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TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO GASPARE GIUDICE IN SEDE DI DISCUSSIONE DEL DOCUMENTO DI PROGRAMMAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA
GASPARE GIUDICE. Desidero richiamare l'attenzione del Governo e dei colleghi su un tema che ritengo della massima importanza e che non può non trovare nella discussione del DPEF una occasione di approfondimento.
Mi riferisco ai temi relativi alle politiche per il Mezzogiorno e, più in generale, per le aree sottoutilizzate.
Non si tratta di un argomento equiparabile ad altri che pure sono stati evocati nel corso dell'esame presso la Commissione bilancio così come nelle altre Commissioni e che attengono alle politiche di settore.
Il divario dei livelli di sviluppo tra le diverse aree del paese costituisce il primo vero problema strutturale dell'economia italiana.
Il recupero di più elevati tassi di crescita nel sud e nelle altre aree svantaggiate dovrebbe rappresentare la priorità assoluta nelle linee di indirizzo di politica economica soprattutto quando, come si afferma nel Documento al nostro esame, si vorrebbe privilegiare, accanto alla prosecuzione del processo di risanamento della finanza pubblica, l'obiettivo della crescita.
Sembrerà banale, ma occorre anche in questa sede sottolineare che se riuscissimo finalmente a recuperare il divario tra il centro nord ed il Mezzogiorno registreremmo sicuramente notevoli progressi.
Un più elevato livello del PIL, e quindi dei consumi e degli investimenti, in quella parte del paese che coincide con il territorio di Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Pag. 91Sicilia e Sardegna, assicurerebbe a tutta l'economia nazionale una spinta decisiva derivante da una domanda aggiuntiva in grado di permetterle di recuperare il ritardo rispetto alle economie più avanzate.
L'esame del DPEF rappresenta un'occasione imprescindibile poiché nell'attività parlamentare non vi sono altre occasioni istituzionalmente dedicate al tema.
Dovremmo pertanto valutare se provvedere alla individuazione, almeno nell'ambito della Commissione bilancio, che costituisce la sede specializzata, all'interno del Parlamento, in cui affrontare le problematiche relative alla politica economica, di una sede di approfondimento che potrebbe essere costituita da un apposito Comitato che monitorizzi ed analizzi le problematiche del Mezzogiorno.
In ogni caso, va denunciata con preoccupazione la superficialità e il vero e proprio disinteresse che traspare chiaramente dal DPEF su queste tematiche.
L'ultimo capitolo del Documento, quello che, appunto, si occupa del Mezzogiorno e delle aree sottoutilizzate, si segnala per l'assoluta pochezza dell'analisi ma, soprattutto, per la totale mancanza di indicazioni.
Sembra quasi che coloro i quali, nell'ambito del Governo, si sono occupati di questo tema si siano limitati, peraltro maldestramente, a recuperare frasi e concetti dai documenti degli, scorsi anni, a prescindere da una strategia coerente e da una visione organica.
Quanto all'analisi, il Documento non manca di riconoscere, con una certa onestà intellettuale, che nella precedente legislatura le politiche per il Mezzogiorno hanno consentito di conseguire, pur in presenza di una fase stagnante dell'economia nazionale, un incremento dell'occupazione.
In effetti, nel corso della precedente legislatura il Governo ed il Parlamento hanno dedicato una attenzione costante al tema.
La Commissione bilancio, in particolare, ha svolto due indagini conoscitive, la prima sull'utilizzo delle risorse dei fondi strutturali e la seconda sulle prospettive finanziarie dell'Unione europea e delle politiche di coesione.
L'attività svolta in Parlamento andava di pari passo all'impegno manifestato dal Governo, nella comune consapevolezza che su questi temi è indispensabile procedere coerentemente, sia sul versante interno che su quello comunitario.
Si pone, infatti, un duplice problema: quello delle risorse da destinare allo sviluppo delle aree sottoutilizzate e quello degli strumenti di intervento.
Quanto al primo problema, la Commissione bilancio nella scorsa legislatura ha inteso sollecitare e supportare l'azione del Governo perché l'allargamento dell'Unione europea e l'ingresso di numerosi Stati membri, intervenendo proprio quando, per la responsabilità di alcuni dei maggiori partner, le risorse destinate al bilancio comunitario sono state ridimensionate, non comportasse un grave pregiudizio di tipo economico per le politiche di coesione.
Sappiamo che nei prossimi anni due regioni del sud (Sardegna e Basilicata) usciranno dall'Obiettivo 1. Questo è un danno molto grave che comporterà una contrazione delle risorse complessivamente destinate al Mezzogiorno italiano.
Proprio l'impegno del Governo e del Parlamento ha impedito che si determinasse una danno più grave.
