Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 103 del 5/2/2007
...
DIFESA
Interrogazioni a risposta scritta:
MURA. - Al ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da un'inchiesta giornalistica pubblicata sul quotidiano Il Resto del Carlino del 2 febbraio 2007, a firma di Lorenzo Sani, si apprende che la Caserma Luigi Varanini, sita in via Agucchi a Bologna, che ospita il polo logistico regionale dell'Emilia Romagna dell'Arma dei Carabinieri si trova in stato di degrado;
nella caserma Varanini operano circa 250 unità, di personale, delle quali 100 sono residenti all'interno della caserma;
alla caserma Varanini fanno capo i circa 7.000 carabinieri in servizio in Emilia Romagna per quanto riguarda lo svolgimento di funzioni inerenti alla logistica, al minuto mantenimento, alla telematica, alle infrastrutture, alla manutenzione e riparazione dei mezzi di trasporto di servizio;
nell'inchiesta giornalistica si afferma che nel corso di questo inverno una palazzina della caserma Varanini, ove alloggiano diverse decine di militari, è stata priva di riscaldamento, che l'impianto elettrico non è a norma di legge, che le condutture dell'acqua sono deteriorate provocando infiltrazioni, muffa e macchie di umidità sulle pareti; che gli ambienti adibiti a zona doccia appaiono malsani;
lo stato di fatiscenza delle infrastrutture e dei servizi sarebbe causa di sprechi economici dal momento che la caserma Varanini paga mensilmente 7.800 euro per l'utenza dell'acqua a fronte degli 8.000 euro mensili pagati per la stessa utenza dalla caserma Smiraglia della Polizia di Stato, più piccola della Varanini, ma che ospita giornalmente circa 700 persone delle quali 500 residenti;
centinaia di carcasse di auto di servizio giacciono in stato di abbandono lungo il perimetro del cortile della caserma in attesa di essere venduti all'incanto o di utilizzarne alcune parti come ricambio per altri autoveicoli, e che tali carcasse favoriscono la presenza di ratti all'interno del perimetro della caserma;
lo stato di fatiscenza della caserma Varanini, a quanto si afferma nell'inchiesta, dipenderebbe dalla mancanza di fondi economici per far fronte alle spese necessarie;
le assegnazioni annue per il 2006 ammontano ad un totale di 66.000 euro da ripartire tra le cinque caserme dell'Arma dei Carabinieri dell'Emilia Romagna, ovvero quelle di Parma, Piacenza, Forli e le due di Bologna, Varanini e Manara -:
se corrisponda al vero quanto riportato in premessa e quali provvedimenti intenda attuare per porre rimedio allo stato di degrado in cui versa la caserma Varanini.
(4-02437)
ASCIERTO e MENIA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la Caserma «Vittorio Emanuele III» costituisce un sito militare «storico» ed è sede del I Reggimento «San Giusto»;
la caserma è costituita da una struttura che si estende su di una superficie di circa 122 mila metri quadri, contenuta in un perimetro di circa 1.400 metri;
essa è realizzata in stile architettonico austriaco, possiede al suo interno giardini e parchi con oltre 350 alberi secolari arricchiti da oltre 400 piante e arbusti autoctoni e rappresenta nel suo complesso una struttura unica in Italia;
nella caserma, allo stato attuale delle 5 palazzine esistenti ne sono in uso 3, mentre le altre 2 sono in attesa di recupero (una delle due è già in fase di ultimazione, ma, a quanto risulta agli interroganti, i lavori sono stati bloccati per contenzioso con la ditta appaltatrice);
attualmente la recettività è di 450 posti letto ed in particolare vi sono impiegati 90 tra ufficiali, sottufficiali e VSP, 200 militari del quadro permanente 250 VFP1 e 50 persone civili addette ai servizi di ristorazione, manutenzione e pulizia;
il recupero delle altre 2 palazzine porterà la recettività della caserma e l'impiego del personale a circa 1.000 unità;
la caserma recuperata come sopra indicato apporterebbe una consistente ricaduta economica sulla città in termini di indotto, un significante aumento dei posti dì lavoro per militari e civili ed un costante afflusso di turisti in occasione delle cerimonie di giuramento degli allievi per una città come Trieste che soffre storicamente di una pesante carenza di visitatori;
presso il ministero della difesa esisterebbe un progetto che intende concentrare tutte le attività addestrative dell'esercito presso i centri formativi della regione Campania;
se tale progetto si realizzasse, strutture come la caserma «Vittorio Emanuele III» vedrebbero una drastica riduzione delle attività con conseguente riduzione del personale, essendo la sua collocazione urbana inadatta ad ospitate reparti operativi ed il Reparto sarebbe avviato ad una rapida chiusura -:
se il ministro interrogato voglia verificare la situazione ed evitare che una struttura storica per la nostra tradizione militare, di grande importanza sia per la Difesa che per la città che la ospita non venga abbandonata e destinata a chiusura certa.
