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Informativa urgente del Governo sulla situazione e sulle prospettive dell'Alitalia e del trasporto aereo e sul relativo confronto tra Governo e sindacati.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulla situazione e sulle prospettive dell'Alitalia e del trasporto aereo e sul relativo confronto tra Governo e sindacati.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del ministro dei trasporti)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, l'informativa che è stata richiesta al Governo, a nome del quale riferisco in aula, riguarda la vicenda dell'Alitalia, in modo particolare, alla luce dello sciopero che le organizzazioni sindacali avevano proclamato, fin dal 27 dicembre 2006, e fissato per il giorno 19 gennaio 2007, successivamente sospeso o rinviato ad altra data, il giorno 17 gennaio 2007.
Ricordo in proposito che, in data 29 dicembre 2006, sulla scorta di una delibera del Consiglio dei ministri del 1o dicembre 2006, il Ministero dell'economia e delle finanze, che è detentore del 49,9 per cento del capitale dell'Alitalia, ha avviato una manifestazione di interesse per l'acquisto di una quota non inferiore al 30,1 per cento del capitale, nonché di una serie di obbligazioni convertibili. La scadenza del bando per la manifestazione di interesse è il 29 gennaio 2007.
In sintesi, la selezione di chi manifesterà questo interesse avverrà sulla base di contenuti economici delle offerte e delle analisi dei piani industriali che verranno presentati dai soggetti interessati all'acquisto dei titoli, anche al fine di verificare - sto leggendo, testualmente, il bando - la compatibilità con gli obiettivi di risanamento, sviluppo e rilancio dell'azienda che il Governo ritiene imprescindibili. In tale ambito, si terrà conto di profili di interesse generale, quali, ad esempio, livelli occupazionali, adeguata offerta dei servizi e copertura del territorio. Il Ministero identifica, fin da ora, quali impegni necessari e non derogabili dagli interessati, il mantenimento di una partecipazione del capitale di Alitalia di controllo e, comunque, non inferiore al 30,1 per cento, per un periodo di tempo congruo e coerente con il perseguimento degli obiettivi del piano industriale, nonché la salvaguardia dell'identità nazionale di Alitalia e la garanzia di qualità e quantità del servizio offerto di copertura del territorio. Questi sono i requisiti sulla base dei quali verranno vagliate le offerte, all'indomani della scadenza del 29 gennaio.
Tornando la questione dello sciopero, segnalo che questo era stato indetto due giorni prima, ovvero il 27 dicembre, dell'uscitaPag. 35del bando da parte del Ministero dell'economia e delle finanze e che, già il giorno successivo, il 28 dicembre 2006, il garante per l'attuazione degli scioperi aveva fatto rilevare ben tre violazioni alla legge di regolamentazione. In base a tale rilievo, l'associazione Upi (Unione piloti italiani) aveva revocato la sua partecipazione allo sciopero. Successivamente, in data 16 gennaio 2007, il medesimo garante, permanendo le posizioni delle organizzazioni sindacali, segnalava agli interessati il pericolo - leggo testualmente la segnalazione - di un pregiudizio grave e imminente ai diritti della persona, costituzionalmente tutelati, in relazione al programmato sciopero di tutto il personale dipendente del gruppo Alitalia, soprattutto qualora non venissero adottate misure per assicurare le prestazioni minime e per delimitare la durata nell'ambito delle ventiquattr'ore, in conformità con l'articolo 2 della legge n. 146 del 1990, e successive modificazioni, nonché con gli articoli 7 e 20 della citata regolamentazione provvisoria. A seguito di questa ulteriore segnalazione, l'associazione Ugl revocava a sua volta lo sciopero. Tuttavia, le altre organizzazioni sindacali insistevano per il mantenimento e per una convocazione urgente da parte del Governo. A questa richiesta, il ministro dei trasporti ha dato seguito con una lettera del 16 gennaio 2007, che vorrei leggere, indirizzata a tutte le associazioni sindacale, che così recita: «Come è noto, il Consiglio dei ministri, nel quadro degli impegni assunti dal Presidente del Consiglio in materia di trasporto aereo, ha approvato, nel mese di dicembre, un disegno di legge delega per la riforma del trasporto aereo e ha pubblicato l'invito a manifestare l'interesse all'acquisto di azioni dell'Alitalia. Si tratta, nel complesso, di fatti importanti che avviano una stagione di interventi strutturali e sistematici sui vari elementi del settore, che ritengo contribuiranno a migliorare il servizio reso ai clienti, cittadini o imprese che siano, e per i quali ho ben presente l'attenzione e la disponibilità da tutti voi espressa nel corso della fase istruttoria. Si tratta, ora, di procedere operativamente ed è mio parere che, per quanto riguarda l'Alitalia, essendo in corso un provvedimento di evidenza pubblica, non siano opportuni incontri formali, al fine di evitare qualsiasi forma di turbativa. Viceversa, per quel che riguarda il trasporto aereo nel suo complesso, ritengo sia possibile, sin d'ora, concordare a tempi brevi un incontro per proseguire lungo il percorso indicato dal citato disegno di legge».
In sostanza, con questa lettera e con una serie di dichiarazioni avute nel corso di incontri informali, il ministro dei trasporti ribadiva la piena disponibilità ad incontrare le organizzazioni sindacali ed a discutere del provvedimento complessivo di riforma del trasporto aereo, mentre ribadiva l'inopportunità che la medesima discussione, riguardante l'Alitalia, si svolgesse prima della chiusura dei termini del bando di gara.
