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INTERVENTO DEL DEPUTATO ROSALBA CESINI IN SEDE DI ILLUSTRAZIONE DEL SUO ORDINE DEL GIORNO N. 9/1475/90 RIFERITO AL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 1475
ROSALBA CESINI. Desidero in primo luogo esprimere grande soddisfazione per l'inserimento dell'ex articolo 18-bis recante «Disposizioni per il contrasto degli incendi boschivi», con cui si è data una risposta riparatrice alle precarissime condizioni finanziarie in cui versa il CFS che, non più di un mese fa, alla vigilia della stagione dei roghi boschivi, denunciava il rischio di blocco delle attività antincendio proprio a causa dei tagli alle risorse (taglio di due terzi negli ultimi cinque anni) perpetrati dal precedente Governo.
Con l'inserimento dell'articolo 18-bis non solo sono state assegnate al CFS 4 milioni di euro per il corrente anno, utili ad affrontare l'emergenza ambientale degli oltre 1000 incendi giornalieri che rischiano di mandare in fumo migliaia di ettari del nostro patrimonio boschivo, ma, finalmente, si danno anche risposte di tipo strutturale assegnando in via stabile 10 milioni di euro annui, a partire dal 2007, per l'attività antincendio, con ciò operando una vera e propria discontinuità con le precedenti politiche basate su provvedimenti sempre e solo estemporanei.
Voglio rammentare a quest'aula che l'inserimento di tale norma nel decreto-legge Bersani-Visco, pur se avvenuto al Senato, rappresenta un successo di questo ramo del Parlamento ed in particolare della Commissione agricoltura, che l'ha fortemente perseguita, prima approvando all'unanimità una apposita risoluzione (11 luglio ultimo scorso) e poi segnalandone la necessità al relatore del provvedimento al Senato.
Un ringraziamento particolare va al presidente della Commissione agricoltura, Marco Lion, (approfitto anzi per fargli i migliori auguri di pronta guarigione). Ma permettetemi di esprimere anche la personale soddisfazione, dal momento che fu la sottoscritta che, a nome dei Comunisti Italiani, sollevò la questione al ministro De Castro, durante l'audizione in Commissione, ritenendo che non si potesse frapporre ulteriore tempo all'adozione della norma, ma che fosse necessario l'inserimento della stessa, appunto, nella manovra corrente al fine di evitare il blocco delle operazioni antincendi.
Bene dunque, ma c'è un altro grave problema da affrontare e risolvere al più presto ed è esattamente questo il tema dell'ordine del giorno che sto illustrando.
Tale problematica riguarda anch'essa la funzionalità del CFS ed in particolare l'utilizzo di personale operaio a supporto dei compiti istituzionali previsti dalla legge n. 36 del 2004, le attività, cioè, di salvaguardia del patrimonio agroforestale e ambientale dello Stato.
A supporto di tali attività, da circa quarant'anni, il Corpo utilizza personale operaio di diversa qualifica e professionalità, lavoratori assunti con contratto di diritto privato sia a tempo determinato (OTD) che a tempo indeterminato (OTI), questi ultimi in numero non superiore a 500 unità, così come previsto dalla legge n. 124 del 1985.
Sono oltre 1800 gli operai attualmente assunti, 1300 dei quali, stabilmente quanto precariamente, con contratto a tempo determinato, ormai per mese. Ciò è davvero inaccettabile, tanto più che questa estrema quanto incoerente precarizzazione del rapporto di lavoro confligge aspramente con quanto si asserisce in proposito nel programma dell'Unione, laddove si afferma che per il centrosinistra «la forma normale di occupazione è il lavoro a tempo indeterminato» dal momento che «tutte le persone devono potersi costruirsi una prospettiva di vita e di lavoro serena», programma in cui, inoltre, si afferma che dovrà essere preciso impegno dell'Unione «adottare iniziative di carattere legislativo per rendere certi i percorsi di stabilizzazione del lavoro».
Ancor più inaccettabile la condizione di questi lavoratori se osservata con la lentePag. 266delle spese sostenute dallo Stato per mantenerli in tali condizioni. Si tratta di un vero e proprio sperpero di risorse, in quanto le condizioni pattuite con il CCNL di categoria unitamente ai normali trattamenti sociali previsti dalle leggi vigenti in materia, producono per le casse dello Stato un esborso superiore a quello che verrebbe sostenuto qualora gli operai fossero assunti a tempo indeterminato. Surplus di spesa che, tra l'altro, non si traduce né in un miglior trattamento economico per i lavoratori stessi, né, ovviamente, in un potenziamento dell'attività a tutela del patrimonio agroforestale.
Si tratta di un vero e proprio controsenso, cui va posto rimedio al più presto, così come andrebbe posto rimedio al fatto che, da molti anni, un piccolo numero di questi lavoratori esercita mansioni prettamente impiegatizie; tra loro anche una quindicina di laureati che svolgono attività di ricerca con brillanti risultati, persone, in generale, che lavorano al fianco di altre, con le medesime mansioni, ma percependo lo stipendio di operaio.
Con il presente ordine del giorno si chiede al Governo di trovare finalmente adeguate soluzioni alle suddette problematiche, innanzi tutto elevando il contingente massimo degli operai assumibili a tempo indeterminato da 500 a 1540, fermo restando che il personale assunto continuerebbe a non acquisire la qualifica di personale dello Stato, e, infine, a prevedere la qualifica di impiegato forestale.
Se queste misure venissero assunte, se cioè si provvedesse a stabilizzare l'occupazione di questo migliaio di lavoratori, si otterrebbero contemporaneamente almeno due buoni risultati: si darebbe in primo luogo una risposta inequivocabile sul piano sociale e, d'altra parte, si opererebbe efficacemente in tema di razionalizzazione e di contenimento della spesa pubblica, garantendo un reale risparmio che si aggirerebbe sui 3-4 milioni di euro l'anno.