la nostra religione, le nostre tradizioni siano beni da difendere a tutti i costi, con decisione e con forza se necessario. In questo modo...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FEDERICO BRICOLO. ... arriveremmo, se le cose non cambieranno, prima o poi, ad uno scontro frontale contro di voi, onorevole D'Alema. E siamo convinti di vincerlo, perché il popolo, la nostra gente, sta dalla nostra parte!
(Iniziative per superare il sistema dei centri di permanenza temporanei - n. 3-00133)
PRESIDENTE. La deputata Provera ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-00133 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, sono in atto, a Torino, opere di allargamento dell'attuale centro di permanenza temporanea di corso Brunelleschi. Tale centro ha una struttura assolutamente inaccettabile ed inadatta ad ospitare - sarebbe meglio dire a «detenere» -, anche solo per un giorno, qualsiasi essere vivente, tanto meno persone. La scusa per il suo allargamento adotta dal prefetto è un miglioramento del centro, che, peraltro, non è possibile, a partire dalla collocazione in pieno centro abitato, che ha visto prese di posizione per la sua chiusura da parte di tutta la popolazione ed anche decisioni in tal senso da parte della circoscrizione (descritte nel testo dell'interrogazione). Peraltro, è di oggi il Libro bianco di parlamentari sui CPTA e l'impegno per il superamento di tali strutture è presente nel programma dell'Unione.
Dunque, l'impiego di tali risorse ad opera prefettizia è quanto meno improvvido ed è uno spreco...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARILDE PROVERA. ...di energie e di risorse, che vi chiediamo di fermare, in attesa di urgenti provvedimenti per il superamento di tutti i CPT, che vi chiediamo di chiarire. Grazie.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il centro di permanenza temporanea per immigrati di Torino venne aperto nell'aprile del 1999, quando era forte la preoccupazione sociale causata dal repentino aumento dell'immigrazione clandestina nel capoluogo piemontese e nel suo hinterland.
La localizzazione del centro, costruito con prefabbricati e gestito dalla Croce rossa italiana, aveva carattere provvisorio e, quindi, dopo la sua entrata in funzione, il Ministero dell'interno ha più volte tentato di individuare una nuova sede, naturalmente nel rispetto delle competenze degli enti locali interessati. Tuttavia, tali tentativi non hanno avuto successo. Oggi, il centro presenta le problematiche tipiche di una struttura prefabbricata e, anche a causa dei frequenti danneggiamenti operati dagli ospiti, necessita di continui interventi di manutenzione e di ripristino, che il Ministero dell'interno autorizza regolarmente e con tempestività.
Da ultimo, constatata l'impossibilità di individuare una nuova ubicazione, l'amministrazione ha deciso, d'intesa con il comune di Torino, di procedere alla completa ristrutturazione del centro per renderlo più civile ed abitabile.
Per quanto riguarda il superamento del sistema dei CPT, ricordo che il ministro dell'interno ha recentemente nominato un'apposita commissione indipendente, presieduta dall'ambasciatore dell'ONU Staffan dePag. 79Mistura, della quale fanno parte rappresentanti istituzionali ed esponenti dell'associazionismo particolarmente attivi nel settore dei diritti umani e dell'immigrazione. La commissione ha il compito di verificare e valutare le condizioni di tutti i centri attualmente operativi. Questo lavoro dovrà concludersi entro sei mesi ed il rapporto della commissione sarà utilizzato dal Governo per migliorare i centri di permanenza temporanea, gestirli in maniera più aperta ed adeguarli completamente alla loro funzione. Questa - vale la pena di ricordarlo - non è punitiva, ma consiste nel tenere a disposizione delle autorità per un determinato tempo, il più breve possibile, persone che, entrate illegalmente, devono essere identificate, allo scopo di accertare se esse abbiano diritto all'asilo o debbano essere rimpatriate.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la deputata Provera. Le ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione.
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, ringrazio il Vicepresidente del Consiglio, ma d'altra parte sono dati noti quelli che ci ha dato in apertura. Mi riferisco alla provvisorietà che doveva avere questo centro, alla ricerca della nuova sede, che se si è dimostrata impossibile, proprio per le caratteristiche delle città. Vorrei sottolineare però soprattutto l'inutilità di tale sede, non solo per quanto è uscito - come dicevo prima - sul Libro bianco oggi - che indica una percentuale del 44,42 per cento delle persone che sono state trattenute nei vari centri e che sono una parte assolutamente minima di ciò che c'è in Italia - , ma anche e soprattutto perché questo centro ha visto passare al suo interno solo l'anno scorso 1500 persone, su 200 mila immigrati che risiedono nella provincia.
Queste 1500 persone, in realtà, provengono anche da altre regioni e da altri siti. Un fallimento della democrazia, quindi, per le condizioni nelle quali è questo centro e nelle quali vivono queste persone detenute illegalmente, perché hanno condizioni peggiori dei detenuti in carcere, oltre ad avere condizioni irricevibili per chiunque. Un fallimento della democrazia, ma un fallimento anche dello scopo per cui erano stati creati.
Vanno chiusi, vanno superati, se si vuole usare questo termine, non solo un po' abbelliti. In particolare, questo centro non è ammodernabile o «imbellettabile». Gli inizi dei lavori che sono stati avviati sono assolutamente insufficienti, proprio perché il centro è collocato in pieno centro cittadino e non consente un miglioramento delle condizioni né di chi è detenuto, né del personale operante nel centro stesso, che lamenta anch'esso forti disagi, né tanto meno dei cittadini che lì attorno vivono.
