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Si riprende la discussione.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1042)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Li Causi. Ne ha facoltà.
VITO LI CAUSI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo dei Popolari-Udeur rinnova il suo convinto sostegno all'approvazione del disegno di legge comunitaria 2006.
Ho già avuto modo di intervenire su tale importante provvedimento in sede di discussione generale; è per questo motivo che non sottrarrò tempo all'Assemblea per ricordare, in questa sede, i contenuti del testo che ci apprestiamo a votare.
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Per effetto del rinnovo delle Camere, l'esame del disegno di legge comunitaria e della Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea è stato avviato in ritardo rispetto alla predisposizione dei predetti documenti; ne è quindi improcrastinabile l'approvazione.
L'Italia è passata da una percentuale di recepimento delle direttive europee dell'80 per cento (nel 1990) all'87 per cento attuale. È opportuno ricordare che tale risultato, di certo non di poco conto, non è, però, a mio avviso, un traguardo sul quale ci si possa comodamente assestare. Tutti noi sappiamo, onorevoli colleghi, che l'Italia soffre spesso, relativamente agli obblighi comunitari, di gravi inadempienze nel campo dei diritti delle libertà fondamentali dei cittadini. L'Italia incorre, altresì, in ritardi e inadempienze che, come a tutti noi è noto, possono tramutarsi in sanzioni pecuniarie. Perciò, è di vitale rilievo una rapida approvazione del provvedimento in discussione, proprio per ridurre le procedure di infrazione pendenti a carico del nostro paese e per prevenire, allo stesso tempo, l'avvio di ulteriori procedure.
È di vitale importanza, soprattutto riguardo ai temi affrontati nella seduta di ieri, pervenire in tempi rapidi ad una definizione del problema del diritto di asilo. Come molti colleghi ricordano, e come lo stesso ministro Bonino ben sottolineava, siamo rimasti l'unico paese in Europa a non avere una legislazione su questo tema, e ciò non è più accettabile.
Qui si tratta non di come, quando e se modificare la cosiddetta legge Bossi-Fini, ma di capire quali siano gli strumenti più idonei per garantire i diritti di coloro i quali richiedono il diritto di asilo senza mettere a rischio, nel contempo, la sicurezza dei cittadini di questo paese. Come correttamente osservava ieri l'onorevole Violante, non si può scaricare sul richiedente l'asilo la lentezza delle procedure. Parimenti, non si può lasciare al cittadino la preoccupazione relativa alla libera circolazione nel nostro paese di individui (in alcuni casi, anche socialmente pericolosi) che, magari, sfruttano la richiesta d'asilo per aggirare le norme sull'immigrazione. Non è più possibile proseguire in questa direzione; non è pensabile che, in attesa della sentenza, ogni immigrato vada dove vuole senza rispettare alcuna regola.
Su ciò dovremo riflettere insieme con il Governo per cercare di accelerare le procedure riguardanti la concessione dell'asilo, in modo da dare certezza a questo tipo di situazioni, perché l'incertezza dello stato giuridico dei richiedenti è il dato che crea maggiori disagi.
Si tratta di un problema che, dal punto di vista strettamente giuridico e sotto altro profilo, sta investendo anche i lavori della I Commissione, segnatamente con l'esame della proposta di legge relativa al riconoscimento della cittadinanza.
Noi, come Popolari-Udeur, non concordiamo con l'ipotesi di riconoscere la cittadinanza alle persone extracomunitarie solo dopo che siano trascorsi cinque anni tout court: ne potrebbero servire sette in alcuni casi, perché il riconoscimento della cittadinanza a cinque dovrebbe presupporre quanto meno che un soggetto si riconosca pienamente nei principi e nei criteri ispiratori dettati dalla nostra Carta costituzionale, che conosca con pienezza di espressione la nostra lingua, ma, soprattutto, e lo ribadisco, acconsenta alla rinuncia della doppia cittadinanza; altrimenti, ogni cosa diventerebbe più incomprensibile.
Dobbiamo infine intervenire con criterio, varando nuove norme che armonizzino in modo organico ed efficace tutto il problema dell'immigrazione. Il Governo deve adempiere agli obblighi derivanti dall'appartenenza all'Unione europea e risolvere insieme a questo Parlamento i gravosi problemi che sono stati affrontati nel corso delle sedute di questi giorni da parte dell'Assemblea.
Noi Popolari-Udeur esprimiamo apprezzamento per il lavoro svolto dai colleghi in Commissione, che hanno saputo affrontare le delicate questioni contenute nella legge comunitaria con un uso sapiente di celerità ed approfondimento.
La legge in sé presenta apprezzabili innovazioni, quali l'obbligo di redigere unaPag. 33relazione tecnica sugli schemi dei decreti legislativi recanti attuazione di determinate direttive che comportino conseguenze finanziarie con il particolare pregio di non indicare specifiche direttive, e il doppio parere parlamentare a carico delle Commissioni nel caso in cui il Governo non si conformi all'obbligo previsto dall'articolo 81 della Carta costituzionale, di introdurre quindi nuove spese senza indicare i mezzi per farvi fronte.
Nel mio precedente intervento ho avuto modo di ricordare l'obbligo del doppio parere a carico delle Commissioni, che risulta di particolare pregio laddove consente di esercitare un controllo sul Governo che non intenda conformarsi ai pareri parlamentari relativi a sanzioni penali contenuti negli schemi dei decreti legislativi.
Vorrei unirmi inoltre a quanti tra i colleghi hanno evidenziato la necessità di giungere ad ampliare il novero delle misure che consentirebbero di migliorare i tempi di adeguamento del nostro ordinamento agli impegni cui siamo chiamati in quanto Stato membro dell'Unione europea.
Sarebbe inoltre opportuno, come già evidenziato sia dal ministro che da alcuni colleghi, individuare un responsabile per gli affari europei per ciascun dicastero e promuovere quelle modifiche al regolamento che consentirebbero di rafforzare il ruolo della Commissione politiche dell'Unione europea nell'esame del disegno di legge comunitaria con l'evidente beneficio di pervenire ad una procedura più celere e chiara.
Concludo, Presidente, rinnovando la dichiarazione di voto favorevole del gruppo Popolari-Udeur al provvedimento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari-Udeur della Democrazia cristiana-Partito socialista - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Saluto i giovani sindaci e assessori delle giunte comunali Junior di Ossieri e di Budduso, che sono presenti in tribuna (Applausi).
Proseguiamo ora con le dichiarazioni di voto.
Vorrei ricordare che vi sono diversi gruppi che hanno esaurito già da molto il tempo a loro disposizione. Non impedirò loro di sviluppare e di svolgere una dichiarazione di voto, affidandomi però alla loro responsabilità, per cui ogni gruppo potrà svolgere una dichiarazione di voto che dovrà essere contenuta entro i cinque minuti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cassola. Ne ha facoltà.
ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, ministro, colleghi e colleghe, nell'annunciare il voto favorevole del gruppo dei Verdi, vorrei svolgere alcune considerazioni in merito alla partecipazione dell'Italia all'attività dell'Unione europea.
Nella discussione sulle linee generali della legge comunitaria svoltasi in Assemblea prima della sospensione estiva dei lavori mi ero soffermato in particolare su tre tematiche. Prima di tutto, sull'importanza che l'Italia deve dare al fenomeno dell'immigrazione regolare, insistendo sul fatto che l'Italia deve farsi promotrice di una politica comune europea in tema di immigrazione, partendo però da un approccio umanitario al problema. In quanto alla cooperazione internazionale, promossa anche nell'ambito dell'Unione europea, l'Italia dovrebbe adoperarsi maggiormente per coinvolgere le organizzazioni non governative e la società civile nei vari progetti.