Infine, in data 17 gennaio, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Letta, ed il ministro dei trasporti, congiuntamente, hanno convocato le organizzazioni sindacali per il giorno 1o febbraio 2007, dunque, in data immediatamente successiva alla scadenza del bando. A seguito di tale convocazione, le altre organizzazioni sindacali, che avevano ancora mantenuto lo sciopero, lo hanno sospeso rimandandolo a data da destinarsi.
Questa è l'informativa sul rapporto tra Governo e sindacati in relazione alla vicenda Alitalia, per la quale ribadisco quanto ho già detto poco fa. Ritengo che una discussione aperta, che è assolutamente necessario svolgere anche in relazione alle decisioni che si prenderanno nel prosieguo dell'operazione avviata con il bando, debba avvenire dopo la scadenza del bando stesso, ossia dopo il 29 gennaio.
(Interventi)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Meta. Ne ha facoltà.
MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, prendo atto e condivido la scelta del ministro, che mi sembra moltoPag. 36corretta, di non entrare nel dettaglio delle vicende dell'Alitalia, vista soprattutto la fase delicata legata alla scadenza del 29 gennaio, data in cui si verificheranno le manifestazioni di interesse alla partecipazione per l'acquisizione dell'Alitalia.
Il gruppo de L'Ulivo e la Commissione che presiedo hanno apprezzato la scelta del Governo ed il bando predisposto con cui si evidenziano, a grandi linee, in questa prima fase, gli obiettivi strategici della privatizzazione del gruppo. Le voglio ricordare, in quanto le condivido: il risanamento, il rilancio, lo sviluppo ed anche una chiara ed autorevole presenza italiana nel settore del trasporto aereo e la difesa dei posti di lavoro.
Signor ministro, siamo convinti che possono davvero tornare a coincidere gli interessi della compagnia Alitalia, gli interessi dei lavoratori e quelli dell'economia collegata all'Alitalia, che non può non avere anche un sistema di efficiente e sicura manutenzione, come lo hanno gli altri vettori europei. L'Alitalia è e deve rimanere un vettore che tiene insieme le attività di volo e la ricchezza di uno straordinario distretto manutentivo, così come fanno le compagnie francesi, quelle tedesche e quelle inglesi.
Proprio partendo da questa profonda convinzione, ho auspicato, a nome della Commissione, una ripresa del dialogo tra il Governo, le organizzazioni sindacali ed il vertice dell'Alitalia, per ottenere, appunto, la sospensione dello sciopero che, in questa fase, non avrebbe aiutato la soluzione della crisi. Ho espresso già ieri soddisfazione per le iniziative assunte dal Governo ed anche per la sensibilità dimostrata dai sindacati, proprio perché mi sono impegnato in questa direzione.
Certo, la novità delle ulteriori dimissioni di un componente il consiglio di amministrazione - ancorché doverose, e forse anche tardive - apre delicati problemi statutari, che siamo sicuri l'azionista affronterà in maniera efficace e tempestiva, di modo che la società possa trovarsi nel pieno della proprio capacità operativa.
Vorrei rilevare che anche il piano industriale predisposto dai vertici non ha sicuramente funzionato. Il consiglio di amministrazione dell'Alitalia è stato nominato dal precedente Governo (e lo affermo senza alcuna strumentalizzazione). Sappiamo che la situazione non era rosea - anzi, era molto critica -, ma le previsioni di un pareggio nel 2006, indicate dal vertice dell'Alitalia agli azionisti e al Parlamento, non si sono verificate e la situazione è ulteriormente peggiorata.
Considero importante l'intenzione del Governo di voler affrontare le problematiche esistenti all'interno del trasporto aereo, anche perché, negli anni scorsi, è mancata ogni visione sistematica nello stesso trasporto aereo, nonché negli altri settori di trasporto.
Dobbiamo giungere ad una svolta, partendo dai problemi di merito. Le assicuro, signor ministro, che in Commissione coinvolgeremo tutti i soggetti del sistema prima di presentare la nostra proposta normativa all'esame dell'Assemblea.
Vogliamo restituire certezza agli operatori aeroportuali, ai vettori e ad ai lavoratori, chiamandoli a compartecipare da attori alla svolta che lei ha annunciato. Desideriamo, altresì, che vengano precisate le funzioni del Ministero dei trasporti, dell'Ente nazionale per l'aviazione civile (il quale dovrebbe elaborare le regole e garantire la sicurezza del sistema) e dell'Ente nazionale per l'assistenza al volo, che proprio in questo mese sta internalizzando importanti attività precedentemente affidate in appalto.
A tale proposito, ritengo necessario vigilare affinché il processo di internalizzazione avvenga in modo corretto e nel rispetto dei diritti dei lavoratori e della sicurezza; allo stesso modo, considero importante occuparsi del futuro dei lavoratori e delle attività che restano escluse dal processo di internalizzazione.
Signor ministro, sia per l'ENAC, sia per l'ENAV Spa è opportuno che si provveda, senza ulteriori indugi, a regolarizzare i due consigli di amministrazione, da tempo incompleti.
PRESIDENTE. La prego di concludere...
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MICHELE POMPEO META. Vogliamo che l'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo - sto concludendo, signor Presidente - possa essere messa in grado di operare dopo i tagli di risorse e di personale avvenuti nei cinque anni trascorsi.
Desideriamo puntare, signor ministro, a migliorare il funzionamento del sistema nel suo complesso. Questa, infatti, è la domanda proveniente dal paese, dai lavoratori degli aeroporti italiani e dall'imprenditoria: realizzare un sistema nel quale l'Italia possa davvero giocare la propria partita in modo autorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, ringrazio il ministro per la sua presenza. Ci fa molto piacere vederla, signor ministro, perché, dalle notizie di agenzia di ieri, avevamo visto che lei aveva dichiarato che non avrebbe parlato di Alitalia.