Invitiamo perciò ad agire per la chiusura di tale centro, ad evitare sprechi di risorse, che sono così poche nel nostro paese in questo periodo, ad utilizzarlo al meglio per risolvere nei fondamenti il problema di una libera e civile convivenza.
(Misure di sostegno a favore delle imprese cooperative - 3-00134)
PRESIDENTE. Il deputato D'Ulizia, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione, ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00134 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, onorevole Vicepresidente del Consiglio, gli istituti ricerca e gli organismi costituzionali, come il CNEL - e come istituto di ricerca cito solo il CENSIS -, stabiliscono che il sistema delle imprese cooperative è un sistema di eccellenza, perché creerà quest'anno 103 mila nuovi posti di lavoro, sostanzialmente il 40 per cento della nuova occupazione, darà un contributo dell'8 per cento al PIL nazionale e avrà una funzione di coesione sociale.
Il sistema cooperativo, quindi, assolve ad una funzione anticiclica: mentre l'economia ristagna, l'economia cooperativa sviluppa tutto il suo potenziale.Pag. 80
Chiediamo al Governo, in particolare all'onorevole Vicepresidente D'Alema, che cosa voglia fare il Governo per incrementare ed incoraggiare un fenomeno sociale altamente positivo.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Condivido innanzitutto pienamente il suo giudizio, onorevole D'Ulizia, circa il ruolo che il movimento della cooperazione svolge nel nostro paese ed il grande peso economico e sociale che vi ha. Penso che innanzitutto il Governo intenda valorizzare e difendere questa funzione del movimento cooperativo rispetto ad ingenerosi attacchi, che di tanto in tanto si succedono contro questa grande realtà dell'economia e della società italiana.
Analizzando i dati più recenti si registra che nell'ultimo decennio (dal 1995 al 2005) il numero delle nuove cooperative che sono nate rispetto a quelle che hanno cessato la loro attività segna un incremento di 23.886 imprese cooperative. Il che conferma, nel lungo periodo, la vivacità e la forza di questo settore, che ci appare non già un residuo del passato, ma una realtà economica viva ed in forte espansione. Il Ministero per lo sviluppo economico è ben consapevole di questa realtà e vede con favore la crescita di tale movimento.
Per ciò che riguarda eventuali interventi per riconoscere il positivo ruolo della cooperazione, sembra utile distinguere due piani: quello normativo e quello delle politiche attive. Sul piano normativo riteniamo che il quadro della disciplina delle società cooperative sia sostanzialmente completo: in primo luogo la riforma del diritto societario in vigore dal 1o gennaio 2004 ha riguardato da vicino anche le società cooperative aggiornandone la disciplina e introducendo la distinzione tra cooperative a mutualità prevalente e cooperative a mutualità non prevalente. Inoltre è stato emanato alla fine del 2005 il regolamento che introduce la vigilanza mutualistica anche sulle banche di credito cooperativo a partire dal prossimo 1o gennaio 2007 ed è stata data attuazione al regolamento dell'Unione europea in materia di società cooperative europee in modo che dal prossimo 18 agosto 2006 la società cooperativa europea potrà localizzarsi anche in Italia nel pieno rispetto dei termini temporali previsti dal regolamento stesso. L'ambiente normativo italiano è dunque del tutto idoneo affinché le società cooperative possano crescere di dimensione e svilupparsi ulteriormente.
Sul piano delle politiche attive si ritiene che le attuali agevolazione previste dalla legge in favore delle società cooperative - essenzialmente agevolazioni fiscali e previdenziali - debbano essere mantenute in quanto corrispondenti al dettato costituzionale e in quanto previste a fronte di una serie di divieti nella distribuzione di dividendi a soci, nella ripartizione degli utili e del capitale finale tipici delle società cooperative e non esistenti per altre tipologie di imprese.
Per quanto concerne incentivi e finanziamenti all'attività delle società cooperative, riteniamo che le cooperative, essendo soltanto un modo diverso di fare impresa con finalità mutualistiche e non lucrative, ma pur sempre impresa, debbano essere trattate alla stregua della generalità delle imprese. Difatti le società cooperative possono concorrere al pari delle altre imprese e di quelle lucrative in particolare alla ripartizione delle previdenze ...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. ...stabilite dalla legge a favore di soggetti economici.
Occorre dunque mantenere e difendere le prerogative che la legge prevede per le cooperative e considerarle imprese come le altre ai fini della politica di incentivo e di sviluppo.
PRESIDENTE. Il deputato D'Ulizia ha facoltà di replicare, per due minuti.
LUCIANO D'ULIZIA. Ringrazio il Vicepresidente del Consiglio D'Alema e mi dichiaro soddisfatto; credo, però, che il Governo dovrebbe approfondire ulteriormente il fenomeno, ovvero il sistema delle imprese cooperative, in quanto vi sono degli aspetti che non sono stati sufficientemente approfonditi.
In particolare mi riferisco agli aspetti sociali; infatti, là dove la struttura pubblica viene meno - assistenza agli anziani, assistenza ai meno fortunati di noi, assistenza agli emarginati - il sistema delle cooperative sociali surroga la funzione pubblica. Mettere, quindi, alla pari l'impresa cooperativa con l'impresa profit per alcuni aspetti non è da noi accettabile.