Infine, per quanto riguarda la politica energetica, ho insistito sul fatto che, per attenersi agli obblighi del Protocollo di Kyoto, bisogna promuovere il risparmio e l'efficienza energetica, le fonti rinnovabili e l'innovazione tecnologica del settore.
In conclusione, ho detto che l'Italia opera una politica corretta nel rafforzare la sua vocazione europea, perché così facendo consolida contemporaneamente sia il proprio ruolo nell'Unione europea, sia il ruolo dell'Unione europea nel mondo.
Oggi invece vorrei soffermarmi sugli aspetti finanziari collegati all'attività dell'Italia nell'ambito dell'Unione europea. Nel Rendiconto del 2005 si è ben visto che,mentre sono diminuiti i contributi dell'Unione a favore dell'Italia nel settore della pesca e del fondo sociale europeo, sono invece aumentati i contributi per quanto riguarda il settore dell'agricoltura. Affinché l'Italia continui ad assorbire i fondi europei anche in futuro, è di massima importanza che il Governo dia maggiori incentivi all'agricoltura biologica. Infatti, già si sa che per il periodo 2007-2013 la politica agricola europea si sta spostando da un'incentivazione per le grandi quantità di produzione ad una che privilegia lo sviluppo rurale. Infatti sono previsti per tale settennio 8,3 miliardi di euro. Quindi, per l'Unione europea chi opera nel settore agricolo non è più considerato solamente come un grande produttore, ma piuttosto come il custode di paesaggi unici, caratterizzati da prodotti tipici e peculiari per la zona. La coltura biologica quindi, oltre a produrre cibo sano e di qualità, diventa anche un mezzo per assorbire più fondi dall'Unione europea e quindi va incentivata.
In queste settimane abbiamo parlato tanto di liberalizzazione dei servizi. Ebbene, l'Unione europea dà la possibilità ai paesi membri di stabilire un'aliquota IVA ridotta al 5 per cento sui servizi a forte intensità di manodopera. L'Italia, a mio avviso, dovrebbe sfruttare questa possibilità, applicando l'aliquota ridotta IVA a quei servizi che ritiene più utili. I soldi risparmiati in IVA dai consumatori serviranno a rimpolpare un'economia, che, a causa delle misure inefficaci del precedente Governo, non gode certamente di piena salute.
Visto che stiamo parlando di Europa e di finanze, mi preme far presente la situazione di molti italiani, come me, che vivono in Europa e all'estero. Tanti di loro posseggono un'unica casa in Italia, in cui vivono magari solamente un mese all'anno. Eppure, nonostante ciò, sono costretti a pagare la TARSU (tassa sui rifiuti), come anche l'IVA, per intero, cioè per 12 mesi. Questo è abbastanza ingiusto e il Governo dovrebbe, insieme ai comuni e alle province, riformare i meccanismi della TARSU e magari anche dell'IVA, sul modello del Trentino-Alto Adige, in modo tale che chi vive all'estero e possiede una casa in Italia in cui vive solamente per esempio tre, quattro settimane all'anno, paghi solamente in base ai consumi effettivi durante la permanenza in Italia.
Per concludere, vorrei segnalare un'altra situazione inaccettabile che rischia di far scontare al contribuente italiano i peccati di alcune amministrazioni non troppo responsabili. Si tratta delle continue deroghe che 13 regioni italiane hanno fatto e continuano a fare in materia di caccia. La ripetuta mancanza di tutela degli uccelli selvatici da parte di queste regioni si tradurrà in multe salate per tutti gli italiani. Ricordo che adesso il popolo italiano, a causa di queste deroghe, paga 700 mila euro al giorno di multe per infrazioni alla normativa europea. Vi sono poi altre quattro procedure di infrazione in corso.
Inoltre, a parte i rischi che comportano queste infrazioni in corso, la Commissione europea ha già avvisato che se la situazione in merito non cambierà verranno congelati proprio quegli 8,3 miliardi di euro destinati all'Italia per lo sviluppo rurale nel periodo 2007-2013. In un periodo in cui si predica rigore ed uso razionale delle risorse, penso che sarebbe folle mettere a repentaglio i fondi previsti dall'Unione europea per gli agricoltori e gli allevatori italiani.
Anche per questo motivo, il gruppo dei Verdi voterà favorevolmente sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo dei Verdi - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, con l'approvazione in prima lettura da parte della Camera della legge comunitaria 2006 vengono recepite quasi 100 direttive europee. Il nostro paese, lo ricordo, è agli ultimi posti riguardo ai tempi di recepimento delle direttive comunitarie e ai primi posti nella graduatoria dei paesiPag. 35oggetto di procedure d'infrazione. Questa legge cerca di invertire l'andamento delle cose, che descrivono un altro capitolo del caso Italia, cioè quello dell'illegalità in cui vive e opera il nostro paese rispetto al diritto alla giustizia europea, ai principi e trattati costitutivi dell'Unione europea che noi abbiamo sottoscritto e che ci troviamo, spesso, a violare.
Con questa legge vengono sanate procedure d'infrazione e si ottempera a sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee. Inoltre, con questa legge il Governo ha voluto velocizzare il recepimento delle direttive comunitarie, abbreviando il termine per la delega legislativa da 18 a 12 mesi, con un termine ridotto a sei mesi per le direttive già scadute o che scadono nei sei mesi successivi all'entrata in vigore della legge comunitaria.
Questa legge è un atto dovuto, volto a ripristinare la legalità e anche la credibilità dell'Italia nei confronti dell'Europa e della comunità internazionale. Quindi, sinceramente, non capisco la polemica dell'opposizione su questa legge, che è un atto dovuto e che interviene nel quadro della legge n. 11 del 2005, approvata quindi nella scorsa legislatura, che ha ampliato i contenuti della legge comunitaria stessa.
Anche entrando nel merito delle poche, precise e circoscritte direttive comunitarie in materia di asilo e immigrazione che la legge comunitaria deve recepire, sulle quali l'opposizione ha fatto in questo dibattito in aula il diavolo a quattro, si tratta, a ben vedere, di poca cosa.
Il punto più controverso, relativo alla possibilità di ricorso contro il provvedimento che nega il diritto di asilo, un principio sacrosanto, è stato risolto non con una delega in bianco, ma con una delega al Governo che presenta vincoli politici e giuridici importanti: non solo la direttiva europea che deve essere recepita e l'articolo 10 della Costituzione, ma credo anche il dibattito che si è svolto in quest'aula e gli emendamenti presentati concernenti il principio sacrosanto della ricorribilità in sede giurisdizionale.
Il contraddittorio, con tutte le garanzie per la difesa, è stato presente non solo negli interventi, ma anche in alcuni emendamenti dell'opposizione. Di questo (io ne sono sicuro anche per la sua presenza e per la responsabilità che il ministro Bonino ha su questa materia) terrà conto il Governo nel predisporre il decreto legislativo.
Il secondo e ultimo punto controverso riguarda la richiesta di asilo di un cittadino che proviene da un paese cosiddetto sicuro. Anche su questo, la legge comunitaria non fa altro che riprendere integralmente il testo della direttiva europea in materia d'asilo, approvata dal Consiglio europeo nel 2005, quindi quando l'Italia era rappresentata nell'Unione europea dal Governo Berlusconi.
