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Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (1746-bis) (ore 9,48).
(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - sezione 3).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, dopo aver affrontato molte questioni riguardanti il fisco, ci troviamo ora di fronte all'articolo 6, che costituisce una sorta di pot-pourri nel quale sono comprese una serie di questioni di vario tipo che richiedono un approfondimento molto articolato. Si va dal comma 1, in cui si prevede che le rimanenze finali di opere, forniture e servizi vadano computate in proporzione ai corrispettivi pattuiti, al comma 2, dove si parla della deduzione delle spese sostenute dalle imprese concessionarie delle costruzioni, ai commi 3 e 4, sul riporto delle perdite, al comma 5, sull'imposta di bollo, ai commi da 6 a 10, che affrontano un argomento vario, riguardante gli apparecchi da intrattenimento e gioco, al comma 11, che affronta una questione molto rilevante - che tratteremo in seguito - relativa all'andamento del mercato dei tabacchi lavorati, ai commi da 12 a 20, i quali aprono la grande questione del contrasto all'evasione fiscale relativa all'imposta comunale sugli immobili.
Sono tutte questioni molto diverse fra di loro, alcune da inserire in questa logica che pervade sia il decreto fiscale che abbiamo affrontato qualche settimana fa, sia intero disegno di legge finanziaria. Ci sono argomenti che, naturalmente, ci mettono nelle condizioni di dire la nostra su questo articolo, che complessivamente continua una politica occhiuta di intervento normativo molto specifico, mentre ci pare non affronti sistematicamente le macroquestioni che si pongono sotto il profilo dell'intervento necessario dello Stato per il riordino del sistema fiscale.
In particolare, consideriamo molto interessanti alcune questioni. C'è l'ipotesi -Pag. 39lo abbiamo saputo questa mattina, ma avevamo avuto modo di verificarlo laddove ciò è stato oggetto di discussione in Commissione bilancio - secondo cui il Governo intenderebbe intervenire, per esempio, su una riformulazione riguardante il mercato dei tabacchi lavorati. Questo è un mercato caratterizzato obiettivamente da una situazione anelastica. Non si può pensare, così com'è stato fatto anche nel recente passato, che un aumento delle imposizioni, delle tariffe, delle accise possa essere ininfluente sugli andamenti del mercato. Nell'anno appena trascorso - il 2005 -, dopo la legge varata dal Governo Berlusconi sulla limitazione del fumo nei locali pubblici, il mercato ha vissuto una situazione di forte decremento, addirittura del 6 per cento. Ricordo che erano state varate una serie di norme con riferimento a questa diminuzione dell'intero mercato dei tabacchi, per individuare modalità che riducessero l'impatto sulle finanze pubbliche, tant'è che in sede di assestamento, quest'anno, il Governo Prodi ha provveduto a rivedere le previsioni e i parametri utilizzati di ben 600 milioni di euro.
Adesso ci viene proposta una norma in base alla quale, già a partire dall'anno prossimo, dovrebbe essere garantito un maggior gettito complessivo di un miliardo e 100 milioni, ma - questa è la cosa che ci preoccupa - secondo gli andamenti del mercato sembra ormai acclarato che, date le proiezioni relative al primo semestre, la cifra complessiva prevista per quest'anno possa essere raggiunta, tant'è che il Governo si è mosso prevedendo una piccola aggiunta rispetto all'obiettivo di un miliardo di euro, portandolo ad un miliardo e 100 milioni. Tuttavia, da ciò che abbiamo visto, dai documenti presentati, si evince che il Governo ci ha ripensato, ipotizzando di innalzare ulteriormente questo limite di un miliardo e 100 milioni.
Gli andamenti del mercato sembrano non confortare questa ipotesi. Vorrei ricordare che ogni aumento di dieci centesimi comporta una contrazione automatica del volume complessivo dei consumi, quindi, probabilmente - ciò sarà l'oggetto di un nostro emendamento, quando arriverà l'emendamento del Governo diretto ad innalzare ulteriormente questa cifra ipotetica di prelievo - risulterà chiaro perché le previsioni del Governo sono sbagliate.