Infatti, l'impresa cooperativa pur rimanendo impresa assolve ad una funzione che sarebbe demandata al pubblico, allo Stato.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LUCIANO D'ULIZIA. Chiediamo quindi pur dichiarandoci soddisfatti, che il Governo approfondisca la funzione cooperativa ed esalti quella parte di cooperazione che ha anche un risvolto di tipo umano.
PRESIDENTE. La prego...
LUCIANO D'ULIZIA. È, infatti, diverso per gli anziani, per i meno fortunati di noi avere un'impresa cooperativa, un'impresa sociale che li assiste e che attraverso i propri volontari fa sentire l'afflato e la solidarietà.
Quindi, la ringrazio ed invito il Governo ad approfondire gli aspetti sottolineati.
PRESIDENTE. Invito gli interroganti ed il ministro che replica a mantenersi nei tempi stabiliti, dato che abbiamo la ripresa televisiva in diretta cui mantenere fede.
(Apposizione del segreto di Stato su atti concernenti la vicenda del sequestro di Abu Omar - n. 3-00135)
PRESIDENTE. La deputata De Zulueta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00135 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).
TANA DE ZULUETA. Signor Presidente, il 27 giugno ho partecipato alla votazione dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa sulle prigioni segrete della CIA in Europa e sulla politica delle extraordinary rendition, i sequestri utilizzati per portare in altri luoghi persone sospettate di terrorismo.
In questa sede è stata approvata a larga maggioranza una raccomandazione ai Governi membri di indagare a fondo sui casi che si fossero verificati nei loro paesi. Uno di questi, il sequestro di Abu Omar, è avvenuto in Italia.
Pertanto, penso che l'opposizione del segreto di Stato ad un'eventuale indagine non farebbe altro che ostacolare la piena luce e la ricerca della verità su un episodio che è tra i più deprecabili, ma anche uno dei meglio documentati in materia di extraordinary rendition.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, innanzitutto vorrei ricordare che la normativa in materia di segreto di Stato prevede procedure molto precise che escludono la possibilità che il Governo possa annunciare le sue determinazioni in un dibattito in Assemblea. Infatti, è previsto il controllo dello specifico Comitato parlamentare (il COPACO) e, per di più, in questo caso, si tratta di una vicenda che afferisce a rapporti tra il Governo e l'autorità giudiziaria, nel corso di un'indagine aperta rispetto alla quale esistono particolariPag. 82ragioni di riservatezza. Quindi, senza entrare nel dettaglio delle questioni proposte, posso limitarmi ad indicare un indirizzo generale.
Il Governo intende collaborare con la magistratura nel pieno accertamento dello svolgimento dei fatti che hanno interessato il nostro paese, perché abbiamo interesse a conoscere la verità e che sia fatta giustizia. Naturalmente, sarà anche cura del Governo, nel liberare i funzionari dei servizi segreti dall'obbligo - perché per essi è un obbligo - di rispettare il segreto di Stato, di farlo in modo da evitare divulgazione di notizie, la cui pubblicità possa arrecare grave nocumento al funzionamento dei servizi e, dunque, alla sicurezza del paese.
In questo caso, dobbiamo muoverci lungo un difficile ma possibile equilibrio tra l'esigenza di conoscere la verità e l'esigenza di evitare uno smantellamento di strutture (basti pensare alla vicenda della liberazione di Giuliana Sgrena) che, in questi anni, hanno servito il paese in modo efficace, contribuendo a difenderlo dal terrorismo.
PRESIDENTE. La deputata De Zulueta ha facoltà di replicare.
TANA DE ZULUETA. Nella mia interrogazione ho chiesto al Governo in che modo intenda dare seguito alla raccomandazione del Consiglio d'Europa che, essendo stata votata con più di due terzi dei componenti l'Assemblea, è vincolante. In tale raccomandazione, i paesi nei quali deprecabili episodi hanno avuto luogo sono impegnati a compensare ed a chiedere scusa alle vittime di tali atti. Il cittadino Abu Omar è attualmente in prigione in Egitto e, che io sappia, l'Italia non ha mosso alcun passo per farlo ritornare nel nostro paese dove era sotto inchiesta penale per reati.
Occorre ricordare che il sequestro di Abu Omar ha danneggiato un'indagine in corso contro il terrorismo internazionale e, pertanto, si è rivelato controproducente. Questo sequestro è stato operato, secondo le notizie a nostra conoscenza e che sono state rese disponibili al relatore del Consiglio d'Europa, da agenti della CIA, i servizi segreti americani, con l'ausilio, fin qui apparentemente accertato, di qualche ufficiale dei servizi segreti italiani. Questi ufficiali hanno danneggiato un'indagine contro il terrorismo, non contribuendo alla lotta al terrorismo.
Per questo motivo ritengo che ci vorrebbe una maggiore rapidità nella reazione del Governo al segreto opposto da Nicolò Pollari, comandante del Sismi, e soprattutto maggiore chiarezza riguardo alle attività del Sismi stesso che, secondo notizie di stampa non smentite, ha anche operato a danno della libera stampa, pubblicando notizie false.
(Ipotesi di intervento di una forza di interposizione ONU nel sud del Libano - n. 3-00136)
PRESIDENTE. Il deputato Turci, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione, ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00136 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).
LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, devo darle atto che, dal momento che questa interrogazione è stata scritta in precedenza, nella sua relazione di ieri ella ha già inquadrato in modo chiaro, almeno per alcuni aspetti, le questioni sollevate nel nostro atto, in particolare per quanto riguarda il «cessate il fuoco» che potrebbe intervenire solo dopo la liberazione dei militari sequestrati. La questione che devo sottoporre è il rapporto tra eventuali interposizione di forze dell'ONU e la liberazione della zona sud del Libano dalla presenza delle milizie Hezbollah, dal momento che esiste già una precedente risoluzione dell'ONU che non è mai stata applicata. È chiaro che se non ci fosse questa garanzia la missione dell'ONU, probabilmente, incontrerebbe difficoltà insormontabili, ma è chiaro anche che se questa fosse la garanzia dobbiamo pensarePag. 83ad una missione dell'ONU fortemente impegnata sul terreno militare perché, certo, i miliziani Hezbollah non si fanno scoraggiare semplicemente da qualche moral suasion.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Vorrei, innanzitutto, cogliere l'occasione per tornare ad insistere, anche alla luce delle notizie che si susseguono, sulla grande preoccupazione con cui il Governo segue l'evolversi del conflitto nel Medio Oriente, un conflitto di fronte al quale ribadiamo i cardini della nostra posizione. Mi riferisco al riconoscimento della legittimità della reazione di Israele agli attacchi terroristici che ha subito e, nello stesso tempo, tuttavia, all'invito ad un'azione proporzionata, all'appello ad una moderazione che si rende sempre più necessaria di fronte alla crescita delle vittime civili, delle distruzioni ed al rischio di una completa destabilizzazione del Libano. Dico questo perché l'equilibrio di tale posizione, che non è un'invenzione del Governo italiano, ma il senso della posizione europea, sembra essere particolarmente incomprensibile nel nostro paese, l'unico paese europeo nel quale l'appello alla moderazione di fronte ai bombardamenti suscita polemiche sul cui significato e sulla cui origine non c'è che da rimanere perplessi. Detto questo, noi abbiamo raccolto l'ipotesi, affacciata nella dichiarazione conclusiva del G8, di un impegno delle Nazioni Unite nel sud del Libano per una vera e propria forza di interposizione - quindi, un qualcosa di molto diverso rispetto alla missione di monitoraggio che si è svolta sin qui -, una forza militare consistente, con un nuovo mandato delle Nazioni Unite a far rispettare la risoluzione n. 1559.
Questo è il senso dell'iniziativa di cui si discute in questo momento, un'iniziativa volta a garantire, nello stesso tempo, la sicurezza di Israele e l'integrità territoriale e la sovranità del Libano. Un'iniziativa che comporta, naturalmente, che vi si arrivi dopo il «cessate il fuoco» e con l'intesa delle parti interessate. In queste ultime ore si registra qualche significativa apertura da parte del Governo israeliano. Anche nel corso dell'incontro proprio di qualche ora fa tra il rappresentante dell'Unione europea, Javier Solana, e il ministro degli esteri israeliano qualche ipotesi di questo tipo si è affacciata. C'è qualche apertura anche da parte libanese; l'Europa - lo speriamo e siamo convinti - farà il suo dovere nell'ipotesi di una missione delle Nazioni Unite e torniamo a sottolineare la disponibilità italiana.
In questo momento una simile proposta può, forse, aiutare la cessazione delle ostilità, nel momento in cui, lo ripeto, tali ostilità destano in noi via via preoccupazione ed angoscia per l'aumento delle vittime civili e delle distruzioni.
PRESIDENTE. Il deputato Turci ha facoltà di replicare, per due minuti.
LANFRANCO TURCI. Ringrazio il Vicepresidente D'Alema e prendo atto con soddisfazione della conferma del carattere forte che dovrebbe avere questa missione dell'ONU, a cui l'Italia giustamente è pronta a partecipare. Forte nel senso che dovrebbe dare attuazione alla risoluzione n. 1559 e, quindi, inevitabilmente scontrarsi con le resistenze, certo non facili, che gli Hezbollah e i loro alleati in qualche modo contrapporrebbero ad una tale iniziativa.
A proposito della polemica sulla moderazione dei bombardamenti, premesso che i bombardamenti non sono mai un'azione di per sé raccomandabile, vorrei sottolineare che è difficile trovare la misura della proporzionalità di iniziative militari ancor più di bombardamenti. Una cosa è certa, l'analisi che lei stesso ci ha proposto ieri lascia intravedere con nettezza un asse che, da un lato, ha il limite degli Hezbollah come capo estremo e, dall'altro, la Siria e l'Iran.
Quindi, l'intervento, oggi quello di Israele o domani di «pacificazione» dell'ONU, deve comunque colpire in qualche modoPag. 84questo asse, deve indebolirlo, deve metterlo in condizione di non nuocere, altrimenti resteremmo in un campo di buoni propositi che ci condurrebbero in tempi brevi a situazioni più gravi di quelle con cui ci misuriamo in questo momento.
(Riconoscimento della legittima istituzione di tutte le otto province sarde - n. 3-00130)
PRESIDENTE. Il deputato Satta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00130 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9), per un minuto.
ANTONIO SATTA. Presidente D'Alema, mi dispiace riportarla dai vertici dell'ONU, della Nato e della politica internazionale ad alcuni problemi terreni di casa nostra, ma questa è una vicenda italiana singolare.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Fortunatamente, in Sardegna non si spara!
