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Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Progetto di ampliamento delle infrastrutture militari statunitensi in provincia di Vicenza - n. 2-00311)
PRESIDENTE. Il deputato Burgio ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00311 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, la nostra interpellanza affronta vicende e pone questioni gravi, che sono diventate ben più gravi dopo le ultime dichiarazioni rese alla stampa dal Presidente Prodi da Bucarest. Non esito a definire tali dichiarazioni alquanto sorprendenti. Esse chiamano in causa nodi cruciali che attengono alla responsabilità politica del Governo e, persino, alla stessa concezione della sua legittimità nei rapporti con gli esecutivi precedenti; che, peraltro, presentano aspetti non pienamente congruenti rispetto ad affermazioni rese da autorevoli membri del Governo.
Proverò ad andare con ordine, esaminando la prima questione rilevante; mi riferisco alla sequenza dei fatti con cui il paese ha a che fare.
Il primo fatto risale a circa due anni fa, quando le autorità militari statunitensi hanno avviato le procedure per realizzarePag. 55la nuova base di Vicenza, nella cui caserma Ederle è già di stanza la 173o brigata Airborne.
Come vedremo, la decisione di dar vita a lavori di ampliamento e di potenziamento consegue ad un fatto che non è esclusivamente tecnico, ma strategico e quindi squisitamente politico. È dunque un fatto che coinvolge responsabilità politiche del nostro Governo in relazione al ruolo che i singoli Stati assumono nel sistema di guerra preventiva, permanente e globale, posto in essere e in attività dall'attuale amministrazione statunitense.
Ma, riprendiamo la nostra storia. Fin dalla primavera del 2005 le autorità militari statunitensi, peraltro con l'assistenza di tecnici del V reparto infrastrutture di Padova, avviano la progettazione esecutiva degli edifici e delle installazioni che dovrebbero ospitare le nuove unità all'interno della zona aeroportuale Dal Molin di Vicenza. Nello stesso periodo, lo stato maggiore dell'Aeronautica militare italiana dispone la chiusura o il trasferimento di tutti gli enti dislocati nel citato aeroporto, al fine di rendere libera l'area da ogni attività militare italiana.
Su questo punto si pone la prima domanda: perché queste decisioni? Sulla base di quali fondamenti si sono mosse le autorità militari e politiche americane in questi due anni? Su questo, signor Presidente, le risposte del Governo divergono e segnalano una gestione non totalmente trasparente della vicenda. Il Presidente Prodi, infatti, giustifica oggi la decisione affermando, tra l'altro, che essa era obbligata da precedenti scelte del Governo Berlusconi, soggiungendo che quando si va al governo si devono assumere attivi e passivi della gestione precedente.
Dunque, il Presidente fa riferimento a decisioni del Governo di centrodestra, che oggi non sarebbe stato possibile smentire; il che naturalmente pone, come dicevo all'inizio, questioni anche rilevanti dal punto di vista costituzionale. Signor Presidente, il punto è - e qui mi fermo nell'illustrazione della interpellanza, riservandomi in sede di replica di trattare gli altri aspetti - che oggi, proprio su tale questione, cioè sul fatto che vi siano o meno decisioni lasciate in eredità dal precedente esecutivo, registriamo interpretazioni del tutto difformi da parte di altri autorevoli ministri. Mi riferisco al vicepresidente Rutelli, al vicepresidente e ministro degli esteri D'Alema, al ministro della difesa Parisi.
Il primo di essi, in verità, fin dal maggio del 2006, rispondendo ad una interrogazione parlamentare rivoltagli dal collega Fabris, riferendosi agli atti del Governo Berlusconi aveva parlato di una mera ipotesi e di una disponibilità di massima, peraltro condizionata all'assunzione di un preciso piano di transizione sulla tempistica, che, signor sottosegretario, veniva considerato dal vicepresidente Rutelli come necessario «perché l'attività deve coinvolgere tutti i livelli, innanzitutto gli enti territoriali, perché ne sia informata ovviamente la popolazione locale».
Ad oggi, ed esattamente l'altro ieri, il vicepresidente e ministro degli esteri D'Alema ha chiarito che non esiste alcun atto ufficiale del Governo Berlusconi e che l'unico documento reperito è una lettera informativa scritta dal capo di stato maggiore delle Forze armate; da ultimo, proprio ieri, il ministro Parisi, per non smentire se stesso perché aveva già detto queste cose nei mesi scorsi, ha affermato che il Governo Berlusconi non aveva sottoscritto alcun impegno con Washington, ma aveva solo manifestato una disponibilità a considerare il progetto e questo aveva generato delle aspettative negli americani.
Allora, la questione è capire come stiano le cose: se si trattava o meno di decisioni impegnative e vincolanti; e se oggi consideriamo impegnative e vincolanti, paradossalmente, le «aspettative» degli americani (il che sarebbe davvero alquanto imbarazzante) oppure, semplicemente, se si tratta di una decisione sovrana assunta dall'Esecutivo, che tuttavia intende ridurne la rilevanza e la portata, forse anche perché tale decisione stride, piaccia o non piaccia, con gli impegni enunciati nel programma dell'Unione. Ricordo, infatti, che in tale programma si sostiene la necessità di «ridefinire le servitùPag. 56militari attraverso una conferenza nazionale», della quale non si è ancora vista la pallida ombra.