Naturalmente, in questo contesto si inserisce anche l'emendamento presentato dalla Commissione e riferito alla questione del mercato complessivo dei depositi fiscali. Come è noto, in un processo di ristrutturazione che ha visto impegnato Logista, subentrato a Itinera nella distribuzione dei prodotti di tabacco lavorato, ci siamo trovati nella condizione per cui da un complesso di gestori di depositi territoriali di 570 persone c'è stata una complessiva riduzione per una riorganizzazione del sistema della distribuzione dei tabacchi.
Questo è un fenomeno che, chiaramente, ha portato fuori dal mercato una serie di imprenditori che erano, in qualche modo, concessionari dello Stato.
Cosa prevede l'emendamento della Commissione? Prevede che a questi rivenditori, per i quali non vi è stata la conferma del proprio servizio di deposito ma considerati meritevoli perché non hanno avuto mai problemi di inadempienze contrattuali, sia consentito l'acquisto di una rivendita di tabacchi. Si tratta di una norma di carattere compensativo. In tale emendamento, con riferimento al quale noi abbiamo presentato dei subemendamenti, si prevede l'assegnazione della rivendita per un ammontare di 12 mila e 500 euro (le rivendite, di norma, sono messe all'asta ed hanno un valore medio che si aggira intorno ai 200 mila euro), che era, lo ricordo, il parametro utilizzato come fideiussione data una tantum a titolo di garanzia. In aggiunta, sempre in tale emendamento, viene addirittura prevista anche la possibilità di rivendere quella tabaccheria nel giro di due anni. Si tratta di una norma che naturalmente non ci trova d'accordo in quanto concede troppo a chi è interessato da questo processo di ristrutturazione del settore dei tabacchi. Inoltre, finirebbe per aprire una possibilità successiva, considerando che il mercato della distribuzionePag. 40dei tabacchi si avvia verso una consegna door to door. Pertanto, anche quelli che attualmente sono rimasti concessionari dei depositi si potrebbero trovare, in un prossimo futuro, nella condizione di essere, essi stessi, interessati a un processo di riorganizzazione. Cosa possiamo fare? Moltiplichiamo le licenze di rivendita a dismisura per dare soddisfazione a tutti questi soggetti?
Le nostre perplessità riguardano anche un'altra questione. Faccio riferimento all'ampliamento di quella sorta di clausola di salvaguardia che fu concessa all'epoca della trasformazione della gestione e dell'amministrazione dei monopoli dello Stato che portò, lo ricordo, alla creazione della ETI Spa. In quell'occasione, lo ricordo, fu concessa ai dipendenti la possibilità di trasmigrare dall'Ente tabacchi all'amministrazione statale, scelta da esercitare entro sette anni. Qui, ora, si prevede di prorogare questo termine a nove anni. Se voi volete, potete prorogare questo termine anche fino a trenta anni; però, se seguiamo la logica della proroga continua di certo non si fa un buon servizio allo Stato. Da quello che sappiamo, considerando anche la risistemazione della presenza dell'acquirente della ETI Spa (la British American Tobacco), il processo di riorganizzazione si è praticamente concluso. Inoltre, ci pare di aver capito che gli stabilimenti di Rovereto non presentano problemi ad essere mantenuti, così come quelli di Chiaravalle e di Lecce. Non esistono, quindi, timori di sorta. D'altronde, come sappiamo, le vostre iniziative sono sempre teleguidate dai sindacati i quali vi dicono che cosa dovete fare e come lo dovete fare. Però, se voi ampliate le garanzie, provvedete almeno ad adeguare la copertura finanziaria!
Ci dispiace, inoltre, far rilevare che, tra gli emendamenti presentati dalla Commissione, alcuni riguardano la questione, da noi sollevata, della detraibilità delle spese congressuali. Anche in questo caso, voi avevate previsto un'abolizione della detraibilità in tema di somministrazione di cibi e bevande. Poi siete tornati sui vostri passi anche a seguito di una nostra proposta. E che cosa avete fatto? Invece di fare vostra la nostra proposta, siete intervenuti operando una diversa copertura finanziaria. La disposizione in questione valeva 7 milioni di euro per il 2007 e 14 milioni di euro sia per il 2008 sia per il 2009. Voi siete intervenuti prevedendo una copertura finanziaria attraverso il fondo ordinario del Ministero dell'economia e delle finanze, con un'operazione di «più» e di «meno» effettuata sugli anni 2007 e 2008. Per il 2009, al fine di racimolare 14 milioni di euro, voi non avete fatto di meglio che aumentare l'imposta sostitutiva sulle plusvalenze realizzate a seguito di cessioni di immobili, che avete incrementato dal 20 al 22 per cento. La vostra è una filosofia che vi porta sempre ad intervenire sulle tasse, incrementandole, invece di intervenire colpendo gli sprechi della pubblica amministrazione.