ANTONIO SATTA. Avviene che, a distanza di molti anni dall'istituzione delle quattro nuove province in Sardegna, per il Ministero dell'interno questo non sarebbe avvenuto. Pare che per il Ministero dell'interno ciò sia, quantomeno, un fatto interno della regione Sardegna, che la rende giuridicamente incapace di avere rapporti istituzionali con lo Stato. Tutto nasce dalla vicenda del personale del servizio escavazione porti chiusi, che era dello Stato, personale trasferito provvisoriamente al comune di Olbia, in attesa di essere trasferito alla provincia con un decreto del Presidente del Consiglio. Tutti i pareri sono forniti dai ministeri interessati, tranne che dal Ministero dell'interno. Qual è la motivazione?
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANTONIO SATTA. La rende nota addirittura l'assessore regionale alla riforma, dove si dice che la provincia di Olbia, essendo stata costituita non con legge statale, ma solo con legge regionale, ed avendo conseguentemente rilevanza all'interno della regione sardegna (scritto minuscolo), non potrebbe avere titolo a ricevere dallo Stato le citate competenze economiche.
Auspico che il Governo a ciò voglia porre rimedio.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, i problemi connessi al funzionamento delle nuove province della Sardegna sono già all'attenzione del Governo che considera attentamente i disagi e le incertezze che possono derivare ai cittadini dall'attuale situazione. Ciò, anche perché, nelle province di nuova istituzione, vi è una diversa collocazione dei comuni rispetto alle circoscrizioni statali.
L'articolo 11 della legge regionale prevede che le amministrazioni delle province preesistenti trasferiscano alle province di nuova istituzione personale, beni, strumenti e risorse finanziarie adeguati. Tali operazioni avrebbero dovuto essere poste in essere dai commissari regionali appositamente nominati entro il termine perentorio di 45 giorni; successivamente, il comma 30 dell'articolo 20 della legge regionale n. 4 dell'11 maggio 2006 ha autorizzato l'amministrazione regionale a concedere contributi a favore delle province che, sulla base di intese sottoscritte entro il 31 dicembre 2006, dispongano il trasferimento di personale a favore delle province di nuova istituzione.
Quanto alle risorse finanziarie - e questa mi pare la questione cruciale -, l'attuale normativa sui trasferimenti erariali può essere applicata solo alle province istituite a suo tempo con legge statale. Per poter attribuire alle quattro nuove province sarde tali risorse, occorre procedere ad un'intesa con la regione Sardegna e gli enti locali interessati perPag. 85mettere a punto una norma di legge specificamente volta a disciplinare la ripartizione dei trasferimenti statali in questione tra province madri e quelle di nuova istituzione. Per la soluzione di tale complesso problema - che, appunto, ha il suo fondamento in una carenza legislativa - si è costituito, presso il dipartimento della funzione pubblica, un tavolo tecnico che sta affrontando la questione della piena operatività e del mancato trasferimento di personale alle province di nuova istituzione. Al tavolo, nel quale il Governo è presente attraverso i sottosegretari di Stato per le riforme, l'innovazione, la pubblica amministrazione, l'interno e l'economia e le finanze, sono stati convocati anche i presidenti delle nuove province. Un primo incontro si è svolto il 12 luglio scorso; sono stati affrontati già alcuni problemi ed il Governo intende continuare a lavorare con solerzia per affrontare le questioni e colmare il vuoto legislativo che impedisce una piena soluzione.
Quanto, poi, alla specifica questione dell'assegnazione del personale in servizio presso il nucleo operativo del servizio escavazione porti di Olbia agli enti locali, la direzione del personale dell'ex Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha richiesto la proroga, fino al 31 dicembre 2007, del protocollo di intesa stipulato con il comune di Olbia, in attesa di potere emanare il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che darà definitiva e stabile collocazione al personale provvisoriamente allocato presso l'amministrazione comunale.
PRESIDENTE. L'onorevole Satta ha facoltà di replicare, per due minuti.
ANTONIO SATTA. Presidente D'Alema, per certi versi mi ritengo soddisfatto; però, voglio far notare un aspetto della questione.
La regione sarda istituisce le province perché, in base alla statuto, ne ha la competenza giuridica, così come avviene per la regione Sicilia; analogamente avviene per i comuni che, quindi, ricevono poi automaticamente dallo Stato tutte le relative risorse stanziate nel bilancio. Quindi, non si capisce perché, per le province, che costituiscono un caso simile a quello dei comuni in quanto la competenza è analoga, si debba ricorrere ad una nuova legge con un prolungamento dei tempi senza che si dia certezza del diritto agli enti stessi. Enti provvisti del riconoscimento giuridico, uguali alle province che prima istituiva lo Stato.
Quindi, è davvero singolare tale disparità di trattamento tra enti locali che hanno le stesse e identiche capacità giuridiche; per questo il problema si è posto e noi auspichiamo che il tavolo di lavoro cui faceva riferimento il presidente D'Alema porti ad un risultato in tempi molto rapidi.
(Iniziative normative in tema di intercettazioni telefoniche - n. 3-00137)
PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00137 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10), per un minuto.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio dei ministri, il dilagare incontrollato di intercettazioni telefoniche pubblicate dai mass media ha ormai raggiunto livelli tali da poter essere definito un sistema diffuso di illegalità istituzionale, sostenuto dalla collusione tra magistratura e giornalismo. La vicenda di «calciopoli», con sentenze pubblicate in anteprima da La Gazzetta dello Sport, le password degli uffici giudiziari in mano ai giornalisti, come denunciato dal ministro dell'interno, il continuo linciaggio pubblico di persone, che spesso non sono nemmeno indagate, il fatto che venga pubblicato continuamente in modo arbitrario ciò che non può essere reso pubblico mettono in dubbio il fondamento stesso della democrazia e della libertà in Italia.