Insomma, qui abbiamo dei lavori che sono cominciati già tanto tempo fa!
Lo scorso 26 luglio, il ministro della difesa disse che il Governo intendeva riconsiderare il progetto della nuova base di Vicenza ma - ahimè! - il 6 luglio, cioè venti giorni prima, aveva già dato il via ai lavori di carotaggio, sulla base di un incontro tra autorità italiane e americane.
Mi fermo qui, ma questo è un primo aspetto. Vi sono altri temi che emergono nella nostra interpellanza, sui quali gradirei dei chiarimenti dal sottosegretario, che ringrazio.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Marco Verzaschi, ha facoltà di rispondere.
MARCO VERZASCHI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, vista l'importanza della questione sollevata dall'onorevole Burgio e soprattutto vista anche l'eco che la stessa decisione ha sollevato, sia nell'aula del Parlamento, sia al di fuori, nei mass media, su giornali e televisioni, a fronte anche della richiesta che c'è stata da parte di alcuni parlamentari di una informativa molto puntuale e precisa da parte del Governo su questa vicenda, l'esecutivo nella persona del ministro si riserva di venire in Assemblea entro la prossima settimana, a rispondere a questa interpellanza e alle altre questioni che verranno sollevate. Si chiede quindi, se possibile, il rinvio della risposta all'interpellanza.
PRESIDENTE. Deputato Burgio, se vuole, ha facoltà di dichiarare se accede alla richiesta di rinvio avanzata dal sottosegretario Verzaschi, anche in considerazione del fatto che ieri è stata chiesta una informativa urgente sul medesimo argomento. Quindi lei, se lo ritiene, può anche dichiarare la sua disponibilità al rinvio dello svolgimento della sua interpellanza, così come proposto dal sottosegretario.
ALBERTO BURGIO. Non ho capito, signor Presidente: si tratta di un rinvio dello svolgimento dell'interpellanza oppure di un ritiro dell'interpellanza in considerazione della preannunziata informativa?
PRESIDENTE. Chiedo al sottosegretario Verzaschi di chiarire se proponga un rinvio dello svolgimento dell'interpellanza oppure se abbia inteso comunicare all'Assemblea che la questione sollevata con l'interpellanza Burgio sarà invece trattata dal Governo, nella persona del ministro - mi è parso di capire la settimana prossima - sulla base di accordi che dovranno intercorrere con la Presidenza.
MARCO VERZASCHI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Il ministro vorrebbe rispondere di persona all'interpellanza dell'onorevole Burgio, anche in considerazione del fatto che sulla vicenda sollevata altri parlamentari hanno chiesto una esaustiva illustrazione. Credo quindi che, vista l'importanza e il rilievo della vicenda, essa necessiti di essere discussa in maniera molto più approfondita.
PRESIDENTE. Se mi consentite, vorrei provare a chiarire la questione. Ieri, è stata chiesta da diversi deputati una informativa urgente del Governo sull'orientamento dell'Esecutivo rispetto alla questione della base di Vicenza e a ciò che da quella vicenda si può dedurre in quanto ad orientamento politico del Governo stesso, in tema di politica estera, di difesa e così via.
Quindi, se ho capito bene, facendo riferimento a queste richieste e alla disponibilità che il Governo ha manifestato (già ieri tramite il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento) a svolgere un'informativa in merito con una rappresentanza dell'Esecutivo ai massimi livelli già la settimana prossima (la Presidenza della Camera deve ancora concordare le modalità), la risposta alle questioni sollevate nell'interpellanza Burgio verrà fornita nell'ambito di una discussione più articolata.
In ogni caso, sottosegretario Verzaschi, se ho capito bene, ciò non significa che ilPag. 57ministro verrà a rispondere all'interpellanza urgente presentata dal deputato Burgio, bensì si pronuncerà riguardo alle varie sollecitazioni.
ALBERTO BURGIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, per un principio di economia dei tempi, suggerirei, se lei me lo permette, la seguente soluzione: io replicherei adesso al sottosegretario, dopodiché, proprio perché attraverso la mia risposta intendevo completare il ragionamento, preciserò altre domande. Successivamente, verificheremo la disponibilità di fatto del ministro a rispondere alle domande che prendono forma proprio dall'illustrazione e dalla replica originate dalla mia interpellanza urgente.
PRESIDENTE. Va benissimo, onorevole Burgio.
ALBERTO BURGIO. Se poi egli si riferisca a me, o meno rileva poco: ciò che conta è la non dispersione di queste domande nell'ambito della generica risposta o informativa del Governo.
Io intendevo porre brevemente in evidenza altre due questioni, oltre a quella già illustrata. La prima, forse di gran lunga la più essenziale, attiene alla sostanza politica di ciò di cui stiamo discutendo. Infatti, in realtà, si è voluto presentare questo potenziamento, questo raddoppiamento della base di Vicenza come una decisione meramente tecnica, addirittura derubricandola a questione urbanistico-territoriale.