Non sono intervenuto sulle questioni, per così dire, minute, contenute in questo articolo 6. Nella norma in questione vi sono, tuttavia, alcune parti particolarmente interessanti. Tra queste, una riguarda il comma 11, l'altra fa riferimento alla tassazione sugli apparecchi da intrattenimento. Anche qui, voi intervenite puntualmente con disposizioni che riguardano nel complesso sia le imposte sia i soggetti d'imposta, ma non affrontate il tema centrale dell'abusivismo presente in questo settore. Ad esempio, non avete affrontato la questione gli apparecchi di cui ai commi 6 e 7 che trovo molto interessante e che, come tale, meriterebbe di essere approfondita. Se voi intendete continuare su questa strada e non colpirete l'abusivismo presente in questo settore, non farete molta strada. Tale abusivismo si può senz'altro contenere perché esistono apparecchiature tecnologiche - i microchip - che permettono, ad esempio, di controllare la validità dei nulla osta ed apparecchi collegabili o collegati alle agenzie delle entrate. Su ciò voi non avete previsto alcun intervento. Invito, pertanto, il sottosegretario Grandi a tenere in particolare attenzione tale problema.Pag. 41
Sulle altre questioni, mi riservo di intervenire nel prosieguo dell'esame del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI. Signor Presidente, penso che questo articolo «colabrodo» meriterebbe una riflessione appropriata. Noi, al momento di presentare il disegno di legge finanziaria, dovevamo stare a sentire tanti giuristi che, dal fronte politico opposto, pretendevano di insegnarci come dovessero essere scritte le norme.
Io penso che questo articolo sia un monumento alla confusione, sia sotto il profilo tecnico, sia sotto quello della comprensibilità dei termini. Oltretutto, essendo un articolo «colabrodo», ci si è messo dentro di tutto. Pensate che si riesce a parlare delle tabaccherie, del gioco del lotto e anche della tassazione degli immobili! Quale grande filo unisca questi tre comparti è difficile da capire. Probabilmente, si potrebbe così argomentare: Visco ha scommesso, ha vinto un immobile e si è fatto una tabaccheria! Questa potrebbe essere la sintesi più logica di un provvedimento che fa acqua da tutte le parti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
Lei, signor Presidente, è stato un ministro contestato in una passata legislatura, forse perché aveva il difetto di conoscere la materia, mentre in quest'aula, probabilmente, è un pregio cercare di parlare indipendentemente dalla conoscenza della materia.
Così facendo, qual è l'argomento più facile per tassare? Prendiamo gli immobili! Gli immobili - è noto - non si possono portare all'estero. Sono fermi, sono visibili e, quindi, chiunque sa che, facendo una pressione fiscale su quel bene, non si sbaglia.
Nella campagna elettorale che si è conclusa nei mesi scorsi, abbiamo sentito i nostri dirimpettai commentare dove si sarebbero presi i soldi per abolire l'ICI sulla prima casa. Addirittura dicevano che si trattava di un bluff. Poi abbiamo visto, a fronte di una richiesta della Comunità europea di 14 miliardi di euro per raggiungere il limite di deficit strutturale consentito, che persone abili hanno fatto una finanziaria che è deflagrata a 30-35-40 miliardi di euro. Ormai, tra un emendamento del Governo e un emendamento della coalizione imposto al Governo, penso che soltanto il ministro dell'economia (che prima o poi lo vedrete che «schioppa»), riuscirà forse a tenere i conti. Tutti gli altri non sanno quale sia il saldo di questa finanziaria.
Ebbene, noi, con senso di responsabilità, su un argomento delicato come quello della fiscalità immobiliare, che meriterebbe attenzione e comprensione da parte di una qualsiasi maggioranza, al di là del colore politico, abbiamo presentato due emendamenti che mi paiono di estremo buon senso.