Come afferma l'onorevole Paolo Cirino Pomicino, da tempo c'è in Italia un uso delle intercettazioni telefoniche anomaloPag. 86per quantità, pubblicazione ed omissioni, fenomeni che rappresentano tutti insieme una grande questione democratica. Le Camere non possono non dare alla società nazionale un'oggettiva raccolta di informazioni e un'altrettanto oggettiva valutazione indicando eventuali possibili rimedi.
Secondo il sottoscritto, da troppo tempo ormai viene stravolto il concetto stesso di giustizia, con esponenti della magistratura inseriti in un sistema di illegalità costituito dall'abuso quantitativo e temporale di uno strumento investigativo eccezionale, che permette e alimenta il linciaggio pubblico. Chiediamo, quindi, al Governo che cosa intenda fare.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, condivido la preoccupazione espressa dall'onorevole interrogante. Penso anch'io che abbiamo avuto episodi abbastanza intollerabili di violazione dei diritti delle persone attraverso la pubblicazione di atti coperti da segreto e la divulgazione di brani di conversazioni telefoniche di persone estranee alle indagini. E ciò è avvenuto senza possibilità di difesa da parte delle persone e, quindi, con grave turbamento della vita di molti cittadini italiani e delle loro famiglie. Per questi motivi ritengo che si debba agire contro questo abuso.
Il ministro della giustizia sta elaborando l'ultimazione di un disegno di legge per la modifica della disciplina processuale delle intercettazioni che sarà presentato nei prossimi giorni. Spero che su tale disegno di legge si possa registrare un consenso parlamentare ampio. Si tratta di un provvedimento che, pur confermando la necessità di un indispensabile mezzo di ricerca della prova, prevede che siano utilizzabili processualmente soltanto le conversazioni intercettate ed effettivamente rilevanti ai fini probatori. Esso introduce, inoltre, adeguate sanzioni per il caso di pubblicazione illegittima di atti coperti dal segreto di indagine dando così attuazione alla legge sulla privacy e ponendosi in sintonia con le iniziative assunte anche dall'ufficio del Garante.
PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di replicare.
LUCIO BARANI. Signor Vicepresidente del Consiglio dei ministri, mi ritengo ovviamente soddisfatto della sua risposta ma ciò non toglie che vi sia preoccupazione di fronte a questi fenomeni di chiara collusione tra il potere mediatico (la TV, la radio e giornali) e il potere giudiziario. Siamo preoccupati perché abbiamo paura che questo potere sia quello che si sceglie i politici, le amministrazioni, che gestisce l'economia e, soprattutto, le banche.
Per tutti questi motivi, chiediamo con forza l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle intercettazioni telefoniche in modo che il Parlamento possa dare risposte certe in tempi rapidi all'opinione pubblica sulle violazioni delle libertà personali causate dall'abuso giuridico di tale strumento, essenziale per le indagini giudiziarie, e dalla pubblicazione illegale delle medesime.
(Iniziative per contrastare il fenomeno della diffusione dei contenuti di intercettazioni telefoniche - n. 3-00138)
PRESIDENTE. L'onorevole Santelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Elio Vito n. 3-00138 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11), di cui è cofirmataria.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, prendo atto della risposta che il Vicepresidente del Consiglio dei ministri ha dato all'interrogazione del collega Barani. Aggiungo, tuttavia, alcune considerazioni.
In primo luogo, nonostante l'estrema gravità e l'eccezionalità dello strumento delle « investigazioni telefoniche» in Italia siamo passati dai 15 mila decreti del 1992 ai 178.154 del 2005. Tale strumento è, quindi, importante.Pag. 87
Teniamo conto che negli Stati Uniti d'America sono 1.190. Quindi, forse, c'è un uso ulteriore rispetto all'eccezionalità che la legge riserva.
Per quanto riguarda le fughe di notizie, lo strumento sostanziale delle intercettazioni telefoniche è utilizzato come nuova gogna mediatica su cui far finire non solo l'indagato, ma anche terze persone estranee ai fatti. Purtroppo, le indagini della magistratura spesso prontamente aperte sono finite quasi sempre nel nulla.
Io chiederei al Vicepresidente del Consiglio, oltre agli impegni sul disegno di legge, se è previsto o s'intende prevedere qualche norma sulla limitazione dell'uso - o perlomeno sul suo controllo - e, in secondo luogo, se sono state previste ispezioni ministeriali per accertare cosa accada in relazione ai cosiddetti rapporti impropri tra procura e giornalisti, denunciati dal Ministero dell'interno.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Ribadendo che l'intera materia sarà oggetto di un disegno di legge - e quindi ci sarà su questo un ampio confronto parlamentare - volto a precisare e limitare la possibilità di ricorso a questo delicato strumento d'indagine e, nello stesso tempo, anche a rafforzare il sistema sanzionatorio nei casi di divulgazione e di diffusione indebita di questi materiali, con danno per la dignità delle persone, ritengo che si debba sottolineare che già oggi la pubblicazione di atti segreti è un reato, ai sensi dell'articolo 684 del codice penale. Oltretutto, questo è un reato ancora più grave in caso di violazione del segreto delle indagini, punito dall'articolo 326 del codice penale.
