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Allegato A
Seduta n. 106 dell'8/2/2007
(Sezione 2 - Iniziative per la liberazione degli ostaggi rapiti in Nigeria)
B)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
il 7 dicembre 2006 sono stati rapiti dal Mend (Movement for the Emancipation of the Nigerian Delta) Francesco Arena, Roberto Dieghi, Cosma Russo e il libanese Imad Saliba, tecnici Eni che si occupano dell'estrazione di petrolio nell'area del delta del fiume Niger;
Roberto Dieghi, è stato liberato dai ribelli del Movimento per l'Emancipazione del Delta del Niger (Mend) qualche giorno fa come «atto di buona volontà in attesa che il governo contraccambi»;
a poche ore dalla liberazione del tecnico italiano il gruppo ribelle precisa comunque che la loro «campagna» proseguirà anche con atti di sabotaggio contro gli impianti delle compagnie petrolifere accusate di non restituire alle popolazioni che vivono sul delta, principalmente i poverissimi di etnia Ijaw (14 milioni di abitanti), parte dei profitti ricavati dall'estrazione degli idrocarburi;
le richieste che il Mend sottopone all'Eni e al Governo italiano come condizione per la liberazione degli ostaggi sono principalmente: il risarcimento del debito ecologico, l'investimento in infrastrutture che consentano di migliorare la situazione sociale delle popolazioni locali, (nei villaggi non c'è acqua né energia elettrica), maggiore partecipazione alle risorse estratte e il rilascio di alcuni detenuti nelle prigioni nigeriane;
nei primi anni '90 Saro Wiwa e gli ogoni si mobilitarono organizzando nel gennaio 1993 un raduno all'interno del quale circa 300 mila ogoni intervennero per protestare contro la Shell, dichiarando che «La marcia è contro la devastazione dell'ambiente, contro il mancato pagamento delle royalties. È contro la Shell. È contro il Governo Federale perché sta cercando di distruggere il popolo degli ogoni». Nel 1995 Ken Saro Wiwa e altri otto suoi connazionali furono impiccati sulla base di un falso processo condannato dall'allora premier britannico John Major;
dal sito internet dell'Eni apprendiamo che «Eni è presente nel settore dell'esplorazione e produzione degli idrocarburi in Nigeria dal 1962. Attualmente l'Eni opera in Nigeria attraverso la Nigerian Agip Oil Company (NAOC), l'Agip Energy and Natural Resources (AENR) e la Nigerian Agip Exploration Ltd (NAE), società interamente controllate. L'Eni partecipa inoltre, con una quota del 5 per cento, nella NASE, che è la principale joint-venture petrolifera del Paese (dispone di 36 blocchi nell'onshore). Nel 2005, la produzione di petrolio e gas naturale in quota Eni in Nigeria è stata di circa 152 mila barili di olio equivalente al giorno (boe/giorno). Nel settembre 2005 Eni ha acquisito due nuove partecipazioni nell'offshore nigeriano, situate a circa 200 chilometri dalla costa, nelle concessioni di sviluppo denominate «120» e «121»;
nel settore della liquefazione del gas naturale l'Eni partecipa in due joint-ventures: la Nigerian LNG (NLNG) e la Brass LNG (BLNG). La Nigerian LNG (NLNG) Ltd, società nella quale l'Eni detiene una quota del 10,4 per cento, ha realizzato e gestisce l'impianto di liquefazione del gas naturale di Bonny Island. Questo impianto attualmente comprende tre linee che producono complessivamente circa 8,7 milioni di tonnellate/anno di LNG. La capacità dell'impianto è destinata ad aumentare fino a circa 22 milioni di tonnellate/anno di LNG, al completamento della quarta, quinta e sesta linea di liquefazione. In tal modo la Nigeria si collocherà tra i maggiori produttori al mondo di LNG. (sito ENI);
dal Delta del fiume Niger si estraggono circa 2,5 milioni di barili di petrolio al giorno. La foresta, con i suoi preziosi
boschi di mangrovie, è invasa dalle fiamme dei pozzi e dalle esplosioni causate dal devastante fenomeno del gas flaring. Il petrolio e il gas non hanno portato benefici alla gente della zona del Delta. Solo una ristretta élite al governo si è arricchita a scapito della maggioranza della popolazione che è stata invece perseguitata, impoverita e inquinata. Qui, in un ecosistema fluviale fragilissimo, tra mangrovie ed antiche etnie, le popolazioni vivevano di agricoltura e di pesca;
con scarsissima capacità profetica la community finanziaria InvestireOggi il 31 luglio 2006 titolava «Eni: Nigeria, situazione tornata alla normalità», salvo poi, essere nettamente smentita a distanza di poche settimane;
in Italia si vogliono costruire rigassificatori per importare il gas nigeriano e «per diversificare le fonti». Si tenta di diminuire la dipendenza dall'Algeria e dalla Russia quando la Nigeria è «in fiamme» e gli impianti vengono presidiati dall'esercito e da mercenari armati al soldo delle multinazionali;
come diceva Enrico Mattei, le politiche internazionali si intrecciano con quelle energetiche e lì dove servirebbe cooperazione e reciprocità ora c'è liberismo e militarizzazione, colpendo oltre alle popolazioni locali le centinaia di lavoratori italiani impegnati nelle nostre compagnie di bandiera;
come ha più recentemente scritto l'ambasciatore Roberto Toscano, gli interventi di sviluppo nei paesi meno sviluppati dovrebbero seguire il principio di «non fare danni» e come esempio contrario cita proprio il caso del delta del Niger dove «la lotta disperata di comunità in miseria per ottenere le briciole del sontuoso banchetto che il boom petrolifero ha prodotto in questo angolo di mondo, ricco di petrolio ma con una terribile povertà». È molto significativo che la stessa società responsabile dello sviluppo delle risorse petrolifere della regione, la Shell, abbia, in un rapporto interno dai toni autocritici, ammesso che la propria azione, anche se involontariamente, «produce, alimenta o esaspera i conflitti» -:
se il Governo sia impegnato - e in quali modi - per la liberazione dei lavoratori ancora oggi ostaggi del Mend e se intenda, alla luce di questi gravissimi accadimenti, ridefinire le proprie politiche energetiche con una evidente ripercussione nelle attinenze internazionali, a partire dall'instaurazione di nuove relazioni con le popolazioni locali;
se intenda chiedere conto all'Eni se utilizza in Nigeria gli stessi standard di sicurezza e di tutela dell'ambiente applicati in base ai protocolli della tanto pubblicizzata «responsabilità sociale d'impresa» «in tutti i Paesi dove opera», se la nostra compagnia rispetti i diritti umani nella zona del Delta e quali sistemi vengano adottati per proteggere il personale operativo in loco.
(2-00337)
«Cacciari, Mantovani, Migliore».
(30 gennaio 2007)