Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Progetto di realizzazione di un programma televisivo all'interno della casa circondariale di Viterbo - n. 3-00343)
PRESIDENTE. L'onorevole Crapolicchio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Diliberto n. 3-00343 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4), di cui è cofirmatario.
SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor Presidente, onorevole ministro, onorevoli deputati, la presente interrogazione ha per oggetto un programma televisivo, un reality carcerario, proposto da Maurizio Costanzo e denominato Altrove, da realizzarsi all'interno di una casa circondariale. È nota l'attività istruttoria su tale programma, posta in essere dal Ministero della giustizia, anche a seguito di una precedente interrogazione presentata in Commissione giustizia dall'onorevole Diliberto e da me.
A tal proposito, intendo rammentare che, a giudizio degli interroganti, una struttura penitenziaria non può e non deve trasformarsi in uno studio televisivo, dove l'importante è soltanto lo share del programma, spettacolarizzando i disagi di una condizione umana assolutamente precaria, quale quella detentiva.
Del resto, sono note le modalità di ripresa di un reality: telecamere, microfoni, talvolta anche celati. Pertanto, chiedo al Governo, in tale contesto, quali iniziative intenda intraprendere per tutelare gli obbiettivi del trattamento penitenziario connessi alla rieducazione ed al reinserimento sociale dei detenuti, nel rispetto del dettato costituzionale.
PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, voglio rassicurare l'interrogante circa il profondo rispetto per la privacy e per le norme costituzionali.
Siamo in presenza di un progetto di Maurizio Costanzo che agli esordi presentava alcuni aspetti, ai quali, successivamente - come ella ha ricordato -, sono state apportate delle modifiche, tra l'altro fatte presenti anche dal sottosegretario Manconi.
Rivolgendomi a lei ed a questa autorevole Assemblea voglio far osservare che non ci troviamo in presenza di un reality, ma di un programma di approfondimento, di inchiesta come tanti altri.
Il progetto prevede l'installazione di sedici telecamere fisse presso la casa circondariale di Velletri e la programmazione di otto talk show realizzati all'interno del carcere in maniera un po' «filmica» e dedicati a tematiche penitenziarie.
La realizzazione dei servizi televisivi avviene in maniera registrata, proprio al fine di evitare difficoltà che possono intercorrere a causa della diretta e dell'immediatezza del riscontro televisivo. Le telecamere fisse saranno collocate in non più di tre camere detentive a due posti, nei corridoi, in luoghi destinati alle attività comuni - quindi, senza infrangere alcuna riservatezza - e nella sala ritrovo del personale di polizia penitenziaria. Tali telecamere saranno tenute accese per nonPag. 50più di sei ore al giorno, come peraltro indicato dal magistrato di sorveglianza di Velletri, in luogo delle sedici ore iniziali a cui si era fatto riferimento.
Le persone detenute e quelle appartenenti all'amministrazione dovranno manifestare il loro consenso ad essere riprese. Il personale e i detenuti saranno sempre informati circa la collocazione delle telecamere. Gli autori del programma selezioneranno le immagini affinché siano assenti conversazioni aventi ad oggetto vicende processuali.
Il direttore del carcere di Velletri curerà i rapporti con i responsabili del programma e riferirà periodicamente e sostanzialmente al DAP sull'andamento dei lavori.
In conclusione, ritengo che con il rispetto di tali modalità le riprese televisive non si porranno in alcun modo in contrasto con la normativa in materia di tutela della privacy dei detenuti e del personale penitenziario, né il programma televisivo comporterà alcun effetto - come ella ha detto - di spettacolarizzazione: lungi da me una cosa di questo genere, altrimenti non avrei concesso la possibilità di realizzare questa iniziativa, che ritengo intelligente ed opportuna.
PRESIDENTE. L'onorevole Crapolicchio ha facoltà di replicare.
SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor ministro, prendo atto della gentile risposta e mi ritengo sostanzialmente soddisfatto. Auspico soltanto che il timore evidenziato nell'interrogazione non si realizzi; auspico che le riprese televisive, al fine di salvaguardare il diritto all'intimità, al decoro ed alla dignità umana, non siano troppo invasive; auspico la massima cautela nel pubblicizzare drammi e momenti del tutto privati della vita detentiva; auspico che siano fornite e rispettate adeguate garanzie anche alle vittime dei reati, che potrebbero sentirsi offese dai racconti e dai commenti durante le riprese; auspico un consenso consapevole di tutti gli interessati (detenuti, personale della polizia penitenziaria, vittime dei reati). Quando parlo di consapevole consenso intendo idonea ed adeguata informativa preventiva anche circa gli effetti di una prolungata esposizione al pubblico.
Devo tuttavia evidenziare alcune domande che ancora mi pongo e che, mio malgrado, non trovano risposta circa la realizzazione di questo reality, proposto da Maurizio Costanzo e denominato «Altrove, liberi di sperare»: domande che, in questa sede, intendo evidenziare. È proprio necessario porre in essere la programmazione di questo reality presso un istituto di pena? Le relative intrinseche caratteristiche di tale programma hanno un fine educativo? Tale programma ha un fine di reinserimento sociale dei detenuti? Tale programma ha un fine di rieducazione dei detenuti? Un reality - anche se lei mi ha confermato che tale non sarà - rispetta il dettato costituzionale circa l'esecuzione della pena? Un reality comporta una utilità sociale? Il sottoscritto risponde sommessamente a tutte queste domande, ma con vigore, in maniera negativa. Spero di non dover sopportare altri reality.