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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 10,08).
(Legittimità della nomina del Commissario straordinario dell'Associazione italiana arbitri - n. 2-00160)
PRESIDENTE. L'onorevole Carlucci ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00160 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).
GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, sottosegretario Lolli, onorevoli colleghi, le ragioni per cui oggi, attraverso la mia interpellanza, chiedo lumi in merito alla legittimità della nomina del commissario straordinario Agnolin ai vertici dell'AIA derivano dalla stessa esigenza della Commissione cultura, di cui faccio parte, di indagare sui motivi che hanno portato alla crisi del calcio italiano e allo scandalo che ha travolto i vertici. Su ciò è stata aperta un'indagine da parte della giustizia sportiva e anche la Commissione cultura ha avviato un'indagine conoscitiva.
La Commissione cultura ha avvertito l'esigenza di svolgere un'indagine sul tema perché, nel corso di queste audizioni (a tal proposito citerò alcuni dei personaggi illustri del calcio italiano che sono venuti a spiegare quali erano, a loro giudizio, i problemi che hanno causato la crisi di tale disciplina sportiva), si è parlato spesso delle regole e della loro fragilità. Tuttavia, sia il commissario Rossi sia il presidentePag. 16Matarrese hanno evidenziato come, più che di regole e fragilità, occorresse parlare del profilo etico e morale delle persone che avevano il compito di attuare queste regole.
Allora, prima di porre il quesito, vorrei citare, alla lettera, le parole del commissario Rossi che, a proposito dei vertici, afferma: il principio dominante è che i vertici vengono nominati senza alcuna garanzia di indipendenza, sicché in questo sistema si annida il più fertile humus per il manifestarsi degli aspetti più evidenti e deteriori del conflitto di interessi; ciò anche perché a svolgere il ruolo di controllori vengono nominati gli stessi controllati, proprio nelle persone che hanno i maggiori poteri economici e di influenza.
Il presidente Matarrese, che recentemente è stato audito dalla Commissione cultura, sostiene che vi era gente che operava nel sistema e che ha visto che poteva continuare a farlo, perché tanto nessuno la rimetteva negli argini, distruggendo così quel patrimonio di rispettabilità che avevamo. Quanto al rapporto controllori-controllati o, comunque, alla nomina dei vertici - ha continuato il presidente -, il problema non era legato all'assenza di regole; in tutti gli organismi ci sono dei malandrini e all'improvviso, distruggiamo tutto quello che è stato creato: se c'è gente che ha sbagliato, paghi e vada via, ma le regole ci sono!
Allora, oggi, poiché il ministro dello sport ha potere di controllo sulle nomine che riguardano lo sport italiano, vorrei chiedere di indagare sui requisiti etici e morali dell'attuale commissario straordinario dell'AIA, Agnolin.
Nell'interpellanza ho fatto riferimento ad un'interrogazione a risposta scritta presentata al Senato dalla senatrice Maria Celeste Nardini nella quale, come nella mia interpellanza, si chiedevano chiarimenti circa eventuali rapporti di interesse economico (partecipazioni societarie, rapporti di fornitura o clientela) tra il commissario straordinario Agnolin ed il signor Stefano Tedeschi e Roberto Armienti, entrambi da lui nominati, rispettivamente, designatore degli arbitri di serie A e B e presidente del comitato regionale arbitri Emilia-Romagna.
Da notizie di stampa - ma anche da fatti accertati, che poi potrò anche documentare -, ci sono rapporti tra Agnolin e Armienti (Agnolin - ripeto - ha nominato presidente del comitato arbitri dell'Emilia-Romagna Roberto Armienti, già inserito nel settore giovanile scolastico e socio del commissario AIA nella società Alle Cantine Srl, dove c'è anche Carboni, che ora è il direttore generale del Valencia). Vorremmo sapere se l'UEFA sia a conoscenza di questi rapporti.
Sempre ripetute notizie di stampa - ma, ripeto, anche certificazioni e visure camerali - dimostrano i rapporti tra Agnolin e Tedeschi. Tedeschi è presidente del consiglio di amministrazione dell'Alcisa Spa, mentre Agnolin è consigliere e amministratore del Palazzo Albergati Spa, società che gestisce l'omonima tenuta.