(4-02457)
GALANTE. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che in data 4 febbraio 2007, presso il quartier generale Isaf a Kabul, si svolgerà la «cerimonia del cambio di comando» che passerà dal generale britannico David Richards al generale statunitense Dan K. McNeill;
la decisione sembra essere stata presa dallo stesso Presidente degli Stati Uniti, il quale ha «nominato» il Generale Dan McNeill perché sia riassegnato in Afghanistan con l'incarico di comandante dell'Isaf/Nato;
secondo quanto dichiarato dal portavoce dell'Isaf, il maggiore Luke Knittig, «tale decisione permetterà di unificare due separati comandi, quello delle forze della coalizione a guida Usa, con a capo il generale Usa Karl Eikenberry, e quello delle forze internazionali che ora operano sotto la Nato»;
la fusione del comando di Enduring Freedom e del comando Isaf sotto un unico comandante statunitense configura di fatto l'assorbimento della missione Isaf da parte della missione Enduring Freedom;
il generale McNeill nel 2002-2003, era comandante della Combined Joint task Force 180, la forza dell'Operazione Enduring freedom in Afghanistan, della quale faceva parte la Task Force Nibbio, un contingente italiano di mille soldati costituito
nel 2003 prima da alpini della Brigata Taurinense e quindi da parà della Folgore;
risulterebbe che «in quel periodo, sotto il comando del generale McNeill, si verificarono nella base usa di Bagram, i casi di tortura venuti alla luce successivamente e dei quali due furono documentati: quelli dei prigionieri Habibullah e Dilawar, morti durante o subito dopo gli "interrogatori"»;
lo stesso generale McNeill, dichiarò in un'intervista nel febbraio 2003 che quei casi erano attribuibili a non meglio precisate «morti naturali», specificando che Dilawar era morto per una occlusione alle arterie coronariche;
in un'inchiesta condotta dal New York Times, datata 17 settembre 2004, si appurò invece che «i patologi militari avevano descritto entrambe le morti come omicidi causati da percosse»;
con l'unificazione di tutte le forze direttamente nella catena di comando del Pentagono, di fatto anche il contingente italiano, in quanto inquadrato nell'Isaf, sarà assorbito da Enduring Freedom e sarà sotto il comando del suddetto generale statunitense;
ciò conferma la tendenza che vede le forze italiane in Afghanistan sempre più inserite nella catena di comando e controllo del Pentagono e, di conseguenza, sottratte all'effettivo controllo del Parlamento e del Governo, legandole sempre più alla strategia militare condotta dall'attuale amministrazione statunitense in quell'area;
e ciò, ad avviso dell'interrogante, si pone in contrasto con quanto affermato nella «Mozione in materia di missioni italiane all'estero», votata il 19 luglio 2006, nella quale si prendeva atto che «in territorio afgano l'Italia non è più in alcun modo impegnata militarmente nell'ambito della missione Enduring Freedom;
ciò contraddice, inoltre, la volontà manifestata dal Governo, anche in sede europea, di non limitare l'impegno in Afghanistan al solo aspetto militare ma anche ad affiancarlo con un maggiore impegno umanitario e per la «ricostruzione» di quel Paese -:
se il Ministro possa confermare quanto sopra descritto;
quali concrete ed immediate iniziative il Ministro intenda porre in essere al fine di applicare la volontà del Parlamentolialiano in merito al fatto che l'Italia non è, e non deve essere, in alcun modo impegnata militarmente nell'ambito della missione Enduring freedoomm quale che sia la «forma» attualmente assunta da tale missione con la «fusione» citata in premessa.
(4-02463)
GALANTE. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'Italia ha sviluppato un programma, in collaborazione con la Germania, relativo all'acquisizione di due nuovi sommergibili classe U-212, destinati a sostituire i sommergibili classe Sauro, ormai obsoleti. Gli oneri globali previsti per la costruzione dei due sommergibili ammontano a 920 milioni di euro. Il costruttore è Fincantieri;
uno dei due sommergibili, il Todaro, è stato consegnato al Comando delle forze subacquee (Comforsub) nello scorso marzo, ma non è ancora operativo. La ragione risiederebbe nel mancato rispetto degli standard minimi di sicurezza previsti dalla nostra marina per gli impianti di teletrasmissione. In pratica, questa classe di sommergibili sarebbe facilmente individuabile e, le sue comunicazioni intercettabili, malgrado una delle funzioni principali dei sommergibili in genere e di questa classe in particolare debba essere proprio la sorveglianza occulta e la raccolta di informazioni sulle attività marittime illecite;
il secondo dei due sommergibili in programma, lo Scirè, deve essere ancora
consegnato alla Marina militare, sebbene la consegna fosse prevista già dalla metà del 2006 -:
se il Ministro non ritenga che, a fronte del consistente impegno finanziario, sia inaccettabile che i sommergibili della classe U-212, presentati come l'apice dello sviluppo tecnologico del settore, non corrispondano a standard minimi di sicurezza. Se, quindi, il ministro non ritenga di dover intervenire per appurare perché ciò sia potuto accadere;
se il Ministro non ritenga di doversi assicurare che sul Todaro, nel periodo di inattività, vengano svolte le necessarie attività di manutenzione e che queste siano a carico del costruttore;
se il Ministro non ritenga di dover intervenire per sollecitare la consegna dello Scirè e per verificare l'applicazione delle relative penali al costruttore.
(4-02464)