Non c'è dubbio che bisogna lamentare che il perseguimento di tali violazioni da parte della magistratura non sempre avviene in modo efficace e puntuale. Bisogna evidenziare che, allorché è stato ritenuto necessario, il ministro della giustizia si è avvalso dei poteri ispettivi che gli competono, delegando all'ispettorato generale indagini conoscitive finalizzate a verificare la regolarità delle procedure con le quali sono state effettuate intercettazioni telefoniche successivamente divulgate alla stampa.
Credo che, tuttavia, una discussione più approfondita sull'uso anche dello strumento ispettivo meriterà di essere condotta con il ministro della giustizia e non quindi con il Vicepresidente del Consiglio, che non ha poteri in materia.
Non posso che ribadire l'auspicio che su tale delicata questione si possa trovare un'intesa ampia in Parlamento per una normativa più efficace e che garantisca un grado maggiore di civiltà e di rispetto delle persone nel nostro paese.
PRESIDENTE. Il deputato Pecorella, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
GAETANO PECORELLA. Signor Vicepresidente del Consiglio, non possiamo non prendere atto delle buone intenzioni che ella ha espresso, ma non possiamo essere soddisfatti di ciò che è accaduto fino ad oggi, perché i dati che ci ha fornito sono assolutamente carenti. Non siamo assolutamente in grado di sapere se vi sono procedimenti in corso e quali essi siano.
Ci pare che questa materia venga trattata come se fosse una delle molte questioni di cui si deve occupare il Governo, che ha ritenuto di intervenire con decreti-legge in materie che avevano certamente ragioni di urgenza assai minori. Noi crediamo che qui si tratti, viceversa, di mettere in discussione l'essenza stessa della democrazia. Lei sa bene, onorevole D'Alema, che la democrazia non consiste nei numeri che prevalgono, ma nel sapere garantire i diritti fondamentali delle persone che vivono in una società. Ebbene, in una società nella quale non è consentito parlare con amici se non anche con amanti, con il rischio di vedersi pubblicati sui giornali, credo che i diritti fondamentali, cioè il diritto ad essere lasciati soli, come dicono gli anglosassoni, il diritto allaPag. 88riservatezza e alla propria onorabilità, non siano in alcun modo garantiti. Soprattutto, questo fenomeno del «grande orecchio» e della violazione della privacy si è allargato progressivamente giorno per giorno. Credo che lei conoscerà il pensiero di un grande studioso americano il quale afferma che è più probabile che il popolo sia privato della propria libertà da graduali e silenziosi abusi di chi detiene il potere piuttosto che da una repentina e violenta usurpazione. Ebbene, ciò che Madison ha pensato noi lo vediamo realizzarsi progressivamente, oggi, nel nostro paese. Noi chiederemmo a questo Governo un intervento rapido ed efficace, per constatare chi possa essere l'autore di queste violazioni.
PRESIDENTE. Onorevole Pecorella...
GAETANO PECORELLA. A noi pare che un provvedimento immediato, anche nella forma del decreto-legge, sarebbe estremamente opportuno (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
(Iniziative per evitare l'emergenza nel rifornimento del gas e nel funzionamento del sistema energetico - n. 3-00139)
PRESIDENTE. L'onorevole Ruggeri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Quartiani n. 3-00139 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12), di cui è cofirmatario.
RUGGERO RUGGERI. Innanzitutto, signor Vicepresidente del Consiglio dei ministri, colgo l'occasione per dirle che mi fa personalmente piacere rivederla tra i banchi del Governo.
La questione che le poniamo riguarda l'approvvigionamento del gas naturale per affrontare le emergenze invernali. Le domando che cosa abbia in programma di fare il nostro Governo per affrontare le criticità del sistema, costituite dalla sottocapacità di stoccaggio e anche dal mancato potenziamento dei gasdotti internazionali.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, la materia è davvero importante e il Governo intende fare molte cose. Perciò, dovrei chiedere scusa perché è necessario un certo tempo per esporle. Si tratta, infatti, di affrontare un delicato problema da cui dipende anche la sicurezza energetica del paese e il riscaldamento delle famiglie italiane.
Il Governo si è attivato con grande anticipo per valutare gli scenari della domanda e dell'offerta di gas per il prossimo periodo invernale e per esaminare i possibili rischi del sistema nazionale del gas. Le diverse ipotesi sono state oggetto di riunioni dell'apposito comitato tecnico di emergenza e monitoraggio del sistema del gas naturale istituito presso la Direzione energie e risorse minerarie del Ministero dello sviluppo economico e sono state rese pubbliche nel corso di una conferenza stampa che si è svolta il 22 giugno 2006. È stata individuata una serie di misure sia per la soluzione strutturale delle situazioni di emergenza del sistema gas sia per affrontare nuove possibili situazioni di emergenza per i prossimi due inverni. Si ritiene infatti che, a partire dall'ottobre 2008, l'entrata in esercizio dei potenziamenti dei gasdotti di approvvigionamento dalla Russia e dall'Algeria e del terminale di rigassificazione di GNL al largo delle coste adriatiche dovrebbe garantire un livello di approvvigionamento sufficiente a riequilibrare, per alcuni anni, i margini di sicurezza del sistema. Quindi, prevediamo che, sostanzialmente, ci sia una emergenza sino alla fine del 2008.