Quindi, ci era sorto un dubbio, ed avevamo pensato che forse lei non sapeva di dover venire a riferire in questa sede oggi, o magari pensava di far intervenire un sottosegretario, o forse avrebbe mandato il ministro Di Pietro, il quale, nella giornata di ieri, è stato particolarmente loquace in ordine alla questione Alitalia. Invece, constatiamo con piacere che è venuto lei, signor ministro.
Lei, comunque, non ci ha fornito grandi elementi. Infatti, ha letto il bando, ha raccontato la storia dello sciopero ed ha letto le lettere che ha inviato ai sindacati, ma non ci ha dato grandi novità rispetto a quanto già conoscevamo dai giornali e dalle agenzie di stampa.
Ricordo che abbiamo inizialmente chiesto lo svolgimento di questa informativa urgente, perché eravamo fortemente preoccupati in relazione non soltanto alla situazione che investe la nostra compagnia di bandiera, ma anche allo sciopero indetto da numerose sigle sindacali. Tale sciopero è successivamente rientrato e lei ha raccontato, anche in maniera dettagliata, la storia e l'evolversi dalla fine di dicembre sino al suo differimento, avvenuto soltanto nella giornata di ieri.
Signor ministro, ci rimane in qualche modo un dubbio, e ci piacerebbe sapere se lei, se questa agitazione fosse continuata, avrebbe precettato o meno i lavoratori. Ci permettiamo di attendere le prossime occasioni, per vedere quale sarà il suo atteggiamento nei confronti di un sindacato che ha accusato il Governo di avere già un piano segreto o di non avere alcuna strategia in ordine alla questione Alitalia.
Differenze di sigle, differenze di opinione, divergenze di posizioni e di idee, ma, comunque, è un attacco frontale al Governo in ordine a tale questione.
Potremmo porci anche un'altra domanda: chissà se, di fronte ad un Governo di altra natura, vi sarebbe mai stato il ritiro di questo sciopero generale che, come lei ha giustamente sottolineato, ministro, non aveva neanche i requisiti di temporaneità, oltre a non garantire i servizi minimi.
Ma, visto che lo sciopero è rientrato, lei, ministro, avrebbe dovuto chiarirci almeno la posizione del Governo in merito al fatto che il consiglio di amministrazione di questa azienda, come ricordava giustamente il collega Meta, ha perso tre dei suoi cinque membri; con soli due membri nel consiglio, si pone un problema di composizione e di statuto interno con riflessi sull'effettivo funzionamento del consiglio di amministrazione e sulla sua reale efficacia. Tant'è vero che (forse, avrebbe dovuto dircelo lei, signor ministro), per il 22 febbraio, è stata convocata l'assemblea dei soci o per ricostituire il consiglio di amministrazione o per un commissariamento.
Forse, ministro, avrebbe dovuto spiegarci come mai sia lei, sia il Presidente del Consiglio - che forse ha l'attenuante, ma neanche troppo, di essere all'estero - avete appreso dai giornalisti la notizia delle dimissioni del consigliere Spinetta.
Inoltre, visto che lo sciopero è rientrato e che è stata fatta una convocazione dei sindacati per le giornate del 1o e del 2 febbraio, credo sarebbe opportuno chiarire se siano state fornite ulteriori informazioni di carattere informale al sindacato visto che ieri l'agenzia Ansa, alle 19,49, batteva la notizia che Epifani si èPag. 38recato a palazzo Chigi per avere informazioni sul tema delle pensioni e sulla vertenza dell'Alitalia.
Insomma, signor ministro, Prodi parla di un futuro rigoroso e corretto per l'Alitalia. Noi crediamo che il Governo abbia poche idee e molto confuse al riguardo. Crediamo vi sia una grande agitazione e un grande fermento intorno a questo bando. Crediamo che le condizioni di bando fissate dal Governo siano scelte precise, ma ci sta a cuore la compagnia, ci sta a cuore la logica di mercato, che deve presiedere a un acquisto e al potenziamento della compagnia, ci stanno a cuore l'occupazione e la funzionalità del servizio che questa compagnia deve rendere ai cittadini.
PRESIDENTE. La prego...
SIMONE BALDELLI. Ci domandiamo, signor ministro, se, oltre a dare notizie informali al sindacato, non sia il caso, in una logica di interesse generale, coinvolgere in questo processo il Parlamento e l'opposizione.
Evidentemente, in questo periodo avete dato prova di non avere le idee chiare sulla questione Alitalia. Avete parlato troppo e male. Con le dichiarazioni che avete reso in questo periodo, certamente, non avete fatto il bene della nostra compagnia di bandiera.
Ci auguriamo che ci sia un'inversione di tendenza e crediamo, nell'interesse della compagnia, che si svolga un lavoro serio e rigoroso ed auspichiamo...
PRESIDENTE. Deve concludere...
SIMONE BALDELLI. ...che il bando e le procedure siano svolte nella maggiore regolarità possibile, affinché la compagnia abbia funzionalità, logiche di mercato, salvaguardia dell'occupazione e soprattutto servizio ai tanti cittadini che di questo servizio beneficiano ogni giorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Moffa. Ne ha facoltà.
SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signor ministro, lei si è soffermato doverosamente sul problema attinente ai rapporti con il sindacato e alle questioni che attengono al ripensamento da parte dello stesso sindacato rispetto all'annunciato sciopero. Di questo la ringraziamo, anche perché, in effetti, la tempestività con la quale era stato proclamato lo sciopero, indubbiamente, introduceva un elemento di preoccupazione in quel quadro programmatico che il Governo e l'Alitalia stanno portando avanti, in un momento decisivo - come lei giustamente ha ricordato - per lo scioglimento di quel nodo essenziale che riguarda il rilancio della nostra compagnia di bandiera.