Parliamo ancora dei rapporti tra Agnolin e il direttore generale del Valencia, Amedeo Carboni. Lo stesso Agnolin risulta, nella società Alle Cantine Srl, socio di Amedeo Carboni. Quindi, a nostro avviso, tali rapporti, agli occhi dell'opinione pubblica, non sono lo specchio di quella trasparenza e di quella legalità che da più mesi viene richiesta e tanto invocata dal commissario AIA.
Poi c'è un fatto grave, accaduto veramente di recente, che dimostra come si voglia mettere a tacere tutto quello che potrebbe creare dispiacere al commissario AIA. Il direttore sportivo del Palermo, Rino Foschi, intervenuto in diretta nel corso della terza puntata del Processo di Biscardi, in onda su 7 Gold, in data 25 settembre 2006, ha dichiarato tra l'altro: Agnolin ha lavorato alla Roma e al Venezia di Zamparini, dal quale è stato licenziato; non come sia arrivato a fare questo lavoro, chi lo abbia designato per questo incarico, quali siano i voti che ha avuto per andare lì, come abbia fatto Rossi a mettere Agnolin in questa situazione; questa è ipocrisia; hanno bocciato Braschi, io sono schifato, nessuno dice niente; probabilmente uscirò dal calcio, ma, prima diPag. 17farlo, aprirò i coperchi delle pentole e dirò tutta la verità e ci divertiremo a reti unificate, perché è una vergogna e mi sono stancato. E prosegue dicendo altre cose su questo argomento. Appare chiaro che delle dichiarazioni del genere, rese in diretta, avrebbero dovuto suscitare il deferimento immediato del direttore sportivo del Palermo, cosa che non è accaduta.
Sempre per parlare delle regole, è apparso su alcuni organi di stampa - si può anche certificare con documenti - il coinvolgimento del commissario Agnolin in qualità di indagato nel procedimento penale riguardante il fallimento della compagnia Volare, pendente presso la procura di Busto Arsizio. Se così fosse, secondo gli interpellanti, potrebbe trovare giustificazione che lo stesso non applichi, al fine di non doverla applicare a stesso, nei confronti dei numerosi arbitri, e guardalinee attualmente indagati della procura della Repubblica di Napoli, la facoltà a lui concessa dall'articolo 8, comma 4, lettera h), del regolamento AIA: «Il presidente AIA può emettere provvedimento di sospensione cautelare, adeguatamente motivato, nei confronti degli associati che siano sottoposti ad una indagine per delitti dolosi, nei casi in cui possa recarsi pregiudizio all'immagine della FIGC - cioè dell'AIA - e alla credibilità stessa dell'arbitro nell'esercizio delle sue funzioni arbitrali».
Ma a mio giudizio, c'è un elemento più grave, che dimostra come l'attuale commissario dell'AIA, che si candida a diventare presidente dell'AIA, voglia candidarsi al ruolo di presidente dell'AIA pur essendo fuori dalle regole della stessa AIA. Infatti, il commissario straordinario dell'Associazione italiana arbitri, Luigi Agnolin, risulta essersi dimesso dall'AIA nel lontano 1992, per presunti conflitti con l'allora presidente FIGC e attuale presidente della Lega, Matarrese, perdendo quindi ogni requisito per conservare incarichi all'interno dello stesso organismo. In questo caso, possiamo recitare il regolamento AIA, articolo 8, comma 4, lettera r): «Il presidente dell'AIA, su richiesta scritta e motivata dell'interessato, può provvedere, valutata la meritevolezza, sulla base del precedente legame e sentito il preventivo parere scritto del presidente sezionale, alla riammissione nell'AIA di ex associati dimissionari, che abbiano perso la qualifica per ipotesi diverse dal non raggiungimento della precedente anzianità associativa; il provvedimento di riammissione non può essere pronunciato se sono trascorsi dieci anni». Ne sono trascorsi quattordici e risulta, allo stato attuale, che Agnolin non abbia mai fatto richiesta di riammissione. Quindi, se sono trascorsi dieci anni dall'accoglimento delle dimissioni e dalla perdita della qualifica di arbitro, Agnolin non é attualmente tesserato AIA e non è ritesserabile; eppure egli dichiara, in sprezzo delle regole, alle quali lui stesso dovrebbe sottostare - visto che vuole fare il presidente dell'AIA! -, di volersi ricandidare. Questo è il regolamento AIA.