L'elenco delle misure di tipo strutturale è stato anch'esso reso noto e consiste in un piano per incrementare le disponibilità di stoccaggio comprendente l'incentivo ad effettuare investimenti in nuovi stoccaggi di gas mediante l'emanazione di una disciplina per il rilascio ai soggetti che investono in nuove capacità di stoccaggio di una esenzione parziale dall'obbligo di accessoPag. 89di terzi alle capacità di stoccaggio realizzate. In secondo luogo, è prevista l'attuazione dei programmi per l'aumento delle capacità di stoccaggio dei giacimenti già impiegati a tale scopo. In terzo luogo, l'accelerazione della realizzazione di nuovi campi di stoccaggio che dovranno essere operativi dal 2009.
Inoltre, vi è un piano per incrementare le immissioni di gas in rete, comprendente azioni del Ministero dello sviluppo economico e dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas per accelerare il potenziamento dei gasdotti di importazione di gas dall'estero, la promozione della realizzazione di nuovi terminali di rigassificazione e la promozione dello sviluppo di nuovi gasdotti di interconnessione con la Grecia, per l'importazione di gas dall'area del Caspio attraverso la Turchia (progetto IGI), e con l'Algeria (progetto GALSI).
Sono altresì previste misure per aumentare la sicurezza del sistema del gas consistenti nella emanazione del decreto legislativo per il completo recepimento della direttiva europea n. 67 del 2004 sulla sicurezza degli approvvigionamenti mediante la delega contenuta nel disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri il 9 giugno 2006 e attualmente all'esame del Parlamento. Infine, l'adozione di piani di emergenza gas coordinati a livello europeo.
Tali misure si inquadrano nella politica del Governo per accrescere la sicurezza degli approvvigionamenti a lungo termine.
PRESIDENTE. Vicepresidente del Consiglio, dovrebbe concludere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. A ciò seguirebbe - dico seguirebbe perché il Presidente, giustamente, mi richiama - una dettagliata indicazione delle politiche di lungo termine che il Governo intende condurre che, chiedendo scusa agli interroganti, trasmetto loro, in modo che abbiano attraverso la lettura una più completa soddisfazione, senza interferire drammaticamente con lo svolgimento delle dichiarazioni di voto sul disegno di legge relativo alle missioni internazionali.
PRESIDENTE. Il deputato Quartiani ha facoltà di replicare.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, la sua risposta all'interrogazione presentata dal gruppo dell'Ulivo ci rassicura sul fatto che il Governo italiano si sta adoperando per affrontare l'emergenza gas per i prossimi inverni, diversamente da quanto fece il Governo di centrodestra lo scorso anno. Allora, l'esecutivo fece ricorso a due decreti-legge che costarono al paese - attraverso le bollette pagate dalle famiglie e dalle aziende italiane - più di 400 milioni di euro.
Oggi prendiamo atto - e di ciò siamo soddisfatti - che il Governo è in campo per prevenire gli effetti di una diminuzione della capacità di afflusso di gas russo in Italia. L'impegno dell'esecutivo è importante non solo per garantire la disponibilità del gas per usi civili o per il riscaldamento, ma anche per il fatto che, essendo l'energia elettrica in Italia prodotta per il 60 per cento con il gas metano, viene così garantita la continuità del servizio elettrico per i consumatori oltre al contenimento dei costi dell'energia a favore delle famiglie e delle aziende italiane.
Pertanto, siamo certi che, se procederà il processo di liberalizzazione dei servizi, se si potenzieranno i gasdotti internazionali, se aumenterà la capacità di stoccaggio, se si potenzieranno le reti e le infrastrutture - tra le quali i rigassificatori per il trasporto di gas -, nel nostro paese sarà garantito il regolare funzionamento del sistema energetico.
(Decorrenza della nuova normativa fiscale sulle cessioni di immobili - n. 3-00140)
PRESIDENTE. Il deputato Zeller ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00140 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13).
KARL ZELLER. Il decreto-legge n. 223 del 2006 - il cosiddetto decreto Bersani - è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 4 luglio.Pag. 90
Com'è noto, in tale decreto è stato stabilito un nuovo e diverso regime per la trattazione fiscale della cessione di immobili. Il problema nasce dal fatto che la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale è avvenuta solo nella tarda serata del 4 luglio.
Pertanto, chiediamo quali misure il Governo intenda adottare - ad esempio, attraverso uno strumento interpretativo - al fine di chiarire come si debba procedere nei confronti di coloro che hanno perfezionato i contratti nella mattinata e nel pomeriggio del 4 luglio, fidandosi dell'applicazione del regime previgente.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo sarà brevissimo.
Innanzitutto, la ringrazio. Sono in grado di comunicare che il Governo intende esprimere un parere favorevole su un suo emendamento all'articolo 41 del disegno di legge n. 741, che chiarisce la questione e che risolve questo inconveniente. Quindi, credo che, con il suo emendamento, la questione si risolva positivamente.
PRESIDENTE. La ringrazio, Vicepresidente del Consiglio, per tutte le risposte fornite alle interrogazioni presentate.
Il deputato Zeller, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione, ha facoltà di replicare.
KARL ZELLER. Signor Presidente, ringrazio il Vicepresidente del Consiglio e mi dichiaro totalmente soddisfatto della sua risposta.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.