Mi riferisco, evidentemente, ai tempi fissati dalla procedura di evidenza pubblica da lei richiamata ed anche agli elementi che possono interagire in maniera negativa con il processo avviato.
Tuttavia, non vi è dubbio che la situazione attuale, alla luce delle già richiamate dimissioni di alcuni membri del consiglio di amministrazione, rendono il quadro ancora più complesso ed inquietante. Non esiste soltanto un aspetto di rilievo giuridico, sul quale ci saremmo attesi una risposta da parte del Governo. Di questo si tratta, ovvero capire oggi qual è l'atteggiamento del Governo rispetto ad un problema che attiene alla gestione ed alla stessa vita del consiglio di amministrazione, in una fase in cui, tra l'altro, è stata avviata una procedura di gara. È evidente inoltre che il quadro complessivo è reso ancora più inquietante perché, nella fattispecie, vi sono le dimissioni riguardano un membro del consiglio di amministrazione che rappresenta un'alleanza internazionale nel sistema del trasporto, e non sappiamo ancora, essendo fermi alle notizie di stampa, se da parte di Air France e KLM vi sarà o meno un'offerta. Tutto ciò avviene mentre aleggia una domanda sollevata trasversalmente da tanti deputati e senatori (anche quando Cimoli era venuto in Commissione per riferire), per cercare di capire su quale livello di indirizzo di piano industriale ci stiamo orientando.Pag. 39
Ringrazio il presidente Meta che ha ricordato con quale responsabilità la IX Commissione sta cercando di creare i presupposti per intervenire in maniera sostanziale nel riordino del sistema del trasporto aereo in Italia. Tuttavia, caro Meta, nel momento stesso in cui lei si è soffermato sulle inevitabili linee di indirizzo di un piano industriale per il rilancio della compagnia e la tutela dei livelli occupazionali, in effetti non ha fatto niente altro che richiamare le parti conclusive della relazione resa da Cimoli in Commissione dove veniva sollecitata anche un'azione governativa volta a migliorare sostanzialmente la funzionalità dell'ENAC e dell'ENAV e dove veniva richiamato come prima responsabilità il ruolo del Governo e delle forze parlamentari per avviare concretamente il riordino dell'intero sistema.
È proprio rispetto a tali questioni che denuncio una mancanza di raccordo operativo del Governo con il Parlamento. È questo ciò che ancora oggi manca; anche se è evidente che, essendo aperta una procedura di evidenza pubblica, è difficile parlare in questo momento in maniera approfondita del tema, ma è altrettanto vero che rischiamo di trovarci di fronte a situazioni preordinate su cui non vi è stato alcun confronto in Parlamento.
PRESIDENTE. Onorevole Moffa, deve concludere.
SILVANO MOFFA. Continuiamo a denunciare con forza questa situazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mario Ricci. Ne ha facoltà.
MARIO RICCI. Signor Presidente, vorrei partire da una vicenda che nelle ultime ore ha interessato la stampa ed il settore del trasporto aereo: mi rifererisco all'azzeramento del consiglio di amministrazione dell'Alitalia. Tale azzeramento è stato costruito nel corso di mesi, perché siamo ormai a distanza di neppure un anno dalla terza dimissione da questo organo di amministrazione di un settore così importante come l'Alitalia.
Addirittura, dieci consiglieri hanno rinunciato all'incarico, nel corso di questi ultimi anni, e questo, probabilmente, è un annuncio del fallimento strategico del management dell'Alitalia.
Affermo questo perché, a nostro avviso - non c'entra la procedura di gara per l'avvio della privatizzazione dell'Alitalia e non c'è alcuna turbativa d'asta - noi siamo nella condizione, a partire dall'azzeramento, di sottolineare nuovamente e chiedere con forza la sostituzione del vertice aziendale, a cominciare dall'amministratore delegato, Cimoli, che è il primo responsabile del dissesto produttivo, industriale e finanziario dell'Alitalia.
Per dimostrare che non abbiamo un accanimento ideologico nei confronti dell'amministratore delegato, citerò alcuni esempi che mi aiuteranno a sostenere questa ineludibile necessità per le prospettive della società. Innanzitutto, risulta al signor ministro - lo verifichi - che sono in corso assunzioni di personale, con forme atipiche di contratto di lavoro, che l'Alitalia non saprà come utilizzare, anche rispetto ai processi di riorganizzazione? La mozione di indirizzo discussa e approvata il 6 dicembre scorso non indicava al Governo e all'impresa di adottare interventi adeguati ad affrontare il problema della precarietà del lavoro nel settore del trasporto aereo, a cominciare dall'Alitalia? Come secondo esempio, segnalo al signor ministro la necessità di verificare se corrisponda al vero che 35 dei 78 velivoli a disposizione, facenti parte del patrimonio dell'Alitalia, siano stati posti fuori servizio, con gravi conseguenze sul traffico passeggeri, per via di una cattiva gestione del settore di manutenzione della società. Inoltre, quanto al tema lungamente trattato nell'informativa dal signor ministro, sottolineo l'arroganza e il completo abbandono delle relazioni sociali da parte del vertice aziendale, relazioni necessarie a motivare tutte le maestranze per uno straordinario sforzo nel tentativo di salvare l'impresa. Anche questo era un punto indicativo della mozione di indirizzo.