Occorre tuttavia, come la Commissione bilancio ha già avuto modo di segnalare in ripetute occasioni, che le autorità comunitarie si facciano carico del danno che potrà subire il Mezzogiorno d'Italia, riconoscendo più ampi spazi di intervento nell'ambito della riforma degli aiuti di Stato.
È proprio di questi giorni la notizia per cui l'Unione europea ha concesso il via libera su una misura importante di sostegno al rafforzamento patrimoniale delle imprese che investono nel sud.
Si discute sul recupero del credito di imposta come strumento per favorire l'incremento dell'occupazione e i nuovi investimenti. Si tratta di segnali importantissimi che confermano la bontà della politica Pag. 92del precedente Governo ed il fondamento delle azioni sostenute dalla precedente maggioranza anche nel senso di ammettere misure di fiscalità di vantaggio a favore del Mezzogiorno.
Queste proposte erano guardate con scetticismo dallo schieramento che ora sostiene il Governo e ritenute impraticabili in quanto palesemente in contrasto con la normativa comunitaria.
I più recenti orientamenti delle autorità europee e le apertura manifestate su questo tema dimostrano a tutti noi che un lavoro convinto e costante per sostenere le tesi che si ritengono meritorie può produrre risultati concreti.
Nel DPEF sul tema delle risorse non si dice nulla, limitandosi a rinviare al prossimo Quadro strategico nazionale relativo al periodo 2007-2013. Si sostiene poi l'intenzione di aumentare l'incidenza della spesa in conto capitale destinata al Mezzogiorno. Non si dice tuttavia nulla sulle modalità attraverso le quali si intenderebbe finanziarie la quota aggiuntiva di spesa in conto capitale, sulle finalità e sulle priorità che si intendono perseguire.
Quanto agli strumenti, il Documento è totalmente privo di indicazioni; non sappiamo se il Governo intende mantenere il Fondo unico per le aree sottoutilizzate, strumento rilevatosi utilissimo per una più flessibile gestione delle risorse, mentre a seguito del cosiddetto spacchettamento, vale a dire della revisione dell'assetto del Governo disposta con il decreto legge n. 181 del 2006, il quadro delle competenze e delle funzioni in materia si è fatto particolarmente complicato.
Gradirei anzi che cogliessimo l'occasione per un chiarimento da parte del Governo, posto che, se non ho capito male, il CIPE sarebbe ricondotto direttamente alla responsabilità della Presidenza del Consiglio mentre le politiche di intervento sarebbero affidate al neo costituito Ministero per lo sviluppo, fermo restando che non è chiaro a quale dei sottosegretari sarà attribuita la delega in materia, e gli indirizzi generali di politica economica, presumibilmente comprensivi delle politiche per le aree sottoutilizzate, resterebbero in capo al Ministero dell'economia e delle finanze.
Mi domando se la pochezza del DPEF per quanto concerne le aree sottoutilizzate non sia il primo ma probabilmente non più grave effetto di questa frammentazione di funzioni e competenze.
Nel corso dell'esame in Commissione, il Governo non ci ha fornito alcun elemento aggiuntivo di informazione su questo tema che, ripeto, assume carattere strategico e non può essere equiparato alle problematiche settoriali, avendo per sua natura carattere trasversale.
Nel Mezzogiorno trovano infatti espressione più acuta tutti i problemi e i fattori di criticità del sistema produttivo italiano. Lo stesso Mezzogiorno dispone tuttavia di risorse e potenzialità inespresse che potrebbero, ove sostenute ed incoraggiate, segnare la svolta nel senso di una netta inversione di tendenza del tasso di crescita non soltanto per il sud ma per l'intero paese.
ERRATA CORRIGE
Nel resoconto stenografico del 20 luglio 2006:
a pagina 23, dopo lo schema relativo all'organizzazione dei tempi di esame della PDL n. 17-B, è inserito il seguente:
Mozione n. 1-00016 - Iniziative per la moratoria universale delle esecuzioni capitali
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).
Governo | 25 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 1 ora (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 20 minuti |
L'Ulivo | 55 minuti |
Forza Italia | 38 minuti |
Alleanza Nazionale | 25 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 19 minuti |
UDC-Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro | 18 minuti |
Lega Nord Padania | 15 minuti |
Italia dei Valori | 14 minuti |
La Rosa nel Pugno | 14 minuti |
Comunisti Italiani | 13 minuti |
Verdi | 13 minuti |
Popolari-Udeur | 13 minuti |
Democrazia Cristiana-Partito Socialista | 11 minuti |
Misto | 12 minuti (Minoranze linguistiche: 6 minuti; Movimento per l'Autonomia: 6 minuti) |
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.
Conseguentemente:
a pagina 22, alla prima riga, dopo le parole "E 17-B" inserire le seguenti: "E DELLA MOZIONE N. 1-00016";
a pag. II dell'indice, ultima riga, dopo le parole "e 17-B" inserire le seguenti: "e della mozione n. 1-00016".