Ci possono essere, mi rivolgo soprattutto ai colleghi dell'opposizione, mille ragioni di discussione o di polemica politica nei confronti degli atti del Governo, ma quelle opposte a questa legge comunitaria sinceramente mi paiono infondate e strumentali. Con questa legge, non si riscrive la politica sull'immigrazione. Colleghi dell'opposizione, avete concentrato argomenti e polemiche su questa legge, anticipando un dibattito ed una polemica che vi sarà sicuramente nel corso, spero presto, di questa legislatura. Questa norma non mette in discussione la legge Bossi-Fini, che ritengo vada messa in discussione profondamente, anche presto ma nella sede opportuna: quella di una riforma profonda di una legge che non corrisponde non solo a ragioni umanitarie, ma anche e soprattutto alle esigenze del nostro mercato, delle nostre aziende e delle realtà produttive del nostro paese.
Per questi motivi, il gruppo della Rosa nel Pugno esprimerà un voto favorevole su questa legge comunitaria (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, il tema della legge comunitaria è molto più ampio di quello su cui da ieri si è, pur giustamente, concentrato il nostroPag. 36dibattito. Mi pare che nel suo intervento il ministro abbia accennato al tema più ampio di come debba essere riorganizzato lo strumento per introdurre nel sistema legislativo italiano le direttive comunitarie. Infatti, per l'esperienza che io stesso ho fatto nel dicastero che oggi occupa meritoriamente l'onorevole Bonino, la procedura stessa della legge comunitaria - il modo in cui approviamo la legislazione e, poi, la necessità di adottare i decreti delegati e così via - comporta un ritardo, per così dire, strutturale nell'introduzione nel nostro ordinamento. Quindi, mi permetterei di sollecitare il Governo a svolgere una riflessione su come si possa cambiare questo sistema.
Presidente Castagnetti, la mia opinione di fondo è che il Governo dovrebbe rinunziare, tranne casi particolarmente complessi di norme finanziarie e così via, allo strumento della delega. Sarebbe molto meglio se, una volta approvata una direttiva dall'Unione europea, il Governo italiano la recepisse con un atto legislativo, ove non la possa recepire soltanto con atto amministrativo. Quell'atto legislativo, che non contenesse delega, potrebbe essere esaminato dalla Commissione XIV della Camera e del Senato, in sessioni particolari, con procedure rapide, e poiché nella maggior parte dei casi vi è un largo consenso delle forze politiche, di maggioranza e di opposizione, sul merito di questa legislazione - che ormai è, per così dire, «comandata» dall'esterno -, noi ci libereremmo di questo problema dell'«inseguimento».
Mi auguro che su questo ci possa essere un'iniziativa del Governo, rispetto alla quale sussiste la nostra disponibilità ad esaminarla costruttivamente, anche per l'esperienza che abbiamo fatto.
Vengo al merito. La legge comunitaria ha caratteri largamente obbligatori, era stata predisposta dal Governo precedente e, sostanzialmente, la maggior parte degli articoli sono stati votati all'unanimità da questo Parlamento. Giungo alla conclusione che voteremo a favore di questa legge comunitaria, pur con la riserva dell'articolo 8-ter. Ho votato contro tale articolo e riconosco che i due emendamenti, uno della Commissione e l'altro del Governo, all'articolo 8-ter, comma 1, lettere a) e b), sono migliorativi di testi sbagliati politicamente, che riflettono le ambiguità e le differenze molto profonde che ci sono nella coalizione di maggioranza.
Onorevole Bonino, onorevoli colleghi, mi domando se è possibile immaginare di governare per cinque anni un paese in una situazione internazionale e nazionale così complessa, dove ci sono problemi di ogni genere, con una visione profondamente diversa su grandi questioni (dall'immigrazione alla politica estera, all'impegno internazionale dell'Italia, alla politica economica, al sistema delle pensioni). Mi domando come possiate pensare di assicurare per cinque anni il governo di questo paese partendo da posizioni ovviamente rispettabilissime, ma così profondamente distanti fra di loro, tali da imporre dei compromessi sotto gli occhi di tutti, e nelle difficoltà che avete.
Dunque, si tratta di una legge sulla quale siamo favorevoli. Speriamo che possa cambiare il sistema di esame della normativa comunitaria da recepire nel nostro ordinamento. Restiamo contrari all'articolo 8-ter, anche nella formulazione che esso ha avuto, e ci auguriamo che il Governo, anche nell'esercizio della delega, non stravolga il testo e non apra un problema così complesso come quello della immigrazione clandestina.
Questa è, in sintesi, la posizione del partito repubblicano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Francesco De Luca. Ne ha facoltà.
FRANCESCO DE LUCA. Rappresentanti del Governo, l'approvazione annuale della legge comunitaria rappresenta il tradizionale appuntamento durante il quale facciamo il punto sullo stato evolutivo del diritto comunitario e della sua attuazione nel nostro paese.
La legge comunitaria, che ci accingiamo a votare, è frutto, come è stato riconosciuto, di una elaborazione e di una stesuraPag. 37che in larga parte si può ascrivere al fecondo ed eccellente lavoro del Governo Berlusconi. Ricordiamo questo dato oggettivo al fine di riconoscere al precedente Governo di avere avuto il merito di predisporre anche questo testo. Ciò serve a sottolineare che, in materia comunitaria, è sempre prevalso, nel Parlamento, un certo spirito bipartisan, al punto che anche in questa circostanza l'attuale maggioranza ha ritenuto di far proprio un testo precedente, tentando di aggiungere solo alcune clamorose e controverse innovazioni in materia di diritto di asilo, cui faremo cenno più avanti.
Il diritto comunitario fa ormai parte della nostra vita quotidiana di cittadini, nel senso che esso si occupa, influenza aspetti e questioni che riguardano molti fatti e atti del nostro agire di tutti i giorni. Vogliamo citare a questo proposito il recente caso della sentenza della Corte di giustizia della Comunità europea, che ha dichiarato illegittimo il regime di indetraibilità dell'IVA sulle automobili aziendali. Si è trattato di una vicenda sulla quale dovremo, come Parlamento, trovare uno specifico momento di riflessione, se non altro per le gravose implicazioni di carattere finanziario che essa comporta.
È tradizione, durante gli appuntamenti annuali nei quali si esamina la legge comunitaria, fare cenno al gap italiano rispetto agli altri paesi nell'attuazione del diritto comunitario. Si tratta senz'altro di un argomento fondato e meritevole di attenzione. Noi peraltro pensiamo che questa riflessione debba spingersi oltre. Vorremmo porre il tema di come costruire dei meccanismi procedurali e informativi più semplici.
L'accento posto negli ultimi anni sul controllo e sul ruolo del Parlamento nella cosiddetta fase ascendente del diritto comunitario rappresenta senza dubbio un passo in avanti, ma esso, per le peculiari caratteristiche che ha, rimane tuttora uno strumento tendenzialmente per specialisti. Pensiamo, ad esempio, alla creazione da parte del Governo di una sorta di banca dati per non specialisti, nella quale vengano annotati, con aggiornamenti costanti, le direttive e i regolamenti comunitari, evidenziando le situazioni attuative in Italia. In questa banca dati dovrebbero esserci schede sintetiche, che illustrino la portata normativa delle direttive e dei regolamenti, rispetto anche all'ordinamento precedente, sia comunitario che italiano. Nel medesimo archivio dovrebbero trovare spazio le proposte di direttiva non ancora vigenti, ma per le quali sia stata già raggiunta una fase procedurale avanzata.
La nostra proposta è anche quella di procedere ad un'ulteriore ricognizione dei modi e dei tempi con cui, attraverso lo strumento della legge comunitaria annuale, diamo attuazione nel nostro ordinamento interno al diritto comunitario. La riflessione si suole focalizzare sull'esigenza di procedere verso ulteriori semplificazioni e delegificazioni. È stato forse già fatto notare che un solo appuntamento annuale, per condensare in esso tutti gli strumenti di attuazione, rappresenta una scadenza troppo diradata nel tempo. Siamo disponibili a lavorare e a valutare l'ipotesi di introdurre due appuntamenti annuali da dedicare all'applicazione del diritto comunitario.