Il primo, tra l'altro, era stato sottoscritto a piene mani dal Presidente Prodi nella campagna elettorale. Il Presidente Prodi, infatti, scrisse addirittura ad una organizzazione della proprietà edilizia, la più rappresentativa sotto il profilo nazionale, assicurando che il provvedimento che avrebbe portato avanti sugli immobili riguardava la cedolare secca sul reddito percepito dagli affitti di beni immobili ad uso abitativo, indipendentemente dal reddito percepito.
Ebbene, questo principio non è minimamente contenuto in questo disegno di legge finanziaria. È una promessa fatta e non mantenuta da questo Governo, messa per iscritto dal Presidente del Consiglio e dal Vicepresidente Rutelli. Se lo immagina, signor Presidente, cosa sarebbe successo se avessimo scritto nel passato qualcosa, anche ad un usciere di un palazzo, e non avessimo mantenuto la promessa? Qui, invece, si prendono in giro decine di milioni di proprietari di immobili!
La seconda considerazione rispetto all'opportunità dell'emendamento, presentato con quella tempestività che è propria del collega Armani, che forse di fiscalità se ne intende più di coloro i quali questa finanziaria hanno scritto, riguarda un altroPag. 42elemento fondamentale, ossia consentire la deducibilità dell'ICI ai fini IRPEF.
Anche questo è un argomento che potremmo definire vecchio e datato, ma, proprio per questo, è consolidato e maturato e si è fatto strada nelle coscienze e nelle scienze di ognuno. Allora, non si capisce per quale arcano motivo si debba, anche in questo caso, esprimersi in modo contrario, come è capitato in Commissione, quasi con il pregiudizio ideologico che la proprietà è un furto. Capisco che questo sia il retaggio culturale di una sinistra massimalista che condiziona questa coalizione. Sono nati con quella ideologia e con quella simbologia, quindi, non mi sorprende che una sinistra démodé, all'alba del nuovo millennio, si preoccupi ancora di ritenere la proprietà un furto. Ciò che mi sorprende è che quella sinistra riesca ad essere maggioranza in questa maggioranza e che riesca a condizionarla a tal punto che neanche i provvedimenti di buon senso riescono ad essere adottati: non riescono ad essere attuati, non riescono ad essere inseriti nell'ordinamento, nonostante questa manovra e questi emendamenti, come da noi proposti e se approvati, consentirebbero l'emersione del nero, dei contributi e dell'imposta ICI non pagata, rendendo possibile un comportamento virtuoso della finanza locale.
Allora, non è con le tasse di scopo, non è pensando di aumentare l'ICI e facendo finta di fare qualche opera pubblica che si risolvono i problemi dei comuni o si fa emergere quella eventuale sacca di imposta non pagata, ma proprio realizzando dei comportamenti virtuosi.
Nessuno, oggi, ha il coraggio di dire quale buco fiscale vi sia stato lasciato, perché le imposte, sia ai fini IRPEF, sia ai fini IVA, dimostrano un'entrata di oltre 10 miliardi di euro in più rispetto all'anno precedente. Le garantisco, signor presidente, che dovrebbero ringraziarla per la sua finanziaria; come ha fatto l'attuale ministro dell'economia (che torno a ripetere: prima o poi «schioppa»), al di là della sua iniziale premessa, alla fine, dopo aver detto e «cianciato» di buchi e controbuchi (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)...
FRANCESCO PIRO. Molto elegante!
TOMMASO FOTI. Non è obbligatorio ragliare (Commenti del deputato Bressa)...
Dicevo che questo ministro, dopo buchi e controbuchi ventilati, è arrivato a dire che la finanziaria precedente conteneva delle norme strutturali. Lo sapevamo bene! Bisognerebbe leggere gli interventi di quei «Soloni» che oggi, magari, leggono il giornale sui banchi del Governo e che sostenevano allora ben altre argomentazioni rispetto a quella finanziaria. Può continuare, signor sottosegretario, non volevo offendere la sua lettura, né turbarla...
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 13,05)
TOMMASO FOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci pare di dover raccomandare l'approvazione dei due emendamenti Raisi 6.15 e Armani 6.21, perché ci sembrano destinati a produrre degli effetti positivi sul mercato immobiliare.
In questo paese il mercato immobiliare non è una palla al piede, ma è una risorsa che, se adeguatamente curata, può essere foriera di buoni, ottimi incassi. Esso può consentire, cioè, di ottenere, in modo pulito, in modo non repressivo o invasivo, tutta l'emersione di contribuzione utile ai fini del bilancio dello Stato.