Credo che non dobbiamo perdere di vista - anche su questo punto desidererei che il Governo si pronunciasse - il vero atto politico e strategico che l'autorità militare americana ha deciso di compiere mutando la natura della brigata Airborne, che diviene squadra di combattimento secondo un'informativa resa dal comandante delle forze americane di stanza in Europa, generale Jones, già il 7 marzo 2006. In questo modo si trasformano le forze stanziate a Ederle e nella nuova base nell'unica unità aviotrasportata e nell'unica forza di risposta rapida alle dipendenze del comando europeo in tutta Europa: altro che decisione di natura urbanistica! Si tratta di dare semaforo verde allo stanziamento di una unità che sarebbe destinata ad interventi di proiezione aggressiva in tutta l'area di competenza del comando europeo: stiamo parlando di 91 paesi compresi tra la regione caspica, il Caucaso, tutto il Medio Oriente ed il continente africano.
Consiste in questo - la domanda è retorica - il dialogo euromediterraneo inserito nel programma dell'Unione?
L'Italia rischia di essere trasformata in un unico e fondamentale trampolino di lancio per una forza di aggressione puntata su tutte le aree citate in precedenza; ciò accade - non possiamo nasconderci dietro un dito - nel momento in cui l'amministrazione americana punta sulla guerra per consolidare un sistema internazionale di potenza pianificando l'escalation in Iraq, prevedendo la durevole occupazione militare dell'Afghanistan, decidendo in totale autonomia (scontentando anche questo Governo) i bombardamenti sul Corno d'Africa e non escludendo interventi nucleari in Iraq.
Vogliamo che questo paese diventi il nodo strategico fondamentale del sistema di guerra americano? Non credo che noi si debba scantonare. Sappiamo anche che in Italia vi sono otto basi e che tre di queste (Camp Derby, Sigonella e quelle di Aviano, tristemente famosa per la vicenda di Abu Omar) sono già state incrementate negli scorsi mesi, mentre ora si vuole incrementare anche quella di Vicenza.
Chiudo questa metaforica replica facendo riferimento all'ultimo accenno - invero, alquanto misterioso - del Presidente Prodi, il quale, criticando giustamente i passi compiuti dal precedente Governo, lamentava un mancato coinvolgimento dell'opinione pubblica nelle trattative informali con gli americani. Ma io domando se adesso forse l'opinione pubblica viene coinvolta o considerata. StiamoPag. 58ai fatti. Da una parte abbiamo il comune di Vicenza, che a maggioranza delibera a favore di questo sviluppo e addirittura prevede uno stanziamento di circa 40 milioni di euro! È bene infatti che i cittadini italiani sappiano che il 41 per cento delle spese di mantenimento della forza americana è a carico della fiscalità generale di questo paese, cioè a carico del cittadino italiano. È bene che questo lo si sappia. Da una parte, quindi, abbiamo questa decisione del comune di Vicenza, dall'altra abbiamo tutti i sondaggi, tutte le inchieste giornalistiche e tutte le rilevazioni, che attestano una ferma avversione della popolazione vicentina e dell'intera popolazione italiana a questa decisione.
Mi limito a citare un dato che era oggi sui giornali: il 58 per cento degli elettori dell'Unione è contrario alla decisione annunciata dal Presidente Prodi e, viceversa, il 52 per cento degli elettori del centrodestra è favorevole. Anche questo è un fatto politico, mi pare. Una sorta di cambio della base sociale ed elettorale del Governo, che riflette il connotato politico di questa decisione e la gravità dei problemi di una scelta, che cade all'indomani di una finanziaria che incrementa dell'11,7 per cento gli stanziamenti per la difesa e, in generale, la spesa militare, peraltro alla vigilia di una discussione sulla missione in Afghanistan che non si annuncia propriamente serena, anche considerando il fatto che nessuno degli impegni assunti allora dal Governo in relazione alla missione afghana è stato mantenuto, a cominciare da quel comitato di monitoraggio, che fu presentato come il segno più importante di questa presunta discontinuità.
In conclusione affermo che noi siamo fermamente contrari a questa decisione, che pensiamo e speriamo possa essere revocata, non essendo ancora stata formalizzata. Ci pensi bene il Governo. Noi non possiamo accettare che si continui a profanare - uso un termine consapevolmente forte - la nostra Costituzione: da una parte si discorre di missioni di pace, dall'altra parte si fa del paese lo snodo strategico cruciale in un sistema di guerra. Non siamo d'accordo. Ripeto, non siamo d'accordo. Chiediamo al Governo di ripensarci. Chiediamo che rispetti la volontà della popolazione vicentina ed italiana, venga in Parlamento a riferire e a rispondere a queste e ad altre domande incresciose, che la nostra popolazione e il popolo della pace - con i voti del quale questo Governo ha potuto insediarsi alla guida del paese - pone; che, infine, risponda adeguatamente.