È in questo contesto, signor ministro, che avviene la proclamazione dello scioperoPag. 40generale di venerdì, poi rientrato per la convocazione, seppure tardiva, da parte del Governo, fissata al 1o febbraio. Tutti i sindacati del settore sono stati costretti ad usare l'arma estrema dello sciopero per sollecitare l'arresto immediato dell'opera di deindustrializzazione avviata dal vertice aziendale e, per chiedere un indirizzo chiaro sulla procedura di privatizzazione in corso che garantisca, attraverso il rilancio della produzione, un nuovo profilo industriale della compagnia. Quindi, vi è l'esigenza di un confronto propositivo che segni l'avvio di una nuova fase produttiva dell'Alitalia, visto che tale confronto si è arenato da molto tempo per l'incompetenza del vertice aziendale e per la sordità a queste richieste dell'amministratore delegato. In tal senso, nella mozione era contenuto un passaggio fondamentale, quello della necessità di un recupero di quelle relazioni sociali necessaria a motivare le maestranze in un passaggio così difficile.
Da ultimo, vorrei sottolineare la assoluta separatezza tra Parlamento ed Esecutivo. Questo ci dispiace perché, come abbiamo sottolineato con forza già nel corso del dibattito del 6 dicembre scorso, essa ripropone ancora una volta la questione cruciale del ruolo e del peso che questa Assemblea dovrebbe giocare nella vicenda.
PRESIDENTE. Onorevole Mario Ricci...
MARIO RICCI. Un altro punto fondamentale inserito nella citata mozione era quello del mantenimento di una presenza pubblica significativa nei nuovi assetti societari, messo in discussione proprio dalle procedure di bando che avviano il processo di privatizzazione. Avremmo preferito che la cessione del 30,1 per cento di quote costituisse il limite massimo e non il limite minimo. Tale esigenza aveva due obiettivi: da una parte, quello della capacità attrattiva nei confronti delle manifestazioni di interesse; dall'altro, quello del mantenimento di un ruolo significativo della presenza pubblica anche nei futuri sviluppi dei processi produttivi e industriali della società.
PRESIDENTE. Onorevole Mario Ricci, deve concludere.
MARIO RICCI. In questo caso, vi è il rischio che possa essere messo sul mercato l'intero pacchetto azionario del 49,1 per cento, oggi in dotazione al Governo ed al pubblico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor ministro, ho qualche imbarazzo a prendere la parola dopo le sue comunicazioni, delle quali comunque la ringrazio.
Signor Presidente, ci troviamo di fronte alla presenza del ministro Bianchi - che a me è sempre gradita -, le cui competenze rispetto a questo settore sono affievolite rispetto a quelle del ministro dell'economia. E, se fosse stato presente il ministro dell'economia, sicuramente il collega Mario Ricci non avrebbe posto quei quesiti su Cimoli. Infatti, se Cimoli è stato mantenuto nel suo incarico, ciò è avvenuto per volontà dell'azionista di riferimento, pertanto la richiesta dovrà essere formulata da un rappresentante della maggioranza allo stesso ministro dell'economia.
Signor ministro, lei ha fatto riferimento al 19 gennaio, alla data dello sciopero poi revocato a seguito della contrattazione avvenuta con il Governo. Tuttavia, sussistono gravi problemi riguardanti l'Alitalia, con riferimento sia presente sia al futuro. Certamente, la presenza del ministro dei trasporti sarebbe stata essenziale per fornire una risposta in ordine all'attuazione dei processi riformatori, che noi avevamo avviato sia per quanto concerne i requisiti di sistema e quindi i diritti aeroportuali, sia per quanto riguarda ovviamente la gerarchia aeroportuale tra scali di interesse nazionale e scali di interesse regionale. Ciò potrebbe consentire di fronteggiare la crisi dei vettori del nostro paese.
Con riferimento all'ENAC e all'ENAV, perché non è andata avanti quella riforma che attribuisce la certificazione all'ENAC? Si trattava di un punto fondamentale della nostra riforma, per evitare controllori e controllati.Pag. 41
In questa vicenda di gare, qual è la politica del Governo per quanto riguarda l'Alitalia? Il ministro Di Pietro ha dichiarato sui giornali che è contrario all'arrembaggio finanziario. Cosa significa arrembaggio finanziario? Esiste una politica del Governo in merito? Eppure, nei giorni scorsi, il Presidente del Consiglio aveva avocato a sè la problematica relativa all'Alitalia; anzi si parlava di una cabina di regia. Ma, qual è la politica del Governo? Cosa si vuole fare dell'Alitalia? Stante l'esistenza di una gara, si intende svendere l'Alitalia o vi è una politica che si intende attuare affinché l'Alitalia rimanga la compagnia di riferimento?
Qual è l'azione del Governo?
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARIO TASSONE. Ritengo che vi siano dei quesiti e oggi siamo nella nebulosità più atroce, signor ministro. Ritengo perciò che lei - io la conosco anche per la sua sensibilità - dovrebbe avvertire l'opportunità di chiedere un confronto in Parlamento, proprio su quesiti e temi che gli vengono sottoposti. Credo, però, che sia esigenza dei colleghi soprattutto pretendere che venga il ministro dell'economia a fare chiarezza sui tanti argomenti, temi e interrogativi riguadanti non soltanto Alitalia ma l'economia legata anche alla politica dei trasporti del nostro paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gibelli. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor ministro, la vicenda di Alitalia per quanto ci riguarda ormai ha assunto toni grotteschi. Lei è da poco che è ministro, ma la vicenda - come è noto - viene affrontata da una decina d'anni a questa parte da tutta una serie di governi che si sono susseguiti. Abbiamo avuto nella scorsa legislatura un passaggio relativo al «prestito ponte». Lei ricorderà - avendo seguito la vicenda non dai banchi parlamentari ma dalle cronache giornalistiche - il voto praticamente unanime tra centrodestra e centrosinistra sulla necessità di sostenere la compagnia di bandiera.