Insomma, chiediamo al sottosegretario di esprimersi su tutti gli addebiti elencati (lo ripetiamo, non si tratta soltanto di indiscrezioni giornalistiche). Possiamo consegnare a lui a titolo di documentazione le visure camerali che dimostrano i rapporti economici, di interesse e di affari del commissario Agnolin con i suddetti Armienti e Tedeschi. Tra l'altro, tutto ciò avviene nel momento in cui Agnolin è in procinto di emanare il codice etico degli arbitri dove, all'articolo 21, si legge, al riguardo, di un «obbligo di trasparenza sugli interessi economici di informare il presidente e l'organo tecnico su natura e contenuti di tutti i rapporti di lavoro e collaborazione comunque retribuiti in corso, intervenuti negli ultimi tre anni». Analoga segnalazione vale per «interessi di parenti, affini e conviventi con soggetti con cui arbitro e assistente hanno avuto precedenti rapporti». Quindi, stiamo parlando di regole che lo stesso Agnolin si prepara ad emanare ma al quale poi lui stesso si sottrae: chiedo lumi in tal senso al sottosegretario Lolli.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le politiche giovanili e le attività sportive, Giovanni Lolli, ha facoltà di rispondere.
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GIOVANNI LOLLI, Sottosegretario di Stato per le politiche giovanili e le attività sportive. Ringrazio l'onorevole Carlucci per aver segnalato un problema molto serio. Naturalmente, sono a disposizione per esaminare ulteriori documenti che vorrà farci pervenire. Devo tuttavia premettere che l'ordinamento sportivo nel quale viviamo è caratterizzato da un'autonomia molto rigorosa, tutelata dall'ordinamento sportivo internazionale e da leggi italiane. Il Ministero delle politiche giovanili e delle attività sportive, appena istituito, ha funzioni formalmente di vigilanza sul CONI, il quale, a sua volta, è ente vigilante delle federazioni.
L'insieme dei rilievi che vengono segnalati, su cui tra breve mi esprimerò, non attengono alle funzioni dirette di questo Ministero. L'onorevole Carlucci ha riferito una notizia non del tutto precisa. Il Ministero infatti non ha poteri di controllo sulle nomine sportive. Perché ciò possa essere reso possibile dovremmo organizzare un altro modello sportivo in Italia, sul tipo di quello francese ma non so, francamente, se, a quel punto, lei sarebbe ancora d'accordo (non so neppure se sarei d'accordo io per un modello di quel genere, molto statalista).
Attualmente nel vigente modello di ordinamento sportivo, esiste l'autonomia assoluta dell'organizzazione sportiva e il controllo ereditato da questo Ministero sulle funzioni attribuite nel precedente ordinamento dal Ministero delle attività culturali è solo relativo ad un controllo formale sugli atti del CONI. Tuttavia, per la delicatezza delle vicende da lei e da altri suoi colleghi segnalate, in considerazione della volontà di questo Ministero di favorire, nei limiti delle proprie competenze, il massimo della trasparenza nel sistema sportivo italiano, le comunico che il Ministero stesso ha provveduto a trasferire formalmente agli organi sportivi competenti il contenuto dell'odierna interpellanza e si rende disponibile a favorire e fornire ulteriore eventuale materiale che ci dovesse pervenire, affinché gli organi che hanno competenza a farlo decidano quali valutazioni dare.
Sul piano personale, le vorrei dire che, sempre nel rispetto doveroso dei limiti e delle competenze in cui ci possiamo muovere, siamo impegnati - naturalmente, il ministro ancora più di me - a favorire al massimo il processo di chiarificazione e di rinnovamento del sistema sportivo italiano (lei ricorda anche l'attività già svolta insieme anche nella passata legislatura) e del calcio in modo particolare, dove problemi che qui lei oggi ha indicato sotto forma di etica e di opportunità, - le assicuro - sono purtroppo molto diffusi.
In particolare, le dico in quali forme abbiamo trasmesso le prime segnalazioni che ci sono pervenute, nel dettaglio delle informazioni che lei, onorevole Carlucci, ci ha fatto pervenire. Il Ministero ha provveduto a evidenziare alla Federazione la partecipazione del dottor Agnolin (da lei, onorevole Carlucci, segnalata) in compagini societarie aventi come soci persone recentemente da lui nominate nella qualità di designatori di arbitri di serie A, di serie B, di presidente del comitato regionale dell'Emilia-Romagna, nonché, sempre in qualità di socio, di un direttore sportivo di club spagnolo.