Con all'attribuzione alle regioni di nuove prerogative costituzionali da parte del nuovo titolo V della Costituzione, anch'esse hanno assunto compiti e rilievo per quel che riguarda il diritto comunitario. È giusto allora ricordare in questa sede che le regioni dovrebbero intensificare i loro sforzi agendo con più efficienza, tempestività, correttezza e trasparenza nell'attuazione di quella parte del diritto comunitario di propria competenza. Semplificazione, snellezza, delegificazione e tempestività nell'attuazione delle direttive comunitarie sono esigenze che recano come presupposto indispensabile la correttezza istituzionale tra istituzioni italiane, Stato e regioni, che dovrebbero collaborare tra loro per attuare il diritto comunitario. Si rende altresì indispensabile la correttezza istituzionale tra Stato italiano e Unione europea, ed infine tra Governo, maggioranza ed opposizione.Pag. 38
Ci vogliamo riferire naturalmente in questa sede soprattutto ai rapporti tra maggioranza ed opposizione; se si crea un clima di fair play istituzionale, appare immediatamente chiaro come possa risultare più semplice procedere ad ulteriori semplificazioni, come delegificazione, attuazione in via amministrativa e quant'altro.
Abbiamo fatto questa premessa perché non ci è parso coerente con l'impianto della legge comunitaria e, francamente, surrettizio introdurre all'interno di essa una disposizione che agevola di fatto l'ingresso dei clandestini nel nostro paese. Il fatto che poi questa disposizione sia stata in tutto o in parte ritirata non sminuisce i termini del problema che abbiamo posto. Notiamo innanzitutto che la disposizione è stata cambiata proprio grazie alle proteste dell'opposizione; resta però il danno inferto ad un potenziale clima di confronto e di collaborazione da un metodo di lavoro che consiste nell'inserire, di soppiatto, in testi di legge norme che si vogliono far passare senza troppo clamore e senza confronto di opinioni, né con l'opposizione ma neanche e soprattutto con settori della propria maggioranza.
Un metodo del genere non aiuta certo le relazioni politiche corrette e lo snellimento dei lavori parlamentari; vogliamo denunciare tale fatto in quest'aula, affinché attraverso il nostro intervento in Parlamento sia informata l'opinione pubblica. Vogliamo usare questo nostro intervento per affermare con forza - e stroncare così ogni tentativo di strumentalizzazione - che il nostro partito, la Democrazia cristiana, non è contrario agli immigrati, ma è favorevole ad una immigrazione equilibrata e legale. Abbiamo notato invece in questi mesi che l'attuale maggioranza sta praticamente svuotando il sistema di regolamentazione dell'immigrazione extracomunitaria così faticosamente costruito, per tentare di fare ritorno alla anarchia totale, al metodo della assoluta incuranza del fenomeno ed alla completa libertà di immigrazione clandestina. Non possiamo tenere sotto silenzio che spesso questi eccessi di «buonismo» ignorano che poi gli immigrati clandestini andranno a vivere alla meglio, in quartieri popolari già gravati da atavici problemi sociali, vivendo per lo più di espedienti. Molti di loro cominceranno o continueranno a delinquere per sopravvivere; ci chiediamo quanti dei cosiddetti buonisti favorevoli all'immigrazione incontrollata siano poi effettivamente costretti a convivere nel proprio quartiere con gli immigrati clandestini, a pagarne di persona le conseguenze in termini soprattutto di sicurezza.
Vogliamo ricordare che il Governo ha già provveduto a liberalizzare in toto l'afflusso dei cittadini neocomunitari; oggi, i cittadini dei paesi nuovi dell'Unione europea hanno libero accesso nel nostro paese. Si è trattato di un provvedimento che condividiamo; in primo luogo, per il motivo che, se dobbiamo consentire l'immigrazione, la dobbiamo permettere essenzialmente ai nostri concittadini europei. Intendiamo però sottolineare come si tratti di un provvedimento recentissimo, di cui ignoriamo ancora le conseguenze in termini di grandezze quantitative: quanti immigranti arriveranno dagli ex paesi dell'est, ora membri dell'Unione europea?
Occorre anche valutare che, dal prossimo 1o gennaio, salvo rinvio, allo stato improbabile, entreranno a far parte dell'Unione europea anche Romania e Bulgaria; è ragionevole prevedere che questi due paesi chiederanno anch'essi di essere esentati dai contingentamenti degli ingressi previsti per i paesi neocomunitari. Basti a questo proposito un dato assolutamente empirico. Colleghi, non so se avete utilizzato recentemente un'autostrada; se lo avete fatto, avrete notato ad esempio l'incremento esponenziale di minipulmann e furgoni con targa polacca, rumena e anche bulgara. Riteniamo che questi siano elementi di valutazione importanti, che un qualsiasi Governo dovrebbe tenere presenti prima di aprire ulteriori varchi per i cittadini extracomunitari.
Ricordiamo, inoltre, che l'attuale Governo ha deciso anche un provvedimento di ricongiungimento familiare dei cittadini extracomunitari e sta provvedendo ad aggiornarePag. 39le quote consentite di immigrazione extracomunitaria con cadenza praticamente mensile, togliendo così qualsiasi credibilità alle predette quote.
Una recente sentenza della magistratura ha poi ulteriormente contribuito a smantellare il sistema, laddove ha stabilito che il clandestino può rimanere in Italia anche senza lavoro e senza soldi.
Inoltre, l'introduzione surrettizia di una disposizione a favore dei rifugiati nel disegno di legge in esame rappresenta, di fatto, una clamorosa forzatura, il segnale di un trend che non possiamo tollerare che prosegua. Non vogliamo, soprattutto, che prosegua in questo clima di silenzio e di carenza informativa verso il Parlamento e verso l'opinione pubblica. Non intendiamo sottrarci, tuttavia, al tema dell'aiuto ai rifugiati. A nostro avviso, per aiutarli dobbiamo, innanzitutto, procedere ad una ricognizione, per individuare quali possano essere le condizioni che attribuiscono ad un soggetto lo status di rifugiato. È già stato fatto notare, giustamente, nel corso del dibattito, che quando i nostri padri costituenti scrissero l'articolo 10 della Costituzione avevano in mente, e non poteva essere diversamente, la situazione del loro tempo. Si trattava di una situazione anche quantitativamente diversa da quella che dobbiamo affrontare noi oggi. Ad esempio, dovremmo domandarci se il fatto di essere privati del diritto di elettorato attivo in un sistema multipartitico possa essere, oggi, requisito per ottenere lo status di rifugiato.
PRESIDENTE. Onorevole Francesco De Luca, ha già ampiamente superato i dieci minuti di tempo a sua disposizione.
FRANCESCO DE LUCA. Siamo pronti a qualsiasi confronto, ma dichiaro il voto contrario del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista su questo disegno di legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà.
AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, utilizzerò meno dei cinque minuti a mia disposizione per illustrare i motivi della decisione del mio gruppo parlamentare.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, il presente disegno di legge rappresenta un atto dovuto, alla luce della partecipazione dell'Italia all'Unione europea, affinché si possa contribuire al lungo e fruttuoso cammino dell'integrazione europea. Tra l'altro, il nostro paese deve essere molto grato alla Comunità ed all'Unione che, più volte, ci hanno aiutato nei momenti difficili e critici della nostra storia. Insomma, autorevoli colleghi, l'Europa per noi è una grande risorsa e rappresenta, tra l'altro, uno dei principali impegni dell'attuale maggioranza di Governo.
