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Allegato B
Seduta n. 108 del 13/2/2007
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
al fine di predisporre strumenti giuridici idonei a garantire il risarcimento delle vittime dei reati violenti, il Consiglio d'Europa ha adottato nel 1983 uno strumento volto ad introdurre o a sviluppare, mediante disposizioni di minima, regimi di risarcimento da parte dello Stato sul cui territorio i reati violenti sono stati commessi;
la maggior parte degli Stati membri dell'Unione europea ha adottato o è in procinto di adottare strumenti giuridici che istituiscano regimi del genere, quantunque alcuni di essi non abbiano ratificato e neppure firmato la Convenzione;
tra questi Paesi, l'Italia non ha ancora provveduto a ratificare né firmare la Convenzione e nel nostro paese non esiste neppure un regime generale di risarcimento da parte dello Stato;
la Convenzione europea, peraltro ancora aperta alla firma degli Stati, obbliga le parti a prevedere nelle loro legislazioni o pratiche amministrative, un sistema di compensazione per risarcire, con fondi pubblici, le vittime di infrazioni violente, dolose che abbiano causato gravi lesioni corporali o la morte e, oltre ad individuare le previsioni minime che devono essere contenute in tale sistema, indica i danni che devono necessariamente essere risarciti, quali il mancato guadagno subito da una persona immobilizzata in seguito alla lesione, le spese mediche, le spese di ospedalizzazione, le spese funebri e, in caso di persone a carico, la perdita di alimenti; la Convenzione si basa sul principio di giustizia sociale, che esige che lo Stato indennizzi non solo i propri cittadini, ma anche le vittime di altre nazionalità, compresi i lavoratori emigranti, i turisti, gli studenti;
in aggiunta consente di fissare dei limiti maggiori e minori per il versamento di un indennizzo, oltre a statuire che una parte può rifiutare di versare un'indennità se la vittima appartiene ad una associazione criminale, a delle organizzazioni che commettono atti violenti o è egli stesso un noto criminale;
la presente mozione intende sollecitare la firma e la ratifica della Convenzione europea in oggetto che risponde all'esigenza di farsi carico dell'assistenza alle vittime dei reati da parte degli Stati, soprattutto ove si pensi alle numerose ipotesi di autori di reato che rimangono ignoti, scompaiono o che comunque sono insolvibili;
in ragione di questa esigenza, a partire dagli anni '60, a livello europeo, è andata diffondendosi l'esigenza di costituire fondi pubblici ai quali, occorrendo, di volta in volta attingere le risorse economiche per provvedere ai risarcimenti, o indennizzi, in mancanza o in carenza di iniziative utili intercorrenti a livello dei privati;
proseguendo su questa linea direttrice, nel 1970 il Consiglio d'Europa collocava il risarcimento delle vittime nel suo programma di lavoro, e dopo un lungo itinerario veniva aperta alla firma, il 24 novembre 1983, la Convenzione europea di cui si è detto. La ratifica a livello europeo è stata fatta da Paesi come la Francia, la Svizzera, la Germania, la Danimarca, il Lussemburgo, il Belgio;
il nostro Paese non ha ancora provveduto a ratificare la Convenzione, pur avendo dimostrato nel corso di questi ultimi decenni di non essere insensibile alla tematica del risarcimento del danno da reato, tanto che è venuto sempre più intensificando un sistema di misure concrete attuative di questa politica;
le numerose iniziative intraprese a livello di legislazione stanno a dimostrare
la crescente sensibilità verso forme di assistenza e tutela a favore delle vittime di reato;
a tal proposito possono citarsi i numerosi fondi di solidarietà con finalità riparatorie, i vari interventi nei codici di procedura per garantire azioni per il risarcimento danni da reato ovvero per garantire l'accesso al patrocinio a spese dello Stato, tutte iniziative dirette a tutelare la vittima del reato, che dovrebbero necessariamente essere integrate dalla ratifica del nostro Paese alla Convenzione europea del 1983 relativa al risarcimento delle vittime di reati violenti;
da ultimo è stata emanata la direttiva 2004/80/CE, del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativa all'indennizzo delle vittime di reato, con l'obiettivo di stabilire un sistema di cooperazione, volto a facilitare alle vittime di reato l'accesso all'indennizzo nelle situazioni transfrontaliere, che dovrebbe operare sulla base dei sistemi degli Stati membri in materia di indennizzo delle vittime di reati violenti commessi nei rispettivi territori;
nella legge comunitaria per il 2005 (legge 25 gennaio 2006, n. 29), il Governo è stato delegato ad emanare entro 18 mesi una normativa di recepimento della citata direttiva 2004/80/CE, e i termini della relativa delega non sono ancora scaduti;
impegna il Governo:
a firmare la Convenzione Europea relativa al risarcimento delle vittime di reati violenti, del Consiglio d'Europa del 24 novembre 1983, e a richiederne la ratifica nel più breve tempo possibile, auspicando che ragioni di equità e solidarietà sociale rendano possibile la previsione di regimi di risarcimento in favore delle vittime di reati violenti nell'ambito della legislazione italiana;
ad emanare nei termini di legge i decreti legislativi di cui alla legge 2006, n. 29, recanti le norme occorrenti per dare recepimento alla direttiva.