Riportiamo una dichiarazione rilasciata dal dottor Agnolin, a seguito di tale segnalazione: «Allo stato attuale» - sono parole testuali del dottor Agnolin - «non esistono rapporti di partecipazione societaria che vedono coinvolti Agnolin, Stefano Tedeschi, Roberto Armienti. Ci sono stati, in passato, rapporti negoziali tra autonomi soggetti giuridici partecipati o dall'uno o dagli altri, così come» - conclude Agnolin, in questa sua dichiarazione - «allo stato attuale, non esistono rapporti di partecipazione societaria che vedono coinvolti Agnolin e Amedeo Carboni». Ora sarà compito degli organi competenti verificare la veridicità di tali parole.
Per quanto riguarda il secondo problema, alla Federazione è stata evidenziata la vicenda sollevata dalle dichiarazioni del direttore sportivo del Palermo, Rino Foschi, al Processo di Biscardi del 25 settembre 2006, in merito alle attività pregresse del dottor Agnolin in società sportive professionistiche. Segnaliamo - siamoPag. 19in grado di farlo anche noi, e non solo la Federazione - che non esiste, tuttavia, alcuna norma regolamentare che vieti a chi è stato tesserato in società calcistiche di assumere successivamente incarichi di commissario o di presidente di federazioni o di enti dell'ordinamento sportivo.
Per quanto riguarda il terzo punto, sempre dalla Federazione è stata riportata al ministero la notizia di stampa del coinvolgimento del dottor Agnolin nel procedimento penale riguardante il fallimento della compagnia Volare. Si tratta dell'avviso di garanzia ricevuto dal dottor Agnolin nel 2005, a seguito del fallimento della predetta compagnia, della quale lo stesso Agnolin è stato uno tra i quattro soci fondatori e dalla quale, come il medesimo commissario Agnolin ha espressamente dichiarato, egli si è allontanato, cedendo le quote nel 1997, a distanza di cinque mesi dalla fondazione di quella stessa società, senza più ricoprire alcun incarico nella medesima società.
Segnaliamo inoltre, che il presidente della Federazione italiana gioco calcio, nel 2005 - si trattava, all'epoca, di Franco Carraro - ritenne che tale avviso di garanzia non presentasse elementi ostativi all'incarico di presidente del settore giovanile scolastico cui, in tale occasione, fu chiamato il dottor Agnolin dallo stesso presidente Carraro, settore che era stato già affidato, qualche tempo prima, proprio al medesimo Agnolin. Oggi, la Federazione è chiamata a fornire valutazioni sulla compatibilità del dottor Agnolin con l'incarico che successivamente egli ha assunto. Infatti, il medesimo non è più solo - come lei, onorevole Carlucci sa - presidente del settore giovanile, ma anche commissario dell'AIA.
Circa il quarto punto, per quanto riguarda l'incompatibilità tra la carica di presidente del settore giovanile scolastico e la carica di commissario AIA, la Federazione si è espressa nel senso di non ritenere sussistenti incompatibilità o conflitti, con ciò confermando la conformità della nomina del dottor Agnolin alla normativa vigente. In ogni caso, poiché si tratta di norme federali, il Ministero ha provveduto a segnalare il problema al CONI, ossia all'organo vigilante degli statuti e dell'applicazione degli stessi da parte delle federazioni.
Svolgo un'ultima considerazione in merito al fatto che il dottor Agnolin non abbia ancora indetto regolari elezioni, nonostante l'espressa richiesta formulata al momento della nomina commissariale. In proposito, confermiamo che la scadenza del mandato è fissata al 31 ottobre 2006. Entro tale data, secondo le norme, dovrà essere ottemperato a quanto di competenza del commissario.
Vorrei aggiungere, infine, sulla base di una considerazione che lei, onorevole Carlucci, ha fatto - e che condivido, ma che integrerei -, che è vero che siamo in un sistema, quello del calcio, in cui le regole esistenti non sono state rispettate, purtroppo, in moltissime e ripetute occasioni. Noi oggi non possiamo fare altro che chiedere il rispetto delle regole che ci sono, ma dobbiamo fare anche un'altra cosa, rispetto alla quale questo Parlamento si era già impegnato nella passata legislatura e si sta impegnando anche in questa, nella Commissione di cui lei è membro, nell'ambito dell'indagine conoscitiva. Si tratta di pensare a norme e a regole più adeguate, atte a organizzare e a far prosperare un sistema che, invece pieno di problemi, anche perché le norme vigenti, ancorché applicate poco, appaiono inadeguate a organizzare l'evoluzione avvenuta nel sistema stesso.