Tutto ciò premesso, passando all'argomento in oggetto, ci teniamo a ribadire che questo disegno di legge rappresenta il recepimento del contenuto di direttive comunitarie. Pertanto, ci teniamo ad assicurare che non c'è alcuna volontà politica da parte nostra di modificare l'attuale normativa sull'immigrazione. Riteniamo, però, che alcune osservazioni addotte da forze dell'opposizione siano degne di nota. Infatti, pur dovendo assicurare, attraverso questa legge, il rispetto delle direttive europee e della libertà individuale, è altrettanto vero che è necessario garantire nel nostro paese i giusti livelli di sicurezza di tutti i nostri cittadini. Dunque, non è né auspicabile né possibile che l'osservanza delle direttive europee sia interpretata o sostenuta in modo da diventare strumento per lasciare spazio a modifiche che potrebbero compromettere la sicurezza dei cittadini italiani.
Annunciando, quindi, il voto favorevole del gruppo cui appartengo al disegno di legge in esame, mi preme sottolineare che l'Italia dei Valori, che ha presentato al riguardo uno specifico ordine del giorno - ringrazio il Governo per averlo accettato - e che è sensibile alle osservazioni di parte dell'opposizione, lavorerà al Senato perché al provvedimento si apportino i giusti correttivi, in quanto siamo convinti che questo strumento non debba diventare talePag. 40da indebolire il grado di sicurezza dei nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, onorevole ministro, onorevoli colleghi, questa volta l'esame del disegno di legge comunitaria è stato veramente combattuto. Forse è stato il più difficile in assoluto degli ultimi anni, perché non si è mai assistito ad un simile dibattito. Del resto, non si è mai assistito a un simile dibattito probabilmente perché, in qualche modo, il disegno di legge comunitaria è stato snaturato dal tentativo della maggioranza di stravolgerlo.
A questo punto, si tratta solo in apparenza di una legge comunitaria, che approviamo per recepire le direttive e sanare le sanzioni nelle procedure di infrazione che l'Unione europea ci impone.
Riteniamo che ciò rappresenti solo il primo atto di uno spettacolo che speriamo non si ripeta durante tutta la legislatura. Tuttavia, notiamo che questo Governo è ossessionato dal voler sistematicamente smantellare tutto quello che il precedente Governo Berlusconi ha realizzato. E ne è la prova l'introduzione degli articoli 8-bis e 8-ter, sui quali vi è stato un amplissimo dibattito in Commissione.
La prima formulazione di tali articoli era in netto contrasto con la direttiva che si intende recepire, tant'è che lo stesso ministro aveva dichiarato di fatto inaccettabili gli emendamenti proposti dall'onorevole Zaccaria in I Commissione. Questo già la dice lunga sulla reale intenzione di alcune frange della maggioranza di inserire nelle pieghe di un provvedimento, che dovrebbe essere neutro, il proprio modo di vedere e di gestire le cose.
Evidentemente, vi è stato un tentativo di approfittare di una legge, che doveva essere largamente condivisa, per ottenere tutt'altro obiettivo. Purtroppo, non si è voluto ragionare per il bene complessivo del paese, portando a Bruxelles una legge comunitaria approvata a larghissima maggioranza, ma si è voluti andare allo scontro. Ebbene, da questo scontro non ci tiriamo indietro!
Da domani, sicuramente, i giornali di sinistra evidenzieranno che è stato inferto un duro colpo alla legge Bossi-Fini, con buona pace di tutti i colleghi della sinistra che oggi sono intervenuti dicendo che in realtà non facevano altro che recepire in maniera molto asettica una direttiva. Queste dichiarazioni sono ipocrite, perché recepire la direttiva in maniera così generica, facendo un fumoso richiamo all'articolo 10 della Costituzione, vuol dire non mettere alcun tipo di paletto nella scelta di quelle opzioni che, attraverso l'esercizio della delega legislativa in materia di diritto d'asilo, consentiranno alla sinistra di smantellare pezzo per pezzo la legge Bossi-Fini.
Si tratta di un tentativo di devastare completamente il paese, in quanto non si tiene conto dell'insicurezza percepita dai cittadini e del grado di pericolosità degli immigrati irregolari presenti nel nostro paese. Ricordo, infatti, che circa il 50 per cento delle domande di asilo politico finora presentate sono state poi dichiarate infondate. Inevitabilmente tali persone, prive di mezzi di sostentamento e di un lavoro, spariranno e commetteranno reati. Di fatto, attraverso questa normativa, non fate altro che aiutare la criminalità organizzata a impiegare altre braccia nella manovalanza; questo è il dato di fatto!
Quindi, se domani i giornali di sinistra - in primis, l'Unità - parleranno della grande vittoria della sinistra radicale, dell'onorevole Zaccaria, di questo primo tentativo di smantellamento della legge Bossi-Fini, mi auguro che non debbano anche riportare la notizia di qualche donna stuprata o di qualche rapina in villa nella quale qualcuno è stato ucciso. Infatti, nel 99 per cento dei casi, questi reati sono ascrivibili proprio agli immigrati clandestini.
PRESIDENTE. Onorevole Pini, la invito a concludere.
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GIANLUCA PINI. Presidente, le chiedo di concedermi ancora un minuto, in quanto ho seguito la questione da mesi.
Un altro aspetto sul quale la Lega esprime forte contrarietà riguarda un'altra norma approvata oggi. D'ora in poi basterà, infatti, dichiararsi - non essere: dichiararsi! - omosessuali per poter permanere all'interno del paese in maniera irregolare! Se non chiamate questo «razzismo al contrario» nei confronti di tutte le altre persone, allora non so di cosa si tratti!
A nome del gruppo della Lega Nord Padania, pertanto, dichiaro il nostro voto contrario al provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Falomi. Ne ha facoltà.
ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, colleghi, annunzio che il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea voterà a favore del disegno di legge comunitaria 2006.
Ciò, in primo luogo, perchè nel corso del dibattito testè svolto il Parlamento non si è limitato ad esercitare una funzione meramente notarile: esso, infatti, ha svolto un proprio ruolo in quella che viene definita la fase discendente del procedimento di adozione dei provvedimenti comunitari.
La Camera dei deputati, pertanto, ha esercitato un ruolo, tentando di affermare una funzione che ritengo debba essere ulteriormente sviluppata. In tal senso, non mi convince la tesi, illustrata in questa sede dall'onorevole La Malfa, secondo la quale la discussione parlamentare sembra rappresentare quasi un peso ed andrebbe evitata, al fine di rendere il processo di recepimento delle norme comunitarie più efficiente.
Credo, al contrario, che se si compisse uno sforzo per esaltare il ruolo e la funzione del Parlamento sia nella fase ascendente, sia in quella discendente (oggi in corso) dell'approvazione dei provvedimenti comunitari, innalzeremmo quel livello di legittimazione democratica delle decisioni europee che è ancora scarso.
Questa, dunque, è una delle ragioni per le quali il nostro gruppo esprimerà comunque un voto favorevole sul provvedimento in esame; in tal senso, riteniamo significative le modifiche apportate in sede parlamentare. Vorrei rilevare, infatti, che abbiamo reso più stringenti i tempi di recepimento delle direttive comunitarie, impegnando il Governo a prestare una maggiore attenzione nella fase di adozione dei decreti legislativi o dei provvedimenti amministrativi di attuazione.
Ricordo, inoltre, che abbiamo introdotto, nel disegno di legge comunitaria per il 2006, disposizioni che assegnano un ruolo più forte al Parlamento, soprattutto per quanto riguarda l'informazione, in particolare su due temi su cui, normalmente, le Camere sono scarsamente informate. Mi riferisco al contenzioso in atto tra l'Italia e la Comunità europea, nonché ai flussi finanziari intercorrenti tra esse. Pertanto, ribadisco che è stato rafforzato il ruolo del Parlamento anche sotto tale profilo.
