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INTERVENTO DEL DEPUTATO FRANCESCO ADENTI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DELLA MOZIONE ALEMANNO ED ALTRI N. 1-00020
FRANCESCO ADENTI. Prima di esprimere la nostra opinione sulla mozione presentata a quest'aula, finalizzata a sostenere la candidatura di Roma come sede delle Olimpiadi 2016, riteniamo utile e doveroso fare alcune riflessioni preliminari.
In primo luogo, prendiamo atto che sono passati 45 anni dall'ultima ed unica edizione delle Olimpiadi tenutesi nel nostro paese proprio a Roma, un appuntamento che a distanza di così tanto tempo ancora oggi è ricordato come una delle edizioni più appassionati, più suggestive, meglio organizzate.
C'è da chiedersi per quale motivo il nostro paese non sia più riuscito a presentare una candidatura vincente. L'unica di un certo rilievo fu ancora quella di Roma per l'edizione del 2004, che fu bocciata sia per le divisioni politiche interne di allora, sia per la candidatura predestinata di Atene che, se così si può dire, fu risarcita per la mancata designazione relativamente all'edizione del centenario nel 1996, edizione tenutasi, com'è noto, ad Atlanta. Eppure il nostro paese non è solo tra le principali potenze industriali mondiali, ma è soprattutto tra le prime nazioni al mondo nello sport per numero di praticanti, per risultati sportivi ottenuti e per il prestigio della propria organizzazione sportiva che è un modello apprezzato ed invidiato dagli altri paesi.
Qualche spiegazione c'è: in primis le già menzionate divisioni politiche interne che vengono percepite all'estero come fonte di inaffidabilità del nostro paese, la mancanza di una strategia che conduca a tessere le giuste alleanze politiche e sportive indispensabili per avere qualche chances, l'ampliamento della concorrenza di nuovi paesi e nuovi continenti che si sono affacciati nel panorama sportivo ed investono molto sulle Olimpiadi come fattore di sviluppo e di crescita economica e sociale.
Seconda premessa che va fatta: nel nostro paese, oltre a Roma, solo Milano e l'area lombarda sarebbe stata in grado di ospitare le Olimpiadi. Sulla candidatura di Milano, naufragata ancora prima di nascere, senza fare polemica, ma con estrema chiarezza, qualche cosa va detto. Da lombardo, da uomo di sport, da ex assessore allo sport ho seguito le infinite discussioni, i ripetuti tira e molla degli amministratori milanesi e regionali circa la possibile candidatura di Milano non solo per l'edizione 2016, ma anche per le precedenti. Ebbene, ciò che desta maggiori perplessità non è il fatto di non essere riusciti a portare le Olimpiadi a Milano (ad esempio, Barcellona, città per molti versi simile a Milano, ci è riuscita), ma il fatto di non essere riusciti neanche a confezionare e dare concretezza ad una candidatura. È segno che le istituzioni ePag. 73le autorità che avrebbero dovuto tirare le fila di un così importante progetto si sono defilate, dimostrando poco coraggio e scarsa lungimiranza. Ma questa è l'immagine di Milano, potenza economica, città europea per antonomasia, culla dell'imprenditorialità italiana? Direi proprio di no. In questa storia, mi spiace rilevarlo, esce sconfitta la città e la propria classe dirigente. Poi è veramente stravagante ascoltare che il sindaco Moratti, da un lato, ritira la candidatura della città assicurando il sostegno alla candidatura di Roma e contemporaneamente annuncia di lavorare per presentare la candidatura di Milano per l'edizione del 2020. Che dire: se posso fare una battuta, sembra che dia per scontato o spera nella bocciatura di Roma perché altrimenti non si capisce il senso dell'annuncio fatto oggi con così tanto ed inutile anticipo.
Venendo alla candidatura di Roma, noi Popolari-Udeur prendiamo atto con soddisfazione di questa decisione e la sosterremo anche se siamo convinti che per raggiungere l'obiettivo serva un autentico miracolo.