Sono certo che la mia sarà stata una fatica inutile, ma, se non altro, volevo almeno testimoniare la doppiezza che vi ha contraddistinto in tutti questi anni: critici feroci all'opposizione, incapaci di tutto e su tutto quando siete maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, il mio intervento parte dalle dichiarazioniPag. 43che il ministro dell'economia ha reso qualche giorno fa, dicendo, sostanzialmente, una falsità: ossia che questa finanziaria introdurrebbe il federalismo fiscale, anzi, sarebbe una finanziaria in cui sono contenuti elementi di federalismo fiscale che mai si erano visti nel paese. Una bugia più grossa non poteva essere detta da un ministro in questa fase e, per smentire queste frasi, basta leggere l'articolo 6, sul quale stiamo dibattendo.
L'articolo 6 non solo complica la vita ai cittadini per quel che riguarda gli atti o i documenti delle dichiarazioni ICI e dei relativi versamenti, ma sovverte completamente le benché minime regole di federalismo fiscale che già, in qualche modo, erano state introdotte, seppur con una tassa odiosa come quella sulla casa.
Parlare di federalismo fiscale e, poi, spostare la competenza per l'incasso dell'imposta comunale sugli immobili dai comuni alla Banca d'Italia è, sotto il profilo del federalismo fiscale, un'amenità che non può essere supportata da alcuna logica!
I comuni si sono già lamentati non soltanto per i tagli, che cominceranno a gravare sui bilanci e, conseguentemente, sulle tasche dei cittadini, ma anche perché, in relazione ad un'imposta che noi consideriamo odiosa (perché va a tassare beni primari della famiglia, del nucleo fondante della società), hanno avuto, finora, una sorta di controllo sugli importi versati e sugli eventuali evasori e, comunque, una garanzia di certezza relativa sia ai tempi dei versamenti sia all'entità degli incassi.
Con l'articolo in esame, invece, il Governo (dopo avere combinato tutti i disastri di cui abbiamo già detto, tra i quali quelli relativi ai pagamenti oltre certe cifre ed altre amenità contenute nel disegno di legge finanziaria) fa in modo che i comuni non abbiano più certezze: innanzitutto, di quanto andranno ad incassare, perché, di fatto, non avranno più il controllo sull'origine certificata, diciamo così, dell'imposta (mentre prima riuscivano in qualche modo a controllare gli importi da incassare) e, in secondo luogo, circa i tempi di incasso. Infatti, la norma è a tal punto imperfetta e vessatoria nei confronti dei comuni da non prevedere neanche un termine, un tempo massimo entro il quale la Banca d'Italia è obbligata a trasferire gli importi incassati per conto dei comuni medesimi.
Quindi, noi della Lega respingiamo completamente le dichiarazioni del ministro dell'economia quando parla di federalismo fiscale: il ministro ne parla in maniera impropria e demagogica e senza conoscere l'argomento. Il federalismo fiscale impone di lasciare al territorio o, comunque, di far gestire da questo le imposte. Qui si va dalla parte completamente opposta: si torna indietro di decenni, si centralizzata vieppiù l'unico strumento che assicurava entrate certe ai comuni e si crea confusione.
Non solo. La confusione creerà sicuramente oneri aggiuntivi per i comuni. L'articolo in esame prevede la trasmissione telematica dei dati riguardanti gli incassi dell'imposta comunale sugli immobili dalla Banca d'Italia ai comuni. Ebbene, sappiamo benissimo che, all'interno della pubblica amministrazione, esiste un problema tecnico costituito dalla difficoltà di dialogo tra i vari sistemi operativi di gestione dei dati. Di conseguenza, immagino già le spese per gli appalti diretti ad armonizzare la gestione dei dati e per il personale che dovrà mettersi a spulciare i dati in arrivo dalla Banca d'Italia (che, magari, saranno anche incompleti).