(1-00101) «Maroni, Lussana».
Risoluzione in Commissione:
La VII Commissione,
premesso che:
il 26 ottobre 2006, in un esposto all'Ordine dei Giornalisti del Lazio, i giornalisti della redazione romana di Telepace hanno denunciato il suo direttore per essere venuto meno agli impegni assunti con il Consiglio dell'Ordine, omettendo di seguire il lavoro di redazione e rifiutando perfino di svolgere un incontro con loro;
il 1o dicembre 2006, con lettera aperta ad un quotidiano milanese, il Presidente dell'INPGI ha smentito il direttore di Telepace, rendendo noto che le ispezioni dell'Istituto si sono concluse con un addebito di 70.000 euro di contributi evasi e 20.000 euro di sanzioni a carico dell'emittente;
il 15 dicembre 2006 e il 18 gennaio 2007 il direttore di Telepace non si è presentato alle convocazioni del Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti del Lazio ed è stato riconvocato per il prossimo 15 febbraio;
già il 10 febbraio 2005 l'Ordine dei Giornalisti del Lazio aveva contestato al Direttore di Telepace di avere delegato le funzioni di vicedirettore a un non iscritto all'Ordine; di avere imposto il timbro del cartellino ai giornalisti, in violazione del contratto nazionale; di avere imposto un filtro alle telefonate, in violazione della legge istitutiva dell'Ordine;
ispezioni del Ministero del lavoro e delle politiche sociali hanno rilevato e sanzionato, con 14.000 euro di multa, la violazione della legge che impone l'obbligo di assumere un disabile alle aziende con più di quindici dipendenti;
la Procura della Repubblica di Roma ha iscritto nel registro degli indagati quattro dipendenti di Telepace per falsa testimonianza contro i giornalisti licenziati;
è stata già rappresentata al Governo l'esigenza di affrontare la vertenza di Telepace, in particolare invitando l'Esecutivo
ad indurre il direttore dell'emittente, Mons. Guido Todeschini, a «fermare i licenziamenti» dei giornalisti della redazione romana dell'emittente, come richiesto dall'interrogazione n. 5-00469, svolta in Commissione cultura nella seduta del 1o febbraio 2007;
il 2 febbraio 2007, ignorando gli appelli del Parlamento, del Governo, del Consiglio regionale del Lazio, del Sindaco di Roma e di numerosissime altre autorità, il direttore di Telepace firmava la lettera con la quale comunicava ai suddetti giornalisti il licenziamento, con decorrenza 9 febbraio 2007;
la cessazione dei rapporti di lavoro si consuma prima che si concludano le iniziative di sindacato ispettivo del Parlamento e le indagini della magistratura, evidenziandosi così, secondo i firmatari, una insensibilità verso le istituzioni da parte dell'emittente;
il direttore di Telepace ha sistematicamente respinto tutte le proposte avanzate dalla FNSI e dai giornalisti stessi, rifiutando il confronto sindacale, come più volte denunciato dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana e dall'Associazione Stampa Romana, dimostrandosi così insensibile anche verso le rivendicazioni delle associazioni sindacali,
impegna il Governo:
a) ad adottare le iniziative necessarie e urgenti per ottenere la revoca della chiusura degli spazi informativi e dei conseguenti licenziamenti;
b) a favorire un'intesa tra la FNSI e Telepace, sulla base delle determinazioni dell'Ordine dei giornalisti, dell'INPGI, del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, e della disponibilità pubblicamente manifestata dai giornalisti di Telepace;
c) a contribuire al chiarimento di ogni aspetto della vicenda, ivi compresa la dichiarata crisi economica dell'emittente.
(7-00122) «Folena, Giulietti».