Credo che a questo fine potremmo lavorare insieme. Osservo inoltre, che in riferimento a tali norme, riconoscendo nel suo intervento un punto di assoluta verità, c'è da affrontare la grande questione del rapporto tra chi controlla e chi è controllato. Bisogna fare in modo che i controllori siano completamente esclusi da qualunque forma di condizionamento dai parte dei controllati.
In questo senso, l'autonomia e l'indipendenza del settore arbitrale è una questione essenziale.
Le voglio segnalare, infine, che la Federazione sta riscrivendo le regole, e il Ministero, per la parte che gli compete, haPag. 20anche cercato di verificare se sia possibile arrivare a una riforma molto radicale, e cioè alla formazione di una federazione autonoma degli arbitri. Questa possibilità, che risolverebbe in un modo estremamente radicale il problema, è tuttavia resa molto complessa dal fatto che in nessun altro sistema sportivo europeo esiste una tale soluzione. Noi abbiamo un limite entro il quale ci dobbiamo muovere, che consiste nel rispetto delle indicazioni e delle regole (nel caso specifico del calcio, della FIFA e della UEFA), fuori delle quali non possiamo uscire, pena il fatto di uscire dal sistema sportivo internazionale.
PRESIDENTE. L'onorevole Carlucci ha facoltà di replicare.
GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario della sua esauriente risposta, però io non sono affatto soddisfatta.
Dico ciò: innanzitutto perché lei, sottosegretario, non ha risposto su questo punto: stiamo parlando di regole esistenti (quindi ci sono delle regole), ed io ho qui in mano il regolamento AIA, nella parte che riguarda il tesseramento di ex tesserati.
Noi stiamo parlando di una persona il cui mandato di commissario, è vero, scade il 31 ottobre, ma che si è pubblicamente candidato ad assumere il ruolo di presidente dell'AIA, laddove le regole attuali vigenti, il regolamento dell'AIA, glielo impediscono!
Quindi, vorremmo capire in base a che cosa, anche con grande sicurezza e prosopopea, si ricandida a fare il presidente dell'AIA, ammettendo lui stesso che lo fa in barba alle regole dell'AIA medesima.
Detto questo, io sono in possesso delle visure camerali che riguardano i rapporti attualmente esistenti (in quanto si tratta di visure camerali di una settimana fa), tra Armienti, Tedeschi, Carboni e Agnolin. Tra l'altro, nella parte che riguarda Agnolin, si parla della società aerea My Way Airlines. Questa società ha di fatto sostituito la società Volare. Questa sostituzione è avvenuta in maniera non conforme alla legge, alle regole, perché sono stati spostati, di fatto, gli aerei e il personale di una società fallita (nella quale appunto Agnolin ha fatto bene a fare in tempo le valigie), trasferendoli alla nuova società My Way Airlines, la quale ultima è attualmente indagata a sua volta.
Per cui, certo, Agnolin è uscito da Volare, ma è rientrato insieme ai suoi soci indagati nella società My Way Airlines.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 11,45)
GABRIELLA CARLUCCI. Ripeto, sono soddisfatta per una parte di risposta che lei mi ha fornito, nel senso che è chiaro che il Ministero e il ministro non hanno il potere di obbligare il CONI o la FIGC a tenere dei comportamenti. Voglio però sottolineare che gli argomenti contenuti nella premessa alla mia interpellanza sono stati oggetto di interesse e dibattito per una intera estate, dapprima sui giornali ed in televisione, poi nelle aule della Commissione cultura: si è parlato dello scandalo che ha travolto il calcio italiano, si è parlato di regole fragili, ma si è parlato soprattutto di persone che dal punto di vista etico e morale non erano all'altezza di poter fare accettare e rispettare quelle regole.
Quindi, secondo me, qui stiamo esattamente affrontando lo stesso punto, stiamo riproponendo lo stesso problema, ovvero quello di una persona che a mio giudizio non ha i requisiti etici e morali per rivestire un ruolo così importante. Quindi - lo ribadisco - non sono soddisfatta di questa risposta, anche perché lei non mi ha risposto in merito all'articolo 8 del regolamento AIA, che esplicitamente vieta a chi non è tesserato dell'AIA di ricoprire dei ruoli. Ci sarà comunque sicuramente modo di continuare questa discussione, io le metto nel frattempo a disposizione le carte che riguardano il fallimento della società Volare.