Quindi, noi della Lega, sempre nell'ottica di una collaborazione volta a limitare i danni che il disegno di legge finanziaria in esame provocherà al paese, abbiamo presentato alcuni emendamenti molto semplici. Il primo tende a semplificare al massimo la dichiarazione ICI. Non c'è bisogno di costringere i cittadini a fornire dati di cui l'anagrafe tributaria dispone già. Riteniamo assurdo inserire nella dichiarazione dei redditi addirittura il foglio catastale, il mappale relativo ad un immobile che già è stato censito tanto dal catasto quanto dall'anagrafe tributaria. Inoltre, vogliamo eliminare la norma che centralizza nuovamente l'incasso dell'ICI: se si chiama imposta comunale, dovrebbe essere gestita completamente dal comunePag. 44e non dovrebbe servire per fare cassa o per buttare il denaro dei contribuenti sempre nel solito calderone e per riportarlo qui a Roma.
Soprattutto, per la malaugurata ipotesi in cui dovesse «passare» l'articolo, noi cerchiamo comunque di fissare tempi certi (questa è la cosa più importante per i comuni, per i sindaci che devono amministrare territori sempre più martoriati dalla finanziaria del Governo Prodi): per noi, gli incassi devono essere trasferiti ai comuni entro una settimana. Se è vero che tutto deve essere trasmesso per via telematica, non dovrebbero esserci grossi problemi, per la Banca d'Italia, a monitorare gli incassi e, nel giro di pochissimi giorni (sette, non di più), a trasferire ai comuni quanto ad essa pervenuto (a nostro avviso indebitamente).
Confidiamo nel buonsenso. Sottosegretario Grandi, se la smettesse di avere la linea diretta con il Cremlino, potrebbe ascoltare le proposte di buonsenso dell'opposizione, che non sta cercando di fare ostruzionismo, ma semplicemente di arginare la portata devastante del provvedimento. Se proprio volete mettere in capo alla Banca d'Italia la riscossione di un'imposta che, sulla base del principio del federalismo fiscale, dovrebbe rimanere ai comuni, almeno fissate tempi certi e fate in modo che i dati forniti dalla Banca d'Italia siano intelligibili dai comuni che dovranno gestirli e controllarli. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Pini.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Incostante. Ne ha facoltà.
MARIA FORTUNA INCOSTANTE. Signor Presidente, nella fase degli interventi sul complesso degli emendamenti, vorrei soffermarmi, in particolare, su alcuni aspetti.
Anche negli interventi precedenti sono stati sottolineati gli aspetti riguardanti i tributi locali ed il federalismo fiscale (che sarebbe mancato). Vorrei ricordare, non semplicemente per cronaca o per memoria, che sul federalismo fiscale è stata combattuta una dura battaglia, anche negli anni precedenti, dopo l'approvazione del nuovo testo dell'articolo 119 della Costituzione. Sebbene sia stata insediata l'Alta commissione di studio per la definizione dei meccanismi strutturali del federalismo fiscale, siamo stati ad aspettare, sul versante delle amministrazioni locali, gli esiti dei lavori della commissione, che non ha dato alcun frutto. Ricordo, altresì, anche per aver vissuto la vicenda direttamente, che tutto il fronte delle autonomie, dalle regioni agli enti locali, ha molte volte rintuzzato il Governo precedente riguardo alla mancata attuazione del federalismo.
In realtà, non vi sarà mai un disegno di legge finanziaria «vicino» agli enti locali fino a quando non decideremo di dare corso alla legge ordinaria che deve dare attuazione all'articolo 119 della Costituzione. È inutile, allora, andare a rintracciare contraddizioni qua e là, perché ognuno potrebbe trovarne nelle finanziarie precedenti e nelle tante che si sono susseguite. La verità è che non regge più, dopo la riforma costituzionale, un sistema che ancora ripartisce somme e quote e che, molte volte, è appesantito da un certo centralismo, che diventa inevitabile se non viene sbloccato il sistema vero che la Costituzione ci impone di attuare con legge ordinaria. Spero che la maggioranza voglia impegnarsi su questo terreno. Ad ogni modo, avendo riguardo al dibattito in corso con gli enti locali, in sede di Conferenza Stato-regioni e con il Governo, già mi pare che ci si possa muovere in tale direzione.
Più specificamente, per quanto riguarda l'articolo 6 del provvedimento in esame, molte cose sono state dette. In particolare, dall'opposizione sono stati sottolineati gli aspetti considerati negativi.