Il nostro gruppo voterà a favore del provvedimento in esame anche perché, attraverso le modifiche apportate nel corso dell'esame parlamentare (e che sono state oggetto anche di un'accesa discussione), a mio avviso è stato rafforzato, attraverso il richiamo all'articolo 10 della Costituzione, il sistema di obblighi e di garanzie afferenti ai soggetti richiedenti l'asilo nel nostro paese.
In questa sede è stato affermato che la sinistra radicale ha imposto i suoi ricatti. Ebbene, guardate che non ricattiamo nessuno, ma ci siamo semplicemente limitati a respingere tutte le ipotesi, le formulazioni e le proposte emendative che intendevano avallare, in qualche modo, una legge (la cosiddetta Bossi-Fini) che non ci piace.
Vorrei evidenziare che non abbiamo affermato ciò surrettiziamente, ma lo abbiamo addirittura scritto: infatti l'Unione, nel programma con il quale ha vinto le elezioni, si è impegnata a modificare tale provvedimento, partendo dal principio perPag. 42cui nessuno può essere privato della libertà personale per aver commesso reati di tipo amministrativo.
Siamo partiti, dunque, dal rispetto rigoroso di ciò che abbiamo detto agli elettori, e pertanto abbiamo rifiutato numerose proposte emendative, presentate dall'opposizione, che tendevano ad avallare una legge che intendiamo modificare (anche se, ovviamente, non è questa la sede per farlo, come è stato affermato).
È questa la ragione per la quale abbiamo respinto tali proposte. Non vi è stato nessun ricatto, ma vi è stato, semplicemente, il rispetto di impegni assunti con gli elettori, nonché l'esigenza di ribadire che la normativa in questione deve essere modificata.
Abbiamo anche respinto tali proposte modificative perché si pongono al di sotto dei sistemi di tutele, di garanzie e di obblighi previsti dalla direttiva che stiamo recependo e sulla quale invitiamo il Governo a presentare un decreto legislativo. Non è la maggioranza che sta modificando la legge Bossi-Fini, ma è la direttiva europea che di fatto la modifica. Quest'ultima, infatti, propone il livello minimo di garanzie e di obblighi per i richiedenti asilo, che è molto al di sopra del livello di garanzie e di obblighi imposti dalla legge Bossi-Fini. In realtà, un recepimento serio della direttiva europea comporta modificazioni della legge Bossi-Fini. Quindi, la battaglia che è stata portata avanti non serviva a fare una norma rispettosa dell'articolo 10 della Costituzione. Di fatto, in questa sede è stata condotta surrettiziamente una battaglia contro la direttiva europea, perché è quest'ultima che crea un sistema di tutele e di garanzie superiori a quelle oggi offerte dalla legislazione italiana in materia di diritto di asilo.
Per tali ragioni, la maggioranza ha insistito nel difendere la linea di rafforzamento del sistema delle tutele e delle garanzie implicito nel richiamo all'articolo 10 della Costituzione. Per tali ragioni, il gruppo di Rifondazione comunista ha partecipato allo sforzo di definire con più chiarezza tale materia molto delicata. Su quest'ultima, naturalmente, il Parlamento tornerà esaminando i decreti legislativi, nel momento in cui si discuterà - perché questo è un impegno assunto con gli elettori - delle modifiche alla legge Bossi-Fini e quando si discuterà una legge organica, spero presto, sul diritto di asilo nel nostro paese.
Signor Presidente, colleghi, per le suddette ragioni, il gruppo di Rifondazione comunista esprimerà un voto favorevole sul disegno di legge comunitaria 2006.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, con vero rammarico, personale e politico, per la prima volta il mio gruppo non è in grado di votare il recepimento di normative comunitarie. Non è in grado di farlo perché, purtroppo, si è rotta una prassi instaurata ormai da anni, anche per fare fronte ai ritardi con i quali il Parlamento italiano arrivava a recepire le direttive europee. Dal 1998 in avanti, infatti, il Parlamento era riuscito ad approvare entro l'anno di riferimento la legge comunitaria annuale, mentre prima si slittava anche di un anno o due. Da quel momento, invece, vi è stata un'approvazione regolare e senza voti contrari o particolari problemi da parte delle opposizioni pro tempore. Ciò è avvenuto perché la legge comunitaria discussa dal Parlamento riguardava il recepimento delle direttive europee e tutti erano stati ben attenti a non inserire all'interno di essa questioni di grande rilevanza politica, che avrebbero diviso e non unito il Parlamento. Purtroppo, abbiamo dovuto prendere atto che questa legge comunitaria è stata utilizzata proprio per introdurre uno degli elementi più spinosi, più difficili e controversi con cui il Parlamento dovrà confrontarsi nei prossimi anni: il problema dell'immigrazione.
Non è indifferente che il Governo abbia ripetutamente segnalato tale pericolo. Devo dare atto al ministro Bonino di grande onestà intellettuale: sull'articolo 8-ter, introdotto in Commissione all'ultimoPag. 43secondo, si è rimesso all'Assemblea, quindi non ha preso posizione, e ha definito ultroneo e fuori sede l'inserimento della norma riguardante il diritto di asilo.
Credo che più di così il Governo non potesse fare.
Il problema è nostro, che ci siamo trovati davanti a questo riferimento, assolutamente inutile, all'articolo 10 della Costituzione introdotto per sostituire un comma approvato in Commissione che disegnava un'altra concezione del diritto d'asilo.
Io sono favorevole all'integrazione e a dare ospitalità a milioni di persone nel nostro paese, necessarie per la nostra economia e per le nostre famiglie. Credo che in Commissione affari costituzionali tutti avessimo detto - il ministro Amato per primo - che siamo per l'integrazione e per la regolamentazione del fenomeno, a meno che l'idea della sinistra non sia quella di Padova, ossia di costruire muri in ogni città italiana per contrastare, in quella maniera scandalosa, il fenomeno della mancata integrazione.
Però, l'idea di inserire surrettiziamente, dando una delega al Governo, il criterio per cui tutti quelli che vengono in Italia possono chiedere asilo e coloro ai quali l'asilo non viene concesso dalla commissione, perché non ci sono i presupposti, possano fare ricorso e, nelle more del ricorso, possano rimanere in Italia, e quindi scomparire, oppure, una volta che il ricorso fosse respinto sulla base dell'ultima giurisprudenza della Cassazione, possono rimanere in Italia semplicemente per il fatto che non hanno risorse, soldi e mezzi per lasciare il nostro paese, significa smantellare quelle che, faticosamente - già era previsto nella legge Turco-Napolitano -, costituivano una serie di sanzioni. Non mi riferisco al reato di immigrazione clandestina, ma all'espulsione per via amministrativa per la prima volta, all'espulsione ordinata dal giudice per la seconda volta, ad una sanzione penale per la terza volta; poi, la quarta o la quinta volta, magari, era prevista anche una pena detentiva, perché - così si dice - questo non è concepibile o immaginabile.
Mi viene da pensare che, se le cose vanno così, sarebbe meglio che la maggioranza, la sinistra antagonista - come si suol dire -, facesse passare una norma per la quale chiunque può venire in Italia. Qualcuno mi deve spiegare perché Polizia, carabinieri, magistratura e prefetti debbano organizzare un meccanismo di grande complessità, il cui risultato, alla fine, è che chiunque può rimanere in Italia, perché nel nostro ordinamento non viene inserita una norma secondo cui neppure chi torna in Italia per la centesima volta come clandestino può subire qualche sanzione.