In quel dibattito vi era lo scetticismo che esprimo oggi - e che era conseguenza anche di quel voto - non credendo in una compagnia tecnicamente fallita, alla mercé di colossi industriali europei e non europei, che sono stati capaci di costruire i piani industriali. Nel dibattito di questa mattina dal presidente Meta e da altri colleghi sia di centrodestra che di centrosinistra, e anche dalle sue parole, ho sentito ripetere alcune cose che francamente hanno fatto il loro tempo.
Il primo aspetto che è stato sottolineato è quello della necessità di inserire Alitalia all'interno di un processo che veda nella riforma del trasporto aereo... Ricordo che nella passata legislatura, quando il mio amico viceministro Tassone interveniva, era contento che il Parlamento lo ascoltasse, per cui invito il Presidente di turno a sollecitare da parte dell'ex ministro Tassone quel rispetto che ho sempre avuto nei suoi confronti nella scorsa legislatura all'interno della maggioranza: glielo dico amichevolmente.
Tornando al discorso della riforma del trasporto aereo, per dare garanzia alle società di gestione aeroportuale, per dare un ruolo ad ENAC ed ENAV, vi fu tutto un dibattito sulle sovrapposizioni di carattere normativo e di competenze dopo l'increscioso incidente di Linate dell'8 ottobre 2001, che avviò la discussione in Parlamento: quella però è una questione che riguarda il sistema.
Oggi non siamo di fronte alla necessità non di individuare - come ha detto lei - i piani industriali che accompagnano la manifestazione di interesse all'acquisto della quota di Alitalia messa a disposizione, perché, signor ministro, il piano industriale c'è già! Infatti, quando venne individuata la necessità di concorrere con una quota pubblica al «prestito ponte», l'Europa ci diede cinque elementi imprescindibili per la presentazione di un piano industriale che consentisse loro di dare il via libera allo stesso «prestito ponte», non interferendo in termini di concorrenza con il libero mercato, come British Airways, ad esempio, tentò subito di opporre; si osservava infatti che i soldi pubblici che vannoPag. 42a sostenere un'azienda in un libero mercato potrebbero creare una turbativa nel mercato stesso.
L'Europa ci diede delle indicazioni: quindi qualunque soggetto privato che interverrà rispetto alla quota messa a disposizione non dovrà inventare un nuovo piano industriale. Su questo punto avrei voluto avere delle risposte, perché non può esservi un piano industriale per ogni stagione né un partner internazionale ogni anno, a seconda di come tira il vento del Governo. Vi sono delle condizioni industriali e su questo avrei voluto avere delle certezze.
Qual è il male vero di Alitalia? La politica «romanocentrica» che vede un sindacato che non vuole far muovere assolutamente nulla pur di assicurarsi una serie garanzie occupazionali che hanno fatto il loro tempo. A tale riguardo, faccio osservare che ben il 75 per cento dei biglietti della compagnia sono venduti al nord e nonostante ciò la maggior parte dei dipendenti di Alitalia non si è mostrato disponibile a muoversi da Roma. In Alitalia è presente una casta di privilegiati - lo voglio sottolineare polemicamente - che ha fatto fallire tutti i piani industriali dell'azienda. Mi chiedo quale soggetto, nazionale o internazionale, di natura privata sarà disponibile a mediare con una situazione industrialmente insostenibile che ha portato tecnicamente al fallimento dell'Alitalia, sebbene nelle finanziarie approvate da tutti i Governi, senza il voto della Lega Nord Padania, si sia sempre individuata una quota di finanziamento pubblico per tutelare quella che il ministro, in maniera infelice, ha definito la identità nazionale di Alitalia. Ma non esiste l'identità nazionale di Alitalia!
PRESIDENTE. Deputato Gibelli, concluda.
ANDREA GIBELLI. Concludo, Presidente. È necessario, invece, che siano spesi bene i soldi di chi Alitalia l'ha mantenuta pagando imposte e tasse, nonostante il servizio scadente da essa fornito. Quella che una volta era una compagnia di bandiera a livello internazionale, ora è una succursale di Air France (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pedrini. Ne ha facoltà.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi rivolgo subito al ministro chiedendogli di aiutare quest'Assemblea a cercare di comprendere che cosa sta avvenendo dietro Alitalia. Nelle varie sedi parlamentari mi sono espresso più volte con riserva su alcune cose che in tale azienda sono accadute.
Dico subito che non condivido la diagnosi formulata dal collega che mi ha preceduto; anzi esprimo la mia solidarietà alle forze sociali, al sindacato e ai lavoratori, anche per gli scioperi da essi proclamati in quanto vedono in forse sia il loro rapporto di lavoro sia anche qualcosa di ben più grave: la stessa esistenza della compagnia, la si chiami di bandiera o di riferimento.
PRESIDENTE. Scusi, deputato Pedrini; prego i colleghi di consentire all'onorevole Pedrini di continuare a svolgere il suo intervento.
Prego, deputato Pedrini, prosegua pure.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor ministro, a lei risultano manovre finanziarie non industriali e grandi interessi di alcune banche in questo tentativo di takeover su Alitalia, dettato forse più da esigenze di realizzare plusvalenze da operazioni finanziarie piuttosto che dalla capacità di indicare un piano industriale adeguato che consentirebbe di rispettare in questo paese il diritto costituzionalmente garantito dall'articolo 16 della nostra Carta fondamentale?