Vorrei invece sottolineare alcuni aspetti dell'articolo 6 molto importanti a favore degli enti locali. Alcuni commi attengono ai soggetti che fruiscono di un regime di esenzione totale o parziale del reddito o degli utili; il comma 5 riforma la disciplina del pagamento dell'imposta di bollo; il comma 11 prevede la possibilità di autorizzare o aumentare l'aliquota base dell'impostaPag. 45di consumo sui tabacchi; i commi da 12 a 20 si occupano dell'ICI; vi è una parte riguardante la possibilità per i comuni di accedere alle informazioni relative all'addizionale comunale e provinciale sull'energia elettrica; ulteriori commi riguardano l'autorizzazione e l'installazione dei mezzi pubblicitari; si prevede l'abrogazione della norma secondo cui, nel determinare l'installazione dei mezzi pubblicitari, si debba tener conto della rivalutazione annuale sulla base dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie rilevato dall'ISTAT; i commi da 21 a 23 abrogano e modificano le disposizioni per contrastare i fenomeni delle affissioni abusive.
Per quanto riguarda le previsioni citate e la questione della rilevanza e dell'invasività nella competenza degli enti locali, ci tengo a dire che nella precedente legge finanziaria sono state molte le invasioni di competenza, tanto che sono stati accolti alcuni ricorsi dinanzi alla Corte costituzionale. Se si vuole impostare una politica rispettosa del nuovo profilo istituzionale, che tutti abbiamo voluto, anche attraverso la conferma del referendum di questa Costituzione, occorre aggredire alcuni punti di fondo; ed uno di questi è proprio l'attuazione piena degli articoli 118 e 119.
Vorrei ricordare che in questo disegno di legge finanziaria vi sono molte previsioni che hanno trovato un parere abbastanza favorevole da parte degli enti locali. Mi riferisco a quanto riguarda la competenza tra Stato ed enti locali circa le funzioni relative agli atti catastali. Si tratta di una norma che è stata voluta e sostenuta dai comuni e che ha trovato particolare interesse e propensione da parte del Governo.
Occorre, quindi, guardare alla manovra nel suo complesso, non trascurando i punti di equilibrio nel sistema degli enti locali, per i quali, anche attraverso numerosi interventi migliorativi, in tutte le Commissioni parlamentari, in particolare nella I (Affari Costituzionali), maggioranza e opposizione hanno lavorato per migliorare alcune disposizioni. Ricordo il lavoro compiuto dalla I Commissione su una serie di norme che erano abbastanza penalizzanti per gli enti locali; per esempio, sulla questione contenuta nelle disposizioni relative ai componenti dei consigli comunali, delle giunte e dei consigli d'amministrazione, insieme al Governo, su sollecitazione del sistema delle autonomie locali e con il contributo dell'opposizione, si è riusciti a produrre elementi migliorativi. Ricordo ancora il lavoro sul patto della salute, nell'ambito del quale, con il consenso di tutte le regioni, anche di quelle che hanno sempre avuto affanno nei conti della spesa sanitaria, si è giunti alla condivisione di regole comuni anche riguardo al ripiano dei debiti.
Tutte queste disposizioni mi sembrano importanti per giungere alla considerazione che nella manovra complessiva, pur essendosi registrati momenti di incomprensione e di tensione con il sistema delle autonomie, il Governo ed il Parlamento hanno dimostrato capacità di ascolto e volontà di lavorare, affinché alcune norme non fossero penalizzanti per gli enti locali.
Signor rappresentante del Governo, cari colleghi di maggioranza e di opposizione, resta comunque l'obiettivo di dimostrare a tutti che la nuova Costituzione profila davvero un'equa ordinazione tra Governo centrale e governi territoriali. Proprio su questa equa ordinazione dobbiamo misurarci anche con provvedimenti concreti. Sicuramente la legge finanziaria è un banco di prova. Credo, spero ed auspico che l'approvazione di una legge ordinaria, di attuazione dell'articolo 119, possa consentirci di emanare leggi finanziarie molto più snelle, che vadano incontro al tema dell'equa ordinazione delle istituzioni repubblicane (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Poiché, al momento, vi sono altri tre colleghi che hanno chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative riferite all'articolo 6 ed avendo la Conferenza dei presidenti di gruppo stabilito che i lavori previsti per la seduta odierna avessero termine alle 13,30, non vi è tempo per procedere ad ulteriori interventi, considerato che ciascuno dei richiedenti potrebbe disporre di venti minuti.Pag. 46
Rinvio pertanto il seguito del dibattito alla seduta di domani.