Vi sono sicuramente alcuni aspetti che giocano a favore di Roma: la presenza di luoghi di incomparabile bellezza unici al mondo che potrebbero fare da cornice naturale agli avvenimenti sportivi, la dotazione di un buon numero di impianti sportivi e di infrastrutture già realizzati ed utilizzabili, un modello organizzativo sperimentato con efficacia e con ottimi risultati in occasione di grandi eventi religiosi, sociali, culturali e politici tenutisi negli ultimi tempi a Roma. Ve ne sono poi altri che vanno tenuti in debita considerazione: innanzitutto la concorrenza spietata di altre città, Madrid, Berlino, Tokio, Rio de Janeiro, che sono avversari difficili e possono contare su alleanze molto forti e collaudate costruite all'interno dei propri continenti e trasversalmente con altri paesi su basi religiose, economiche e politiche.
Vi è, poi, il fatto che negli ultimi 50 anni non è mai accaduto che due Olimpiadi si tenessero consecutivamente nello stesso continente (l'ultima volta accadde nel 1948 a Londra e nel 1952 a Helsinki), vi è da dire che oggi quello che conta è soprattutto l'affidabilità organizzativa, economica e politica del paese organizzatore e forse questa alternanza potrebbe non essere così ferrea, almeno lo speriamo, altrimenti Roma non avrebbe chanches perché nel 2012 le Olimpiadi si terranno nell'europea Londra.
Inoltre, c'è la necessità di tessere alleanze con altri paesi, non solo europei, senza le quali non vi sono speranze di riuscita; e qui conta l'abilità e il prestigio dei membri italiani nel CIO e il ruolo politico che il Governo italiano intende giocare nelle sedi internazionali.
Ancora, il forte e convinto impegno del Governo non solo per assicurare il necessario sostegno economico ma soprattutto per garantire la copertura politica nelle sedi che contano; accanto a ciò vi deve essere da parte delle forze politiche una grande convergenza verso tale obiettivo che non lasci dubbi sull'obiettivo comune da raggiungere.
Un altro aspetto è rappresentato dall'indispensabile costituzione di un Comitato organizzatore guidato da persone di assoluto valore a capo del quale andrebbe posta una persona di prestigio, autorevole, conosciuta, che sappia coltivare i giusti rapporti politici e che goda della fiducia di tutti. L'ex sottosegretario Gianni Letta da molti indicato come possibile presidente avrebbe l'identikit perfetto per tale ruolo.
Vi è poi la necessità di coinvolgere in questo progetto il mondo economico e sociale; in altre parole, l'intero «sistema paese» deve credere in questo progetto che può essere raggiunto solo se si realizzeranno uno spirito di squadra e uno straordinario sforzo congiunto di tutte le componenti della società italiana.
Infine, occorre la capacità di ideare un progetto innovativo che sappia conquistare coloro che devono scegliere, basato su efficienza, accoglienza, sicurezza e partecipazione. Sono questi i pilastri sui quali costruire una proposta moderna, senza eccessi, a misura d'uomo.Pag. 74
Questa è la ricetta per sommi capi che suggeriamo per presentarsi ai blocchi di partenza non solo per fare bella figura ma per giocarsi fino all'ultimo voto la designazione a sede olimpica.
Non ci nascondiamo che la sfida è ardua, come abbiamo visto in passato i consensi vanno conquistati e coltivati ad uno ad uno e fino all'ultimo non vi è certezza di poterli contare, ma di fronte alle «imprese impossibili» il nostro paese non ha mai sfigurato, riuscendo a trovare energie insperate che molte volte hanno consentito di ribaltare le previsioni della vigilia, e ottenendo risultati straordinari ed inattesi nello sport come in altri campi.
È quello che ci auguriamo accada con la candidatura della città di Roma che con convinzione e simpatia il gruppo dei Popolari-Udeur sosterrà nelle sedi competenti.
ERRATA CORRIGE
Nel resoconto stenografico della seduta del 12 ottobre 2006, a pagina 1, prima colonna, decima riga, il nome «Donati» si intende sostituito dal seguente: «Donadi».
Nel medesimo resoconto, a pagina 26, seconda colonna, alle righe quarantesima e quarantunesima, si intende espunto il nome «Renato Galeazzi» ed alla quarantesima riga, dopo il nome «Luciano Ciocchetti» si intende inserito il seguente: «Elena Emma Cordoni».