Anche le recenti dimissioni dei vertici dell'azienda lasciano qualche perplessità. A tale riguardo, desidererei sapere se tali dimissioni siano state il frutto di una regia oppure erano concordate. Nutro il dubbio che si tratti di qualcosa di immediato, deciso solamente negli ultimi tempi.Pag. 43
Quali sono le ripercussioni sul valore di Alitalia di queste dimissioni? Come incidono le perdite di quest'anno e, soprattutto, quale conseguenza scontiamo, non tanto per le dimissioni, quanto piuttosto per ciò che si sta verificando economicamente sulle eventuali, pesanti svalutazioni? In questo momento, agli effetti della patrimonializzazione e del valore, il rapporto dollaro-euro, rispetto alle consistenze degli asset dell'azienda, che valore riesce poi a determinare agli effetti della vendita? Ora, siamo in presenza di un sistema di privatizzazione rispetto al quale non vorrei apparire come colui che è contro le privatizzazioni. Secondo me, però, troppo spesso si confondono i termini «privatizzazioni» e «liberalizzazioni»: si tratta di due cose molto diverse.
Vedo, invece, un pericolo - mi permetta l'estrema franchezza - nell'atto di indirizzo, un tentativo dirigistico attuato nel momento in cui, contemporaneamente, si va verso una forma di privatizzazione. Tuttavia, le privatizzazioni si fanno dopo le liberalizzazioni, cercando di capire che si liberalizzano ma non si privatizzano le strutture essenziali. Sono seriamente preoccupato che, dopo questo fatto, avvenga un simile processo in settori fondamentali, come si intravede già all'orizzonte: penso alla sanità, all'energia, alla salute, all'acqua, alla sicurezza, agli altri sistemi di trasporto e via di dicendo.
Siamo in presenza di una serie di piani industriali, con un vertice aziendale che ha dichiarato a giornali internazionali, come il Wall Street Journal, non più tardi di pochi mesi fa, che avrebbe messo in moto una macchina da guerra, fatto utili, assicurato il pareggio di bilancio al 2006, e che ci ha presentato piani industriali, tutti regolarmente contraddetti: non è, signor ministro, che queste dimissioni porteranno alla nomina del commissario, della stessa persona che in questo momento, invece, dovrebbe essere chiamata a profonde responsabilità per ciò che ha fatto, responsabilità che si cerca, al contrario, di imputare ai sindacati, demonizzandoli, quando questi non potevano non fare ciò che hanno fatto? Forse, addirittura, a volte, sono stati anche un po' blandi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Beltrandi. Ne ha facoltà.
MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi e colleghe, come ho già avuto modo di dire in altre occasioni il gruppo della Rosa nel Pugno è stato felicemente e positivamente sorpreso dalla decisione del Governo di avviare questa procedura di alienazione della partecipazione pubblica in Alitalia.
La ragione per cui abbiamo accolto positivamente questa decisione sta nel fatto che ci appare l'unica idonea a garantire una discontinuità nella gestione di Alitalia rispetto ad un «andazzo» degli ultimi trent'anni che ha portato alla situazione che tutti noi conosciamo molto bene. È l'unica via per assoggettare Alitalia ai principi di mercato - quindi, per salvare l'azienda - che, altrimenti, sarebbe destinata a morte certa.
Tuttavia, la privatizzazione - anzi, l'alienazione delle quote, così com'è stato ricordato da molti altri colleghi - di per sé non garantisce che l'azienda non finisca per esaurirsi, divenendo preda di qualche gruppo che la svuoti, magari utilizzandone solo il nome o gli slot che possiede.
Quindi, ritengo che occorra tenere la barra dritta in tutti i passaggi di questa procedura - che mi sembra sia stata ben avviata - da una parte, contemperando la necessità di non fare fuggire gruppi industriali che intendano seriamente investire con un piano industriale nell'azienda (quindi evitando di mettere troppi paletti) e, dall'altra, evitando i rischi di svendite o manovre esclusivamente finanziarie.
Penso che questo tentativo si sarebbe già dovuto fare molti anni fa.
Sono lieto che lo si faccia ora. Sosterremo il ministro in questa procedura. Devo dire che vi sono tante organizzazioni corporative e sindacali, che a mio avviso sono fortemente corresponsabili dello stato di disastro in cui si trova la società.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Soffritti. Ne ha facoltà.
ROBERTO SOFFRITTI. Desidero innanzitutto ringraziare il ministro, che ci ha dato la possibilità di discutere di questo tema particolarmente importante ed interessante. Prendo atto e condivido le considerazioni che ha svolto a proposito di Alitalia. Ho partecipato circa un mese fa all'incontro che c'è stato tra le due Commissioni congiunte di Camera e Senato, nel corso del quale sia il ministro Bianchi sia il ministro dell'economia e delle finanze hanno esposto la situazione di questa importantissima società nazionale. Vorrei ora svolgere alcune considerazioni di carattere generale. Il ministro Bianchi è al Governo da otto mesi, mentre stiamo parlando di una situazione che si sta trascinando da moltissimo tempo. Aggiungo che, se il Governo giunge alla proposta che ha formulato, ciò dipende dal fatto che non sono state compiute delle scelte. La situazione finanziaria era tale, che non era possibile nient'altro rispetto a ciò che è stato proposto dal Governo. Questa è la realtà in questo momento. Io l'ho vista così.
Credo che alla fine, quando ci sono queste crisi, sia l'elemento finanziario a determinarne la svolta. Io temo molto, perché noi abbiamo delle grandi responsabilità anche su altre grandi aziende pubbliche, dove il carico finanziario è di dimensioni enormi. Parlo di queste cose per arrivare ad un argomento, che qui è stato ampiamente trattato: quello delle privatizzazioni o delle liberalizzazioni. Credo - sto parlando per conto del partito dei Comunisti Italiani - che il tema da affrontare sia quello di riuscire a far convivere la presenza pubblica in queste grandi strutture con il mantenimento degli equilibri di bilancio, perché altrimenti noi parliamo, parliamo, parliamo, poi quando arriviamo alla fine succedono queste cose. Per fare ciò è necessario raggiungere un accordo serio, profondo e condiviso con le organizzazioni sindacali. Non si scappa dal rapporto con le organizzazioni sindacali.