Mi spiegheranno i colleghi della sinistra come possono immaginare che nel nostro paese possa essere regolamentato il fenomeno dell'immigrazione in maniera seria, integrando gli emigrati, dando vita ad un sistema che in tutto il mondo fa sapere che chi ha messo piede in Italia si garantisce il diritto a rimanere nel nostro paese! È una cosa che rasenta la follia!
E chi sono le prime vittime di questa situazione? Amici, mica sono i quartieri alti! Mica l'alta borghesia! Mica i cosiddetti ricchi! Le vittime sono i quartieri popolari delle città, chi abita in quei quartieri e gli stessi immigrati, quelli regolari, che lavorano.
PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi...
CARLO GIOVANARDI. Concludo, Presidente.
Basta leggere le cronache dei giornali. Essi non riescono più a vivere perché sono assediati dall'immigrazione clandestina e sfruttati dai criminali. Loro sono le prime vittime.
Con questo provvedimento, noi peggioriamo la situazione. Quindi, condividiamo tantissime delle norme che sono recepite dalla legge comunitaria, ma, purtroppo, con grande rammarico, l'inserimento delle disposizioni richiamate e il conseguente vulnus non ci permettono di votare a favore. Annuncio pertanto l'astensione da parte del gruppo dell'UDC (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castiello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPINA CASTIELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con rammarico e con una forte nota di disappunto, debbo dichiarare, a nome del gruppo di Alleanza nazionale, il voto contrario al disegno di legge comunitaria.
Avremmo voluto condividere insieme a tutto il Parlamento l'approvazione di un provvedimento che riteniamo sia una legge del Parlamento. Ricordo come in quest'aula, in passato, in tutte le occasioni nelle quali il Parlamento è stato chiamato ad affrontare e a discutere il disegno di legge comunitaria, si è sempre registrata una grande convergenza. Si è cercato di svolgere un lavoro condiviso e mai - lo ripeto: mai - si è cercato di modificare situazioni ad uso o per obiettivi non insiti nelle norme comunitarie.
Non ci sono mai stati stravolgimenti, come, invece, è accaduto con il famigerato articolo 8-ter, rispetto al quale debbo registrare che, nonostante gli sforzi del Governo, del ministro e della presidente della Commissione, vi è stato un grandissimo atteggiamento di chiusura da parte di questa maggioranza.
Riteniamo che questa irresponsabilità sia poco dignitosa per il Parlamento stesso e, quindi, per il nostro paese rispetto all'Europa.
Rivolgo un appello al ministro affinché, nel momento in cui il disegno di legge comunitaria giungerà all'esame del Senato, si possa modificare tale articolo, in modo da permetterci di rivedere la nostra posizione. Sappiamo quanto sia importante la legge comunitaria, uno strumento che in sé racchiude tante direttive riguardanti anche politiche di carattere sociale, fiscale ed ambientale. Tale strumento dovrebbe essere snello ed efficace e dovrebbe permetterci di recuperare, in misura sempre maggiore, il ritardo nel recepimento delle direttive comunitarie dell'Unione europea. È un limite che purtroppo affligge la nostra nazione. Ribadisco che l'Italia, come paese fondatore dell'Unione, dovrebbe essere tra i più virtuosi, essendo di esempio per i nuovi Stati membri, in continuità con lo sforzo compiuto, anche negli anni passati, per cercare di ridurre il deficit di recepimento.
Per questo motivo, siamo fortemente preoccupati - ho già avuto modo di dirlo in quest'aula durante la discussione sulle linee generali - poiché aumenta sempre di più il numero delle violazioni nel nostro paese; tra l'altro, se non risolveremo in fretta tale questione, come tutti sapete, esse si convertiranno in sanzioni pecuniarie. Infatti, le inadempienze alle normative comunitarie, qualora non vengano rimosse, si trasformano in sanzione pecuniaria. E, al di là delle considerazioni che si possono svolgere nel merito, sappiamo che la situazione economica del nostro paese non ci consente tali lussi.
Ci auguriamo che il ministro si possa fare carico di tale situazione, mostrando grande attenzione per risolvere, almeno in parte, questo problema.
Noi, come gruppo di Alleanza Nazionale, crediamo fortemente nel concetto di Europa. Per questo motivo, chiediamo si possa modificare al Senato questo provvedimento, per giungere ad un voto unanime di nuovo in Parlamento.
Vogliamo che l'Europa sia uno strumento forte, agile ed efficace, che unisca e rafforzi le potenzialità dei singoli Stati. Quindi, l'unità nella diversità: l'Europa dei popoli e delle nazioni di cui da destra parliamo da sempre. Essa sola può aiutarci a superare le durissime sfide della competitività, della globalizzazione mondiale, della crescita inarrestabile dell'Oriente, che purtroppo dobbiamo affrontare ed assolutamente vincere (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.
MAURO PILI. Signor Presidente, nei pochi minuti a mia disposizione tenterò di articolare la mia dichiarazione di voto a nome del gruppo di Forza Italia, ben sapendo, onorevoli colleghi, che, fin dall'inizio,Pag. 45abbiamo espresso la volontà di un voto a favore di questo provvedimento.
Alcune argomentazioni forti ci inducevano ad esprimere un voto favorevole. Si trattava - uso appositamente il passato - di un provvedimento voluto dal Governo Berlusconi, che rappresentava la prima attuazione parlamentare del percorso della legge n. 11 del 2005 approvata da questo Parlamento. Tale legge di riforma ha sostanzialmente ridisegnato i rapporti tra Stato ed Europa ed ha assegnato al Parlamento un ruolo decisivo e prevalente nel processo normativo comunitario. È una legge voluta dal precedente Governo e dalla precedente maggioranza di Governo. Essa aveva l'obiettivo di dare autorevolezza al Governo, ma nel contempo di affidare al Parlamento un ruolo cardine, attribuendo a questa istituzione quel ruolo che tutti noi oggi rivendichiamo.
Questo sarebbe stato un motivo importante per esprimere un voto favorevole sul provvedimento in esame; un voto favorevole che, fin dall'inizio del percorso legislativo di questa normativa, è stato messo in discussione dalla maggioranza, protesa più a tutelare gli equilibrismi interni che non gli interessi internazionali del nostro paese.
Avete cioè messo in scena il più becero tentativo di contraddistinguere una legge al di sopra delle parti come una legge di parte, di parte estrema, anzi, di estrema sinistra.
Colleghi, vorrei riprendere un concetto che ho già affrontato nel corso del dibattito. La legge comunitaria è pari ad un'automobile, una Ferrari, veloce e scattante, necessaria per recuperare i ritardi accumulati in questi anni, per recuperare quelle tante infrazioni per le quali il ministro Bonino ogni giorno ci ha richiamato al senso di responsabilità e di coscienza. Avete avuto la possibilità di dimostrare, sin dalla partenza, di saper guidare questa macchina con grande responsabilità e di avere una strada dritta. Avete perso questa occasione: alla prima opportunità avete dimostrato di non saper guidare e di non avere un solo pilota, anzi, di non avere nemmeno una sola traiettoria. Quando una macchina non ha un solo pilota, ma ha più traiettorie, finisce per arrivare su un burrone.
Noi, colleghi della maggioranza, non possiamo votare a favore di questa legge comunitaria. Lo facciamo con grande rammarico, sapendo l'importanza di un voto unanime che lo stesso ministro Bonino ci ha chiesto e vi ha chiesto nel Comitato dei nove, stamattina, e lo ha reiterato anche ieri, sollecitando un passo indietro. È stato il ministro a chiedervi lo stralcio di quell'articolo 8-ter per senso di responsabilità, per presentarci in Europa con un voto unanime del nostro Parlamento.