Personalmente ho vissuto delle responsabilità abbastanza significative nel settore dei trasporti e credo che in questo ambito la situazione non sia dissimile. Lì c'è un elemento di fondo. Chi si illude, anche per un solo istante, di poter dirigere questi settori senza un rapporto stretto con le grandi organizzazioni sindacali sta vivendo fuori dalla realtà. Il risultato alla fine diventa devastante. La questione è che ci vuole la forza, il coraggio e la volontà, e a mio avviso questo Governo ha le condizioni politiche per fare tutto questo. Qui dentro qualcuno, che ora non è presente, ricordava che, se ci fosse stato qualcun altro, molto probabilmente lo sciopero non sarebbe stato revocato.
SIMONE BALDELLI. È presente, collega!
ROBERTO SOFFRITTI. Io credo che sia vero, ma ritengo che ciò significhi qualcosa di preciso. Vuol dire che c'è un rapporto che consente alle grandi organizzazioni sindacali di guardare a questo Governo in un determinato modo e penso che questo rapporto positivo che c'è debba essere mantenuto. Quindi, bene hanno fatto a trovare una soluzione che sposta e stabilisce l'incontro.
SIMONE BALDELLI. Li avrebbero precettati!
ROBERTO SOFFRITTI. Credo che in questa situazione ci sia la possibilità di individuare talune soluzioni. Adesso, alla fine del mese, scadrà il termine per la manifestazione di interesse, che dal punto di vista giuridico significa che ci sono delle persone che presentano una domanda e che i ministeri hanno la possibilità di verificare se costoro hanno le caratteristiche per partecipare al bando. Poi comincia la fase più delicata, in cui si fissano le clausole sociali; queste si fanno con i sindacati e si inseriscono all'interno del capitolato che si va a preparare, ed è quello il momento in cui ci si gioca la partita. Ed io credo che in quel momentoPag. 45sia indispensabile che quel 30 per cento resti tale, mentre l'altro 19 per cento resti in mani pubbliche.
Tutto questo sarà possibile se s'intreccia il capitolato e la clausola sociale e, quindi, se si raggiunge sostanzialmente un accordo vero e credibile fondato sul consenso dei sindacati.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Il ministro dell'economia ha detto altre cose!
ROBERTO SOFFRITTI. Ho sentito anche io che ha detto altre cose. Sto riferendo ciò che io penso rispetto a questo percorso. Se non vogliamo scivolare lentamente, anche senza volerlo, verso privatizzazioni diffuse, dobbiamo stabilire un raccordo profondo e vero con le organizzazioni sindacali. Non è vero che queste organizzazioni non comprendono i problemi delle aziende. Eccome se li comprendono, perché li misurano sulla pelle delle persone che lavorano!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Picano. Ne ha facoltà.
ANGELO PICANO. Presidente, signor ministro, noi abbiamo apprezzato l'orientamento del Governo sulla privatizzazione di Alitalia, soprattutto perché siamo convinti che o rompiamo il cordone ombelicale che porta la politica ad interferire pesantemente nella gestione delle aziende pubbliche o altrimenti non ne veniamo mai fuori, perché si favorisce una specie di deresponsabilizzazione del management. Spesso non si riesce a discernere esattamente le responsabilità personali dalle interferenze provenienti da altri settori della società nazionale. Certamente vi è stata una carenza di gestione, è evidente. La fuga precipitosa ci fa capire in quale stato comatoso versi Alitalia ed il Governo ha fatto bene a muoversi su questa linea. Aspettiamo naturalmente che arrivino le manifestazioni di intenti, con la speranza che vi sia qualche cordata di grande spessore e di grande professionalità che possa prendere in mano la compagnia.
Riteniamo che anche una vischiosità nelle relazioni industriali vada superata, in modo che le relazioni, più che mai necessarie per mantenere la pace nella società, ma anche per spingere avanti una politica di sviluppo societario, si indirizzino verso la concertazione, sempre più necessaria, alla luce della trasparenza dei rapporti tra sindacato e azienda.
Indubbiamente, vi sono altre carenze e il ministro ha fatto bene a ricordare che esiste un disegno di legge sulla riforma del trasporto aereo. Ci sono state altre carenze che hanno pesato sulla compagnia, come il mancato potenziamento degli aeroporti di Fiumicino e di Malpensa, e che in qualche modo si sono fatte sentire pesantemente sui risultati aziendali.
Il Governo è certamente cosciente della posizione geografica del nostro paese nel contesto europeo, che funge quasi da piattaforma logistica dell'intero continente ed è una specie di centro di passaggio tra le merci provenienti dall'oriente e le merci europee. Ciò richiede, quindi, una riflessione attenta sul trasporto aereo, uno degli strumenti di sviluppo della società moderna, perché sempre di più ne avremo bisogno e sempre più si moltiplica il traffico di merci e passeggeri, quindi, sempre migliore deve essere l'offerta di servizi moderni ed economici che il nostro paese deve offrire; altrimenti credo che la Cina o il Medio Oriente troveranno presto altri canali per arrivare in Europa. Noi abbiamo gli strumenti, invece, per candidarci ad essere uno dei punti di riferimento per lo sviluppo dei traffici in Europa, con grandi benefici per il nostro paese.
Il discorso sui trasporti deve essere globale e deve coinvolgere, oltre che il trasporto aereo, anche quello marittimo, quello autostradale e quello ferroviario. Credo, però, che a questo debba puntare il nostro Governo se vuole rendere un beneficio al paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
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