Così non avete voluto fare e avete introdotto in una buona legge un passaggio che condiziona negativamente il processo comunitario. Con questa legge comunitaria avete calato la maschera: prima nella Commissione affari costituzionali dove è tracciato l'obiettivo (altro che carta bianca al Governo)! Il pesante condizionamento non è nell'articolo 8-ter qui votato, ma in quell'emendamento proposto dalla Commissione affari costituzionali su cui voi avete votato a favore, e in quell'emendamento c'è l'obiettivo che vi ponete, vale a dire quello di aprire il paese, di togliere i confini e la capacità dell'Italia di tutelarsi dal grande commercio dell'immigrazione clandestina. Avete cioè detto, nell'obiettivo tracciato nella Commissione affari costituzionali, che le porte del nostro paese sono aperte. Poi, è subentrato il ricatto: nell'opzione che - avete detto - il Governo deve scegliere, quella che è passata nell'articolo 8-ter stamane approvato, c'è il messaggio cifrato verso il ministro Bonino, la quale non è libera, ma condizionata. Ella avrebbe avuto l'autorevolezza riconosciuta anche dal centrodestra, per proporre una direttiva che fosse in linea con l'unica normativa vigente che è la Bossi-Fini, che avrebbe consentito, anche in quel caso su un tema così rilevante come l'immigrazione clandestina, di avere una posizione forte e chiara nel governo del paese.
Avete già imposto le opzioni: sono contenute negli emendamenti approvati dalla Commissione affari costituzionali. QuindiPag. 46avete calato la maschera e avete tentato di condizionare il ragionamento su una volontà tutta politica e, certamente, non invece di ragionevole interesse internazionale per il nostro paese. Avete dato oggi un messaggio forte e chiaro al paese, alle grandi associazioni malavitose avete detto che l'Italia si prepara ad aprire le porte. Oggi è evidente che questo messaggio che voi date è di grande allarme sociale che noi condanneremo in tutte le piazze del nostro paese. Sappiate che il richiamo che avete fatto oggi è un appello all'invasione del nostro paese da parte di tutte quelle organizzazioni criminali che gestiscono i traffici clandestini.
La nostra sarà, colleghi, una scelta di astensione, che non è stare tra il voto contrario e il voto favorevole, ma significa non essere complici e non voler assumere alcun tipo di complicità rispetto a quell'atto politico che voi oggi fate. È un richiamo al senso di responsabilità che noi facciamo a questo Parlamento.
Noi non vogliamo essere complici, perché sappiamo che molto presto, molto prima di quanto possiate immaginare, sarete chiamati a fare un passo indietro: il paese non accetterà mai che il nostro territorio nazionale venga preso di mira, a livello internazionale, come quello che ha aperto le sue porte; non accetterà mai che il tema dell'immigrazione clandestina sia lasciato aperto senza dare ai relativi problemi alcuna risposta, se non quella che date oggi voi, maggioranza poco di centro e, direi, molto più di sinistra (componente che oggi prevale rispetto ai moderati della coalizione).
Facciamo appello a voi tutti affinché il futuro provvedimento che il Governo presenterà all'Assemblea sia equilibrato, diversamente da quello che vi accingete ad approvare, che è frutto dei ricatti e dei condizionamenti politici che, oggi, voi tutti avete subito, dal primo all'ultimo minuto dell'esame, senza tenere conto degli interessi reali del paese, di cui vi siete anche stavolta dimenticati (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.
SANDRO GOZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, il 2007, anno in cui festeggeremo il cinquantennio di un Trattato che fu firmato a Roma, sarà - deve essere - l'anno del rilancio dell'integrazione europea.
L'Italia dovrà svolgere un ruolo centrale, fondamentale. Per farlo, per svolgere tale ruolo, occorre, innanzitutto, avere credibilità; e avere credibilità, in Europa, significa rispettare gli impegni presi. Come possiamo presentarci, oggi, di fronte all'Europa con un Parlamento tanto diviso su un atto così fondamentale come la legge comunitaria, in un momento in cui dobbiamo riaffermare in maniera convinta l'impegno di questo Parlamento e del nostro paese per il processo di integrazione europea? Lo scopo della legge comunitaria è proprio quello di permettere all'Italia di rispettare gli impegni presi.
Il disegno di legge in esame recepisce un centinaio di direttive, ci mette al riparo da tre procedure di infrazione (con il connesso rischio di doppia condanna, che, lo ricordo, può provocare l'applicazione di sanzioni fino a settecentomila euro) e ci permette di bloccare altre quindici procedure di infrazione. L'Italia, questo Governo, sta compiendo un grande sforzo per migliorare la percentuale di recepimento delle direttive comunitarie; ciò nonostante, l'Italia rimane agli ultimi posti della classifica per quanto riguarda il recepimento delle direttive comunitarie. Peraltro, sebbene il testo sia stato elaborato, in parte, dalla precedente maggioranza, oggi essa, diventata opposizione, in parte esprime un voto contrario e in parte si astiene.
Il provvedimento in esame permette di recepire innovazioni importanti grazie anche agli aggiornamenti operati dall'attuale Governo. Penso alla tutela dei consumatori, ai trasporti, agli strumenti dei mercati finanziari, anche alla luce degli scandali finanziari degli scorsi anni, all'introduzionePag. 47di norme che assicurano maggiore stabilità e trasparenza dei mercati ed un'effettiva tutela del risparmio.
Il provvedimento in esame rafforza, finalmente, l'informazione del Parlamento da parte del Governo in materia di flussi finanziari comunitari e di attività comunitarie del Governo stesso ed accelera le procedure di recepimento delle norme comunitarie (viene reintrodotto il termine di dodici mesi, anziché di diciotto, come aveva stabilito il precedente Governo).
Il provvedimento recepisce anche la direttiva in materia d'asilo. Anche in questo caso, la direttiva è stata negoziata e votata dal precedente Governo in tutte le sue opzioni. Essa prevede, all'articolo 11, una serie di obblighi a carico del richiedente che danno risposta proprio a quelle esigenze di maggiore sicurezza e di maggiore controllo da parte delle autorità nazionali che l'opposizione ha invocato (in maniera pretestuosa). Si tratta di norme minime, quindi, che potranno essere rafforzate dal Governo nella fase di attuazione. Peraltro, avete respinto, al riguardo, qualsivoglia ipotesi di compromesso. Anche stamani, in Comitato dei nove, voi stessi, colleghi dell'opposizione, eravate divisi sulle ipotesi di compromesso che ci presentavate.
Con lo spostamento della direttiva in parola dall'allegato A all'allegato B abbiamo rafforzato il ruolo del Parlamento anche nella fase di esecuzione. Quindi, potremo riprendere, nelle sedi opportune, sia il dibattito sul modo di attuazione della direttiva in materia di asilo sia quello, che avete invocato, relativo all'immigrazione. Abbiamo operato lo spostamento dall'allegato A all'allegato B perché siamo convinti che il Parlamento debba svolgere un ruolo più importante in materia comunitaria, in linea con la tendenza di tutti gli altri Stati membri, in linea con la tendenza a rafforzare il controllo democratico delle Assemblee legislative sugli esecutivi.
Pensando quindi all'esigenza di rafforzare la democrazia, che vuol dire anche maggiore controllo parlamentare, pensando al nostro interesse nazionale, pensando all'esigenza di una piena e regolare partecipazione dell'Italia ai processi comunitari, il gruppo dell'Ulivo voterà in modo favorevole al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Ricordo che dopo il voto finale sul disegno di legge comunitaria dovremo procedere ad ulteriori votazioni nominali con il procedimento elettronico. Se, come mi sembra, vi è l'intendimento di esaurire nella parte antimeridiana della seduta le votazioni previste dall'ordine del giorno, invito i gruppi ad adottare comportamenti conseguenti.